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Autore: C_Totoro    23/08/2020    4 recensioni
Regulus Black ha appena sedici anni quando diventa un Mangiamorte insieme al suo migliore amico Athelstan Selwyn. Ben presto si rende conto però che la vita da Mangiamorte è completamente diversa da quella che si era immaginato e tutto inizierà a precipitare quando Athelstan si ritrova, suo malgrado, ad aver tradito il Signore Oscuro. Dalla storia:
“Regulus represse un singulto mentre l’angoscia si impadroniva di ogni fibra del suo essere. E proprio da quell’angoscia nacque inaspettatamente una scintilla di speranza che, pur venata da un sottile dolore, gli diede un attimo di tregua, tuttavia, spesso, è proprio di quella tregua che la catastrofe approfitta per esplodere improvvisa.
‘… Lui?’ chiese facendo finta di non capire, aggrappandosi alla speranza e alla tregua e allontanando da sé l’idea di catastrofe che pure sentiva incombere.
‘Il Signore Oscuro’ annuì Stan, togliendo le mani dal viso e perdendosi a guardare le onde.”
Quale sarà il motivo che porterà Regulus a tradire Lord Voldemort? Il motivo che lo porta a decidere di disfarsi di uno degli Horcrux?
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Nuovo personaggio, Regulus Black, Voldemort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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LA CATASTROFE CHE ESPLODE IMPROVVISA

 

Regulus si passò le dita sul Marchio Nero impresso a fuoco sul suo avambraccio sinistro. Dopo tutti quegli anni passati ad agognarlo, ancora non poteva credere di essere riuscito a entrare a far parte del cerchio dei Mangiamorte. È vero che già a Hogwarts aveva compiuto piccoli compiti per il Signore Oscuro, le lettere di sua cugina Bellatrix arrivavano sempre puntuali, sempre velate d’innocenza, ma per Regulus non era mai stato un problema decifrarne il sottotesto. Una volta, alla fine di una lettera inconcludente che riguardava il matrimonio di Narcissa, alcuni aggiornamenti sulle beghe familiari tra zia Druella e sua mamma Walburga, gli aveva scritto:

 

Quando torni per le vacanze di Natale ti devo presentare un mio grande amico, Reg… mi chiede sempre di te e di come te la passi a Hogwarts. A proposito, come stanno Silente e Lumacorno? Sono stati anche suoi professori! Prova a chiedere al professor Lumacorno se non voglia partecipare alla nostra festa di Natale, alla fine sarà come fare una rimpatriata del Lumaclub, ahahah…

 

Regulus avrebbe ricordato per sempre quella festa di Natale, la prima volta che aveva parlato con il Signore Oscuro. Fu in quell’occasione che comprese il motivo per cui sua cugina Bellatrix ne fosse così palesemente attratta e ossessionata. D’altro canto, com’era possibile resistergli? Emanava un’aura oscura e potente, la sua sola presenza bastava a incutere timore e a far comprendere la sua autorità.

“Hai visto, Stan? Il Signore Oscuro è quello, il mago alto accanto a mia cugina Bellatrix…” aveva sussurrato Regulus al suo migliore amico, Athelstan Selwyn.

“Lo vedo, lo vedo” gli aveva risposto Athelstan affascinato, poi aveva aggiunto in un sussurro emozionato “Certo che tua cugina è una dea, Reg! Me la presenti?”

Regulus aveva alzato gli occhi al cielo, suo malgrado divertito “È sposata” gli aveva sussurrato tirandogli una gomitata “E poi te l’ho già presentata!”

“Sì, lo so che me l’hai già presentata, Reg” aveva mugugnato Athelstan in risposta “Ma lei finge sempre di non riconoscermi… o forse davvero non si ricorda di me. Non credo di essere così terribile di aspetto, insomma, il Signore Oscuro non mi sembra davvero una bellezza eppure lei lo guarda come se fosse l’uomo più bello sulla faccia della Terra”.

Regulus si morse le labbra e guardò di sottecchi l’amico in piedi accanto a lui con una burrobirra in mano. Come ogni mago Purosangue aveva tratti aristocratici, alto per i suoi sedici anni, occhi scuri e pelle pallida. Lo sguardo di Regulus si era poi spostato di nuovo verso l’altra parte della sala ma, con suo sommo stupore, aveva notato come Voldemort e sua cugina si stessero avvicinando a loro con un sorriso per nulla tranquillizzante sulle labbra.

“E così questo sarebbe tuo cugino, Bella?” aveva chiesto Voldemort a Bellatrix che aveva annuito orgogliosa.

“Sì, mio Signore. Mio cugino Regulus Black. Mio cugino che non vede l’ora di entrare al vostro servizio!”

Regulus si era chinato, un po’ in segno di rispetto, un po’ per nascondere il rossore che aveva iniziato a imporporargli le guance: i complimenti di Bellatrix lo facevano sempre emozionare. La famiglia Black non era prodiga di parole d’affetto e Regulus aveva sempre avuto un po’ la sindrome dell’abbandono. Walburga e Orion non si potevano definire due genitori presenti, sua cugina Andromeda aveva deciso di scappare con un Sanguesporco, Sirius si era fatto smistare tra i Grifondoro e il loro rapporto era naufragato ben prima della sua fuga dai Potter. Narcissa era sempre stata distaccata. Solo Bellatrix era stata per lui una figura presente, qualcuno su cui fare affidamento. Lo aveva preso sotto la sua ala e lo invitava sempre a Villa Lestrange dove gli parlava del Signore Oscuro, lo istruiva – in particolare gli insegnava l’Occlumanzia – , gli dava consigli e lo gratificava con belle parole. Sentirsi fare quei complimenti davanti al Signore Oscuro lo aveva fatto riempire di orgoglio ed emozionare: tutte quelle parole da parte di Bella in quegli anni non erano quindi state dette tanto per dire; davvero era fiera di lui e credeva che dovesse entrare a far parte dei Mangiamorte e portare avanti il nome dei Black.

