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Autore: Federica_97    21/07/2020    2 recensioni
Strawberry è una ragazza dura, figlia del capo dell'FBI, con un grande dono.
Ryan è un ragazzo con precedenti, il tipico deliquente senza futuro, con precedenti penali e tanto altro.
Come possono due persone così diverse assomigliarsi tanto?
Eppure qualcosa li accomuna: il senso di colpa.
Strawberry porta dento di sè un segreto, un senso di colpa che da due anni l'ha fatta chiudere in sè stessa
Ryan invece è solo al mondo, senza nessuno a prendersi cura di lui.
Potranno gli occhi ghiacciati del ragazzo scongelare il cuore di Strawberry?
E può Strawberry dare a lui ciò di cui ha bisogno?
Un'amore nato nonostante tutto e tutti, loro per primi.
Ma l'incontro non sarà dei migliori, e i loro mondi così diversi potranno mai realmente incontrarsi?
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

 

 

Erano trascorsi quattro mesi da tutta quella storia. Era Luglio e il caldo era ormai arrivato. I primi turisti atterravano a visitare la città, si riempiva a poco a poco.

La vita dei ragazzi proseguiva bene. Erano stati costretti da Rick a vedere una psicologa; Ryan soprattutto. Mentre Strawberry aveva interrotto le sedute dopo solo cinque volte, lui aveva continuato a vedere la dottoressa. Lo aiutava a superare tutto ciò che era successo. Lo aiutava soprattutto a dormire la notte. In quattro mesi lo aveva fatto poco e male.

Tuttavia Ryan aveva smesso di telefonare a Strawberry e da un mese circa non si vedevano.

La rossa dal suo canto non protestò, sapeva che aveva bisogno di spazio.

Seduta sulla poltrona di pelle nell'ufficio del padre sbuffò sonoramente. Il caldo di quel lunedì pomeriggio era insopportabile. Come se non bastasse, il climatizzatore si era rotto da qualche giorno e attendevano il tecnico per ripararlo.

“Tesoro perché non vai a casa?” Rick era appena entrato e guardava dei documenti.

“Non mi va” borbottò sventolandosi con un vecchio ventaglio. “Devi sostituire sedia, mi ci sono praticamente appiccicata sù”.

“Domani verrà il tecnico” l'uomo sbadigliò rumorosamente.

“Lascia, li guardo io” gli prese i documenti di mani e cominciò a sfogliarli. “Sono tutti casi chiusi, che guardi?” sembrava confusa.

“Do sempre un'ultima occhiata prima di archiviarli”

“Ah” mormorò lei leggendo il fascicolo di Ashley.

“Comunque c'è Ryan qui fuori in sella a quella cosa infernale” sbadigliò ancora.

La rossa alzò lo sguardo di scattò. “Stai scherzando?”.

“No” disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“E non potevi dirlo subito!!” scattò in piedi lasciando tutti i foglio sulla scrivania e corse fuori.

 

Arrivò fuori quasi col fiatone e lo vide poggiato alla sua inseparabile moto a braccia conserte.

Si avvicinò piano senza dire niente.

Lui sorrise. Ricambiò subito.

“Ciao” la salutò non appena fu abbastanza vicina.

“Ciao” ricambiò. “Come... come stai?” non si spiegava perché tanto imbarazzo.

“Io sto bene. Tu?”.

Lei annuì in risposta e lo guardò. Sembrava sereno.

“Senti...” dissero all'unisono.

“Dimmi” disse lei.

“Vai prima tu”.

Lei scosse la testa e lo fissò.

“Tanto inutile insistere, non parlerai lo stesso” sospirò. “Mi dispiace. So che questo ultimo mese sono stato distante, ma voglio che tu sappia che non c'entri niente. Ho voluto un po' distaccarmi da tutto il casino che è stata la mia vita”.

“Ryan davvero non devi...”

“Lasciami finire per favore” la zittì. “Voglio solo dirti che ormai non vado più dalla dottoressa, mi ha aiutato molto a superare tutto ciò che è successo e so benissimo che tu non c'entri niente. Se mai te lo chiedessi: lo rifarei altre mille volte”.

