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Autore: Spensieratezza    24/07/2020    2 recensioni
Albus Severus Potter guarda suo fratello pensando che James è come una falena. Bellissimo e luminescente, glorioso. I suoi occhi brillano come lucciole e le sue mani..oh, potesse perdersi in quelle specie di serpenti ammalianti e incantatori che sono quelle mani, ma non può permetterselo, James non dovrà mai sapere che si infiamma se anche solo lo sfiora per sbaglio.
- il titolo della storia è questo e sarà questo definitivamente per un sacco di motivi, che spiegherò
-revisione della storia completata
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Harry Potter, James Sirius Potter, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Riportami all'inizio'
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“Harry, lasciali respirare, non stargli addosso..” diceva Ginny, davanti alle domande incalzanti del marito.
“Va tutto bene, mamma..è ovvio che…lui vuole sapere.” Disse Al sospirando.
Sapevano che sarebbe stato difficile, ma quando sei nella situazione sembra tutto più duro. Ovviamente Harry gli aveva fatto un vero e proprio interrogatorio. Pretendeva di sapere TUTTO quello che provavano, che sentivano, che pensavano.

Harry ancora non riusciva a capacitarsi di trovarsi davanti a lui il suo vecchio preside e il suo vecchio professore e li incalzava con domande sempre più estenuanti, chiedendo loro se si ricordavano delle cose che avevano detto quando erano a Hogwarts, delle cose particolari che avevano fatto. Il problema è che loro non ricordavano proprio TUTTO. Infatti TUTTO aveva più la percezione di un sogno, rispetto a quello che pretendeva Harry, della ricostruzione di qualcosa che avrebbe dovuto assomigliare di più a un film per lui. James fece anche una smorfia stupita quando Harry gli chiese se si ricordasse che Hermione alzava sempre la mano per rispondere alle domande, ma lui non la faceva mai parlare, magari qualche volta solo, quasi obbligato.

James non lo ricordava. Ma era normale visto che si parlava di una vita PRECEDENTE. Non era proprio come cose che erano accadute l'altro ieri, si poteva dire.

“E quando quella volta mi dicesti che avresti voluto dirmi tutto, ma non ce l'hai fatta, perché hai pensato che così giovane, avessi già troppi pesi sulle spalle?” chiese Harry ad Albus. Quella volta addirittura una lacrima traditrice gli cadde da un occhio. Non poteva non ricordarlo.
“Harry!!” disse Ginny.
“Schhhh.” La zittì lui.
Mantenne lo sguardo concentrato sul figlio fino a che Al sospirò ancora, scuotendo la testa.
“É inutile. Non lo ricordo, Har…papà.”
“Ma tu hai detto che ora ricordi chi sei, ricordi tutto!!”

“Ricordare chi sono, non vuol dire ricordare tutto!” precisò Al. “Non è propriamente…non sono ricordi intesi come nel vero senso della parola. Hai presente quando fai un sogno? Ricordi cosa hai sognato, ma tutto in maniera evanescente…ebbene più vecchio è il sogno meno dettagli ricordi, così come un tuo ricordo sarà più sfocato se l’hai vissuto per esempio quando andavi all’asilo…ebbene…prova ora a prendere tutte queste cose, metabolizzarle e pensare a quanto può essere sfocato, per esempio, un ricordo addirittura di un’altra vita.

Harry restò con il fiato sospeso a immagazzinare la cosa.
“Io non..non riesco a immaginarlo.”
“Te lo dico io, è terribile. Tu sai che l’hai vissuto ma..non è nitido. Sai che hai detto quella cosa..ma non ricordi con nitidezza le parole..a volte mi sembra di ricordare tutto, a volte niente..se ci concentriamo..va meglio, ci sentiamo di più…come eravamo prima..ma.. quando facciamo questo.. questo..tutto il resto scompare..” disse Al facendo segno al paesaggio.
“Rischiamo di dimenticare chi siamo adesso, se pensiamo troppo al passato.” Disse James.

“Diosanto..no..non voglio questo, ovviamente. Ovviamente no. Mi..mi dispiace.”
I ragazzi sorrisero.
“Papà…è difficile per me..per noi..dentro di noi abbiamo coscienza di chi siamo stati..ma..poi abbiamo anche questa vita con te..ti abbiamo conosciuto come padre..e almeno per me, mi sembrerebbe troppo strano chiamarti Potter o Harry..capisci?”

“Io lo chiamerei Potter. “ disse James, poi ridacchiò. “Mi dispiace. Per quello che ho fatto. Quella volta. Quando ti ho appeso a testa in giù.” Abbassò il viso.

