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Autore: FlameWolf    15/08/2020    5 recensioni
La guerra è finita, ma Capitol esige vendetta. La gente ha la memoria corta, ha bisogno di promemoria...
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Tributi di Fanfiction Interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3°giorno-alba

 

Kane Wave, tributo del distretto 5, 18 anni

Una calda lacrima mi scivola giù per la guancia, andando in seguito a bloccare la sua corsa sulla corteggia in cui mi sono appoggiato. Non credevo di averne ancora, ne sono stupito. Esiste però un limite alla sofferenza? Credo proprio di no, è quello che ho imparato ieri.
Rimango con lo sguardo piantato nel terreno, evitando a tutti i costi di alzarlo. Loro due sono ancora lì, mi stanno osservando, e giudicando, me lo sento. Non ho potuto salvare Bee, e ho spezzato la vita di quella povera pazza. È vero, era un'assassina, ma mi ha dato l'impressione di avere disperatamente bisogno d'aiuto, ma non potevo essere io l'ancora della sua salvezza. Non provo odio per lei, so che è strano dopo quello che mi ha fatto, ma dentro di me provo solo... come posso chiamare questa sensazione? Disperazione? No, non credo. Non provo alcuna agitazione dentro di me. Ero disperato dopo l'incidente, nello scoprire che ero stato orribilmente sfigurato, e che nessuno mi avrebbe mai più visto come prima. Questo è peggio. Mi sento debole, non ho voglia di fare nulla. Perché dovrei farlo in fondo? Cosa mi rimane? Bee è morta, e non tornerà più indietro. A questo punto, avrei voluto non averla mai incontrata.

Prima di lei avevo accettato tutto.... questo. Sapevo che sarei rimasto solo, sapevo che nessuno mi avrebbe mai amato in quel modo, e mi andava bene lo stesso. Avevo l'affetto dei genitori, e di Rudolph, e tanto mi bastava. Sarei stato con loro fino alla loro morte, e sarei passato da un cane all'altro fino alla mia. Solo, in una casa un po' isolata, costretto ad uscire solamente per lavorare. Una vita semplice, senza infamia e senza lodi. Avevo imparato ad accontentarmi, ma ora è tutto distrutto. Come posso tornare a quella prospettiva, dopo aver sentito il mio cuore battere così forte, ed aver assaggiato l'amore? È assolutamente impossibile, anche perché so che non avrò mai più niente del genere. Lei era l'unica, non esistono altre ragazze come la mia Bee.

Ora è chiaro come il sole: non c'è niente per me là fuori, la mia vita è finita.

Ho le palpebre pesanti, ma è normale visto la nottataccia che ho fatto. Non ho chiuso occhio, sentivo i loro sguardi su di me, sentivo la loro delusione. Perché io sono ancora vivo mentre loro no? Avevano più prospettive rispetto a me, soprattutto Bee. Sono sicuro che se fosse tornata a casa, si sarebbe dimenticata in fretta di un ragazzo timido come me, avrebbe trovato l'amore della sua vita, ed avrebbe messo su famiglia, un'adorabile accozzaglia di bambini allegri quanto lei. Violet non se la sarebbe cavata così facilmente, ma con i soldi della vittoria, avrebbe potuto permettersi le cure necessarie per affrontare la sua malattia, e forse essere felice un giorno. Tuttavia quello a rimanere in vita è solamente un inutile mostro con le mani sporche di sangue, destinato al massimo ad una vita vuota. Non dovrei preoccuparmi però, è improbabile che uscirò vivo da qui. Chi metterà fine alla mia esistenza? Il ragazzo sicuro di sé del distretto 1, oppure il ragazzo silenzioso del quattro? Questo è l'unico quesito che mi rimane.

Sospiro, e mi osservo la mano. Una formichina mi sta camminando fra le dite. Che vita strana la sua, così ordinata e chiara, con un unico scopo che realizza volentieri. È davvero così semplice per gli animali? Soffrono anche loro, ed alcuni muoiono molto facilmente, proprio come questa formichina. Mi basterebbe stringere la mano per non lasciare di lei neanche la benché minima traccia. È questa la vita, in fondo, no? Un continuo dolore con qualche parentesi allegra. Forse mi aspetta ancora qualche momento felice, ma che senso avrebbero ora che sono consapevole che tutto prima o poi finisce, e che ritornerò in questo stato? Non è meglio finirla subito, e risparmiarsi tutto questo dolore?
Mi sento così stanco... perché proprio a me, cosa ho fatto di male? Ho solo diciott'anni, e ho sofferto più di quanto avrei dovuto. L'incidente, la riabilitazione lunga e dolorosa, il corpo sfigurato, l'isolamento sociale, la solitudine, l'odio delle persone, e ora anche questo. La mia situazione sta peggiorando e basta, ogni nuova sfiga è peggiore della precedente. Mi domando cosa mi aspetterebbe se uscissi vivo da qui. I miei uccisi in maniera orribile? Rudolph torturato da qualche sadico? Un linciaggio? Forse ha ragione Violet ad avermi definito maledetto. Porto solo tragedie con me. Sono un essere immondo che non merita affatto la vita.

