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Autore: Nuvolotto    24/07/2020    0 recensioni
Hogwarts 1971,
in un caldo pomeriggio, quando il tempo è ancora indeciso se lasciare spazio ai colori sgargianti dell'autunno o continuare ad inondare le strade di un caldo torrido, un gruppo di ragazzi si incontra per caso, tra fraintedimenti e insicurezze, non sapendo di essere destinati ad essere il gruppo più famoso nel mondo della magia: i Malandrini.
Tratto dalla storia:
"La vedi quella stella laggiù, quella che brilla di più nel cielo?"
Guardo il punto indicato da Sirius e vedo una stella apparentemente come le altre, ma il cui bagliore è più intenso, come se volesse sovrastare le altre con la sua luminosità.
"Quella è Sirio, la stella a cui devo il mio nome. Nella mia famiglia c'è quest'usanza di dare ai propri componenti solo nomi di stelle o galassie. Ad esempio mio fratello Regulus prende il nome da Regolo, la stella della costellazione del leone. Non ho mai capito questa usanza, perché dare ai propri figli nomi di cose così distanti da noi? Ma c'è una cosa che non capisco ancora di più. Perché a me, perché mi hanno dato il nome della stella più luminosa, quando in realtà sono quella che oscura il nome della famiglia!"
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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“E questo è come trasfigurare un bicchiere in bottiglia. Ora voglio che tutti proviate a fare lo stesso. Signor Black distribuisca i bicchieri, li trova in fondo all’armadio.”

- Ti aspetti veramente che dopo due mesi senza uno straccio di lettera ti manderanno un biglietto d’auguri? Illuso, Sirius sei un illuso! Forse almeno Regulus si ricorderà, se i miei lo lasciano ancora parlare con me.-

“Signor Black! È tra noi?”

- Per non parlare di Bella e Narcissa, potrebbero venire a farmi gli auguri di persona, ma vedendo il loro atteggiamento nei miei confronti degli ultimi mesi ne dubito fortemente.-

“SIGNOR BLACK!”

Sussulto sulla sedia e per poco non cado dallo spavento, mentre la McGrannit troneggia con i suoi occhiali tondi e il suo viso severo su di me. La guardo accigliato, cercando nella memoria la causa per cui mi abbia chiamato, ma l’unica cosa mi ritorna alla mente è il suo “Buongiorno” secco di inizio lezione.

Sta per rimproverarmi, ma la campanella, che indica la fine della lezione, mi salva dall’ennesima ramanzina. La McGrannit mi lancia un ultimo sguardo di fuoco, per poi indirizzare il suo sguardo a tutta la classe, sentenziando:

“Per la prossima volta voglio un tema di 30 centimetri sulla trasfigurazione di un oggetto semplice come un bicchiere. Potete andare!”

Prendo frettolosamente la mia borsa, dove ripongo alla bella e buona tutti i libri, e sto per avviarmi all’aula di pozioni, ma uno voce autoritaria riecheggia dietro di me, bloccandomi nel cammino:

“No, lei no signor Black, si fermi, le devo parlare!”

Alzo gli occhi al cielo prima di voltarmi e dirigermi verso la cattedra della professoressa McGrannit, la quale studia alcune carte sul tavolo.

“Allora signor Black, non l’ho mai vista così distratto a lezione! C’è qualcosa che non va?” Chiede con una voce mielosa che non avevo mai udito da lei, e che non le si addice per nulla al suo portamento severo. Questo tono di voce così inusuale da parte sua, mi fa tentennare per un attimo a raccontarle tutti i miei turbamenti, ma in men che non si dica dico:

“Niente, sono solo stanco.” Mento, mentre gli occhietti verdi della McGrannit mi scrutano dubbiosi da sotto i suoi occhiali:

“Va bene Signor Black, ora vada a lezione e dica al professor Lumacorno che l’ho trattenuta io se dice qualcosa sul suo ritardo.”

Annuisco e sto per andarmene, quando per l’ennesima volta la sua voce, tornata nel suo tono usuale e autoritario, sentenzia:

“Spero non accada più!” Dice e sul suo volto si delinea per alcuni secondi un sorrisetto, il quale sparisce come un fulmine, tanto che mi sembra di averlo immaginato.

Mi dirigo fuori dall’aula, dove mi attendono Remus, James e Peter, i quali mi chiedono subito cosa volesse la McGrannit.

“Solo sapere perché ero così distratto.- rispondo evasivo- Pensavo che mi avrebbe tolto alcuni punti, invece si è limitata a consigliarmi che non accada più.”

“Ma quando mai sei attento in classe?- chiede scherzosamente James, non avendo tutti i torti- Le rispondi sempre in modo corretto perché queste cose le sai già!” Dice, seguito da una risata da parte di tutti, a cui mi aggiungo anche io.

“Comunque mentre tu eri immerso in chissà quali pensieri,- dice James, mentre tira fuori dalla borsa quattro fogli- io sono riuscito a copiare tre temi del compito di pozioni in soli dieci minuti!” Annuncia fiero, passandomi una copia del compito con alcuni centimetri in più del necessario.

“Come hai fatto?” Chiede Peter con gli occhi spalancati dalla sorpresa.

“Segreti professionali.- risponde James sorridendo- Ho usato un incantesimo che ho trovato per caso in un libro in biblioteca, quando ne cercavo uno per far crescere la coda ad una persona, cioè a Moccius. Invece mi sono imbattuto in questo che ci servirà molto nel corso dei nostri studi ad Hogwarts!” Annuncia.

“Sì, solo se io vi passerò ancora i miei compiti!” Dice seccato Remus, mentre mette il suo compito nella borsa trasandata.

“Lo sappiamo che lo farai in continuazione. - dice convinto James- Non riesci a vederci a mezzanotte a stare seduti sui tavoli della sala comune a sudare sette camicie per alcuni stupidi compiti, quando potremmo usare quel tempo a brevettare incantesimi per prendere in giro Moccius davanti a tutta la scuola.” Esclama teatralmente, mentre Remus ha aumentato il passo sbuffando sonoramente in tutto il corridoio.

“PUOI AMMETTERLO REMUS, NOI LO SAPPIAMO!” Gli urla dietro James, attirando su di sé sguardi da alcune ragazze divertite e sognanti.