“Black, quindi” aveva detto Voldemort continuando a osservarlo attentamente “E l’ammiratore della mia Bella che pensa io ‘non sia una bellezza’ chi sarebbe, invece?” aveva poi chiesto con un sorriso sghembo indicando con un cenno della testa Athelstan che, a quelle parole, era impallidito notevolmente.

“È Athelstan Selwyn, mio Signore” aveva risposto Regulus con voce incolore e schermendo la propria mente mettendo in atto gli insegnamenti di Bella: non voleva far trasparire l’affetto che provava per l’amico, voleva essere un libro bianco.

Athelstan si era prostrato in un inchino profondo “Mio Signore!” aveva mormorato con voce strozzata “Perdonatemi non volevo…”

Voldemort aveva alzato una mano pallida per interromperlo “Bella devi ricordati di questo ragazzino, d’ora in poi. È destinato a seguire le orme del fratello e diventare un Mangiamorte utile alla nostra Causa” le aveva detto sempre con quel sorriso inquietante che gli inarcava le labbra “Ma tu, Selwyn, devi imparare a stare al tuo posto” aveva aggiunto poi in un sussurro minaccioso…

 

Il fuoco nel camino si ravvivò all’improvviso e lo scoppio dei cocci di legno fece sussultare Regulus che, per lo spavento, contrasse le dita: le unghie affondarono nella pelle tatuata lasciando profondi segni rossi.

“REG!”

L’urlo di Athelstan lo fece voltare di scatto.

“Athelstan?” chiese Regulus confuso lasciandosi scivolare sul pavimento e avvicinandosi al camino per parlare con l’amico.

“Cosa c’è? Cos’è successo?”

“Credo di aver fatto una cazzata, Reg. Una di quelle grosse”.

Regulus osservò attentamente il viso dell’amico. Gli occhi erano sgranati dal panico e vedeva la sua figura tremolare nel fuoco, doveva essere fuori di sé dalla paura. Regulus sentì il suo cuore accelerare. Non aveva mai visto Stan in quelle condizioni, mai. Cosa poteva essere successo? O meglio, cosa poteva aver mai fatto?

“Dimmi cos’è successo” lo spronò cercando di mantenere il tono di voce calmo per non peggiorare la situazione nonostante, pur non conoscendone ancora la causa, la paura dell’amico si stesse propagando anche in lui.

“No, non così. È troppo pericoloso” mormorò Athelstan scuotendo il capo velocemente “Tra un quarto d’ora ci vediamo a Brighton, dove andavamo da bambini” e, senza aspettare una risposta, Athelstan ritrasse la testa con un sonoro pop.

Regulus rimase a osservare le fiamme tornare ad abbassarsi per qualche secondo, come in tralice. Quell’ultimo anno era stato davvero pazzesco. La fine di Hogwarts, l’ingresso tra i Mangiamorte… non si era immaginato che fosse così. Bellatrix l’aveva allettato con la prospettiva di un mondo migliore, di un mondo in cui i maghi avessero pieno controllo, un mondo in cui la magia era la norma. Invece Regulus si era ritrovato invischiato in omicidi a sangue freddo, in rituali di Magia Oscura dei quali nemmeno riusciva a comprendere il significato. Regulus deglutì a vuoto mentre spostava lo sguardo verso il tatuaggio sulla sua pelle, quel senso di fastidio e disgusto per sé stesso lo attanagliò di nuovo. Scosse la testa con forza cercando di schiarirsi la mente, non era davvero il momento di lasciarsi andare a certi pensieri. Si alzò in piedi battendo con le mani sulle ginocchia per levarsi la polvere dalla veste, poi afferrò il mantello da viaggio e si smaterializzò in fretta a Brighton nel punto concordato con Athelstan.

Non appena i suoi piedi toccarono la ghiaia della spiaggia, Regulus venne colpito dall’odore di salsedine e dal garrito dei gabbiani. Aprì gli occhi lentamente, coprendosi il viso con una mano per ripararsi dai raggi solari, poi si guardò velocemente intorno ma di Athelstan ancora non c’era neanche l’ombra. Fece un sospiro e cercò di calmarsi, utilizzando le tecniche dell’Occlumanzia. Quando il suo respiro tornò regolare si lasciò cadere lentamente sulla battigia, la sua veste si impregnò subito di acqua di mare ma Regulus non ci fece caso, si perse semplicemente a guardare il mare. Prima la schiuma delle onde che si infrangevano sui suoi stivali neri, poi poco più in là, quando l’onda iniziava a formarsi, lasciò vagare lo sguardo ancora più lontano, fino ad arrivare verso la linea dell’orizzonte dove il blu del mare si confondeva con l’azzurro del cielo. In quel momento pensò che gli sarebbe piaciuto anche a lui perdersi in un limbo di quel tipo, un punto in cui poteva decidere se fare parte del mare oppure diventare parte del cielo. Sospirò e l’odore del sale marino lo inebriò. Il mare, il suo profumo, il movimento dall’acqua, avevano sempre avuto il potere di calmarlo e dargli un senso di libertà che lo faceva librare al si sopra della realtà. Se si concentrava, quasi riusciva a perdersi nei ricordi del passato, quando lui e Sirius erano ancora fratelli e giocavano su quella spiaggia con Athelstan e suo fratello.

“Vedi Reg” gli diceva Sirius spruzzandogli l’acqua in viso “Dobbiamo essere come l’acqua! Dobbiamo saperci adattare. Dobbiamo essere forti, pazienti, caparbi. Gutta cavat lapidem”.

“Non ti capisco, Sirius” gli rispondeva Regulus mettendo su il broncio e cercando di raggiungere il fratello per schizzargli a sua volta.

