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Autore: H_A_Stratford    23/07/2020    7 recensioni
«Io…» mormorò Spencer ancora con la mano sulla maniglia della porta. Che fare ora?
Aveva pensato a tutta la notte alle parole della ragazza e in quel momento nessuno dei discorsi pre impostati sembravano funzionare.
«Ho realizzato che niente è normale tra di noi. Tu sei tu, io sono io e insieme… il caos cosmico» ammise la ragazza mordicchiandosi leggermente il labbro. Reid stava per ribattere sul caos cosmico ma si rese conto che non era il momento. Camminavano già abbastanza sui cocci per poter aggiungere carne al fuoco. Però allo stesso tempo non riuscì a trattenere un sorriso.
«E non voglio perdere quello che abbiamo, qualunque cosa sia» continuò guardandolo. «Prometto che ti lascerò tutto lo spazio che ti servirà, tu credi di poter creare un posto nella tua vita per me?»
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Spoiler ottava stagione. Non segue linearmente la serie.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10
 
Tutti i cambiamenti, anche i più attesi, hanno la loro malinconia,
perché ciò che lasciano dietro di noi è parte di noi stessi,
dobbiamo morire in una vita prima di poter entrare in un'altra.
-Anatole France 

Athena era in piena crisi trasloco. Lo aveva sempre odiato, lo aveva odiato quattro anni prima quando si era trasferita nella capitale, lo stava odiando in quel momento e lo avrebbe odiato una volta finita la laurea a Yale.
Avrebbe tanto desiderato una bacchetta magica così da non dover più infilare altri libri negli scatoloni. Aveva ancora quattro giorni prima del grande giorno. Doveva farcela.
Ancora però non sapeva come salutare Spencer.
Si rigirò il libro della raccolta completa dei sonetti di Shakespeare tra le mani e sospirò. Si stava cacciando proprio in un bel guaio. Non che non fosse contenta e decisa nella sua scelta, ma lasciare Washinton si stava rivelando più difficile del previsto.
Ad interrompere il suo flusso di pensieri ci pensò il campanello, segno che qualcuno era alla sua porta.
«Caso chiuso» sorrise Spencer non appena la ragazza aprì la porta. Comparì un sorriso anche sulle labbra di lei, era da Boston che non lo vedeva, e nonostante fossero passati solo pochi giorni, sembravano un’eternità.
«Mi stavo domandando quando saresti venuto a salvarmi dai miei scatoloni» rispose la bionda facendolo entrare per poi chiudere la porta dietro di sé. Spencer si guardò attorno, era strano vedere l’appartamento per metà inscatolato. «Come hai fatto ad accumulare tante cose in quattro anni?» chiese Reid retorico e Athena rispose con una smorfia. «Io non critico le tue collezioni, tu non criticare i miei ricordi» borbottò lei puntandogli un dito contro e anche i suoi occhi si erano addolciti di parecchio. Il che non era vero, perché ogni volta che finiva a casa di lui trovava sempre il modo di stuzzicarlo sull’argomento, ma era troppo adorabile mentre lo faceva, così Spencer non se la sentiva mai di ribattere o prenderla sul personale. Il ragazzo sorrise e l’attirò a sé con un braccio e la strinse. «Mi sei mancata» ammise dopo averle lasciato un bacio sulla tempia. La bionda si lasciò andare in quell’abbraccio e lo strinse a sua volta. «Anche a me» rispose di rimando. «Se dovessi avere un caso di ragazza scomparsa sarò io, sommersa nei miei scatoloni» aggiunse alzando la testa per guardarlo in faccia. Reid ridacchiò e spostò lo sguardo per controllare meglio la situazione. «Sai, volendo ho una squadra disposta…» iniziò a dire ma la ragazza lo interruppe subito. «No! Cioè, ormai ho finito, vedi? Giusto due libri mi mancano».
 
«Se vuoi puoi tenerlo» disse Athena notando come Spencer si fosse incantato sul libro che teneva tra le mani. Era una vecchia edizione di un libro di Agatha Christie che aveva letto un milione di volte. Il ragazzo era talmente assorto nei suoi pensieri che non sentì la sua voce. La ragazza posò la carta con cui stava imballando una lampada per raggiungerlo e capire il motivo della sua totale assenza. Il divano era sommerso di scatoloni e vari oggetti da imballare. Sembravano lontane le serate passate sul divano con Spencer, entrambi decisi a far cambiare idea all’altro su un determinato argomento o guardare la selezione dei migliori episodi di Doctor Who.
Reid sembrava essersi perso in un mondo a parte, la sua memoria lo aveva riportato a qualche settimana prima. «La prima volta che ci siamo baciati» mormorò Spencer senza alzare gli occhi dal libro. «Avevi appena finito di leggere questo libro, lo tenevi ancora tra le mani quando ci siamo avvicinati e…» continuò parlare e lei posò una mano sulla sua.
«Se vuoi puoi tenerlo» ripeté accennando un sorriso. Sapeva che però c’era dell’altro, Spencer stava solo aspettando il momento giusto.
«Mi mancherà – disse alzando finalmente lo sguardo – questo» quasi sospirò e allargò le braccia con un accenno di drammaticità. «Lo so che non sarai così distante ma mi mancherà sapere che non sarai solo a 23 minuti di metro o venti di macchina» continuò stringendosi nelle spalle. Era orgoglioso di lei, sapeva che quella era la strada giusta per lei, ma non poteva negare i suoi sentimenti. Si era abituato alla sua presenza, alle loro abitudini, sarebbe stato difficile lasciargli andare almeno per un po’. Athena aprì la bocca per dire qualcosa ma non uscì nessun suono. Sarebbe mancato anche a lei.
«Ammettilo che l’unica cosa che ti mancherà sarà la mia sfuriata alle sei del mattino» disse lei sistemandogli una ciocca di capelli e Reid ridacchiò. Non ebbero tempo di dire molto altro perché il fattorino, con il loro cibo cinese da asporto, suonò il campanello prima che uno dei due potesse parlare.
 
