In the
still of the night
11.
Ho
mantenuto la promessa fatta a Peeta: non sono più uscita a caccia nei boschi.
Non è stato poi così difficile, complici anche una serie di fattori non di poco
conto.
Il
giorno dopo la fustigazione di Gale, sul Distretto 12 si è scatenata una vera e
propria tempesta di neve che ha completamente tagliato fuori il Villaggio dei
Vincitori dal resto delle abitazioni, e del Distretto, per diversi giorni.
Neanche volendo avrei messo il naso fuori di casa.
Appena
la neve si è placata, sono venuti a casa due Pacificatori, mandati dal capo
Thread, per informarmi che da quel momento in avanti sarebbe stata riattivata
la corrente lungo tutto il perimetro della recinzione. Ho finto indifferenza
sulla questione e li ho ringraziati per l’informazione, anche se credo di non
essere stata molto convincente; non so mentire, ma spero che non lo abbiano
capito. Inoltre, dovevo trasmettere la notizia anche a Gale, mio “cugino”, affinché
smettesse di cacciare di frodo nei boschi; ma dubito seriamente che Gale voglia
riprovarci dopo quello che ha passato. Che sta ancora passando, perché
ci vorrà ancora un po' di tempo prima che si riprenda del tutto e possa tornare
in miniera.
Il
mio viso migliora piano piano, ma migliora. Il gonfiore sta svanendo, lasciando
posto al livido intorno all’occhio e al segno dell’unica frustata che ho
ricevuto. Mia madre dice che sbiadirà fino a non vedersi più; questo, almeno,
mi ha dato del tempo in più. Tempo per riprendermi, e per ritardare il tanto
temuto servizio fotografico in abito da sposa che tutta Capitol attende di
vedere.
Il
matrimonio prosegue, ed ormai è ufficiale: è un evento che non si può più rimandare.
Io e Peeta diventeremo marito e moglie sul finire di agosto. Dopo le eclatanti emozioni
degli Hunger Games, saremo io e Peeta a crearne delle altre per i cittadini
capitolini; non potremo mai lasciarli a secco di divertimento! Haymitch, in uno
dei rari momenti in cui non è stato sbronzo durante la tormenta, ha ricevuto
ordini e notizie da parte di Effie riguardo l’argomento.
-
Mi ha chiesto se mi piacerebbe condurti all’altare – ha detto, ridendo.
È
mio padre l’unica persona che ha il diritto di condurmi all’altare,
penso, ma taccio. Semmai mi fossi sposata per mia libera scelta, e se non fosse
rimasto ucciso in quell’incidente in miniera, ci sarebbe lui a tenermi
sottobraccio, a sostenermi mentre mi accingo a cominciare un nuovo capitolo
della mia vita con l’uomo che amo. E invece, nulla di tutto questo sta per
accadere.
Quando
la neve smette di cadere ed il viottolo che separa il Villaggio dei Vincitori
dalla piazza viene pulito, io e Peeta facciamo tappa alla panetteria della sua
famiglia. Nel farlo, ci ritroviamo davanti uno spettacolo piuttosto inquietante:
la piazza si è trasformata.
Succederà
ben poco durante la tormenta: questo abbiamo
pensato, ingenuamente. Ed invece, il palo delle fustigazioni è sempre lì, e
recinti di detenzione, una forca e una gogna si sono aggiunti a fargli
compagnia. Il Forno è stato incendiato, e dense nuvole nere si levano verso il
cielo. Penso a tutte le persone che si sono guadagnati da vivere tutti i giorni
lì dentro: Sae la Zozza, Ripper, e tutti gli altri. Come faranno ad andare
avanti, da adesso in poi?
Anche
al 12 stanno applicando le stesse rigide misure restrittive che io e Peeta
abbiamo visto negli altri Distretti durante il nostro Tour: questi sono gli
effetti che quelle rivolte, quei deboli tentativi di ribellione hanno portato.
E Gale voleva scatenarle qui? Come poteva riuscirci? Agli abitanti del 12 è
bastato vederlo cadere sotto i colpi della frusta di Thread per mollare la
presa. La recinzione elettrificata, gli strumenti esposti nella piazza, il
Forno che brucia… serve altro per sedare una rivoluzione?
-
Dov’è che volevi andare? – Peeta si riferisce al mio tentativo di fuga nei
boschi.
Da
nessuna parte, voglio andare.
I
giorni e le settimane successive trascorrono inesorabili. Lenti, grigi,
costellati dalla paura e dall’oppressione che il regime del terrore di Thread
ha imposto su tutto il nostro Distretto.
