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Autore: EllyPi    14/08/2020    1 recensioni
Dopo la morte del tiranno Galbatorix ognuno prese la sua strada, due donne sedevano sui loro troni, due cavalieri alla ricerca di qualcosa. Il destino a volte porta a risultati diversi da ogni speculazione e previsione. Come procederà la storia di Alagaesia dopo la pace?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Galbatorix, Murtagh, Nasuada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quattro giorni di volo dopo iniziarono a vedere i monti in lontananza nella notte. Murtagh aveva tentato di divinare il cugino, ma nessuno aveva risposto alle sue preghiere di essere aggiornato sulla salute dell’amata. Aveva solo scorto una bambina un pomeriggio giocare davanti al focolare, ma non si era accorta di lui. Aveva capelli ricci e rossi, di un rosso brillante, più tendente all’arancione rispetto ai capelli rossi della capitale, che erano sempre più scuri e sembravano sangue. La vista della piccola lo aveva messo a disagio, come sempre tutti i bambini creavano in lui quella sensazione. Come poteva un essere capace di violenza e crudeltà generare delle creature così fragili e così a lungo? Almeno i cuccioli degli animali a pochi giorni dalla nascita, se non subito erano capaci di badare a se stessi, scappare se necessario, camminare e cercarsi da soli del cibo. I bambini no: ci volevano anni prima della piena maturazione, della completa indipendenza. E se nasci dai lombi dell’uomo più crudele di Alagaesia come Murtagh il tuo destino crudele è segnato dalla nascita.

 

Scorsero un villaggio finalmente nell’ultima vallata ai piedi dei monti Beor. Non poteva che essere Carvahall: aveva una piazza con quelle che sembravano due case nobiliari: una più vecchia e tradizionale, l’altra nuova e più signorile seppure poco decorata. Una era la casa di suo cugino e l’altra di un certo Horst, anche lui dopo l’esodo del villaggio aveva aiutato molto nella Resistenza Varden. Sorvolarono in cerchio la città, il sole stava già tramontando. Forse nessuno intento a consumare la cena si era accorto del grande rettile rosso che volava nel cielo del villaggio. Castigo, spazientito dall’inerzia del villaggio, emise un ruggito in cielo. Murtagh avrebbe giurato di aver sentito paura provenire dalle case di legno e tegole sottostanti. Atterrarono con una manovra tutt’altro che dolce nella piazza, e Castigo cresciuto come era dovette contorcersi per atterrare senza distruggere nessun edificio o la statua al centro in onore di Eragon.
Fu in quel momento che vide per la prima volta suo cugino. Era un uomo molto simile ad Eragon, con muscoli massicci da lavoratore, occhi chiari del Nord, anche se non si capiva al crepuscolo di che colore fossero, anche a causa delle pupille dilatate.

 

“Sono Murtagh, sono venuto qui perché tuo cugino Eragon stesso mi ha allarmato della condizione di salute della regina Nasuada. Ti prego di dirmi: è…?”, chiese il ragazzo dai capelli corvini, non finendo la frase perché al sol pensiero della morte della regina, di sua moglie, della sua amata, gli morirono le parole in bocca.
“Non è morta, se quello che sei venuto a reclamare è un trono, traditore”, sputò avvelenato Fortemartello. In altre condizioni un’insinuazione così grave gli avrebbe regalato una spada nel cuore, ma Murtagh era talmente preoccupato e spaventato per le sorti della ragazza dalla pelle d’ebano da non riuscire a provare altre emozioni.

“Mi dispiace, ma la mia era una domanda da amico.”, non andò oltre quel termine, anche se avrebbe voluto poter gridare i suoi sentimenti verso la giovane, “Ci tengo veramente a lei.”

“Lei non ha chiesto di te. Noi non abbiamo chiesto a Eragon di mandare un traditore in aiuto, nemmeno se fosse il guaritore più abile del regno. Non ammetto questa intrusione, vattene”, concluse Roran quasi infastidito, facendo per voltarsi e rientrare.

“Almeno informatemi sulle sue condizioni!”, supplicò Murtagh. Il cavaliere non aveva mai supplicato in vita sua, nemmeno durante le torture. Ma Fortemartello si limitò a lanciargli un’ultima occhiata infuocata prima di rientrare.

Non aveva mai parlato con Roran, non ne aveva avuto l’occasione durante la Guerra. Sapeva tuttavia quanto fosse un’uomo dai modi asciutti, un bravo combattente anche se senza formazione nell’arte del combattimento, un contadino innalzato di rango. Il suo comportamento tuttavia era oltraggioso e scortese. Tutta quella strada per non ricevere nemmeno una parola di aggiornamento sulle condizioni dell’amata.
Decise di scandagliare con la mente la casa alla ricerca della bellissima fanciulla. Quando la trovò, stava dormendo, ma venne pervaso da un dolore acuto al ventre e tanta stanchezza. Influenze intestinali erano capaci di uccidere, senza fare differenze tra uomini comuni e regine. Per la prima volta dalla sua - e di Castigo - prigionia si trovò ad asciugarsi le lacrime che gli rigavano il volto. Valutò tutte le possibilità che gli rimanevano: intrufolarsi nella dimora, irrompervi con la forza e minacciare il conte di fargli vedere Nasuada, aspettare e informarsi dalle voci in paese della salute della regina, anche se dubitava che l’ultima avrebbe avuto successo poiché nessuno voleva mai svelare segreti a Murtagh Morzansson, Traditore.

