Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Nebula216    28/07/2020    0 recensioni
"[...] Corsero ai loro rispettivi dormitori, vedendo Connie urlare spaventato verso Jean, ridotto in quel momento a uno stato catatonico.
Karissa li fissò, vedendo Marco avvicinarsi all’amico castano.
- Jean, ehi tutto bene?-
Connie rispose al posto suo, irritato per chissà quale gesto.
- SPERO PER TE CHE QUELLA FOSSE DAVVERO ACQUA!-
La ragazza scosse la testa, accennando un lieve sorriso per l’espressione buffa assunta da Springer.
Marco scosse Kirschtein per le spalle, il quale si riprese appena; Connie infine si concentrò su di lei, causandole non poco timore per la domanda che stava per porle.
Il ragazzo sorrise furbescamente, fissando Bodt con malizia e dandogli una leggera gomitata sul braccio destro.
- E voi due invece? Dove eravate?-
Se prima si sentiva tranquilla e divertita, quelle emozioni ben presto si congelarono e diventarono acuminate come lame.[...]"
ATTENZIONE: La storia segue le vicende dell'anime (dialoghi inclusi) e potrebbe variare in avvertimenti e genere andando avanti.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Not Gonna Die”

 

1. Recluta

 

 

- Ehi dannato!-

 

- Signore!-

 

- Tu dannato, dimmi chi sei!-

 

Si erano presentati veramente in tanti al reclutamento, così tanti che non pensava di riuscire a resistere fra il caldo del sole e la folla di coetanei che la circondava.

Prese un respiro profondo, ascoltando il ragazzo biondo rispondere con voce decisa ma terrorizzata al loro maestro. Un uomo alto, con occhi glaciali e fin troppo simili a quelli di un falco in piena frenesia della caccia, contraddistinto dal capo pelato e dalla presenza, sulla sua mandibola, di un pizzetto mefistofelico.

Avrebbe fatto di tutto per un briciolo di ombra, pensò mentre il dialogo fra l’istruttore e Armin, così aveva detto di chiamarsi il ragazzo, procedeva.

 

- E ora dimmi! Per quale motivo sei venuto qui?!-

 

- Per dare il mio contributo alla nostra vittoria!-

 

Belle parole… se si fosse dimostrato più convinto e meno timoroso forse avrebbe evitato di essere rigirato come una bottiglia malmessa su uno scaffale di un bar.

Keith Shadis, l’uomo dallo sguardo ferino nonché loro futuro mentore, avanzò verso altri ragazzi, sputando loro addosso quanta più paura e cattiveria potesse avere il suo corpo: urlava quanto fossero deboli, quanto la loro vita avesse meno valore di un animale in cattività e altre carinerie simili.

Sospirò profondamente, rendendosi conto di quanto la luce del giorno le stesse causando non pochi problemi agli occhi: non aveva chiesto di nascere “stramba”, purtroppo le era capitato.

Ricevette una gomitata da un’altra ragazza, notando come la fila precedente alla sua stesse facendo dietrofront: era arrivato il turno di essere macellati a parole.

 

- Se ti vede così ad occhi chiusi cosa penserà?-

 

Sbuffò irritata, ricordandosi solo in quel momento, grazie alla fitta improvvisa, di quanto ancora le facesse male la mandibola: avrebbe tanto voluto spedire nell’aldilà a calci nel culo chi l’aveva costretta ad allontanarsi e dimenticare la sua vita precedente.

Vide il pelato saltare alcuni ragazzi, limitandosi a osservarli senza proferir parola: forse loro erano stati diretti testimoni della ferocia dei giganti, non poteva esserci altro motivo per evitarli così.

Osservò i cadetti che la precedevano, notando il copione ripetersi con un ragazzo: doveva essere alto all’incirca un metro e settantacinque, con capelli castani chiari, rasati nella parte inferiore della nuca e occhi quasi del colore dei topazi.

Aveva eseguito un saluto perfetto e si stava preparando a rispondere.

 

- Sono Jean Kirschtein, del distretto di Trost!-

 

- E perché sei venuto qui, dannato?!-

 

Sapeva che, quella sera, avrebbe faticato a prendere sonno per due motivi: l’insolazione e il mal di testa che avrebbe fatto il suo ingresso galoppante di lì a poco.

Tornò a guardare la scena, notando il ragazzo fare un mezzo sorrisetto convinto.

 

- L’ho fatto per poter vivere… nei territori interni, signore.-

 

Beh, almeno poteva considerarlo sincero e senza peli sulla lingua.