“Quale libro sano di mente metterebbe un incantesimo del genere, specialmente in una scuola!” Dico, mentre ormai sento l’odore acro dei sotterranei avvicinarsi sempre più.

“Il reparto proibito Sirius, il reparto proibito! Stasera andiamo assieme così forse troveremo l’incantesimo per la nuova coda di Moccius più in fretta!” Rido all’immagine di Piton con la coda di un maiale.

“Non ho ancora capito da dove derivi questo soprannome.” Dico, cercando di ricordare le circostanze in cui per primo lo ha usato, ma senza successo.

“Così, tutto in lui mi ricorda il moccio e quindi ho cercato di rendere il tutto ancora più bello, chiamandolo Moccius e così è nato.” Dice scrollando le spalle.

Entriamo ancora ridendo nell’aula di Pozioni e troviamo tutti i Serpeverde seduti diligentemente al proprio posto, tutti vestiti di verde e argento a eccezione di una cravatta rosso-oro, intonata da altrettanti capelli rossi. James alla vista di quello stono di colori sbuffa sonoramente e prende posto vicino a Remus, senza staccare gli occhi da quella chioma rossa.

“Guarda come si atteggia Moccius con la Evans del suo compito, quanto avrà scritto stavolta? Quattro trattati?- esclama ed io non posso fare a meno di ridere, per poi aggiungere- Da qua vedo l’unto sul suo compito, non vorrei essere nel professor Lumacorno!” Sghignazza, per poi posare svogliatamente le sue gambe corte sul tavolo.

“James- chiedo, cambiando definitivamente argomento- con la bionda Tassorosso come sta andando?” James si acciglia, cercando nei meandri della sua mente a chi mi riferisco e quando ci arriva, dice:

“Ha un nome Sirius.”

“Ah giusto. Tiana.”

“Diana.” Mi corregge Remus, il quale sta mettendo in perfetto ordine il suo banco, tirando fuori dalla borsa la piuma e la boccetta d’inchiostro.

“C’ero quasi Rem, che poi Tiana e Diana sono uguali.” Dico, rendendomi conto di quanto siano effettivamente simili i due nomi.

“Questo pomeriggio, dopo pranzo andiamo a fare un giro al lago e anche sabato pomeriggio, dopo la partita, che spero sia meglio dell’ultima giocata.”

Il ricordo della partita disastrosa che Grifondoro ha giocato poco più di un mese fa affiora subito in me, ricordandomi che almeno sabato non giocherà la nostra casa.

“Tassorosso contro Serpeverde, non saprei proprio per chi tifare, contando che in Tassorosso ci sia Ernie e in Serpeverde niente poco di meno che il nostro caro e vecchio Moccius.”

“Io direi Tassorosso solo perché hanno una bella sala comune.” Rispondo io, al che Remus mi guarda accigliato e dice:

“Come fai a sapere come è fatta la loro sala comune Sirius?” Chiede, posando la boccetta di inchiostro nero nell’angolo del tavolo.

Io e James ci scambiano un’occhiata di intesa, seguita da sue sorrisi sornioni, mentre sentenzio:

“Quante cose non sai Rem!” Il tutto mentre James non può trattenersi dal sghignazzare sonoramente, attirando subito lo sguardo del professor Lumacorno, appena entrato nell’aula.

“Giù i piedi dal tavolo, Plotter.”

James alza gli occhi al cielo e per l’ennesima volta corregge Lumacorno sul suo cognome, il quale ogni volta assume sfumature sempre più divertenti, ma senza essere ascoltato da quest’ultimo, il quale alla prossima lezione lo chiamerà in un altro modo ancora.

Con un colpo di bacchetta raccoglie a sé tutti i compiti di pozioni e non posso fare a meno di notare che il volto di Remus abbia assunto un colore perlaceo dalla paura.

“Vi riconsegno i compiti dell’ultima volta. Piton e Evans ottimo lavoro, sono i compiti migliori! Dieci punti ad ognuno di voi.” Moccius e la Evans si voltano sorridendo e compiaciuti del proprio lavoro, mentre James al mio fianco imita la voce di Lumacorno, mentre loda i suoi studenti preferiti:

“Vi do direttamente 500 punti a testa, siete così bravi!”

Soffoco una risata, mentre il professor Lumacorno sentenzia:

“Oggi lavoreremo ancora una volta alla pozione scacciabrufoli e mi aspetto che ognuno di voi riesca ad eseguirla, avendo ormai lavorato su questa pozione da alcuni mesi. Per spronarvi ho deciso di regalare 50 punti, che verranno divisi all’interno della coppia, ai primi che riescono ad eseguirla perfettamente.”

James sbuffa, consapevole che servirebbe solo la mano di Merlino per vincere quei punti, i quali non eguaglierebbero comunque tutti i punti che ha fatto perdere alla casa di Grifondoro in questi due mesi di scuola.

Mi avvicino repentino a Remus, prima che a James vanga l’idea di rubarmi il mio compagno di lavoro o addirittura a Peter, ma vengo bloccato dalla voce sonora di Lumacorno, il quale blocca sul posto tutti gli studenti intenti ad andare con i propri amici.

“No fermi, oggi non lavorerete tra compagni. Sono un grande sostenitore della cooperazione tra case e se non interagiamo a lezione non so quando potrete farlo. Quindi faremo coppie miste serpeverde-grifondoro. Su su andate a interagire.”

Io e James ci guardiamo sconvolti e con occhi dubbiosi su questo progetto della cooperazione, lo stesso che fanno tutti, guardandosi in giro senza muoversi dai propri banchi.

“Su ragazzi non vi mangia nessuno!” Dice sorridendo alla classe, la quale però guarda terrorizzata e disgustata verso i componenti dell’altra casata. Gli unici, a quanto pare, felici di questa nuova novella sono Moccius e la Evans, i quali si sono già posizionati davanti ad un calderone. Lumacorno, vedendo che la classe è restia a muoversi, sbuffa ed esclama:

“Bene allora farò io le coppie!- annuncia- Evans e Piton, sebbene gli unici che hanno formato una coppia mista non potete stare assieme. Essendo i più bravi della classe, dovete stare con qualcuno che ha qualche difficoltà in più. Ad esempio Evans puoi stare con la signorina Parkinson, mentre Piton puoi stare con il signor Plotter.”

