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Autore: Picci_picci    26/07/2020    3 recensioni
Marinette era entrata in quel loop due anni fa e proprio non riusciva ad uscirne. Così come non riusciva ad uscire dalla relazione malsana che aveva intrapreso con Chat Noir, ma doveva mettere un punto a questa storia. E un buon punto di inizio sarebbe stato allontanarsi dalle labbra del suo chaton.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rivelazioni di vita'
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“Guarda là, come siamo felici!”, esclamò Alya durante la loro conversazione.
Era mattina presto e avevano deciso di fare colazione insieme al bar vicino alla facoltà di Alya, prima che quest’ultima dovesse andare a lezione e prima che Marinette dovesse andare da monsieur Agreste.
“Ovvio che sono felice! Mancano pochissimi giorni all’inizio della settimana della moda e io potrò partecipare a tutti gli eventi! Certo, è vero che il signor Agreste non mi lascia in pace un minuto, e praticamente sono più in atelier che in facoltà o in casa mia, se è per questo, ma sono così elettrizzata, Alya.”
“Bè”, rispose lei ridendo, “io mi riferivo ad Adrien, ma sono contenta di sapere anche questo.”
Marinette arrossì e sorrise, poi si portò alle labbra la tazza con il cappuccino, che finì.
“Adrien è semplicemente...fantastico. Davvero. E non lo dico perché sono di parte, ma...mi fa sentire come una principessa, come una delle cose più preziose che ha. È bello, Alya. È bello sentirsi amati.”
Alya sorrise e le strinse una mano, “i tuoi l’hanno presa bene?”
“I miei adorano Adrien, dico sul serio. È diventato il cliente preferito di mio padre, incredibile quante cose riesca a mangiare...per non parlare delle brioches, va pazzo per le brioches. I miei genitori sono contenti che io sia felice e sono convinta che mia madre stia già preparando il nostro matrimonio. Gabriel, invece, è stato felice. L’ha dimostrato a modo suo, intendiamoci, però è contento e sta migliorando molto.”
“Chi l’avrebbe mai detto che Gabriel Agreste ha un cuore?”
Marinette annuì e guardò l’ora, “Alya, devo andare o non arriverò mai a Villa Agreste in orario.”
“Va bene, amica mia”, disse Alya ridendo. 
Si abbracciarono e si salutarono velocemente.
“Marinette?”
“Dimmi.”
“Non pensavo che l’avrei mai detto, ma Adrien ti sta facendo bene. Finalmente rivedo la mia dolce amica e non quella che eri fino a qualche settimana fa.”
“Lo so”, rispose lei semplicemente e uscì dal locale. Bene, se non voleva arrivare in ritardo avrebbe dovuto muoversi. Si nascose in una stradina là vicino e poco frequentata, “Tikki.”
“Non si usano i poteri a scopi personali.”
“Lo so, ma è un’urgenza. Se arrivo di ritardo, il signor Agreste mi licenzia.”
“Sappiamo entrambe che non lo farebbe mai. Poi se la dovrebbe vedere con un bel gatto nero.”
Marinette accarezzò il capino della sua kwami, “quindi?”
“Basta dire due paroline.”
“Tikki, trasformami.”

***

“È una brioches quella che stai mangiando?”, chiese suo padre entrando in sala da pranzo.
“Probabile.”
“Togliamo il probabile, è una brioches ed è la terza che si mangia”, esclamò il kwami.
“Vuoi ancora mangiare camembert?”
“Vuoi ancora diventare Chat Noir per andare a trovare la tua bella?”
Adrien lanciò un’occhiata a suo padre che nel frattempo si era seduto e si versava una tazza di caffè.
“Plagg sta buono, non vorrai impedire a due giovani amanti di incontrarsi”, commentò Gabriel.
“Lo sai?”, chiese stupito Adrien.
“Certo, mica sono nato ieri”, disse il padre, “ poi una settimana fa ho installato un nuovo sistema di sicurezza e delle nuove telecamere.”
“Cosa avevamo detto sui sistemi di sicurezza?”
“Ho detto che non ti segregavo più in casa, non che non ti avrei sorvegliato. E poi è l’ultimo allarme uscito, con anche un sistema ad infrarossi.”
“Come non farsi prendere dalla voglia di comprarlo?”, chiese retorico Adrien, “Papà.”
“Sì?”
“L’allarme si trova anche nel mio appartamento?”
“Ovvio, per chi mi hai preso? Un'idiota?”