Regulus sentì riecheggiare le loro risate allegre e spensierate, quando ancora la loro vita era intrecciata e non viaggiava su linee parallele. Rivide Athelstan raggiungerlo per cercare di aiutarlo a sconfiggere Sirius. Regulus si ritrovò a dover scuotere la testa per scacciare quei pensieri, quei ricordi che se a prima vista potevano sembrare dolci e succulenti, una volta addentati con forza rilasciavano tutta la loro amarezza. Si strinse di più nel mantello.

Era andato tutto perso. La cosa che più faceva imbestialire Regulus era il fatto che Sirius non avesse mai seguito quel suo stesso strambo consiglio: se n’era scappato appena aveva potuto, lasciando il peso di una dinastia tutta sulle sue spalle. Regulus si passò le dita sulle palpebre abbassate, cercando di chiudere la mente a quei ricordi. Ma non appena si fermavano i ricordi d’infanzia, facevano capolino ricordi più recenti, ricordi di urla di terrore, di urla di dolore… sangue…

Lo schiocco di qualcuno che si materializzava lo riportò alla realtà e quel senso di disgusto per sé stesso e il Marchio che portava sul braccio venne presto sostituito di nuovo dall’ansia.

“Regulus!” mormorò Athelstan sedendosi accanto a lui. Tremava in modo incontrollato e Regulus poteva sentire il battito dei suoi denti: sembrava aver perso ogni contegno “Sei venuto!”

Regulus gli passò un braccio intorno alle spalle, cercando di farlo calmare “Certo che sono venuto, Stan” fece una pausa, cercando di far regolarizzare il respiro di Athelstan con il suo “Cos’è successo?”

“Ho fatto una cazzata” gemette Athelstan tormentandosi le mani per poi nascondervi il viso “Sono stato così stupido!”

“Tutti commettono errori” cercò di consolarlo Regulus, senza capire a cosa si riferisse il suo amico.

“Ma Lui non ammette errori, Reg, lo sai”.

Regulus represse un singulto mentre l’angoscia si impadroniva di ogni fibra del suo essere. E proprio da quell’angoscia nacque inaspettatamente una scintilla di speranza che, pur venata da un sottile dolore, gli diede un attimo di tregua, tuttavia, spesso, è proprio di quella tregua che la catastrofe approfitta per esplodere improvvisa.

“… Lui?” chiese facendo finta di non capire, aggrappandosi alla speranza e alla tregua e allontanando da sé l’idea di catastrofe che pure sentiva incombere.

“Il Signore Oscuro” annuì Stan, togliendo le mani dal viso e perdendosi a guardare le onde. “Sono spacciato. Spacciato”.

Regulus rimase per qualche istante in silenzio come se le parole di Stan dovessero sedimentarsi in lui prima di poter germogliare e poter arrivare ad avere un senso.

“Cosa hai combinato?” chiese infine, pur sapendo che non avrebbe mai dovuto informarsi: se Athelstan era nei guai e gli raccontava cosa aveva fatto sarebbe presto diventato suo complice e, a quel punto, sarebbero stati entrambi spacciati.

“Tuo fratello!” ringhiò Athlestan per un attimo la tristezza e lo sconforto nei suoi occhi lasciarono il posto a una furia cieca “Mi ha ingannato…”

“Sirius?” lo interruppe stupito Regulus. Cosa c’entrava Sirius?

“Mi ha fatto credere di essere un Mangiamorte”.

Regulus scattò in piedi, adirato.

“Sirius un Mangiamorte?” sbottò Regulus senza riuscire a trattenersi. Sentiva il suo cuore pompare nelle orecchie, la gola secca. Sapeva che non era quello il momento giusto per litigare che avrebbe dovuto mantenere la tranquillità nel suo cuore e prestare soccorso all’amico, non farsi prendere da quella rabbia egoistica che poco aveva a che fare con Athelstan. “Come se non lo conoscessi, mio fratello, Stan! Sai che è stato diseredato dalla famiglia Black… noi due siamo Mangiamorte, mia cugina Bella è una Mangiamorte… credi che non lo sapremmo se Sirius facesse parte del Cerchio? Credi che mia cugina non me lo avrebbe detto? Per Merlino, dovresti solo usare il cervello!” completò Regulus con il fiato corto per poi calciare dei sassi.

“Lo so” Athelstan si afferrò i capelli con le mani e tirò forte, era disperato “Mi ha ingannato Reg! Sapeva cose che… che solo un Mangiamorte poteva sapere! Mi ha detto che lo mandava il Signore Oscuro” singhiozzò mentre le lacrime iniziavano a scorrergli copiose sulle guance per poi sprofondare nella barba leggermente lunga “Mi ha parlato dei suoi piani e poi… sai, gettava l’amo” scosse la testa “E io ho abboccato come un’idiota! Gli ho rivelato informazioni fondamentali… è come se avessi fatto la spia per l’Ordine della Fenice, capisci?” Athelstan si diede un pugno sulla testa “Come faccio? Come faccio?”

Regulus lo guardò allucinato per qualche istante e all’improvviso ebbe la consapevolezza che Athelstan Selwyn era un morto che camminava e parlava. Il Signore Oscuro lo avrebbe scoperto e non lo avrebbe mai perdonato. Vide Stan riverso a terra, lo sguardo vuoto, quello sguardo che in quell’ultimo anno aveva visto così spesso, troppo spesso. E per cosa poi? Per chi? Bellatrix lo aveva ingannato. Il Signore Oscuro non era la divinità di cui gli aveva parlato. Represse un brivido e tentò di nuovo di schermare la sua mente. Ormai si sentiva sempre di più impossibilitato a lasciarsi andare a sentimenti ed emozioni, era estenuante vivere a quel modo, senza poter provare davvero nulla. Poteva solo rimanere a galleggiare sulla superficie, come quando da bambino giocava “a fare il morto” in mare.

