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Autore: H_A_Stratford    20/08/2020    5 recensioni
«Io…» mormorò Spencer ancora con la mano sulla maniglia della porta. Che fare ora?
Aveva pensato a tutta la notte alle parole della ragazza e in quel momento nessuno dei discorsi pre impostati sembravano funzionare.
«Ho realizzato che niente è normale tra di noi. Tu sei tu, io sono io e insieme… il caos cosmico» ammise la ragazza mordicchiandosi leggermente il labbro. Reid stava per ribattere sul caos cosmico ma si rese conto che non era il momento. Camminavano già abbastanza sui cocci per poter aggiungere carne al fuoco. Però allo stesso tempo non riuscì a trattenere un sorriso.
«E non voglio perdere quello che abbiamo, qualunque cosa sia» continuò guardandolo. «Prometto che ti lascerò tutto lo spazio che ti servirà, tu credi di poter creare un posto nella tua vita per me?»
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Spoiler ottava stagione. Non segue linearmente la serie.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14
 
La gentilezza nelle parole crea confidenza;
la gentilezza nel pensiero crea profondità;
la gentilezza nel dare crea amore.
-Lao Tzu
 
Athena sentì dei passi leggeri accanto a lei ma questo non bastò a convincerla ad aprire gli occhi. Strinse a sé la coperta e affondò ancora di più il viso nel cuscino per tornare a dormire. Non aveva idea di che ore fossero ma niente e nessuno si sarebbe messo in mezzo tra lei e il suo amato sonno.
O quasi.
«Credo sia arrivato il momento di affrontare il mondo» mormorò Spencer tornando ad infilarsi sotto le coperte accanto alla ragazza. «Ho preparato il caffè» aggiunse dopo averle lasciato un bacio tra i capelli. Non era abituato a dividere il letto con qualcuno, e probabilmente se fosse capitato qualche anno addietro sarebbe entrato completamente nel panico, ma quella mattina no. Quella mattina si era svegliato felice, contendo di avere finalmente Athena accanto a sé. Certo, le sue paure non si erano volatilizzate nel nulla, ma aveva imparato a conviverci. La gioia di non svegliarsi più da solo era decisamente maggiore della paura della possibilità di perdere Athena.
La ragazza in tutta risposta si girò dalla sua parte ma mantenendo le coperte ben salde e gli occhi chiusi. No, non era ancora ora di alzarsi. Si stava troppo bene tra le coperte accanto a lui.
«Non sei così bravo come negoziatore» borbottò Athena aprendo un occhio per poi chiuderlo subito. Lei aveva ancora voglia di dormire. Spencer scoppiò a ridere e si sistemò meglio sul letto.
«Ci sono anche i pancake – iniziò a parlare e la bionda alzò lo sguardo verso di lui – anche se non posso garantire sulla forma» e così Athena si svegliò di colpo. Si vendeva facilmente per il cibo, doveva ammetterlo. Sbatté le ciglia un paio di volte per abituarsi alla luce e mettere a fuoco la figura del ragazzo. Doveva ammettere che aveva vissuto risvegli peggiori.
«Buongiorno» disse Spencer chinandosi appena per lasciarle un bacio sulle labbra. La ragazza sorrise appena e allacciò le mani dietro il suo collo, lasciando definitivamente andare la sua amata coperta.
«Sei fortunato ad avere un bel faccino, altrimenti saresti morto per avermi svegliata» disse la bionda facendo sfiorare i loro nasi. «Non sei l’unico con un porto d’armi.»
 
 
Novembre non era ancora giunto a termine e Athena era nel panico più totale. Sapeva benissimo che aggiungere corsi per il progetto dell’università con l’FBI non era stata la scelta migliore, ma era stato così automatico che quasi non se ne era accorta. Come se il suo cervello non lo avesse ancora realizzato. Non aveva neanche pensato alle conseguenze o detto apertamente alla sua famiglia. Spencer lo aveva capito, non che lo avesse tenuto nascosto, ma era bastato citare alcuni dei manuali da studiare o argomenti da trattare per fargli capire tutto. Una parte di lei temeva il confronto diretto sull’argomento, non era ancora pronta.
Non aveva paura di fallire o non risultare all’altezza, forse l’unica paura era quella di deludere Spencer. Non sapeva perché, quasi si sentiva ridicola per avere paura di ciò, ma qualcosa in lei era decisamente scattato.
 
