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Autore: ChrisAndreini    21/08/2020    2 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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Le opportunità della vita reale

 

Martedì 9 Aprile 

Max era nervoso.

Non avrebbe dovuto esserlo così tanto, effettivamente, ma era più forte di lui. Continuava a ripetersi che era solo un caffè per aiutare uno studente. E che era perfettamente concesso prendere un caffè con uno studente, dato che lui non era il professore. 

E poi il suo lavoro era aiutare gli studenti, no? 

Forse non prendendo con loro un caffè, ma era solo un caffè, andiamo!

Raggiunse il Quaterfoil Bar quasi venti minuti in anticipo, ma mentre si guardava intorno cercando un tavolo (e convinto di essere il primo), venne attirato dalla figura mingherlina di Manny, già seduto intento a scrivere qualcosa al telefono, e che muoveva la testa come se stesse ascoltando o canticchiando qualcosa con sé.

Rimase qualche istante a guardarlo, per assicurarsi che fosse lui, ma i capelli castani e gli occhiali erano inconfondibili. 

Si avvicinò un po’ incerto, sistemandosi i capelli e controllando di non avere niente fuori posto. Non sapeva neanche lui da dove venisse tutta questa agitazione, ma si sentiva come un ragazzino al primo appuntamento.

…non che quello fosse un appuntamento, chiaramente.

-Manny?- lo chiamò, una volta raggiunto il tavolo.

Il ragazzo sobbalzò, e si girò verso Max, aprendosi in un sincero sorriso a tutto denti che mitigò in fretta, a favore di un’espressione più seria.

-Sei in anticipo- commentò, armeggiando con il cappello che portava sul capo.

-Anche tu! Sai, è la prima volta che non sono il primo ad arrivare- ridacchiò Max, sedendosi davanti a lui, e cercando di apparire rilassato e sicuro di sé, nonostante non si sentisse affatto tale.

-Ho la tendenza ad essere sempre in anticipo. Mio padre dice sempre che la puntualità è dei gentiluomini, l’anticipo dei…- si interruppe, arrossendo -…vabbè, non è importante. Il sunto è che pensa che essere sempre i primi sia fondamentale per avere controllo della situazione- spiegò poi, marcando un po’ lo spiccato accento newyorkese.

-Mi piace come filosofia. La uso molto anche io, anche se più che il controllo io spero sempre di non far aspettare gli altri. Sei qui da molto?- si preoccupò Max.

-No, solo, circa, dieci minuti. Ma avevo parecchie cose da fare. Ho iniziato a studiare il corso, e stavo controllando dei centri di interesse della città, soprattutto giardini. In generale mi interessa l’architettura- spiegò Manny, mostrando una foto sul telefono.

-Oh! Conosco quel giardino! È un po’ fuori città, ma un giorno ti ci porterò. L’avevo promesso a una mia amica, ma ancora non c’è stata occasione di andarci- Max si rabbuiò leggermente pensando a Sonja. Ultimamente era sempre meno presente, al Café, e Max temeva di esserne in parte responsabile. Sperava davvero di non averla messa a disagio con la confessione e poi la nottata dopo la sbornia che aveva passato a casa sua.

-Mi farebbe molto piacere andarci. Grazie della proposta- Manny accennò un sorrisino, e mise via il telefono.

-Allora, siete pronti per ordinare?- chiese il cameriere, raggiungendoli.

Max guardò Manny, dandogli completa libertà di parola.

-Io ci sono, ma se hai bisogno di un po’ di tempo, posso aspettare- alzò le mani lui, per passargli la decisione.

-Torno più tardi?- propose il cameriere, accomodante.

Max non aveva la più pallida idea di quale fosse il menù, ma non voleva far aspettare ancora Manny.

-Un caffè, per me. Solo un semplice caffè- improvvisò, sperando che l’avessero. L’ultima volta che era andato al Quaterfoil era stato al liceo, con Clover, prima ancora che diventassero ufficialmente amici. Ed erano ormai passati più di otto anni.

-Per me un caramello-cannella, doppio se possibile- chiese invece Manny, dando prova di aver anche studiato il menu nei dieci minuti di attesa.

-Ottima scelta, signore. Qualcosa per accompagnare? Abbiamo un vasto assortimento di dolci- offrì il cameriere, servile.

Max rifletté un attimo sul suo budget. Aveva fame, effettivamente, dato che non era riuscito a fare colazione, a casa. Ma non voleva spendere soldi in un cornetto. Scosse la testa, con leggero rimpianto.

-Per me niente, grazie. Manny?- si rivolse al compagno, che lo guardava con un sopracciglio aggrottato, e sobbalzò, come risvegliatosi da un sogno.

-Per me una fetta di cheesecake ai frutti di bosco. Bella grande, se possibile- chiese lui. Il cameriere fece un cenno, ma prima che potesse andare a consegnare l’ordine, Manny lo fermò: -Mi potrebbe dare una forchetta in più?- chiese poi, attirando l’attenzione di Max, che arrossì leggermente.

Solo dopo che il cameriere aveva annuito e se n’era andato, Max si convinse a chiedere chiarimenti.

-Perché una forchetta in più?- indagò, un po’ imbarazzato.

-Non si sa mai, magari ti va di assaggiare, e probabilmente ti farebbe un po’ schifo condividere la forchetta con me- Manny alzò le spalle, arrossendo leggermente a sua volta.

-Non sono schizzinoso, ma grazie del pensiero. Allora, cosa volevi chiedermi?- Max cercò di cambiare argomento prima che il suo cuore iniziasse a battere troppo forte, e cercò di rimettere quei pochi muri che separavano studente e assistente del professore (che comunque non era professore vero e proprio, non c’era niente di male a fraternizzare con lo studente).

Manny sembrò cadere dalle nuvole, e distolse lo sguardo, leggermente in difficoltà.

-Oh, sì, giusto. La domanda sul corso. Ecco, me l’ero preparata. Controllo tra le note- prese il cellulare, e iniziò a cercare qualcosa -Nel frattempo, perché non parliamo un po’? Tu cosa studi?- introdusse poi un nuovo argomento di conversazione.

Max lo trovò un comportamento leggermente sospetto, ma non era nella sua natura dubitare delle persone, quindi fece come se nulla fosse.

-Archeologia. Soprattutto, sai, per viaggiare. Andare da una parte all’altra del globo, in posti sempre più esotici, e vivere la natura e le antiche civiltà- ammise, poetico, sorridendo inconsciamente tra sé.

-Wow, che bel sogno. Anche io vorrei viaggiare, ma non credo che ne avrò molte occasioni. Quindi mi concentro sul costruire radici solide- spiegò Manny, con occhi brillanti.

-Sono sicuro che ci riuscirai. La dedizione non ti manca- lo supportò Max, con un occhiolino.

Manny lo guardò riconoscente. Gli sguardi dei due ragazzi si incrociarono. Per un attimo, un singolo istante, a Max sembrò di scorgere una scintilla particolare, ma poi Manny distolse la testa, che tornò sul telefono, tra le note.

Le sue guance si erano tinte di un prominente colorito rosso, che spiccava parecchio visto l’incarnato latteo del giovane.

Max cercò di non darci troppo peso, anche se sentiva il calore risalire anche sul suo volto.

Cercò in fretta un nuovo argomento di conversazione.

-Come ti trovi all’università? Inizi ad ambientarti meglio?- chiese, ricordando di come si fosse perso il giorno del loro primo incontro. L’unica volta in cui entrambi erano stati in ritardo a lezione. Interessante coincidenza.

Manny ridacchiò.

-Non sono più andato addosso a qualcuno, se è questo che ti chiedevi- gli assicurò, distraendosi dalla ricerca per tornare a guardare Max.

-Sono onorato di essere stato l’unico fortunato, allora- commentò Max, rendendosi conto solo dopo qualche secondo di quanto la frase suonasse come un flirt.

Uff, e pensare che si era ripromesso di essere professionale. Ma Manny lo attirava a sé come una calamita. Raramente Max si era trovato tanto interessato a qualcuno in così poco tempo.

-Già, è un grande onore- commentò Manny, ironico, arrossendo di nuovo -Comunque mi trovo molto bene, all’università. Adoro le lezioni, e la vitalità, e l’ambiente- aggiunse poi, tornando all’argomento principale.

-Ti sei fatto degli amici?- indagò Max, senza sapere da dove venisse la domanda da “parente insopportabile”. Forse, dato che l’insicurezza di Manny gli ricordava Denny, gli veniva istintivo preoccuparsi per lui come faceva con il fratello, anche se per motivi diversi.

-Ho parecchi contatti con i miei compagni di corso- Manny evitò la domanda, senza guardare Max negli occhi, e il ragazzo non insistette.

-Sono felice che Harriswood ti stia piacendo. Non è una grande città, ma ha una buona università- 

-È un connubio perfetto. Cercavo una città piccola ma interessante, e Harriswood è il meglio che potessi trovare-

-Beh, non è New York, ma si difende- Max ridacchiò.

-New York?- Manny sobbalzò leggermente, preso in contropiede.

Max esitò. Forse aveva sbagliato a riconoscere l’accento? Eppure era convinto che fosse newyorkese.

-L’accento, mi sembrava di New York. Probabilmente mi sono confuso. Non volevo assumere- alzò le mani, imbarazzato alla gaffe.

-No! Hai perfettamente indovinato! Sono solo sorpreso che lo hai afferrato, tutto qui. Pensavo che l’accento non si sentisse- Manny si grattò nervosamente dietro il collo.

-Oh, beh. Io e la mia migliore amica abbiamo visto l’intera serie Friends almeno tre volte, al liceo. Ormai l’accento newyorkese mi è entrato nel cervello- spiegò Max, ridacchiando al ricordo della serie che per certi versi aveva avvicinato lui e Clover e li aveva resi quello che erano adesso. Inoltre era la serie che gli aveva fatto capire di essere bisessuale (troppi ragazzi fighi tra cui scegliere), quindi, nonostante avesse alcuni momenti cringe, la portava nel cuore. Anche perché al terzo rewatch anche Denny si era unito a loro, e si era appassionato anche di più.

-Ho visto quella serie almeno due volte- ammise Manny, non trattenendo una risatina tra sé -Comunque hai indovinato, sono di New York. Ma le grandi città mi soffocano- 

-Ho sempre voluto tornarci. Ma non credo che riuscirei a viverci- le diede man forte Max.

-Per fortuna abito vicino a Central Park, quindi vedo sempre un po’ di verde- 

-Per fortuna! Io senza verde muoio-

-L’aria fresca è fondamentale- commentarono nello stesso istante, ridacchiando poi tra sé.

Il telefono di Manny con le note era ormai completamente dimenticato, ma Max non glielo fece notare. Era davvero piacevole chiacchierare con il ragazzo normalmente, come amici.

-Ecco le vostre ordinazioni. Buon proseguimento- il cameriere tornò e posò i caffè e la torta, prima di occuparsi degli altri clienti.

C’era da dire che le scelte di Manny erano decisamente interessanti.

-Vieni qui spesso?- chiese al ragazzo.

-No, non sono mai venuto prima- ammise lui, quasi tra sé, prendendo un sorso dalla sua tazza.

Max avrebbe voluto commentare che era strano, se ci viveva vicino, ma non era molto educato farsi troppo i fatti suoi. Neanche lui ci veniva spesso, ed era probabilmente il bar più vicino a casa sua.

