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Autore: azkaban    03/08/2020    0 recensioni
Gira la sedia verso la finestra per ammirare al meglio quella vista e memorizzarla nella mente. Oltre il buio della sua cella e qualche sprizzo di luce di qualche incantesimo non gli è permesso vedere nulla. Aspetta silenzioso che la Granger gli desse qualche spiegazione, invece rimane a guardarlo senza proferir parola. Aguzza la vista per riuscire a trovare la posizione del sole oltre le nuvole.
«Granger» la chiama, incrociando le gambe e continuando a fissare il cielo «In che mese siamo?»
Passa qualche secondo.
«Quasi metà Gennaio.»
Di sottecchi vede che si posiziona meglio sulla sedia e meccanicamente congiungere le mani. Un sgradevole pensiero passa nella mente di Draco.
«Di che anno?» sussurra, non volendo sentire la risposta.
Silenzio.
Sospira e si passa una mano sulla lunga barba.
«Chi ti ha mandato?» domanda distaccato, guardandola in viso.
Come intimorita, ritira le mani dal tavolo, le strige a pugno e si volta verso la finestra, interrompendo lo scambio di sguardi.
«Harry...»
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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A pranzo finito (trascorso sorprendentemente per tutti i presenti in maniera piacevole, tra chiacchiere e mezze risate), Blaise si alza toccandosi la pancia per poi allungare la schiena.

«Direi che è il momento di un bel digestivo.» e senza aggiungere altro tornano nel salone, ognuno seduto al proprio posto con in mano la bevanda che più preferivano. Tra grappa, amaro e rum i quattro maghi si godono per qualche secondo il bruciore scendere lungo lo stomaco come una boccata di aria fresca per alleviare le loro pance piene.

«Era tutto squisito.» commenta Hermione a labbra sottili dopo il secondo sorso di amaro «Non c’è alcun bisogno di licenziare quegli elfi. Fanno un ottimo lavoro.» 

«Si, ma rimane il fatto che lo facciano in ritardo.» controbatte Zabini 

«Mezz’ora prima, mezz’ora dopo. Non muori. Visto che non hai intenzione di dare loro una paga o una pensione, almeno non dare loro questo dispiacere.» lo tronca acida.

«Per il nome di Merlino. Sempre in lotta per i più bisognosi, Granger. Non sei cambiata proprio.» brontola Blaise, ma con un piccolo sorriso sulle labbra. Poggia una mano sulla spalla di Draco, seduto al suo fianco «Ma almeno stai combattendo per qualcuno a cui mi interesso...» 

«A questo proposito Blaise...» cerca di incominciare Harry, ma lo sguardo tagliente di Draco e il suo cambio di argomento repentino, lo fanno tacere. Non ha alcuna intenzione di far coinvolgere Blaise nel suo caso. 

«Cosa fai di solito quando non lavori al negozio?» domanda il giovane Malfoy.

«Oh, non hai idea amico, sono sempre fuori casa. Qui a New Orleans è un  movimento continuo. La gente sempre eccitata... musica, ballo, teatro... Tanto alcol e donne.» conclude con un occhiolino. «Anzi, perchè non lo vedi tu stesso? Usciamo, andiamo in qualche bar, in strada, ovunque tu vai potrai assaporare l’aria che tira qui… Soprattutto la notte.. diamine, ti piacerà.» propone guardandolo con occhi illuminati, già immaginando una serata insieme a Draco come ai vecchi tempi.

«Ehm, lui non dovrebbe essere qui.» fa notare, infatti, Ron «Noi non dovremmo essere qui.»

«Be’ ma ci siete, no? Quindi perchè sprecare questa occasione? Avete fatto tutta questa strada, Draco finalmente prende un pò d’aria e non gliela fate godere come si deve?» comincia speranzoso. Poi si rivolge ad Hermione, quasi con sguardo supplichevole e cercando di sembrare il più innocuo e dolce possibile «Hermione? Una bella passeggiata? che dici?»

Hermione alza gli occhi al cielo ed incrocia le braccia al petto. 

«Non sarà una semplice passeggiata, quindi no. stiamo già infrangendo la legge in maniera non eclatante, ma di più. Se verremo scoperti finiremo… non oso nemmeno immaginare cosa ci faranno... Soprattutto a voi due!» indica i due ex-Serpeverde. 

Draco, palesemente deluso dalla risposta secca di Hermione ma non del tutto sorpreso, le rivolge uno sguardo di puro astio. Voleva passare più tempo possibile con Blaise, proprio adesso che si sono rincontrati, che ogni possibile incomprensione e dissapore è stato risolto; dopo che si sente finalmente felice e tranquillo dopo aver ritrovato il suo migliore amico, suo fratello, e quegli anni trascorsi separati non sembrano non essere mai esistiti. No. Ne aveva ancora bisogno. Aveva ancora bisogno di stare al fianco di Blaise. 

Entrambi i ragazzi fumano silenziosamente la sigaretta che si sono accesi poco prima, e sospirano teatralmente. Poi, contemporaneamente, si voltano a guardare Harry che a sua volta guardava Ron ed Hermione dubbioso, poco convinto. Sente i loro sguardi su di lui e allora non può fare a meno di ricambiare. I loro occhi ardono di desiderio e voglia di continuare a stare insieme, lo pregano di non separarli così presto.

«Harry?» lo chiama semplicemente Draco. Harry per qualche secondo si sofferma sui suoi occhi, splendenti di una luce che gli aveva visto solo in alcune occasioni. Speranza, felicità. Casa. 

Potter sospira, si toglie gli occhiali e si strofina gli occhi stancamente. Se li rimette, guarda per un attimo Hermione, vedendo che anche lei sta tentennando alla vista di un Malfoy tanto contento. Sprofonda con la schiena nella poltrona e punta gli occhi al soffitto.

«Pozione policusso?» chiede al vento. 

Passa qualche secondo di silenzio, in attesa di risposta da parte di Ron e soprattutto da parte di Hermione. Blaise e Draco che non capiscono a cosa si riferisse, guardano i tre accigliati. Weasley e la Granger si scambiano degli sguardi dubbiosi per poi vagare con lo sguardo intorno alla stanza, come per trovare una risposta lì da qualche parte. Sospirano e poi dicono contemporaneamente:

«Pozione polisucco.»     