Volgo lo sguardo verso le due ragazze. I loro corpi sono rigidi come se fossero fatti di legno. La loro pelle è pallida, e si sono formate anche piccole vesciche in alcuni punti. Succederà anche al mio corpo quando morirò?
Noto sul collo di Bee un piccolo ago. Deve essere stato quello ad averla uccisa.

Mi alzo a fatica. Le gambe mi stanno formicolando, sono stato fermo in questa posizione fin troppo tempo.
Mi incammino a fatica, cercando di ignorare il dolore, e mi inchino verso di lei. Le accarezzo la guancia, e mi accorgo che la superficie della sua pelle è leggermente afflosciata. Sta già succedendo allora. Provo a chiuderle gli occhi, ma le sue palpebre sono come fossilizzate, immobili per sempre in quell'espressione. Bee, mi dispiace tantissimo! Mi sarei dovuto occupare del tuo corpo subito, ora è troppo tardi! Ora rimarrai per sempre in questa posizione con quell'espressione così spaventata in volto! Sono stato proprio inutile in tutto e per tutto!
Dalla mia bocca esce una sorta di risata amara, priva di qualsiasi traccia di gioia, mentre il mio sguardo ricade nuovamente sull'ago avvelenato.
Sarà ancora efficace? Se lo piantassi dentro al mio corpo, anch'io...?

Estraggo l'ago a fatica, e ne osservo la punta tinta di verde. Bee è morta velocemente, con tanta paura negli occhi, ma non sembra aver sofferto molto. Dopo tutto, la sua è stata una morte abbastanza dolce. S'è andata in pochi minuti, la vita l'ha semplicemente abbandonata. Non è stata squartata, né bruciata, e non è morta neppure per disidratazione. Esistono modi peggiori di andarsene rispetto al suo avvelenamento...

Chiudo gli occhi, e muovo la mano armata verso il mio collo. Pochi secondi, e poi sarà l'inizio della fine. Pochi minuti, e smetterò di soffrire per sempre. Basta poco, così poco...
L'ago è sempre più vicino, il mio cuore batte fortissimo, i denti sono serrati. Pochi millimetri... coraggio, pochi millimetri, e poi... e poi...
Il mio braccio si muove da solo, e getta lontano l'ago. Io... non ce la faccio! Non ne ho il coraggio!
Scoppio nuovamente a piangere, e mi nascondo il volto fra le ginocchia. Sono così debole...

 

Logan Arrow, tributo del distretto 2, 17 anni

Sento un rumore lieve provenire alla mia destra.

Mi giro di scatto temendo il peggio, ma mi ritrovo Diamond ancora seduto al suo solito angolino, con in mano la sua spada che sta di nuovo tirando a lucido.

“Dormi ancora, oggi sarà una nuova giornata di caccia, ti devi riposare” mi suggerisce falsamente premuroso, con in volto un piccolo sorriso maligno.

Maledizione! Non si è mosso da lì neanche di mezzo millimetro per tutta la notte! Non ha fornito nessuna possibilità di fuga! Volevo andarmene durante il mio turno di guardia, ma non me l'ha mai permesso. Non va bene così! So che lui sa, e non ci vorrà molto prima che tenti di uccidermi. Dove andarmene il prima possibile. Cercare di fargli capire che si è sbagliato su di me sarebbe inutile. Diamond è un tipo più sveglio di quanto sembri, non cascherebbe mai nelle mie lusinghe.

Mi volto verso Dingir, il quale sta fingendo di dormire ancora. Se gli proponessi un'alleanza segreta per abbattere Diamond? Accetterebbe? Oppure mi tradirebbe, e farebbe il doppio gioco contro di me?

Sto sudando talmente tanto da avere le mani infradiciate. Cosa dovrei fare? Non ho mai avuto così tanta paura in vita mia! Il mio corpo sta strepitando, i miei muscoli sono tesi, il mio cuore batte veloce! Faccio fatica a tenerlo a bada, devo attingere a tutte le mie forza mentali. Non posso commettere errori a causa dell'angoscia, devo rimanere attento, ed attendere l'occasione giusta, o potrebbe essermi fatale. Cerco di pensare a Nathan ogni volta che posso. Il pensiero di tornare fra le sue calde braccia, è l'unica cosa che non mi fa impazzire. Come potrei tirare avanti altrimenti con tutte queste persone che mi vogliono morto? Oh, amore mio, sono così felice che tu non sia qui! Come avrei potuto sopportare di vederti star male come sto male io in questo momento? La cosa mi avrebbe ucciso. Almeno sei al sicuro, è l'unica cosa che conta.

Ritorna il rumore alla mia destra, questa volta più forte rispetto all'inizio.
Mi volto nuovamente, e mi accorgo che questa volta anche l'attenzione di Diamond è stata catturata.

