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Autore: Deruchette    27/07/2020    3 recensioni
[La storia segue lo svolgersi degli eventi dall'epilogo di "Hunger Games" all'epilogo di "Mockingjay"]
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Katniss e Peeta, gli Innamorati Sventurati del Distretto 12, i vincitori della 74esima edizione degli Hunger Games.
La loro storia è sotto gli occhi di tutti ma solo in pochi sanno che, in realtà, si tratta solo di finzione. La mossa strategica che li ha portati via dall'arena è costretta a continuare anche adesso che il sipario inizia a calare sull'ultima edizione dei giochi.
E se ad un certo punto la finzione si trasformasse in realtà?
Cosa succederebbe se gli Innamorati Sventurati fossero realmente innamorati?
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Dal capitolo 6:
"È evidente, chiaro come il sole, che è tutto cambiato. Che il ragazzo che all’inizio di quest'avventura consideravo un semplice amico, un alleato, adesso è diventato qualcos’altro. Per settimane mi sono chiesta se non fosse sbagliato nei suoi confronti recitare la parte della brava fidanzatina conoscendo la reale portata dei suoi sentimenti, sapendo che io non provavo la stessa cosa. Non sarebbe tutto più semplice se ti amassi?, la domanda che ronzava costantemente nella mia testa.
Ora lo so. Non solo è più semplice, più normale. È diventato anche necessario. Necessario come l’aria che respiro."
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In The Still Of The Night - 11

In the still of the night

 

 

 

 

 

11.

 

Ho mantenuto la promessa fatta a Peeta: non sono più uscita a caccia nei boschi. Non è stato poi così difficile, complici anche una serie di fattori non di poco conto.
Il giorno dopo la fustigazione di Gale, sul Distretto 12 si è scatenata una vera e propria tempesta di neve che ha completamente tagliato fuori il Villaggio dei Vincitori dal resto delle abitazioni, e del Distretto, per diversi giorni. Neanche volendo avrei messo il naso fuori di casa.
Appena la neve si è placata, sono venuti a casa due Pacificatori, mandati dal capo Thread, per informarmi che da quel momento in avanti sarebbe stata riattivata la corrente lungo tutto il perimetro della recinzione. Ho finto indifferenza sulla questione e li ho ringraziati per l’informazione, anche se credo di non essere stata molto convincente; non so mentire, ma spero che non lo abbiano capito. Inoltre, dovevo trasmettere la notizia anche a Gale, mio “cugino”, affinché smettesse di cacciare di frodo nei boschi; ma dubito seriamente che Gale voglia riprovarci dopo quello che ha passato. Che sta ancora passando, perché ci vorrà ancora un po' di tempo prima che si riprenda del tutto e possa tornare in miniera.
Il mio viso migliora piano piano, ma migliora. Il gonfiore sta svanendo, lasciando posto al livido intorno all’occhio e al segno dell’unica frustata che ho ricevuto. Mia madre dice che sbiadirà fino a non vedersi più; questo, almeno, mi ha dato del tempo in più. Tempo per riprendermi, e per ritardare il tanto temuto servizio fotografico in abito da sposa che tutta Capitol attende di vedere.
Il matrimonio prosegue, ed ormai è ufficiale: è un evento che non si può più rimandare. Io e Peeta diventeremo marito e moglie sul finire di agosto. Dopo le eclatanti emozioni degli Hunger Games, saremo io e Peeta a crearne delle altre per i cittadini capitolini; non potremo mai lasciarli a secco di divertimento! Haymitch, in uno dei rari momenti in cui non è stato sbronzo durante la tormenta, ha ricevuto ordini e notizie da parte di Effie riguardo l’argomento.
- Mi ha chiesto se mi piacerebbe condurti all’altare – ha detto, ridendo.

