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Autore: Signorina Granger    18/08/2020    5 recensioni
INTERATTIVA || Completa
Toujours Pur, per sempre puro.
Solo questo conta, per la Famiglia Black: la purezza che da tanti secoli decantano fieramente.
E' una famiglia dalle regole e dai valori molto rigidi, che non ammette anticonformisti al suo interno, chi esce dagli schemi viene cancellato, letteralmente.
Ci sono grandi aspettative per i membri più giovani della famiglia che un giorno, forse, terrano in mano le redini della società, prendendo il posto dei loro genitori. E altrettanto alte sono le aspettative verso coloro che sederanno accanto ad un Black.
[La storia prende ispirazione da "Elite" di Lady Blackfyre e ne è una sorta di prequel]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Salve a tutte, sono appena tornata dalle vacanze, sto infinitamente meglio fisicamente e sono pronta a rimettermi alla tastiera, anche se devo comunicarvi che Shedir non farà più parte della storia.
Il capitolo stava diventando lungo come l'Eneide, quindi ho deciso di dividerlo, la seconda parte sarà più concentrata sui personaggi che qui non sono apparsi e arriverà il prima possibile, promesso. 

Detto ciò, buona lettura
 
 
 
 
Capitolo 9         (Parte I)
 
 
Perseus, in piedi davanti allo specchio a figura intera nella cabina armadio che condivideva con la moglie, stava controllando che il nodo Windsor della sua cravatta blu notte fosse allacciato alla perfezione quando sentì, alle sue spalle, l’inconfondibile voce di Amanda, dolce come una tenera carezza:
 
“Sei sempre bellissimo.”
L’erede dei Burke si voltò e sorrise alla moglie, guardandola con un affetto che a molte donne sposate dell’alta società magica britannica era sconosciuto. L’ex Corvonero era già pronta, i capelli scuri elegantemente acconciati sulla nuca e il vestito blu di mussolina che esaltava ancor di più i suoi grandi occhi azzurri.
 
“Anche tu, Mandy. Mi sento sempre il più fortunato tra gli uomini quando entro in una sala con te accanto.”
Le si avvicinò, le prese una mano e ne baciò il dorso con delicatezza facendola sorridere. Amanda pensava lo stesso, del resto.
 
“Vogliamo andare?”
“Certo, mia madre non tollera i ritardi, soprattutto da parte dei suoi figli.”  Perseus porse il braccio alla moglie e lei lo accettò, pronta a uscire di casa insieme a lui per Smaterializzarsi verso la residenza dei suoceri, che quella sera avrebbe ospitato uno degli eventi più attesi e chiacchierati del mese: del resto, tutti non vedevano l’ora di andare a ficcare il naso a casa Burke.
 
 
*
 
 
Quando era bambina andare ai ricevimenti non le era concesso, e quando i genitori uscivano restava a casa con gli elfi e i suoi fratelli, mentre quando era casa sua lo scenario della festa Danae si rannicchiava sulle scale, dondolandosi sulla balaustra nel sentire la musica e i chiacchiericci sommessi, il tintinnio di posate e bicchieri e le risate.
Guardava sua madre agghindarsi, sempre così bella, con gli occhi pieni di fascino: sognava quando sarebbe stata grande anche lei e avrebbe potuto indossare un vestito altrettanto bello.
 
Eppure, anni dopo, Danae aveva scoperto quanto le serate che da piccola aveva sempre guardato da lontano fossero in realtà spesso noiose: sorrisi di cortesia, battute di circostanza, una finta gentilezza ostentata con tanta disinvoltura da risultarle quasi nauseante.
I vestiti erano belli, era vero, così come le scarpe… ma alla lunga anche prepararsi a festa diventava monotono, e non così straordinario.
 
“Come sto?”
“Splendida.”  Aghata le sorrise e Danae ricambiò, appoggiando un braccio sulle spalle dell’amica per darle un bacio di ringraziamento sulla guancia, assicurandole che anche lei non era da meno.
 
“Non è importante, stasera sarai tu il centro della festa… tutti si chiederanno con chi ballerai e se hai già scelto qualcuno.”
Gli occhi dell’ex Corvonero si illuminarono e Danae lesse la domanda implicita che aleggiò sul volto dell’amica, ma decise di non farci caso.
 
Era davvero così?  Ultimamente sembrava che tutti non volessero chiederle altro, mandandola ancora più in confusione di quanto già non fosse.
 
 
“Andiamo di sotto, mia madre starà aspettando di vederci.”
La giovane padrona di casa superò l’amica per uscire dalla stanza, il vestito rosso bordeaux che esaltava il candore della carnagione e i capelli scuri della strega, che si diresse verso le scale finendo con l’imbattersi in una delle sue ospiti.
 
“Buonasera.”  Danae non rivolse che un rapido sguardo e un cenno a Vivian, che invece si era fermata quasi si aspettasse l’inizio di una discussione – all’ultima festa Danae le aveva intimato di stare alla larga dagli uomini della sua famiglia quasi con minacce di morte – ma la più giovane la superò in fretta per scendere le scale, seguita da Aghata.
La giovane Lumacorno esitò, seguendo le due con lo sguardo, ma alla fine le seguì nel suo abito di seta blu e verde, preparandosi psicologicamente all’incontro con suo fratello maggiore.
 