-Neanche io. L’ultima volta è stato al liceo- disse invece, prendendo un sorso di caffè e riflettendo tra sé che al Corona erano migliori. Ma probabilmente era di parte.

Si sentiva un po’ in colpa a stare lì invece che al Corona. Come se stesse tradendo Roelke e Kodie.

-Il caramello-cannella è delizioso. Vuoi assaggiare?- Manny gli offrì la tazzina, e Max si sentì mancare un battito, ma annuì, prendendo la tazza e sfiorando inavvertitamente le dita del ragazzo.

Assaggiò il liquido, con Manny che lo guardava trepidante, e doveva ammettere che sebbene molto dolce, il sapore era particolare e davvero buono.

-Wow, dovrei sperimentare qualcosa del genere- commentò, porgendo nuovamente la tazza a Manny, che la prese soddisfatto.

-Caramello e cannella sono la mia combinazione preferita. Mia madre faceva un dolce straordinario. Sfortunatamente io non so cucinare, ma dovrei avere la ricetta da qualche parte- Manny dede un sorso e passò poi alla torta, mentre Max si gustava il proprio amaro caffè cercando di metterci più tempo possibile.

Poi si diede mentalmente dell’imbecille perché ovviamente il caffè era amaro se non ci metteva lo zucchero.

Pertanto prese lo zucchero di canna e lo mise nel caffè ormai già quasi finito, continuando nel frattempo la conversazione.

Mentre la colazione proseguiva, il motivo dell’incontro passò completamente nel dimenticatoio, a favore di argomenti ben più interessanti, sebbene a tratti polemici.

-Va bene, va bene, ammetto che How I met your mother è una serie davvero bella, ma Friends è iconica!- stava infatti commentando Manny, scaldandosi sull’argomento.

-Ammetto che Friends mi starà sempre nel cuore, ma How I met your mother è più divertente per certi versi, e devo dire di avere molte più cotte tra i personaggi!- ribatté Max, prendendo un pezzo della torta che Manny gli aveva altruisticamente offerto con insistenza.

-Fammi indovinare… Lily?- suppose Manny, massaggiandosi il mento pensieroso.

Max ridacchiò.

-Beccato, ma anche Ted mi è entrato nel cuore, anche se forse più che altro mi ci rispecchio. E ho una cotta stratosferica per Neill Patrick Harris. Quell’attore è stupendo- ammise Max, sospirando sognante.

Il sorriso divertito di Manny si congelò sul posto, e sparì nel giro di pochi secondi, mentre guardava Max come se venisse dallo spazio, scioccato.

-Giusto per chiarire, sono bisessuale- confessò Max, interpretando il suo sconcerto come stupore per l’espressione del suo eterno amore per Neil Patrick Harris.

-Oh...- sussurrò Manny.

-Oh!- ripetè di nuovo, con molta più forza.

-Ah!- esclamò poi, sobbalzando vistosamente.

-Wow- concluse infine, arrossendo appena e portando una mano alla bocca, come se stesse rivalutando tutte le sue scelte di vita.

La reazione era parecchio inaspettata. Max si sentì alquanto a disagio, e giocherellò con la tovaglietta, aspettando che l’atmosfera si risollevasse da sola.

-C’è qualche problema?- chiese però dopo qualche secondo, incapace di trattenersi.

-No!- si affrettò ad assicurargli Manny, alzando le mani come a trattenerlo sul posto, anche se Max non aveva intenzione di muoversi.

-Solo…- aggiunse poi, cercando le parole -…mi hai colto alla sprovvista, tutto qui. So che è sbagliato assumere, ma ero convinto fossi etero- si spiegò, anche lui a disagio.

Max provò ad accennare un sorrisino.

-È la prima volta che non tengo fede alle aspettative che uno ha di me. Mi dicono che sono parecchio prevedibile- cercò di buttarla sul ridere, anche se era stranamente stupito dalla reazione.

Di solito era abituato a persone omofobe che si ritiravano scandalizzate, persone fintamente aperte che si affrettavano a dire che sostenevano perfettamente la sua sessualità ma si allontanavano inconsciamente o iniziavano a fargli domande come “quale sesso preferisci?”. C’erano poi le reazioni di chi era veramente aperto di mente, che di solito spaziavano tra “Grandissimo, più libertà di scelta!” e i “E quindi? Guarda che lo scelgo comunque io il film che vediamo oggi”.

La prima reazione era stata di Amabelle, la seconda di Clover.

Ma non aveva mai scatenato quel nervosismo e quella esagerata sorpresa.

Neanche in Denny, che l’aveva fissato a bocca aperta per qualche secondo, e non gli aveva parlato per un paio di giorni, prima di raggiungerlo, abbracciarlo, e scusarsi per il comportamento. 

Anche se effettivamente la versione di Manny assomigliava leggermente a quella del fratello. Ma se era così sconvolto perché non si alzava e se ne andava? Perché restare lì? Non si conoscevano dopotutto. Se gli dava così fastidio poteva sempre allontanarlo.

Max non se ne rese minimamente conto, ma aveva incrociato le braccia e guardava Manny con cipiglio severo. 

Neanche Manny però sembrò rendersene conto, troppo intento a riflettere.

-Non sei prevedibile, sei più interessante di quanto ti dai credito- disse dopo una breve pausa, sorprendendo Max, che non si aspettava un complimento, così all’improvviso.

-E poi non ti do tutti i torti. Anche io avevo una cotta pazzesca per Ted- ammise poi Manny, in un sussurro, sollevando finalmente lo sguardo verso Max, rosso come un peperone.

Max ci mise qualche secondo ad elaborare quello che aveva appena detto.

-Oh…- sussurrò.

-Oh!- ripetè di nuovo, con molta più forza.

-Ah!- esclamò poi, sobbalzando vistosamente.

-Wow- concluse infine, arrossendo appena e portando una mano alla bocca, iniziando a comprendere quali potevano essere i motivi della sua sorpresa poco prima.

Rendendosi conto di aver avuto la stessa identica reazione del ragazzo davanti a lui, Max non riuscì a non arrossire ulteriormente, e dopo qualche istante, entrambi scoppiarono a ridere, nervosamente.

-Ted è davvero fico- borbottò poi Max, e Manny annuì.

L’imbarazzo era papabile, ma c’era anche un palese non detto, e una consapevolezza interessante caduta tra di loro.

-Max, ti devo confessare una cosa- esclamò Manny all’improvviso, facendosi più serio e raddrizzando la schiena.

Max fu preso in contropiede dal tono urgente del giovane, ma sorrise rassicurante e gli si avvicinò per incoraggiarlo a parlare.

-Dimmi pure-

-Io…- esordì con sicurezza, guardandolo negli occhi, ma distogliendo lo sguardo subito dopo e abbassandolo, arrossendo imbarazzato -…non ho nessuna domanda da farti sul corso, era una scusa per chiederti di uscire perché volevo fare amicizia con te, ma non so assolutamente come farlo perché sono pessimo nelle relazioni sociali quindi ho inventato la scusa della domanda. Mi dispiace!- disse in un solo fiato, prendendosi la testa imbarazzato.

Max non trattenne una risatina divertita.

Tutta la tensione provata fino a quel momento sembrò dissiparsi.

Solitamente non sopportava le menzogne e i raggiri, ma era esperto di ansia sociale, e non riusciva neanche a pensare di prendersela per una sciocchezza del genere.

Mise una mano sul braccio di Manny, con fare confortante, e lo sentì sobbalzare. Il ragazzo poi tolse timidamente le mani da davanti al viso.

-Non preoccuparti, avevo già il sospetto che fosse solo una scusa. E sei stato molto più coraggioso di me, dato che volevo chiederti la stessa cosa- ammise Max, imbarazzato, con un grande sorriso incoraggiante.

Manny rilassò le spalle, e tolse del tutto le mani dal viso, sollevato.

-Scusa ancora. Comunque sono davvero felice di aver passato un po’ di tempo con te e averti conosciuto un po’ meglio- disse poi, accennando un sorriso, che Max ricambiò immediatamente.

-Anche io. Spero che potremo rivederci di nuovo. Senza scuse sui corsi- 

C’era qualcosa, in Manny, che faceva sentire Max come se lo conoscesse da tempo, in un’altra vita, forse, o quando erano molto piccoli. Era possibile, in effetti. Era stato a New York una settimana quando era molto piccolo, ma non ricordava poi molto. E poi qual era la probabilità che avesse conosciuto un bambino ancora più piccolo di lui e avessero fatto amicizia? Quasi nulla.

-Comunque Friends è migliore- Manny ritornò al discorso che aveva fatto partire tutto, e Max gli lasciò il braccio.

-Mi permetto di dissentire. How I met your mother è meglio- 

-Friends!-

-HIMYM!- 

Alla fine non era importante se Max conoscesse o no Manny, perché quello era il passato, e il ragazzo voleva solo concentrarsi sul futuro, che sperava sarebbe stato più roseo e tranquillo possibile.

 

Sabato 13 Aprile

Felix non era uno che arrivava in anticipo.

Ma quel giorno aveva fatto uno sforzo.

Perché, come sosteneva il padre di Manny, essere il primo ad arrivare da qualche parte dava una sorta di potere, e il controllo della situazione.

E Felix aveva necessariamente bisogno di quel controllo.

Perché da quando Gabrielle gli aveva fatto scaricare l’app, aveva iniziato ad usarla, e quel giorno aveva il suo primo appuntamento dal vivo, con una ragazza con la quale aveva chattato parecchio, e per sua fortuna studiava proprio a Harriswood.

Sembrava una ragazza adorabile, erano entrambi appassionati di disegno, e dalle conversazioni avute non sembrava affatto un qualche pervertito che aveva preso una foto da internet.

E poi, se anche lo fosse stato, Felix aveva scelto un ristorante abbastanza trafficato, quindi poteva benissimo scappare.

Anche se forse era arrivato troppo in anticipo, perché era lì da venti minuti, e della ragazza ancora nessuna traccia.

Ormai aveva studiato il menu così a fondo che avrebbe potuto recitarlo a memoria, aveva fatto un sacco di giochetti stupidi per il telefono fino ad annoiarsi, e al momento era intento a ritrarre la coppia al tavolo davanti al suo sulla tovaglietta, improvvisando un carboncino con le parti bruciate del pane.

…forse il ristorante era fin troppo informale.

Ma aveva un’ottima alternativa vegetariana.

-Wow, è identico!- una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare, e Felix si girò di scatto per ritrovarsi faccia a faccia con la ragazza delle foto sull’applicazione, appena arrivata, che gli sorrideva timida ma sincera.

Si affrettò ad alzarsi, per accoglierla come si doveva.

-Grazie! Stavo improvvisando, ahah. Jasmine, giusto? Io sono Felix- si presentò, un po’ impacciato, porgendo la mano verso la nuova venuta, che gliela strinse con energia.

-Lo so, ti ho riconosciuto subito. Scusa il ritardo, i miei fratelli hanno cercato in tutti i modi di impedirmi di venire. Non si fidano delle applicazioni di questo genere- ammise lei, un po’ a disagio.

Era una ragazza parecchio minuta, con un cespuglio di capelli castani che andava in ogni direzione, la pelle color gianduia e occhi molto grandi che spiccavano perché di un chiaro verde giada. 

Sebbene avesse un vestito decisamente elegante, aveva indosso delle converse rovinate.

Felix lo trovò un tocco di classe.

E il suo aspetto in generale sembrava urlare “Sono la persona più tenera del mondo”.