È mio padre l’unica persona che ha il diritto di condurmi all’altare, penso, ma taccio. Semmai mi fossi sposata per mia libera scelta, e se non fosse rimasto ucciso in quell’incidente in miniera, ci sarebbe lui a tenermi sottobraccio, a sostenermi mentre mi accingo a cominciare un nuovo capitolo della mia vita con l’uomo che amo. E invece, nulla di tutto questo sta per accadere.
Quando la neve smette di cadere ed il viottolo che separa il Villaggio dei Vincitori dalla piazza viene pulito, io e Peeta facciamo tappa alla panetteria della sua famiglia. Nel farlo, ci ritroviamo davanti uno spettacolo piuttosto inquietante: la piazza si è trasformata.

Succederà ben poco durante la tormenta: questo abbiamo pensato, ingenuamente. Ed invece, il palo delle fustigazioni è sempre lì, e recinti di detenzione, una forca e una gogna si sono aggiunti a fargli compagnia. Il Forno è stato incendiato, e dense nuvole nere si levano verso il cielo. Penso a tutte le persone che si sono guadagnati da vivere tutti i giorni lì dentro: Sae la Zozza, Ripper, e tutti gli altri. Come faranno ad andare avanti, da adesso in poi?
Anche al 12 stanno applicando le stesse rigide misure restrittive che io e Peeta abbiamo visto negli altri Distretti durante il nostro Tour: questi sono gli effetti che quelle rivolte, quei deboli tentativi di ribellione hanno portato. E Gale voleva scatenarle qui? Come poteva riuscirci? Agli abitanti del 12 è bastato vederlo cadere sotto i colpi della frusta di Thread per mollare la presa. La recinzione elettrificata, gli strumenti esposti nella piazza, il Forno che brucia… serve altro per sedare una rivoluzione?
- Dov’è che volevi andare? – Peeta si riferisce al mio tentativo di fuga nei boschi.
Da nessuna parte, voglio andare.

 