 
*
 
Gerard, in piedi vicino alle scale, si stava tormentando il colletto della camicia mentre – formalmente – aspettava Cora, anche se la verità era che quasi gli mancava il coraggio di entrare nella sala del ricevimento – dove stavano servendo gli aperitivi – da solo.
 
Era proprio una fortuna che non l’avessero Smistato a Grifondoro, si disse il mago con una piccola smorfia mentre studiava gli “elegantoni” che lo circondavano. Tutti lo salutavano educatamente, ma Gerard non poteva fare a meno di sentirti terribilmente in soggezione e giudicato, lì in quella bellissima casa e circondato da persone così eleganti.
Lui, che era solo un Olivander.
Lui, che era solo un bottegaio che non avrebbe mai potuto permettersi lussi simili.
 
Il suo vestito non era assolutamente paragonabile alle meraviglie sartoriali che aveva visto fino a quel momento, ma a differenza di molti suoi coetanei Gerard viveva del suo stipendio, che seppur molto buono preferiva investire altrove, piuttosto che in vestiti.
 
Quando finalmente vide la sua amica, che avrebbe dovuto farlo sentire meglio, Gerard si sentì sprofondare.
Guardò Cora scendere le scale per raggiungerlo, la guardò sorridergli mentre attorno a loro tutti la fissavano, sgomenti e affascinati, mentre lei invece sembrava aver notato soltanto lui.
 
La guardò e si rese conto, ancora una volta, di quanto gli fosse superiore.
 
“Ciao Gerry… grazie per avermi aspettato.”
Cora gli sorrise, leggermente a disagio mentre si sistemava le lunghe maniche rosse ricamate del suo splendido vestito.
Era abituato a vederla indossare abiti praticamente maschili e poco truccata, e la trovava comunque sempre splendida. Quella sera però, con i capelli scuri acconciati sulla nuca, il rossetto cremisi abbinato al vestito che le risaltava sia gli occhi chiarissimi che i capelli Gerard, che sentiva una miriade di sguardi su di sé – forse tutti si stavano chiedendo perché una creatura così meravigliosa perdesse tempo con uno come lui – si rese davvero conto di quanto bella fosse.
All’improvviso si ricordò che sua madre gli aveva pur sempre impartito un’educazione e prese la mano dell’amica per baciarla, mormorando che l’aveva fatto con piacere.
 
“Andiamo? Ho intenzione di testare tutte le tartine che serviranno.”
 
Cora sorrise e, per quanto elegantissima e diversa dal solito, Gerard in quelle parole riconobbe la sua amica di sempre. Le sorrise, conscio del fatto che accanto alla sua bellezza indescrivibile lui sarebbe risultato ancor meno elegante, e le porse il braccio:
 
“Allora mi segua, Miss Prewett, andremo ad abbuffarci insieme.”
“Questo è esattamente quel che volevo sentire, Mr Olivander.”


 
*
 
 
“Vivi!”
Vivian stava parlando con Edward quando, raggelando, udì la voce del fratello maggiore: la strega si guardò intorno in cerca di vie di fuga, ma non trovandone dovette arrendersi e voltarsi appena in tempo per trovarsi quel volto tanto familiare davanti.
 
“Buonasera Horace. Come stai?”
La strega non battè ciglio, il calice di champagne in mano mentre Edward, alle sue spalle, assisteva all’incontro dei Lumacorno con un che di divertito negli occhi color acquamarina. Fu allora che il maggiore dei fratelli si rivolse a lui, sorridendogli gioviale prima di porgli la grande mano nodosa:
 
“Edward, è sempre un piacere. Come sta tuo nonno?”
“Splendidamente come sempre, sono certo che finirà col seppellirci tutti.”   Il ragazzo strinse la mano dell’ex compagno di Casa, che ridacchiò prima di tornare a sorridere alla sorellina:
 
“Allora mia cara… Hai già visto nostra madre?”
“Non ho ancora avuto il piacere.”
“Non fa altro che chiedersi se tu non abbia già accalappiato qualche ricco scapolo Purosangue… È così?”
 
Gli occhi di Horace scintillarono pericolosamente ma la sorella, ormai immune ai suoi giochetti, sorrise amabile:
 
“Via Horace, non sono certo giunta qui munita di un lazo, mi hai preso per un accalappia cani?”
“Non fingere modestia, mia cara, sappiamo tutti quanto fascino sai esercitare… Avrai preso da me. Vado a cercare tuo nonno per salutarlo, Edward… Vogliate scusarmi.”
 
Horace si congedò con un sorrisetto e Vivian, sospirando, si voltò nuovamente verso l’amico prima di portarsi il calice di cristallo alle labbra dipinte di rosso:
 
“Strano, sta già andando ad arruffianarsi uno dei più potenti uomini della festa. Non si smentisce mai.”
“Io lo trovo simpatico.”
“Tutti lo trovano simpatico, finché non ci crescono insieme. Non sto dicendo che sia una cattiva persona, perché davvero non lo è, ma è il primo degli arrivisti. Credo che speri in un mio matrimonio vantaggioso quasi più di mia madre.”
 