Harry sgranò gli occhi.
“James..io ti ho già perdonato.” Disse dispiaciuto ma con una nota di dolcezza.

“Ma io no!! Lo ricordo sai? L’ossessione per i malandrini..per..Lily! Io..quando ci penso..mi sembra impossibile che sia capitato a me..che possa essere stato così insicuro, così..debole.  Non riesco neanche a ricordare perché mi piaceva così tanto.  E poi ero così tanto pieno di odio! Non è così che mi hai insegnato ad essere..lo so che quando lo ero..io e te non ci conoscevamo ma..sono davvero giustificato? Soprattutto per come ti ho trattato anche dopo?? Io non..non so perché mi comportavo..ti trattavo così..non so da dove mi veniva tutta questa rabbia..cioè ricordo perchè, ma adesso mi sembrano intollerabili certi atteggiamenti, che prima mi sembravano giusti! Se potessi tornare indietro..farei molte cose diverse.."

“Ma io non vorrei che le facessi, perché tutto quello che avete fatto, mi ha spinto ad avervi qui.”
I ragazzi abbassarono lo sguardo.
“Harry, li stai mettendo in imbarazzo.” disse Ginny.

“Pensi che per me sia facile? Voglio dire questo monello a cui piace il Quidditch e che ho chiamato JAMES, odiava mio padre..e mi ha reso la vita un inferno quando ero a scuola. è difficile anche per me.” rise. “Però sai che, non te l’ho mai detto ma eri affascinante, intrigante, a modo tuo.”
James arrossì.
“Affascinante?”

“Sapevi che molta gente pensava male di te, ma non ti importava. Molti sarebbero crollati sotto i pregiudizi.”
“Ricordo poco..di quel periodo.. ma una cosa lo so.. so che se i miei nervi si sono mantenuti saldi è soprattutto grazie a lui..” disse con dolcezza guardando il fratello.
Al era talmente in soggezione che non riusciva a guardare il fratello.

Al era contento di quelle parole, ma rifuggiva il suo sguardo. Gli facevano piacere le sue parole, ma paradossalmente era più imbarazzante quella situazione, che se li avessero beccati a dirsi parole come due amanti. Forse perchè nelle loro vecchie vite, non erano abituati a parlare del loro rapporto davanti a Harry o a qualsiasi altro dei loro studenti e farlo adesso davanti ai loro genitori.. parlare del loro rapporto come Silente e Piton..era imbarazzante. Silente e Piton non l'avevano mai fatto.Tutto sommato gli piaceva quello che diceva.

“Mi fidavo di te. Sapevo che non mi importava cosa dicessero..anche se a volte mi hanno fatto perdere la pazienza…Harry..” disse colto da un pensiero improvviso.
“Sì?”
“Fanny..che fine ha fatto?” disse con lo sguardo trepidante.
Harry lo guardò e Albus riconobbe il verde smeraldo che brillava e gli aveva fatto amare gli occhi di Harry.

“Partita..andata via..da quando tu..da quando..” deglutì. Si mise una mano sul viso.
Ginny andò a abbracciare il figlio.
Albus sbattè gli occhi.
“Ohhh..io..non me lo ricordo. Così come non ricordo la mia morte.”
“Ma avevi detto che è stato per questo che il professor..”
Albus lo fermò.

“Erano solo sogni. Non ricordi veri. Non li abbiamo sentiti come nostri. Non ancora. “
“Erano ancora i ricordi di qualcun altro. Ufficialmente possiamo dirti che i nostri ricordi, per così possiamo dire, si fermano a quando eravamo ancora a scuola.”
“Harry..io.,non ricordo degli horcrux..” disse Albus tentennante. “Così come non ricordo di Lumacorno, come non ricordo di esser stato ossessionato da un anello al punto da perdere la mia mano destra.” Disse alzandola.

Ginny stava per prendergli la mano, ma James la precedette e gliela strinse.
“Incosciente.” Disse James, muovendo i pollici piano dentro il palmo di Al in una sorta di languida carezza.
Harry rimase in soggezione, contemplando l’amore fraterno che legava i suoi figli.
Come uscendo da un sogno disse:
“Tu lo ricordi..”
“Cosa??” disse bruscamente James.

“Lo so che non lo ricordi davvero..ma la tua mente..anche a livello inconscio..lo ricorda..sei stato tu a curare la mano di Silente, quando si ferì.”
James imbarazzato lasciò andare la mano del fratello. Al d’altra parte sentì subito la mancanza di quel contatto.
“Davvero tu..?” gli chiese Al, stranito e meravigliato.
“Io…io non me lo ricordo.” Disse James guardando in terra e Al trovò che qualcosa nella sua timidezza seppur celata di orgoglio lo facesse sembrare proprio …LUI.