-Mia sorella invece è la responsabile della mia iscrizione all’applicazione. Onestamente, neanche io mi fido parecchio- Felix la aiutò a sedersi come un gentiluomo, e la ragazza gli sorrise riconoscente.

-Se fosse per loro adesso starebbero al tavolo dietro al nostro, intenti a spiarci. Per fortuna Joseph è a Londra e Julie a Phoenix, quindi non ci sono rischi- Jasmine gli fece un occhiolino rassicurante, e prese il menu.

Sembrava una persona con cui era facile andare d’accordo. 

E dopotutto, anche Felix era così.

Era un ragazzo single di 26 anni a un’appuntamento con una ragazza. Una cosa normale. Era stato a parecchi appuntamenti, aveva avuto ragazze e ragazzi. Certo, l’unica storia veramente seria era stata con Melany, le altre non erano durate più di qualche mese, ma non stava tradendo nessuno. Si trattava solo di mangiare e divertirsi con una ragazza carina e simpatica.

-Famiglia lontana, immagino che le videochiamate durino ore- suppose. Da quello che si erano scritti la ragazza sembrava davvero legata alla sua famiglia.

-Sì, anche se spesso si concludono con Joseph e Julie che litigano e si chiudono il telefono in faccia a vicenda- Jasmine alzò gli occhi al cielo, ridacchiando al ricordo -Ma in generale siamo molto legati. Tu hai fratelli?- Jasmine cercò di rompere il ghiaccio, e Felix accettò con piacere l’argomento. Adorava parlare della sua famiglia.

-Tre sorelle più piccole. Gabrielle e Meredith sono al liceo, gemelle, mentre Tender ha otto anni, frequenta ancora le elementari- spiegò, prendendo il telefono per mostrare l’immagine. Aveva una foto di famiglia come sfondo del telefono che utilizzava proprio per queste occasioni.

-Anche io ho un selfie con i miei fratelli!- commentò Jasmine, prendendo il telefono a sua volta. Ridacchiando, i due ragazzi se li scambiarono.

I fratelli di Jasmine non le somigliavano per niente. Erano entrambi caucasici, e l’unico tratto comune in tutti e tre erano i capelli castani. Sembravano anche completamente diversi di carattere. Il ragazzo, Joseph, aveva lo stesso taglio di capelli di Mirren e la stessa aria da secchione irrecuperabile; la sorella, Julie, era la classica cattiva ragazza, dark, con trucco pesante e i capelli scolorati dalle punte biondo platino.

Non riuscì a trattenersi dal sorridere. Sembravano una famiglia davvero interessante e unita.

-Non ci credo!- esclamò invece Jasmine, adocchiando sorpresa la foto sullo schermo e avvicinandosi per vederla meglio.

Felix la guardò con aria interrogativa, temendo di aver sbagliato qualcosa. 

-Sei il figlio del professor Durke?!- chiese lei, indicando lo schermo del telefono e mostrandoglielo, nell’istante esatto in cui un messaggio di Amabelle compariva sullo schermo.

Felix lesse vagamente l’inizio dall’anteprima: “Amore, come sta andando la…” e aggrottò le sopracciglia, prendendo di scatto il telefono per evitare che Jasmine lo vedesse.

-Oh? Ho sbagliato? Mi sembrava lui, è il mio professore di geologia- Jasmine grazie al cielo non aveva letto niente, e si ritirò sorpresa.

-Che? No! No, è lui, ci hai azzeccato. Che coincidenza incredibile, vero? Mi scusi un secondo?- Felix controllò il messaggio, che però era già stato cancellato, e si guardò intorno, cercando traccia dell’amica, che però non vedeva da nessuna parte.

-Va tutto bene?- chiese Jasmine, preoccupata, guardandosi intorno a sua volta, anche se più discretamente.

-Sì, scusa. Mi era arrivato un messaggio strano da un’amica, ma l’ha cancellato, quindi probabilmente era diretto a qualcun altro- spiegò Felix, cercando di lasciar perdere, ma decisamente confuso dalla situazione.

Perché mai Amabelle avrebbe dovuto scrivere un messaggio del genere a chicchessia. Era per caso in una relazione? Era improbabile o lui lo avrebbe saputo. 

Beh… tutta la città lo avrebbe saputo, dato che Amabelle amava vantarsi delle sue conquiste. Anche se non ne aveva avute poi molte.

Un ragazzo alle medie e una ragazza al liceo erano state le uniche storie di Amabelle. 

E poi quali erano le probabilità che un messaggio così fraintendibile gli fosse arrivato proprio quando Jasmine aveva accesso al suo telefono?

Ma era improbabile che Amabelle stesse cercando di sabotarlo. Non aveva detto a nessuno dove fosse. La sua iscrizione al sito d’incontri era stata tenuta nascosta a tutti i membri della Corona Crew, e anche alla sua famiglia, ad eccezione di Gabrielle, che però non lo avrebbe detto ad Amabelle, a meno che lei non lo avesse espressamente chiesto, cosa comunque difficile.

Forse era solo un caso.

Ma che caso strano.

-Un messaggio brutto?- chiese Jasmine, preoccupata.

-No, solo strano. Ma lei è strana di suo- Felix agitò la mano per surclassare la questione e cercò frettolosamente un nuovo argomento di conversazione -Quindi segui il corso di geologia con mio padre? Ti piacciono le rocce?- chiese, stupidamente, ma non aveva altre idee.

Per fortuna, Jasmine sembrò trovare la domanda divertente.

-Non proprio, ma mi interesso dell’ambiente, e vorrei lavorare per preservarlo. Ho vissuto la maggior parte della mia vita in Australia, e vorrei dare una mano per mantenere la terra più verde e il mondo più sano- spiegò, un po’ imbarazzata, ma con uno scintillio negli occhi.

-È un intento bellissimo. Io non sono mai stato in Australia, ma dev’essere un luogo davvero magico- Felix era decisamente colpito dalla dedizione della ragazza.

-Già, ogni tanto torno a visitare mio zio e mia cugina. L’anno scorso io e Natsu abbiamo fatto un safari esplorativo incredibile. Lui è fotografo, e…- Jasmine si interruppe di scatto, e si coprì la bocca, rattristandosi improvvisamente -…stupida, Jasmine, non si parla degli ex al primo appuntamento- borbottò poi tra sé dandosi delle leggere pacche sulla fronte.

-No, non preoccupati, non è un problema. Il passato esiste, e ci rende ciò che siamo- cercò di rassicurarla Felix. Jasmine lo guardò riconoscente.

-Grazie. Stavamo insieme da… tanto tempo. E diciamo che mi sono iscritta al sito d’incontri perché non sapevo bene come ricominciare. Devo smetterla di parlare di lui- la ragazza sbuffò, seccata da sé stessa.

-Immagino quanto deve essere stato difficile. La mia storia più seria è durata tre anni, ma ci ho messo davvero tanto a recuperare- ammise, ripensando a Melany, e capendo benissimo come Jasmine doveva sentirsi.

-Recente anche la tua storia?- indagò timidamente Jasmine.

-Ah no, ero al liceo. Ma, che resti tra noi, anche io mi sono iscritto a un sito d’incontri perché sto cercando di dimenticare qualcuno. Non c’è niente di male a voler ricominciare, no?- confessò, a bassa voce. Era la prima volta che ammetteva ad alta voce il suo intento. Era davvero strano, ma anche molto liberatorio. Era confortante parlare con qualcuno senza il timore che lo dicesse ad Amabelle, o a Mirren, o alla sua famiglia. Qualcuno di esterno a tutti i drammi della Corona Crew.

-Hai perfettamente ragione- annuì Jasmine, con un sorriso intenerito e rassicurato.

-Allora, siete pronti per ordinare?- chiese un cameriere, arrivando con il blocco per appunti alla mano e un sorriso gioviale.

-Io sì, tu Jasmine?- 

-Sì, prendo lo sformato di verdure- 

-Io le patate al cartoccio- 

-Perfetto, da bere?- 

-Té freddo alla pesca-

-Una birra-

-Fantastico, arrivo subito con le bevande- 

Ci fu qualche secondo di silenzio dopo l’ordinazione, poi Felix ridacchiò.

-Sai, l’amica che mi ha inviato il messaggio prima è drogata di tè freddo alla pesca- commentò, cercando un nuovo argomento di conversazione.

-Davvero?- Jasmine ridacchiò a sua volta -Io non mi considererei proprio drogata, ma è la mia bevanda preferita- commentò, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita.

Ci fu qualche altro secondo di silenzio, nel quale il cameriere portò le rispettive bibite. Felix cercò qualche argomento di conversazione, ma per sua fortuna Jasmine gli tolse il peso della responsabilità parlando per prima.

-Allora… a te piacciono le rocce?- chiese, arrossendo subito dopo e facendo una smorfia che sembrava dire a sé stessa “non potevi cercare un argomento migliore?”

Felix però ridacchiò.

-Studio belle arti (devo laurearmi da un sacco) ma adoro le rocce. Beh, soprattutto le pietre preziose. Da sempre. E la mia serie preferita è Steven Universe- rispose. Jasmine fece un salto sulla sedia.

-Davvero? La adoro anche io! Il mio personaggio preferito è Steven!- commentò, battendo le mani eccitata.

-Il mio è Garnet. E Rubino e Zaffiro. La loro storia d’amore è dolcissima e meravigliosa- Felix sospirò sognante. Lui si era sempre identificato con Rubino, e Mirren era Zaffiro. Scosse la testa cercando di non pensarci. Doveva dimenticare Mirren! Era ad un appuntamento.

La conversazione continuò senza ulteriori intoppi, e nonostante lo strano messaggio ricevuto da Amabelle, non ci furono ulteriori stranezze.

Felix iniziò a prendere sicurezza. Jasmine era davvero una brava ragazza, tutto andava bene, e sicuramente non c’era nessuno lì a spiarlo per rovinargli la serata. Poteva rilassarsi.

Il problema è che nel momento stesso in cui si era ormai convinto che tutto sarebbe stato perfetto, l’arrivo dei piatti spezzò la convinzione immediatamente.

-Ecco qui, un cheeseburger e una bistecca al sangue. Chi ha ordinato cosa?- una nuova cameriera arrivò con ordinazioni completamente diverse da quelle dei ragazzi, e Jasmine si ritirò dal tavolo, visibilmente disgustata dal quantitativo esagerato di carne nei loro piatti.

-Mi scusi, c’è stato un errore. Avevamo ordinato uno sformato di verdure e patate al cartoccio- Felix intervenne immediatamente. Jasmine era vegetariana. Aveva scelto quel posto proprio per quel motivo.

-Sicuri?- chiese la cameriera, sorpresa.

-Certo che siamo sicuri- annuì Felix, cercando di mantenersi rilassato, ma un po’ preoccupato per Jasmine.

-Oh, va bene- la cameriera sembrava quasi seccata, riprese i piatti e tornò in cucina.

-Che spreco- borbottò Jasmine, rabbuiandosi leggermente.

-Già. Ammetto che quel cheeseburger aveva un aspetto interessante- ammise Felix, che si era un po’ trattenuto dal non ordinare carne perché comunque non voleva dare una pessima prima impressione.

-Chissà come mai hanno sbagliato così tanto- commentò Jasmine, osservando la porta della cucina.

-Di solito sono molto precisi- Felix iniziò a sentirsi in colpa. Era lui ad aver scelto il luogo. Si guardò nuovamente intorno, anche se con meno convinzione.

Probabilmente era solo una strana coincidenza.

