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Autore: CedroContento    08/08/2020    2 recensioni
Come ogni storia di Re e Principesse che si rispetti anche questa comincia, come molte altre, con "C'era una volta..."
Quindi, c'era una volta una terra lontana lontana chiamata Avior.
A sud di questo paese altri Cinque Regni più piccoli vivevano in pace sotto la protezione del Re di Avior, Re Karl.
Il giorno in cui il sovrano di Avior dovette decidersi a prender moglie scelse di ospitare a palazzo le principesse in età da marito provenienti dai Cinque Regni, in modo da poter scegliere tra queste la sua sposa.
Astoria, principessa di Tabita, viene così strappata alla sua tranquilla esistenza e catapultata tra gli intrighi di corte, sarà lei a conquistare l'enigmatico Re?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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Capitolo 6

Il giardino segreto

La mattina seguente Astoria e Cheyenne si fecero servire la colazione all'ombra del portico che si affacciava sul giardino interno della dependance. Aveva piovuto durante la notte ma ora Astoria vedeva con sollievo che il cielo si stava schiarendo e che si prospettava una giornata bella e soleggiata.
“Hai l'aria di una che ha bisogno di un'altra bella tazza di thè! Calmati Astoria, sei un fascio di nervi, ti farai venire le rughe!” la rimproverò Cheyenne versandole l’ennesima tazza di thè della mattinata, cercando in vano di calmare l’agitazione della principessa di Tabita in vista del suo primo appuntamento.
Astoria le aveva raccontato tutto della conversazione sul balcone della sera prima e dell'appuntamento di quel pomeriggio.
“Non immaginavo ti piacesse sul serio” le confessò Cheyenne guardandola con tenerezza. “Oddio spero lui ricambi sarebbe così romantico!” batté entusiasta le mani con gli occhi che sorridevano sinceri, possibile che a lei invece non interessasse proprio per niente si chiese Astoria.
Finirono di mangiare, ma stare sedute all'aperto era così piacevole che si attardarono per parecchio tempo, e forse sarebbero rimaste lì pigramente sedute tutta la mattina se dall'atrio non fossero giunti degli strilli frustrati e carichi di rabbia.
Astoria e Cheyenne si lanciarono uno sguardo d'intesa. Un secondo dopo balzarono contemporaneamente in piedi per fiondarsi ai piedi dell’ampia scalinata dell’ingresso.
Gli urli provenivano dalla stanza di Iris, sembrava la stesse ribaltando. Diversi oggetti buttati fuori dalla porta aperta volarono in corridoio e oltre il pianerottolo, giù dalla balconata. Perfino Diana uscì dalla sua stanza e guardò interrogativa prima nella direzione della camera di Iris e poi verso di loro, che con i nasi all'insù assistevano alla scena tra il perplesso e il divertito. Una povera cameriera spaventata corse fuori dalla stanza, scese giù per le scale tutta trafelata per poi lanciarsi all'esterno in cerca di aiuto. Astoria la seguì confusa con lo sguardo finché un odore acre non le arrivò al naso, non tardò a capire il perché di tanta agitazione. Un denso fumo nero stava cominciando ad invadere i corridoi, Iris aveva appiccato un incendio.
Due stallieri di passaggio sul piazzale accorsero alle richieste di soccorso della malcapitata domestica, diedero l'allarme e subito accorsero un mucchio di domestici carichi di secchi d'acqua, sacchi di sabbia e spesse coperte.
Nella confusione generale un valletto condusse Astoria e Cheyenne fuori, Diana fece la sua comparsa qualche secondo dopo, scortata dalla sua immancabile cameriera personale. Rimasero nel piazzale, cercando di non essere d'intralcio ai soccorsi.
Se inizialmente l’esaurimento nervoso di Iris era sembrato buffo, ora turbate si ritrovarono a pregare che non ci fossero conseguenze drammatiche a quello sfogo di rabbia.
In lontananza Astoria distinse la figura esile di Anna correre verso di loro, tenendo alzata la gonna perché non la intralciasse. “Cosa succede mia signora?” le chiese cercando di placare il fiatone.