In uno dei giorni più impegnativi della settima, una collega di Athena a lavoro si era sentita male proprio nel bel mezzo della lezione, così invece che tornare a casa a finire di studiare dovette rimanere il pomeriggio a scuola. Solitamente non le pensava fare qualche ora extra, si divertiva ad affascinare i bambini con le lingue straniere che conosceva, ma la decina di libri che avevano preso posto sulla sua scrivania non si sarebbero letti da soli. Certo, parte del lavoro se lo era diviso con Helen, anche lei tanto folle da seguire la sua impresa, ma doveva comunque mettersi sotto per poter anche solo lontanamente pensare di finire in tempo.
Theo aveva invece abbandonato la nave dopo la conferenza con il BAU ed entrambe le ragazze pensarono che alla fine dei conti, il più furbo era stato proprio lui.
Ne sarebbero uscite, ne erano sicure, insieme e possibilmente vive. O almeno con un po’ di sanità mentale.
 
Quando Athena arrivò a casa non sapeva se buttarsi direttamente sul letto e deprimersi o trovare il coraggio di aprire i libri. Avrebbe incontrato Helen il giorno dopo per discutere insieme il saggio da consegnare al professor Lee e il saggio per il corso extra curricolare di Sullivan. Avrebbe dovuto mangiare ma forse ordinare d’asporto sarebbe stata l’idea migliore. Doveva guadagnare tempo ed energie per mettersi in pari con il materiale, giusto per non fare figura muta davanti ad Helen. Erano una squadra e doveva fare la sua parte, poteva farcela.
Il suo telefono iniziò a squillare e mise fine al suo flusso di pensieri. A stento si ricordò dove aveva lasciato la borsa con dentro il telefono. Il suono proveniva dalla sala, quindi andò a tentativi.
«Mh?» mormorò senza neanche guardare chi la stesse chiamando. Dall’altra parte della cornetta Spencer ridacchiò appena. Aveva terminato un caso la mattina e senza neanche pensarci due volte, salì su un aereo per raggiungere la ragazza.
«Se mi apri posso provare a risolvere uno o due dei tuoi problemi» disse il ragazzo leggermente divertito, sapeva benissimo che si stava intromettendo nei piani di lei, ma allo stesso tempo sapeva che non avrebbe mai rifiutato una sua visita. Athena ci mise qualche secondo buono a realizzare ma poi finalmente andò ad aprire al ragazzo. Aveva i capelli raccolti e uno dei suoi soliti pigiama, ma poco le importava del suo aspetto. Il bello della sua relazione con Spencer era proprio come poteva essere sempre se stessa, con tranquillità e scioltezza.
«Ti faccio entrare solo se in quel tuo borsone hai del cibo perché io ho zero energia per cucinare, mi servirà tutta per rimanere sveglia a lavorare» disse la ragazza non appena aprì la porta. Era felice di vedere Spencer, ma quella sua sorpresa non era arrivata nel momento migliore. Ora che però era arrivato da lei, non lo avrebbe lasciato andare via tanto facilmente.
Il ragazzo le disse qualcosa velocemente e dopo averle lasciato un bacio le disse che aveva già programmato lui di pensare alla cena.
Garcia casualmente era venuta a sapere della follia intrapresa dalla ragazza e dalla quantità di corsi da seguire, così era andato in soccorso. Sapeva benissimo che Athena non avrebbe mai chiesto il suo aiuto, anzi, ma qualcosa comunque poteva fare per aiutarla.
Non avevano ancora discusso della scelta di Athena di partecipare al progetto con l’FBI, la ragazza aveva semplicemente aggiunto le classi necessarie senza proferire parola. Quasi fosse stata una scelta automatica. Lo aveva scoperto qualche settimana prima, in una conversazione totalmente casuale, e dal quel momento qualcosa era scattato in lui.
A Spencer spaventava la cosa, quello che prima poteva solo essere un lontano scenario ora si stava facendo più vivo e probabile. A fine percorso sarebbe potuta diventare un’agente dell’FBI e non era decisamente pronto. Soprattutto non lo era per conversazione che voleva intavolare con lei.
Erano tornati i suoi incubi con Maeve e anche se ancora non aveva una laurea in Psicologia, sapeva benissimo che era dovuto alla preoccupazione per Athena. Lui ci lavorava sul capo, sapeva quanto era pericoloso, si era beccato anche un paio di pallottole nel corso degli anni. Il suo compito era quello di proteggere Athena, non poteva perdere anche lei.
 