«Se hai cambiato idea, possiamo ancora tornare indietro.» gli sussurrò Hermione quando raggiunsero i cancelli di Villa Malfoy. Il viale che portava al portone in legno massiccio sembrava lungo chilometri agli occhi di Draco.Quella mattina, aveva quasi spinto la Granger fuori dalla porta quando erano pronti per andare, ansioso di rimettere piede alla Villa. Aspettarono giorni per il permesso del Ministero, ma alla fine accettarono di buon grado a far andare anche Draco per ulteriori indagini.

Gli era mancata terribilmente, si disse, confrontandola con la villetta troppo piccola e diroccata di Potter. Sarebbe stato contento tornare in un posto che potesse chiamare casa sua. Ma appena arrivarono, si fermò di colpo e trattenne il fiato. Quella era la casa in cui era cresciuto, ma era anche la casa degli orrori quando il Signore Oscuro prese il potere. La maggior parte dei suoi peggiori ricordi erano tutti avvenuti dentro quelle mura. Rivolse lo sguardo al Dissennatore in alto alle loro teste, disgustato. Troppe volte quelle creature erano venute ai cancelli della Villa, a pretendere Draco non sapeva cosa, ma fortunatamente entrambi i genitori negavano loro l’accesso appena intravisti. No, almeno loro no. Sentì dire spesso dal padre o dalla madre prima che tirassero fuori la bacchetta.

«Draco? Vuoi tornare indietro?» domandò ancora la Granger con un leggero tono preoccupato. 

«No.» ripetè guardando nuovamente il viale e sospirando sconsolato al giardino attorno ormai completamente distrutto, secco e pieno di erbacce. Se suo padre avrebbe visto come la sua preziosa dimora fu abbandonata a se stessa, senza cure, senza ritegno messa a soqquadro dagli Auror più volte come gli aveva detto Potter. «Voglio entrare. Ma senza quello.» disse indicando il Dissennatore e facendo tintinnare le catene che aveva attorno ai polsi «E senza catene. E lui.. deve rimanere fuori.» aggiunse facendo un cenno col capo all’Auror sconosciuto dietro di loro. 

«Hey bastardo, non sei tu a fare le regole qui.» rispose subito il tipo. Draco strinse i pugni cercando di non saltargli addosso. Le misure di sicurezza che il Ministero impose lo fecero digrignare i denti non poco, non che avesse voglia di scappare da nessuna parte o andare ad uccidere a destra e manca appena il suo avvocato fosse distratta. Ma quell’Auror che non ebbe mai l’educazione di presentarsi, lo odiava con tutto se stesso, perchè in qualche modo era riuscito a riconoscere la sua voce. La stessa voce della guardia che passava prima delle sue punizioni e gli comunicava gioiosamente cosa lo aspettasse. 

La Granger gli toccò il braccio.

«Facciamo così: Il Dissennatore rimane fuori, ma lui entra. E’ un ordine del Ministero, non posso fare molto.» gli spiegò, indicandogli con gli occhi più d'una volta l’Auror per fargli capire che se fanno un passo falso, o qualcosa di troppo, ci avrebbe messo pochi secondi a comunicarlo al Ministro stesso. 

Il volto di Draco si contorse in una smorfia contrariata, senza mai rivolgere lo sguardo all’Auror. Con il Dissennatore fermo fuori dai cancelli, camminarono a passi decisi lungo il viale ed entrarono in casa. Varcata la soglia Hermione con un sorriso cordiale, ma allo stesso tempo con voce decisa gli chiede all’Auror.

«Forse è meglio controllare l’abitazione prima di andare in biblioteca. Per sicurezza. Non vogliamo mica che qualcuno ci faccia qualche attacco a sorpresa, no? Tu vai ai piani di sopra, noi facciamo tutto il resto, questo piano, i sotterranei, le cucine e le serre. Ci riuniamo qui quando abbiamo finito il giro e andiamo in biblioteca.» 

Come sperò la Granger, L’Auror accettò l'incarico senza tante storie se non raccomandarla di non abbassare la guardia, che potrebbe prendere questa occasione di uscita dagli arresti domiciliari per scappare di nuovo. Lei ringraziò le sue premure e se fosse successo qualcosa l’avrebbe chiamato sicuramente.  

Tra sè e sè, Draco Malfoy cominciò a pentirsi di aver accettato la proposta della ragazza di andare ad investigare insieme nella sua biblioteca familiare. Durante la sua detenzione ad Azkaban, Hermione ottenne l’autorizzazione solo un paio di volte e in quelle occasioni, quando il tempo a lei disposizione era terminato, cercò di portarsi più libri possibili a casa, almeno quelli che riteneva che l’avrebbero potuta aiutare con il suo caso. Gli aveva esposto quell’idea tanto speranzosa, così avrebbero proceduto con le ricerche più velocemente. Draco conosceva tutti i libri presenti e potevano consultare direttamente quelli che potessero avere a che fare con le protezioni di Draco. Ed in più, era una scusa per uscire di uscire di casa, anche se equivaleva ad entrare in un altra, ma almeno era la sua.

Appena L’Auror sparì lungo la rampa di scale, Hermione si voltò verso di lui e con un colpo di bacchetta gli tolse le catene. 

«Solo per questa volta. » precisò «Devo ammettere che lo faccio perchè mi fa pena vederti rientrare in casa tua dopo tutto questo tempo, come un carcerato.» 

«Normalmente avrei avuto una risposta acida da rifilarti per questo senso di pietà che provi nei miei confronti, ma questa volta non dirò nulla.» disse Draco con un sorriso, muovendo i polsi liberi. Sentì borbottare un “Ci dovevi solamente provare”, ma senza preavviso si incamminò verso il grande salone della Villa, luogo principale di tutto. Delle torture, delle uccisioni, delle riunioni tra i maggiori esponenti  dei Mangiamorte e il Signore Oscuro. Anche nel resto della casa, ci sono stati diversi episodi che la mente di Draco non aveva intenzione di dimenticare, ma lì, quel salone era l’unico posto in cui fu costretto a fissare ciò che accadeva, senza distogliere lo sguardo, senza poter rimettere la bile che gli premeva in gola. Altrimenti Lui, o altri, ma soprattutto Lui, gli avrebbe messo una mano dietro la nuca, l’avrebbe costretto a guardare e fare poi lo stesso. 

Spalancò le porte, con il cuore a mille e si ritrovò dentro una sala completamente vuota. Niente, se non la polvere e le ragnatele negli angoli dei muri e nelle vetrate. Lentamente camminò verso il centro del salone. Sentì il parque scricchiolare sotto i suoi piedi e il rumore gli rimbombò nelle orecchie.

«Che cosa è successo qui?» domandò, impallidito, con voce tanto flebile che temette che Hermione dietro di lui non l’avesse sentito.