“Oh, a proposito… credo che sia arrivata.”
 
 
Nonostante fosse una donna di mezza età, il volto di Geraldine Rowle portava ancora i segni di un’indescrivibile bellezza che, unita all’eleganza innata del suo portamento e del suo modo di parlare, la rendeva da anni una delle donne più ammirate di tutta la società magica britannica.
 
Vivian notò subito l’assenza di suo padre, e immaginò che fosse via per lavoro mentre si avvicinava alla donna, che stava dispensando sorrisi educati e saluti a destra e a sinistra: non c’era nessuno, in quella sala adibita a festa, che non la conoscesse e che non volesse salutarla.
 
“Buonasera mamma. Sono felice di vederti, ti trovo benissimo.”
Geraldine si finse quasi sorpresa alle parole della figlia, come se lei per prima non fosse a conoscenza del suo fascino, e sorrise con affetto alla ragazza prima di farsi dare un bacio su una guancia:
 
“Anche tu sei splendida, tesoro. Hai già visto Horace?”
“Naturalmente. Mamma, ti ricordi di Edward Parkinson, vero?”
 
Vivian accennò all’amico, che rivolse un sorriso alla donna prima di farle il baciamano, ricevendo un sorriso educato come risposta:
 
“Ma certo, non si scorda mai un ragazzo bello ed educato. Come stai, Edward?”
“Squisitamente, Signora. Suo marito non c’è?”
“E’ a Glasgow per affari, ma ti saluta tanto, cara, gli è dispiaciuto non esserci.”
 
“Non importa, lo vedrò presto. Se vuoi salutare Lilith, mamma, sta venendo verso di noi.”
 
Edward si voltò insieme a Geraldine, ma mentre la donna rivolse un sorriso affettuoso alla nipote, asserendo che in quel vestito celeste fosse oltremodo deliziosa, lui posò immediatamente lo sguardo sulla ragazza al seguito della Rowle.
Vivian, invece di assistere ai saluti tra madre e cugina, osservò il ragazzo e represse a fatica un sorrisetto quando lo vide osservare Megara, che si stava sistemando con visibile nervosismo le pieghe della gonna aderente del suo vestito blu.
 
Non appena i loro sguardi si incrociarono Edward fece un passo avanti, sorridendole educatamente prima di prenderle la mano destra:
 
“Buonasera Megara… Sei davvero splendida.”
“Grazie Edward.”
 
Anche tu
 
L’ex Corvonero si sentì arrossire alla sola idea di dirglielo, così si limitò a sorridergli con un velo di imbarazzo mentre Lilith, chiacchierando con la zia paterna, si perdeva la scena.
 
“Posso avere l’onore di riservarmi un ballo per dopo? Se non sei già prenotata, chiaramente.”
“M-ma certo.”
 
Edward avrebbe voluto trattenersi per parlare con lei, ma aveva appena visto suo nonno e si vide costretto a congedarsi con un cenno del capo, allontanandosi verso il patriarca dei Parkinson mentre Geraldine, guardandolo, mormorava qualcosa a Lilith:
 
“Lui e la figlia d Belvina non avevano avuto una relazione? Tutti scommettevano che avrebbe scelto Edward.”
“Oh no zia, ti assicuro che non hanno nessun interesse l’uno per l’altra da tempo… Non posso parlare per Danae, ma credo che gli occhi di Edward al momento siano rivolti altrove.”
 
Lilith sfoggiò un sorrisetto beffardo e la zia, capendo al volo, la imitò prima di rivolgersi a Megara, che strabuzzò gli occhi quando capì che Geraldine Rowle voleva parlare proprio con lei: quella donna era così perfetta da averla sempre messa in soggezione, e da piccola correva a nascondersi quando entrava in negozio per comprare dei vestiti.
 
“Stasera c’è un così alto numero di bellissime ragazze che i poveretti non sapranno più dove guardare. Il vestito lo ha fatto tua sorella, non è vero Megara?”
“Sì, come lo sa?”
Megara sgranò gli occhi, sorpresa: in effetti il vestito le era stato fatto da sua sorella gemella Nemea, che glielo aveva spedito via gufo senza dirle nulla, lasciando solo un biglietto dove la minacciava di metterlo.
 
“Ha fatto anche il mio, ha una mano divina, anche se l’ho dovuta pregare… ma ne è valsa la pena. Spero di vedere tuo nonno stasera, adoro la sua compagnia. Ma ora temo che dovrò andare a salutare il Signor Black. Vivian, mi accompagni?”
 
 
Vivian porse il braccio alla madre, che lo strinse delicatamente prima di congedarsi verso il patriarca dei Black, che se ne stava in piedi in un angolo guardandosi intorno con aria di superiorità, aspettando che tutti i presenti gli porgessero i saluti.
 
“Oh no, mi fa una paura… Dobbiamo salutarlo anche noi?”  Megara rabbrividì e Lilith, sospirando, asserì che in caso contrario sua madre l’avrebbe diseredata.
 