I giorni e le settimane successive trascorrono inesorabili. Lenti, grigi, costellati dalla paura e dall’oppressione che il regime del terrore di Thread ha imposto su tutto il nostro Distretto.
Il commercio di contrabbando e le attività vietate che fino ad ora gli abitanti erano riusciti a tenere su sono stati aboliti completamente, e tutti coloro che violano i nuovi ordinamenti, che vengono beccati a vendere o a comprare illegalmente, sono puniti sul posto del reato. Ci sono state altre fustigazioni, altre giornate di dolore… ma fino ad ora, non c’è stata nessuna esecuzione. Temo il giorno in cui avverrà la prima.
La borsa di mia madre è sempre pronta, ormai. Vengono a chiamarla quasi tutti i giorni per aiutare chi è stato beccato nel momento sbagliato a fare la cosa sbagliata. Quando non è possibile portare da lei il malato, allora è lei ad andare dal malato. Va da sola il più delle volte, non porta quasi mai con sé Prim: è molto più sicuro per lei restare al Villaggio dei Vincitori, e la mamma si sente più tranquilla sapendo che ci sono io insieme a lei. Anche io sono tranquilla sapendola al sicuro; vederla nello studio mentre fa i compiti è una piccola consolazione, che però non scaccia del tutto la preoccupazione per la mamma. E quando torna a casa, sempre molte ore dopo averla lasciata, sento un macigno che abbandona il mio cuore e mi abbandono al sollievo.
A risentire delle punizioni sono soprattutto coloro che sbrigavano i loro affari al Forno; pochi giorni fa Ripper, la donna senza un braccio che contrabbanda l’alcol, era alla gogna. Le scorte che Haymitch teneva in casa terminano presto, e la mia, che tenevo in caso di emergenza, non dura neanche due giorni. Lo stesso vale per quella di Peeta. L’uomo risente moltissimo della mancanza del liquore che per anni gli ha ottenebrato la mente, e adesso è scivolato in una sorta di astinenza nervosa. È difficile stare con lui in casa, è difficile osservarlo senza poterlo aiutare in nessun modo.
I Giorni dei Doni sono stati sospesi. Le miniere sono state chiuse per diverse settimane, costringendo le famiglie dei minatori e gli stessi a subire anche quelle privazioni che quel misero lavoro aveva risparmiato loro fino a questo momento. Distribuire cibo, come mi era già capitato di fare altre volte, non è sufficiente ad aiutarli. E quando, finalmente, le miniere riaprono, aumentano le ore di lavoro.
Gale, ripresosi dalle ferite, si ritrova a vivere costantemente al buio: entra nelle miniere che il sole non è ancora sorto e ne esce quando è già calata la sera. La sua famiglia stenta ad andare avanti. Hazelle, che dalla morte del marito era riuscita a racimolare il suo giro di bucato da lavare, adesso non ha più clientela. Rory ha fatto richiesta per le tessere, e Gale non l’ha presa per niente bene: né io, né tantomeno lui, volevamo che Prim e i suoi fratellini le prendessero. Perché prendere le tessere significa che il tuo nome può essere inserito più volte nella boccia della mietitura, ogni anno per sette anni, finché non diventi maggiorenne. L’anno scorso il nome di Gale, al suo ultimo anno obbligatorio alla mietitura, era scritto su quarantadue striscioline di carta. Il mio, a soli sedici anni, su venti. Non è più tornato a parlare di ribellione, e anche se da un lato ne sono sollevata, dall’altro rimango terrorizzata: perché il non parlarne non vuol dire che ha gettato la spugna. E tutto quello che vede ogni giorno al Distretto non può fare altro che fomentare le sue intenzioni.
Almeno per la sua famiglia abbiamo potuto fare qualcosa di concreto. Dato che l’abitazione di Haymitch verte da anni in uno stato pietoso, abbiamo pensato ad Hazelle come possibile governante. È stato un po' difficile convincere quel cocciuto ad assumerla, ma sa anche lui che è stata la cosa più giusta da fare. Adesso la sua è totalmente un’altra casa: pulita e arieggiata, sembra quasi accogliente, e Hazelle gli lascia sempre qualcosa di buono in cucina. Ma Haymitch, scorbutico e iroso a causa della mancanza di liquore, se ne accorge a malapena.
Sono talmente concentrata sulla miseria e il terrore che aleggiano fino a casa mia che quasi dimentico la questione “matrimonio”. È l’arrivo di una cassa piena di abiti da sposa a farmelo tornare in mente con prepotenza. Soltanto sollevare il coperchio mi fa venire un attacco di panico: pizzo, seta, raso, perle, brillantini, tulle… tutto questo mare di tessuti mi fa girare la testa. La cassa è accompagnata da un bigliettino rosa profumato – inconfondibile – da parte di Effie, che mi informa che tutti gli abiti che mi sono stati recapitati hanno avuto l’approvazione del presidente in persona.
Perché? Improvvisamente, è diventato un compito del presidente scegliere l’abito con cui andrò all’altare?
- Sono meravigliosi, Katniss! – Prim ha gli occhi che brillano dalla gioia, davanti a tutto quel lusso. Estasiata, non ha quasi il coraggio di toccare il tubino cosparso di cristalli che le sta davanti.
Io non riesco ad essere coinvolta come lei.
Il giorno dopo, quando ne parlo a Peeta, lui ride per il terrore che provo per quegli abiti. – Mica ti mordono! – esclama.
- Lo so che non mordono! – ribatto, piccata. Si becca un pizzicotto sul braccio per questo, ma lui subisce senza fiatare. È tremendamente divertito dalla cosa.
- Riesci ad andare a caccia senza porti problemi, e adesso hai paura di due pezzetti di stoffa?
- Peeta!
- Scusa – ridacchia, dandomi un bacio leggero sulle labbra per fare la pace. – Secondo me starai benissimo con ogni vestito.
- Senti chi parla! Non sei mica tu, quello che dovrà indossarli per ore – borbotto.
– Puoi sempre trovare il lato divertente della situazione, no?