«Hanno portato tutti i mobili e gli ornamenti nei sotterranei, ed in altre stanze della Villa mezze vuote. Non so, penso che quando hanno controllato le prima volte si sono curati di controllare ogni singolo oggetto… l’intera Villa è spoglia in questo modo. Tranne la biblioteca. Quella hanno avuto la coscienza di fare qualche incantesimo di protezione attorno in modo che nessuno potesse entrare. O almeno non chi è autorizzato. Sarebbe stato inutile e una perdita di tempo per loro controllare ogni simbolo libro...» spiegò la Granger.

Ma mentre Hermione parlava, la mente di Draco stava rivivendo ogni singola Maledizione, tortura, morte avvenuta su quel pavimento; rivedeva il sangue versato, Nagini che strisciava verso le sue prede, Il Signore Oscuro dare ordini ai suoi sottoposti, ai suoi genitori, a lui. «Che cosa è successo qui?» sussurrò ancora con il fiato mozzato. Sbatté le palpebre più e più volte cercando di togliere quelle immagini che gli scorrevano davanti. Li strofinò quando cominciarono a bruciare, sperando di controllarsi meglio, non voleva versare altre lacrime. Il braccio gli bruciò, ma sapeva che era tutta una sua immaginazione, che era solo un'illusione provocata dai ricordi del passato. Il suo braccio sinistro non poteva bruciargli, Il Signore Oscuro era stato sconfitto. Non poteva essere sopravvissuto, non poteva resuscitare una seconda volta. Il Marchio Nero era un semplice tatuaggio sbiadito. Ma anche la sua schiena, i polsi e le caviglie, perfino le sue corde vocali, cominciarono a pizzicargli, a bruciare sottopelle. Come se fosse ritornato ad Azkaban e il dolore non si estingueva mai. Si attenuava per quanto possibile, ma sempre presente. Frustate, incatenato al muro senza libertà di muoversi se non di pochi centimetri, le scosse elettriche che lo portavano ad urlare come mai in vita sua, fino a perdere una voce che non usava se non in quei momenti. Ma erano settimane che era uscito di lì e tutte le sue ferite sono guarite bellamente, senza traccia della più piccola cicatrice. Sentì ugualmente bruciore ovunque. Allora, per sicurezza, giusto per esserne certo, si disse Draco, si toccò la schiena, si guardò i piedi, alzò le braccia leggermente e si controllò i polsi, poi lentamente alzò la manica del braccio sinistro. Ed eccolo lì, il Marchio Nero sul suo avambraccio, teschio e serpente incisi sulla sua pelle per il resto della sua vita. Ma decisamente sbiaditi. Decisamente privo di ogni potere, morto. Proprio come Il Signore Oscuro.

«Draco?» lo chiamò Hermione, mettendogli una mano sulla schiena. E dal suo sguardo preoccupato notò che cercò di riportarlo nel presente più di una volta. E la fissò per quello che potevano sembrare minuti e si chiese perchè sul suo volto non vi era alcuna traccia di paura e terrore per essere entrata in quella Villa, in quella sala. Dove lei fu una delle tante vittime torturate, una delle tante urla e corpi che si contorcevano sotto la Maledizione cruciatus. Come faceva ad essere fiera e coraggiosa anche in quel momento. Perchè lui non sapeva esserlo? Perchè lui non riusciva a superarlo? Rimaneva bloccato in quel limbo buio fatto solo del suo passato da Mangiamorte. E come a leggergli nella mente Hermione parlò.

«E’ la prima volta che torni dopo tutto quello che è successo. E’ normale che ti senti in questo modo. Io ho perso metà del tempo che mi è stato concesso, bloccata qui... Non riuscivo a muovermi...» 

D’istinto il ragazzo allungò una mano e le accarezzò i capelli, forse per ringraziarla silenziosamente della sua comprensione. Contento che ci fosse lei accanto in quel momento, lei che era tanto più forte di lui ad affrontare gli orrori del passato da sola. Draco era pienamente consapevole che non ne fosse stato in grado. Hermione arrossì, gli prese la mano e la baciò delicatamente per poi allontanarla imbarazzata da quel gesto spontaneo. Draco sorrise. 

«Hai visto il mio marchio, mostrami il tuo.» comandò, ma la sua voce era molto cauta, gentile. Hermione scosse la testa stringendo la manica della camicetta. 

«Non c’è nulla da vedere.» rispose tra le labbra, ma Draco le afferrò il braccio malamente e le tirò su la manica. Ed effettivamente non c’era nulla da vedere se non la sua perfetta pelle, senza alcuna traccia di una cicatrice. Ed era convinto che il pugnale che sua zia Bellatrix fosse intriso di qualche maledizione oscura per fare in modo che si ricordasse ogni giorno quale fosse la sua razza, quale fosse il suo posto nella società. 

«Com’è possibile?» domandò a denti stretti. 

«Sono riuscita a trovare un unguento contro questo tipo di magia. Grazie anche all’aiuto di specialisti. Bellatrix non ha usato una maledizione sconosciuta o di una potenza tale-» 

Le scostò il braccio interrompendo le sue spiegazioni, irritato. Fortunata anche in questo, pensò. Ha perfino avuto la possibilità di eliminare quel simbolo che l’avrebbe legata irreparabilmente ai ricordi infelici. 

Si voltò verso il camino e si portò le mani dietro al collo alzando la testa, cercando di alleviare la tensione del collo. Guardò il suo riflesso nel grande specchio sopra il camino, incorniciato d’oro e con inciso in alto lo stemma della famiglia Malfoy. Almeno quello non riuscirono a toglierlo, ma anche volendo sapeva che quello specchio era parte integrante della casa, impossibile scollarlo da quel muro, grazie all’incantesimo di adesione permanente. Guardò il suo riflesso e poi quello della Granger accanto al suo che ricambiava lo sguardo e non potè fare a meno di sorridere.

«Hermione, cosa vedi?» chiese senza però distogliere gli occhi dallo specchio.

«Che cosa intendi dire? Vedo noi due.» rispose come se fosse un’ovvietà.

«Ovviamente. Per te è un specchio come un’altro. Ma devi sapere che è appartenuto al capostipite della famiglia Malfoy ed è stato tramandato di generazione in generazione insieme a questa casa.  Per chi ha nelle proprie vene il sangue Malfoy -o entra a far parte della famiglia dopo il matrimionio- non è uno specchio qualunque. Un membro della famiglia, vede prima il proprio riflesso e poi solamente di colui che non lo tradirebbe mai, per nessuna ragione al mondo. Vede il riflesso unicamente di colui che anche nella più remota parte del suo cuore non deciderà di ferire il Malfoy che si sta specchiando. Così il mago o strega può sapere di chi si può fidare e di chi, invece, deve stare attento...» 