All’annuncio James, seduto di fianco a me, si libra in una risata isterica, guadagnandosi lo sguardo torvo del professor Lumacorno, il quale però, dopo aver linciato James con il solo sguardo, continua imperterrito a formare le coppie.

“Se avessi trovato quell’incantesimo ci sarebbe stato da divertirsi.” Dice, mentre si appresta, con un sorriso maligno sul volto, a spostare le sue cose verso il calderone in cui è Piton.

“Non ne dubito!- gli rispondo sarcastico- Ma puoi comunque provare a sabotare la pozione, forse passerà al secondo posto tra i sue studenti preferiti!” Sghignazzo divertito dalla piega che prenderà questa lezione.

“Non provarci James.- lo rimbecca Remus- Lo dirò al professore!” Dice solennemente, mentre il professor lo ha abbinato ad una ragazza Serpeverde.

“Guastafeste!” Gli urlo dietro, mentre lui ormai è al calderone e si presenta gentilmente alla ragazza.

Quasi tutte le coppie sono ormai fatte, eccetto per me e una ragazza Sepeverde alquanto carina. Occhi azzurro mare e capelli corvini, misti ad un sorriso smagliante mi fanno dimenticare per un attimo come mi chiamo, tanto che Lumacorno deve incitarmi per la seconda volta a posizionarmi al mio calderone.

 

………

 

Mi incammino con passo sicuro e sorriso maligno stampato in faccia verso il calderone dove è appostato Moccius, i cui occhi mi inducono a pensare che vorrebbe lavorare con Peter piuttosto che con me. Nel calderone di fianco al mio c’è la rossa, intenta in un’imbarazzata presentazione con una Sepeverde molto dubbiosa di quel lavoro di coppia. Le passo accanto, facendole l’occhiolino, il quale lei ignora, voltandosi verso la Serpeverde con i denti che ora noto siano simili a quelli di un cavallo. Mi volto verso Moccius, il quale ha già cominciato ad attizzare un piccolo fuocherello sotto il calderone.

“Vai in dispensa e prendi sei zanne di serpente.” Dice con tono untuoso come i suoi capelli.

“Ma ciao anche a te!- lo rimbecco sarcastico- L’educazione Moccius non te l’hanno mia insegnata?”

Piton mi squadra rabbioso e si dirige arresso a falcate verso la dispensa.

Mi volto in cerca dello sguardo di Sirius, il quale però ha tutt’occhi per la sua compagna, la quale ride isterica ad una battuta di quest’ultimo. Alzo gli occhi al cielo, sapendo che se aspettassi Sirius, il momento perfetto per agire andrebbe in fumo.

Noto con stupore che accanto al calderone ci siano diverse ampolle di diversi colori, le quali hanno un’etichetta con il nome. Guardingo dal non farmi vedere da nessuno, prendo la boccetta dal liquido rosso, il mio colore preferito, e ne verso alcune gocce nel calderone, il quale scoppietta ed emette alcune bollicine, le quale scompaiono dopo poco. Mentre poso la boccetta al suo posto originario, sento lo sguardo di qualcuno su di me. Alzo lo sguardo e vedo Remus guardarmi con fare di disapprovazione, mentre trita qualcosa al pestello. Gli sorrido malizioso, mentre Piton, ormai sedutosi di nuovo accanto a me, mi passa alcune zanne, ordinandomi di tritarle.

Porto la mano sinistra sulla fronte, in una mera imitazione di un soldato che esegue gli ordini del proprio generale ed eseguo, silenziosamente ma con un sorriso a trentadue denti sulle labbra.

Dopo alcuni minuti interminabili, nei quali continuo a spostare lo sguardo da Sirius a Remus, i quali mi lanciano occhiate rispettivamente eccitate e severe, Piton mi ordina gelidamente di mettere le zanne tritate nel calderone.

“Fai tu. È meglio mettere tutto insieme.” Dico, improvvisandomi pozionista esperto.

Sembra che ci abbia azzeccato, perché Piton prende la mia parte tritata e la mescola alla sua. Quando, attraverso l’uso di un coltello, sta per immergere il contenuto nel calderone, Sirius smette immediatamente di ascoltare la sua compagna, la quale ha occhi a cuoricino solo per lui, e posa tutte le sue attenzioni sul nostro calderone.

L’assistenza di Merlino fa si che proprio in quel momento passi il professor Lumacorno, il quale ha sul viso un’espressione compiaciuta, aspettandosi dal suo alunno migliore che esca dal calderone qualcosa che assomigli alla pozione scacciabrufoli. Quando però Piton fa cadere nel calderone la prima parte delle zanne tritate, succede qualcosa del tutto inaspettata anche per me. Un tonfo sordo interrompe il chiacchiericcio che accompagnava la lezione, mentre il liquido della pozione si riversa sui malcapitati, sfiorandomi di striscio il braccio. Piton e il professor Lumacorno sono rivestiti di un liquido color rosso fuoco, il quale emette un odore acre che mi fa storcere il naso, ma non mi impedisce di ridere nervosamente, cercando di mantenere un profilo basso, senza però riuscirci. Guardo Sirius e vedo che è nella stessa situazione, mentre Remus scuota la testa in segno di disapprovazione verso di me.

“Tergeo!” Esclama il professor Lumacorno e in me che non si dica lui e Piton sono lindi e puliti.

“Hai guardato bene che quelle fossero zanne di serpente?” Chiede a Piton con tono dolce ma deluso, escludendo me a prescindere dalla coppia.

“Certo signore,- risponde educatamente-non so cosa sia potuto accadere….” Dice sarcastico verso la mia direzione, mentre io cerco di rimanere indifferente alla sua frecciatina.

“Se ti sbrighi puoi riprovare, ma non penso riuscirai a vincere, mi dispiace molto.” Dice come se fosse colpa sua, mentre io non posso fare a meno di tenermi una mano sulla bocca, intento a non ridere a crepapelle davanti a tutti, rivelandomi.

“Va bene signore.” E a quell’affermazione il professor Lumacorno si dirige verso il calderone della Evans, senza nemmeno guardarmi, speranzoso che almeno lei abbia fatto un buon lavoro.

“Cosa ci hai messo dentro?” Chiede subito Piton, appena Lumacorno è fuori portata d’orecchio.

“Io? Non ho fatto nulla Moccius. Forse l’unto dei tuoi capelli è caduto inavvertitamente nel calderone e ha fatto scoppiare tutto!” Dico sorridendo in modo innocente.