 

Non era affatto una strana coincidenza.

Amabelle, Petra e Norman erano infatti a pochi tavoli di distanza da Felix, ma gli erano perfettamente dietro, quindi lui non poteva vederli.

Tutto perfettamente calcolato dalla rossa, che era davvero determinata, ben più del solito.

Petra e Norman non le avevano chiesto come sapesse dell’appuntamento, né le informazioni su Jasmine, ma erano abbastanza preoccupati dalla sua salute mentale.

Per prima cosa, infatti, aveva inviato un messaggio a Felix approfittando che il telefono fosse in mano a Jasmine.

Sperava che leggendolo, la ragazza avrebbe creduto che Felix fosse già fidanzato e le avesse mentito, ma il tempismo non l’aveva aiutata, perché proprio quando il succoso messaggio era arrivato al destinatario, il telefono era fuori dalla portata di vista della sua accompagnatrice.

-Per curiosità, cosa gli avevi scritto?- gli aveva chiesto Petra, osservando la reazione schifata di Felix.

-“Amore, come sta andando la rimpatriata del liceo? Peccato non essere potuta venire, ma i nostri due figli hanno bisogno di attenzioni”- aveva risposto Amabelle, mentre cercava di origliare le ordinazioni dei due ragazzi e si segnava il nome e numero del cameriere che li aveva serviti.

-Cavolo… avrei preferito non saperlo- Petra era rabbrividita, disgustata dall’immagine di Amabelle e Felix sposati con due figli. Soprattutto sposati, soprattutto Amabelle sposata con qualcuno che non fosse Petra.

…la cotta iniziava a sfuggire di mano.

Ma anche Amabelle iniziava a sfuggire di mano.

-Non credi di esagerare? Non dovresti essere felice che Felix esca con qualcuno? Magari Jasmine è la ragazza giusta per lui- Norman aveva provato a mettere un po’ di buonsenso nella ragazza, ma Amabelle era infiammata.

-No! Ha già il ragazzo giusto per lui, ed è Mirren! E il fatto che Jasmine sia adorabile non cambia che Felix stia tradendo l’unico vero amore della sua vita!- insistette, prendendo il foglio di carta dove aveva scritto qualcosa e alzandosi per andare a dire due parole al cameriere responsabile dei due ragazzi.

-Come può tradire una persona con cui non sta insieme?- Norman, per niente esperto di relazioni romantiche, non capiva affatto il ragionamento dell’amica.

Petra si limitava a mangiare un cheeseburger e ignorare le sciocchezze di Amabelle. Il suo compito, quella sera, era bearsi delle difficoltà di Felix con malevolo divertimento ed impedire che Amabelle finisse in prigione, cosa che appariva probabile.

-Ti stupisci ancora per come ragiona Amabelle?- chiese solo, scuotendo la testa.

-La conosco da meno tempo di te- si giustificò Norman.

In realtà anche Petra si stupiva ancora e non capiva la migliore amica, ma quel giorno aveva deciso semplicemente di non immischiarsi troppo. Era anche parecchio combattuta, perché da un lato sarebbe stata felice se Felix si fosse trovato una ragazza o un ragazzo e si fosse levato dai piedi. Dall’altro anche lei era piuttosto convinta che Mirren e Felix si amassero, e voleva che il fratello fosse felice.

E che Amabelle fosse felice a sua volta.

Quindi lasciava che a decidere fosse il caso… e Amabelle… e Felix.

Beh, di certo Petra non si sarebbe immischiata.

-Ecco qua, operazione smatchmaker partita- Amabelle tornò al tavolo e si risedette soddisfatta.

Pochi secondi dopo, il cameriere corse fuori dal locale in uno stato di grande agitazione.

Amabelle sorrise e scrisse un messaggio sul telefono.

-Ho paura a chiedere, ma cosa hai fatto?- provò ad indagare Norman, un po’ incerto.

-Sua moglie è incinta, e a questo caro uomo è arrivato il messaggio che lei si trova in sala parto in questo momento- rivelò Amabelle, in tono angelico.

-Che coincidenza incredibile- borbottò Norman, non volendo credere alla probabile realtà dei fatti.

-Tu credi davvero che sia una coincidenza?- Petra lo guardò come se non lo riconoscesse. Pensava fosse più intelligente di così.

Norman si limitò a borbottare lamentele e frasi sconnesse.

-Come… come hai fatto a sapere queste informazioni e inviargli un messaggio falso?!- chiese poi, alzando il tono di qualche decibel ma cercando di mantenersi comunque abbastanza basso.

Amabelle si limitò a sorridergli come una pazza.

-Va bene, perché hai fatto impanicare il cameriere, a che scopo?- Norman cercò di cambiare argomento, ma Amabelle continuò a sorridergli, e prese un sorso di tè freddo.

-Mangia e non ci pensare- lo incoraggiò Petra, giocando con un’applicazione al cellulare.

Norman sospirò, e fece come gli era stato consigliato. Avrebbe voluto chiedere perché si trovava lì se Amabelle non aveva intenzione di rivelargli nessuna parte del piano, ma decise di godersi il pasto gratis e stare attento per evitare che Amabelle rovinasse troppo la serata a Felix.

Purtroppo per Amabelle, l’effetto Norman, quel giorno, non era a suo favore.

L’effetto Amabelle, d’altro canto, sembrava abbastanza letale.

-Eh eh eh- la ragazza ridacchiò maleficamente quando una nuova cameriera raggiunse il tavolo e servì la carne. Aveva scambiato le ordinazioni quando era andata a parlare con il cameriere, prima, e si era liberata di lui perché si sarebbe sicuramente accorto dell’errore prima di portare i piatti.

L’obiettivo della ragazza, in generale, non era così devastante. 

Voleva semplicemente rovinare la serata con tanti piccoli imprevisti che alla lunga avrebbero innervosito i due piccioncini.

E Mathi, con le sue davvero incredibili abilità da hacker, le aveva dato tutte le informazioni su Jasmine per aiutarla nell’intento.

E il prezzo era stata solo una foto di Denny da piccolo. Certo che Mathi era facilmente corruttibile. 

-Che infantile- borbottò Norman, osservando lo svolgersi dei fatti.

I piatti furono in fretta portati via, Jasmine e Felix ci risero sopra, e Amabelle si rabbuiò leggermente

-È solo l’inizio- commentò, non dandosi per vinta, prendendo gli occhiali rosa che indossava sempre quando cercava di apparire seria, e indossandoli con sicurezza, prima di alzarsi e avviarsi con discrezione verso la banda che si stava preparando a suonare dal vivo.

Norman alzò gli occhi al cielo, e si girò a guardare la coppia.

Per un istante, il suo sguardo incrociò quello sospettoso e indagatore di Jasmine, poi entrambi distolsero l’attenzione, e si concentrarono sul compagno di tavolo.

E Norman si rese conto di un piccolo ma importante dettaglio.

Erano perfettamente dietro a Felix, quindi lui non riusciva a vederli, ma Jasmine poteva benissimo farlo, e sebbene stessero cercando di essere discreti, la discrezione era una delle caratteristiche che Amabelle possedeva meno, se non affatto.

-Sì, ci osserva da un po’- Petra diede voce ai suoi pensieri, indifferente.

-Dovremmo dirlo ad Amabelle?- chiese Norman, un po’ a disagio, soprattutto perché non voleva assistere alla reazione della rossa.

-No, lasciamoli fare, vediamo chi sarà la riccia a vincere- Petra alzò le spalle, e tornò a mangiare il suo panino e bere la sua birra.

-Non dovresti essere dalla parte di Amabelle?- indagò Norman, confuso.

Ultimamente era a stretto contatto con le due ragazze. Sapeva che si erano baciate, credeva che almeno una delle due avesse una cotta per l’altra (ma non era del tutto sicuro di chi, a dire il vero), era convinto che a volte flirtassero non molto velatamente, e al suo compleanno aveva avuto un sogno stranissimo dove erano anime gemelle (lunga storia). 

Lui non era un impiccione, ma doveva ammettere che di tutte le coppie che Amabelle voleva mettere insieme nella Corona Crew, quella che gli interessava di più era senza ombra di dubbio formata da Amabelle stessa e Petra.

…e Denny e Mathi, ma venivano al secondo posto.

-Non sono il suo cagnolino- obiettò però Petra, lanciandogli un’occhiataccia.

-Non ho mai supposto che lo fossi, ma siete molto unite, e poi so che tu e Felix non siete in ottimi rapporti- Norman cercò di spiegare il suo punto di vista.

-Appunto, se si toglie dalle scatole non me lo ritrovo come cognato- gli fece notare Petra, ovvia.

Norman non aveva obiezioni da fare. Neanche lui avrebbe voluto Felix come cognato.

Per fortuna non aveva sorelle o fratelli.

-Petra, mi presti dieci dollari?- chiese Amabelle, tornando al tavolo strisciando per terra in modo da non attirare l’attenzione.

Mezza sala la stava guardando.

-No- borbottò Petra, senza neanche guardarla.

-Ti prego!- Amabelle esibì due occhioni da cucciolo che avrebbero fatto impietosire anche il cattivo più crudele di un film Disney.

-Quest’anno non ti farò un regalo di compleanno- cedette Petra, passandole i soldi.

-Grazie!- Amabelle le diede un veloce bacio sulla guancia, e sparì.

Petra divenne rossa come i pomodori del suo panino, e Norman cercò di restare impassibile e non sembrare compiaciuto.

-Che hai da sorridere?!- si mise però sulla difensiva Petra, dimostrandogli che non era riuscito nel suo intento.

-Niente, niente. Oggi Amabelle è proprio entusiasta- commentò, lanciando un’altra occhiata al tavolo dei piccioncini, dove finalmente erano arrivati gli ordini giusti, e i due stavano parlando concitati di qualcosa.

Pochi minuti dopo, un tipo che Norman aveva visto un paio di volte nei pressi del Corona Café intento a vendere fiori, accessori, o fare altri lavori poco puliti ma innocui, raggiunse il tavolo con parecchi fiori, soprattutto girasoli, con l’intento di venderli.

-Eh eh eh- ridacchiò Petra, sollevando a sua volta lo sguardo per guardare la scena con malevolo divertimento.

Norman non capì subito il motivo. Anzi, Jasmine sembrava entusiasta, soprattutto dai girasoli, ma fu quando il suo sguardo si spostò su Felix che la consapevolezza lo colpì.

Il ragazzo, infatti, aveva iniziato a starnutire discretamente, gli occhi si erano fatti lacrimosi, e le guance paonazze.

Norman fu quasi tentato di raggiungerlo per assicurarsi che stesse bene, ma Petra lo fermò da sotto il tavolo, afferrandogli una gamba con i piedi.

Certo che era elastica, quella ragazza.

-Tranquillo, è solo un po’ di intolleranza ai pollini. Non è troppo grave, ma per qualche strano motivo i girasoli gli fanno più allergia rispetto ad altri fiori. Credo che il suo corpo funzioni in maniera completamente diversa rispetto a chiunque altro- spiegò, osservando Felix soffiarsi discretamente il naso.

Jasmine sembrò accorgersi subito che qualcosa non andava, e mandò via il venditore di fiori con una certa urgenza, nonostante le proteste di Felix. Sembrava determinata a non lasciare che niente rovinasse la serata.

Il venditore provò ad insistere un po’, ma alla fine cedette, scusandosi. Norman si aspettava che andasse verso altri tavoli, ma uscì direttamente dal ristorante, come se fosse entrato solo ed esclusivamente per vendere fiori a Felix e Jasmine.