Astoria non ebbe tempo di spiegarle perché Cheyenne si intromise “Diteci piuttosto voi Anna, dov'eravate?” le chiese sospettosa.
Astoria si chiese il perché di quella domanda ma fu distratta da quel pensiero.
Giusto in quel momento uscì Iris, trattenuta per le braccia da due forti domestici, ancora in preda al suo attacco d'ira.
Quella fu l'ultima volta che Astoria la vide, entro l'ora di pranzo sarebbe partita per fare ritorno a Errai, ma del suo burrascoso congedo si sarebbe parlato per molti mesi a venire a corte.
Più tardi pranzando scoprirono che Re Karl si era infine deciso a darle il benservito.
“Fuori una” commentò Cheyenne tetra, ammiccando poi maliziosamente in direzione di Astoria “E rimasero solo in tre” cantilenò.

Astoria avrebbe dovuto incontrarsi con Re Karl alle tre. Ma le tre arrivarono e passarono senza che lui l'avesse mandata a chiamare.
Astoria misurava a grandi passi la stanza in cui era stata sistemata in attesa che venisse ripristinato l'accesso alla sua dopo l'incendio. Anna era stata rapida a lavarla per togliere l'odore di fumo che le aveva impregnato i capelli e i vestiti, era riuscita a fare miracoli, ma forse la sua fatica era stata totalmente inutile, il Re era in ritardo di quasi due ore ormai e Astoria pensò mesta che il suo appuntamento fosse sfumato. Bussarono alla porta, ancora immersa in questi pensieri andò ad aprire.
Karl, le braccia incrociate dietro la schiena, si guardava intorno interessato sul pianerottolo “Sapete, credo di non essere mai stato in questa zona della dependance”.
Astoria, interdetta, trovò difficile trovare la presenza mentale anche solo per togliere la mano ancora appoggiata alla maniglia. Ormai non si era più aspettata di vederlo quel giorno, di sicuro non si era aspettata di vederlo bussare alla sua porta.
“Scusate il mio ritardo Astoria, mi farò perdonare ve lo prometto” disse il Re prendendole la mano con un inchino. “Siete pronta?” le chiese scrutando divertito l’effetto sortito dalla sua improvvisata.
Uscirono diretti ai giardini di corte, una volta lì Karl le spiegò che aveva avuto una mattinata impegnativa e non era riuscito a sbrogliarsi prima dai suoi impegni.
“Ma ho sentito che anche voi avete avuto una mattinata ricca di emozioni” commentò mentre passeggiavano sull’ampio viale sterrato.
“Una mattinata incandescente azzarderei” rispose Astoria mentre l’ombra di un sorriso le passava sul viso. “Non avevo mai visto qualcuno perdere la testa a quel modo, è stato inquietante” aggiunse poi più seria.
“Spero non decidiate di prendere spunto da questa vicenda dovessimo mai trovarci in disaccordo” si augurò il sovrano.
Astoria finse di valutare seriamente l’evenienza “Questa è una promessa che non posso farvi” decise poi, guardando orgogliosa innanzi a sé, strappando una risata divertita al Re.
“Allora non mi troverete impreparato” le promise.
Astoria però aveva bisogno di dar voce ad un dubbio che si era insinuato nella sua testa “La vostra decisione ha a che fare con quel che è successo ieri sera?” chiese incerta.
Karl aggrottò le sopracciglia, come faceva sempre quando pensava aveva registrato Astoria. “Volete sapere se l'ho fatto per voi?” le chiese impertinente, ma non aspettò una risposta. “In parte sì, definiamola pure l'ultima goccia se volete. Non voglio che qualcuno pensi di potersi permettere di mortificarvi, soprattutto davanti a me, senza conseguenze” concluse.
Astoria a quelle parole non seppe che rispondere, doveva sentirsi lusingata o Karl avrebbe agito nello stesso modo anche per Diana, o per Cheyenne? Ma questo non si permise di chiederglielo.
Si erano fermati e ora Karl stava dritto difronte a lei con un'espressione solenne, senza distogliere lo sguardo dal suo viso incuriosito tirò fuori dalla tasca una bella chiave riccamente ornata e gliela mostrò.
