Anime & Manga > Yuri on Ice
Segui la storia  |       
Autore: Thalia    23/07/2020    3 recensioni
Perché Victor si precipita ad Hasetsu da Yuuri? Cosa sta pensando quando vede il video di Yuuri caricato dalle gemelle? Mi sono sempre chiesta quali fossero le motivazioni che spingono il russo ad attraversare mezzo globo abbandonando una carriera ricca di vittorie e, apparentemente, di soddisfazioni per andare da un pattinatore mediocre (come Yuuri spesso si definisce), fuori forma e praticamente ritirato dalle gare.
Questa è la mia versione di quello che succede nella testa di Victor prima dell'inizio della storia che ci viene raccontata nell'anime.
Questa storia fa parte della serie Kintsugi, o l'arte delle preziose cicatrici di ElinaFD
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christophe Giacometti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eccoci qui arrivat* all'ultimo capitolo! Spero vi siate divertit* fino a qui e che anche quest'ultimo capitolo possa darvi soddisfazione. Ringrazio tutt* quell* che hanno avuto un pensiero gentile per questa storiella e che mi hanno letto e commentato. Come ho già scritto questa storia è pensata per mostrare quello che, dal mio punto di vista, ha spinto Victor a mollare tutto e precipitarsi in Giappone... come prosegue la vicenda è compito dell'anime raccontarcelo!
Dopo le note ho trascritto il testo di Stay by me... galeotto il libero e chi lo pattinò!

Grazie ancora e buona lettura!
 

***  

Nakanaide!” Victor abbassa lo sguardo e incontra quello di un bambino davvero molto carino. Lo fissa senza capire e il piccolo, con l’ostinazione che hanno solo i nanerottoli di tre anni – e Yuratchka  -, gli ripete esattamente le stesse parole incomprensibili. Per sottolineare il concetto gli porge il suo pupazzetto agitandolo un po’. Visto che Victor si ostina a non volerlo comprendere, si volta verso la mamma e, battendo il piedino a terra con un moto di stizza, chiede imperioso il suo aiuto. La giovane donna che lo tiene per mano gli riserva uno sguardo carico di dolcezza e poi fa un cenno di scusa con la testa verso lo straniero.  

“Don’t cry,” sussurra e il bambino le riserva un rigido inchino pieno di condiscendenza prima di salutare Victor con la manina occupata dal suo giocattolo. Mentre i due se ne vanno Victor li guarda perplesso, perché non sta piangendo. Come riprova si porta una mano al volto e, sorprendentemente, sente la guancia bagnata. Scuote la testa e  torna a fissare il tabellone dei treni mentre, senza che se ne renda conto, le lacrime continuano a scendere.  

 

Perché sto piangendo? 

 

Victor è imbambolato di fronte allo scorrere lento delle stazioni e degli orari in kanji e in inglese. Sa che tra pochissimo attirerà l'attenzione di un addetto alla sicurezza perché un gaijin5 come lui non passa inosservato. Un uomo adulto che piange, con i capelli biondo platino e gli occhi azzurri sopra una marea nera con gli occhi neri, non riesce a rendersi invisibile. Non ha modo però di muoversi da lì. 

 

Ma poi perché sto piangendo? 

 

Se si guarda dentro quello che sente è un gran sollievo e, di solito, quando ci si toglie un peso si è contenti, non si piange. Non sa spiegare quanto siano state liberatorie le 48 ore successive alla fine della chiamata con Chris. 

 

Ha fatto immediatamente alcune telefonate. Prima quella più facile, a Dimitri, il team manager che si occupa di organizzare anche le loro esibizioni, per dirgli che quest'anno non ci sarebbe stato. Alla sua domanda se volesse alleggerire un po' il carico, perché lo vedeva che era un po' spompo, Victor ha esitato. Quella è la sua ultima possibilità di rimangiarsi tutto e non buttarsi a capofitto in una follia che può essere un disastro assoluto per la sua carriera e quindi per la sua intera vita. L'esitazione dura solo un attimo e poi Victor fa quel passo che lo getta nell'abisso: “No, mi prendo una pausa tutto l'anno e sperimento nuove cose.” 