Ci fu un attimo di silenzio, poi Shadis rispose.

 

- … Ho capito… e così tu vorresti vivere nei territori interni!-

 

Per quanto sembrasse una risposta innocua, sentiva che qualcosa sarebbe andato storto.

Kirschtein annuì convinto.

 

- Sì.-

 

La testata che gli arrivò dritto in fronte risuonò per tutta l’arena e, per quell’attimo, fu seriamente tentata di scappare. Pochi ragazzi la separavano da quel pazzo furioso, cosa avrebbe risposto?

Perché era lì, in mezzo a tutti quei coetanei pronti a dare la vita per quella lotta?

Alla fine, se ci pensava bene, prima di tutto quel casino la sua vita era tranquilla e non aveva mai avuto la sfortuna di vedere quegli esseri antropofagi da vicino: allora perché era lì?

Sospirò, percependo Keith insistere su Jean, inginocchiato per terra e dolorante.

 

- Chi ti ha detto di metterti a cuccia?! O pensi davvero che chi si arrende così facilmente possa entrare nel corpo di Gendarmeria?!-

 

La risposta, alla fine, era banale.

Si trovava lì semplicemente perché qualsiasi altra strada le andava bene, perché non voleva essere più un soggetto del valore di 1800 monete.

Si fissò i polsi, concentrandosi sulle bende che aveva cambiato quella mattina stessa, ascoltando la voce del mentore farsi sempre più vicina: doveva stare calma e giocarsi bene le sue carte.

Doveva pensare come rispondere ed evitare di crollare.

Lo sentì dire a un ragazzo, un certo Marco Bodt, che al re non sarebbe interessato niente del suo sacrificio per quanto questa risposta gli facesse onore.

Infine, lo vide arrivare.

La squadrò da capo a piedi, facendola sentire molto simile a un povero topolino ormai spacciato: lei, poco più che un metro e cinquantasei, si ritrovava a dover fronteggiare un militare del calibro di Keith Shadis, una iella discreta.

Vide che si soffermò sui capelli, sugli occhi e sulla pelle diafana, poi la voce giunse come una stilettata.

 

- Tu dannata! Chi sei?!-

 

Si piantò il pugno destro sul petto, all’altezza del cuore, ricordandosi di non mostrarsi debole.

 

- Mi chiamo Karissa Jones, signore. Vengo da un piccolo villaggio fra il distretto di Trost e Karanes.-

 

- E perché sei qui, dannata?!-

 

Avrebbe voluto rispondere che qualsiasi vita le andava bene pur di dimenticare quello che aveva visto prima di essere salvata, ma come avrebbe reagito l’istruttore?

Decise di provare: non sarebbero stati certo gli ultimi colpi che la attendevano in quel campo.

 

- Perché non ho altro posto dove andare, signore… e voglio rendermi utile alla causa.-

 

Keith rimase in silenzio, afferrandole senza alcun timore la chioma candida e strattonandola appena in avanti.

Karissa provò a non urlare, si impegnò a stringere quanto più possibile i denti, ma ogni muscolo della sua bocca faceva male, col risultato che le cadde della bava sulla sabbia.

Shadis le rispose canzonatorio.

 

- E come ti renderesti utile, eh dannata albina?!-

 

Chiuse gli occhi con forza: era pesante essere derisa per il suo aspetto, giudicato da sempre strambo e inquietante. Non era stata una sua scelta nascere albina, non era colpa sua se sembrava uno scherzo della natura. Purtroppo le era capitato e, per quanto provasse ad essere forte, ogni volta faceva male come la prima.

Non staccò il braccio destro dal cuore e il sinistro dalla sua schiena, deglutì quella poca saliva che era riuscita a produrre e rispose, percependo la voce rotta dall’arsura del calore e dal dolore della mandibola ancora indolenzita.

 

- In qualsiasi modo, signore! Sul campo, come esca, va bene tutto!-

 

Una ciocca di capelli scivolò dalla presa dello chignon, ricadendole sul collo in tutta la sua lunghezza e sfiorandole per un attimo la zona lombare della schiena.

Shadis la fissò, mollandola con violenza per terra e riportando le braccia conserte dietro la schiena.

 

- Non ti rende più onorevole degli altri! Sei poco più di un escremento! Alzati!-

 

Aveva già fatto l’idea a insulti di ogni genere, fin da quando quella faccia da psicopatico aveva fatto il suo ingresso nell’arena, tuttavia non si era resa conto di quanto fosse difficile mandarle giù.