Il
commercio di contrabbando e le attività vietate che fino ad ora gli abitanti
erano riusciti a tenere su sono stati aboliti completamente, e tutti coloro che
violano i nuovi ordinamenti, che vengono beccati a vendere o a comprare illegalmente,
sono puniti sul posto del reato. Ci sono state altre fustigazioni, altre
giornate di dolore… ma fino ad ora, non c’è stata nessuna esecuzione. Temo il
giorno in cui avverrà la prima.
La
borsa di mia madre è sempre pronta, ormai. Vengono a chiamarla quasi tutti i
giorni per aiutare chi è stato beccato nel momento sbagliato a fare la cosa
sbagliata. Quando non è possibile portare da lei il malato, allora è lei ad
andare dal malato. Va da sola il più delle volte, non porta quasi mai con sé
Prim: è molto più sicuro per lei restare al Villaggio dei Vincitori, e la mamma
si sente più tranquilla sapendo che ci sono io insieme a lei. Anche io sono
tranquilla sapendola al sicuro; vederla nello studio mentre fa i compiti è una
piccola consolazione, che però non scaccia del tutto la preoccupazione per la
mamma. E quando torna a casa, sempre molte ore dopo averla lasciata, sento un
macigno che abbandona il mio cuore e mi abbandono al sollievo.
A
risentire delle punizioni sono soprattutto coloro che sbrigavano i loro affari
al Forno; pochi giorni fa Ripper, la donna senza un braccio che contrabbanda
l’alcol, era alla gogna. Le scorte che Haymitch teneva in casa terminano
presto, e la mia, che tenevo in caso di emergenza, non dura neanche due giorni.
Lo stesso vale per quella di Peeta. L’uomo risente moltissimo della mancanza
del liquore che per anni gli ha ottenebrato la mente, e adesso è scivolato in
una sorta di astinenza nervosa. È difficile stare con lui in casa, è difficile
osservarlo senza poterlo aiutare in nessun modo.
I
Giorni dei Doni sono stati sospesi. Le miniere sono state chiuse per diverse
settimane, costringendo le famiglie dei minatori e gli stessi a subire anche
quelle privazioni che quel misero lavoro aveva risparmiato loro fino a questo
momento. Distribuire cibo, come mi era già capitato di fare altre volte, non è
sufficiente ad aiutarli. E quando, finalmente, le miniere riaprono, aumentano
le ore di lavoro.
Gale,
ripresosi dalle ferite, si ritrova a vivere costantemente al buio: entra nelle
miniere che il sole non è ancora sorto e ne esce quando è già calata la sera.
La sua famiglia stenta ad andare avanti. Hazelle, che dalla morte del marito
era riuscita a racimolare il suo giro di bucato da lavare, adesso non ha più
clientela. Rory ha fatto richiesta per le tessere, e Gale non l’ha presa per
niente bene: né io, né tantomeno lui, volevamo che Prim e i suoi fratellini le
prendessero. Perché prendere le tessere significa che il tuo nome può essere
inserito più volte nella boccia della mietitura, ogni anno per sette anni,
finché non diventi maggiorenne. L’anno scorso il nome di Gale, al suo ultimo
anno obbligatorio alla mietitura, era scritto su quarantadue striscioline di
carta. Il mio, a soli sedici anni, su venti. Non è più tornato a parlare di
ribellione, e anche se da un lato ne sono sollevata, dall’altro rimango
terrorizzata: perché il non parlarne non vuol dire che ha gettato la spugna. E
tutto quello che vede ogni giorno al Distretto non può fare altro che fomentare
le sue intenzioni.
Almeno
per la sua famiglia abbiamo potuto fare qualcosa di concreto. Dato che
l’abitazione di Haymitch verte da anni in uno stato pietoso, abbiamo pensato ad
Hazelle come possibile governante. È stato un po' difficile convincere quel
cocciuto ad assumerla, ma sa anche lui che è stata la cosa più giusta da fare.
Adesso la sua è totalmente un’altra casa: pulita e arieggiata, sembra quasi
accogliente, e Hazelle gli lascia sempre qualcosa di buono in cucina. Ma
Haymitch, scorbutico e iroso a causa della mancanza di liquore, se ne accorge a
malapena.