“Non capisco di cosa ti stai scusando... Non devi”.

Il biondo inspirò e la tirò verso di lui delicatamente. Lei gli poggiò le mani sul petto un po' sorpresa. Erano vicinissimi.

“Forse hai ragione ma ciò che cerco di dirti è che in queste settimane mi sei mancata terribilmente. Il tempo che ho preso per me mi è servito molto a capire che ti voglio nella mia vita”.

Lei sorrise. “Anche io”. Mormorò.

“Cosa?” abbozzò mezzo sorrisetto.

“Ho detto: anche io!” sbuffò divertita. “Sei una testa calda. Un po' rompipalle ma anche io ti voglio nella mia vita”.

“E...”

“E mi sei mancato anche tu” sorrise.

La baciò con tutta la passione che aveva in corpo, senza curarsi minimamente che probabilmente il padre della ragazza li stava spiando da qualche finestrella.

Lei ricambiò, dimenticandosi di tutto ciò che li circondava e sembrò che fossero passate ore quando si staccarono.

“Ho scoperto una cosa” disse all'improvviso lui.

“Una cosa bella? Perché se è brutta non voglio saperla. Non ora almeno”. Si lagnò.

“Una cosa bella” rise. “Mio padre aveva un locale in Giappone”.

La rossa alzò un sopracciglio. “Un locale?”.

“Una specie di caffetteria, ci lavora un suo socio da anni praticamente”.

“E com'è che lo vieni a sapere solo ora?”.

“Alfred” alzò gli occhi al cielo. “Io ho anche tentato di arrabbiarmi con lui ma non ce l'ho fatto” ridacchiò. “Dice che ero troppo immaturo e ''testa calda'' per prendermi una responsabilità del genere e lo ha gestito da qui praticamente fino ad ora”.

“Ha ragione” fece spallucce lei. “Lo avresti mandato a fallimento” rise.

“Faccio finta di non aver capito- comunque! Siccome sono praticamente il proprietario di questo locale ho deciso di visitarlo”. Ci fu un tuono che la fece sobbalzare. Non si era accorta nemmeno che il cielo si fosse ricoperto di nuvoloni grigi.

“Quindi te ne vai di nuovo?” si staccò da lui. “Sei venuto qui da me per dirmi che te ne vai?”.

“Cosa? No! Perché salti sempre alle conclusioni affrettate?”

“Hai detto che vuoi andarlo a vedere. E diciamocelo, il Giappone non è mica infondo al vialetto”.

“Sì okay, ho detto che voglio visitarlo ma non mi hai detto finire” la tirò nuovamente a sé. “Il Giappone è anche la tua terra d'origine, la mia per metà. Quindi, mi sono detto, perché non andarci insieme?”.

Strawberry sgranò gli occhi “io e te... in Giappone?”.

Pioveva.

“Io e te in Giappone” ripetè in risposta.

“Da soli?”.

Lui annuì un po' malizioso. “E' un sì, gattina?”.

“Sì! Ho sempre voluto visitarlo certo che sì!” esclamò.

“Speravo in questa risposta perché ho già preso i biglietti”. Sorrise.

“Però lo dici tu a mio padre” lo baciò senza aspettare che lui ribattesse. Gli allacciò che braccia al collo,

Il biondo ricambio e non curanti della pioggia che si infittiva rimasero a baciarsi per minuti interminabili, entrambi felici di quella nuova avventura che si affacciava all'orizzonte.

 

 

BUON SALVE A TUTTI!!

Prima di tutto come state? Spero tutto bene, con questo virus in giro.

Nel mondo che vorrei (e nella mia storia) ''non ce ne coviddi'' ahahahahahah .

Vi avevo promesso un breve epilogo ed eccolo qui. Con questa è DEFINITIVAMENTE conclusa. Mi mancherà, ma mi concentrerò sulle altre.

Sono passati esattamente quattro mesi da quando ho pubblicato l'ultimo capitolo.

Vi mando un bacio e ringrazio tutti coloro che l'hanno seguita. <3

  
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