 
*
 
 
Quando Anja Volkov varcò la soglia dell’imponente dimora dei Burke tutti le rivolsero dei rispettosi cenni di saluto, ma la donna non si fermò in chiacchiere, guardandosi intorno alla ricerca del suo obbiettivo, ossia la padrona di casa.
Quella sera era sola, non aveva portato con sé nessuno dei suoi nipoti: quei ragazzi erano sempre troppo confusionari, e non voleva mettere in ombra Cora o, ancor peggio, offrire a quello stoccafisso di Black l’occasione di schernire la sua famiglia e i suoi metodi educativi.
 
La “nonnina” più temuta ti tutta la comunità magica sfilò tra gli invitati e, una volta nel salone, i suoi gioielli scintillarono alla luce degli splendidi lampadari di cristallo appesi al soffitto dipinto a mano. Gli occhi della donna saettarono, per un istante, sull’uomo elegantemente vestito in un angolo della sala, e le sue labbra sottili si inclinarono in un accenno di smorfia mentre Phineas Nigellus Black, di rimando, le scoccava un’occhiata torva: nessuno dei due era felice di vedere l’altro, e nessuno dei due aveva voglia di nasconderlo dietro una finta cortesia.
 
Anja sapeva benissimo che lo stoccafisso pretendeva che tutti andassero a salutare lui per primo in quanto capo famiglia, ma la donna, conscia degli sguardi dei presenti su di sé, si voltò e si diresse impettita verso Belvina e Herbert Burke, che la stavano guardando con tanto d’occhi.
 
“Non starà mica…”
“Direi proprio di sì. È da ammirare, bisogna dirlo.”    Herbert accennò un sorrisetto, una mano in tasca e l’altra impegnata a stringere il bicchiere mentre Belvina guardava la donna fermarsi davanti a lei, impassibile:
 
“Buonasera Herbert, Belvina… Vi ringrazio di persona per l’invito.”
“Grazie a lei, Anja, è sempre un piacere averla tra noi.”
“Assolutamente.”    Herbert sorrise sornione, facendola educatamente il baciamano mentre la donna abbozzava un sorrisetto, guardando l’uomo con aria divertita: aveva sempre avuto una spiccata simpatia per quel “caro ragazzo”, compatendolo per la sua parentela con quella spina nel fianco.
 
“La casa è bellissima come sempre… sono curiosa di vedere tua figlia Belvina, dicono diventi più bella ogni anno che passa.”
“Come sua madre.”  Anja poté percepire chiaramente l’affetto nella voce e nello sguardo di Herbert quando l’uomo abbassò gli occhi sulla moglie, che gli sorrise proprio mentre una quarta figura si avvicinava a passo di marcia sotto gli occhi sgomenti di tutti gli invitati:
 
“Deduco che in Russia l’educazione non sia un pilastro fondante dell’alta società, Signora.”
 
 
“Porca Morgana, non ci credo… Pensi che si sfideranno a duello?”
Cora strabuzzò gli occhi, quasi temendo che la nonna perdesse le staffe e colpisse Phineas Nigellus con un vassoio d’argento mentre Gerard, in piedi accanto a lei – e con un vassoio delle tartine che avevano sgraffignato in cucina – sorrideva divertito:
 
“Non so, ma quasi ci spero… Che c’è?”
 
Gerard strinse le spalle di fronte all’occhiata torva dell’amica, che però tornò immediatamente a concentrarsi sulla nonna mentre Danae, a pochi metri di distanza, rideva sotto i baffi insieme ad Althea, Athyna e Aghata:
 
“Speravo che la Signora Volkov venisse solo per questo, è l’unica in grado di dare lezioni a mio nonno.”
“Io ho un po’ paura, se devo essere onesta…”
“Ma quale paura, Thea, non si uccideranno mica! … Spero.”
 
 
 
“Si sbaglia, Signore, noi diamo una grandissima importanza alle buone maniere… Secondo le quali un ospite deve prima di tutto salutare i padroni di casa, esattamente come ho appena fatto io. Se lei non ha mai ricevuto buone lezioni di Galateo, non è certo una colpa che può conferire a me.”
 
Metà dei presenti trattennero il respiro – tranne Herbert e figli, che invece sembravano divertiti – sentendo quelle parole, e i penetranti occhi scuri di Phineas Nigellus si ridussero a due fessure, sibilando qualcosa con un disprezzo poco celato:
 
“Parlare a sproposito non si addice alla sua posizione.”
“E ostentare una simile arroganza pretendendo di essere salutato prima di suo genero quando si trova in casa sua non si addice alla sua, Signore.”
 
 
Anja non battè ciglio, sostenendo con fierezza lo sguardo dell’uomo e ricordando aspramente come il patriarca dei Black avesse fatto sapere a destra e a sinistra di aver rifiutato sua nipote Cora come fidanzata per suo nipote Perseus, umiliando pubblicamente la sua famiglia.
E se cera qualcosa a cui Anja Volkov teneva, era proprio la famiglia.
 
Nessuno poteva permettersi di sfiorare i suoi nipoti o di insultarli. Tranne lei, naturalmente.
 