Il silenzio è più pesante di un macigno. Dopo qualche secondo la voce di Dimitri è un tono più bassa. 

 

Victor, non sei più un ragazzino.” Non c’è critica, solo una semplice constatazione. 

 

“Lo so.” La risposta è secca e decisa. 

 

“La scelta è tua, come le conseguenze. 

 

“Lo so. Non servono altre parole, lui ha già deciso. 

 

“Lo hai già detto a Yakov? 

 

Il sospiro di Victor è un chiaro tentativo di perdere tempo e l'altro se ne accorge immediatamente. La risata che esplode è più simile ad un latrato e sblocca la tensione cauta che si è creata tra i due uomini. 

 

“Sento che le mie disgrazie portano un po' di gioia nella tua vita miserevole e solitaria... scherza Viktor con un tono fintamente indispettito. 

 

“Non dirò che te la sei cercata, perché già lo sai... però vorrei esserci quando lo chiami. Voglio vedere se, a forza di urlare, gli esplode la testa.” 
 

“Sei una persona davvero crudele.” 
 

“Non sono io che cerco di uccidere il mio allenatore un giorno sì e l'altro pure.”   

 

Il tono finora è rimasto leggero, ora però torna ad essere cauto. 

“Victor, a me puoi dirlo. Lo ufficializziamo quando lo riterrai più opportuno ma ti stai ritirando? 

 

Victor sente un tuffo al cuore a quelle parole ma non ci vuole badare. 

 

“No, ma no che non mi ritiro. Te l'ho detto, prendo una pausa e sperimento cose nuove.” Uno sbuffo poco convinto è l’unica risposta, così Victor continua: “Non ti preoccupare, sarò di ritorno prima di quanto ti aspetti. Salutami la tua bella famiglia.   

 

La seconda telefonata è molto più complicata. Le urla sono cominciate quasi subito e assieme a quelle le accuse di poca serietà, menefreghismo e di fare capricci immotivatiVictor ha costruito negli anni una corazza molto spessa alle sfuriate di Yakov ma ogni tanto si chiede come facciano i pattinatori più giovani a non soccombere. 

 

Siamo tutti dei sopravvissuti. 

 

Quando Yakov fa una pausa prima di ripartire alla carica, lo sente ansimare nel ricevitore. In un lampo di illuminazione si rende conto che il suo allenatore è stanco, vecchio e, cosa più incredibile, spaventato. Non per se stesso, lui ha altri mille pattinatori da seguire e crescere.  

No, Yakov è spaventato per Victor, terrorizzato dalla possibilità di lasciarlo andare e non essere più in grado di proteggerlo e riportarlo a casa, in pista, sano e salvo. 

 

Yakov, lasciami andare. Lo sai che lo farò che tu lo voglia o no.”  

Con la nuova consapevolezza appena acquisita, il tono è più gentile di quanto fosse un minuto prima mentre cresceva dentro di lui il fastidio per tutte quelle sceneggiate. 

 

Ma cosa vai a fare in Giappone? Il ragazzo ha mollato persino il suo allenatore e non riesce a stare neanche in piedi sui pattini.” Il tono ha preso una cadenza stanca, quasi implorante, se fosse mai possibile da Yakov. Non è però il tono che ha colpito Victor, piuttosto le informazioni che veicola. Aveva mezza idea di offrirglisi ufficialmente come coreografo… e poi tutta una serie di altre offerte ufficiose che hanno più a che fare con nudità e superfici orizzontali piuttosto che il ghiaccio e il freddo. Quello che però gli ha appena detto Yakov gli fa scattare dentro una campanella. 

 

“Vado io a fargli da allenatore!” risponde tutto tronfio per la bella pensata.  