…probabilmente era proprio così.

Ma davvero Amabelle era così determinata da rischiare che il suo migliore amico maschio avesse una crisi allergica?!

…probabile.

Norman iniziò a rivalutare le sue scelte di amicizia.

-Devo trovare il mio rossetto!- come sentendosi chiamata in causa, Amabelle ritornò al tavolo e iniziò ad armeggiare nella borsa. 

I suoi capelli erano scompigliati e sembrava irritata. Probabilmente dal fatto che tre piani su tre per il momento non avevano funzionato.

Probabilmente era più brava a unire le coppie che a separarle.

Non che fosse brava ad unire le coppie, in realtà.

-Ames, non hai toccato cibo. Credo che il tuo hamburger si sia ormai raffreddato- le fece notare Petra, indicando il pasto.

-Mangialo tu, ma lasciami le patatine- rispose la ragazza, prendendo una manciata in patatine e buttandosele in bocca (almeno cinque uscirono fuori e andarono in ogni dove), prima di prendere il rossetto dalla borsa e scomparire di nuovo alla vista.

-Oh, beh, tanto pago io- Petra non diede peso al tutto, e iniziò a mangiare il panino dell’amica.

-A cosa le servirà un rossetto?- provò a riflettere Norman, ad alta voce.

-Si aprono le scommesse, io dico che lascia un messaggio nel bagno delle ragazze per mettere Jasmine in guardia da Felix- suppose Petra, immaginandosi la scena e ridacchiando divertita.

-Sarebbe da pazzi… ma forse non abbastanza. Io propongo che metterà il rossetto, bacerà un pezzo di carta o scotch per lasciare l’impronta, e poi pagherà un cameriere per trasferire il finto bacio sulla maglietta di Felix e far sembrare che abbia una ragazza- propose Norman, immaginandosi il peggio del peggio che qualcuno avrebbe potuto concepire.

-Wow, è un’ottima proposta! Grazie Norman!- purtroppo non si era accorto che Amabelle era tornata a prendere qualche altra patatina e a bere tè freddo, quindi le diede involontariamente l’idea.

-Cosa ci volevi fare con il rossetto?- chiese Petra, prima che l’amica andasse via.

-Scrivo un messaggio minaccioso sul bagno delle ragazze- sorrise lei, soddisfatta dalla sua pensata.

-Ah ha! Ho vinto!- Petra si esibì in un gesto di vittoria. Norman sbuffò. Era già la seconda volta.

-Ma credo che farò anche la cosa di Norman! Grazie dell’idea- dando un bacio sulla guancia anche a lui, Amabelle scomparve alla vista.

Petra lo fulminò con lo sguardo, ma Norman era troppo occupato a togliere ogni traccia di rossetto per badare a lei.

-Non parlerò più fino alla fine della giornata- promise il ragazzo, disgustato.

-Hai già fallito- gli fece notare Petra, continuando a mangiare il panino e rubando un paio di patatine.

Norman non ribatté e si limitò ad alzare gli occhi al cielo, prima di tornare a guardare al tavolo con i due piccioncini.

Jasmine stava disegnando qualcosa sulla tovaglietta, e Felix la osservava mentre mangiava, rapito.

Non erano male come coppia, ad essere onesti, ma allo stesso tempo, e forse questa era l’influenza di Amabelle a parlare, non sembrava essere scoccata la scintilla. Se Norman non avesse conosciuto tutta la situazione avrebbe pensato che erano due amici a cena, non qualcosa di più.

Probabilmente Amabelle non aveva ragione di rovinare la serata. Norman non credeva avrebbe portato da qualche parte, in ogni caso.

Tornò a concentrarsi sul suo piatto, proprio mentre la banda iniziava a suonare.

Un ritmo pop piuttosto commerciale, che fece storcere il naso di Petra.

-Tsk, JJ, perché Amabelle avrebbe dovuto chiedere JJ?- borbottò tra sé, confusa.

 

La risposta i due ragazzi non l’avrebbero mai saputa, ma voi lettori siete avvantaggiati, perché avete la possibilità di ascoltare la conversazione di Jasmine e Felix, che nonostante gli incidenti, stavano passando una bella serata.

-Comunque la mia allergia ai fiori non è così grave, davvero. Avrei voluto offrirti un girasole- stava commentando Felix, a cui il naso gocciolava ancora ma non ci stava dando troppo peso.

-Sempre meglio non rischiare, e poi i fiori sono più belli da vedere nella natura- lo rassicurò Jasmine, lasciandosi poi distrarre dalla musica.

Felix fece altrettanto, e sbuffò.

-Proprio JJ? Non sopporto questa cantante- commentò, scuotendo la testa.

-Oh, davvero? Come mai?- chiese Jasmine, curiosa.

-Beh, ammetto che tutta la storia dell’artista commerciale con canzoni piene di significato può essere carina, ma non riesco proprio ad ascoltare le sue canzoni, e le sento proprio ovunque!- spiegò Felix, concitato.

-Capisco, eviterò di dirglielo però- ridacchiò la ragazza, un po’ imbarazzata.

A Felix sembrò di perdere un battito. Sbiancò visibilmente, e poi arrossì di getto.

-Perché?- provò a chiedere, a voce così bassa che neanche lui si sentì. Jasmine però aveva un ottimo udito, o intuito.

-Josie Jones, anche nota come JJ, è mia zia- spiegò infatti, torturandosi le mani.

Ci furono pochi secondi di silenzio.

-Bene… conosci un buon luogo dove seppellirsi?- chiese poi Felix, imbarazzato ma cercando di buttarla sul ridere.

Jasmine fu abbastanza gentile da ridere.

-Mi dispiace, ma conosci la città meglio di me, non conosci molti posti- gli fece notare -Comunque tranquillo, neanche io sono la più grande fan della sua musica. Preferisco ritmi country- cercò poi di rassicurarlo -E poi non lo sapevi, e apprezzo la sincerità- 

-Anche se l’avessi saputo è probabile che sarei stato comunque sincero, anche se meno brutale. Sono una persona abbastanza aperta- ammise Felix, onesto. 

-Che genere di musica preferisci?- chiese poi Jasmine, curiosa, cambiando argomento.

Felix ci pensò su.

-Ammetto di avere un gusto abbastanza ampio. Il country non è male. Musiche di cartoni animati sono sicuramente le mie preferite, e ho un amore particolare per la musica classica- sorrise tra sé, pensando ai suoi brani preferiti.

-Musica classica? Senza offesa, ma non l’avrei mai detto- ammise Jasmine, avvicinandosi curiosa.

-Neanche io. Ma il mio migliore amico suona il pianoforte, ed è bravissimo, e mi ha fatto appassionare. Il suo compositore preferito è Chopin, e il Notturno è bellissimo. Anche se io ho una predilezione per Tchaikovsky, soprattutto la suite di Romeo e Giulietta. Che dire, sono un inguaribile romantico- spiegò, illuminandosi quasi letteralmente e pensando ai momenti passati con Mirren e la musica classica.

Non se ne rese conto, ma per la prima volta dall’inizio della serata, era davvero a suo agio, pieno di energia, e con una luce diversa.

Jasmine, però, sembrò accorgersene.

-Ammetto che io di musica classica conosco il Clair de Lune e qualcosa di Mozart- ammise la ragazza.

-Debussy è un altro dei nostri preferiti. Mirren lo sa suonare benissimo. Aspetta, forse ho un video del Clair de Lune- Felix iniziò ad armeggiare con il telefono, ma si interruppe di scatto rendendosi conto di cosa stava facendo, e si diede mentalmente dello stupido.

Era lì per non pensare a Mirren, ed ecco che partiva in quarta a parlare di lui mostrando la sua palese cotta.

Cercò di convincersi che non fosse poi così palese, dai. Erano migliori amici. Era normale che si vantasse un po’ di lui o che ne parlasse. Come parlava delle sue sorelle, dei suoi genitori, o della Corona Crew.

Prima che potesse decidere se continuare a parlare di lui o cambiare argomento in fretta e fuga, chiedendosi quale delle due opzioni sarebbe stata meno strana, venne tratto in salvo da un fattore esterno.

Beh… tratto in salvo non è proprio il termine più appropriato.

-Tu! Biondino da strapazzo! Come puoi farmi questo?!- sentì una voce alle sue spalle.

Normalmente, Felix non ci avrebbe dato troppo peso, dato che era chiaro che non si stesse rivolgendo a lui, visto che non aveva fatto un torto a nessuno, di recente, ma siccome cercava una scusa per distrarre l’attenzione, diede comunque un’occhiata alla fonte della voce, e spalancò gli occhi quando si rese conto che stava fissando proprio lui, e lo puntava drammaticamente con il dito.

Solo che… Felix non aveva idea di chi fosse quella ragazza con una grande sete di sangue diretta nei suoi confronti.

-Sì, tu! Mi hai mentito!- la ragazza si avvicinò, contenta di aver attirato la sua attenzione, e si appoggiò al tavolo, fulminando Felix con lo sguardo.

-Mi scusi, signorina, ma deve essersi confusa. Io non ho mai…- provò a tirarsi fuori, sinceramente confuso dalla situazione, ma lei lo interruppe, tirandogli uno schiaffo alla base del collo e facendolo sobbalzare sorpreso.

-Non fare finta di nulla! Non solo mi lasci con un SMS proprio il giorno del nostro quinto anniversario, ma ti trovo anche nel nostro ristorante preferito, il nostro ritrovo dei sogni, con un’altra ragazza il giorno stesso?! Posso passare sopra i primi sette tradimenti, ma adesso è troppo!- la ragazza tirò un pugno sul tavolo, iniziò a piangere e si esibì in un melodrammatico monologo che forse era un po’ pretenzioso, ma in un teatro sarebbe andato benissimo.

Solo che quello non era un teatro, e Felix non aveva la più pallida idea di cosa stesse succedendo.

Non sapeva che dire o fare. Era una situazione troppo assurda.

Si girò verso Jasmine, sperando davvero che non si facesse un’idea sbagliata.

-Non ho mai visto questa ragazza in vita mia. Dev’esserci un malinteso- provò a suggerire, sperando di poter risolvere la situazione in maniera civile.

Jasmine aveva un’espressione imperscrutabile, e armeggiava con il portachiavi della sua borsa, come se stesse valutando l’idea di prendere tutto e scappare via in tutta fretta.

-Un malinteso?! Cinque anni insieme sono solo un malinteso?! Sono incinta, Fe…Ferdinand!- la donna sconosciuta si portò una mano allo stomaco, continuando a piangere.

-…mi chiamo Felix- la corresse timidamente il ragazzo, troppo a disagio per dire altro.

Jasmine aveva iniziato a mordersi il labbro inferiore, e giocava con la tovaglietta.

-Lo so che ti chiami Felix! Ma Ferdinand è il mio soprannome per te!- cercò di recuperarsi la donna, smettendo di piangere e arrossendo appena. Sembrava quasi seccata -Sai che ti dico, non ne vali la pena. Sette tradimenti in cinque anni, forse anche di più. Sei inaffidabile, egocentrico, e hai un pessimo gusto in fatto di musica!- lo accusò, girandosi po verso Jasmine e rivolgendosi soprattutto a lei -Consiglio da amica, lascialo perdere, trovati qualcuno di meglio- le consigliò, prima di scuotere la chioma al vento e andarsene.

Felix era senza parole.