“Giuro che se….”

“Non puoi provare nulla Moccius.- lo rimbecco- A meno che tu non voglia arrampicarti sugli specchi.” Lo guardo in tono di sfida, accolto nel medesimo modo da Piton, il quale poi si gira con fare altezzoso verso la dispensa, intimandomi di non toccare nulla. Alzo le mani al cielo, mentre la voce di Lumacorno non sentenzia:

“Abbiamo le due vincitrici: la signorina Evans e la signorina Parkinson. Complimenti 25 punti a Grifondoro e 25 a Serpeverde!” Annuncia ed io non posso fare a meno di essere felice per aver ostacolato Moccius alla vittoria, premiando chi davvero se la merita.

 

……..

 

 

“Avete visto la sua faccia piena di quell’intruglio? Penso sia meglio anche della coda!” Sghignazza James a pranzo, seguito a sua volta da risate da parte di Sirius e Peter, i quali non potevano più trattenersi dall’aula di pozioni.

“Non è stato carino!- ammetto io in tono severo- Godric solo sa cosa hai messo in quel calderone, immagina se avessi messo qualcosa di più pericoloso!” Lo rimbecco.

James mi guarda furtivo ma divertito, mentre mangia il suo riso in modo tutt’altro che elegante.

“E dai Remus! Ammetti che è stato divertente!” Mi rimbecca Sirius, il cui sguardo è puntato da inizio pranzo su un punto fisso alle mie spalle e se il mio intuito non sbaglia sta puntando in direzione di una ragazza Serpeverde.

“Comunque stasera è la serata di Halloween!” Dice allegro Peter, mentre una coscia di pollo gli cade nel piatto con un tonfo.

“Chissà cosa organizzerà la scuola.- dice sognante James- I ragazzi più grandi a Grodic’s Hollow dicono che è una cosa da non perdere assolutamente, partecipano pure i fantasmi della scuola!”

“Basta che non partecipi Peeves, chissà quali scherzi ha in mente!” Dice peter e nel mentre trema così tanto da far rovesciare un po' del suo succo di zucca dal calice.

“In questi mesi a scuola io non lo ancora incontrato, ma sarebbe forte se facesse qualche scherzo ai Serpeverde.” Dice James, lanciando uno sguardo furtivo al tavolo dei Serpeverde.

“Peeves non guarda certo a che casa appartieni- lo rimbecco- Lui fa scherzi a tutti, addirittura a Silente. Ma c’è solo una persona, o meglio dire fantasma di cui ha paura: il barone sanguinario.”

“Ma come mai sono in questa scuola da oltre due mesi e l’unico fantasma che ho visto è Nik-quasi-senza-testa?” Chiede James irritato.

Sirius scuote la testa e dice, non togliendo lo sguardo dal tavolo verde-argento:

“Se non avessi sempre la testa tra le nuvole, sempre preso da Moccius, forse ti saresti accorto di loro. Io ho incontrato Peeves e ci è mancato poco che non mi colpisse con alcuni palloncini d’acqua!”

“Io sarei quello che ha la testa tra le nuvole?- chiede scherzosamente offeso James- Guardati te Sirius che non riesci a togliere lo sguardo da quella bella Serpeverde neanche per un attimo.” Dice, dando a Sirius una pacca sulla spalla, il quale però non sembra troppo divertito.

“Parla lui che ora dovrebbe essere al parco con una certa Tiana, ma che ha ancora lo sguardo fisso su una chioma rossa!”

James guarda l’orologio, sbiancando improvvisamente, per poi bere in fretta e furia il suo succo di zucca e correre come un forsennato verso il parco del castello.

“Quando si renderà conto di preferire la chioma rossa a quella bionda?” Chiede Sirius più a sé stesso che a qualcuno in particolare.

“Forse mai…” Rispondo io.

Sirius si alza dal tavolo e sentenzia:

“Beh è ora che vada anche io a fare un giro al parco, con una certa mora.” Dice ghignando e guardando al tavolo dei Serpeverde, per poi dirigersi con il petto in fuori e camminata sicura.

“Anche tu Peter mi darai buca?” Chiedo, ormai consapevole del pomeriggio di lettura che mi aspetta in camera mia.

“Pensavo di fare un salto alle cucine.”

“Come fai a sapere dove sono le cucine?” Chiedo curioso, mentre Peter si colora di rosa.

“Io...ehm...io...beh ho sentito l’odore e l’ho seguito. Poi ho guardato un elfo aprire la cucina e ci sono entrato. Rem è il paradiso, è pieno di elfi che sacrificherebbero la propria mano per darti del cibo e io ovviamente non rifiuto. Vuoi venire con me?” Mi chiede con gli occhi spalancati, ma io non voglio farmi fermare di certo dalla gola.

“Scusa Peter ma sono rimasto indietro con i compiti, puoi portarmi qualcosa se vuoi.” Dico, solo per vederlo più felice.

“Fantastico! Ti porto tutte le crostate che trovo.” Dice sorridendo, per poi andare correndo verso le cucine.

Rimasto ormai solo, prendo la mia borsa e mi dirigo verso la biblioteca. Come mi aspettavo è per la maggior parte vuota, tutti gli studenti saranno a passeggiare per il parco, godendosi forse l’ultima giornata di sole dell’anno. Sto per sedermi, quando una chioma rossa in fondo alla sala attira la mia attenzione. Mi dirigo verso Lily, la quale è china su una pergamena molto lunga, che è quasi interamente ricoperta dalla sua grafia molto ordinata ed elegante.

“Ei Lily!” Le dico e lei sussulta, troppo presa dal compito.

“Oh hei Remus.- mi dice lei gentilmente e sorridendo- Che ci fai qua? Non sei al parco?” Mi chiede accigliata.

“Potrei farti la stessa domanda.- la rimbecco scherzosamente- Comunque i miei amici sono tutti in giro e io devo portarmi avanti con i compiti, quindi eccomi qua.”

“Anche io, non sai quanto è difficile il tema di pozioni che ci ha assegnato il professor Lumacorno prima.” Dice sbuffando, per poi intingere nuovamente la sua penna nel calamaio.

“A complimenti per la vittoria, non so come hai fatto ad eseguirla in così poco tempo!”