“Cosa devo fare, Reg? Ti prego aiutami!” lo pregò Selwyn tirandolo per la veste. Regulus si riscosse.

“Come hai potuto fidarti di Sirius?” mormorò Regulus, scostandosi per far mollare la presa di Athelstan dalla sua veste “Di quel traditore?”

Athelstan si lasciò cadere sulla ghiaia della spiaggia e affondò il viso tra le pietre bagnate, incurante delle onde del mare che lo bagnavano in viso. Regulus lo osservò per qualche secondo in silenzio, poi si chinò su di lui e gli diede un bacio tra i capelli.

“Stan, calmati” gli sussurrò “Troveremo una soluzione” provò a consolarlo, pur sapendo che quanto stava dicendo era privo di senso. Con il Signore Oscuro non c’erano soluzioni, non si poteva parlare, discutere, chiarire. A meno che…

“Ti stai dimenticando di chi sono parente” mormorò mentre un sorriso di speranza gli si apriva in viso. Speranza, di nuovo pensò distrattamente cercando di far tacere la propria coscienza che lo avvisava che la speranza era sempre preludio di catastrofe. È una tregua passeggera…

Stan tirò su la testa. Aveva gli occhi rossi e dei segni sulle guance, dove prima aveva affondato le unghie “Bellatrix?”

Regulus annuì “Lo sai che ha un ascendente particolare sul Signore Oscuro. Parlerò con lei e vedrai che saprà trovare una soluzione” disse Regulus, acquistando sicurezza. Bellatrix non lo avrebbe mai tradito, poteva essere una pazza sadica ma, quando si trattava della famiglia, era l’unica a esserci sempre stata.

“Non lo so Reg” sussurrò Athelstan tirandosi su, il respiro pesante e ancora tremante “Bellatrix non andrebbe mai contro il Signore Oscuro”.

“Ma non deve andare contro il Signore Oscuro. Deve mettere solo una buona parola per noi”.

“Noi?” ripeté Stan sgranando gli occhi sorpreso.

“Ci siamo dentro insieme a questa cosa” rispose Regulus serio annuendo. Gli strinse la spalla con una mano “Torna a casa, vado da Bellatrix subito e vedrai che troveremo una soluzione”.

Regulus si smaterializzò senza aspettare risposta. Gli causava un dolore sordo all’altezza del petto continuare a vedere lo stato pietoso in cui versava Athelstan, il suo vero fratello, la persona che era sempre stata al suo fianco, pronto a sostenerlo, ad aiutarlo, a consolarlo. A seguirlo in quella follia di essere un Mangiamorte.

Regulus era davvero persuaso del fatto che Bellatrix potesse essere la soluzione a tutti i loro problemi, tuttavia qualcosa all’interno di lui continuava a ribellarsi. Preludio di catastrofe, continuava a sussurrargli una vocina nella sua testa.

L’hai vista, vero? Non metterebbe mai te o Athelstan prima del Signore Oscuro… hai visto come lo guarda? La sua nuova famiglia è indiscutibilmente Lui…

Si materializzò fuori dal cancello di Villa Lestrange che, riconoscendolo come un amico e un alleato, subito si spalancò. Regulus iniziò a sentire dei brividi lungo la schiena mentre procedeva lungo il bel giardino. Brividi di disagio e di ansia. Quante volte aveva percorso quella stessa strada con invece la gioia nel cuore? Con la baldanza della gioventù e di chi crede di avere il mondo ai suoi piedi, di aver appena iniziato la propria vita e non di essere entrato in un vicolo cieco che lo avrebbe condotto prematuramente verso la fine…

“Regulus!”

Regulus si voltò di scatto, pronto a sfoderare la bacchetta ma quando vide chi lo aveva chiamato sorrise con calore “Ciao Rod” lo salutò sventolando leggermente la mano “Bella è in casa?” chiese subito, non aveva tempo per i convenevoli. Il Signore Oscuro doveva essere già stato avvisato del passaggio d’informazioni e sicuramente stava già indagando sui suoi Mangiamorte.

“Sei fortunato: è tornata poco fa” rispose Rodolphus avvicinandosi sempre di più “Dopo una settimana di assenza” aggiunse stizzito. Regulus si strinse nelle spalle, solitamente era molto più empatico nei confronti di Rodolphus – vivere con sua cugina doveva essere un inferno già normalmente, ma in più lei era completamente persa per un altro… - “Sai com’è fatta Bella, Rod” rispose “Vuole essere sempre pronta all’azione…”

Rodolphus si lasciò andare in una risata sarcastica “Vuole essere sempre pronta ad altro” lo interruppe incrociando le braccia “Ma ti lascio andare, Regulus. Per quanto tu sia un bravo occlumante percepisco una certa urgenza. Va’ da Bella e salutamela”.

Regulus annuì brevemente poi riprese a percorrere la strada che portava alla villa con passo spedito. Rodolphus aveva ragione, non aveva davvero tempo.

“Bella!” chiamò con un’urgenza appena messo piede all’interno della Villa “BELLATRIX!” urlò più forte aprendo una porta dietro l’altra come un ossesso.

“Ti ha dato di volta il cervello?” gli domandò una voce imperiosa da dietro le sue spalle.

“Bella!” esclamò Regulus, grato. Corse verso di lei e la strinse tra le braccia. Percepì la sorpresa della cugina che subito non rispose all’abbraccio. Non c’era mai stata molta fisicità in casa Black, gli abbracci avevano sempre scarseggiato. Ma quando Regulus la strinse più forte, Bella sussultò leggermente e, infine, lo abbracciò a sua volta.

“Cosa succede, Regulus?” gli sussurrò lei all’orecchio, sciogliendo la stretta “Cos’è successo?” incalzò.

“C’è un posto sicuro dove possiamo parlare?”