La risposta di Yakov si perde nello scontro tra il telefonino e la vetrata verso cui l’uomo lancia l'apparecchio. 

 

*** 

 

Le mosse successive sono tutte molto più meccaniche e meno emotive. Ormai la decisione è presa, bisogna solo mettersi per strada. Certo, c’è stato quell’addio strappalacrime da film francese sulla Neva al tramonto con Yakov che lo scongiura di non partire e lui che si dispera e gli promette di tornare… Se ci pensa bene non è andata proprio così, anzi, c’erano state più urla e più prese in giro, ma Victor tende a dimenticare un sacco di cose, si sa. 

 

Dopo un viaggio di 14 ore, con scalo a Tokyo, avendo pagato un viaggio di sola andata e un piccolo aiutino in modo che Makkachin viaggi con lui e non abbia problemi al confine, e dopo aver realizzato di aver appeso i pattini da competizione virtualmente al chiodo, eccolo lì a fissare senza vederla la sua prossima meta.  

Si passa una mano sugli occhi per asciugarsi le lacrime in un gesto infantile che non è da lui e si mette in moto. Non ha bisogno di attrarre l’attenzione più di quanto già fa – ha intercettato delle occhiate d’apprezzamento quasi impercettibili su quei volti orientali che sembrano così impenetrabili. Ha invece necessità di capire come raggiungere Hasetsu e quindi il suo nuovo disponibilissimo protegè 

 

Si avvicina con molta più circospezione di quanto gli sia usuale ad un banco informazioni. Sembrano sapere tutti dove andare e sfrecciano ad una velocità supersonica sulle loro gambette magre e scattanti e lui invece si sente solo perso 

Victor non si è mai sentito così straniero come adesso. Per quanto la sua altezza non lo faccia sembrare un gigante tra nani, la popolazione media è qualche centimetro più bassa. Sono però i suoi capelli biondi - in un paese dove il colore naturale predominante è il nero con punte di colore date dall’esercizio costante di decolorante e tinte - i suoi occhi azzurro ghiaccio e la sua aria inconfondibilmente occidentale che lo identificano immediatamente come diverso, estraneo.  

Forse, per quanto abbia viaggiato in giro per il mondo ed sia stato a contatto con molte altre nazioni, l’ambiente protetto dei palazzetti e del pattinaggio non l’ha preparato allo shock culturale che lo colpisce una volta che si trova da solo in terra forestiera. 

La fila davanti a lui scorre ordinata e solo questo gli sembra un miracolo rispetto al disordine e alla prepotenza europea. Quando è il suo turno abbozza uno sgangheratissimo “Konnichiwa” a cui la ragazza risponde con un breve cenno della testa e un sorriso leggero. Il silenzio tra loro si protrae e la ragazza comincia a inarcare un sopracciglio gettando un’occhiata alla fila che si allunga dietro Victor. 

Penserà che sia un totale idiota. 

Molto probabilmente è esattamente quello che pensa la ragazza, ma lei riesce a mantenere la sua espressione immutabile mentre quella di Victor sta diventando sempre più imbarazzata. 

Could I help you?” 

Lo salva alla fine e Victor può finalmente espirare tutta la sua tensione.  

Alla fine, grazie all’inglese della ragazza e di una provvidenziale cartina e di un orario che lui possa capire, ottiene le informazioni necessarie.  

Il viaggio in treno gli fa due regali inaspettati: prima di tutto un po’ di tempo per prendere fiato e fare programmi. Questi ultimi due giorni sono stati frenetici: sistemare tutte le questioni lavorative rimaste aperte, trovare dove vive il ragazzo, fare i biglietti necessari, scegliere cosa mettere in valigia e chiudere casa per un tempo indeterminato gli ha lasciato appena il tempo per respirare, non certo quello per decidere cosa avrebbe fatto una volta trovato il giovane che ha messo così tanto impegno nel cercare di mettersi in contatto con lui.  