 

Dimostra chi sei, e che tieni a lei, Amico. , gli intimò il drago. Effettivamente era l’unico modo per dimostrare la sua lealtà verso la giovane, se non il suo amore

A falcate che gli permettevano le gambe lunghe arrivò alla porta e bussò nuovamente.

“Non ho intenzione di andarmene senza averla vista, o aver saputo almeno come sta”, urlò alla porta. Da dentro sentì del frastuono, due voci, una maschile e una femminile che sembravano in disaccordo, parlavano veloci e concitate, senza pause alla fine della frase dell’altro. Doveva essere Katrina, intenta a convincere il marito a non aprire. Fu sorpreso invece il Cavaliere nel realizzare che fosse stato il contrario, quando fu una ragazza bendola ad aprirgli la porta.

“In questa casa decido io chi fare entrare e chi no. Un uomo che chiede condizioni di salute di un’amica non può essere in mala fede. Devi però giurarmelo nell’Antica Lingua, senza scherzi siccome la sto studiando e non è più così facile fregarmi come all’inizio.”, disse lei dolce ma al contempo dura, come ci si rivolge ai bambini capricciosi. Murtagh giurò e venne lasciato entrare nella casa. Era ancora spoglia, ma almeno aveva un grande tavolo fatto a mano e un enorme focolare. Nasuada non doveva soffrire il freddo, almeno.

“Sei entrato in casa mia, almeno vieni avanti dall’ingresso.”, borbottò Roran senza guardarlo.

“Smettila, non ti ha fatto nulla personalmente.”, gli rispose Katrina.

“Come sta?”, ribadì Murtagh già stanco delle loro litigate di coppia e delle frasi di cortesia che si aspettava di lì a poco. Voleva arrivare al sodo.
Katrina si sedette al tavolo dove stavano cenando con una zuppa, gliene off una ciotola, che lui rifiutò con un gesto siccome la fame era l’unica cosa che gli mancava vista la tanta preoccupazione. “É stabile. Anche se dorme ormai da parecchi giorni. Il peggio è passato, deve riprendersi. La sua vita è stata in pericolo, devo ammetterlo, ma ora sembra riprendersi piano piano.” disse finalmente Katrina mescolando ormai senza appetito la minestra.

“Magari posso aiutarla con…”, iniziò il Cavaliere interrotto ancora una volta bruscamente da Roran: “Non ha mai chiesto di te, del tuo aiuto o della tua presenza”.

“Da quanto tempo è qui?”, chiese Murtagh rompendo il silenzio gelido che si era creato. Aveva capito di doverci andare piano con suo cugino, ottenere le informazioni boccone per boccone. Non era abituato a tanta resistenza nel dare informazioni, se non durante le torture che il re lo costringeva a infliggere a lei per sapere i movimenti dei Varden durante la Guerra.

I due si guardarono fugacemente, esitanti. “Da qualche mese, il castello di Illirea è in ristrutturazione, la corte della regina si è dispersa, chi è tornata nei propri castelli, chi è ospite da amici o parenti, come nel caso della nostra regina”, disse alla fine la ragazza.

“Ed era già malata quando è arrivata?”, chiese il Cavaliere incalzando

Un altro sguardo tra i due coniugi e una risposta affermativa esitante. Cosa nascondono quei due? O stanno solo proteggendo informazioni confidenziali sulla regina? È il caso che sveli i miei sentimenti per lei, la mia fedeltà cieca dettata dall’amore che provo?

Il drago rispose alla sua riflessione. Nessuno si fiderà mai della fedeltà che dici di avere, sarai sempre un traditore per loro. Non metterti in ridicolo, ti prego. Sei comunque Murtagh, Cavaliere del Drago, uomo d’Onore anche se nessuno lo sa, a parte Nasuada.

Una donna scese le scale frettolosamente, chiamando Katrina. Murtagh intuì che dovesse esserci qualcosa da nascondere. Esitò con lo sguardo su Murtagh per un istante prima di seguire la ragazza dai capelli rossi su per le scale dicendole una frase che lasciò il Cavaliere congelato: “I suoi occhi…”

“Lo so, andiamo, alla svelta.”, sussurrò Katrina alla sua compagna imboccando le scale, cercando di non essere sentita, ignara che fosse impossibile non essere uditi da un Cavaliere dei Draghi.

  
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