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Autore: Frieda B    25/08/2020    0 recensioni
Lui, freddo, cinico, spaventato da se stesso.
L'altro lui, bel sorriso, mancino, gran rompiscatole.
Due piloti, un solo aereo.
Aviazione tedesca, ai giorni d'oggi.
Genere: Guerra, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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EPILOGO

 

 

Due anni più tardi


         «Adesso smettetela, voi due!» esclamò Bastian arrabbiato.
Zoppicò con le stampelle verso l'enorme gabbia che aveva comprato di seconda mano per i suoi due coniglietti. La teneva in salotto e occupava gran parte della parete accanto alla porta d'ingresso. Dentro c'erano un paio di ciotole e tanti piccoli giochi, ma Leni e Oskar tentavano sempre di evadere. Evidentemente, li aveva viziati troppo.
«Devo andare alla fisioterapia, non posso di starvi dietro adesso,» disse guardandoli.
Aprì lo sportello della gabbia e con fatica riprese i due coniglietti, il primo era una graziosa pallina bianca e marrone ed il secondo era una palletta color miele, e li rimise in gabbia.
«Dovete smetterla di mangiare i fili, altrimenti Karl si incazza con me, poi. Fate i bravi,» mormorò più dolcemente. Sospirò e si riposò un attimo, prima di afferrare le chiavi di casa ed uscire dalla porta.
Sul pianerottolo, incrociò subito lo sguardo del sergente Gisela Grahm, in divisa, coi capelli lunghi legati in una crocchia composta alla base della nuca.
«Oh, buongiorno,» la salutò con un sorriso.
«Entra in ascensore con me, Bastian?» mormorò lei, cordiale.
«Sì, grazie.»
Gisela tenne la porta aperta e lo lasciò passare per primo, poi richiuse le porte dell'ascensore. «Fa caldo oggi, vero?»
Bas annuì. «Sì, fa caldissimo,» rispose reggendosi sulle stampelle.
«Esce per fare una passeggiata?»
«No, mio marito mi aspetta fuori, oggi è di nuovo giorno di fisioterapia.»
«Ne ha ancora per molto?»
«Spero sinceramente di no,» mormorò con un sorriso.
Arrivati al piano terra, scesi di quattro livelli, Gisela uscì per prima e tenne le porte aperte per lasciarlo passare. Lui sorrise e la ringraziò.
Erano stati tutti gentili sin da subito, alla residenza, forse perché conoscevano la sua situazione, che poteva essere quella di tutti loro. Un veterano rimasto invalido. Bastian, poi, si faceva volere bene facilmente. Rideva spesso, era di buon umore, e aveva tanta energia e forza. Adesso che si era ripreso e le cose andavano meglio, era di nuovo lui. Divertente e goffo. Il solito Bastian.
Uscì fuori all'aria aperta. C'era il sole e la bandiera tedesca troneggiava sull'ingresso della residenza B. Karl lo aspettava appoggiato al solito fuoristrada.
«Non mi aiuti a scendere?» gli chiese, in cima ai gradini.
«Sì,» fece lui e si avvicinò per togliergli una stampella. «Scendi.»
«Hei! Sei crudele. Ridammela, non so scendere con una sola!»
«Lo so. Ora sbrigati, siamo in ritardo.»
Bastian scelse lentamente i gradini, reggendosi al corrimano, poi si infilò in macchina. Aveva un leggero fiatone. «Hai prenotato per stasera?»
«Sì. Sono tre settimane che mi ricordi che è il nostro secondo anniversario e che dobbiamo festeggiarlo.»
«È importante, scusa! Due anni fa non potevo neanche alzarmi in piedi. Guarda ora dove sono. E tutto grazie a te.» Appoggiò la mano sulla sua e lo guardò negli occhi. «Karl...?»
«Anch'io,» sussurrò Karl e lo baciò, velocemente ma teneramente. «Questo weekend dovremmo pulire un po' casa.»