 
Herbert, per quanto si stesse divertimento, di fronte agli sguardi di fuoco che correvano tra i due scoccò un’occhiata eloquente alla moglie, che si affrettò a sorridere mentre prendeva il padre sottobraccio:
 
“Padre, venite a sedervi, Herbert ha delle meravigliose annate di vino da farvi assaggiare… Signora Volkov, grazie ancora per la sua presenza, spero avremo modo di chiacchierare, più tardi.”
 
“Lo spero anche io.”
 
Anja guardò il suo acerrimo nemico allontanarsi stizzito insieme alla sua unica figlia, e la donna si ritrovò a provare quasi compassione per quella strega deliziosa e per il marito, che vivevano ogni giorno subendo le angherie e le prepotenze dell’uomo più arrogante del Paese.
 
“Nonna, ma che ti salta in testa! Non siamo ad un circolo di quelli!”
“Cora, non mi fare la paternale, sono adulta e vaccinata, posso fare ciò che mi pare. Quel Black, ma chi mai si crede di essere… Oh, buonasera caro.”
 
Il volto dell’anziana strega si rilassò al vedere Gerard, che le sorrise educatamente, uno scintillio divertito negli occhi verdi: adorava quella donna.
 
“Buonasera, Signora Volkov, la trovo bene.”
“Quante volte devo dirti di chiamarmi Anja, ragazzo? Sono felice che tu sia qui insieme a Cora, almeno so che non è sola nel covo organizzato da quello stoccafisso…”
 
“Nonna, ti assicuro che mi trattano benissimo, Belvina è gentilissima.”  Cora roteò gli occhi, borbottando che sapeva benissimo cavarsela da sola mentre la nonna, invece, sbuffava:
 
“Ah, questo lo so, la domanda è come sia possibile, visto che padre si ritrova! E i famosi gemelli, come sono?”
 
“Danae è molto simpatica, ti piacerebbe. Castor è più tranquillo, invece.”
 
“Beh, mi informerò. Ora lascio voi giovanotti a divertirmi, andrò a chiacchierare con Laios Travers. Ho saputo che c’è anche sua nipote.”
“Sì, Megara è adorabile.”
 
“Non l’ho mai vista, me la farò indicare. A dopo tesoro. Gerard, tienila d’occhio.”
“NONNA!”
“Lo consideri fatto, Signora!”
 
 
*
 
 
Lilith, in piedi tra sua sorella e la cugina, teneva gli occhi fissi su Castor, che si stava esibendo al piano per i presenti. La sala scrociò in un mare di applausi quando il ragazzo terminò la sonata, e la strega lo guardò sorridere e alzarsi tra un ringraziamento e l’altro.
 
Amanda, che stava applaudendo educatamente, si voltò verso Vivian e le rivolse un sorriso gentile, chiedendole se fosse sicura di non volersi esibire a sua volta, ma la ragazza storse il naso e scosse la testa con decisione:
 
“Prima o poi ci dirai perché non suoni più in pubblico, Viv?”
“Sì, ma non stasera.”   Vivian scoccò un’occhiata torva ad Horace mentre parlava, ricordando con sdegno quando, al termine di un’esibizione, aveva criticato le sue mani, asserendo che non fossero graziose e poco adatte ad una pianista.
Da allora, anche se era passato molto tempo, Vivian si rifiutava di suonare per altri. Specie se tra il pubblico c’era anche suo fratello.
 
Castor, individuando fratello maggiore e cognata, si diresse verso di loro con passo deciso, sorridendo quando scorse anche Lilith accanto a loro.
 
“Buonasera Amanda… Come stai, Pers?”
Castor sorrise al fratello, che lo abbracciò e gli diede una poderosa pacca sulla spalla prima di complimentarsi con lui insieme ad Amanda, che gli rivolse uno dei suoi sorrisi affettuosi.
 
Fu allora che Castor si rivolse a Lilith, sorridendole:
 
“Sei davvero splendida, Lilith. Vostra madre dovrà sentirsi fortunata ad avere due figlie così belle.”
“Oh, beh, al momento sta chiacchierando con la madre di Vivian, ma se glielo dovessi chiedere sono sicura che provvederà ad elencare tutti i nostri difetti.”
 
Lilith alzò gli occhi al cielo e Castor, senza smettere di sorridere, le chiese di poter ballare con lei più tardi sotto gli occhi attenti di Vivian e Amanda, che si scambiarono un’occhiata divertita mentre Perseus, invece, era impegnato a cercare il suo migliore amico con lo sguardo.
 
“Qualcuno ha visto Malfoy?”
“Sono qui, idiota. L’amore ti ha danneggiato la vista?”
 
Perseus si sentì poggiare una mano sulla spalla e un attimo dopo Ewart era davanti a lui, sorridendo sornione come suo solito.
 
“No, la mia vista sta benissimo, grazie Ewart… Dopo ci intratterrai anche tu?”
“Vedremo, ma mi spiace informarti che non ho una serenata da dedicarti.”
“Il mio cuore sopravvivrà.”
 
Perseus sorrise mentre, a qualche metro di distanza, Belvina raggiungeva il pianoforte di ebano e, sorridendo, annunciava ai suoi ospiti che la vena era pronta, invitandoli a seguirla nella sala da pranzo.
 