Sono
talmente concentrata sulla miseria e il terrore che aleggiano fino a casa mia
che quasi dimentico la questione “matrimonio”. È l’arrivo di una cassa piena di
abiti da sposa a farmelo tornare in mente con prepotenza. Soltanto sollevare il
coperchio mi fa venire un attacco di panico: pizzo, seta, raso, perle,
brillantini, tulle… tutto questo mare di tessuti mi fa girare la testa. La
cassa è accompagnata da un bigliettino rosa profumato – inconfondibile – da
parte di Effie, che mi informa che tutti gli abiti che mi sono stati recapitati
hanno avuto l’approvazione del presidente in persona.
Perché?
Improvvisamente, è diventato un compito del presidente scegliere l’abito con
cui andrò all’altare?
-
Sono meravigliosi, Katniss! – Prim ha gli occhi che brillano dalla gioia,
davanti a tutto quel lusso. Estasiata, non ha quasi il coraggio di toccare il
tubino cosparso di cristalli che le sta davanti.
Io
non riesco ad essere coinvolta come lei.
Il
giorno dopo, quando ne parlo a Peeta, lui ride per il terrore che provo per
quegli abiti. – Mica ti mordono! – esclama.
-
Lo so che non mordono! – ribatto, piccata. Si becca un pizzicotto sul braccio
per questo, ma lui subisce senza fiatare. È tremendamente divertito dalla cosa.
-
Riesci ad andare a caccia senza porti problemi, e adesso hai paura di due
pezzetti di stoffa?
-
Peeta!
-
Scusa – ridacchia, dandomi un bacio leggero sulle labbra per fare la pace. –
Secondo me starai benissimo con ogni vestito.
-
Senti chi parla! Non sei mica tu, quello che dovrà indossarli per ore –
borbotto.
–
Puoi sempre trovare il lato divertente della situazione, no?
La
neve non si è ancora sciolta del tutto quando arriva il grande giorno: quello
del servizio fotografico. Haymitch è riuscito a rimandarlo di settimane
rispetto alla data che era stata prefissata all’inizio, dando così al mio viso
tutto il tempo necessario che gli serviva per guarire. Grazie anche alle cure
della mamma, l’unica traccia rimasta del passaggio della frusta di Thread è una
piccola, e quasi impercettibile, linea rosa sullo zigomo.
Nonostante
ciò, il mio staff di preparatori si lamenta per il danno che saranno costretti
a riparare con del trucco extra.
-
Puoi sempre trovare il lato divertente della situazione, no? – aveva
detto Peeta. E dove sarebbe, di preciso, il lato divertente? Ore prima che
cominci il servizio fotografico vero e proprio, sono costretta a fare bagni di
bellezza e sottoposta a trattamenti esfolianti, a cui si aggiungono maschere
facciali e trattamenti per capelli. Tutto questo solo per delle stupide foto.
Cosa
faranno quando arriverà il vero giorno delle nozze?
Rabbrividisco.
Il
lato positivo c’è, effettivamente: è rivedere Cinna. La mia persona capitolina
preferita. Entra nella mia stanza, dove Octavia, Flavius e Venia stanno
ultimando gli ultimi ritocchi a trucco e parrucco prima di lasciarmi scendere
al piano inferiore, dove è stato allestito il set vero e proprio. Cinna,
silenzioso e pacato come sempre, osserva la mia faccia.
-
Immagino che sia stata una brutta caduta, dato il tempo che ti ci è voluto per
riprenderti – dice. Non c’è nessun tipo di rimprovero nella sua voce mentre,
tenendo il mio mento tra le dita, lo muove da destra verso sinistra per
osservarlo in ogni sua più piccola angolazione. So che non crede ad una sola parola
su ciò che gli hanno raccontato.
Haymitch
ha usato la scusa di una mia brutta caduta sul ghiaccio per giustificare il
rinvio del servizio, quindi con tutti gli altri devo continuare a recitare
usando questa versione della storia. A Cinna potrei dire la verità, ma
preferisco – Haymitch preferisce – che certe cose è meglio che non le vengano a
sapere in molti.
-
Sono stata meglio – dico, alla fine.
Cinna
annuisce, e non aggiunge altro. Prende un pennello per la cipria, lo passa un
po' sui miei zigomi, poi mi porta in salotto.
-
Cara, sei una meraviglia! – Effie è felice come una pasqua e sprizza
energia da tutti i pori quando mi viene incontro per darmi due rumorosi baci
sulle guance, poi mi lascia nelle mani di Cinna e torna a dettare ordini a
destra e a manca.
Trova
il lato divertente, mi ripeto. Trova il lato divertente.