Jasmine altrettanto.

Osservarono la ragazza andarsene finché non fu fuori dalla portata di vista, poi si guardarono, in silenzio per qualche secondo.

Jasmine aveva una smorfia strana. Felix, dopo essersi ripreso, cercò di mettere una pezza sopra la situazione, anche se era il primo che non la comprendeva.

-Io ti giuro che non ho mai visto quella ragazza in vita mia- si giustificò, completamente perso.

-Si vergogni, giovanotto- lo riprese un uomo anziano che stava al tavolo accanto insieme a sua moglie.

-No, giuro, non la conosco! Non tradirei mai il mio partner!- insistette Felix, con più foga. 

La coppia scosse la testa e lo ignorò, spostando leggermente il tavolo lontano dal loro.

-Io non so cosa stia succedendo, ma voglio sinceramente scusarmi per tutto- Felix si prese la testa tra le mani e decise di rivolgersi alla sua accompagnatrice, dispiaciuto.

Con sua grande sorpresa, Jasmine scoppiò a ridere, sconvolgendolo quasi più della finta amante incinta.

Felix la guardò come se venisse dallo spazio.

-Ferdinand è stata la ciliegina sulla torta. Non riuscivo quasi a trattenermi. Scusa- Jasmine continuò a ridere, cercando di abbassare la voce senza però troppo successo.

Felix era davvero sorpreso che la prendesse con tale filosofia.

-Mi credi?- chiese, per sicurezza.

-Certo, so che stai dicendo la verità e quella ragazza non la conosci- gli fece un’occhiolino complice. Felix tirò un profondo sospiro di sollievo.

-Grazie. Non sai quanto mi rassicura- 

-Sei un libro aperto, Ferdinand- Jasmine ridacchiò tra sé -Allora, Clair de Lune?- lo incoraggiò poi a cercare il video al telefono.

Felix iniziò a cercarlo.

Dai, alla fine, nonostante gli imprevisti, la serata non stava andando così male. Jasmine era davvero una ragazza adorabile, e avevano tantissime cose in comune. Solo che, come Norman aveva già intuito, non c’era ancora stato il “clic” che Felix si aspettava. Sperava potessero diventare amici, questo sicuramente, ma se si trattava di una relazione romantica, Felix non sentiva nulla. Il cuore non gli batteva forte, non sentiva farfalle nello stomaco, e non cercava inconsciamente di avvicinarsi troppo alla ragazza.

Questo però, Amabelle non poteva saperlo, e dato che la ragazza stava vedendo i due vicini intenti a vedere un video, per niente scoraggiati dai numerosi tiri mancini della rossa, il su sguardo divenne duro, prese il telefono, e uscì dal ristorante con aria molto più assassina del solito.

Passarono circa venti minuti dalla misteriosa chiamata che Felix non sapeva neanche fosse stata fatta, e furono venti minuti passati in quasi assoluta tranquillità, anche se Jasmine, dopo essere andata in bagno, sembrava nuovamente colta da uno scroscio incontrollato di risa.

Felix stava giusto per chiedere il conto e proporre alla ragazza di andare a prendere un gelato lì vicino o fare una passeggiata, quando nel ristorante entrò un massiccio uomo in divisa, che setacciò la stanza con cipiglio severo, osservando una foto, e iniziò a dirigersi a passo di marcia verso i piccioncini.

-Un altro tuo ex?- commentò divertita Jasmine, a bassa voce, notando che si avvicinava proprio a loro.

-Che?- chiese Felix, girandosi, e trovandosi faccia a faccia con l’agente di polizia. Un tipo sui quaranta dall’aria impassibile che lo stava fulminando con lo sguardo.

-C’è qualche problema, agente?- chiese, un po’ preoccupato.

L’agente controllò la foto, poi il volto di Felix.

-Deve seguirmi in centrale per degli accertamenti- disse poi, incoraggiando Felix a seguirlo.

Il ragazzo sbiancò: -Va bene, ma perché?- si alzò incerto, lanciando un’occhiata alla sua accompagnatrice.

Jasmine, che fino a quel momento aveva preso tutto con filosofia, sembrava davvero preoccupata.

-Che cosa è successo?- chiese, piegandosi verso di loro.

-È accusato di molestia ai danni di diversi ragazzi nel corso delle ultime tre settimane. Devo portarla in centrale per interrogarla. Non lo renda difficile- spiegò l’agente, guardandolo con disgusto.

Felix diventò così bianco che sarebbe potuto svenire da un momento all’altro, e indietreggiò inconsciamente, come a mettere più strada possibile tra lui e le accuse infamanti.

-Ci deve essere un errore, io non ho mai fatto una cosa del genere! Perché credete che io…?- provò a chiedere, spaventato.

Tutto il ristorante guardava nella loro direzione. 

La coppia anziana nel tavolo accanto stava commentando con occhiate di disapprovazione.

-Se resiste dovrò ammanettarla e portarla via con la forza- lo minacciò l’agente, Felix abbassò lo sguardo.

-Posso almeno tirare fuori i soldi per pagare la cena?- chiese, in un sussurro, con voce spezzata.

Non riusciva a credere di essere accusato di una cosa così orribile. Non aveva mai molestato nessuno. Era la persona più attenta ad evitare contatti fisici indesiderati dell’intero mondo.

-Un momento, agente- Jasmine si alzò, determinata, e lanciò un’occhiataccia alle spalle dell’uomo, diretta verso qualcuno che Felix non poteva vedere.

-Dica alla sua ragazza di non immischiarsi- l’agente guardò Jasmine con lo stesso cipiglio che aveva lanciato verso Felix, forse addirittura accentuato, ma prima che Felix potesse cercare di difenderla e obiettare che neanche lei aveva fatto nulla di male, Jasmine intervenne, ignorando del tutto l’occhiata e il commento dell’uomo.

-Quali prove avete per arrestare questo ragazzo? Una segnalazione, un identikit? Servono prove per procedere a un arresto- incrociò le braccia e si mise tra Felix e il poliziotto.

Era più bassa di entrambi di almeno quindici centimetri, ma era molto più imponente.

-È arrivato l’avvocato del diavolo. Ho il diritto di prendere in custodia chiunque sia sospetto, e il tuo ragazzo è molto sospetto. Se vuoi continuare a difenderlo vieni anche tu, così evitiamo di fare una scenata al ristorante- 

-Jasmine, non preoccuparti. Sono sicuro che la faccenda si risolverà, e non voglio che tu ci finisca in mezzo- Felix le mise una mano sulla spalla per rassicurarla, ma tremava vistosamente, e non fece che convincere ancora di più la ragazza ad insistere.

-Mia sorella sta studiando per entrare in polizia, e la aiuto a studiare. Perché è venuto proprio qui? E perché accusa proprio Felix?- 

-Mi è arrivata una segnalazione e ho una foto dell’accusato, che combacia perfettamente con il tuo ragazzo- l’agente, sbuffando, mostrò la foto e spiegò la situazione -Non che debba dare spiegazioni per prendere in custodia un individuo sospetto. Ora, se volete seguirmi- fece cenno ai due di accompagnarlo, ma Felix gli prese di scatto dalle mani la foto, e la guardò con attenzione.

-Ma questo è Loverick!- esclamò, indignato.

-Come, scusi?- l’agente sembrava sorpreso.

-Loverick Dubois! La foto è sfocata, ma lo riconoscerei ovunque. Lo sapevo che quel tipo era losco e inquietante!- si infuocò, ripensando al pezzo di fango che aveva infastidito Mirren durante e dopo il pranzo di lavoro in montagna. 

-Noi due non ci somigliamo per niente- aggiunse poi, con veemenza. Questa volta era lui ad essere disgustato, perché non sopportava che lo paragonassero a un tipo così orribile.

Soprattutto dopo che Mirren aveva commentato che di aspetto era carino.

-Carl, cerca informazioni su Loverick Dubois nel database- l’agente diede indicazioni su un walkie-talkie e riprese la foto in mano, mettendola a confronto con Felix.

-Obiettivamente, siete praticamente identici- commentò poi, cercando di giustificarsi.

-Beh, dai, Felix ha i capelli più lunghi- gli fece notare Jasmine.

-E il fisico più scolpito- ammise l’agente, socchiudendo gli occhi per vedere meglio.

-Ehi!- si lamentò Felix, il cui battito aveva raggiunto una frequenza normale ora che il pericolo di finire in questura sembrava lontano.

Il walkie talkie emise un suono acuto, e l’agente lo portò all’orecchio.

-Hai beccato il nostro uomo. Ha alle spalle guida in stato di ebrezza e qualche accusa di molestie dalle quali è stato assolto- rivelò Carl.

-Per formalità, ho bisogno di vedere un documento che attesta che tu non sia Loverick Dubois- l’agente sollevò la mano, e Felix armeggiò in tasca tirando poi fuori la carta d’identità, che porse all’agente un po’ seccato ma cercando di non darlo a vedere.

-Felix Durke, eh? Carl, cerca informazioni su Felix Durke nel database- chiese al collega, controllando bene la tessera e porgendola poi al legittimo proprietario.

Carl non si lasciò aspettare troppo a lungo.

-È stato arrestato durante una parata pacifica per i diritti sulla comunità LGBT+, e… oh. Lascialo andare, è sicuramente innocente- Carl sospirò, seccato.

-Come, perché?- chiese il partner, cercando di essere discreto ma facendosi comunque sentire da tutto il ristorante.

-È amico di Amabelle Rosenhan- rivelò Carl, come se questo fatto rispondesse a ogni domanda e cancellasse tutti i dubbi.

-Ah… capisco. La tipa dell’asino- l’agente scosse la testa, e intascò il walkie talkie -Va bene, continuate pure la vostra cena. Scusate il disturbo e grazie dell’aiuto nelle indagini- l’agente fece loro un cenno e se ne andò tanto velocemente quanto era arrivato, borbottando lamentele tra sé.

Felix e Jasmine si guardarono sconvolti, poi Felix si buttò a sedere, e seppellì il volto tra le mani cercando di rimettere ordine nella sua testa ed evitare che gli venisse un attacco.

-Mi dispiace- disse dopo qualche secondo, di cui Jasmine aveva approfittato per tirare fuori i soldi per la sua parte della cena, e giocherellava con il suo portachiavi.

-Non è colpa tua- lo rassicurò la ragazza, con un sorriso incoraggiante.

-Grazie per avermi difeso. Dopo tutto quello che è successo non ti avrei biasimato se avessi creduto davvero che fossi un molestatore pazzo che tradisce sette volte la sua ragazza e la lascia incinta a badare a sé stessa- sospirò, irritato dalla sfortuna che lo aveva colpito proprio quel giorno.

-La macchia di rossetto sulla macchia non fa ben pensare, in effetti- ridacchiò Jasmine, indicandogli il punto dove la sua presunta ragazza lo aveva schiaffeggiato prima, lasciando una macchia di rossetto ben visibile.

-Cosa?! Ma come…?- provò a chiedere, già sapendo che non avrebbe ottenuto risposte.

-Comunque sapevo con certezza che non eri un tipo poco raccomandabile- gli assicurò, senza infatti dargli vere risposte.

-Perché?- chiese però il ragazzo, stupito da tanta fiducia -Hai un buon istinto o…?-

-No, il mio istinto non c’entra. Mi fiderei anche un serial killer, probabilmente, perché tendo a fidarmi delle persone, io so perfettamente che dicevi la verità perché ho una macchina della verità portatile- ammise la ragazza, mostrando il portachiavi che aveva spesso tenuto in mano durante la serata.