Piantò le mani nella terra arida, ignorando i sassi che premevano sui suoi palmi e tirandosi su, trattenendosi quando sentì la pelle dei polsi bruciare: le erbe mediche stavano ancora facendo effetto.

Trattenne uno sbuffo e tornò in piedi, vedendo il cadetto successivo, un certo Connie Springer, sbagliare il saluto.

La ragazza vicina a lei sbiancò.

 

- Oh no...-

 

Keith non fece molti discorsi: afferrò il cadetto per la testa e lo issò con una facilità tale da farlo sembrare poco più che un moscerino.

Se ci pensava bene, alla fine, loro erano poco più che minuscoli insetti pronti per essere schiacciati, non importava se da Shadis o chi altro… in quel momento non avevano molte possibilità di controbattere.

Sistemò la ciocca di capelli che le era sfuggita, avvolgendola intorno allo chignon e bloccandola con una piccola forcina: avrebbe corretto tutto quanto prima di cena.

Ascoltò le parole dure del maestro riguardo al saluto errato di Connie, mentre con lo sguardo iniziò a vagare fra le file dei ragazzi: quanti di loro sarebbero rimasti?

Chi avrebbe tirato fuori veramente il carattere da soldato?

Non lo sapeva e non sapeva se lei sarebbe stata fra i fortunati.

All’ improvviso la voce dell’insegnante si bloccò e, nel silenzio più totale, l’unico rumore che riuscì a percepire fu quello della masticazione.

Confusa, guardò alla sua destra, vedendo una ragazza mangiare, senza alcuna vergogna, una patata.

Perché non si fermava?

 

- Ehi dannata… che cosa stai facendo?-

 

Keith partì all’attacco, con la voce talmente bassa da sembrare più simile ad un ringhio.

La ragazza della patata, scostando lo sguardo in più direzioni, continuò a pasteggiare, mentre il maestro si avvicinava sempre di più.

Fino a quando non la sovrastò con la sua stazza e la sua ira.

 

- È CON TE CHE STO PARLANDO DANNATA! DIMMI IMMEDIATAMENTE CHI SEI!-

 

Karissa percepì la ragazza deglutire ed eseguire immediatamente il saluto, tenendo sempre la patata ben stretta nella mano destra.

 

- Sono Sasha Blouse, del villaggio di Dauper, nel distretto di Wall Rose!-

 

- Sasha Blouse, eh? E sentiamo un po'… che cos’hai nella mano destra?-

 

Karissa vide tutti quanti restare in silenzio, pronti per vedere gli sviluppi di quell’ennesimo siparietto: cosa avrebbe fatto adesso Shadis?

Non osava immaginarlo.

Scosse la testa, vedendo poco più in là rispetto all’arena una scuderia: alcuni cadetti stavano portando dei nuovi cavalli al suo interno e alcuni esemplari, ad occhio, non ne sembravano così entusiasti.

Tornò a concentrarsi sul maestro quando sentì la risposta della ragazza incriminata: aveva praticamente rubato quella patata dalle cucine, ma cosa le diceva la testa? Soprattutto per mettersi a mangiarla in una situazione del genere qualcosa non doveva funzionare poi tanto bene.

Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale nessun cadetto si azzardò nemmeno a fiatare, specie quando Sasha staccò un pezzo della patata e la offrì al militare.

Keith prese la metà offerta, fissandolo quasi come se stesse per pianificare un massacro.

 

- Metà… a me?-

 

Domandò con voce piatta, facendo ben percepire agli altri ragazzi che, per quel gesto, avrebbe pagato con il sudore.

Karissa scosse il capo, tornando con lo sguardo alla scuderia e ascoltando i nitriti dei cavalli pronti per la razione di cibo.

Chiuse gli occhi e inspirò a pieni polmoni, riuscendo a distinguere l’odore del fieno e della biada, del cuoio pulito delle selle e del manto dei destrieri, quasi sorridendo anche quando percepì le noti forti dello sterco.

Per un momento, anche se breve, le sembrò di essere a casa.

Fu costretta a tornare alla realtà quando sentì Keith urlare a Sasha di iniziare a correre fino al calar del sole e di evitare, per il suo atto, la cena.

Non era come casa, ma avrebbe dovuto farsela andare bene.


Angolo Autrice: Buonasera a tutti quanti!
Approdo anche io (con immeno ritardo, ma non sono mai stata puntuale nella mia vita xD) nel fandom di AoT.
La storia seguirà le vicende della povera sciagurata  mia oc Karissa Jones, spero che vi piaccia!
Al prossimo capitolo!

Bacioni!
Nebula216 <3

 

   
 
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