Bellatrix alzò le sopracciglia, sempre più curiosa. Poi, senza dire una parola, lo condusse in uno studio e, dopo aver lanciato un incantesimo per essere sicura che nessuno potesse origliare, gli chiese ancora “Cosa succede?”

Ora che era di fronte a Bella, Regulus si chiese se effettivamente fosse una buona idea parlare con lei. Quella vocina dentro di lui continuava a blaterare di catastrofe imminente ma Regulus non poteva davvero dare retta alla sua coscienza. Aveva alternativa? Bellatrix era la sua unica possibilità. La scrutò attentamente. Più passavano gli anni, più diventava bella nonostante il suo sguardo s’incupisse sempre di più diventando via via allo stesso tempo più malinconico e duro.

“È successo un casino…” mormorò infine, abbassando lo sguardo sulla punta dei suoi stivali ancora zuppi di acqua. Si concentrò sul fango che si era andato a formare sotto la suola e pensò che avrebbe davvero dovuto pulirsi le scarpe prima di fare il suo ingresso all’interno della Villa, chissà quante orme sporche aveva lasciato sui lucidi pavimenti in marmo…

“Che genere di casino?”

Regulus trasalì. La voce di Bellatrix era calma e tranquilla ma il modo in cui aveva posto la domanda diede a Regulus la sensazione che, in qualche modo, Bellatrix avesse già capito tutto e, quella sensazione, non gli piacque affatto.

“Hai presente il mio amico Athelstan?”

“Selwyn?” chiese Bellatrix, sempre più incupita e concentrata. Regulus annuì a disagio.

“Ecco… è caduto in una trappola”

Bellatrix assottigliò lo sguardo “Nel senso che è morto o nel senso che ha aperto la bocca con persone che non doveva?”

Regulus abbassò di nuovo lo sguardo con aria colpevole. Si sentiva come catturato in una ragnatela, in trappola e, per quanto si dibattesse per uscirne, il ragno ormai si stava avvicinando per mangiarlo. Eccola, la catastrofe si disse mentre un’altra voce si sovrapponeva e diceva Bellatrix ti aiuterà, ti vuole bene...

“È stato Sirius, Bella. Lo ha raggirato e gli ha fatto credere di essere anche lui un Mangiamorte… sai che noi non conosciamo tutte le persone che fanno parte del Cerchio – siamo ancora troppo inesperti e giovani, il Signore Oscuro non si fida – e Sirius è un Black…”

“Sirius non è più un Black!” sbottò Bellatrix raddrizzando le spalle “Cosa ha rivelato quell’impiastro del tuo amico? Cosa diamine ha detto, eh?” era fuori di sé dalla rabbia e Regulus non riuscì a trattenersi dal fare un passo indietro. Aveva spesso visto Bellatrix in azione e, in cuor suo, era sempre stato grato di essere un suo alleato e non un suo nemico. Bella era letale e, in quel momento, quella donna letale lo stava guardando con una rabbia insana, con uno sguardo che sembrava poterlo uccidere come quello di un basilisco.

“Informazioni importanti. Credo abbia fatto qualche nome di Mangiamorte…”

Bellatrix ringhiò “Vedi perché il Signore Oscuro non si fida?” si alzò la manica della veste e fece per premere sul Marchio per chiamare Voldemort ma Regulus fu più veloce di lei e le bloccò la mano.

“Oh no Bella, ti prego, aspetta” la pregò Regulus la voce gli si spense mentre un nodo gli stringeva la gola impedendogli di parlare con fare stentoreo come avrebbe voluto “Sono qui per chiedere il tuo aiuto. Stan è il mio migliore amico…”

Bellatrix rise, una risata selvaggia, cattiva, denigratoria e Regulus per un istante non vide più la sua amata cugina ma la Mangiamorte sadica che torturava le persone fino alla follia.

“Te ne dovrai trovare un altro, Reg. Mi dispiace” disse Bellatrix ma la sua voce era priva di empatia.

Regulus non mollò la sua presa, anzi, l’arpionò con più forza “Non mi vuoi bene Bella? Non te ne frega niente di me?” le chiese con ardore avvicinando il suo viso a quello della cugina.

“Certo che ti voglio bene” rispose, addolcendo leggermente il tono di voce “Ma queste questioni vanno al di là del mio potere”.

Regulus sorrise. Sapeva quali corde toccare in Bellatrix.

“Ti sottovaluti, cugina. Il Signore Oscuro ti tiene in conto più di ogni altro. Stravede per te” le disse in un sussurro e la vide arrossire, emozionarsi quasi, per quelle parole “Io lo so, tu lo sai… lo sanno tutti. Tutti sanno che per lui sei… speciale” proseguì, cercando di non strafare. “Se tu gli parlassi, gli spiegassi… il Signore Oscuro è un uomo ragionevole. Stan potrebbe diventare una spia nell’Ordine, magari. Oppure non so… può punirlo, capirei una punizione per fargli capire l’errore ma, Bella, ti prego, io non posso perdere un altro fratello…”

Bellatrix rimase in silenzio, Regulus non era neanche sicuro avesse sentito la sua ultima parte di discorso, forse ancora troppo estasiata per ciò che Regulus le aveva detto prima, estasiata per il fatto che tutti si fossero accorti che Voldemort la teneva in alta considerazione.

“Va bene, Reg. Proverò a parlargli” disse infine Bellatrix e Regulus lasciò la prese sul suo braccio lentamente “Non ti prometto nulla ma…” arrossì un po’ “Potrei avere buone argomentazioni”.

Regulus sorrise, grato “Oh grazie Bella, grazie, sapevo di poter contare su di te!”

Bellatrix gli fece un sorriso tirato “Vai da Selwyn. Immagino il Signore Oscuro vorrà vedervi entrambi dopo che gli avrò spiegato la situazione”.