 
“Andiamo?”  Castor, sorridendo, porse un braccio a Lilith, che lo accettò con leggera sorpresa, non potendo fare a meno di chiedergli il motivo di quel repentino cambio di atteggiamento nei suoi confronti.
 
“Ho deciso di smetterla di perdere tempo, tutto qui.”
 
 
*
 
 
Gerard, ancora seduto, guardava Cora volteggiare al centro della sala insieme a Ewart Malfoy, ridendo insieme a lui di tanto in tanto.
Formavano davvero una bellissima coppia, e a giudicare dai mormorii sommessi tutti in quella sala pensavano lo stesso.
 
Sapeva che Cora non amava per nulla ballare ed essere al centro dell’attenzione, e guardandola si chiese perché avesse accettato di ballare con Ewart. Lui non aveva nemmeno pensato di chiederglielo, certo nel suo rifiuto.
 
“Se vuoi ballare con lei dovresti chiederglielo, dubito che ti direbbe di no.”
 
Gerard si voltò verso Amanda, che aveva occupato la sedia lasciata vuota dall’amica comune e ora gli sorrideva con affetto. L’ex Tassorosso chinò il capo e sospirò, lasciando che l’amica gli prendesse la mano:
 
“Gerry, so che non sei molto a tuo agio, ma lei ti adora per quello che sei.”
“Ma Amanda, guardala. Lei è… troppo. È troppo per me. Il suo ambiente è questo, ma non il mio, ci viene mio fratello maggiore, di solito, a queste feste… io sto meglio a lavorare le bacchette, piuttosto che in un vestito elegante.”
 
“Pensi che lei non lo sappia? Gerry, Cora ti conosce bene, lo sa. E pensi che LEI sia del tutto a suo agio? Gerry, non so perché ma non vedi che per certe cose voi due siete uguali. Lei non ama ballare, non ama questi eventi, preferisce lavorare con dei pantaloni e una camicia addosso… Proprio come te. Ma se è con te si diverte, era felice che stasera ci fossi anche tu, me l’ha detto lei. Chiedile di ballare, non ti dirà di no.”
 
Gerard guardò di nuovo Cora, che sorrideva ma, in effetti, non sembrava del tutto a proprio agio.
 
“D’accordo, lo farò. Intanto vuoi ballare tu, con me? È tanto che non lo faccio e non vorrei pestarle i piedi… Sempre che a Perseus non dia fastidio.”
“Sta parlando con Danae, non se ne accorgerà neanche.. Forza Olivander, vediamo come te la cavi.”
 
 
Amanda si alzò con un sorriso, prendendo la mano dell’amico. Gerard la guardò con gratitudine, capendo perché la ragazza avesse lasciato dietro di sì una lunga scia di cuori infranti.
 
 
*
 
 
Finalmente si era deciso.
Edward attraversò la sala a passo di marcia, evitando accuratamente le coppie danzanti, e si diresse dritto verso Laios e Megara Travers, seduti vicini e impegnati a chiacchierare con affetto.
 
Il forte legame che avevano era noto a tutti, e Edward voleva assolutamente fare una buona impressione sul nonno della ragazza… ma aveva anche un ballo da reclamare.
 
“Mi dispiace dovervi interrompere, ma spero non me ne vorrà, Signor Travers. Sua nipote mi ha promesso un ballo, stasera.”
 
Megara distolse lo sguardo dal nonno per posarlo su di lui, abbozzando un sorriso mentre Laios studiava il ragazzo con curiosità, rivolgendogli un cenno:
 
“In tal caso, non sarò io a trattenere Megara… Va’ pure mia cara.”
 
La ragazza si alzò e prese timidamente la mano che Edward le porgeva, rispondendo al suo sorriso:
 
“Spero di non aver interrotto una conversazione importante con tuo nonno. Ho sentito molto parlare di lui.”
“Non preoccuparti. Comunque sì, è meraviglioso, è una delle persone più importanti della mia vita, insieme a mia sorella.”
 
“Nemea non è venuta?”
“Le sarebbe piaciuto, e un po’ mi spiace non averla vista, ma almeno ho salutato mio nonno. C’è anche il tuo, vero?”
 
“Sì, lui viene sempre invitato a questi eventi.”
 
Edward appoggiò il mento sulla tempia della ragazza, impedendole di guardarlo in faccia, ma Megara percepì comunque un mutamento nel suo tono di voce, che si fece per un attimo leggermente più cupo. Non si permise, ovviamente, di chiedergli alcunché, e si lasciò anzi guidare dal mago che le teneva una mano sulla schiena e l’altra stretta dolcemente nella sua.
 
Non amava ballare o mettersi in mostra, e percepiva molti sguardi su di loro – incluso, di sicuro, quello di suo nonno o di quello di Edward – ma per una volta la strega decise di non badarci, concentrandosi solamente sul momento che stava vivendo.
 
Di certo, si disse la ragazza con un piccolo sorriso, non le sarebbe capitato presto di ritrovarsi tra le braccia di un ragazzo come Edward Parkinson.
 