Lily arrossisce appena, per poi invitarmi a sedermi. Prendo una sedia e mi metto accanto a lei, la quale è già tornata concentrata sulla sua pergamena. Tiro fuori i libri dalla borsa e li poso con cura sul tavolo, fermandomi solo alla voce silenziosa di Lily, che mi chiede:

“Stai meglio Remus?- dice, titubante se continuare o meno- Intendo dall’ultima volta in cui sei stato male…”

Il solo ricordo dell’ultima luna piena mi attorciglia lo stomaco, rendendomi particolarmente suscettibile, ma alla vista dei suoi occhi verdi smeraldo così innocenti e solo preoccupati, rispondo gentilmente:

“Si grazie Lily, sto meglio. Soffro solo di cali di zuccheri frequenti tutto qua, non preoccuparti.”

Sollevata della mia risposta abbozza un sorriso e continua a scrivere sulla pergamena, già ormai piena e io faccio lo stesso con un lungo tema di pozioni, il quale sono sicuro che questa volta la mia determinazione non lo farà copiare ai miei amici tutt’altro che studiosi.

 

…….

 

“E così mia madre mi ha regalato un pesce rosso, ma ti rendi conto? Un pesce rosso! Capisco mi avesse regalato un gatto o un nuovo gufo, ma un pesce rosso proprio no…”

Sono passati trenta minuti da quando io e Diana siamo usciti al parco e l’unica cosa che abbiamo, anzi sarebbe meglio di ha fatto è stata continuare a parlare, senza mai prendere fiato da una frase all’altra. Penso a quanto sarebbe bello essere in sala comune con Sirius, Remus e Peter a giocare alle gobbiglie, guardando per la centesima volta il volto di Peter venir infestato dal liquido puzzolente contenuto nelle biglie, il quale spruzza a coloro che perdono punti. Invece no, sono qui a gironzolare nel parco come un cane al guinzaglio di Diana, la quale non finisce per un nanosecondo di parlare di sé stessa. Arriviamo nei pressi del Platano Picchiatore, il quale oggi è particolarmente funesto ed irrequieto, tanto che i suoi rami sventolano come colpiti da una forte ventata d’aria.

“Sai, mio padre non mi aveva mai raccontato di questo albero. Eppure penso che sarebbe stato un argomento interessante di cui parlare. Non trovi?”

“Ehm?” Le chiedo, non avendo capito di preciso di cosa stesse parlando.

“Ti stai annoiando?” Chiede con un velo di tristezza.

“Io….- dico cercando le parole giuste da dire- io...si...cioè...no…”

Gli occhi azzurri di Diana si bagnano di lacrime e, senza neanche aspettare, corre forsennatamente verso il castello, piangente.

“Ma chi le capisce queste ragazze?” Dico tra me e me, sapendo che ormai i miei amici avranno di meglio da fare e che io sia solo per il resto del pomeriggio.

Risalgo al castello, affranto e mi dirigo verso la la torre di Grifondoro. Il castello è silenzioso, segno che gli studenti si stanno godendo la fredda giornata di sole di fine ottobre. Alle mie spalle risuonano dei passi convinti, interrotti talvolta da alcuni sbuffi dell’esecutore. Mi giro, ormai curioso chi sia e trovo niente poco di meno che Gazza, seguito come sempre dalla sua gatta dagli occhi rossi come il fuoco. Mi scruta torvo e in modo rabbioso, per poi sentenziare decisamente seccato dal mondo:

“Che ci fai in giro?”

“Sto tornando…” Ma il custode non mi lascia finire, perché sbotta:

“Non mi importa dove stai andando, fallo in modo silenzioso.” Per poi dirigersi a falcate verso destinazione ignota.

Lo guardo allontanarsi, ancora allibito dall’accaduto, mentre la gatta mi gira in tondo un’ultima volta, per poi prendere la direzione del padrone.

Non avendo nessuna voglia di stare solo sul divano della sala comune, sentendo le grida dei ragazzi fino in cima alla torre, prendo la strada più lunga, passando per quasi tutti i corridoi del castello. Passeggio tranquillamente per il quinto piano del castello, oltrepassando vari arazzi dalle forme più disparate, quando un tonfo sordo riecheggia in tutto il castello, gelandomi sul posto. Poco dopo però mi rendo conto di essere gelato per davvero. Sono fradicio da capo a piedi, quasi come nell’episodio della barca al primo giorno, mentre sopra di me un fantasma giocherella con alcune bombe d’acqua in mano. Volteggia in aria, facendosi in continuazione beffe di me e mi è chiaro di aver finalmente conosciuto un fantasma di Hogwarts differente da Nick-quasi-senza-testa: Peeves il Poltergeist.

“Potter è stato bagnato, Potter è il grande sfortunato!” Canticchia in continuazione sopra di me, mente una voce roca squarcia questa insensata cantilena.

“Peevesssss!” Mi giro di scatto e comincio a correre verso la torre Grifondoro a gran velocità, come se quell’urlo fosse indirizzato direttamente a me. Mi fermo però dietro l’angolo, guardando a chi si riferisse quella voce e trovo per la seconda volta in un giorno Gazza e la sua gatta, il quale grida come un forsennato a Peeves di smetterla, ma quest’ultimo non sembra intenzionato a dargli retta.

Rido e mi avvio di gran lunga con l’umore migliorato versi la torre Grifondoro. Appena arrivo davanti al ritratto della signora Grassa le dico la parola d’ordine e lei si gira sui cardini senza proferire parola. La sala comune, come sospettavo è vuota, così mi siedo davanti al fuoco in una poltroncina rossa e piccola, ma molto comoda e comincio a fantasticare di essere un grande giocatore di Quiddtich, il più grande che la storia abbia mai visto. Gioco per i Cannoni di Chudley, la mia squadra preferita.

-La partita è cominciato da alcuni minuti e la pluffa...!- grida il telecronista immaginario- Potter è sceso in picchiata verso la curva nord e sembra proprio che abbia individuato il boccino. Se lo afferrasse sarebbe il più giovane giocatore della storia a prenderlo in così poco tempo! Ma aspettate, il cercatore dell’altra squadra non se le manda a dire e sfreccia all’inseguimento dell’avversario, ma Potter è troppo veloce, non riuscirà mai ad accorciare le distanze. Ma guardate come evita quel Bolide ben indirizzato dal battitore avversario. Tende la mano sta per prenderlo, sta scrivendo la storia….-

“JAMES!”

