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Autore: manpolisc_    08/08/2020    1 recensioni
•Primo libro della trilogia•
Sharon Steel è una ragazza di diciassette anni che vive a Ruddy Village, una cittadina tra il Nevada e la California. La sua vita non è mai stata semplice: è stata definita pazza per le cose che vede e alle quali la gente non crede, che l'hanno portata a sentirsi esclusa. Solo l'arrivo di una persona come lei riuscirà a farle capire di non essere sbagliata, ma solo diversa. Scoprirà la sua vera natura e dovrà decidere del proprio destino.
Dal testo:
- È solo un bicchiere che è caduto. - Mormoro. Mi guarda, accennando un sorriso divertito.
- E la causa della sua caduta è solo qualcosa alle tue spalle, che brancola nel buio, pronto ad ucciderti. -
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 27

Osservo la stanza in cui June mi tiene prigioniera: sembra un ripostiglio. A differenza delle altre, questa non ha le pareti verniciate o tappezzate, ma ogni singolo pezzo di legno, qualcuno più vecchio rispetto agli altri, è ancora ben visibile. Sembra stretta perfino per due persone, ma, non so come, ce ne potrebbero entrare anche dieci. Forse ha lanciato qualche incantesimo; non mi sorprenderei se fosse sul serio così. Lei, ancora in piedi di fronte a me, mi fissa mentre strattono le mani per tentare di liberarle, ma produco solo un orribile rumore metallico.
- È inutile che continui a muovere le tue piccole manine. Sono catene speciali. - Le osservo bene: ci sono dei simboli sopra, gli stessi che caratterizzano la copertina dell'Enciclopedia dei Mostri. Ricordo perfettamente il significato di quei triangoli: quello diritto indica il fuoco; lo stesso ma con una linea che lo divide l'aria; quello capovolto l'acqua mentre l'ultimo, uguale ma con lo stesso segmento, la terra.
- Perché ci sono questi simboli? - Chiedo alzando lo sguardo verso di lei, confusa. Credo siano state costruite appositamente per un Elementale, ma spero davvero di sbagliarmi perché, se la mia ipotesi fosse corretta, non potrei usare i poteri e sarei davvero nei guai. June si appoggia al muro, accanto a me, tenendo lo sguardo fisso sullo schermo. Non mi ero per nulla accorta della telecamera sul muro quando sono entrata nella camera dove sono i ragazzi, ma d'altronde avevo altro a cui pensare.
Lancio un'occhiata al monitor: vedo lo Gnomo e il dampiro parlare, ma non riesco a sentire le loro voci. Assottiglio leggermente gli occhi per seguire meglio il loro discorso, provando a decifrare il labiale, ma non ci riesco. Inoltre, mi viene anche difficile distinguere i due poiché le immagini sono in bianco e nero e più oscurate, sebbene la stanza in cui si trovano sia ben illuminata.
- Inibiscono il controllo sugli elementi. - Mi spiega la strega mentre sul suo volto affiora un ghigno. Ora che mi è impossibile usarli mi sento troppo umana, piccola e impotente, e questo fa schifo. Non credevo che avrei potuto soffrire per la mancanza dei miei poteri, ma non pensavo possibili un sacco di cose, eppure stasera sembra che stia aprendo gli occhi di nuovo: aver aiutato Luke, aver preso in considerazione di uccidere Harry e ora June. Non riesco a rendermi conto che possa essere sul serio diventata così.
Rivolgo lo sguardo al monitor: vorrei far qualcosa per fermare tutto ciò, davvero, ma non mi è possibile. Mi fa arrabbiare che qualcuno si farà male per causa mia. Se non fosse stato per me, June non avrebbe ammaliato Jackson e Harry non sarebbe costretto a combattere contro il suo migliore amico. Non so cosa abbia contro di me, ma quest’odio si deve pur basare su qualcosa. Nel frattempo, dallo schermo vedo il riccio bloccare un pugno da parte di Jackson e, dopo che l’ha afferrato per la maglietta, lo lancia di forza sul letto. Sento un brivido corrermi lungo la spina dorsale: finirà male, me lo sento. Il biondo si rimette subito in piedi e si scaglia su Harry, che cerca di parlargli per fermarlo, ma inutilmente poiché viene bloccato contro il muro, sbattendo la testa. Sussulto, sperando che non si sia fatto nulla di grave.
- Falli smettere June! - Urlo furiosa mentre cerco di togliermi quelle stupide catene, strattonandomi i polsi, e continuo a seguire con lo sguardo quei due. Harry riesce a liberarsi dalla sua presa, gli tira un pugno sulla mascella, facendolo retrocedere, e lo butta a terra. Non attacca di nuovo, ma si limita a osservarlo dall'alto. Ho paura per Jackson. Il dampiro perde la calma molto facilmente e non vorrei che arrivasse a ferirlo in modo serio o, addirittura, ad ammazzarlo, dato che si vede bene che il riccio è abbastanza irritato, sebbene la qualità delle immagini non sia perfetta.
