XI. Vuota
Prompt 11: Abbracciare qualcuno che piange
Maya piangeva disperata. I singhiozzi, pieni di rabbia e odio e rancore, le scuotevano le spalle larghe di chi si è sempre fatto carico di tutto e adesso si trova a fare i conti col vuoto.
Aveva trent’anni, i capelli corti e riccioluti, il naso grondante e gli occhi gonfi di chi piange da ore per aver perso tutto o quasi. Aureliano, come sempre, silenzioso al suo fianco l’ascoltava odiare.Maya piangeva disperata. I singhiozzi, pieni di rabbia e odio e rancore, le scuotevano le spalle larghe di chi si è sempre fatto carico di tutto e adesso si trova a fare i conti col vuoto.
Poi fu troppo, per entrambi e Maya si rifugiò in quell’abbraccio che era sempre pronto per lei e si lasciò stringere, continuando a piangere.
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XII. Equilibristi
Prompt 12: “Potrei quasi abbracciarti.” “Potrei non desiderare altro.”
Non si sbilanciavano quasi mai, sempre tesi a ricercare l’equilibrio tra loro come fossero equilibristi su una fettuccia sospesa.
Ma ogni tanto accadeva – dopo una sbornia, dopo una rottura, dopo un litigio – che uno dei due si facesse sfuggire una parola, una frase, un gesto in più. Quella volta fu Maya a farlo, tra uno sbuffo di fumo e un sorso di birra sul mare.Non si sbilanciavano quasi mai, sempre tesi a ricercare l’equilibrio tra loro come fossero equilibristi su una fettuccia sospesa.
«Potrei quasi abbracciarti.»
Maya si sistemò meglio al fianco di Aureliano, incastrandosi sotto la spalla e mettendogli le gambe addosso.
«Potrei non desiderare altro.»
L'abbracciò stretta, prendendola praticamente in braccio, godendo del calore e dell'odore di chi rappresentava casa.
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XIII. Libro aperto
Prompt 13: Un abbraccio non-abbraccio
Maya, purtroppo o per fortuna, era una persona facilmente leggibile. Aureliano, nel mondo, era la persona che la sapeva comprendere meglio, anche solo dall’inclinazione – scettica, il più delle volte – di un sopracciglio.
Così quando le presentò Nora, espansiva compagna di università che le si buttò praticamente addosso per abbracciarla, la non-stretta di Maya intorno alle spalle magroline dell’altra fece scappare una risatina ad Aureliano, che ottenne in risposta uno sguardo interrogativo e uno fulminante.Maya, purtroppo o per fortuna, era una persona facilmente leggibile. Aureliano, nel mondo, era la persona che la sapeva comprendere meglio, anche solo dall’inclinazione – scettica, il più delle volte – di un sopracciglio.
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XIV. Passo a due
Prompt 14: Prendere qualcuno tra le braccia
Stupidi. Ecco come sarebbero apparsi al resto della gente che in quei due che ridevano, l’una nelle braccia dell’altro, non avrebbero visto altro che due adulti fuori luogo. Ma non importava ad Aureliano e non importava a Maya, dello sguardo che gli avrebbe riservato il mondo inconsapevole di quello che c’era tra loro. Sulle note di un tango, scoordinati come erano sempre stati – nel ballo, nella vita, negli amori – Maya si lasciò andare, Aureliano le fece fare un casquè e risero insieme fino a non avere più fiato, ritrovandosi sull’uscio di casa a tentennare felici, tenendosi stetti tra le braccia.
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Stupidi. Ecco come sarebbero apparsi al resto della gente che in quei due che ridevano, l’una nelle braccia dell’altro, non avrebbero visto altro che due adulti fuori luogo. Ma non importava ad Aureliano e non importava a Maya, dello sguardo che gli avrebbe riservato il mondo inconsapevole di quello che c’era tra loro. Sulle note di un tango, scoordinati come erano sempre stati – nel ballo, nella vita, negli amori – Maya si lasciò andare, Aureliano le fece fare un casquè e risero insieme fino a non avere più fiato, ritrovandosi sull’uscio di casa a tentennare felici, tenendosi stetti tra le braccia.
XV. In somno veritas
Prompt 15: Abbracciare una persona nel sonno
Maya era decisamente meno rigida, quando dormiva: sbavava, russava leggermente e soprattutto si muoveva un sacco, in modo disordinato, rotolandosi nelle lenzuola alla ricerca di calore.
Aureliano lo aveva scoperto che aveva dieci anni, durante uno dei tanti sabati passati insieme a guardare film e mangiare schifezze.Maya era decisamente meno rigida, quando dormiva: sbavava, russava leggermente e soprattutto si muoveva un sacco, in modo disordinato, rotolandosi nelle lenzuola alla ricerca di calore.
Il suo sonno leggero gli aveva permesso di godere dello stretto abbraccio dell’amica quella volta e aveva continuato a farlo. Dormivano così da più di dieci anni, con Aureliano che faceva attenzione a svegliarsi sempre un po’ prima per sciogliere l’abbraccio e far finta di niente.
Gli restava però l'odore di Maya sulla maglia, silenzioso testimone di quell'avvicinarsi involontario e spontaneo.
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