L’altro regalo è qualcosa che pensava fosse solo un’esagerazione turistica: la fioritura dei ciliegi. Ha sempre pensato che questa passione tutta giapponese per degli alberi in fiore avesse qualcosa di lezioso, non riteneva possibile esaltarsi per qualcosa che dura pochi giorni e ritorna tutte le primavere. Eppure, guardando fuori dal finestrino del treno, si deve rendere conto che ha qualcosa di magico proprio perché è tutto così effimero. Come la giovinezza, così potente, così piena di promesse e così fugace.  

È necessario prendersi tutto quello che si può finché si può… perché poi non c’è più vita. 

È proprio quello che vuole ottenere da questo ragazzo, la sua giovinezza, la sua vitalità. Vuole sentire di nuovo cosa vuol dire affacciarsi all’esistenza, essere innocente. Qualcosa che lui non è da molto tempo. Sarà divertente! 

 

 *** 

 

   

Il viaggio in treno all’alba in un Giappone rurale, molto diverso da quello delle grandi città, gli dà una sensazione quasi surreale. Sono appena alle nove del mattino ma per lui sono le tre di notte a causa del fuso orario; la stazioncina, che sembra più una fermata della metropolitana, è quasi deserta perché i pendolari sono già passati e di turisti se ne vedono pochi. L’intontimento e il leggero mal di testa lo avvolgono in un torpore che lo rende più lento e molliccio senza che sia una sensazione necessariamente fastidiosa. A causa dei suoi sensi appannati, ci mette un po' a decifrare alcuni cartelloni che tappezzano le pareti della stazione. Quando però capisce, un formicolio delizioso gli solletica il basso ventre e un sorriso denso di cupidigia gli cresce sulle labbra. Le foto del suo appetibile ragazzo, scattate durante un'esibizione, fanno capolino su tutti i muri e non possono dargli un benvenuto migliore. 

 

Una volta uscito dalla stazione con ancora addosso un sorrisetto di anticipazione, non ha bisogno di alcun aiuto per trovare la strada. Aggiusta il guinzaglio di Makkachin dandole una lunga grattata dietro le orecchie per rassicurarla - e per prendere coraggio-,  afferra la maniglia del suo trolley e attiva Google Maps per farsi guidare a destinazione. La passeggiata lo porta a scoprire un paesino con un un passato turistico molto florido e che adesso si barcamena come può.  

Il paesaggio è tutto coperto di neve e il contrasto del bianco con il rosa dei sakura in fiore ha qualcosa di toccante. 

Makkachin sembra molto eccitata e tira il guinzaglio per buttarsi a giocare nella neve; Victor fa fatica a tenerla a bada e si rende conto che non si è minimamente preoccupato di informarsi se sarebbe stata benaccetta alle terme. Beh, una soluzione si troverà. 

Perso com’è nei suoi pensieri giunge a destinazione prima di quanto si aspetti e si trova davanti a quella che sembra una locanda tradizionale giapponese uscita direttamente da un film di Miyazaki. Davvero deliziosa. 

 

Anche se l’aria è pungente si attarda a fare delle raccomandazioni di bon ton a Makkachin che lo guarda attenta, si aggiusta la giacca addosso, si toglie dell'invisibile polvere dalle spalle, sistema i guanti, prende un respiro profondo e poi si tuffa all'avventura. 

“Konnichiwa,” esala Victor in un atrio vuoto. Gli interni in legno gli trasmettono un senso di ospitalità e grande tranquillità. Un bel posto dove riprendere fiato. 

Si è fermato proprio all'ingresso perché davanti a lui c’è un’ordinata fila di scarpe con uno scalino che sembra delimitare l'accesso. La mano scatta in maniera automatica a liberarsi delle calzature... dopotutto anche in Russia è un segno di buona educazione. Quindi l'ondata di cinguettii ad una velocità supersonica lo investe proprio quando è a capo chino, in bilico su un piede solo, mentre si scioglie i lacci. 