Detto ciò, Bellatrix si smaterializzò e Regulus si chiese come fosse possibile che lei fosse al corrente della posizione del Signore Oscuro; solitamente, infatti, o si veniva chiamati da Lui oppure lo si chiamava, non ci si poteva semplicemente smaterializzare dal Signore Oscuro. Anche solo quel fatto, la consapevolezza che Bellatrix fosse così intima, con il loro padrone lo fece tranquillizzare dandogli la certezza di aver messo il proprio destino e quello di Athelstan nelle mani giuste.

 

*

 

“Ti sto dicendo che Bella è andata a parlargli, Stan” ripeté per l’ennesima volta Regulus all’amico “Mi ha detto che potrebbe avere delle buone argomentazioni”.

Athelstan si dimenò sul letto di Regulus prendendo un cuscino e affondandoci il viso “Il Signore Oscuro ti sembra un uomo che si fa abbindolare? Che diventa di buon umore dopo una bella scopata?”

Regulus sgranò gli occhi “Una bella scopata?” domandò incerto. Athelstan si tolse il cuscino dal viso e guardò Regulus sorpreso, poi si alzò leggermente appoggiandosi sui gomiti “Non dirmi che non l’hai capito? Me lo hai detto tu che Bellatrix è intima con il Signore Oscuro! ‘Buone argomentazioni’, poi, secondo te ci è andata a parlagli? E a dirgli cosa? Quanto io sia un mago in gamba e sarebbe un peccato uccidermi? Tua cugina neanche sa come mi chiamo!”

Regulus rimase a bocca aperta come un pesce lesso. No, non aveva mai davvero capito che sua cugina potesse essere l’amante di Lord Voldemort. Perché il solo pensiero era assurdo. Bellatrix, così bella, giovane, nelle mani di un uomo tanto perverso, distante e scostante? Com’era possibile che lui, Regulus, fosse riuscito a leggere l’animo di Voldemort arrivando a comprendere quanto fosse un mostro e Bellatrix dopo tutti quegli anni fosse ancora affascinata e sottomessa a quell’autorità, alla magia del primo tempo? Aveva sempre pensato che fossero… che fossero “amici”, un rapporto stretto maestro e allievo, ma amanti? Regulus si diede una mano sulla fronte; ecco cosa intendeva Rodolphus…

“Sono amanti…?” chiese retoricamente a Stan che lo guardava con un’ombra di risata negli occhi rossi dal pianto.

“E comunque io continuo a pensare di essere più bello del Signore Oscuro” mormorò Athelstan mentre un sorriso tremante andava a increspargli anche le labbra “Tua cugina al gusto per l’orrido”.

“Dev’essere una questione di famiglia. Andromeda con un Sanguesporco, Narcissa con Malfoy” rispose Regulus scuotendo la testa con fare amareggiato ma ridacchiando. Per un attimo si dimenticarono della situazione in cui erano finiti, si dimenticarono di tutto. Come quando al risveglio al mattino c’è un istante in cui si è dimentichi di tutte le ansie e di tutti i problemi che ci attanagliano il cuore, un istante in cui ancora non si ha coscienza di sé e tutto sembra ancora possibile. Si lasciarono andare alle risate come quando erano nel dormitorio di Serpeverde a Hogwarts, quando ancora avevano grandi speranze per il loro futuro.

Fu il bruciore sul loro braccio sinistro a riportarli bruscamente alla realtà.

Voldemort li stava chiamando.

Senza neanche pensarci, quasi senza interrompere le loro risate spensierate, si smaterializzarono dal loro padrone. Regulus ci mise qualche istante ad abituarsi alla penombra, sembrava una casa diroccata, ancora recante il lusso di un periodo andato, ma tuttavia appena visibile sotto lo strato di polvere e l’aspetto dimesso. Sentì Athelstan tremare accanto a sé, la spensieratezza di poco prima rimpiazzata dal terrore della realtà.

“Black, Selwyn, fatevi avanti”

L’ordine li colpì come una secchiata di acqua gelida, la voce sibilante era fredda e imperiosa. Regulus socchiuse lo sguardo e vide a qualche metro di distanza due alte figure nere. Una era inequivocabilmente quella di sua cugina Bellatrix, l’altra quella del Signore Oscuro. Regulus rabbrividì suo malgrado. La catastrofe… Regulus strizzò gli occhi, tentando di levarsi dalla testa ogni pensiero.

“Mio Signore” provò titubante ma venne subito interrotto “Taci, Black. Voglio parlare con Selwyn. Avvicinati di più, Athelstan” ordinò ancora Voldemort. Stan lanciò un’occhiata a Regulus che si fece forza e annuì sorridendo: doveva mostrarsi fiducioso. Il fatto poi che Voldemort lo avesse chiamato per nome era incoraggiante, di solito, infatti, utilizzava il cognome per rivolgersi a loro.

Mentre Athelstan si avvicinava a Voldemort con fare incerto, stringendo la bacchetta con forza sotto la veste, il Signore Oscuro aprì le braccia “È tutto a posto, Athelstan. Tutto a posto” disse rassicurante, con voce quasi dolce. Athelstan si bloccò e fu Voldemort quindi ad avanzare verso il suo Mangiamorte “È a posto” ripeté Voldemort abbassando le braccia e Athelstan rilassò la presa sulla bacchetta.

“Ho capito che si è trattato solo di un errore, un malinteso. Errare humanum est” proseguì Voldemort con calma, sempre sorridendo. Il cuore di Regulus fece una capriola e spostò lo sguardo verso sua cugina Bellatrix che, tuttavia, continuava a fissare il Signore Oscuro quasi senza battere le palpebre. “Ti hanno raggirato, Sirius Black è stato in gamba, ha giocato bene le sue carte… Black poi è un cognome frequente nelle mie fila” disse accennando a Regulus e a Bellatrix “Non tutto il male viene per nuocere, Athelstan. Ora sappiamo che Sirius Black fa parte dell’Ordine della Fenice, sappiamo che hanno dubbi su di te e su di Regulus… Bellatrix mi ha detto tutto”.