 
 
 
Gerard, dopo aver ballato con Amanda, era stato torchiato e trascinato a ballare da Priscilla Nott, che sembrava non intenzionata a ricevere rifiuti di alcun tipo.
Cora, dopo aver ballato con Ewart, era tornata a sedersi e ora seguiva i movimenti della coppia con lo sguardo.
 
Non era particolarmente abituata a vedere il suo storico amico con delle ragazze, fatta eccezione per la sua ex fidanzata, con cui non era finita affatto bene.
 
Doveva ammettere che le faceva un effetto strano.
 
“A cosa pensi, Cora?”
“A nulla, nonna.”
 
“Se pensi che ti creda devi anche pensare che tua nonna sia una stupida, Cora Mildred Prewett.”
 
L’ex Corvonero si voltò verso la nonna, rivolgendole un’occhiata torva per aver usato il suo nome di battesimo completo.
 
“Dunque? Stavi guardando Gerard. Mi piace quel ragazzo.”
“Lo so, lo ripeti ogni volta in cui lo incontri.”
 
“E considerando che ciò capita spesso, devo dedurre che piaccia anche a te.”
 
“Cosa stai insinuando?”
“Niente. Cosa dovrei insinuare?”   Anja sollevò le sopracciglia, fingendosi perplessa, e Cora aggrottò la fronte, rivolgendole un’occhiata torva:
 
“Non c’è proprio niente da insinuare infatti.”
“Non preoccuparti cara, so benissimo che stavi fissando quella ragazza ballare col tuo amico perché stavi ammirando il suo vestito.”
 
 
*
 
 
Danae abbozzò un sorriso alla vista di Castor e Lilith, certa di averli già scorsi ballare insieme diverse volte quella sera. Lei invece era ancora seduta, e non aveva mosso alcun passo di danza da quando la musica era cominciata: le proposte, in realtà, non le erano mancate, ma tutte da persone con cui non le andava di ballare.
 
Danae sapeva bene che lei e il fratello quella sera erano più che mai il centro dell’attenzione, e sapeva che gli ospiti avrebbero cominciato a chiacchierare anche solo vedendola ballare con un qualunque ragazzo, immaginando insulsi scenari con fiori d’arancio.
 
Se non altro, era felice di vedere che suo fratello stava trascorrendo una bella serata, mentre il povero Chris era stato trascinato sulla pista prima da Althea e poi da Aghata.
 
Stava guardando affettuosamente Perseus e Amanda ballare insieme sotto gli occhi di tutti – nessuno in quella sala avrebbe potuto negare che formassero una bellissima coppia – quando si sentì chiamare:
 
“Trovo alquanto strano che proprio tu te ne stia seduta da sola.”
 
Danae distolse lo sguardo dalle coppie e abbozzò un sorriso, stringendosi debolmente nelle spalle:
 
“Evidentemente questa non sarà la mia serata.”
“Si può ancora rimediare.”
 
Ewart le porse una mano e la ragazza la guardò, esitando: era sicura di voler ballare con lui, ma una piccola parte di lei stava opponendo resistenza, per qualche motivo.
A farla cedere fu il sorriso dell’erede dei Malfoy, che la esortò ad alzarsi e a prendere la mano che le porgeva.
 
“D’accordo.”
“Ci mancherebbe, come si può lasciare in un angolo, seduta a guardare, una delle ragazze più belle e interessanti della sala?”
 
Danae non era solita imbarazzarsi, e neanche arrossire. Eppure, quelle parole riuscirono ad imporporarle leggermente le guance.
 
 
 
Belvina, che si stava giusto chiedendo perché diamine sua figlia non ballasse, strabuzzò gli occhi quando la vide alzarsi in compagnia di Ewart Malfoy.
 
“Herbert, guarda, Danae sta ballando con Ewart!”
“Cosa?”
“Smettila di mangiare tartine, per Merlino!”
“Ma sono al salmone affumicato… Dicevi su Ewart?”
 
Il padrone di casa ingollò una tartina mentre la moglie alzava gli occhi al cielo, rinunciando a renderlo partecipe della situazione.
Adorava Ewart, ma doveva ammettere di non averlo mai preso davvero in considerazione come partito per sua figlia: praticamente era già di famiglia, l’aveva sempre visto come il migliore amico di Perseus. E pensava che anche Castor e Danae lo vedessero così.
 
Belvina guardò Danae, certa che suo padre, vicino a lei, stesse facendo altrettanto. Sua figlia non era mai stata brava nel fare buon viso a cattivo gioco, ma mentre danzava con Ewart sembrava sinceramente a suo agio, e l’aveva vista rifiutare diversi inviti quella sera.
Se aveva accettato di ballare con lui, un motivo doveva pur esserci.
 
 
*
 
 
“Tu e tuo nonno non andate d’accordo?”
 
Edward la guadò e Megara, trafitta da quegli occhi chiarissimi, quasi sussultò, balbettando delle scuse per la sua indiscrezione:
 
“E’ solo che…”
“Tranquilla. Non è che non andiamo d’accordo, io lo stimo moltissimo, ma Giano Parkinson ha la pretesa di avere il controllo su tutto, e a volte è snervante. Naturalmente, lui e Phineas Nigellus Black vanno tremendamente d’accordo. Quando io e Danae stavamo insieme sprizzavano felicità, e sospetto che sperino in un nostro riavvicinamento.”
 