La Granger apre la bocca senza parole 

«Quindi durante il periodo in cui i Mangiamorte e-» cercò di domandare ma Draco la anticipa sul tempo.

«Vedevo il riflesso dei miei genitori e di nessun’altro. Il salone poteva essere anche pieno di gente, ma sullo specchio c’eravamo sempre e solo noi tre. Non ho idea di cosa vedevano mio padre e mia madre. Ma penso la stessa cosa, non si fidavano di nessuno.»  

Hermione si avvicinò a lui fino a quando le loro braccia non si toccarono e trattenne il respiro.

«Adesso che cosa vedi?» sussurrò a bassa voce, quasi timorosa, ma probabilmente conosceva già la risposta. Voleva solo sentirla dire direttamente da lui.

«Vedo una Sanguesporco che si rifiuta di accettare i propri sentimenti verso un dannato Mangiamorte.» 



 

Trascorrono un’ora buona ad organizzare tutto il piano per far sì che Draco potesse rimanere più a lungo a New Orleans senza che nessuno se ne accorgesse. Grazie a Blaise si ritrovano subito sottomano la Pozione Polisucco. “In caso di emergenza” si è giustificato Zabini sotto lo sguardo perplesso del resto dei maghi dopo aver aperto, nel piccolo laboratorio privato, un cassetto pieno di fiale piene di pozione. Si sono messi d’accordo che Harry e Ron sarebbero rientrati a Godric’s Hollow, con Ron trasformato in Draco, in modo che gli Auror di turno per il controllo giornaliero lo vedessero dentro casa. All’inizio hanno pensato di ritornare in tarda serata, ma concordano che sarebbe stato meglio che qualcuno fosse presente per ogni necessità e tipo di intoppo.

Anche Draco avrebbe bevuto una dose di pozione con dentro capelli di alcuni anonimi clienti del negozio di Blaise, recuperato grazie ad un elfo. Non mancano, però, le continue lamentele del biondo gli scontri con Hermione.

«E’ diverso adesso! All’andata dovevano vederti uscire con noi per “prendere una boccata d’aria” ed il piano originale non prevedeva che stessi in mezzo ad una strada degli Stati Uniti per più di 40 secondi di camminata! Vuoi rimanere più a lungo qui? Allora taci e fa come ti diciamo!» 

Per quanto riguarda Hermione si sono messi d’accordo che con un semplice cambio di colori dei capelli e acconciatura ed un paio di occhiali da vista finti sarebbero bastati. 

«Perchè diamine io devo bere la pozione polisucco mentre a te basta cambiare i capelli?» 

«Perchè anche se qualcuno mi riconoscesse, non sono una detenuta di Azkaban! Potrei semplicemente dire che sono qui per vacanza e non volevo farmi riconoscere per mantenere la privacy. L’importante è che non riconoscano te, visto che la tua famiglia ed i tuoi processi sono usciti sui giornali più volte!» gli continua a spiegare la Granger, seccata più che mai dall’insistenza del ragazzo. 

«Merlino. Sono proprio contento di non avere alcun tipo di popolarità. Tutto questo stress mi avrebbe ucciso.» commenta sarcastico Blaise dopo il terzo battibecco dei due. 

Pronti sul da farsi, Harry e Ron vengono accompagnati dagli altri tre alla metropolitana magica per tornare al negozio e materializzarsi da lì, alla passaporta di servizio in Illinois con cui si erano decisi a tornare. Ma prima arrivati alla porta Harry si volta verso Blaise e gli dice

«Penseremo anche ad un modo per farti venire a trovare Draco. In maniera sicura ovviamente.» 

A quelle parole Blaise sgrana gli occhi leggermente, riempiti poi da una luce nuova. Gli stringe la mano, forse con più forza del normale e gli rivolge un sorriso, sincero. «Non vedo l’ora.»

Dopo che i due ragazzi escono di casa, Draco e Blaise sono tanto eccitati dall’idea di uscire fuori che senza neanche uno sguardo si dirigono nel piccolo laboratorio per prendere una fiaschetta di pozione polisucco. Hermione li segue nonostante la difficoltà nel star loro dietro. 

«Sono tutti capelli diversi, come facciamo quando finisce la pozione di uno?» domanda Draco quando apre la fiaschetta e fa una smorfia annusando la pozione. Non sanno per quanto rimarrano fuori casa, quindi hanno deciso di portare più dosi e più capelli. 

«Oh non ci pensare troppo, andiamo in bagno e bevi un’altra.» gli risponde semplicemente Blaise, mentre guarda Hermione accorciarsi i capelli di parecchio, fino ad averli corti come quelli di Harry, ma decisamente più in ordine. Li fa diventare di un biondo cenere e fa apparire un paio di occhiali dalla montatura quadrata. «Ciao Signorina.» saluta Zabini con tono divertito «Mi stanno tanto male?» chiede con tono preoccupato, anche se con molto probabilità non tanto da farli tornare come prima in modo da continuare con la sua copertura.

Draco di volta a guardarla e nonostante non apre bocca non nasconde l’espressione di contrarietà di quel nuovo taglio e colore. A lui piacevano tanto i capelli di Hermione così com’erano. Lunghi fino a poco sotto la spalla, castani con alcune ciocche più chiare e decisamente ricci e cespugliosi, non lisci ed ordinati come in quel momento. Certo, rispetto ai primi anni ad Hogwarts la Granger ha imparato come domarli e come rendere il suo riccio più morbido, ma la matassa di capelli in cui Draco ci infilava le mani mentre facevano l’amore e il suo viso quando si addormentava stringendola tra le braccia sono decisamente più belli.

«Ma in realtà hanno un certo non so chè…» commenta maliziosamente Blaise. Draco fa cadere la conversazione bevendo la pozione. Si trasforma in quello che sembrava essere un ragazzo quasi sulla trentina, capelli neri abbastanza lunghi, occhi verdi e coperto di tatuaggi su entrambe le braccia e sul collo. Ignora decisamente le battute di Zabini mentre si dirigono fuori. Finalmente Draco Malfoy esce alla luce del giorno, o meglio tramonto dato l’orario. Può camminare tranquillamente in mezzo alla gente, entrare nei pub, nei negozi, comprare qualcosa da mangiare, bere un goccio di Whisky, può fare tutto quello che desiderasse.