-Cosa?!- di tutto quello che Felix aveva vissuto quel giorno, forse questa informazione era quella che lo stupiva di più.

-L’ha creata mio fratello in un modo che non saprei mai spiegarti, ma è infallibile. Basta premere questo pulsante mentre qualcuno parla, e se sta dicendo la verità rimane immobile, se mente inizia a vibrare- spiegò Jasmine, illustrando il funzionamento.

-Ma è utilissimo! Come mai non lo ha brevettato?- chiese Felix, sconvolto, osservandolo con attenzione.

-Ci sta provando. Ha contattato un’inventrice italiana che stima molto e spera di riuscire a metterlo sul mercato. Se vuoi te ne regalo uno- Jasmine sganciò il portachiavi e lo porse al ragazzo, con innocente semplicità.

-Oh, no! È inestimabile, non posso accettare!- Felix cercò di rifiutare, ma Jasmine insistette.

-Prendilo, qualcosa mi dice che ne avrai molto bisogno. E poi Joseph me ne ha dati almeno dieci. Dice che devo sempre portarne uno per essere sicura di potermi fidare della persona davanti a me- alzò gli occhi al cielo pensando alla paranoia del fratello.

Felix prese titubante il portachiavi, e lo analizzò più da vicino.

Era molto piccolo, poteva stare tranquillamente in tasca o in mano senza che si notasse. Davvero comodo.

-Grazie, davvero. Per tutto quanto- sorrise alla ragazza, che ricambiò -Mi dispiace per la serata disastrosa- sospirò poi.

-Dispiace soprattutto a me, sei tu quello che ha avuto allergie, schiaffi, vestiti sporchi ed è stato quasi arrestato. Devo ammettere che, sebbene l’ultima cosa sia davvero esagerata, i tuoi amici sono stati a loro modo gentili a non prendersela direttamente con me, ma solo con te- rifletté Jasmine, pensierosa -Se ci fossero stati i miei fratelli avrebbero fatto lo stesso, e sempre verso di te- 

-Un momento… i miei amici?!- Felix si guardò intorno, stavolta in modo più approfondito, ma non vide proprio nessuno.

-Se ne sono andati dopo il poliziotto. Li ho notati all’inizio della serata ma non credevo si sarebbero spinti a tanto, quindi ho fatto finta di niente. Mi dispiace, avrei dovuto dirtelo prima- si rammaricò Jasmine, arrossendo appena.

-Non dispiacerti, avrei dovuto capirlo. Una di loro aveva i capelli rossi e mossi?- chiese Felix, sentendo l’irritazione montare dentro di lui, ma cercando di tenerla a bada.

-Sì, e portava gli occhiali, e un vestitino- 

-Da quando Amabelle porta gli occhiali? Vabbè, non fa niente. Dato che non sono qui, ti va di pagare, uscire, e concludere l’appuntamento altrove prima che decidano di seguirci?- propose Felix, cercando di cambiare argomento.

-L’idea è molto carina, ma temo di dover rifiutare. Tu mi sei veramente simpatico. Abbiamo molte cose in comune, e reagisci agli imprevisti in maniera molto più tranquilla rispetto alla maggior parte della gente…- cominciò.

Felix non era uno sprovveduto, e sapeva che un’introduzione così lasciava sempre spazio a un “ma…”, e si preparò ad affrontarlo.

-Ma…- continuò infatti Jasmine, cercando le parole -…non so tu, ma a prescindere dagli imprevisti, io non ho sentito il “clic” che mi sarei aspettata da un appuntamento. Vorrei davvero che restassimo amici, ma non credo che potrei mai provare qualcosa per te di tipo romantico, e preferirei chiudere la serata qui per riprenderci meglio da tutto quello che è successo- spiegò.

Felix si sarebbe dovuto sentire triste, o deluso, ma era solo molto sollevato. Le sorrise sinceramente.

-Penso lo stesso- ammise, giocherellando con una ciocca di capelli -Spero davvero che potremmo restare amici, però, perché sei una ragazza davvero simpatica- 

-Anche tu- ricambiò Jasmine.

Dopo aver pagato ed essersi salutati (Felix provò ad offrirle un passaggio, ma Jasmine si era già organizzata), Felix rifletté a pieno sulla serata.

Uscì per fumare una sigaretta, e prese il telefono per controllare l’ora. Un messaggio di Mirren attirò la sua attenzione.

“Ho provato a darti la buonanotte dal balcone ma non c’eri, quindi ti scrivo. Buonanotte, guida piano, e non tornare tardi”

Si ritrovò a sorridere. Era una loro usanza salutarsi dal balcone prima di andare a dormire, sempre alla solita ora.

“Okay mamma :p” gli rispose, rattristandosi subito dopo, e rendendosi conto che andare avanti era molto più difficile di quanto avrebbe creduto.

 

-Ma si può sapere come ti è venuto in mente?!- sbottò Norman, che aveva preso Amabelle, l’aveva portata fuori, e aveva tutta l’intenzione di farle una bella ramanzina.

Non poteva chiamare la polizia e denunciare Felix! Oltre ad essere uno scherzo di pessimo gusto, era anche illegale, e un uso improprio dei servizi di emergenza.

Amabelle aveva lo sguardo basso, e non reagiva affatto. Petra, che aveva raggiunto i due subito dopo essersi assicurata che il poliziotto non avrebbe arrestato Felix, osservava la scena riflettendo su come agire e che parti prendere.

Era d’accordo con Norman, la ragazza aveva esagerato. Ma, d’altra parte, non aveva mai visto Amabelle così.

Non capiva proprio cosa le stesse passando per la testa.

-Volevo solo far concludere l’appuntamento, dopo averci parlato lo avrebbero subito lasciato andare- borbottò Amabelle, senza guardare nessuno dei due negli occhi.

-Non ti rendi nemmeno conto di aver esagerato?! Per fortuna Jasmine è una ragazza determinata. E per fortuna Felix ha identificato il vero molestatore. Sarebbe potuta finire molto male, ne sei consapevole, almeno?!- Norman alzò la voce, e riprese a rimproverarla. Era quasi stato in procinto di intervenire e aiutare Felix con le accuse, ma Jasmine era stata più rapida di lui, e alla fine aveva deciso di tenersi in disparte, anche per non rischiare di far arrestare Amabelle nel frattempo.

-Non sarebbe andata a finire troppo male. L’effetto Norman era dalla sua parte, dopotutto- provò a giustificarsi Amabelle, sempre con sguardo basso.

Norman batté il piede a terra, stizzito.

-Non ho idea di cosa sia l’effetto Norman, ma non provare a giustificarti in questo modo! La prossima volta che farai una cosa del genere puoi considerarmi ufficialmente fuori da ogni tuo piano, e dalla Corona Crew!- la minacciò, facendola sobbalzare come se si fosse appena scottata.

-Ehi, non ti sembra di esagerare un po’- si intromise Petra, lanciandogli un’occhiataccia.

Aveva ragione su tutta la linea, ma Amabelle era palesemente sconvolta.

Norman fece un respiro profondo.

-Effettivamente non uscirei dalla Corona Crew, perché mi sono affezionato a tutti i membri. Ma dai tuoi piani sì, quindi evita di fare altre sciocchezze del genere!- insistette Norman, abbassando però i toni.

Amabelle non reagì, si limitò ad alzare le spalle, senza far capire i suoi sentimenti al riguardo.

-Ragazzi, se state andando via dovete pagare il conto- li riprese una cameriera, intromettendosi nella conversazione e squadrandoli con sospetto.

-Sì, certo, arriviamo tra due minuti- rispose Petra, cercando i soldi nella borsa ma sperando di poter parlare un altro po’ con Amabelle prima di rientrare.

Con sua grande sorpresa, però, Amabelle superò lei e Norman e rientrò in tutta fretta nel ristorante, con la borsa in mano.

Petra e Norman si affrettarono a seguirla, ma non fecero in tempo neanche ad entrare che Amabelle stava già uscendo, in tutta fretta, tirando ad entrambi una spallata mentre passava tra loro.

-Forse aveva dimenticato il rossetto- provò a supporre Norman, ancora irritato con lei.

-Vado a pagare. Oggi offro io- si limitò ad proporre Petra, seccata dalla situazione che si era venuta a creare, e mettendo mano al portafogli.

Quando però raggiunse la cassa, l’addetta sembrava stupita dalla sua presenza.

-Ha già pagato la vostra amica, ha anche lasciato una buona mancia- le spiegò, alzando le spalle.

Petra rimase di sasso.

-Amabelle? La ragazza dai capelli rossi e mossi, con il vestitino e gli occhiali che non le servono?- chiese per conferma.

-Sì, quella appena uscita che mi ha dato un sacco di idee da usare con il ragazzo della mia migliore amica e ha chiesto a mia sorella di fingere di essere la ex del biondino sfigato- confermò la cameriera.

-Petra, io vado perché sennò perdo l’autobus, ci pensi tu a…- Norman la raggiunse, ma Petra non lo degnò neanche di uno sguardo, e corse fuori, per cercare la sua migliore amica.

Per la prima volta dall’inizio della serata, era decisamente preoccupata.

Amabelle non offriva mai la cena.

Poteva sembrare un comportamento un po’ egoista farsi sempre offrire, ma Petra aveva imparato che non lo faceva per cattiveria, ma era una specie di segno che voleva bene a chi le offriva. Non aveva molti soldi, e preferiva spenderli in altro, solitamente piani per i suoi match, o regali particolari ai suoi amici più cari. 

Petra non sapeva se faceva così con tutti, ma era certa che, almeno con lei, si era sempre fatta offrire, e Petra con il tempo aveva iniziato a considerarlo come la prova che Amabelle si fidava di lei, in un certo senso.

Era difficile da spiegare, ma giuro che ha senso, in maniera un po’ contorta.

Quindi Petra era preoccupata.

Raggiunse Amabelle quasi immediatamente. Era seduta su un muretto nascosto e si fissava le scarpe, apatica e giocherellando con un lembo del vestito.

-Amabelle, stai bene?- chiese di getto, precipitandosi accanto a lei.

La ragazza annuì, ma non la guardò.

-Jasmine è uscita senza Felix. Il piano ha funzionato- rivelò, senza particolare enfasi o emozione.

-Non paghi mai, cosa è successo?- si affrettò ad indagare Petra, cercando il suo sguardo.

Vide vagamente Norman correre verso la fermata dell’autobus con la coda dell’occhio, ma decise di non darci troppo peso.

-Paghi sempre tu. È giusto che questa volta paghi io. Non sono così egoista- sbuffò Amabelle, incrociando le braccia.

-Non me la dai a bere! È successo qualcosa! Sei arrabbiata con me?- indagò Petra, enfatica.

Amabelle scosse violentemente la testa.

-Sei arrabbiata con Norman?-

Amabelle la scosse ancora più forte.

-Con Felix? Mirren? Jasmine? Il poliziotto? La cameriera?- Petra continuò a sparare ipotesi, e alla fine Amabelle sbottò.

-Non sono arrabbiata con nessuno, okay?! Solo…- sospirò, e le vennero i lucciconi -…mi sento in colpa, va bene? Norman ha ragione, ho esagerato, solo che…- si interruppe, e si prese la testa tra le mani.

Petra le mise le mani intorno alle spalle, per darle conforto.

-Solo che…?- la incoraggiò a continuare, con voce più gentile e paziente possibile.