Ci guardiamo confusi, per poi risentirlo nuovamente, ancora più forte di prima.
Anche Dingir si alza, e si rivolge verso una delle porte. “Non promette nulla di buono” osserva.

Afferro la mia lancia per precauzione, e mi metto in posizione di difesa. Che cosa può essere? Un altro tributo? Non credo. Non solo il suono non corrisponde a dei passi umani, ma non avrebbe neppure senso. Chi sarebbe così stolto da sfidarci? Non esiste un'alleanza più grande e potente della nostra.
Rimaniamo tutti e tre in silenzio, finché non sentiamo uno squittio.
Tiro un sospiro di sollievo, sono solo i ratti che infestano la scuola, meno male.

“Preparativi!” urla invece Dingir allarmato.

Non capisco, perché è così teso? Abbiamo avuto a che fare con quegli animaletti fin dal primo giorno, e non ci è mai successo niente! Che sia semplicemente non abituato alla loro presenza? Dovrebbe trasferirsi dalle mie parti allora! I bassifondi del distretto 2 sono pieni di quegli esseri! Mia sorella Atena era diventata bravissima ad ucciderli con i pugnali da lancio.

Il rumore si fa sempre più forte e vicino. Sento con chiarezza il numero di diverse zampette, ed inizio a rabbrividire. Non stiamo parlando di qualche roditore, ma di un'intera colonia.
Spalanco gli occhi, questa volta terrorizzato. Non va bene, proprio no.

Dalla porta orientale entra una marea grigia e pelosa, accompagnata da una cacofonia assordante di squitti acuti. Sono tanti, tantissimi, non ne ho mai visti così tanti in vita mia! Sono troppi per poter essere affrontati! Dobbiamo fuggire!
Non abbiamo bisogno di confrontarci sul da fare, tutti e tre ci dirigiamo senza esitare alla porta occidentale, oltrepassando i cadaveri gonfi e puzzolenti dei tributi caduti. Spero che quei cosi si accontentino di questo banchetto, e che ci lascino in pace, ma così non accade.

Mi volto indietro, e rimango esterrefatto. Per quanto mi sforzi, non riesco a vedere la fine della colonia.

Un rumore metallico mi coglie alla mia sinistra. È la questione di un momento.

Indietreggio all'istante, finendo per andare a sbattere contro i roditori, che ne approfittano subito per mordermi alle caviglie. Stringo i denti, e sopporto il dolore, ben sapendo che non posso permettermi di abbassare la guardia in questo momento.
Diamond ha la spada in mano, e sembra avere l'intenzione di attaccarmi nuovamente, quando anche lui inizia ad essere morso. Ti sta bene! Davvero volevi uccidermi proprio ora? Peggio per te, non ho mai abbassato la guardia, neanche per mezzo secondo!

“Addio, idioti!” urla da lontano Dingir, ormai lontano.

Noto con la coda dell'occhio che ha uno zaino con sé. Dove ha trovato il tempo per prepararsene uno? Oppure l'aveva già pronto in caso di evenienza? Maledetto bastardo! Come ho fatto a non pensarci anch'io? Posso comunque ancora seguire il suo esempio, però. Combattere con Diamond è troppo pericoloso ora, soprattutto con questi ratti alla calcagna che stanno continuando a morderci.

Diamond mi guarda in cagnesco “Non è finita qui, sporca feccia” mi urla addosso prima di fuggire via.

Lo so benissimo, so che non mi lascerà più in pace, esattamente come sta facendo con Annah, a cui continua a sputare addosso il suo odio nonostante non la veda da giorni. Odia veramente i ribelli quello, ma cosa gli abbiamo fatto? Inizio a dubitare che i suoi sentimenti derivino esclusivamente dalla propaganda capitolina come era successo a Cassandra.

Riprendo la mia corsa, e punto ad una delle finestre rotte dell'aula di chimica, incontrata durante una delle nostre ronde.
Scavalco il muretto senza troppe difficoltà, riuscendo anche ad evitare i cocchi di vetro presenti.

Mi volto indietro, i ratti sono rimasti dentro alla scuola, impossibilitati ad arrampicarsi come ho fatto io.
Alzo lo sguardo verso il cielo grigio.

Sta piovendo a dirotto, e io sono senza impermeabile e cibo. Ce la farò? Beh, almeno sono ancora vivo. Meglio scuoiarsela comunque, priva che mi trovi Diamond.