È piuttosto difficile, e per le successive ore non riesco proprio a trovarlo. Il
servizio prevede set e combinazioni diverse a seconda del vestito che devo
indossare, quindi è tutto un via vai tra abiti da sfilare, scarpe da infilare,
acconciature da cambiare e fiori da sostituire. I vestiti sono, come tutte le
creazioni di Cinna, da mozzare il fiato: ognuno è ricco di particolari e di
dettagli capaci di renderli dei veri pezzi unici da collezione. Ce n’è uno
pazzesco: di un rosa pallido, dal corpino ricamato a motivi floreali e leggero
come la neve, nonostante l’ampia gonna di tulle che culmina in un lungo
strascico e che, al solo vederlo, avrei detto pesasse almeno dieci chili.
Quello in seta e perle, invece, sì che è pesante, e le lunghe maniche che
ricadono fino a toccare il pavimento, unite al velo, mi fanno sembrare una di
quelle principesse delle fiabe che tanto adorano i bambini.
Se
riuscissi a distaccare la mente in qualche modo, potrei anche divertirmi nel
fare la modella ed eccitarmi per la bellezza degli abiti… ma è proprio la loro
bellezza, oltre al significato a cui sono legati così a doppio filo, a rendermi
così seria e a tratti spaventata.
-
È così emozionata! Guardatele il viso! – sospira Effie ad un certo punto.
No,
Effie, non è emozione. È terrore.
Dopo
che anche l’ultimo abito – dalla linea semplice, di un morbido tessuto bianco totalmente
ricamato a fili d’oro e, al posto del velo, dotato di una mantella leggera e
tutta pizzi a coprire la schiena, che resterebbe nuda se non fosse per il
sottile intreccio di fili di perle dorate a formare una delicata ragnatela – è
stato indossato e fotografato, il servizio fotografico finisce. I piedi mi
fanno malissimo per tutte le ore in cui sono rimasta sui tacchi alti, ed in più
sono affamata, perché non sono riuscita a mangiare granché tra un cambio e
l’altro. Mentre provo a fermare un po' lo stomaco con un pezzo di focaccina,
ascolto Effie che dà indicazioni per il ritorno di tutta l’equipe a Capitol
City. Mi dice che ci rivedremo presto per discutere meglio i preparativi per il
matrimonio.
-
Che bello! – provo a mostrarmi entusiasta, ma il tentativo mi riesce male.
Cinna, al mio fianco, trattiene a fatica una risata.
Quando
tutti, anche l’ultimo tecnico delle luci, se ne sono andati, torno al piano di
sopra e faccio un bagno, totalmente diverso da quello che stamattina mi ha
rifilato Venia. Un bagno rilassante, pieno di bolle e di schiuma profumata, con
cui tolgo ogni traccia di trucco dal viso e la lacca dai capelli. Resto a mollo
anche quando l’acqua diventa fredda, ed osservo il soffitto stando con la testa
poggiata contro il bordo della vasca.
Il
servizio fotografico esce dopo pochi giorni e, da quel che vedo attraverso la
televisione, è un vero e proprio trionfo. Caesar è con Cinna e lo intervista
mentre le foto di me avvolta nei vari abiti da sposa scorrono alle loro spalle:
gli chiede i vari dettagli, la stoffa utilizzata, l’ispirazione che lo ha
portato a creare proprio quel modello in particolare. Dato che i modelli a
disposizione sono sei, è stato deciso che saranno proprio gli abitanti di
Capitol City a scegliere il loro abito preferito attraverso un sistema di voto
e di scommesse, simile a quello che si usa per gli Hunger Games – che ironia!
Il
vestito che vincerà, sarà quello che indosserò per il mio matrimonio.
-
Portiamo Katniss Everdeen al suo matrimonio in grande stile! – grida
Caesar al pubblico.
Beh,
penso: almeno avrò un bel vestito.
L’inverno,
lentamente, lascia alla primavera i primi spiragli di luce. L’aria diventa un
po' più calda, la neve se ne è andata completamente e al suo posto cominciano a
sbocciare i primi timidi fiori. Marzo va via, ed arriva aprile.
È
il quattro di aprile1 quando riceviamo l’ordine di seguire un
programma obbligatorio alla televisione, previsto per la sera stessa.
Seduta
sul divano tra mia madre e Prim, assisto all’inno e al presidente Snow che
appare sullo schermo, solenne ed elegante come al solito; è seguito da un
ragazzino vestito di bianco che sorregge una grossa scatola tra le braccia.
-
Dev’essere la lettura della busta – mormora mia madre, la fronte
aggrottata. – Per l’Edizione della Memoria. Anche per la scorsa volta è stato
così.