Victor alza lo sguardo con lentezza e incrocia gli occhi espressivi di una donnina paffuta e sorridente che continua a pigolare senza che lui possa in qualche modo interagire sensatamente. A quel punto lui decide di fare quello che gli riesce meglio: sorride affascinante e allarga le braccia in segno di resa. 

Eigo6?”  chiede la donna, ma all’espressione attonita di Victor tenta di nuovo: “Ingurishi7?” così dolce e conciliante che l’uomo quasi si intenerirebbe se non fosse scalzo, con la valigia accanto, Makkachin fuori al freddo e stanco morto per il viaggio. In un lampo di genio si rende conto che lo spiritello incarnato in quel donnino gli ha appena chiesto se parla inglese… o almeno lo spera. Così annuisce convinto e ripete: “English, please.” 

La donna batte i palmi contenta come una bambina e gli lancia un’occhiata di apprezzamento che fa sentire Victor più a disagio di quanto pensasse possibile. Lei sparisce dietro quello che sembra un paravento e poco dopo torna con una donna più giovane che fa inarcare un sopracciglio sorpreso a Victor: ha visto pattinatori nella propria categoria più femminili di questa ragazza.  

Non sarà certo lui a fare alcun commento. 

Buongiorno, io sono Mari.” Interrompe i suoi pensieri parlando in un inglese passabile con quella cantilena così tipica da farlo sorridere. 

“Buongiorno. Meno male che c'è qualcuno che parla inglese, altrimenti non so proprio come avrei fatto…” 

È un chiaro tentativo di esercitare il suo charme, ma la donna lo guarda per niente colpita. Anzi lo squadra da capo a piedi come se cercasse qualcosa e poi lo fissa sfacciata in volto finché un'illuminazione sembra dilatarle gli occhi in un'espressione sorpresa e compiaciuta. Victor sa che è appena successo qualcosa, non gli resta che aspettare l'evolversi della situazione. 

“Avrei bisogno di una camera per un po' di tempo... e ho un cane.  Lei non lo fa neanche finire prima di mettersi a gorgheggiare con un tono spiccio con l'altra donna. Ovviamente Victor non comprende una parolama gli sembra di avere intercettato qualcosa che assomiglia Yuuri e Vicchan e il suo sorriso acquista una sfumatura più compiaciuta.  L'altra donna dapprima sembra dubbiosa, ma poi torna a pigolare con grande entusiasmo che viene subito placato con uno sguardo carico di ammonimento. A quel punto li lascia soli ma se ne va ancora ridacchiando, tenendo una mano davanti alla bocca come una ragazzina. 

“Il cane lo puoi far entrare.” Gli dice la ragazza mentre lo supera, scende dal gradino e si infila un paio di ciabatte da esterno con un movimento aggraziato che proprio non si aspettava da lei. Non gli dà il tempo di replicare prima di uscire a sganciare il guinzaglio di Makkachin, sussurrando un bravo ragazzo che fai intenerire Victor. 

Makkachin resta ferma a guardarla con il capo chinato come se capisse e poi si volta a guardare il proprio umano. Victor si batte una mano sulla coscia per invitarla ad entrare e lei lo raggiunge tutta contenta. 

“A dir la verità è una femmina,” risponde mentre la donna gli porge il guinzaglio. 

Oh, scusami. Noi avevamo un maschio, cioè, era di mio fratello… 

Prima che Victor possa apprendere notizie approfondite di questo fantomatico fratello lei gli chiede un documento e per quanto tempo ha intenzione di fermarsi. 

“Pensavo di prendere una camera per un paio di settimane,” bofonchia, ad un tratto in imbarazzo, porgendo il passaporto. Lei dà una lunga occhiata ai dati personali e poi gli pianta lo sguardo addosso mentre chiede molto più lentamente di quanto sia necessario:  

“Cosa ti porta qui ad Hasetsu, signor... Nikiforov?” 

 Il sorriso di Victor assume unacutezza quasi predatoria quando risponde in un sussurro: 

“Le bellezze locali, signorina. 