Quando Voldemort fu solo a qualche passo di distanza da Athelstan si bloccò. Regulus vide Athelstan abbassare lo sguardo, intimorito. Aveva ripreso a tremare leggermente ma Voldemort sembrava tranquillo, quasi affabile, il sorriso non aveva mai abbandonato le sue labbra e, per uno sciocco momento, Regulus pensò che se Voldemort con Bellatrix teneva quell’atteggiamento, non era difficile comprendere per quale motivo ne fosse ancora così attratta e assoggettata.

“Vieni qua” sibilò Voldemort indicando sé stesso ad Athelstan “Vieni qua. Vieni a prenderti il perdono”.

Athelstan fece un passo incerto mentre Voldemort apriva di nuovo le braccia. Quando infine Voldemort abbracciò Stan, Regulus riprese a respirare. Vide il suo amico alzare le braccia e circondare a sua volta il tronco del mago oscuro, grato. L’abbraccio di Voldemort, tuttavia, era strano. Più che un abbraccio sembrava la morsa di un serpente. Gli occhi rossi di Voldemort incrociarono lo sguardo di Regulus e gli rivolse quel sorriso affabile che non gli era proprio. Regulus represse un brivido.

La catastrofe…

“È tutto a posto” ripeté Voldemort “È tutto finito”.

Voldemort sciolse quella morsa e, con un movimenti fluido e veloce, estrasse la bacchetta da sotto la veste. Athelstan non ebbe neanche il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, Regulus non capì finché non vide la luce verde colpire Stan in pieno petto.

“Avada Kedavra”

Voldemort lo aveva detto quasi con fare annoiato.

Il corpo di Athelstan cadde a terra come un sacco di patate, morto. Le orecchie di Regulus iniziarono a fischiare e la sua bocca si aprì in un urlo muto pieno d’orrore. Regulus aveva imparato molto bene a fare economia sui sentimenti: il suo stato era paragonabile a quello di una candela, prima di estinguersi e rimanere solitaria nell’oscurità, mentre brilla luminosa e festosa si fonde in cera bollente, e quando la sua fiamma si spegne è felice di non doversi più consumare. Lo sguardo di Regulus rimase fisso sul corpo di Athelstan riverso a terra. Quasi non si accorse di Voldemort che lo scavalcava e si avvicinava a lui, quasi non si accorse di Bellatrix che si fece avanti a sua volta.

“Black” lo richiamò Voldemort quando gli fu di fronte.

Regulus, tuttavia, non riusciva a trovare la forza di distogliere lo sguardo dal suo migliore amico morto. Eccola, pensò in modo sconnesso, eccola la catastrofe che esplode improvvisa.

“Evanesco” disse Bellatrix agitando con fare svogliato la bacchetta e Regulus si ritrovò a fissare il pavimento vuoto, il corpo di Athelstan Selwyn scomparso nel nulla.

“Black” lo chiamò di nuovo Voldemort prendendogli il viso tra le mani fredde per poterlo guardare bene in faccia “Se non ti uccido è solo grazie a Bellatrix. Per il solo fatto di non essere venuto immediatamente da me, per aver chiesto la grazia per un traditore, meriteresti di fare la stessa fine” fece una pausa e Regulus si sentì bruciare gli occhi: lo sguardo rosso di Voldemort sembrava stargli trapanando il cervello.

“Ma sei un Black e sei il cugino di Bella” proseguì Voldemort lasciandogli andare il viso e facendo un cenno a Bellatrix “Ti meriti una seconda possibilità. Meriti di fare ammenda”.

Regulus abbassò la testa, in un accenno d’inchino. Avrebbe voluto piangere e strepitare. Avrebbe voluto dire addio al suo migliore amico e, invece, tutto ciò che gli rimaneva era un pavimento vuoto da fissare.

“Mi serve un elfo domestico. Suppongo la famiglia Black ne sia in possesso?” chiese Voldemort, Regulus annuì, rigido.

“Chiamalo”.

Regulus fece un sospiro, obbligandosi a guardare di nuovo in viso Voldemort.

“Kreacher!” chiamò forte e, subito, apparve una creatura bassa, con le orecchie da pipistrello e coperta solo da uno straccio.

“Padron Regulus mi ha chiamato?” chiese Kreacher prostrandosi verso Regulus fino a schiacciare il suo naso per terra. Regulus lo osservò per qualche istante, domandandosi distrattamente per quale motivo Voldemort potesse volere un elfo domestico “Kreacher, vai con il Signore Oscuro e fai qualsiasi cosa lui ti chieda, è un grande onore, comportati bene. Poi torna a casa da me”.

“Certo Padron Regulus, Kreacher è molto onorato, sì” rispose l’elfo per poi voltarsi verso Voldemort e chinarsi verso di lui. Voldemort lo soppesò per qualche istante poi lo prese con forza per un braccio.

“Ti chiamerò dopo, Bella” disse rivolto verso Bellatrix “Rimani con tuo cugino, mi sembra scosso” concluse con tono derisorio prima si smaterializzarsi con un sono crac.

Regulus lasciò cadere il suo sguardo vacuo di nuovo a terra. Neanche si accorse di Bellatrix che si avvicinava a lui e gli posava una mano sulla spalla.

“Chi sbaglia paga, Regulus. Queste sono le regole” disse con voce dura, priva di qualsiasi compassione. Poi lo afferrò più forte e insieme si smaterializzarono a Casa Black. Regulus si allontanò da lei, stordito per gli eventi e per la smaterializzazione congiunta. Sentiva ancora gli occhi bruciare, le orecchie ronzare. Non poteva credere che neanche un’ora prima Athelstan era sdraiato sul suo letto, vivo, sdraiato sul suo letto sorridente.