 

Yuki Reed, tributo del distretto 4, 18 anni

Mi massaggio la spalla con vigore, sperando in questo modo di trovare un po' di sollievo. È da ieri che mi fa male, ma non voglio lamentarmi, o finiranno sicuramente per cedermi quel dannato cuscino da viaggio. Lo sto odiando, anche ieri sera abbiamo finito per discutere per colpa sua, preferirei a questo punto non averlo affatto. Lo cederei volentieri con dell'acqua che non sa di fango, o con un pasto caldo. Mi mancano tanto i dolci di Candice, non so cosa darei per una delle sue crostate alla marmellata, o una delle sue torte di mele. Ieri sera avevo così tanta fame, che per un momento ho avuto perfino l'impressione di sentirne l'odore. Non mi dispiacerebbe neppure un piatto di zuppa di pesce della mamma. La serviva sempre con dei crostini di pane abbrustoliti al punto giusto, con sopra un filo d'olio e un pochino di sale. Era tutto così squisito...

Un mio stomaco riecheggia così forte, che potrebbe essere tranquillamente scambiato per un tuono. Ho così tanta fame, eppure non mangio praticamente nulla da solo ventiquattro ore. Isabelle è riuscita ad indicarci delle bacche poche ore fa, erano uno dei pochi esemplari su cui era sicura della non-tossicità. Erano abbastanza buone nonostante il loro retrogusto aspro, ma erano troppo poche per poterci soddisfare.
Forse dovrei provare a non pensarci, magari così soffrirò di meno. Vorrei avere la spigliatezza di Candice in questo momento, o la chiacchiera di Lucile. In questo modo potrei parlare a vanvera per tutto il tempo, e distrarre tutti quanti dai nostri tormenti. È un peccato invece essere così silenzioso per natura, ma non posso farci niente. Perfino Amalia parla molto meno del solito, sono preoccupato per lei. Stanotte l'ho sentita piangere durante il mio turno di guardia. Mi sono seduto accanto a lei, e le ho stretto la mano finché non si è addormentata nuovamente. Avrei voluto piangere anch'io con lei, ma ho cercato di mostrarmi forte, in modo tale da non gettarla ulteriormente nella disperazione. La capisco così tanto... ho paura di non farcela, di non rivedere mai più mia sorella, e di assistere nuovamente alla morte di una delle ragazze. Si fidano di me, e io non sto riuscendo a far nulla per loro! Non sono riuscito a salvare Lucile, e neppure a catturare uno sponsor! Sono così avvilito!

Mi volto verso Isabelle. Si sta impegnando tantissimo, ed ammiro davvero i suoi sforzi, ma si vede che sta per raggiungere il suo limite. I suoi passi sono sempre più pesanti, a volte trascina perfino i piedi a causa della sua debolezza. Il suo viso è sempre più rosso. Prima girava addirittura in reggiseno a causa del forte caldo che provava. Così facendo ha mostrato le braccia, ormai viola. A vederle in quello stato, Amalia ha ricominciato a piangere, ed Isabelle si è rivestita subito per non turbarla ulteriormente. Annah le sta vicino come un'ombra, e non la perde di vista neanche per un secondo, soprattutto da quando stanotte ha avuto un episodio di delirio mentale. Era convinta di star facendo tardi per andare a scuola. Sono preoccupato, non so quanto resisterà a lungo in questo stato.

Mi lascio sfuggire uno starnuto, seguito da un altro, e da un altro ancora.

“Almeno non solo l'unica malata” ci scherza su Isabelle con un debole sorriso.

“Conosco molti rimedi per il raffreddore” afferma lesta Amalia “Peccato che richiedono tutti dell'acqua calda...”.

“Avvisaci se ti viene la febbre, o dolore al torace, o la nausea” aggiunge Annah con uno sguardo pensieroso “Non vorrei che ti venisse qualcosa di serio anche a te..”.

“Sto bene” replico trattenendo un nuovo starnuto per non farle preoccupare ulteriormente. Devo distarle, non voglio che il loro umore peggiori ulteriormente. Mi guardo intorno in cerca di qualcosa che possa aiutarmi, finché non intravedo qualcosa. “Lì!” esclamo indicando un punto davanti a noi.

Si scorge a malapena, ma si vede un corso d'acqua. Il rumore della pioggia lo nasconde quasi del tutto, ma la sento spostarsi. Sento il cuore battermi forte. Certo l'acqua di fiume non mi è famigliare come quella del mare, ma in questo momento mi va bene lo stesso. Potremmo avere dell'acqua potabile, e forse anche del cibo. È vero, non abbiamo né reti, né canne da pesca, ma forse se io ed Amalia unissimo le nostre forze, potremmo prendere lo stesso del pesce. Come lo cuciniamo dopo però? È impossibile accendere un fuoco con questo tempo. Crudo è troppo pericoloso, ma ho così tanta fame..

La curiosità è troppo forte, e decidiamo di investigare meglio.
Di fronte a noi si apre un vasto fiume, ampio e sicuramente profondo. Vicino alla superficie stanno nuotando dei pesci. Ottimo, è perfino più pieno di vita di quanto mi aspettassi. Mi chiedo quanto sia lungo. Possibile che circondi l'intera arena segnalandone i confini? Avrebbe senso. Quasi nessuno sa nuotare qui, e anche noi faremmo fatica ad attraversalo data la sua grandezza, e la nostra stanchezza.

