Fare
lezione il giorno del Ballo fu un’impresa per i professori.
La maggior parte,
tra cui Vitious e la Sprite, vi avevano rinunciato, alcuni come Minerva
e Piton
erano riusciti a proseguire solo facendo fioccare punizioni e
detrazione di
punti a ogni Casa – Piton arrivò persino
stoicamente a sottrarne trenta a Serpeverde.
L’unica lezione che proseguì in modo abbastanza
tranquillo fu quella riservata
alle prove del musical, anche se i soli che si offrirono di provare
furono
Cedric e Cho che fino ad allora non si erano mai esibiti nella loro
Master of
the House.
“Ehm
ehm,
carino signor Diggory, ma direi fin troppo. Thenardier è un
uomo viscido,
meschino, interpretato da lei finirebbe per distogliere
l’attenzione dal vero
protagonista che dovrebbe catturare tutti gli sguardi”.
“Professoressa,
non si preoccupi, dubito che Diggory possa surclassarmi” si
intromise Draco
prontamente, dopo aver alzato la mano da alunno modello.
“Ehm
veramente parlavo dell'ispettore Javert” precisò
Dolores, prima di dare un
colpo energico sulla cattedra. “Bene, basta così.
Andatevi a preparare per il
ballo, finiamo prima oggi”.
Mentre la
classe si disperdeva, la professoressa si alzò in piedi
canticchiando tra sé e
sé con aria stranamente spensierata, attirando
inevitabilmente il sospetto del
suo collega.
“Che
accidenti ha fatto, professoressa? C’è qualcosa
che vorrebbe dirmi?” la
affrontò, credendo di essere poco diretto.
“Oh,
beh,
che la signorina Chang è terribile come Signora Thenardier.
Ci avrei visto
benissimo la mia ex compagna di Hogwarts Bellatrix Black, ma ci si
accontenta
con quel che si ha”.
Alastor
tentò di ignorare il riferimento alla spietata mangiamorte
– se avesse fatto
caso a tutte le assurdità che uscivano dalla bocca di quella
donna si sarebbero
uccisi ben prima della messa in scena del musical – e
proseguì nella sua
investigazione.
“Intendevo
in merito al Ballo”.
“Oh”
esclamò lei, alzando finalmente lo sguardo su di lui.
“Ehm nulla, suppongo, si
diverta con la professoressa McGranitt”.
“Ma
veramente...”
“Ho
sempre pensato ci fosse del tenero tra lei e Piton, ma se Minerva viene
al
ballo con lei invece...”.
“Se
solo
mi ascoltasse, strega, lei―”.
“Bene,
la
saluto, professor Moody. A stasera!”
“Paciock?
Sul serio?”
“Se
vuoi
prendermi in giro perché vado con un Grifondoro, Blaise,
sappi che―”
iniziò
Pansy, ma Zabini non la lasciò terminare.
“Niente
affatto, so bene che alcuni Grifondoro possiedono un certo… fascino”
scandì divertito. “Non pensavo fosse il caso di
Paciock, certo, ma anch’io ho
invitato una Grifondoro”.
Pansy
spalancò gli occhi, stupita dalla notizia. In effetti non si
era chiesta con
chi sarebbe andato Blaise, forse dando per scontato che avrebbe scelto
Daphne
Greengrass. La verità era che non le importava – o
meglio, non le era importato
fino a un istante prima. “Davvero? E chi avresti
invitato?” domandò, versandosi
dell’altro succo di zucca.
Il
ragazzo ghignò. “Non sono affari tuoi”.
“Oh,
capisco. Non ha accettato” affermò lei senza
battere ciglio, tornando a
sorseggiare con interesse la propria bevanda.
Il
sorriso di Blaise, tuttavia, non vacillò. “Non
ancora,” concesse. “Ma a
giudicare dall’occhiata che sta rifilando a quel tonto del
suo amico, lo farà
presto. Scommetto che lui non si è neanche reso conto di
avere a che fare con
una ragazza”.