 

La neve non si è ancora sciolta del tutto quando arriva il grande giorno: quello del servizio fotografico. Haymitch è riuscito a rimandarlo di settimane rispetto alla data che era stata prefissata all’inizio, dando così al mio viso tutto il tempo necessario che gli serviva per guarire. Grazie anche alle cure della mamma, l’unica traccia rimasta del passaggio della frusta di Thread è una piccola, e quasi impercettibile, linea rosa sullo zigomo.
Nonostante ciò, il mio staff di preparatori si lamenta per il danno che saranno costretti a riparare con del trucco extra.
- Puoi sempre trovare il lato divertente della situazione, no? – aveva detto Peeta. E dove sarebbe, di preciso, il lato divertente? Ore prima che cominci il servizio fotografico vero e proprio, sono costretta a fare bagni di bellezza e sottoposta a trattamenti esfolianti, a cui si aggiungono maschere facciali e trattamenti per capelli. Tutto questo solo per delle stupide foto.
Cosa faranno quando arriverà il vero giorno delle nozze?
Rabbrividisco.
Il lato positivo c’è, effettivamente: è rivedere Cinna. La mia persona capitolina preferita. Entra nella mia stanza, dove Octavia, Flavius e Venia stanno ultimando gli ultimi ritocchi a trucco e parrucco prima di lasciarmi scendere al piano inferiore, dove è stato allestito il set vero e proprio. Cinna, silenzioso e pacato come sempre, osserva la mia faccia.
- Immagino che sia stata una brutta caduta, dato il tempo che ti ci è voluto per riprenderti – dice. Non c’è nessun tipo di rimprovero nella sua voce mentre, tenendo il mio mento tra le dita, lo muove da destra verso sinistra per osservarlo in ogni sua più piccola angolazione. So che non crede ad una sola parola su ciò che gli hanno raccontato.
Haymitch ha usato la scusa di una mia brutta caduta sul ghiaccio per giustificare il rinvio del servizio, quindi con tutti gli altri devo continuare a recitare usando questa versione della storia. A Cinna potrei dire la verità, ma preferisco – Haymitch preferisce – che certe cose è meglio che non le vengano a sapere in molti.
- Sono stata meglio – dico, alla fine.
Cinna annuisce, e non aggiunge altro. Prende un pennello per la cipria, lo passa un po' sui miei zigomi, poi mi porta in salotto.
- Cara, sei una meraviglia! – Effie è felice come una pasqua e sprizza energia da tutti i pori quando mi viene incontro per darmi due rumorosi baci sulle guance, poi mi lascia nelle mani di Cinna e torna a dettare ordini a destra e a manca.