“Che c’è?” Chiedo irritato a Remus, il quale ha interrotto il mio sogno ad occhi aperti nel momento più bello, quando stavo scrivendo la storia del Quiddtich.

“Niente, volevo accertarmi che stessi bene, avevi un’espressione vuota sul volto.” Ammette ed io non posso fare a meno che passare una mano sul mio viso, constando che sia bello come al solito.

“Non eri con Diana?” Mi chiede e il ricordo del nostro disastroso appuntamento prende forma nella mia mente, spiegando il tutto a Remus.

“Valle a capire le ragazze!” Dico infine affranto, senza rendermi conto che qualcuno è appena entrato in sala comune.

“Vai a capire i maschi!” Mi rimbecca Alice, con volto visibilmente triste, insolito per una come lei. Alice si siede con un tonfo a dir poco elegante sulla poltroncina accanto a me, scrutando il fuoco come se in lui risiedano tutte le risposte ai suoi turbamenti.

“Che ti turba Alice?” Le chiedo affranto pure io.

“Nulla.- sbuffa- Solo che non riesco a capire come voi ragioniate, come faccio a capire se uno è interessato a me?” Chiede ed io non posso fare a meno di ridere per l’assurda domanda. Alice mi guarda accigliata e offesa, per poi dirigersi verso il suo dormitorio, dichiarando:

“Lo sapevo, sei sempre il solito!”

Remus mi guarda con disapprovazione, per poi dire:

“Un po' di sensibilità James, voleva solo sapere!” Mi rimbecca.

“Sì, ma è una domanda stupida. Si capisce subito se a qualcuno interessa una persona, mica serve che glielo dica io!” Dico, stupefatto.

“Tu invece che hai fatto durante il pomeriggio?” Chiedo, curioso se anche Remus abbia problemi di cuore, come sembra tutti al primo anno.

“Io sono stato in biblioteca a fare il compito di pozioni. C’era anche Lily e siamo finiti per parlare.” Dice indifferente, mentre il sole nome della Evans ha fatto scattare un campanello di allarme nella mia testa.

“Che sfigata!- dichiaro sghignazzando- Come si fa a stare in biblioteca con una bella giornata come questa, forse l’ultima di quest’anno.”

Remus mi guarda ancora una volta con il suo solito sguardo di disapprovazione e dice offeso:

“Allora sono anche io sfigato!” Dice ed io non posso fare a meno di ridere, di nuovo.

“Un po'.” Ammette infine ghignando dal ridere.

Remus, visibilmente stufo e offeso, prende la sua borsa e si dirige verso il dormitorio senza proferire una parola e sprezzandomi un’occhiata eloquente.

“E dai!- dico in tono di resa- Scherzavo!” Ma di Remus neanche l’ombra di un cedimento. Sbuffo sonoramente, immergendomi nel morbido della poltroncina e nelle mie fantasie da miglior giocatore di Quiddtich del mondo.

 

 

………

 

Quand’anche Sirius ci degna della sua gradita presenza, con viso alquanto perso tra le nuvole, tutti e quattro ci dirigiamo verso il banchetto di Halloween tenuto dalla scuola. Appena varchiamo la sala Grande noto subito la differenza dal banchetto di inizio anno: i tavoli sono addobbati da grandi e rosse zucche, posate su tovaglie viola notte e al posto delle candele, le quali aleggiavano a mezz’aria nella sala, volano miriadi di pipistrelli.

“Wow.” Dicono all’uniscono James, Sirius e Peter.

Prendiamo posto a metà tavolo e nel mentre aspettiamo che tutti gli studenti affluiscano ai propri tavoli, un sonoro “Crac” fa voltare tutti verso il tavolo degli insegnati. Miriadi di fantasmi, la maggior parte dei quali non ho mai visto ad Hogwarts, sono entrati attraverso la grande vetrata che poggia dietro il tavolo degli insegnanti. Solo ora mi accorgo di quanto siano stravaganti: alcuni sono arrivati a bordo di cavalli fantasma, i quali hanno la testa che penzola pericolosamente di qua e di la, mentre altri entrano reggendo tra le mani un teschio. Tutti gli studenti sono meravigliati e stupiti di questa loro entrata di scena, l’unico a non esserne particolarmente affascinato sembra essere Peter, il quale mi ha preso il braccio destro con una stretta fin troppo salda.

“Buonasera e benvenuti al banchetto di Halloween!- dice il preside Albus Silente, portando lo sguardo di tutti su di lui.- Come avete notato quest’anno hanno gentilmente accettato la mia offerta di venire molti fantasmi da tutto il mondo, ma ora mangiate!” Dice e subito i piatti si riempiono di pietanze di tutti i tipi.

Subito il braccio di Peter molla la presa sul mio e prende la forchetta per cominciare a mangiare.

“Avete visto il barone sanguinario? Pensavo che non sarebbe mai venuto! Fa paura il solo vederlo!” Dice Frank Packiock, un Grifondoro del nostro anno con cui ho parlato in alcune occasioni.

“Ecco perché Peeves non c’è! Sarà sicuramente in qualche corridoio a preparare il suo prossimo scherzo!” Annuncia James.

“Puoi contarci!”Esclama Nick-quasi-senza-testa, oltrepassando il corpo di Peter, il quale urla per lo spavento, attirando molti sguardi su di noi.

“Ho sentito dire che per la rabbia di non poter partecipare, ha intenzione di fare casino tutta la notte.” Annuncia poi il fantasma di Grifondoro, incurante di Peter in preda ad un attacco di paura.

“Lei li conosce tutti i fantasmi?” Chiede curioso Sirius, mentre prende un pezzo di pane.

“Oh ma certo! Sono stato proprio l’altro giorno al complemorte di uno di loro, Lady Stacy, quel fantasma seduta al in fondo al tavolo di Corvonero, è una dei fantasmi più nobili del mondo.” Dice in modo sognate, mentre la sua testa cade poco a poco verso destra.

“Un complemorte? Cos’è?” Chiedo curioso.

Nick-quasi-senza-testa si riposiziona la testa sul capo e risponde in tono pomposo:

“È come il vostro compleanno solo che noi ricordiamo il giorno della nostra morte. Il mio ad esempio è oggi ed ho pensato che per quest’anno sarebbe stato bello festeggiarlo con la festa di Halloween della scuola.”