- È un peccato che il tuo amichetto non usi le sue abilità da mostro. Sarebbe stato più divertente capire dove sarebbe comparso. - Dice Imogen, riferendosi a Harry e facendo finta di non aver udito le mie parole. Quest'ultimo, infatti, non sta usando né la velocità né la forza, tantomeno l'invisibilità. Mi sento lievemente più tranquilla: non ha intenzione di fargli male sul serio, ma reagisce solo per difendersi, o almeno spero sia così. Non lo conosco abbastanza bene da affermare ciò, ma penso che sappia meglio di tutti cosa significhi vedere qualcuno di caro morire e non farebbe mai del male al suo migliore amico. Jackson si rialza e controlla la mascella, muovendola con una mano per assicurarsi che non sia rotta, dopodiché guarda l'amico e comincia a parlare, ma non posso udire le sue parole. Darei di tutto pur di sentire cosa stanno dicendo. Lui ghigna appena chiude bocca, per poi essere spinto a terra ed essere colpito con un calcio nello stomaco. Lo vedo gemere dal dolore mentre si porta le mani sull'addome. Muovo istintivamente le mani, volendo fare qualcosa, ma non posso. Devo calmarmi e cercare una soluzione a queste catene se voglio scappare e porre fine a tutto questo. L'unica cosa che posso fare è fidarmi di Harry e convincermi che non ucciderà Jackson, nonostante mi venga difficile a causa dei crampi per l'ansia, di nuovo.
Il riccio si piega sulle ginocchia. Riesco a intravedere la sua mano sul collo di Jackson prima che dia le spalle alla telecamera e copra l'Elementale. Quando si rimette in piedi e si allontana dal ragazzo, qualche attimo dopo, il biondo rimane a terra immobile, privo di sensi. Guardo lo schermo con occhi pieni di terrore. Che cosa diamine ha combinato? Cosa diavolo ha fatto?
- Liberami subito! - Comincio a urlare, pregando nella mia testa che Jackson si alzi, ma sembra privo di vita. June scoppia in una fragorosa risata mentre la mia vista comincia a essere sfocata per le lacrime che stanno riempiendo i miei occhi. Non capisco più niente. Non l'ha davvero ucciso. Non può averlo ucciso. Non può aver pensato a quel discorso del "nemico da uccidere se necessario" con lui. L'ha tradito nello stesso modo in cui volevo tradire Harry prima, quando ho pensato di ammazzarlo.
- Oh, beh, e uno è andato. Mi ha fatto un favore. - Si stacca dal muro e va a spegnere lo schermo. - Così non ho dovuto neanche macchiarmi le mani. - Alzo lo sguardo su di lei quando i suoi tacchi risuonano sul legno. Un nodo in gola m’impedisce di ingoiare come dovrei e lo stomaco sottosopra mi procura dei giramenti di testa e un senso di nausea orribili. Jackson deve rialzarsi. Mi rifiuto di credere che sia davvero morto, non può essere finito tutto così, in un solo attimo. Non ha senso, non è possibile. Lui è vivo, deve esserlo.
- Davvero, June. Che cosa vuoi da me? Se devi vendicarti, fallo su di me. Loro non c'entrano nulla. - Dico con tono stanco, chiudendo gli occhi per scacciare indietro le lacrime. Piangere davanti a lei è l'ultima cosa che voglio. Quando li riapro, però, questi ritornano di nuovo lucidi. Non ci credo, non voglio. Harry non può averlo davvero soffocato. È il suo migliore amico, non doveva andare così!
- Da te non voglio niente, sei solo sfortunata. Sai, la morte di Harvey, le prese in giro a scuola... - Scuote la testa, guardandomi con compassione. Se fosse solamente più vicino, le sputerei in faccia in questo momento per quanto sono arrabbiata, delusa e stanca di tutto. Non m’importa se non l'ho conosciuto: era comunque mio padre, e non ha nessun diritto di nominarlo. Non ha il diritto di far nulla. - Mi fai pena Sharon, però devo regolare i conti. -
- Io non ti ho mai dato fastidio. Non ti ho mai tolto qualcuno a cui tieni. Non ti ho mai fatto del male. - Sibilo tra i denti, tremando dalla rabbia ora. - Quali conti devi regolare?! -
- Oh, non con te, con Tess Perry. - Tutta l'ira che provo si attenua un po', ma non abbastanza da non volerle staccare più la testa. Viene solo messa da parte quando la mia mente già si riempie di domande a cui, per l'ennesima volta, non ho una risposta. Non capisco cosa c'entri mia zia con June e con tutto questo. Non si conoscono neanche! - Abbiamo un conto in sospeso da più di cento anni. - Continua a camminare per la stanza, tranquilla, mentre aggrotto la fronte: sta mentendo. Mia zia ha settantadue anni; non è possibile. Mi sorride in modo malefico, sapendo di aver detto qualcosa che non avrebbe dovuto, ma non mi sorprenderei se l'avesse fatto di proposito. - Tu non lo sai, vero? -
- Che cosa dovrei sapere? Smettila di mettere in mezzo la mia famiglia, June. – La ammonisco, strattonando per l'ennesima volta le catene. Lascio un piccolo gemito di dolore e mi controllo immediatamente i polsi, sentendoli bruciare: devo smettere di cercare di liberarmi se non mi voglio strappare tutta la pelle. Già le mani e le ginocchia sono sufficienti.