Trova il lato divertente, mi ripeto. Trova il lato divertente. È piuttosto difficile, e per le successive ore non riesco proprio a trovarlo. Il servizio prevede set e combinazioni diverse a seconda del vestito che devo indossare, quindi è tutto un via vai tra abiti da sfilare, scarpe da infilare, acconciature da cambiare e fiori da sostituire. I vestiti sono, come tutte le creazioni di Cinna, da mozzare il fiato: ognuno è ricco di particolari e di dettagli capaci di renderli dei veri pezzi unici da collezione. Ce n’è uno pazzesco: di un rosa pallido, dal corpino ricamato a motivi floreali e leggero come la neve, nonostante l’ampia gonna di tulle che culmina in un lungo strascico e che, al solo vederlo, avrei detto pesasse almeno dieci chili. Quello in seta e perle, invece, sì che è pesante, e le lunghe maniche che ricadono fino a toccare il pavimento, unite al velo, mi fanno sembrare una di quelle principesse delle fiabe che tanto adorano i bambini.
Se riuscissi a distaccare la mente in qualche modo, potrei anche divertirmi nel fare la modella ed eccitarmi per la bellezza degli abiti… ma è proprio la loro bellezza, oltre al significato a cui sono legati così a doppio filo, a rendermi così seria e a tratti spaventata.
- È così emozionata! Guardatele il viso! – sospira Effie ad un certo punto.
No, Effie, non è emozione. È terrore.
Dopo che anche l’ultimo abito – dalla linea semplice, di un morbido tessuto bianco totalmente ricamato a fili d’oro e, al posto del velo, dotato di una mantella leggera e tutta pizzi a coprire la schiena, che resterebbe nuda se non fosse per il sottile intreccio di fili di perle dorate a formare una delicata ragnatela – è stato indossato e fotografato, il servizio fotografico finisce. I piedi mi fanno malissimo per tutte le ore in cui sono rimasta sui tacchi alti, ed in più sono affamata, perché non sono riuscita a mangiare granché tra un cambio e l’altro. Mentre provo a fermare un po' lo stomaco con un pezzo di focaccina, ascolto Effie che dà indicazioni per il ritorno di tutta l’equipe a Capitol City. Mi dice che ci rivedremo presto per discutere meglio i preparativi per il matrimonio.
- Che bello! – provo a mostrarmi entusiasta, ma il tentativo mi riesce male. Cinna, al mio fianco, trattiene a fatica una risata.
Quando tutti, anche l’ultimo tecnico delle luci, se ne sono andati, torno al piano di sopra e faccio un bagno, totalmente diverso da quello che stamattina mi ha rifilato Venia. Un bagno rilassante, pieno di bolle e di schiuma profumata, con cui tolgo ogni traccia di trucco dal viso e la lacca dai capelli. Resto a mollo anche quando l’acqua diventa fredda, ed osservo il soffitto stando con la testa poggiata contro il bordo della vasca.

 

Il servizio fotografico esce dopo pochi giorni e, da quel che vedo attraverso la televisione, è un vero e proprio trionfo. Caesar è con Cinna e lo intervista mentre le foto di me avvolta nei vari abiti da sposa scorrono alle loro spalle: gli chiede i vari dettagli, la stoffa utilizzata, l’ispirazione che lo ha portato a creare proprio quel modello in particolare. Dato che i modelli a disposizione sono sei, è stato deciso che saranno proprio gli abitanti di Capitol City a scegliere il loro abito preferito attraverso un sistema di voto e di scommesse, simile a quello che si usa per gli Hunger Games – che ironia!
Il vestito che vincerà, sarà quello che indosserò per il mio matrimonio.
- Portiamo Katniss Everdeen al suo matrimonio in grande stile! – grida Caesar al pubblico.

Beh, penso: almeno avrò un bel vestito.

 