“Auguri allora.” Esclamo felice, seguito da gli auguri di tutto il tavolo.

Il fantasma di Grifondoro,visibilmente commosso, dice con voce singhiozzante:

“Grazie ragazzi, grazie!” Per poi dirigersi in volo verso alcuni fantasmi in un angolo della sala, intenti a mangiare in un piccolo tavolino.

“Chissà cosa mangiano i fantasmi.” Dice curioso Peter, per poi alzare le spalle ed abbuffarsi nell’ennesimo piatto di pollo.

La serata scorre piacevole tra gli spettacoli dei fantasmi, in cui alcuni si sono staccati la testa dal capo, altri altre parti del corpo, ci avviamo verso la torre Grifondoro stanchi ma felici del nostro primo Halloween ad Hogwarts.

 

……

 

I giorni seguenti al banchetto di Halloween posso catalogarli come i più stressanti che ho passato tra le mura di questo castello. Ogni mattina mi sono svegliato, in preda all’ansia sempre più acuta per il mio compleanno ormai imminente, a lezione non riuscivo a stare attento, beccandomi molti richiami e togliendo svariati punti a Grifondoro.

Mi sveglio in preda al panico in questo gelato tre novembre, quando il sole non è ancora sorto completamente nel cielo. I suoi raggi, via via che passano i giorni sempre più spenti ed esigui, illuminano a malapena la stanza, posandosi delicatamente in un angolo, altrimenti sempre buio.

James, Remus e Peter dormono sonoramente, inconsapevoli di che giorno sia oggi, mentre mi alzo e vado in bagno a cambiarmi e lavarmi.

Come spesso succede quando sono sotto il getto di acqua calda, molti pensieri vorticano nella mia mente, assumendo a tratti sfumature a dir poco disastrose. È da quando ho deciso di rimanere in Grifondoro che non ho più alcuna notizia della mia famiglia, nemmeno da parte di Regulus, mio fratello. Dai miei genitori me lo aspettavo, il loro ego e patriottismo per i Serpeverde passerà loro tra qualche mese, ma da mio fratello non me lo sarei proprio aspettato, non dopo quella promessa così profonda che ci siamo fatti prima che io partissi.

 

- Un gufo plana nella cucina dei Black il giorno del mio undicesimo compleanno. È completamente zuppo d’acqua, segno che l’inverno è ormai alle porte, e porta nel becco una lettera dall’aria importante. Mia madre si alza, scostando la sedia in modo altezzoso e dirigendosi alla finestra con portamento elegante. Non appena vede il destinatario abbozza un debole sorriso, il quale scompare subito, lasciando spazio alle consuete labbra strette e carnose con un accenno rosso di rossetto. Si volta verso di me e mi porge la lettera con le sue unghie nere e ben appuntite. So già che cosa significa questa lettera e non mi serve guardare il sigillo per capire da dove provenga: la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Sono al settimo cielo, le mie paure di non essere ammesso, per qualche motivo strano conosciuto solo da me, si sono placate, lasciando solo lo spazio ad un grande sorriso. Apro la busta, la quale contiene la mia ammissione alla scuola. Mio padre, ancora immerso nella Gazzetta del Profeta, dice in tono solenne e autoritario:

“Complimento figliolo, stai diventando grande ormai!” Dice fiero, per poi posare di nuovo il suo sguardo sul giornale.

L’unico che non sembra felice di questa nuova notizia è Regulus, il quale beve elegantemente il suo latte. Il suo sguardo è fisso sulla lettera che tengo in mano, guardandola come se la volesse incendiare con il solo sguardo. Finisco di mangiare e chiedo a mia madre se posso tornare in camera mia, lo stesso fa Regulus, il quale si dirige con sguardo affranto verso il terzo piano. Lo seguo, richiamandolo dalle scale, ma lui continua imperterrito a salire le scale, senza guardare verso il basso. Determinato a capire cosa gli possa passare per la testa, corro più velocemente del consentito le scale, arrivando appena in tempo, prima che Regulus potesse chiudersi a chiave in camera sua.

Entriamo e ci sediamo sul suo letto a baldacchino, io nel lato destro del letto, lui in quello sinistro. Uno strano silenzio, insolito tra noi due che non riusciamo mai a chiudere bocca quando siamo soli e non in presenza dei nostri genitori, aleggia nella stanza.

“Che succede, Reg?” Gli chiedo, spezzando il silenzio.

Mio fratello si volta verso di me con le lacrime agli occhi. Io e mio fratello siamo due gocce d’acqua: i capelli corvini mossi che ci arrivano fino alle spalle, il naso leggermente lungo ma dal portamento elegante e la bocca abbastanza carnosa, eccetto per gli occhi. Entrambi sono di colore grigio, ma la tonalità è completamente diversa: i miei sono color temporale e sempre fulminei, i suoi di una tonalità rocciosa. Solo un occhio attento può individuare questo piccolo particolare che ci contraddistingue.

Quando lo vedo piangere subito azzero la distanza che ci separa e lo cingo in un abbraccio, il quale inizialmente non ricambia, ma nel quale in seguito perde sé stesso, piangendo lacrime che sono sicuro stesse trattenendo da molto tempo. Rimaniamo così per diversi istanti, poi mi scosto e gli chiedo, guardandolo direttamente negli occhi rocciosi:

“Che c’è Regulus?”

Regulus singhiozza piano, per poi riversare parole colme di tristezza:

“Lo so che dovrei essere felice che sei stato ammesso a Hogwarts,- comincia- ma allo stesso tempo non lo posso essere. Tu prossimo anno andrei lì, dimenticandoti di me perché incontrerai amici e mi lascerei qua da solo….- si ferma, indeciso se continuare o meno- Con loro!” Ammette infine con un filo di voce appena impercettibile.

Sapendo a chi faccia riferimento il cuore mi si spezza. Comprendo il suo turbamento, lo sarei anche io se lui dovesse andarsene e lasciarmi qui da solo con i nostri genitori. Noi siamo, uno per l’altro, l’unica via di fuga da questa famiglia famigerata, che non fa altro che iniettarci di odio verso gli altri, facendoci credere di essere superiori.

Sbuffo e mi dirigo verso un cassetto, dal quale prendo due spaghi. Gli porgo uno dei due e glielo lego al polso, facendo lo stesso con me.