“Siete pronta per esplorare il giardino misterioso?” Astoria sorrise e annuì decisa.
Karl si avvicinò ad un muro ricoperto di edera, la scostò rivelando uno stretto cancello ben camuffato. Astoria era passata per di là molte volte passeggiando con Cheyenne senza mai notare nulla, nessun indizio che tradisse la presenza di quel passaggio. A meno di non averlo visto dalle finestre del palazzo, difficilmente qualcuno avrebbe potuto indovinare che il parco celasse un giardino nascosto, e quel giardino era magnifico come Astoria aveva intuito vedendolo dal suo balcone.
Ovunque si girasse sbocciavano cespugli carichi di rose di ogni colore: rosa, gialle, color pesca, bianche dai riflessi gialli cangianti… Bianchi cespugli di gelsomini in fiore si arrampicavano a formare verdi arcate e inebriavano l'aria con il loro dolce profumo. Enormi cespugli di ortensie, carichi di grossi fiori bianchi, viola e rosa spuntavano a lato dei sentieri che si intrufolavano in ogni angolo del giardino. Delicati alberelli di lillà e alte betulle creavano piacevoli zone ombreggiate dove trovare ristoro nelle giornate calde, infine un piccolo stagno pieno di ninfee galleggianti popolato da qualche ranocchio e aggraziate libellule rinfrescava con le sue acque placide l’aria.
Astoria rimase stregata da quel posto, e in quel tripudio di fiori non aveva ancora notato le piccole sculture, fontanelle e panchine che si inserivano armoniosamente nell'ambiente. Karl la osservò divertito sfrecciare da un cespuglio fiorito, alla statuina di un putto alato, senza sapere più dove rigirarsi o cosa ammirare.
Passeggiarono lungo un serpeggiante sentierino che copriva tutto il perimetro del giardino, decisero che non sarebbe stato poi tanto grave se si fossero sporcati d'erba e si accomodarono sulla riva dello stagno tra i morbidi fili d'erba e i trifogli.
Lì rimasero a lungo parlando del più e del meno. Karl le raccontò aneddoti della sua infanzia, alcuni legati a quel giardino, la principessa gli parlò di Tabita, non riuscendo a celare la nostalgia che le incrinava la voce.
“Allora fatemi capire, devo cominciare ad ingelosirmi di questo Oscar che nominate in continuazione?” le chiese Karl nel bel mezzo di un racconto riguardante una scampagnata al mare.
“Può essere...è biondo, fiero e addirittura più alto di voi!” fece lei furbescamente “Ed è un cavallo, questo quasi dimenticavo di dirvelo, ma non credo sia poi così rilevante”
“Di sicuro però quest'informazione spiega la sua passione per le zollette di zucchero a cui avete accennato” ne concluse lui.
Ormai il sole cominciava a tramontare, Astoria si era già accorta che la luce era cambiata ma desiderava che quell'incontro non finisse mai.
Karl però la aiutò a rialzarsi dicendo “Faremo tardi a cena se non ci affrettiamo” la sbirciò sottecchi prima di proseguire “Per fortuna saremo solo noi due così almeno potremo risparmiarci il cambio d' abito, non ci vedrà comunque nessuno” dicendo questo esaminò con aria critica le vivaci macchie verdi d'erba che avevano macchiato i suoi pantaloni e l'abito di Astoria, per poi sollevare lo sguardo ridente per incontrare quello nuovamente meravigliato della principessa.
“Beh non guardatemi così perché credete abbia tardato?! E poi vi avevo detto che mi sarei fatto perdonare” si addolcì percependo la gioia di Astoria alla prospettiva che la serata non fosse finita e si scoprì felice a sua volta.
Karl le spiegò che aveva cercato di sbrigare tutti i suoi oneri in mattinata, in modo da avere il resto della giornata a disposizione unicamente per lei, ma gli avvenimenti di quella mattina nonché l'organizzazione della cena stessa lo avevano fatto tardare. Da quando l'aveva aiutata a tirarsi su da terra le teneva la mano e continuò a stringerla saldamente nella sua fino a quando non varcarono il cancello del giardino.
   
 
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