Solo quando camminano per un pezzo del viale in cui abitava Blaise, comincia a tentennare. E’ da più o meno quattro anni che è isolato dal resto del mondo. Le uniche persone con cui interagisce sono sempre stati i Tre-Salvatori-del-mondo-magico, la famiglia Weasley e sua zia Andromeda col piccolo Teddy. L’unico posto che ha frequentato fino a quel giorno è stato puramente una cella ad Azkaban, casa di Potter e qualche volta la Villa. Rallenta il passo, rispetto ad Hermione e Blaise che continuano a camminare spediti. Loro se ne accorgono e si voltano a guardarlo. Non sa che espressione ha assunto la faccia dello sconosciuto, ma i due maghi capiscono che Draco stava avendo qualche timore a passeggiare come nulla fosse, all’aria aperta e trascorrere il resto della giornata come un comune mortale. Gli afferrano le braccia posizionandosi ai suoi lati e lo trascinano lungo il viale. Ricomincia a respirare.

E dopo quello che per il giovane Malfoy è sembrata un’eternità, si gode finalmente ciò che tutto il resto del mondo chiama libertà. Libero dalla paura, dal terrore di essere controllato o seguito, paura di essere catturato e torturato. Camminano per le strade del centro di New Orleans, sorridendo e chiacchierando. Blaise lo porta in tutti i bar ed angoli della città preferiti. E Draco chiacchiera fino a che la gola non gli diventa secca, si guarda intorno tanto velocemente da fargli girare la testa. Assaggia quello che secondo Blaise ed Hermione i babbani chiamano hod-dog, si sofferma ad ascoltare una cantante di strada accompagnata da un’altra ragazza con il tamburello, mentre qualche ragazzino balla a tempo di musica. Mangiano per cena dello street-food e bevono una birra che per i gusti di Draco è troppo acquosa. Si siedono in una banchina in una piccola piazza piena di altra gente che ha avuto la stessa idea. I lampioni bassi con luce gialla della città e quelle di alcuni balconi dei palazzi contribuivano ad enfatizzare la nomina della città come la madrepatria della musica jazz. 

Finito di mangiare, con una sigaretta tra le labbra, Draco comincia a sentire un pò di sonnolenza, ma grazie a Blaise si riscuote subito.

«Forse ancora è presto, ma direi proprio di andarci ora. Sicuramente ci sarà già qualche band a suonare ed in più i drink sono strabuoni!»

«E’ un locale di babbani?» domanda Hermione con occhi lucidi di speranza e felice di vedere come un ragazzo che doveva odiare fino al midollo quella che consideravano razza inferiore, si è ambientato facilmente nel loro mondo. 

«Con tutto il rispetto, Granger. Basta babbani. Sono a contatto con loro quasi tutti i giorni, dipende se entrano nel mio negozio. Inoltre, abbiamo girato abbastanza la città in mezzo a loro. Direi che sia giunto il momento di tornare in posti con la magia.»

Detto questo, li guida lungo un paio di quartieri e camminano a lungo. Si allontanano di parecchio dal centro della città, e si immettono in uno stretto vicolo, dove a malapena passa un bambino. 

«E’ solo un illusione. Appena mettete piede dentro il vicolo si allarga del tutto.» li tranquillizza, mentre tocca con la bacchetta il muro destro. Infatti, appena infilata una gamba, il vicolo prende le dimensioni di una normale strada di città. 

Raggiungono la serranda di un vecchio garage di colore rosso, coperto di graffiti e poster. E senza soffermarsi più di tanto Zabini la fa scorrere verso l’alto con la bacchetta e li fa cenno di entrare. Appena chiusa la serranda alle loro spalle, quello a che primo impatto sembra un garage completamente vuoto, si trasforma in un locale in tutto e pertutto con annesso palco, piano bar e clienti al suo interno. La musica copre ogni tipo ti tentativo dei ragazzi di parlare tra di loro, tanto che devono parlarsi attaccati all’orecchio per sentirsi. Ci tavoli tondi con sedie imbottite ad ogni angolo tranne che al centro, lasciato libero per chi volesse ballare. Ai due lati ci sono due file di colonne, cui facevano da entrata per i tavoli rialzati con i divanetti. C’è perfino un soppalco che probabilmente accoglieva altri tavoli, per chi volesse più intimità. La band suona già da parecchio tempo dato le perle di sudore sui volti dei musicisti, in particolar modo il saxofonista. 

Blaise li spinge verso il lungo bancone di legno scuro, consuto di alcool e rigato. Si fanno largo tra la gente in piedi al banco e Blaise chiama una giovane ragazza dai capelli corvini legati in due lunghe trecce alla francese. Con i grandi occhi a cerbiatta accoglie Blaise con un grande sorriso, mostrando il piercing sotto il labbro superiore. Dopo qualche convenevole tra Blaise e la ragazza, ordinano da bere per poi brindare e buttare giù un lungo sorso della proprie bevande. 

Blaise circonda Draco con un braccio e gli infila una sigaretta in bocca.

«Ci ho provato con lei per settimana»gli urla all’orecchio, riferendosi alla banconista «E alla fine ho scoperto che l’altro proprietario del locale è suo marito. Lei fedelissima, per mia sfortuna. Ho ricevuto una grande batosta, mi era innamorato perso.» poi rivolge all’amico un sorriso più grande che mai, guardandolo dritto negli occhi.

«Anche se non sei con il tuo aspetto, sono davvero felice che tu sia qui. Mi sei mancato amico mio. A proposito...» si volta verso Hermione quando dice «Mi sa che sta per scattare l’ora, forse è meglio che bevi la pozione. Giusto Hermione?» la ragazza guarda velocemente l’orologio al polso ed accenna. 

«Andiamo in mezzo alla pista, così non vieni visto da Clare. Se ti vede con qualche bevanda che non sia di questo posto ti schianta.»  

Si fanno coinvolgere dalla musica e dalla gente attorno che ballava il più velocemente del previsto. I loro bicchieri si svuotano in un batter d’occhio seguito poi da altri portati da Zabini che non permette a Draco ed Hermione di prendersi qualche minuto di pausa. Gli effetti della sbornia si mostrano in tutto e per tutto quando i tre ragazzi ballano e si abbracciano con degli sconosciuti, cantano a squarciagola canzoni che nemmeno conoscono. 