 

L'interrogatorio finisce in fretta e lui ottiene la libera circolazione per Makkachin. Sembra quasi che tutti la guardino con un divertito affetto che fa stringere il cuore a Victor.  

Quello che però gli fa tirare un lungo sospiro di sollievo è il grande letto all'occidentale che lo aspetta e la possibilità di farsi un lungo bagno caldo alle terme. Non vede l'ora di togliersi i vestiti di dosso e di dare una bella sbirciata al giovanotto che l'ha richiamato fino a lì come una sirena tentatrice. 

Eppure c’è qualcosa che ancora lo trattiene, la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato in tutto questo. Sarà la stanchezza, si dice, ma se fosse un po’ più onesto con se stesso e si guardasse dentro, si renderebbe conto che non è bastato scappare via da tutti i suoi impegni per guarire dai lunghi mesi di sofferenza e desolazione. Certo, il ragazzo è bello e disponibile sotto quello strato di ciccia, come dimostrano le foto che ha riesumato dal suo cellulare e che ha sfogliato con una certa cupidigia in questi ultimi giorni, ma una volta esaurito il divertimento cosa lo tratterrà dal tornare a rimuginare tormentandosi sulla sua vita? 

 

Il leggero bussare sulle ante scorrevoli della sua camera lo sorprende seduto sul letto con la testa tra le mani, la valigia ancora accanto e la giacca buttata sul letto.  

“Avanti,” risponde, stirandosi la schiena ed aggiustandosi un sorriso compiacente sulle labbra.  

Sei già qui, Yuuri? 

L’entrata di Mari, la ragazza di prima, lo sorprende più di quando si aspetti. Porta uno yukata verde piegato con un piccolo asciugamano bianco sopra e glielo appoggia sul letto. 

“Mamma ha pensato che avresti voluto andare all’onsen….” adesso sembra meno sfacciata e le ultime parole le dice fissando ostinatamente il tatami a terra “… se hai qualche tatuaggio sei pregato di coprirlo finché non entri in vasca8. Ci sono alcuni avventori tradizionalisti che non apprezzerebbero esibizioni di quel tipo.” 

Il sorriso di Victor prende una sfumatura di puro divertimento lezioso.  

La ragazza è anche timida, allora… chissà da chi avrà preso il suo spudorato fratello.  

Il ricordo della lunga occhiata lussuriosa della loro madre lo fa inorridire fino alla punta dei capelli. 

 

Quando la ragazza esce, Victor comincia a spogliarsi. Lo fa lentamente, con cura, come se ci fossero gli occhi di un amante ad accarezzarlo. Non può dire di non piacersi, nonostante gli anni che passano. Il suo corpo snello, asciutto e muscoloso è il suo strumento di espressione e se ne prende cura come di un oggetto prezioso. Certo, i sacrifici sono stati e sono ancora tanti, ma niente lo rende più fiero di sé di sapere di essere in forma e forte. Nei momenti più neri è proprio la forza che sembra mancargli e quel corpo che tanto venera sembra tradirlo. Adesso però è solo stanco di quella spossatezza che un bel bagno caldo e un bel ragazzo nel letto possono tranquillamente curare. 

 

La promiscuità dei bagni comuni non lo disturba, anche se di solito è abituato a docce da spogliatoio affollate da giovani atleti e non da vecchi e bambini che si godono la relativa quiete del mattino per le proprie abluzioni.  

Ringrazia il cielo di essere praticamente glabro e che i peli del pube abbiano quella tonalità bionda talmente chiara da sembrare trasparente, perché sa di attrarre già così lo sguardo di questo popolo senza peli e senza odore. Non è in imbarazzo, perché essere guardato, da vestito e da nudo, è una cosa che lo diverte e lo soddisfa sempre, però immergersi in una vasca calda senza nessuno attorno è un piacere a cui non avrebbe voluto rinunciare. Sente sciogliersi tutte le tensioni fisiche ed emotive nel calore dell’acqua e nella bellezza dell’onsen all’aperto e si passa con una certa voluttà l’acqua calda sulle braccia e sul petto. 