Mi volto verso Amalia, le stanno brillando gli occhi. Come abitante del distretto 4, riesco a scorgere perfettamente i suoi desideri in questo momento: vuole nuotare. Cosa c'è di meglio di galleggiare in mezzo al nulla, e di sentire il tuo corpo leggero come l'aria? Tanto siamo già completamente bagnati, cosa cambierebbe?
Amalia inizia ad incamminarsi tutta allegra, praticamente sta scodinzolando come un cagnolino. Sorrido nostalgico ripensando a casa, ai bagni fatti con Candice, e a quando i miei mi hanno insegnato a nuotare, quando vengo colto da una brutta, orribile, sensazione.

“Aspetta!” urlo alla mia alleata, mentre un enorme coccodrillo sbuca fuori dall'acqua.

Amalia urla terrorizzata. Non mi farò cogliere impreparato anche questa volta. Non ci sarà un'altra Lucile!

Prendo la mia fionda, e la carico con un sasso che avevo già in tasca, messo lì apposta per emergenze come questa. Lancio il colpo, e prendo l'animale dritto nell'occhio.

Il coccodrillo grugnisce per il dolore, mentre Annah afferra per il braccio Amalia, e la trascina via.

“Scusate, mi sono fatta cogliere di sorpresa” ammette rossa dall'imbarazzo.

Sto per tranquillizzarla, quando appaiono altri due coccodrilli dalle acque. Stringo i denti per la tensione. “Dobbiamo fuggire, ora!” urlo alle ragazze.

Amalia ed Annah si muovono all'istante con tutta la forza che hanno in corpo, mentre Isabelle rimane indietro, rallentata a causa delle sue condizioni fisiche. La raggiungo con un balzo, la prendo sottobraccio, e l'aiuto a fuggire via. Nessuno rimarrà indietro finché ci sarò io.

 

Daisy “Isy” Jones, tributo del distretto 10, 15 anni

È strano, ma mi viene naturale continuare a pensare a casa. I giorni come questi, erano gli unici tranquilli che avevo. Mi obbligavano a stare nella stalla con le mucche per verificare che non si agitassero troppo, è vero, ma nessuno veniva a scocciarmi o a provocarmi. Ero da sola, in mezzo al caldo fiato dei miei amati animali, e stavo bene così. In quei giorni speravo di vivere in quel modo per il resto della mia esistenza, mentre in realtà sto trascorrendo i miei ultimi in una maniera così atipica. Il mondo intero sta osservando ogni mio singolo gesto, la gente parla di me, ed ho accanto una ragazza appena conosciuta che mi tratta in maniera gentile, così come poche persone hanno fatto in vita mia. Non sono abituata. Ogni suo “per favore” o “grazie” mi suona malissimo, e una parte di me continua a chiedersi cosa stia nascondendo. Mi devo impegnare per capire che non c'è nulla di sbagliato in tutto ciò, a parte me. Come ho fatto a trasformarmi in una musona acida e perennemente sospettosa? Di questo passo finirò per diventare come mia madre, ed è l'ultima cosa che voglio. Dovrei sforzarmi per essere più gentile, e soprattutto sorridere di più. Se è troppo tardi però? Se non ci fosse più alcuna possibilità per crescere e migliorare? Che sia finita così per me?

Sorrido amara. Cosa mi sta succedendo? Da quando vengo colta da pensieri come questi? Che abbia i rimpianti tipici di un malato terminale? Sono così patetica.

“Daisy...” mi richiama la mia alleata con voce titubante.

Melody ha lo sguardo basso come al solito, per quanto si sforzi, non riesce ancora a guardarmi negli occhi. È così timida ed insicura, come posso continuare a tenere la guardia alzata con una persona del genere? Mi accorgo che ha un fiore in mano. L'ho già visto, ne sono certa, mia nonna li teneva in camera sua. È una Dalia se non mi sbaglio, anche se mi sembra strano che possa vivere in un posto umido come questo. È senza dubbio modificato geneticamente, o non avrebbe senso di esistere.

La ragazza stringe gli occhi fino a serrarli, per poi passarmelo “È per te” dichiara tutta d'un fiato.

Sgrano gli occhi. Per me? Nessuno mi ha mai regalato un fiore. Pensavo di riceverlo un giorno da qualche goffo spasimante precedentemente approvato dalla mia famiglia, non di sicuro da una ragazza.

“Melody...” provo ad iniziare il discorso, ma non so che parole scegliere. Come si rifiuta una dichiarazione senza sembrare dei grandissimi stronzi?

“Ho letto in un libro, che quando si ha difficoltà ad esprimere i propri sentimenti, si può rincorrere ai fiori, in quanto ognuno di loro ha un significato ben preciso, e con questo vorrei dimostrarti la mia gratitudine”.