Draco si allontana per qualche secondo dalla pista, va in cerca di un angolo per riuscire a riprendere fiato e fumarsi una sigaretta senza che nessuno gli venisse addosso. Magari avrebbe bevuto anche un sorso della pozione polisucco, non era sicuro quanto tempo fosse passato dall’ultima volta se dieci minuti o cinquanta, ma per togliersi il cruccio, beve le ultime gocce rimaste con una smorfia. La prossima avrebbe dovuto prendere un'altra fiaschetta e inserire un capello nuovo. Sale sul soppalco sperando di riuscire a respirare meglio da lassù e fortunatamente trova la maggiorparte delle persone sedute ai tavoli intente a chiacchierare, bere o mangiare. Si affaccia dalla ringhiera, mentre con la bacchetta di Blaise si accende una sigaretta. Guarda verso il basso e scorre lo sguardo per individuare gli altri due, la musica nel frattempo si era calmata leggermente, segno che la band di quell’ora stava cedendo il posto alla prossima. Li avvista vicino ad una cassa del palco, ridevano per qualcosa che ha detto Zabini mentre la invita per un ballo di coppia. Ondeggiano e girano a tempo di musica, e Draco capisce che fa tutto Blaise dato che per i primi secondi Hermione inciampa sui suoi stessi piedi. Cominciano a parlare uno nell’orecchio dell’altro. Dopo un pò nota che rallentano il passo nonostante la musica entra nel ritornello, concentrati nella conversazione. Non si accorgono nemmeno che la canzone è finita e subentra subito un'altra dalla nuova band. E Draco, nonostante avesse finito la sigaretta, resta li a guardarli temendo il peggio, perchè Blaise a mano a mano che la loro conversazione va avanti, si irrigidisce, serra la mascella e guarda dritto negli occhi Hermione. Non aveva idea che sguardo poteva avere. Hermione, dal canto suo, muoveva le labbra velocemente senza tregua, le guance arrossate e sopracciglia aggrottate. Eppure si era fatto promettere da Hermione che non avrebbe chiesto a Blaise nulla riguardante la sua udienza. E’ sicuro come la morte che gli sta proponendo esattamente di testimoniare, di uscire allo scoperto rischiando tutto. Sta per voltarsi e correre giù per fermare ogni cosa, ma poi i due si stringono leggermente, Blaise le fa fare una piroetta e si rivolgono un semisorriso, come per chiudere un discorso. Scende con un improvvisa voglia di bere dell’acqua per togliersi quel groppo in gola. Appena scende le scale si ritrova davanti i due ragazzi. Vedono la sua faccia preoccupata, i suoi occhi si posano prima su Blaise e poi si soffermano su Hermione, per cercare una conferma alla sua ipotesi. Ed ovviamente Hermione distoglie lo sguardo immediatamente e beve un sorso del suo drink. Draco se potesse la fulminerebbe con lo sguardo seduta stante, ma Zabini prende la mano della ragazza e le da un leggero bacio sul palmo. Hermione diventa più rossa in volto e rimane a bocca aperta, mentre Zabini si volta verso il biondo e gli rivolge un sorriso tranquillizzante. E con quel gesto Blaise riesce a frenare ogni tentativo del giovane Malfoy di aprire una discussione. Almeno per quella sera.


Era appena passata la mezzanotte quando Malfoy chiuse il libro di Storia d’alchimia orientale. Stanco si strofinò gli occhi e si alzò per sgranchirsi un pò la schiena. Il suo ultimo esame per i suoi MAGO si sarebbe tenuto da li ad una decina di giorni, ma fortunatamente con la lettura di quella sera aveva finito tutto il materiale. Doveva semplicemente farne un ripasso. Anche se ci mise quasi un anno dal completamento del suo diploma -alcuni esami dati prima della sua incarcerazione ad Azkaban ed altri in quei due mesi che fu messo agli arresti domiciliari-, la Preside Mcgonagall gli comunicò che appena dato l’ultimo avrebbe ricevuto i MAGO con una media impeccabile. Soddisfatto, andò a prendersi in cucina una tazza di tè nero fumante per rilassare la mente. Almeno qualcosa andava per il verso giusto, pensò. Non che sperava nella sua assoluzione, ma pensare ad un ipotetico futuro, ad un carriera da intraprendere ed impegnarsi per gli esami, gli tenne la mente occupata da tutto il resto. La medimagia era un campo molto interessante, ma altrettanto il pozionista o alchimista distoglievano la sua attenzione da altri mestieri, non che si staccavano l’uno dall’altro più di tanto, ma per iscriversi ad un corso di specializzazione doveva scegliere uno di questi.

Stava rimuginando su questi pensieri quando la porta all’entrata si spalancò di colpo, sbattendo contro il muro, e delle urla e risatine rimbombarono per tutta la casa.

«Stai attento! Sei caduto... come... un salame!» sentì praticamente urlare dalla Weasley, soffocata da grosse risate dal resto del gruppo. Ron ed Hermione entrarono in cucina ridendo ancora a crepapelle dall’apparente caduta di Harry all’entrata. 

«HEY! MALFOY!» urlarono in coro appena lo videro appoggiato al bancone dei fornelli con la tazza in mano. 

Harry, Ginny e George Weasley entrarono quasi facendo a gara a chi entrasse per primo.

Il gruppetto di amici si era organizzato ad andare a qualche festa e si aspettava che rientrassero la mattina dopo, come altre poche volte aveva scovato Potter rientrare all’alba strisciando lungo la parete per non cadere dalle scale. Invece, aveva cambiato idea a quanto pare.

«Abbiamo deciso di venire a festeggiare con te!» esclamò Potter.

«Ci siamo sentiti in colpa di lasciarti qui tutto solo» aggiunse Hermione.

«In realtà, io sono qui per vederti ubriaco Malfoy.» confessò Ron senza preamboli, seguita poi da Ginny che accennava violentemente con la testa.

«Abbiamo scommesso su di te che quanto ti ubriachi diventi l’opposto di quello che sei di solito. Quindi, o dai baci ed abbracci, diventi affettuoso, o c’è chi dice ti spogli e corri nudo per il giardino.» spiegò George lanciando un’occhiata alla sorella che nel frattempo aveva lanciato un occhiolino in direzione di Draco. «Io ho scelto la prima opzione. Non avevamo idea cosa ti piacesse così...» disse mentre tirava fuori bottiglie di vodka, vino e quant’altro

«...Abbiamo preso tutto.» terminò Ginny, prendendo la vodka, appellò con la bacchetta un bicchiere dalla cucina facendolo quasi sbattere contro testa di Draco e lo riempì velocemente.  