Megara abbassò lo sguardo, pensando a Danae e a quanto intelligente, forte e bella fosse. Non le somigliava affatto, e se Edward aveva provato qualcosa per lei in passato, come avrebbe mai potuto interessarsi a lei?
Anzi, magari era sua intenzione riallacciare i rapporti con Danae.
 
“Cosa che non accadrà mai.”
 
La strega, immersa nelle sue elucubrazioni, alzò di scatto la testa e vide Edward sorriderle, allungano una mano per prendere la sua e accarezzarla delicatamente.
 
“Tuo nonno com’è, invece?”
“E’ una persona meravigliosa. Anche lui prende un po’ tutte le decisioni, in famiglia, ma lui lo fa per il nostro bene. Da piccole non avevamo nessun altro che potesse farlo.”
 
Nel guardarla Edward si rese conto di aver sentito solo storie assurde e confuse sul padre della ragazza, e si schiarì la voce prima di chiederle di lui:
 
“E vostro padre? Se non sono indiscreto.”
“Mio padre… Mio padre non può farlo, così è stato il nonno a prendersi cura di noi, per lo più. Non è morto, no, è solo che… semplicemente c’è, ma in realtà non è con noi da anni. A volte è dura, è come se se fosse andato da tempo, ma non possiamo portare il lutto.”
 
Pensando a suo padre, e allo stato catatonico in cui si trovava da quando era piccola a causa di una forte depressione che lo aveva reso l’ombra dell’uomo che era stato, Megara abbozzò un sorriso triste che fece sentire Edward quasi in colpa:
 
“Mi dispiace, Megara, non dovevo chiedertelo. Posso?”
 
La strega annuì e il ragazzo la abbracciò delicatamente, lì su quella panchina di pietra. Megara non era bassa, ma Edward era molto alto e quasi la inglobò nel suo abbraccio, ma la ragazza di certo non si lamentò, chiudendo gli occhi prima di mormorare qualcosa quasi senza volerlo:
 
“Non pensavo che fossi così, prima di conoscerti.”
“Così come?”
“Così dolce.”
 
Il mormorio della strega lo fece sorridere mentre azzardava ad accarezzarle i corti e mossi capelli scuri, il mento appoggiato sulla sua testa e le braccia impegnate a cingerla:
 
“Io invece lo sapevo, quanto sei dolce. Meriti di essere trattata con stessa la delicatezza con cui dovrebbe essere trattato un fiore, Megara Travers.”
 
 
*
 
 
“Sei stato bravissimo, prima.”
“Anche tuo fratello se la cava molto bene.” 
 
“Sapevo che suoni, ovviamente, ma non ti avevo mai ascoltato… Dovrò dare ragione a Perseus, quando decanta le tue doti.”
 
Danae sorrise e Ewart ricambiò mentre passeggiavano costeggiando il perimetro della villa: poco prima il ragazzo aveva intrattenuto gli ospiti suonando un brano jazz con la sua tromba, e non aveva quasi dato il tempo agli altri ospiti di applaudirlo che aveva chiesto a Danae di accompagnarlo a fare una passeggiata.
 
“Ti dispiace?”
Ewart mostrò alla ragazza un sigaro e Danae, arricciando le labbra, inarco un sopracciglio:
 
“A dire il vero sì.”
“Come la signorina desidera.”
Il mago non obbiettò e fece sparire il sigaro velocemente come l’aveva tirato fuori dalla giacca, guardando la strega scotere il capo con disapprovazione:
 
“La trovo un’abitudine disgustosa. Credimi, presto qualcuno renderà pubblico che fumare quella roba è dannosissimo per il corpo. E la puzza è insopportabile, sono felice di non essere un uomo anche solo per risparmiarmi il rituale del sigaro dopo cena.”
 
Danae sfoggiò una smorfia e Ewart ridacchiò, asserendo che fosse proprio un bel tipo e ricordando come, fin da bambini, avesse sempre avuto la risposta pronta e la lingua biforcuta.
 
“Nemmeno tu eri un santo, tu e Perseus ne combinavate di tutti i colori… E non mi volevate mai a giocare con voi perché ero femmina.”
 
La ragazza si rabbuiò nel ricordare tutte le volte in cui sua madre non le aveva permesso di uscire a giocare con i fratelli in quanto “signorina”, ma smise di pensarci quando Ewart, fermatosi davanti a lei, le prese entrambe le mani con le sue e sfoggiò l’espressione più implorante che gli riuscì:
 
“Potrete mai perdonarmi, Signorina Danae?”
 
“Sì, credo di poterti concedere questo favore.”
“Meno male, ora grazie alla tua clemenza potrò dormire, stanotte.”
 
Ewart sorrise alla luce fioca delle lanterne che illuminavano il giardino e Danae, guardandolo, si chiese perché tra tutti dovesse essere proprio lui il migliore amico di suo fratello maggiore.
 
 
 
   
 
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