Pansy non
reagì a quest’ultima dichiarazione, perdendosi in
altri pensieri. Draco si era
seduto più in là quella sera, accanto a Tiger e
Goyle. Il suo piano per farlo
ingelosire attraverso Paciock era, fino a quel momento, fallito
miseramente. Le
era persino giunta voce che si fosse esibito in un duello canoro con un
altro
ragazzo pur di portare Lunatica Lovegood al ballo con sé!
Non riusciva proprio
a capirlo. Che non si fosse reso conto di avere già una ragazza
accanto,
come asseriva Blaise, o forse interpretare Marius aveva un effetto
nocivo sugli
interpreti? Venivano contagiati dalla cecità del
personaggio, magari.
Posò
il
calice e sbuffò irritata.
A
stranirla davvero non era che Draco non avesse pensato di invitarla al
Ballo – era
piuttosto che, se si permetteva di essere sincera almeno con
sé stessa, non
le dispiaceva poi così tanto.
Il Ballo
iniziò ufficialmente alle 19.30. Studenti e professori,
agghindati al meglio e
quasi tutti accoppiati in modo più o meno casuale,
cominciarono ad affacciarsi
in Sala Grande e a fare i primi giri di valzer. Tuttavia, il primo
momento
davvero alto della serata giunse solo alle 20, quando un mago distinto
e
particolarmente attraente varcò la soglia. Il ballo in corso
rallentò
considerevolmente, le ragazze cominciarono a sospirare eccitate e i
ragazzi a
indicare curiosi; tutti conoscevano l'ospite a sorpresa della festa:
era il
politico del momento e vincitore del Premio Miglior Sorriso dell'anno,
il
segretario Joseph Earl! E la sorpresa per la sua apparizione non fu
nulla rispetto
alla scoperta di chi fosse la sua accompagnatrice, visto che Joseph
procedette
spedito con la sua sconvolgente eleganza fino a fermarsi proprio
davanti alla
professoressa Umbridge.
“Dolores,
mia cara, sei incantevole come sempre!” esclamò
con la sua voce naturalmente
seducente, senza la minima traccia di ironia.
“Oh,
Joseph, caro, sei venuto alla fine!”
“Ero
all'estero per trattare con la comunità magica italiana
quando ho ricevuto il
tuo gufo, ma per una vecchia amica questo e altro, mi sono liberato
subito”.
Sotto lo
sguardo attonito dell'intera Sala – invidioso quello delle
ragazze,
curiosamente irritato quello del professor Moody – i due
iniziarono ben presto
a volteggiare in pista. Ballarono almeno per dieci balli in tutta la
serata e
sedettero poi sempre vicini – una vicinanza che permise al
nuovo arrivato di
comprendere in una manciata di ore molto più di quanto lei
avesse capito in
mesi interi.
“Dolores,
sbaglio o hai iniziato una frequentazione con qualcuno?”
La strega
lo fissò autenticamente stupita e smise anche di ballare per
qualche secondo. “Ehm
ma che dici mai, Joseph caro?”
“Suvvia,
Dolores, ti conosco dai tempi in cui abbiamo elaborato insieme i
decreti per la
distanza sociale per il contenimento dell'emergenza vaiolo di
drago!” la interruppe
lui con una risatina soave e allo stesso tempo il tono fermo di chi sa
farsi
ascoltare.
“Io
non
ho ehm davvero idea a chi tu... ti riferisca”.
“Allora,
perdonami, ma devo proprio fare nome e cognome: Alastor Moody detto
Malocchio!”
A quel
nome, la Umbridge avvampò e ridacchiò
nervosamente nel tentativo di dissimulare
il confuso mix di emozioni che l’aveva colta.
“Ehm,
devi perdonarmi, Joseph caro” dichiarò, dopo aver
controllato l’ora, “ma è
arrivato il momento di annunciare l’evento principale della
serata. Il mio ehm
momento!”