«Non credevo che avremmo passato così tanto tempo a pulire,» fece Bas ridendo e mettendosi la cintura.
«Una casa più grande richiede più tempo da dedicare alla pulizia.» Karl mise in moto e partì. «Com'è andato il controllo di tua sorella? Che ha detto il ginecologo?»
«Che idiota, mi sono dimenticato di dirtelo! È una bambina.»
«Una bambina?» Sorrise. «Ho vinto io la scommessa.»
«Cavolo, è vero,» sbuffò Bas. «Mi raccomando, ricordami di chiedere le ferie al capo, lunedì mattina, altrimenti mi dimentico pure quello e rimaniamo a casa tutta l'estate.»
«Non ci provare nemmeno. Io le ho già prese. Dobbiamo andare a Brighton, quest'anno.»
«Assolutamente. Brighton ci aspetta e questa volta non mancheremo.»
Bastian accese la radio e appoggiò il gomito sul finestrino abbassato. Si mise a canticchiare, stonato com'era sempre stato, con la sua pessima pronuncia inglese, una canzone dopo l'altra. Aveva di nuovo i suoi soliti occhiali da sole sul naso ed era sereno, finalmente, dopo tanto penare.
«Sono sceso in ascensore con Grahm,» gli disse dopo un po'.
«Ah, Gisela. È una brava ragazza. Suo marito è uno psicologo, cura i soldati con disturbo da stress post-traumatico, lo sapevi?»
«Davvero?» mormorò sorpreso. «Non lo sapevo. Ecco perché...»
Karl lo guardò con la coda dell'occhio. «Mh?»
«Ogni volta che lo incontro mi riempie di domande,» rispose lui ridacchiando. «Mi ha anche detto, più volte, che per qualunque cosa, posso bussare alla loro porta. Io che pensavo che ci provasse!»
«Che idiota che sei. Vuoi cambiare stazione? Questa musica fa schifo.»
Bastian cambiò stazione. «Oh, questa è bella! Ah, dobbiamo andare a comprare il regalo per il compleanno di Irem, siamo invitati.»
«Siamo invitati ogni anno, 'Stian. Che le regaliamo? È una donna, non sappiamo cosa piace alle donne, per questo siamo froci.»
Rise, di nuovo. «Non so, ci inventeremo qualcosa. Chiederò ad Achim. Io non vedo l'ora che si sposino! Perché perdono tempo? Dovrebbero sposarsi.»
«Da quando siamo sposati, non fai altro che augurare il matrimonio a chiunque vedi in coppia, te ne sei reso conto?»
«Be', significa che il matrimonio mi ha reso felice, no? Soprattutto da quando posso di nuovo scopare come una persona normale.» Ad un semaforo rosso, si sporse verso di lui e lo baciò. «Anche se il nostro è stato un matrimonio molto semplice, con una cerimonia veloce e pochi invitati, per me è stato perfetto. C'erano i nostri migliori amici, la mia famiglia, e le nostre promesse sono state carine. Ricordo ancora la tua. “Per anni sei stato il mio compagno ideale, un gran rompipalle, ma affettuoso e attento, un amante leale e intraprendente e speciale.” Mi hai dato del rompipalle nella promessa di matrimonio. Cosa potevo chiedere di più bello?» rise.
Karl rise a sua volta. «Ho anche detto che ti amavo e che ero disposto a prendermi cura di te per tutta la vita. Cosa che ho fatto e che continuo a fare.»
«Vero.» Fece una pausa. «Dovrebbero sposarsi anche Robert e Franziska.»
«'Stian, si sono fidanzati tre mesi fa!»
«Ma lei è quella giusta! Ti ricordi che antipatica era quella di prima? Ci aveva fatti litigare. E anche Barthold e Beatrix sono molto carini insieme.. mi aspetto nipoti da tutti loro entro i prossimi cinque anni. Noi la nostra parte l'abbiamo fatta. Abbiamo due conigli.»
«Oh, certo, bambini e conigli sono la stessa cosa...»
«Più o meno!» esclamò.