“Pensavo avresti provato a salvarlo” le disse Regulus guardando sua cugina. E, come gli occhi raggiunsero il viso di Bella, si ritrovò a non riconoscerla. Davvero quella era Bellatrix Black in Lestrange? La sua mentore? L’unica vera figura di riferimento che mai aveva avuto nella sua vita? E allora perché sentiva forte il bisogno di avventarsi su di lei e stringerle le mani intorno al collo?

“Ho fatto tutto il possibile, Reg, credimi” rispose Bellatrix sedendosi sulla parte di letto dove poco prima era stato Athelstan. Regulus distolse lo sguardo in fretta, l’idea che non avrebbe più visto il suo migliore amico gli pungeva il cuore facendolo sanguinare. “C’è voluto tutto il mio impegno per riuscire a salvare te, Regulus!”

Regulus chiuse gli occhi a quelle parole.

“Tu sei famiglia, Selwyn non era nulla”.

“Stan era il mio migliore amico!” sbottò Regulus aprendo gli occhi di scatto e non riuscendo più a trattenersi “Stan era famiglia per me! Era il fratello che mi sono scelto”.

Bellatrix gli sorrise indulgente per qualche attimo “E il Signore Oscuro è famiglia per me” rispose alzandosi in piedi e avvicinandosi al cugino “È l’uomo che mi sonoscelta”. Gli fece una secca carezza sulla guancia poi gli sussurrò avvicinandosi all’orecchio “Non c’è nulla di più importante di lui, per me. Accontenti di aver avuto salva la tua vita e trovati un altro amichetto con cui giocare”.

Regulus fece qualche passo indietro per allontanarsi da Bellatrix, ogni sua parola, ogni suo tocco lo faceva sentire come contaminato.

“Ma chi sei tu?” le chiese indietreggiando sempre di più “Chi sei?”

Bellatrix fece per rispondergli ma all’improvviso i suoi occhi si illuminarono di una gioia selvaggia e si toccò il braccio sinistro “Stai su con il morale, Reg. Ne parleremo la prossima volta” gli disse prima di smaterializzarsi lontano, senza aggiungere altro. Senza una parola di conforto, senza una scusa, senza una spiegazione.

Regulus rimase da solo in piedi nel centro della stanza per qualche secondo, frastornato. Si sentiva in colpa, non poteva fare a meno di pensare che, almeno in parte, la morte di Stan fosse anche colpa sua. Athelstan aveva riposto fiducia in lui e Regulus, invece di aiutarlo a nascondersi, aveva pensato di andare da Bellatrix. Regulus scoppiò in una risata isterica. Come aveva potuto mettere la propria vita e la vita di Stan nelle mani di Bella? Di una donna senza scrupoli che uccideva e torturava come se niente fosse? Senza neanche un attimo di esitazione? Come aveva potuto mettere le loro vite in mano all’amante del diavolo?

Regulus si portò le mani dietro il collo e le intrecciò sulla nuca, stringendosi con forza i capelli. E in tutto questo c’entrava anche Sirius… certo, Sirius che non si curava di nessuno se non di sé stesso e dei propri interessi. Cosa gliene fregava a Sirius se lui, Regulus, perdeva il proprio fratello? L’importante è che Sirius Black mantenesse in vita il proprio di fratello, quel James Potter.

Regulus sentiva di stare perdendo il lume della ragione. Doveva esserci un modo per fermare tutto quel delirio. Per bloccare il Signore Oscuro. Digrignò i denti. Non sapeva quali fossero gli esperimenti di magia che faceva, non sapeva a quali pratiche si dedicasse con sua cugina, ma una cosa era certa: il Signore Oscuro aveva raggiunto l’immortalità. Quante volte se n’era vantato in mezzo ai suoi Mangiamorte? Ma come si raggiunge l’immortalità? Doveva scoprire cosa aveva fatto… quali mezzi aveva utilizzato…

Lo schiocco della materializzazione lo fece sobbalzare per l’ennesima volta e, poco dopo, si ritrovò ai suoi piedi Kreacher agonizzante e singhiozzante.

“Kreacher!” esclamò Regulus chinandosi sull’elfo preoccupato e sfoderando la bacchetta per aiutarlo “Cos’è successo?” gli chiese con urgenza “Dove ti ha portato il Signore Oscuro? Che cosa ti ha fatto?”

Kreacher si sedette tremante sul pavimento e iniziò a raccontare tutto a Regulus che lo ascoltava con attenzione. Più Kreacher andava avanti con il suo racconto più un lieve bagliore di speranza si faceva strada nel suo petto. Forse non tutto era perduto. Forse stava comprendendo, forse avrebbe trovato un modo per sconfiggere il Signore Oscuro e vendicare Athelstan… Athelstan e anche Kreacher che aveva rischiato di morire per nulla. La speranza seminata nel cuore di Regulus iniziò a fiorire incantevole e triste come un fiore di ciliegio. Avrebbe dovuto ricordarsi che la speranza e la tregua dal dolore che ne scaturiva, altro non erano che preludio della catastrofe. Della catastrofe che ne approfitta per esplodere improvvisa.

 

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Ciao a tutti ed eccomi qua con una nuova ff! È la prima volta che scrivo di Regulus, spero di aver fatto un lavoro decente. Mi ha sempre incuriosito la sua figura, anche se non l’ho mai molto approfondita. A sedici anni diventa Mangiamorte, poi a diciasette capisce degli Horcrux (come?) e tradisce il Signore Oscuro. Cosa l’ha spinto a farlo? Questa è stata la mia versione! Chi ha letto altro di mio sa che non posso resistere: un accenno alla Bellamort non può mai mancare XD anche se questa volta è davvero solo un accenno (non gli faccio scambiare nemmeno un bacetto dai ç.ç). Ah, Athelstan Selwyn è un OC. Mi serviva un amichetto per Regulus da far morire… ^^’

Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate!

Alla prossima,

Clo

  
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