A cena erano stati piuttosto in silenzio, il cervello di Athena era ancora diviso a metà tra la stanchezza e la rielaborazione delle nozioni appena lette.
«Quanto rimani?» chiese la ragazza non appena si sistemarono sul divano. Voleva fargli quella domanda da quando era entrata in cucina, ma allo stesso tempo aveva paura della risposta. Certo, avrebbe dovuto cambiare i suoi piani per non lasciarlo da solo tutto il giorno, ma non le pesava. Avevano poche occasioni per stare insieme e voleva sfruttarle al meglio.
«Un paio di giorni» rispose Spencer lasciandola poggiare al suo petto. Non voleva rovinare la tranquillità che si era creata, ma allo stesso tempo non poteva più aspettare.
«Non abbiamo più parlato dell’offerta della tua università» iniziò a parlare Reid e sentì il corpo di lei irrigidirsi tra le sue braccia. Brutto segno, pensò.
Certo, non aveva proprio utilizzato la miglior apertura di sempre, ma voleva risultare calmo e rilassato, non come se dovesse darle una lezione.
«Perché devo dirti una cosa» aggiunse iniziando lentamente ad accarezzarle i capelli come per farsi forza e allo stesso tempo farle capire che andava tutto bene.
Prese un respiro profondo ed incominciò il suo discorso.
«Lo sai che ti sosterrò, qualunque scelta tu faccia, ma voglio anche che tu capisca perché ho aspettato a dire qualcosa e non mi sono sbilanciato all’idea delle conseguenze della tua scelta».
Athena rimase in silenzio, attenta alle sue parole. Sapeva che era uno sforzo per lui non nascondersi dietro i suoi dati e nozioni. Entrambi stavano lavorando su questo aspetto, lui a comunicare più con i sentimenti invece che con dati scientifici e lei ad ascoltare di più, anche se implicava interminabili minuti di pure nozioni e statistiche. Così Spencer prese coraggio e finalmente raccontò ad Athena tutta la storia di Maeve. Di come si erano conosciuti ma non potessero vedersi a causa della stalker di lei, di come per mesi si fossero sentiti solo per telefono e di come alla fine si era innamorato di lei senza averla neanche mai vista. Fece una piccola pausa prima di raccontarle la fine della storia. Era tempo che non scavava così indietro nel tempo, che non faceva riaffiorare quei ricordi. Nonostante ciò era grato che la ragazza non lo avesse interrotto, lasciandogli il suo spazio per esprimersi e dandogli il tempo necessario.
La mano di Athena si intrecciò alla sua quando iniziò a raccontare del giorno in cui scoprì che la stolker l’aveva rapita; di come la squadra avesse trovato il luogo in cui la teneva in ostaggio; di come nonostante avesse provato in ogni modo a salvarla, ogni suo sforzo andò in vano poiché la stalker decise di togliersi la vita con un colpo alla testa che prese anche Maeve.
Il silenzio di Athena iniziava quasi a preoccuparlo. Non vedeva il suo viso, non riusciva a capire la sua espressione e cosa stesse provando. Al tempo stesso Athena provava un mix di emozioni, finalmente riusciva a capire il fidanzato, tutte quelle piccole cose che prima non avevano senso ora le rivedeva sotto una nuova luce. Certo, avrebbe potuto ribattere che la verità era venuta a galla tardi, ma sapeva che non era il caso. Era contenta che finalmente di fosse fidato a tal punto da dirle l’intera storia, che si fosse sentito pronto a condividere con lei anche le parti più private della sua vita.
«Quindi ti prego di capirmi quando proverò in ogni modo a tenerti al sicuro perché non posso perdere anche te. Conosco le statistiche, le percentuali di ogni probabilità per qualsiasi cosa tu farai – mormorò con un filo di voce, ormai ridotta al minimo per l’emozione—ma il mio compito è di proteggerti. Sei destinata a fare grandi cose, questo già lo so. Mi basta sentirti parlare per capirlo. Ecco, avevo bisogno di dirtelo» aggiunse stringendola a sé per poi lasciarle un bacio tra i capelli.
«Il mio grillo parlante che mi ricorderà di pensare due volte prima di saltare» mormorò Athena alzando la testa per incrociare i suoi occhi, guardandolo con tutto l’amore che potesse provare per lui.  
   
 
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