L’inverno, lentamente, lascia alla primavera i primi spiragli di luce. L’aria diventa un po' più calda, la neve se ne è andata completamente e al suo posto cominciano a sbocciare i primi timidi fiori. Marzo va via, ed arriva aprile.
È il quattro di aprile1 quando riceviamo l’ordine di seguire un programma obbligatorio alla televisione, previsto per la sera stessa.
Seduta sul divano tra mia madre e Prim, assisto all’inno e al presidente Snow che appare sullo schermo, solenne ed elegante come al solito; è seguito da un ragazzino vestito di bianco che sorregge una grossa scatola tra le braccia.
- Dev’essere la lettura della busta – mormora mia madre, la fronte aggrottata. – Per l’Edizione della Memoria. Anche per la scorsa volta è stato così.
La osservo, poi guardo Prim. Spesso dimentico che anche la mamma è stata una ragazzina e che è stata anche lei costretta a prendere parte alla mietitura fino alla maggiore età. Fatico sempre ad immaginare la mamma da giovane, quando ancora non era madre, né tantomeno sposata.
- Non manca ancora molto prima degli Hunger Games? – chiede Prim.
- Tre mesi, Prim – le rispondo. – Immagino che vogliano ficcarceli bene in testa prima di allora…
- Sssh! – mi zittisce la mamma, perché Snow ha iniziato a parlare appena è terminato l’inno. Per una volta, seguo il consiglio: se lei non vuole perdersi una parola di ciò che dirà Snow, anche io dovrei fare altrettanto. Come futuro mentore, più che altro.
Il presidente ricorda, come al solito, i Giorni Bui e la sconfitta dei Distretti. Ricorda le leggi che stabiliscono che ogni venticinque anni questa venisse commemorata, per l’appunto, con un’Edizione della Memoria, che prevede delle regole speciali oltre alle solite che, purtroppo, tutti noi conosciamo già così bene.
Ricorda le due Edizioni della Memoria passate.
Nella prima, la venticinquesima, i tributi di ogni Distretto da mandare al macello furono scelti tramite un sistema di voto dagli stessi abitanti. Stringo le labbra, pensando a quanto dev’essere stato orribile votare per qualcuno che conosci, che forse è stato il tuo vicino di casa. Penso al modo in cui hanno dovuto scegliere, il modo in cui hanno sorteggiato il più sacrificabile tra i tanti, sapendo che, forse, non avrà mai la possibilità di tornare a casa vivo.
Il presidente ci ricorda che nella seconda edizione, la cinquantesima, il numero dei tributi da mandare al macello venne raddoppiato in ogni Distretto. Due maschi e due femmine, quattro ragazzi per Distretto, quarantotto tributi in totale. Il doppio della concorrenza, il doppio dei ragazzi da uccidere. Minori probabilità di sopravvivenza. E, come sempre, un solo vincitore.
La cinquantesima è l’edizione che ha vinto Haymitch…
Penso che anche lui sta guardando il programma. Sta sicuramente ricordando, come non ha mai smetto di fare nel corso di tutti questi anni. Non voglio pensare allo stato d’animo in cui si trova. Non voglio pensare al fatto che deve affrontare una seconda Edizione della Memoria, anche se, fortunatamente, solo da spettatore. Meno male che quest’anno io e Peeta ci siamo “offerti” di sostituirlo come mentori. È un peso in meno da affrontare, per lui… ed è un peso che io e Peeta possiamo sopportare in due. Non sarà facile.
Il presidente si appresta ad estrarre la busta dalla scatola, quella contrassegnata col sigillo di Panem e un grosso “75” stampato in un angolo. La afferra, si volta di nuovo verso la telecamera e la apre, accingendosi a leggere il foglietto che in essa vi era contenuto. Su quel piccolo, misero foglietto di carta è scritta la sorte che toccherà ai tributi di quest’anno, come una sorta di sentenza. Mi siedo sull’orlo del cuscino, presa da un grande senso d’ansia e di attesa. Anche Peeta sarà concentrato come me? Anche lui vuole capire cosa dovranno aspettarsi, quest’anno, i nostri giovani tributi?
No, non i giovani tributi…
Il presidente ha appena finito di leggere la busta.
Cosa aspetta a noi vincitori come tributi.
Ancora una volta.

 

 

 

 

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1Il quattro di aprile come data per la lettura della busta non è scelta a caso: nella saga sappiamo che la mietitura e gli Hunger Games si svolgono durante i mesi estivi, ma è grazie alla Ballata dell’usignolo e del serpente che conosciamo il giorno esatto. Infatti, un giovanissimo presidente Snow – che non è ancora presidente! - ci dice che la mietitura si svolge il quattro di luglio. La lettura della busta si tiene qualche mese prima – tre mesi prima, come mia ipotesi – ed ho ipotizzato che potesse cadere sempre il giorno quattro. Ah, in tutto questo spero di non aver fatto uno spoiler per chi non ha ancora letto il prequel (perché non lo avete ancora fatto? Che cosa aspettate? Su, andate a leggerlo!)

 

Capitolo di passaggio, questa volta. Necessario ed inevitabile… spero che non vi abbia annoiato!
Non mi dilungo troppo perché ho già sparlato a sufficienza sopra – mi risparmio le chiacchiere per la settimana prossima. Grazie ancora per essere arrivati qui :)

D.

   
 
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