“No, per mio padre”, disse addentando un’altra brioches.
“Basta dolci, tra quattro giorni inizia la settimana della moda.”
“Ma gli ha fatti il padre di Marinette. A proposito dovresti assaggiarli, sono favolosi.”
“Questo non lo metto in dubbio.”
Gabriel prese un macarons e lo addentò, mentre guardava sul tablet gli ultimi preparativi per la sfilata della sua maison.
“A proposito di Marinette, sai dov’è?”
“L’ho chiamata stamattina per darle il buongiorno e la chiamata è finita con lei che mi urlava ‘Adrienn!’ con una voce così forte che mezza Parigi l’ha sentita.”
“Cosa hai detto a quella povera ragazza?”
“Signor Gabriel, vorrà dire cosa non ha detto a quella povera ragazza”, esclamò Plagg.
“Ehi, perché pensate che sia colpa mia?”
“Perché?! Mi vieni anche a chiedere perché? Perché sei un dannato gatto pervertito in perenne calore e..”
“Plagg, dovresti calmarti”, disse Noroo volando vicino al kwami dalla sfortuna.
“Calmarmi? Calma è il mio secondo nome.”
“No, il tuo secondo nome è rottura”, disse Adrien con la testa tra le mani.
“Senti, moccioso..”, ma si interruppe vedendo un lampo rosso nel cielo, “è arrivata la tua bella.”
Adrien sorrise e bevve il suo succo d'arancia. 
“Chi l’avrebbe mai detto che Ladybug era una ritardataria?”, chiese retorico Gabriel.
“E chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stata l’amore della mia vita?”, rispose Adrien con un sopracciglio alzato, “o sì, io l’avevo detto.”
“Sdolcinato”, commentò secco Plagg.
“Figliolo”, iniziò Gabriel, “non farti scappare questa ragazza.” 
Adrien sorrise e mentre stava per rispondere al padre, si sentì un rumore e a seguire un gemito di dolore.
“È ufficialmente arrivata Marinette”, concluse il ragazzo.
Come a testimonianza delle sue parole, la porta si aprì e velocemente entrò la ragazza in questione.
“Buongiorno signor Gabriel, mi scusi per il ritardo”, disse porgendogli un fascicolo mentre provava a togliersi il foulard intorno al collo.
Gabriel annuì e prese a sfogliare i fogli appena arrivati, “non preoccuparti, stavamo ancora facendo colazione.”
“Bello il fatto che la mia ragazza arriva e saluta mio padre prima di me.”
“Sei per caso diventato un famoso stilista questa notte e io non ne sono a conoscenza?”, chiese Marinette.
“No, l’unico stilista famoso della famiglia sono io”, disse con un sorriso Gabriel.
“Allora, mi spiace Chaton, ma saluto prima tuo padre.”
Adrien imbronciò le labbra e borbottò qualcosa.
Marinette gli si avvicinò da dietro, gli mise le mani sulle spalle e si abbassò fino a dargli un bacio, “per farmi perdonare, ti ho portato dei macarons di mio papà.”
“Ma sì, diamogli altri dolci, tanto non ne ha mangiati abbastanza.”
“Plagg, silenziati se vuoi mangiare altro camembert.”
“Silenziati tu, ragazzino, se vuoi..”
“Basta!”, li interruppe Tikki, “possiamo fare colazione in pace?”
I due si guardarono con gli occhi verdi assottigliati, poi alzarono le spalle.
“Tikki”, esclamò il signor Agreste, “ti ho preso dei biscotti con le gocce di cioccolato.”
“Grazie mille, Gabriel.”
Così i kwami si misero tutti e tre insieme a fare colazione al centro del tavolo.
“Sta procedendo tutto bene?”, chiese Marinette al signor Agreste.
“A parte l’incapacità di alcune persone, procede tutto secondo i piani. A proposito, oggi abbiamo le prove della sfilata, quindi Marinette recati subito là, controlla che abbiano montato tutte le luci e che gli abiti siano perfetti e con le modifiche che abbiamo concordato insieme. Vai pure con Natalie, tra poco dovrebbe partire, io vi raggiungo più tardi.”
“Va bene, signor Agreste”, rispose Marinette con un cenno del capo.
“Oh e ti prego, fammi trovare altri macarons di tuo padre e un caffè.”
“Certamente”, disse Marinette annotandosi tutto mentalmente.
“Oh, capisco, tu puoi mangiare i macarons, ma io non posso mangiare le brioches?”, replicò Adrien.