- Tua zia non ha settantadue anni. - Ride mentre scuote la testa. Io continuo a non capirci più niente in tutta questa faccenda. - Ne ha quattrocentosessantotto ed è una strega come me. - La guardo in volto, per poi scoppiare in una risata isterica, suscitando una sua espressione quasi offesa. Non può dirmi ora che mia zia ha tipo conosciuto Luigi XIV. Sono sempre più convinta che stia mentendo. Mia zia non è una strega. È vero che non mi ha mai considerato pazza quando le parlavo di ciò che mi succedeva, ma non posso credere che questo sia vero, naturalmente. Lei è un'appassionata di sogni: è normale che s’interessi dei miei, quindi non dovrei star qui a dar ragione a June. Però, se ciò che mi sta dicendo fosse in qualche modo vero, per assurdo, spiegherebbe la reazione di mia zia quel giorno quando mi cacciò fuori da casa sua appena le chiesi degli Elementali. Forse mi stava proteggendo da questo mondo che conosce fin troppo bene; in effetti, ha fatto di tutto pur di sotterrare la faccenda l'altra volta. Tutto questo è insensato, improponibile, infattibile, impensabile. Sta solo cercando di distrarmi, lo so. Non capisco da cosa, ma ne sono sicura.
- Ripeto: cosa c'entro io in tutto questo? -
- Uccidere te è il modo perfetto per vendicarmi di lei. - Dice con fare ovvio, scrollandosi le spalle. Io non riesco a seguire il suo ragionamento, prima di tutto perché non credo neanche a una singola parola di quello che sta dicendo; secondo, perché uccidere me e non direttamente zia Tess? Non voglio che l'ammazzi, per carità, però non ha senso agire così. Non posso credere che mia zia sia una strega, perché sono completamente sicura che è umana, ma se lei ne è convinta, posso guadagnare tempo facendola parlare a vanvera mentre trovo un modo per liberarmi da queste catene. Cerco una spiegazione plausibile al perché June abbia deciso di uccidere me quando le cose cominciano a essermi più chiare.
- Lei è più forte di te. - Mormoro mentre le mie labbra si curvano in un sorriso beffardo. - Hai paura di lei. - Lei s’incupisce, stringendo lievemente i pugni, e questo mi porta a continuare per il gusto di vederla adirarsi. - Sì, ne sei terrorizzata. -
- Lei mi ha rubato il marito! Lo avrei ucciso, quel bastardo di Nivek Jenkins, ma ho pensato che un castigo infinito sarebbe stato migliore. E ora passerà l'eternità a uccidere traditori, proprio come lui! - Urla mentre comincio a elaborare le sue parole. Ho già sentito da qualche parte questa storia d’infedeli uccisi, ma solo quando comincio a collegare i pezzi insieme sgrano gli occhi, incredula.