E seppe senza sapere perché, che aveva sempre amato questa sua caratteristica.
“Che ne direste se la smettessimo di parlare di queste cose tristi e non facessimo tutti un bel bagno? Dai su coraggio! Non voglio più sentir parlare di morti o malattie per almeno due o tre ore. Facciamo anche quattro!” disse Ginny battendo le mani e indicando il fiume.
“è una buona idea.” Sorrise Harry, precedendo i figli a sfilarsi i vestiti e a restare in costume.
 
Quando si tuffò, venne preso in giro dalla famigliola e dalla moglie che lo rimproverò di essere più bambino di loro. Subito dopo loro li seguirono.
Harry si sentì felice mentre spruzzava l’acqua ai suoi ragazzi e a Ginny.
E si sentì anche assurdamente in colpa, terribilmente in colpa.
Che cos’aveva fatto? Aveva tradito Ginny. Per un sogno..una fantasia adolescenziale.

Avevano già così tanto. Perché aveva dovuto desiderare di più? Oltre quello che era lecito?
Oh, sarebbe stato punito tremendamente per quello.
 




Quando riemersero dall’acqua e fecero tutti e quattro un bel picnic, Harry  vide con la coda dell’occhio Al insistere per mettere la crema solare sulla schiena del maggiore.

Questa storia delle reincarnazioni li aveva davvero uniti tantissimo. Erano complici come non lo erano stati mai.
Beh, dopotutto, realizzare di essere già vissuti e di essere morti entrambi in un’altra vita, sono una di quelle cose che unirebbero pure i peggiori fratelli del mondo, riflettè.
Sorrise per un attimo, rendendosi conto che Severus mai avrebbe accettato così candidamente di farsi mettere la crema sulla schiena da Silente. Crede che avrebbe potuto perfino schiantarlo se ci avesse provato.

Ma la personalità di un individuo cambia così tanto nel corso della propria vita e quindi figurati come poteva stravolgersi in un’altra.
Si accorse che nel suo cellulare c’erano dei messaggi di Ron e anche di Hermione.
Separati, come se stessero facendo vita separata ormai.

Per un attimo non seppe cosa avrebbe raccontato loro.Sapeva già cosa volevano sapere e per un attimo l’idea di parlare con loro dei suoi figli accomunandoli a quei maghi che tanto aveva amato e odiato in egual misura, gli sembrò folle, e la sua testa vibrò. Era ancora così difficile accettarlo.
La sua mano tremò. Cercò di rispondere almeno a quelli di Hermione, che voleva sapere come era andata con i suoi ragazzi, come stavano, come stava lui, ma la mano tremava così tanto che riusciva a malapena a tenere in mano il telefono.

Come Draco quel giorno…
“Papà, va tutto bene?” chiese Al sospettoso.
“Sì..sì..mi gira solo un po' la testa. Mi stendo un po'”

 Il ricordo di Draco che aveva quasi ucciso Silente quella volta, tornò di prepotenza nella sua testa ma cercò di scacciarlo come meglio potè, cercando di approfittare dei raggi del sole come distrazione.
Ritornavano sempre più di frequente, ultimamente. Lo tempestavano come se fosse ancora un ragazzino, un ragazzino che non era mai cresciuto, fosse un eterno Peter Pan che stesse ancora cercando di ritornare alla sua isola che non c’era.
Ma lui era ormai adulto e l’isola poteva essere raggiunta solo dai bambini.

Era diventato adulto, non sapeva più la strada per l’isola che non c’era.
Non era più in grado di orientarsi grazie alle stelle.
Eppure una volta ne era in grado, era in grado di riconoscere quell’unica stella tra tutte, di vederla lontano e di non perderla mai di vista.
Ma quegli anni erano lontani.

Non era più in grado di diventare amico degli elfi domestici, di domare draghi selvaggi e ippogrifi diffidenti e scorbutici con il mondo.
Non era più in grado di instillare pietà in un uomo marcio come Codaliscia.
 
Una lacrima solitaria e traditrice scivolò via dal suo viso, nonostante cercasse di nascondere gli occhi sotto il cappellino e gli occhiali da sole.
Ron, dove sei?
Vorrei che fossi qui con me.

Al e Jamie…sono loro..ma non sono più davvero loro come prima..
Ricordano cose che non hanno vissuto..ma il loro animo è come quello di due ragazzini..
Come è giusto che sia..come è normale..non posso turbarli più del dovuto..non oso parlare con loro neanche di Voldemort..perchè potrebbe turbare James..