Penelope quel giorno era triste. Le foto dei gattini non le mettevano allegria, i suoi colori accesi non le trasmettevano felicità. Era triste. La sua camminata non era la sua solita, era più lenta e suo viso non era illuminato dal suo meraviglioso sorriso.
«Ehi babygirl, cosa succede?» chiese subito Morgan allarmato non appena la ragazza gli fu passata davanti. La fermò con un braccio e si portò davanti a lei. Garcia in tutta risposta sospirò e si sistemò gli occhiali. «Athena parte tra tre giorni» disse la bionda in un sussurro e Morgan inarcò un sopracciglio.
«E..?» la spronò a parlare cercando di fare mente locale. Tutta la squadra era aggiornata sul quel fronte e anche se non lo fosse stata, il comportamento di Reid avrebbe comunque fatto luce sulla faccenda. Anche lui sembrava aver perso un po’ della sua solita felicità a lavoro.
Penelope prese un altro respiro profondo prima di iniziare a parlare talmente veloce da attirare anche l’attenzione di JJ ed Emily. «Lei sta per partire capisci? Andrà via. E Spencer sembra così felice con lei, non lo vedi? Abbiamo fatto tutti finta di niente ma lo si può capire che è più felice da quando c’è lei. Lo avete mai sentito fischiettare prima di lei? Ecco, solo con Maeve. E con lei è finita male. Non può finire male. Poi non l’abbiamo neanche conosciuta, capite? E ora lei…» Garcia non riusciva a smettere di parlare tanto che Morgan fu costretto a prendere le sue spalle tra le mani e scuoterla appena.
«Penelope, respira. Non sta andando in guerra, non sparirà per sempre» disse Derek calmo, cercando di farla ragionare. La ragazza tirò su con il naso e prese un respiro profondo. Forse era stata leggermente drammatica sulla faccenda.
«Non possiamo imporci con Spencer – disse JJ sorridendo teneramente all’amica – è un momento delicato per lui, dobbiamo essere pazienti».
Garcia annuì appena. «Però potremmo…» iniziò a dire accennando un sorriso ma l’arrivo di Spencer la zittì. Non voleva fargli capire il suo stato d’animo e ancora di più non voleva che sapesse il motivo.
«Che succede?» chiese il ragazzo posando la cartelletta sulla sua sedia poco distante. Non era strano vedere i colleghi radunati ma era decisamente fuori dal normale vedere Garcia con quel sorriso spento.
Emily provò a dire qualcosa ma nulla di buono uscì dalle sue labbra. Era brava a mentire ma non sapeva se quello fosse il momento migliore. Non poteva negare che la partenza di Athena le avesse fatto tornare in mente i ricordi di Spencer con Maeve. Nonostante la situazione fosse completamente diversa, il suo lato protettivo si era decisamente attivato.
Fu però Morgan a svuotare il sacco e mettere Spencer alle strette. Una cena, tutto quello che chiedevano era una cena prima della partenza. Una cena d’arrivederci, per augurarle buona fortuna per la sua nuova avventura.
Spencer si ritrovò a rimpiangere i parenti di Athena prima ancora di dare il tempo a Morgan di finire la frase.
 
«Ripetimi perché lo stiamo facendo» disse Athena dopo essersi avvicinata a Spencer. Il ragazzo era girato di spalle, il piede batteva leggermente sul marciapiede di fronte al ristorante come per tenere conto del tempo che passava. Non appena sentì la voce di lei si girò e sorrise, nonostante la tensione e l’ansia era felice di vederla.
«Perché io sono venuto a Boston» rispose lui con un sorriso divertito sulle labbra prima di stringerla tra le braccia. Non era stato facile convincerla, doveva ammetterlo. Non che avesse paura o altro, ma sapeva benissimo che il suo rifiuto era dovuto solo ed esclusivamente alla voglia di privacy del ragazzo con i suoi colleghi.
«Però ho come la sensazione che sia ancora più ufficiale così» mormorò lei girando il viso verso il ristorante. Dalla grande vetrina intravide Garcia e altre persone già sedute al tavolo. Si morse appena il labbro e tornò a guardare Spencer. «Questa volta però sono io ad andare nella tana del lupo» aggiunse sorridendo. Una parte di lei moriva dalla voglia e curiosità di conoscere i colleghi di lui, soprattutto di scoprire ogni aneddoto possibile.
«Non sono così male, devi solo dimenticare che non puoi mentire perché… beh, lo scopriranno» disse Spencer scuotendo appena la testa. Nonostante fosse la fine di settembre il clima era ancora caldo e quella sera il cielo era talmente limpido da lasciar intravedere qualche stella anche con tutto quell’inquinamento luminoso.
«E non ti ho detto che sei bellissima stasera» aggiunse con un filo di voce. Athena sorrise e fece un passo avanti così da permetterle di lasciare un bacio sulle labbra al ragazzo.
«Nel caso non ci sia occasione dopo».
   
 
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