La
osservo, poi guardo Prim. Spesso dimentico che anche la mamma è stata una
ragazzina e che è stata anche lei costretta a prendere parte alla mietitura fino
alla maggiore età. Fatico sempre ad immaginare la mamma da giovane, quando
ancora non era madre, né tantomeno sposata.
-
Non manca ancora molto prima degli Hunger Games? – chiede Prim.
-
Tre mesi, Prim – le rispondo. – Immagino che vogliano ficcarceli bene in testa
prima di allora…
-
Sssh! – mi zittisce la mamma, perché Snow ha iniziato a parlare appena è
terminato l’inno. Per una volta, seguo il consiglio: se lei non vuole perdersi
una parola di ciò che dirà Snow, anche io dovrei fare altrettanto. Come futuro
mentore, più che altro.
Il
presidente ricorda, come al solito, i Giorni Bui e la sconfitta dei Distretti.
Ricorda le leggi che stabiliscono che ogni venticinque anni questa venisse
commemorata, per l’appunto, con un’Edizione della Memoria, che prevede delle
regole speciali oltre alle solite che, purtroppo, tutti noi conosciamo già così
bene.
Ricorda
le due Edizioni della Memoria passate.
Nella
prima, la venticinquesima, i tributi di ogni Distretto da mandare al macello furono
scelti tramite un sistema di voto dagli stessi abitanti. Stringo le labbra,
pensando a quanto dev’essere stato orribile votare per qualcuno che conosci,
che forse è stato il tuo vicino di casa. Penso al modo in cui hanno dovuto
scegliere, il modo in cui hanno sorteggiato il più sacrificabile tra i tanti, sapendo
che, forse, non avrà mai la possibilità di tornare a casa vivo.
Il
presidente ci ricorda che nella seconda edizione, la cinquantesima, il numero
dei tributi da mandare al macello venne raddoppiato in ogni Distretto. Due
maschi e due femmine, quattro ragazzi per Distretto, quarantotto tributi in
totale. Il doppio della concorrenza, il doppio dei ragazzi da uccidere. Minori
probabilità di sopravvivenza. E, come sempre, un solo vincitore.
La
cinquantesima è l’edizione che ha vinto Haymitch…
Penso
che anche lui sta guardando il programma. Sta sicuramente ricordando, come non
ha mai smetto di fare nel corso di tutti questi anni. Non voglio pensare allo
stato d’animo in cui si trova. Non voglio pensare al fatto che deve affrontare
una seconda Edizione della Memoria, anche se, fortunatamente, solo da
spettatore. Meno male che quest’anno io e Peeta ci siamo “offerti” di
sostituirlo come mentori. È un peso in meno da affrontare, per lui… ed è un
peso che io e Peeta possiamo sopportare in due. Non sarà facile.
Il
presidente si appresta ad estrarre la busta dalla scatola, quella contrassegnata
col sigillo di Panem e un grosso “75” stampato in un angolo. La afferra, si
volta di nuovo verso la telecamera e la apre, accingendosi a leggere il
foglietto che in essa vi era contenuto. Su quel piccolo, misero foglietto di
carta è scritta la sorte che toccherà ai tributi di quest’anno, come una sorta
di sentenza. Mi siedo sull’orlo del cuscino, presa da un grande senso d’ansia e
di attesa. Anche Peeta sarà concentrato come me? Anche lui vuole capire cosa
dovranno aspettarsi, quest’anno, i nostri giovani tributi?
No,
non i giovani tributi…
Il
presidente ha appena finito di leggere la busta.
Cosa
aspetta a noi vincitori come tributi.
Ancora
una volta.
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1Il quattro di aprile come data
per la lettura della busta non è scelta a caso: nella saga sappiamo che la
mietitura e gli Hunger Games si svolgono durante i mesi estivi, ma è grazie alla
Ballata dell’usignolo e del serpente che conosciamo il giorno esatto. Infatti,
un giovanissimo presidente Snow – che non è ancora presidente! - ci dice che la
mietitura si svolge il quattro di luglio. La lettura della busta si tiene
qualche mese prima – tre mesi prima, come mia ipotesi – ed ho ipotizzato che
potesse cadere sempre il giorno quattro. Ah, in tutto questo spero di non aver
fatto uno spoiler per chi non ha ancora letto il prequel (perché non lo avete
ancora fatto? Che cosa aspettate? Su, andate a leggerlo!)
Capitolo di
passaggio, questa volta. Necessario ed inevitabile… spero che non vi abbia
annoiato!
Non mi dilungo
troppo perché ho già sparlato a sufficienza sopra – mi risparmio le chiacchiere
per la settimana prossima. Grazie ancora per essere arrivati qui :)
D.