Apro la bocca basita. No... io non merito questa gentilezza. Ho semplicemente evitato di ucciderla, non ho fatto nulla per lei. Quando ho visto che se la cavava da sola con le piante, o perfino smesso di darle suggerimenti su cosa mangiare e cosa no. L'ho ignorata quando la sentivo piangere durante la notte, e l'ho sempre tenuta sott'occhio, temendo un suo tradimento. Non sono stata una buona alleata, proprio per niente. “Perché?” le chiedo confusa.

“Perché sei una brava persona” ammette lei candida mentre accarezza con delicatezza i petali rosa del fiore “Mi stai aiutando a sopravvivere nonostante tu non mi debba niente. Senza di te sarei già impazzita”.

“Melody, io...” provo ad interromperla, ma la castana non me ne lascia il tempo.

“Era da tanto tempo che non avevo un'amica!” esclama infine con un grosso sorriso.

La sua dichiarazione mi colpisce con la stessa forza di una pugnalata. Amica? Come può considerarmi tale? Si ricorda forse che soltanto uno di noi può uscire vivo da qui? Siamo tutti nemici, perfino le alleanze più solide si basano in realtà su un mero approfondimento del prossimo! Eppure sembra così sincera... che sia io quella a sbagliarmi? Cosa c'è di storto in me?

“Scusami Daisy, non volevo renderti triste..” afferma la castana con aria dispiaciuta.

Sto per chiedermi del perché di questa sua uscita, quando mi accorgo che qualcosa mi sta strisciando giù per la guancia. Inizialmente penso che sia l'ennesima goccia di pioggia, ma è troppo calda per esserlo. È una lacrima, una mia lacrima. Sto... piangendo? Ma cosa mi sta succedendo?

Mi asciugo la guancia, sempre più sbalordita. Non mi era mai successa una cosa del genere. Ho sempre avuto un controllo totale sulle mie emozioni, fin da bambina ho imparato a nascondere cosa provassi in quanto i sentimenti portano solamente ai guai. Il cuore è irrazionale, si ficca nei casini ogni volta che può, è il cervello quello ad aver portato così lontano l'essere umano. Sono sempre stata fedele a questo principio, cosa mi succedendo ora?

Melody mi sta ancora guardando preoccupata, sento di doverle dire qualcosa “Scusami tu, non sono abituata molto a queste manifestazioni. Non ho molto amici” quasi nessuno in realtà, ma non glielo dico, non ho voglia di scaricare su di lei i miei problemi, ne ha già abbastanza in questo momento.

“Neppure io in realtà” replica con timidezza “Forse era proprio destino che ci incontrassimo”.

Sorrido amara. Già, che bel destino!

“Oh scusa!” dichiara velocemente notando come la sua osservazione non sia stata proprio corretta “Non volevo dire che meritavamo stare qui!”.

Scuoto la testa “No, ho capito cosa intendevi, sono io ad essere troppo fredda”.

Melody accenna un sorriso “Vai bene così però, mi piaci lo stesso. Anzi, ti dirò, vorrei essere più come te”.

Alzo un sopracciglio. Come me?

“Sì, tu sei sempre focalizzata sul presente, hai sempre le idee chiare su cosa fare, sei indipendente e fiera, mentre io...” Melody sospira “...io sono schiava delle mie emozioni. Sai, al bagno di sangue c'era una ragazza in pericolo. Il ragazzo dell'undici la stava inseguendo con una falce in mano, ed era chiaro che stesse mirando a lei. Avrei potuto urlarle di stare attenta, che la volevano attaccare, e invece sono fuggita e basta! Non faccio altro che pensarci. Se fossi stata più coraggiosa, e mi fossi esposta, magari a quest'ora sarebbe ancora viva...”

Sto per replicare, ma la castana riprende a parlare come un fiume. Aveva davvero bisogno di sfogarsi con qualcuno, temo.

“E poi, Milo, il mio compagno di distretto! L'ho lasciato solo, non so neppure dove sia in questo momento! È sempre stato gentile con me, mentre io... sono così egoista!” esclama infine per poi scoppiare in lacrime.

Le appoggio con titubanza la mano sulla spalla, sperando di farle capire che le sono vicino. Questo posto ha un potere strano, anch'io mi sto ritrovando a rimuginare su tanti aspetti del mio carattere. Onestamente, è uno dei motivi principali per cui vorrei uscire di qui, ancor più di stare finalmente all'asciutto.

“Non avevi scelta, Melody, non è gioco onesto questo. Possiamo solo cercare di andare avanti fino ad uscirne, lo capisci vero?”.

La castana annuisce, ma i suoi occhi tradiscono i suoi dubbi. Gli Hunger Games sono in primo luogo una battaglia contro noi stessi, poi contro gli altri. E io? Io cosa farò quando sarà il momento delle scelte? Non voglio pensarci.