- L'albero... - Mormoro. Quindi non era la casa la causa diretta di tutte quelle morti, bensì il ramo. La maledizione era sull'albero. Ma non può essere davvero lui. Non può aver ucciso quel ragazzo biondo qualche settimana fa, Ramsey Kansas, e tanti altri prima di lui. Non può essere vero che l'albero sia il marito di June, Nivek Jenkins. O almeno la sua anima, o quel che ne rimane. Lei, però, incrocia le braccia al petto mentre mi guarda con aria stupita: non si aspettava che conoscessi questa storia, e io che combaciasse con il motivo per cui Imogen mi vuole morta. Eppure, mancava solo un pezzo al mio puzzle: la ragione di quegli omicidi, e ora che la so, non posso far a meno di credere alle sue parole. Però, devo comunque continuare a negare che mia zia sia una strega. Magari Imogen si è sbagliata, e l'ha scambiata per un'altra. Deve per forza essere così. Mia zia è vedova da venti anni e suo marito aveva un nome diverso: Jensen Kiven. Tuttavia, ora torna tutto, anche come il ramo riesca a rigenerarsi subito: grazie all'incantesimo che ha lanciato June. Tutto ha un senso adesso, per quanto assurdo sia. Il problema non è la casa, tantomeno l'albero, ma solo June. È stata sempre e solo lei, e la sua voglia di vendetta. Se riuscissi a slegarmi, e sconfiggessi la strega, risolverei due problemi in un solo colpo: fermerei quelle morti alla casa abbandonata e mi sbarazzerei di lei. Quindi ora devo solo trovare il modo per liberarmi, e credo che farla continuare a urlare sia ottimo per guadagnare tempo. - Non capisco perché mia zia ti avrebbe dovuto rubare il marito, comunque. -
- Non sono fatti che ti riguardano. -
- Quindi abitavi nella casa abbandonata? - Lei sbuffa, scocciata delle mie domande, però annuisce. - Sai che c'era la peste in quella casa? -
- Certo che lo so, idiota! - Sbraita poi, esasperata. - Sono stata io a provocare quell'epidemia! Ho assaporato ogni momento di quel periodo, vedendo tutti morire pian piano. Tutte quelle persone che hanno sempre saputo che mio marito mi tradiva, eppure non mi hanno mai detto nulla. Meritavano di morire! - Mentre spiega, gesticola con le mani. Io rimango qualche secondo in silenzio a collegare tutte le informazioni che mi sta dando, cercando di non dare di matto.
- Sei pazza. - June mi guarda incredula e turbata allo stesso tempo, come se fosse sul punto di buttarsi addosso a me e uccidermi una volta per tutte.
- Sono stata tradita! - Schiamazza, furiosa. Alzo le sopracciglia, sorpresa della sua reazione. - Ho speso così tante energie per far sì che l'epidemia di peste si diffondesse proprio da quella maledetta casa, diventata loro dopo che mio marito mi cacciò via, in modo da ammazzare tua zia... e non ha avuto neanche un piccolo raffreddore! E ora gioisco del fatto che, ogni volta che il ramo si spezza, lui desideri di essere morto invece che soffrire e portar via da questo mondo un'innocente vita umana, nonostante non lo sia davvero per tradire il suo partner. Sto solo portando giustizia. - Ringhia. June è l'esempio perfetto di quanto una persona possa essere malvagia. È impensabile che per amore abbia ucciso più di mille persone facendo diffondere la peste per Ruddy Village. Ancora mi rifiuto di credere che mia zia sia una strega. Non può essere vero, ma se lo fosse, mi sentirei male per lei. Vedere la peste nella sua stessa casa e poi sparsa ovunque mentre suo marito è ancora intrappolato in quell'albero deve essere stato orribile. Non credevo potesse esistere un dolore tanto grande. Per tutti questi anni pensavo che la coppia di quella casa fosse morta a causa della peste e, forse, mia zia ha desiderato quest'altro finale. Non ci credo che sto davvero facendo questi pensieri: lei non è una strega, eppure non riesco a non prendere in considerazione questa ipotesi, nonostante mi opponga subito dopo. Ma si sa: tendiamo a rifiutare la verità se non ci piace.
Ringrazio che la porta si spalanchi di botto e sbatta contro il muro, interrompendo quel flusso insensato di pensieri. Entrambe sussultiamo per lo spavento mentre Harry entra cupo in volto e con le nocche della mano destra sporche di sangue.
- Harry. - Gli sorride June in modo malvagio. - Adoro il sangue di Jackson sulla tua mano. - Lui le rivolge un sorriso beffardo, rimanendo stranamente calmo. Un senso di terrore mi scuote fin nelle ossa: dov'è Jackson?
- Non è suo. Diciamo che mi sono fatto una pelliccia con i tuoi animali da compagnia. - Questa volta è June a spegnere il proprio sorriso.
- Hai... tu hai ucciso Karen e Summer? - Corrugo la fronte, davvero spaesata questa volta. Per tutti questi anni ho discusso con dei mostri? Sapevo che quelle due gemelle fossero malvagie quasi quanto lei, ma non pensavo che fossero perfino delle creature che avrebbero potuto sbranare chiunque da un momento all'altro, me soprattutto. Mi sento rabbrividire anche più di prima adesso solo al pensiero.
- Mi dispiace che i tuoi Skinwalker siano morti. -
- E mi congratulo con te per essere riuscita anche a dargli un aspetto umano. - A parlare questa volta è una voce femminile ancora fuori la porta. Schiudo la bocca, incredula, appena zia Tess fa il suo ingresso nella piccola stanza. I capelli sono uniti in uno chignon; indossa la solita gonna marrone, lunga fino alle ginocchia, e una semplice camicia bianca. - Ciao Imogen. È da tanto che non ci vediamo. - Dice con tono pacato, mostrando un sorriso dolce.
   
 
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