“Sei tu il modello, non io.”
“Vedi, è qui che viene fuori la tua indole malvagia. Dovevo capirlo che solo tu potevi essere Papillon.”
“Tutto questo perché ti sta negando del cibo?”, domandò con un sorriso Marinette.
“Il cibo non si nega!”, esclamarono allo stesso momento Plagg e Adrien.
Tikki rise divertita, “ora si spiega perché Adrien è il portatore del miraculous del gatto nero. Sei identico a Plagg.”
I due in questione la guardarono indignati.
“Non provare più a dire una cosa del genere, quel ragazzino non mi assomiglia.”
“Per l’amor del cielo, Tikki, no!”
Marinette rise di cuore e dopo aver recuperato tutte le sue cose si avvicinò ad Adrien.
“Vado, Chaton, ci vediamo dopo.”
“Sicuramente, my lady”, rispose lui lasciandole un bacio a stampa sulle labbra, “fa attenzione.”
“A-anche t-tu.”
“È incredibile che tu balbetti ancora.”
Marinette sbuffò, diventato ancora più rossa, e borbottò qualcosa che Adrien non comprese appieno, ma captò qualche parola come ‘è tutta colpa tua’, un ‘sei tu che sei troppo bello’ e ‘come mi sono potuta innamorare di te?’.
Adrien rise e le baciò la fronte, “ma è anche per questo che ti amo.”
Marinette si immobilizzò e lo guardò con occhi sgranati, lui in risposta ghignò.
“L’hai persa definitivamente”, esclamò Plagg.
“Amore della mia vita, ci sei?”
“Mi ha chiamato l’amore della sua vita”, rispose lei in trance.
Adrien si guardò intorno spaesato e divertito allo stesso tempo.
“Ci penso io”, esclamò Tikki volando davanti alla sua protetta.
“Marinette? Marinette, dai”, disse scuotendola.
“Tikki, dammi un pizzicotto, non mi sembra ver- Ahi!”
“Me lo hai detto te.”
“Almeno è tornata tra noi”, esclamò Gabriel.
Marinette guardò Adrien, poi Gabriel e continuò così per altre tre volte.
“Che figura! Perché non si apre una voragine, quando serve?!”
“Che io sappia non abbiamo un sotterraneo o roba simile”, disse Gabriel con nonchalance.
“È vero, ma abbiamo un fantastico covo segreto dove mio padre allevava farfalle.”
“Adrien”,iniziò lui.
“Che ho detto?”
“Adrien.”
“È la verità!”
“Ti akumattizzo, figliolo.”
“Cosa si era detto sulla questione dell’akumizzare le persone? Non si fa, papà.”
“Per te, faccio uno strappo alla regola.”
“Okay, va bene”, esclamò Marinette mettendosi in mezzo, “io vado, signor Gabriel.”
Si girò verso Adrien lasciandogli un bacio a fior di labbra, “Tikki, Plagg, Noroo, venite vi tengo io nella borsa.”
Così si incamminò fuori dalla sala da pranzo, pronta ad uscire insieme a Natalie.
“Ah, Adrien.”
Lui si girò a guardarla. “Ti amo anch’io”, poi andò via.
Rimase perplesso un attimo, poi sorrise, “è unica.”
“Concordo”, disse Gabriel, “ l’ho capito quando ha deciso di perdonarmi e di non consegnarmi alla giustizia.”
“Io l’ho capito dal momento che ha giurato di proteggere Parigi e tutti i suoi abitanti da te.”
“Siamo spiritosi, oggi?”, domandò Gabriel con un sopracciglio alzato e un sorriso sul volto.
“No, siamo divertenti. Solo che è qualcosa che tu non capisci, papà.”
“Ti akumatizzo.”


Angolo Autrice
Bene, siamo ufficialmente arrivati alla fine di questa storia, la mia primissima vera storia. Anche se corto, è stato un bel viaggio che mi ha permesso di crescere.
Voglio ringraziare tutte le persone che nella loro quotidianità hanno trovato un posto per queste mie parole, a tutte quelle persone che hanno aggiunto la mia storia nelle preferite, a tutte quelle persone che mi hanno seguito fin qui e che hanno commentato questa storia. Un ringraziamneto speciale a tanomax che ha sempre avuto parole di incoraggiamento e di apprezzamento per me e questa storia.
Grazie per aver concluso questo viaggio con me,
Un abbraccio,
Cassie.
   
 
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