E sono..diosanto sono geloso dei ragazzi..mi faccio schifo.
Sono geloso perché loro possono rivivere dei tempi che non torneranno più per noi..li rivivono di nuovo..e il castello..il castello esplode di nuovo nella mia testa..non riesco a liberarmi..forse sto impazzendo? Dio..Ron..forse sono da manicomio..sto avendo un crollo nervoso..

Ma perché non sono morto quel giorno? Sarebbe stato meglio per tutti.
Vorrei che fossi qui con me..baciami..stringimi..fammi..morire..
 
Un’altra lacrima sfuggì al suo controllo..maledette emozioni.. e scivolò sulla sua bocca stavolta. Il sale sulla lingua.
Un corpo che si sdraiava sopra il suo lo fece irrigidire ma poi si rese conto che era solo suo figlio maggiore James che gli dava un bacio sulla fonte.

“James! Mi hai fatto spaventare!”
“Stavi piangendo. Ti ho visto.”
“Non dire sciocchezze, il sole mi fa lacrimare.”
“Papà…io..è qualcosa che ti ho detto? Ti ha ferito?”
Lo guardò.
“Ma che stai dicendo?”
“Non voglio più ferirti. Mai più.”
“Oh, James.”

Lo abbracciò. Quelle scene stavano diventando frequentemente sempre più sentimentali e un po' se ne vergognò, ma come ci si comporta in questi casi? Non lo sapeva e sapeva anche che non aveva più un equilibrio mentale dopo quella storia.

Mentre abbracciava James, per un attimo il pensiero che lui fosse Piton  e l'altro suo figlio fosse Silente, lo sopraffece di nuovo, ma si impose di calmarsi.
“Smettila. Ti voglio bene, lo sai. E finalmente posso dirtelo senza rischiare dei punti in meno alla mia casa.”
James si imbronciò.

“Un minorenne che vuol bene a un professore. Ohhh tutto questo è..molto indecente.” Scimmiottò, Harry rise e James rise di riflesso, appoggiando poi la fronte alla sua.
Al rise poco distante, li guardava e aveva provato gli occhiali di Harry in un chiaro intento di cercare di fondersi con l'altro sè.
Reminescenze di due occhiali a mezzaluna lo frastornò ma non faceva male stavolta.
Quell’immagine incredibilmente lo fece sentire bene.

Lily fece una foto e minacciò Albus di mandarla a Rose. L’altro cercò di prenderle il telefono.
“E comunque, posso sempre darti ancora il tormento. Sappilo.” Disse James guardandolo a due centimetri con un ghigno malandrino che gli ricordava la perfetta somiglianza non più solo di Felpato e Ramoso, ma anche di lui. Piton.
Sì. Piton non rideva mai, il suo era più un ghigno, ma non si poteva non dire che era accattivante il suo sguardo. Guardò James e gli occhi gli ridevano ed era proprio LUI.

“Lasciami. Basta con le smancerie adesso. Sei..esageratamente melenso!” disse James cercando di districarsi, forse in una ultima speranza di riacquistare la vecchia dignità serpentese che lo aveva contraddistinto, Harry trovava la cosa divertente ma avrebbe preferito la smettesse di cercare di somigliare così tanto a LUI, soprattutto quando James , che era di solito poco incline alle affettuosità, cedeva e si lasciava coccolare; infatti Harry lo tenne fermo e lo abbracciò. Lo cullò. Anche in maniera comica, fino a che il ragazzino non poggiò la testa sul suo torace e sospirò.
E allora la scena cambiò. Da comica divenne quasi dolorosa per la tenerezza.
Harry sentì il cuore battere forte, come delle farfalle. Ma erano diverse da quelle provate con Ron.

Questo era l’amore che diventa devozione, cura, amore incondizionato.
L’amore dopo essere stato odio.
Gli faceva uno strano effetto, sentire quelle cose per l’uomo che l’aveva odiato per tutto il periodo della scuola, ma poi si rese conto che questo affetto e protezione incondizionata, in fondo c’era già. Non lo aveva in fondo, protetto da tutta una vita, per ordine di Silente?
 
“Mmmm..forse non è stato in fin dei conti..tempo perso..proteggerti per tutti quegli anni..”
Il suo cuore perse quasi un colpo. James aveva sussurrato sul suo petto e sentì il cuore accelerare.
“Sì..il mio miglior lavoro..” disse ancora senza guardarlo.
 
Era incredibile. Quando sei un ragazzino, hai quello spirito, quell’essere candido..dici cose che da grande non diresti mai.
Harry aveva dovuto attendere la sua morte e avere un figlio per sentirsi dire certe cose.

E nessuna parola poteva produrre musica più bella di quelle appena pronunciate.
   
 
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