Dopo aver messo tutte le bevande sul tavolo lo guardarono tutti e cinque sorridenti, come dei bambini cui era stato promesso un gioco divertentissimo da fare. 

«Che branco di idioti.» commentò semplicemente Draco con un ghigno, mentre posava la sua tazza di tè e prendeva piuttosto un bicchiere. Ed in fin dei conti quel cambio di serata non gli dispiacque affatto, nonostante dovesse trascorrerla con quei tipi. Se lo riempì di Whisky incendiario e venne acclamato da un caloroso applauso degli altri maghi. Harry si avvicinò spingendolo a bere forzatamente il primo bicchiere tutto d’un fiato.

«Giochi sporco, Potter.» gli disse mentre asciugava con una manica le gocce di Whisky sul mento «Detto proprio da te, Malfoy?» controbattè ironico.

Tra un gioco alcolico ed un altro, tra risate senza ragione e battute non capite, i bicchieri continuavano ad essere riempiti e consumati. Draco cercò di mantenere un certo grado di lucidità, anche se già dopo il secondo bicchiere sentì la testa più leggera, dato che non beveva con quel ritmo da parecchio tempo. Così ebbe la premura di consumare il quarto bicchiere più lentamente sedendosi su una sedia fuori in giardino. L’aria fredda di fine Novembre gli fece svegliare di più i sensi. Passò qualche minuto a rilassarsi nella quiete notturna che i maghi all’interno della casa si accorsero della sua assenza e cominciarono a schiamazzare a destra e sinistra. 

Corsero fuori in giardino, dimenticandosi immediatamente delle loro ricerche e si misero a correre di qua e di la a saltare e ballare la musica che risuonava dall’interno. E Draco non potè fare a meno di sorridere lievemente. Era passato tanto tempo, troppo, dall’ultima volta che passava una serata piena di vita, risate e occhi pieni di gioia come quella. Li guardò trotterellare per il giardino felici con il bicchiere in mano, perdendosi tra i pensieri. Non si accorse che Ginny si posizionò dietro di lui, si chinò leggermente e con un braccio sulla sua spalla e il viso sull’altro lato ,gli allungò un pacchetto di sigarette di fronte al viso, ancora perfettamente chiuso.

«Me lo sono dimenticato che te l’avevo comprate.» gli sussurrò con tono divertito.

«Questa è proprio una notte piena di sorprese. Prima alcol e adesso sigarette?» parlò Draco non nascondendo la sua contentezza di ritrovarsi tra le mani un nuovo pacchetto di sigarette «Grazie Weasley, ma la prossima volta non farmi aspettare due settimane per avere un pacco nuovo.» Ginny gli diede in risposta un leggero schiaffo dietro la nuca, per poi raggiungere Harry e scoccagli un sonoro bacio in bocca. 

Continuano a volteggiare e sganasciarsi dalle risate quando George fece cadere per ben tre volte Ron e Draco rimase lì sul portico a guardarli mentre fumava, assaporando boccata dopo boccata la nicotina scendere giù in gola. Li osservò, sereno, leggero, magicamente senza alcuna preoccupazione in mente. Ma non potè fare a meno di pensare a Daphne e Blaise, alle loro notti passate in bianco come quella. Fu nostalgico tutto in una volta e si sentì piuttosto solo, emarginato da quel mondo dei valorosi eroi di cui non ha mai fatto parte. Malfoy faceva parte di un altro mondo, un’altra parte della storia. Si sentì un pesce fuor d’acqua. Draco non aveva niente a che fare con nessuno di loro se non per via della sua attuale situazione. 

Poi il suoi occhi cadono automaticamente sulla figura di Hermione che, anche lei decisa a mantenere un certo livello di lucidità, si bagnò le labbra col vino all’interno del suo bicchiere, mentre rideva per qualcosa che ha detto Ron. Forse, in una minima parte, faceva parte anche lui di quella nuova vita che lo stava aspettando. 

Da quando si era confessato a lei, decise di fare un passo indietro, di aspettare che sia lei a fare il prossimo passo. Ad ammettere che tra di loro ci fosse qualcosa. Non mancarono occasioni che si sfiorarono e si guardarono più a lungo del previsto. In particolar modo quando andarono alla Villa e rimasero solo in biblioteca a leggere dei libri, sentì l’urgenza di stringerla e baciarla, ma si trattenne. Non riusciva a capire perchè era tanto difficile per Hermione accettare i proprio sentimenti e quelli di Draco. Sarebbe stato tutto più semplice. Ma forse tutto quel coraggio che l’aveva sempre caratterizzata le veniva meno quando si trattava di storie d’amore, ricordandosi della sua storia con il Weasley. Ma di certo Malfoy non avrebbe aspettato sei anni per avere qualcosa. 

Ad un certo punto Ron strinse Hermione in un forte abbraccio, sollevandola leggermente e facendo cadere i loro bicchieri. Buttò il mozzicone di sigaretta a terra e la spense pestando col piene forse in maniera più forte del normale, domandandosi come mai aveva tutta quella confidenza con il rosso, quando il loro ostacolo più grande era sempre stato l'imbarazzo, mentre con lui era già tanto che gli stringesse una mano. 

Passarono pochi secondi che Potter corse loro incontro gridando «Anche io, anche io voglio un abbraccio!» li strinse tra le braccia ad entrambi, seguito poi da Ginny e da George, scoppiarono a ridere quando rischiarono di cadere tutti in massa. Si ammutolirono quando George esclamò.

«Ragazzi, ragazzi! C’è qualcuno che ci sta fissando!» tutte le teste si voltarono verso di lui e lo guardarono con occhi assottigliati per metterlo a fuoco meglio. 

«Ci guarda come se fossimo degli animali dello zoo.» disse Harry, offeso.

«Forse è la prima volta che vede un abbraccio. Non ha idea di cosa sia.» ipotizzò Ron.

«aah!» esclamò Hermione, illuminata da un’idea improvvisa e sconvolta allo stesso tempo «e se non sa che cos’è un abbraccio veramente? se non ne ha mai dato o ricevuto uno?» 

«Dovremmo rimediare ragazzi.» disse asciutta Ginny.

«Non-» cercò già di proteggersi Draco, prevedendo quello che stava per accadere. 

Infatti con un “carica!” della Weasley si lanciarono tutti al suo inseguimento. E Draco desiderò tanto avere una bacchetta a portata di mano in quel momento da poterli schiantare tutti insieme, ma non potè fare a meno che mettersi a correre, cercando di evitare le loro braccia che si allungavano verso di lui. Entrarono in casa, poi uscirono di nuovo in giardino.