 

Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni

Stringo forte il terreno cercando in questo modo di allentare la tensione, ma finisco solamente per insozzarmi le unghie di fango. Il cuore mi batte a mille, e il mio respiro è corto, ma a differenza di Ben voglio guardare. Abbiamo lavorato a lungo su questa trappola, non può fallire, le nostre vite ne dipendono troppo!
Sento qualcuno avvicinarsi, ed avverto Ben irrigidirsi ancor più di prima. Ci siamo, è il momento della verità. A breve scopriremo se i nostri sforzi sono stati vani o meno, ed inoltre avremmo la possibilità di eliminare il nostro aguzzino. Hai smesso di stalkerarci, bastardo!

Ora riesco perfino a vederlo. Ecco Santos, con la sua carnagione olivastra, e la sua finta faccia da bravo ragazzo. Razza di bugiardo, non lo sopporto proprio! A pensare che credevo fosse una brava persona, invece ha reso gli ultimi miei giorni un inferno in terra! La pagherà per la paura che ci ha lasciato addosso, e la pagherà anche per Iris! Nessuno può far male alla mia squadra impunemente!

Pochi passi e ci siamo, basta pochissimo!

Solo un altro, e poi... e poi...

“Evviva!” mi lascio sfuggire mentre la trappola scatta, e Santos finisce all'interno della nostra rete fatta esclusivamente con le nostre forze. È sospeso per aria, e grazie al solido albero che abbiamo scelto, rimarrà lì finché non ci pare a noi.

Il ragazzo si lascia sfuggire un'espressione di puro odio, con i denti digrignati e le labbra arricciate, ma dura un solo istante. Non vuole lasciarci la soddisfazione di averlo preso, e ritorna praticamente subito alla sua solita maschera serena e composta. Che faccia il duro quanto vuole! È disarmato! La sua falce è qui per terra, assolutamente irraggiungibile!

Io e Ben usciamo dal nostro nascondiglio. Ora finalmente è la resa dei conti. Questo bastardo imparerà che non si scherza con noi!

Santos si volta, e sorride sarcastico “Finalmente vi ho trovati!” esclama.

“Siamo noi ad aver trovato te!” gli abbaio contro, lanciandogli contro la peggiore delle mie occhiatacce. Non gli sopporto i prepotenti come lui. Avrebbe potuto attaccare chiunque quel giorno, e ha scelto invece una delle ragazze più tranquille di tutte! Vigliacco!

Ben si inchina verso la falce di Santos, conoscendolo ha intenzione di allontanargliela ancora di più, per ulteriore sicurezza. Non credo proprio che abbia intenzione di appropriarsene. Lui e l'assassinio sono due mondi distanti, lo dimostra il fatto che ha degli scrupoli di coscienza perfino nell'uccidere perfino dei grilli.

“Non la toccherei se fossi in te” lo avverte Santos “Ne ho avvelenato la lama”.

Ben fa un balzo indietro terrorizzato. No! Mi rifiuto di crederci! Non può avere ancora tutto questo potere su di lui! È in trappola ormai!

“È solo un bluff” dichiaro a Ben per tranquillizzarlo.

“Ne sei sicuro?” mi domanda Santos “Perché non ci provi? Vedere per credere”.

Stringo forte i pugni, mentre sento la rabbia montarmi ulteriormente. Come fa questo bastardo ad essere così tranquillo perfino in una situazione del genere? Crede davvero di poterla fare franca? Possibile che non abbia ancora capito di essere in una situazione di svantaggio? Che ci stia ancora sottovalutando? Crede forse che non abbiamo il coraggio di ucciderlo? Forse Ben no, ma io sì.

Afferro la falce di Santos con presa ben salda, ed intravedo Ben voltarsi dall'altra parte a disagio. Meglio così, sono certo che non gli piacerà quello che sto per fare.

“Non sai cosa farci con quella” mi canzona il moro.

“Sì invece!” replico urlando “Ho già ucciso persone come te durante la ribellione! Capitolini e lealisti che non capivano la forza delle nostre idee e la nostra sete di libertà!”

“Milo!” squittisce Ben allarmato. Cosa? Perché fa così?

“Tranquillo, cucciolo, gli strateghi non agiranno mai contro di lui, neppure ora che parla dell'argomento proibito”.

Alzo un sopracciglio. Cosa intende dire? Non capisco.

Santos sorride crudele, e riprende a parlare, rivolgendosi nuovamente a Ben “Vedi, si gonfia il petto come un piccione, si riempie di belle e nobili parole, ma sono parole vuote le sue”.

Indietreggio incredulo. Come può dire qualcosa del genere? Ma lo sa che cosa ho sacrificato per la causa? Ho perso mio fratello in guerra, dannazione! Ero ancora piccolo, potevo farmi i fatti miei, stare chiuso in camera sperando che i bombardamenti finissero al più presto, mentre io ero lì, in prima linea, con un fucile in mano, e le narici pregne dell'orrore dei morti! Ma che ne sa lui degli orrori che ho visto! Che ne sa delle urla, dei pianti, e della perdita! È lui a parlare a vanvera!

Di fronte alla mia reazione, Santos inizia a ridere “Neppure te ne sei reso conto” dichiara.