Anche se Petra era pessima ad essere paziente e gentile.

-Solo che avevo troppa paura che Felix e Jasmine potessero mettersi insieme. Ero terrorizzata. Felix deve stare con Mirren!- Amabelle era agitata, e tremante, ma anche davvero determinata.

Petra la guardò poco convinta. Non credeva che questa fosse l’unica spiegazione.

Provò ad indagare discretamente.

-Perché ci tieni così tanto, che finiscano insieme?- chiese, a bassa voce.

Amabelle esitò, come se non lo sapesse neanche lei. Poi scosse la testa.

-Perché sono fatti l’uno per l’altro e devono stare insieme!- esclamò a gran forza.

-Okay, ma perché la loro relazione ti coinvolge così tanto. Non è tuo compito far ragionare quelle due zucche vuote- cercò di farle notare Petra.

Amabelle iniziò ad agitare le gambe, cercando una risposta.

-E invece sì, perché altrimenti non finiranno mai insieme, e saranno tristi, e io voglio che siano felici- sembrava un disco rotto che ripete sempre le stesse cose. Ormai non sembrava crederci più neanche lei, ma non voleva affrontare il vero motivo per cui cercava con tale caparbietà di fare la matchmaker per i suoi amici.

-Amabelle, ti prego. Sono la tua migliore amica, sii onesta con me- la supplicò Petra, prendendole timidamente le mani come Amabelle faceva sempre con lei, e guardandola dritta negli occhi.

Non credeva di essere molto convincente, ma lo fu abbastanza.

Il labbro di Amabelle tremò per qualche secondo, poi la ragazza crollò.

Scoppiò a piangere, e gettò le braccia al collo di Patra, iniziando a singhiozzare rumorosamente col volto poggiato nella sua spalla.

Il cuore di Petra iniziò a battere furiosamente nel petto.

Sia perché “Wow, la mia cotta mi sta abbracciando forte e piange sulla mia spalla!” sia perché “Oh no! La mia cotta sta piangendo sulla mia spalla”, e alla fine la preoccupazione superò di gran lunga il resto, e Petra abbracciò stretta Amabelle, accarezzandole i capelli e cercando di calmarla.

-Sta andando tutto male!- iniziò a sfogarsi Amabelle, tra i singhiozzi. Petra la lasciò parlare.

-All’università non riesco a concentrarmi, Max e Sonja sono praticamente impossibili, e adesso anche Felix e Mirren si stanno separando. E mio padre…- la sua voce si spezzò, e Petra non riuscì a fare a meno di irrigidirsi.

Eccolo, il tasto dolente. La radice della sofferenza e della determinazione di Amabelle quel giorno.

-…mi ha scritto una stupida mail. Dovevo andare da lui a Pasqua, ma mi ha dato buca, e la passerà con la sua nuova famiglia in crociera. Mi ha inviato dei soldi per farsi perdonare. Dei soldi. Come se volesse comprarmi- spiegò, piangendo sempre più forte.

Petra la strinse ancora più forte. Aveva i lucciconi anche lei. 

Era raro che Amabelle lasciasse trasparire emozioni negative verso suo padre.

Di solito sorrideva e cercava di vedere il lato positivo di tutto: 

“Mio padre ama così tanto la sua nuova moglie che le ha offerto una vacanza! Non è romantico?!”

“Non è colpa di mio padre se non è potuto venire al mio compleanno. Ha un bambino piccolo a casa. Dovresti vedere il mio nuovo fratellino, è davvero adorabile!”

“Sì, beh, non paga gli alimenti, ma non naviga neanche lui nell’oro. Ha due figli e una moglie da sfamare. Non può permettersi di badare anche a me, ma è comprensibile”

Certo che in quel gruppo erano tutti messi malissimo in quanto a padri.

Lei e Mirren neanche a parlarne, Amabelle, Clover… chi si somiglia si piglia, probabilmente.

-Mi dispiace, Baelle- le sussurrò all’orecchio, con dolcezza.

Amabelle scosse la testa, sempre restando a contatto con la sua spalla.

-Non… non fa niente. Ci sono abituata. Non dovrei prendermela così…- cercò di staccarsi, ma Petra la tenne abbracciata.

-Invece sì. Devi prendertela. E devi ripulirlo, quel padre degenere- la istigò, facendola ridacchiare leggermente.

-Mi ha dato parecchi soldi effettivamente- borbottò Amabelle -Forse potrei affittare una famiglia con cui passare la Pasqua. Mamma si era già organizzata con le sue amiche e l’ho supplicata di non disdire per me- borbottò poi, triste.

Petra si staccò di scatto da lei, e la guardò negli occhi, quasi arrabbiata.

-Stai scherzando, vero?! Vieni con me e Mirren dai Durke. Anche mio padre si fa un weekend con Bonnie, e credo che a Johanne un posto in più o in meno non cambi poi molto- la incoraggiò, con forza.

Amabelle accennò un sorriso intimorito.

-Non so se dopo oggi Felix vorrà ancora guardarmi- abbassò lo sguardo, triste.

-Neanche lo sa che sei stata tu. E poi lo sai com’è fatto. È un debole che non sa serbare rancore, e non ha voce in capitolo nelle decisioni importanti, quindi verrai, è deciso!- batté le mani tra loro sorridendo ad occhi chiusi, in una perfetta imitazione di Amabelle, che iniziò a ridere e si asciugò le poche lacrime rimaste.

-Petra, sei la migliore...- commentò poi, guardandola con affetto, e facendo fare una capriola allo stomaco dell’amica.

-Lo so- per sdrammatizzare, Petra scosse i capelli, dandosi delle arie.

Amabelle ridacchiò nuovamente.

-Verresti con me al New Malfair Comic & Games?- chiese poi Amabelle, con il tono di una persona che sta facendo una proposta di matrimonio.

-Uh?- Petra sentì quindi solo il tono e non recepì minimamente la domanda.

-Pensavo di usare i soldi di papà per comprare due biglietti, e pagare il passaggio. Mi piacerebbe andare con te- Amabelle sbatté gli occhi con fare civettuolo.

-Sicuro, con piacere- Petra annuì in fretta, cercando di non diventare rossa come un peperone, e mantenendo almeno in apparenza la nonchalance.

Amabelle la abbracciò di nuovo, e le diede un bacio sulla guancia, all’improvviso molto più allegra.

-Spieremo Mathi e Denny e se ci riesce anche Clover e Diego! Sarà fantastico!- esclamò, battendo le mani, del tutto rasserenata.

Fu solo in quel momento che Petra si rese conto di cosa avesse acconsentito a fare, e tirò un discreto sbuffo seccato. 

Sicuramente si sarebbe pentita di aver detto di sì, ma almeno adesso Amabelle era felice.

-Oh, a proposito…- Amabelle tirò fuori dieci dollari, e li porse verso Petra -Per ripagarti- le sorrise.

Petra non li prese, e guardò storto l’amica.

-Se avevi i soldi perché me li hai chiesti?- inarcò un sopracciglio.

-Perché mi piace vedere la tua reazione quando me li presti- ridacchiò Amabelle, un po’ imbarazzata, e facendo questa volta arrossire vistosamente Petra, dato che non si aspettava un tale attacco improvviso al suo cuore.

-Ora che siamo tutte contente e l’appuntamento è finito in disastro, direi che è il caso di chiamare un taxi, o due, dato che abitiamo lontane- propose quindi, alzandosi e interrompendo definitivamente il momento di tenerezza.

-Hey, ragazze, che ci fate qui?- una voce alle loro spalle fece sobbalzare entrambe, che si girarono poi di scatto verso l’origine, che, ma entrambe lo avevano già intuito, si rivelò essere un sorridente Felix, che armeggiava distrattamente con l’accendino, e le guardava rilassato.

-Niente- risposero insieme, con aria colpevole.

-Figo. Volete un passaggio a casa o avete altro “niente” da fare?- chiese, tranquillo, indicando un punto poco distante e iniziando ad avviarsi in quella direzione. 

-Credi che voglia uccidermi e occultare il cadavere?- sussurrò Amabelle all’orecchio di Petra.

-Dovrebbe passare anche sul mio, di cadavere, e non ne è fisicamente capace- la rassicurò Petra, iniziando a seguire il vicino di casa.

-Aww, Tray!- Amabelle le si aggrappò affettuosamente al braccio, felice dalla dichiarazione di protezione.

In realtà Petra si riferiva al fatto che se Felix avesse voluto uccidere Amabelle avrebbe dovuto liberarsi anche di lei in quanto testimone, ma non fece notare la cosa, e si limitò a cercare di non implodere ad avere Amabelle appiccicata a lei.

-Grazie del passaggio, Felix- Amabelle alzò la voce e si rivolse all’amico, che alzò le spalle.

-Figurati. Meglio che chiamare un taxi- il ragazzo alzò le spalle, e intascò l’accendino, per poi prendere le chiavi.

Sembrava davvero tranquillo, per niente turbato dalla serata disastrosa.

Ma Petra lo conosceva molto meglio di quanto avrebbe voluto, e sapeva che dietro quel sorriso rilassato si celava un grande conflitto interiore.

Si denotava dal prominente odore di fumo, dagli occhi distanti, e dai numerosi tic nervosi.

Per la prima volta da tutta la sua vita, Petra iniziò davvero a sperare che i piani di Amabelle avrebbero funzionato, almeno per Felix e suo fratello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Scusate il ritardo, ma è stata una settimana piena di impegni.

Ho messo un indizio quasi impossibile da notare in questo capitolo, non dico riferito a cosa, ma se avete teorie da fare, questo è il capitolo giusto per farle.

Passando al capitolo in ordine, però, Max e Manny sono tenerissimi! Anche se io non so scrivere appuntamenti, mannaggia al mio stato di eterna single!

E poi è stato stranissimo scrivere di gente che esce senza mascherine e dandosi la mano tranquillamente. Ormai il covid è entrato nelle abitudini, ahahahah.

Per quanto riguarda Felix, è stato divertentissimo scrivere tutti gli imprevisti che Amabelle architetta, soprattutto la parte di Ferdinand. 

Jasmine, come i concorrenti del gioco di coppie, è un personaggio di uno dei miei numerosi progetti incompleti, spero vi sia piaciuta.

Il prossimo capitolo pensavo di farlo speciale di Pasqua, ma siamo ad Agosto, e non aggiunge niente alla trama, quindi la Pasqua la leggerete in uno speciale di Pasqua che sicuramente pubblicherò l’anno prossimo, e il prossimo capitolo sarà finalmente il New Malfari Comic & Games.

E sarà un mattone, sicuramente. Ho già il progetto, e dovrebbe essere lunghissimo, quindi non credo che riuscirò a pubblicarlo entro giovedì. Tenete d’occhio le side stories.

E a proposito di questo, ho fatto un nuovo sondaggio per superare il leggero hiatus della storia, il link è alla fine. Lo scorso sondaggio mi ha aiutato un sacco quindi se volete rispondere mi farà un sacco piacere. È molto breve ed anonimo.

Grazie a tutti quelli che leggono questa storia, siete pochi ma siete costanti, e mi fa davvero tanto piacere.

Vi mando un grande bacione e alla prossima :-*

 

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: New Malfair Comic and Games! Mathi e Denny fanno un incontro davvero interessante. Clover e Diego provano a partecipare alla gara cosplay. Amabelle e Petra cercano di raggiungere la fiera e continuare la loro impresa da stalker.

 

 

 

SONDAGGIO 2

   
 
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