Si voltò a dare un occhiata se fossero abbastanza vicini e vide Hermione correre dietro di lui con un largo sorriso. Si fermò e allungo le braccia nella sua direzione pronta ad accoglierla. Gli saltò addosso e lo strinse in un abbraccio strangolatore. Seguito poi da George che li face cadera a terra, da Harry, Ginny e Ron. Tutti sdraiati sopra di lui, urlarono per la vittoria di aver abbracciato, per modo di dire, Draco. E stranamente Draco ne fu felice perchè strinse tra le sue braccia Hermione e in minima parte anche per quel momento di condivisione con gli altri. Ma non l’avrebbe mai ammesso nè da brillo nè tanto meno da sobrio.

«Ok. Ok. adesso alzatevi che mi state schiacciando. Siete pesanti come degli Erumpent. Da domani insalata per tutti.» biascicò Draco, schiacciato dal loro peso, anche se desiderava continuare a stringere tra le sue braccia Hermione.

Dopo un pò cominciarono ad acquietarsi e decisero tutti insieme che era giunto il momento di andare a dormire. Ginny decise di rimanere lì a dormire, mentre George e Ron tornarono a casa propria. Erano rimasti Draco ed Hermione nel salotto di casa, lui seduto sulla sua poltrona, con una sigaretta tra le labbra, lei che cercava di mettere un pò d’ordine ma ci rinunciò dopo il quinto bicchiere che portò nel lavabo della cucina. Si accasciò sul divano esausta, con le gambe leggermente aperte, rifiutando ogni tipo di femminilità, nonostante indossasse un vestito lungo bianco che le lasciava la schiena nuda.

«Stai bene, Granger? Non sarai ubriaca?» le chiese, stuzzicandola un pò, quando la risposta era palese davanti ai suoi occhi. 

«No.No. Sono solo allegra. Sto bene.» gli rispose tenendo ancora gli occhi chiusi. Draco fece un cenno anche se Hermione non lo vide. Spense la sigaretta nel posacenere sopra il bracciolo, si alzò e si avvicinò a lei. 

«Allora, visto che non sei ubriaca... Mi concedi un ballo?» le chiese a bassa voce, allungando una mano verso di lei. Hermione spalancò gli occhi ed incontrò quelli grigi di Draco.



 

A metà della notte, decidono di rientrare in casa di Blaise ad aspettare il momento giusto per ritornare a Londra, dove, approfittando dell’uscita di Potter da casa per andare a lavoro, si sarebbero intrufolati per scambiare il posto con Ron. 

Hermione, troppo insonnolita per la lunga giornata, si chiude in una delle camere per dormire un paio d’ore, prima della loro partenza. I due ragazzi si siedono sul divano del salotto, cercando di smaltire la sbornia sgranocchiando qualcosa e fumando il resto delle sigarette rimaste. 

Draco allunga la vista verso alcun ripiani presenti in un lato della stanza e vede alcune cornici. I suoi occhi cadono su una figura con dei capelli esageratamente lunghi, biondi e legati in una coda alta. Sospira nostalgico. Quella città le sarebbe proprio piaciuta a Daphne. Anche Zabini segue il suo sguardo e pensa la stessa cosa. 

«Mi manca. Ogni giorno.» confessa Blaise, sussurrando.

«Già...» si deve sforzare ad aggiungere altro, si sentiva improvvisamente troppo debole per affrontare quell’argomento, troppo sentimentale. Probabilmente causato dall’alcol. «Le sarebbe piaciuto vivere qui. C’è tutto ciò che amava... e poi… il tuo negozio… hai avuto una meravigliosa idea...» 

Blaise non risponde per qualche secondo, rimane in silenzio fumando il resto della sigaretta, senza distogliere lo sguardo dalla fotografia. Troppo lontana per osservarla effettivamente.

«Mi sentivo in dovere di fare qualcosa… meritava di più, di più di un falò come funerale… volevo che fosse ricordata...» 

Draco accenna con la testa anche se Blaise non lo guarda. Rimangono in silenzio a lungo, accendendosi un’altra sigaretta e abbandonandosi alle leggere vertigini della sbornia. Ma il groppo in gola di Draco non ha intenzione di andarsene. Il petto gli si stringe, forse pronto a vomitare. Ma non avviene. 

«Blaise... mi sento.. intrappolato.» dice, cercando di spiegare quel magone presente non solo in quel momento, ma che l’ha accompagnato per tutti quegli anni. 

«Ci credo. Tutti questi anni chiuso-» comincia a parlare l’amico ma Draco lo interrompe «No, non intendo quello. Almeno, non solo quello. Mi sento intrappolato. Sembra che tutto il mondo stia andando avanti, come se la guerra non ci fosse stata. Tutti hanno voltato pagina, superato ogni dolore. Quei tre con le loro carriere, tu qui... Mentre io… è come se fossi ancora bloccato durante la guerra.. non ce la faccio.. c’è sempre qualcosa che frena ogni mio volere di andare avanti...non riesco a dimenticare...» si confida con Blaise, finalmente liberandosi di tutto quel peso sul petto. 

«Penso piuttosto che tu stia rimuginando troppo. Non devi dimenticare. Non si dimenticano certe cose, anche volendo. Io non ho dimenticamento. Tantomeno il trio degli eroi. Ognuno ha imparato a convivere con il proprio dolore. E tu.. lo stai facendo anche tu Draco, ma non te ne rendi conto...»

Il biondo lo guarda accigliato, non capendo. 

«Potter, Granger ed anche i Weasley, di quanto ho capito ti hanno accolto, sei entrato nelle loro vite, come loro nella tua. Ed Hermione… devo confessarti che ero un pò scettico all’inizio… mi domandavo cosa potessi trovarci in una bacchettona come lei, ma poi ho constatato che non è male come credevo. Se questo non è andare avanti Draco.. non ho idea di cosa tu voglia di più se non stare insieme alla persona che ami.»

In quel momento entra Hermione con la faccia assonnata e i capelli più arruffati che mai. Draco si perde ad osservarla, mentre si avvicina dicendo qualcosa a cui non da ascolto, ma incantato dal sorriso che le si è formato sul volto. Si allunga per prenderle la mano ed avvicinarla di più a sè. La guarda negli occhi da seduto, e non riesce a capirne il motivo, ma gli occhi gli pizzicano e si schiarisce la gola. 

«Hai proprio ragione Blaise.»

 
   
 
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