Scosto lo sguardo infastidito “Di cosa stai parlando?” gli chiedo nervoso.

“Stai facendo il loro gioco. Sei solamente un loro burattino. Ma quale ribelle? Non hai fatto nulla per fermare questo macello, anzi, stai perfino contribuendo! Non ho mai combattuto durante la ribellione, non per i ribelli, né tanto meno per i capitolini, eppure guardami! Appeso come un salame pronto a farmi ammazzare”.

Sento le braccia tremare, la presa sulla falce farsi meno forte. È vero, non ho fatto nulla, ma cosa potevo fare? Ero solo, mi avrebbero sicuramente ucciso se avessi aperto bocca! Sarei morto per... per cosa? Sarei forse potuto diventare un martire per la causa? Avrei forse potuto rianimare gli animi? Ed Ernest? Mio fratello avrebbe approvato questa scelta? Così non avrei reso il suo sacrificio invano? Eppure anche lui credeva nella causa... No! Non devo cedere, non devo farmi ingannare!

“Tu hai ucciso Iris!” dichiaro con rabbia mentre stringo nuovamente l'arma.

Santos sorride nuovamente “Non hai mai detto di oppormi al sistema, anzi, questa arena mi permette di realizzare alcune mie fantasie. Ce ne ho una su di te proprio adesso e ho intenzione di realizzarla”.

Non faccio in tempo a capire cosa intenda, quando sento la rete rompersi, e Santos atterrare con i piedi ben saldi a terra.

Il mio sguardo cade sulla sua mano destra. Ha in mano un uncino. Da dove spunta quello? L'ha sempre avuto? Merda!

Una fitta al collo mi coglie impreparato, togliendomi il fiato. Guardo davanti a me. Santos mi ha appena colpito con il suo uncino, e ha in volto un sorriso macabro ed inquietante, a dir poco malato.

Il ragazzo toglie l'arma dal mio collo, e recupera la falce strappandomela dalle mani. Cado a terra, ed intravedo il povero Ben venire colpito al braccio.

“Scappa, cucciolo, ho intenzione di farti vivere un altro giorno” dichiara Santos con entusiasmo.

Sento Ben eseguire l'ordine e darsela a gambe, mentre la mia vista sta iniziando ad appannarsi. Il mio corpo inizia a non rispondere più ai richiami, mi sento sempre più debole. Finisce così allora? Mi viene da ridere. Che vita sprecata.

Sento Santos mentre a cavalcioni sopra di me, con la falce in mano, e lo stesso sorriso malato di prima.

“Bene, è ora del mio divertimento. Buona notte, piccolo ribelle”.

 

 

 

E anche questa faida si è chiusa! Fatemi sapere cosa pensate, soprattutto riguardo le sponsorizzazioni. Ben ed Isabelle richiedono urgentemente degli aiuti!

Alla prossima!

 

Classifica:

24° Anona Dream, tributo del distretto 12, 17 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

23° Iris Cruise, tributo del distretto 8, 15 anni, uccisa da Santos (3 pov)

22° Cole Mccalen, tributo del distretto 12, 15 anni, ucciso da Isabelle (2 pov)

21° Eric Murter, tributo del distretto 9, 18 anni, ucciso da Cole (3 pov)

20° Jacob Goldwell, tributo del distretto 8, 17 anni, ucciso da Logan (2 pov)

19° Cassandra Winsdor, tributo del distretto 2, 16 anni, uccisa da Diamond (3 pov)

18° Lucile Marshall, tributo del distretto 3, 17 anni, uccisa da un serpente velenoso (3 pov)

17° Annabelle Janice Mullins, tributo del distretto 5, 15 anni, uccisa da Violet (3 pov)

16° Violet Hardlock, tributo del distretto 11, 15 anni, uccisa da Kane (3 pov)

15° Milo Ruiz, tributo del distretto 7, 18 anni, ucciso da Santos (4 pov)

 

Alleanze:

I giusti: Yuki, Amalia, Annah, Isabelle

I colleghi: Zerene, Jordan

Le improvvisate: Daisy, Melody

Solitari: Santos, Kane, Logan, Diamond, Dingir, Ben

 

 

Masterkiller:

Diamond (2 uccisioni)

Santos (2 uccisioni)

Cole (1 uccisione)

Isabelle (1 uccisione)

Logan (1 uccisione)

Violet (1 uccisione)

Kane (1 uccisione)

Altro (1 uccisione)

 

Feriti (appaiono solamente quelli apparsi nel capitolo):

Un po' tutti - tranne Zerene e Dingir (bagnati ed infreddoliti)

Kane (depressione, assonato, leggera fame)

Diamond, Logan (assonati, diversi morsi di ratto)

Melody (sensi di colpa)

Isabelle (ferite gravi, debolezza, fame, sete)

Amalia, Yuki, Annah (fame, sete, stressati)

Yuki (raffreddore, dolori muscolari)

Ben (ferito al braccio, avvelenato)

 

  
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