“Reg, io non ti lascerò mai solo. Lo so passerai un anno qua da solo, ma io prometto che ti scriverò spessissimo e quando sentirai la mia mancanza, basterà che guardi lo spago che hai al polso, ricordandoti della mia promessa.”

Regulus si lancia in un abbraccio, facendomi cadere sul letto, mentre io gli sussurro:

“Non ti lascerò mai solo, ricordalo!”-

 

Guardo lo spago che ho al polso, ricordandomi della promessa fatta e mantenuta. Ho scritto a mio fratello una volta a settimana, ma da lui neanche l’ombra di una risposta. Ho paura, paura che possa essere solo in quella dannata casa, da cui sono felice di essermene andato. Paura che le mie azioni possano in qualche modo aver fatto perdere la sua fiducia che riponeva in me, non scrivendomi. E se oggi non dovessi ricevere neanche un biglietto d’auguri da parte sua, le mie paure potrebbero diventare reali.

Scuoto la testa, indirizzando i capelli bagnati da tutte le parti ed esco dalla doccia, incamminandomi verso il dormitorio, dove ormai sono tutti svegli, chi più chi meno.

Non ho detto ai mie migliori amici del mio compleanno per il semplice motivo che gli unici auguri che desidero ricevere sono da parte di mio fratello, ma la mia speranza potrebbe svanire nel momento in cui arriveranno i gufi in sala Grande. Mi salutano tutti con il solito “Buongiorno”, inconsapevoli che oggi compia gli anni. Sorrido come al solito, dirigendomi verso la sala Grande per la colazione, non destando alcun sospetto tra i miei amici ancora assonnati.

Ci sediamo, come di consueto vicino alla Evans e alle sue amiche, mentre James comincia a darle fastidio nel suo solito modo. Sto per immergermi anche io in una conversazione con Remus a proposito della partita di Grifondoro che si terrà la prossima settimana, ma un concitato battito di ali mi blocca. Indirizzo subito lo sguardo verso di loro e quando non vedo il nostro gufo di famiglia, Arturo, tra loro, sto per abbattermi al solo pensiero di aver abbandonato mio fratello, come lui aveva sempre temuto. Un gufo nero però plana verso di me, porgendomi una lettera, dalla quale posso subito vedere la grafia perfetta di mio fratello. Con un sorriso strappo la lettera dal becco del gufo, non chiedendomi la causa per cui non abbia usato il gufo di famiglia, e subito apro la lettera, non ascoltando James, il quale mi chiede chi mi scriva:

 

Caro Sirius,

Buon compleanno!

Mi dispiace non aver potuto rispondere alle tue lettere, mi hanno fatto molto piacere, ma mamma non vuole che io ti scriva. Mi dispiace dirti queste cose il giorno del tuo compleanno, ma voglio che tu sappia che per me non fa alcuna differenza, che tu abbia deciso di rimanere in Grifondoro o Serpeverde, sarai sempre il mio fratellone. Ho dovuto svegliarmi all’alba e chiedere in prestito questo gufo ai nostri vicini, volevo almeno farti gli auguri. Qua mi manchi da morire, le lezioni di disciplina sono diventate ancora più severe da quando te ne sei andato, mamma dice che non devo commettere il tuo stesso errore. Spero che lì vada tutto bene, che tu non stia troppo in pensiero per me, lo sai me la so cavare da solo.

Ti lascio anche il mio regalo, sperando che ti piaccia, e in modo indiretto gli auguri dei nostri genitori.

Ci vediamo a Natale,

Tuo Regulus

P.S Tu continua a mandare le lettere, mi fa piacere leggerle, troverò un modo più comodo per scriverti, promesso.

 

Le sole parole di Regulus sul fatto che le lezioni di disciplina, già dure di loro, siano aumentate, mi fa contorcere lo stomaco, ricordandomi che tutto ciò sia colpa mia. Ma il fatto che mio fratello non sia arrabbiato con me, ma semplicemente rinchiuso dai miei genitori, mi solleva per alcuni secondi.

Solo ora mi accorgo che il gufo a cui ho strappato dal becco la lettera abbia legato alla zampa un piccolo pacchettino. Lo prendo e il gufo si inchina, per poi volare via.

“Sirius, chi ti fa un reagalo?” Chiede curioso James.

Non vedendo risposta da me, prende la lettera lasciata aperta sul tavolo e comincia a leggere, per poi sbottare:

“Oggi è il tuo compleanno e non ci hai detto nulla?” Chiede quasi offeso, ma sento dal suo tono di voce sottilmente serio che ha letto la lettera per intero, capendo la situazione in cui vive Regulus.

“Cosa?” Dice Peter allegro.

“AUGURI!” Urla James, seguito poi da tutti gli altri.

“Grazie.” Rispondo io con tono un po' affranto, ma sfoderando il mio solito sorriso, per non destare troppi sospetti.

“Perché non ci hai detto nulla?” Chiede Remus.

“Io...io...beh non volevo regali.”

“Eppure uno lo hai ricevuto!- Nota Peter.- Che cos’è?”

Tutti gli sguardi del tavolo, anche dei ragazzi più grandi, sono volti su di me, così prendo il pacchetto e lo apro, scoprendone tre pacchetti di cioccorane.

“Se trovi un altro Grindelwald è mio.” Afferma convinto James.

“Scordatelo!” Lo rimbecco io.

Finita la colazione ci dirigiamo verso le serre, per la lezione di Erbologia, ed io rimango un po' indietro con James, il quale sembra indeciso se parlare o meno.

“L’hai letta tutta?” Gli chiedo io secco, mentre lui strabuzza gli occhi dalla sorpresa.

“Io non volevo, ma sì, l’ho letta tutta.” Ammette.

Rimaniamo in silenzio, fino a che non dice:

“Mi dispiace per tuo fratello Sirius, non è giusto che non possa scriverti!”

Lo guardo, sapendo che abbia perfettamente ragione e rispondo:

“Lo so, ma sai cos’è la cosa peggiore?” James scuota la testa in segno negativo.

“Che è tutta colpa mia! Se io non fossi finito in Grifondoro lui potrebbe scrivermi anche tre volte al giorno, se volesse, ma non può, per colpa mia.” Dico e per la prima volta da quando conosco James, rimane senza parole, non sapendo cosa dire a riguardo.

   
 
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