 

 

             Karl sospirò e continuò a massaggiare delicatamente il suo braccio. «Va meglio? Avresti potuto chiamarmi, ti sarei venuto a prendere.»
«Non volevo disturbarti mentre lavoravi.»
«Hai tutto il viso gonfio, domani ti spunterà un grosso livido.»
«Penseranno tu mi abbia picchiato.»
«Non so se è la quarta o quinta volta che cadi durante la fisioterapia e ti riduci così,» borbottò tenendo un pacco di patate surgelate sul suo viso.
Bastian rimase sul divano a riposarsi, disteso, adesso poteva farlo, perché il divano nuovo era spazioso e molto comodo. «La quarta.»
«Hai fame?»
«No, sono solo stanco.»
«Vuoi che ti prepari una camomilla?»
«No. Vorrei andare a riposarmi, sono distrutto.»
«Ti accompagno.» Lo aiutò ad alzarsi e lo accompagnò a letto. Gli rimboccò le coperte. «Sicuro che non vuoi ti porti un tè con qualche biscotto o qualcosa da mangiare? Vuoi un panino?»
«No, ti ringrazio. Gioco un po' col telefono e mi riposo.»
«D'accordo. Mangio qualcosa, sistemo in salotto e torno. Leni e Oskar hanno mangiato?»
«Ah, no, e controlla se hanno l'acqua, per favore.»
«Sì, ci penso io.»
Karl tornò in camera un'ora più tardi, aveva cenato, aveva lavato i denti, pulito il bagno perché di giorno non aveva tempo per farlo, controllato i loro coniglietti, sistemato i cuscini del divano e lavato i piatti. Bastian dormiva profondamente dalla sua parte del letto, così dovette accontentarsi di cambiare lato. Si distese accanto a lui e gli circondò la vita con un braccio, stringendolo a sé. Gli baciò la fronte e si addormentò a sua volta, dopo averlo guardato dormire per un po'.
            Il mattino dopo, Bastian aveva un enorme livido sullo zigomo.
«Penseranno che ti ho menato... non uscire di casa per oggi,» disse Karl ridendo, durante la colazione.
«Devo andare a lavoro,» gli ricordò lui. «Oggi il mio capo ha un appuntamento con un grosso imprenditore che vorrebbe programmato un sistema di sicurezza per il suo database informatico. Pare che abbia clienti molto esigenti a cui sta davvero a cuore la privacy... chissà se finiamo indagati per qualche traffico illecito!»
«Speriamo di no! Ad ogni modo, notizie del risarcimento? Non mi hai più detto dell'appuntamento con Martin del sindacato.»
«Ah, sì, ho appuntamento con l'avvocato la settimana prossima.»
«Bene. Speriamo che riescano a farci avere quello che ti spetta,» mormorò. Si alzò e gli diede un bacio veloce. «Vado in caserma. Ci vediamo stasera.»
«Sì. ...Hei? Non fare tardi.»
«Te lo prometto.»
Karl uscì di casa, scese le scale a piedi e salì svelto in macchina del suo fuoristrada, che non si accese subito. Ormai, era un vecchio catorcio. Se l'avvocato del sindacato fosse riuscito a racimolare un po' di soldi dalla causa che avevano in corso contro la Bundeswehr, ne avrebbe usati una parte per comprare una nuova macchina e quel vecchio e malandato mezzo rossiccio sarebbe finalmente andato in pensione.
“Speriamo che Martin faccia il miracolo,” pensò quando finalmente riuscì a mettere in moto, non senza un sospiro.Partì. In caserma, come ogni giorno, avrebbe portato a termine il suo lavoro nel minor tempo possibile, per tornare presto a casa da Bastian, per prendersi cura di lui, come aveva sempre fatto, s
in da quando si erano conosciuti. Volare senza di lui non era la stessa cosa ed il suo nuovo co-pilota non era alla sua altezza. Karl Eisner sapeva che nessun altro pilota sarebbe mai più stato all'altezza del sergente maggiore Bastian Kluge, ma ormai aveva imparato una cosa: tutta la libertà del mondo, garantita dalle nuvole, non avrebbero mai riempito la sua vita nel modo in cui lo faceva suo marito. Non lo aveva più lasciato solo, non lo aveva mai più tradito e sapeva che non lo avrebbe mai più fatto.
Bastian viveva la sua vita giorno dopo giorno, un passo alla volta, letteralmente, e sebbene cercasse di non crearsi aspettative, alla fine i suoi progetti erano sempre esageratamente ambiziosi. Era felice di quello che aveva ottenuto in due anni. Una casa comoda, la compagnia di suo marito e di Leni ed Oskar, che proprio Karl gli aveva regalato, in momenti diversi, gli amici, la sua famiglia ed il lavoro. Che non era quello che aveva sempre desiderato. E anche se volare era la cosa che più gli mancava al mondo, in fin dei conti, credeva di potersi comunque ritenere felice.

 

 

FINE
Grazie per aver letto fino a questo punto!

   
 
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