Ha però gli occhi chiusi quando un trambusto sembra turbare la pace dei bagni maschili e una scia di pigolii lamentosi accompagnano l’ingresso di un ragazzo con gli occhiali, ancora completamente vestito, con la giacca addosso e con i calzini. 

 

C’è un momento di sospensione attonita da parte di entrambi. Victor è stupito da questa entrata così… furiosa; certo il ragazzo non aspettava altro che il suo arrivo, allora perché quella faccia sconvolta? 

Vi… Victor, cosa ci fai qui?” 

Il tono sorpreso e quel fagotto di vestiti lo inteneriscono; certo, non fanno venir voglia di saltargli addosso lì subito e non fanno di lui la bomba sexy che gli si era appesa al collo a Barcellona, però ci si può lavorare sopra con un po’ di esercizio e di dieta.  

Adesso tocca a lui. Si è rigirato questa scena nella testa innumerevoli volte dall’esatto momento in cui ha deciso di prendere un po’ fiato dalla sua vita isterica e buttarsi in questa divertente follia. Ha immaginato tutti gli scenari e tutte le possibili risposte, ma deve dire che presentarsi completamente nudo a lui resta la sua occasione migliore per andare in buca a colpo sicuro. 

Quando si alza in piedi coglie l’altro gettare un’occhiata di sfuggita al suo pube e questo fa aumentare di una tacca il suo sorriso più smagliante. Con tutta la sicurezza che viene dall’oggettiva percezione della propria bellezza, allunga una mano verso di lui e gli si offre. 

“Sono qui per farti da coach… e ti farò vincere il Grand Prix.” 

 

Non si aspetta certo che il ragazzo si tuffi completamente vestito nella vasca e glielo succhi… ma che si metta ad urlare come una donna molestata –con lo stesso tono acuto di una baba9 oltraggiata nel pudore – e che retroceda e poi scappi rischiando di scivolare sulle piastrelle bagnate e porre così fine alla sua carriera agonistica e forse alla sua stessa vita… 

 

No, quello proprio non se lo sarebbe mai aspettato. 

 

THE END...
 

***
5 
gaijin significa straniero, ma ha una connotazione negativa, di disprezzo. C’era bisogno che Victor mettesse a frutto la sua conoscenza  acquisita dai film sulla Yakuza in questo viaggio in Giappone. 
6 
“Inglese” in lingua giapponese. 
7 Il modo in cui i giapponesi pronuncerebbero la parola inglese “English”.
8 
I tatuaggi sono tradizionalmente malvisti in Giappone perché sono elemento caratteristico della Yakuza. In molti onsen è vietato l’accesso se hai tatuaggi addosso. Adesso, visto l’afflusso degli occidentali, sono tollerati.
9  La 
baba è la vecchina delle fiabe russe, può essere una strega o una vecchia gentile, ma è la tipica immagine della donna anziana con il fazzoletto in testa.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

STAMMI VICINO 

 

 

Sento una voce che piange lontano 
Anche tu, sei stato forse abbandonato? 
 
Orsù finisco presto questo calice di vino 
e inizio a prepararmi 
Adesso fa’ silenzio 
 
Con una spada vorrei tagliare quelle gole che cantano d'amore 
Vorrei serrare nel gelo le mani che scrivono quei versi d'ardente passione 
 
Questa storia che senso non ha 
Svanirà questa notte assieme alle stelle 
Se potessi vederti dalla speranza nascerà l’eternità 
 
Stammi vicino, non te ne andare 
Ho paura di perderti 
 
Le tue mani, le tue gambe, 
le mie mani, le mie gambe, 
e i battiti del cuore 
si fondono tra loro 
 
Partiamo insieme 
Ora sono pronto 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuri on Ice / Vai alla pagina dell'autore: Thalia