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Autore: Kimando714    26/08/2020    2 recensioni
Giulia ha solo quindici anni quando impara che, nella vita, non si può mai sapere in anticipo che direzione prenderà l’indomani. Questa certezza la trova durante una comune mattina di novembre, quando il suo tragitto incrocia (quasi) del tutto casualmente quello di Filippo, finendo tra le sue braccia.
E cadendo subito dopo a causa dell’urto.
Un momento all’apparenza insignificante come tanti altri, ma che, come Giulia scoprirà andando avanti nel suo cammino, potrebbe assumere una luce piuttosto differente.
“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi” - (Italo Calvino)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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CAPITOLO 56 - SILENCED BY THE NIGHT

 
 
We were silenced by the night
But you and I, we're gonna rise again
 
Il rumore lontano delle onde infrangersi a riva cullò Pietro nei primi attimi in cui il sonno cominciava a dissiparsi, e il contatto con la realtà si faceva più reale e meno offuscato.
Rinunciò a cercare di aprire subito gli occhi, intontito e ancora sonnolento; non aveva la minima idea di che ora potesse essere, e si ritrovò a sperare con tutto se stesso che fosse ancora presto per alzarsi. Pian piano stava ricominciando a prendere coscienza di dove si trovasse – la stanza del B&B di San Nicola, dove stavano passando le vacanze, non certo la sua camera a casa-, pur ostinandosi a non alzare le palpebre ancora pesanti.
Anche così, senza riferimenti spaziali che potessero dargli più informazioni, riusciva a percepire il calore di Alessio accanto a sé; cercando di concentrarsi come meglio poteva, riuscì a distinguerne il respiro lento e calmo: doveva ancora essere profondamente addormentato e, pur non essendone del tutto sicuro, Pietro registrò la sua presenza fin troppo vicino a sè.
Quel pensiero lo convinse definitivamente a stropicciarsi gli occhi; gli ci volle qualche attimo in più per, finalmente, sollevare le palpebre, aspettando di abituare la propria vista alla penombra della stanza.
Gli bastò girare appena il capo per ritrovarsi quasi faccia a faccia con il viso rilassato dell’altro, con un tuffo al cuore alla realizzazione, il corpo in linea con il suo. Pietro rimase ancor più interdetto nell’accorgersi che la sua gamba destra si trovava esattamente sopra quelle di Alessio. Doveva essere finito in quella posizione nel sonno: quando si era steso sul materasso per dormire, diverse ore prima, aveva fatto ben attenzione a lasciare lo spazio dovuto tra sé e l’altro. Una sorta di tacito accordo dopo la reazione disorientata che Alessio aveva mantenuto fino all’ora di spegnere le luci, e che non aveva abbandonato nemmeno un attimo dopo quel bacio – un ricordo ora sfocato che riuscì a far arrossire Pietro, nonostante fosse ancora più addormentato che sveglio.
Come una calamita, però, Alessio sembrava averlo attirato a sé, vicino come Pietro non lo era mai stato.
I raggi del sole della mattinata filtravano appena dalle fessure della persiana calata. Non c’era molta luce, ma da quella distanza effimera – una distanza che avrebbe imbarazzato entrambi, se Alessio si fosse svegliato proprio in quel mentre-, Pietro riusciva a notare dettagli del viso dell’altro che in altri momenti non sarebbe riuscito ad osservare appieno.
C’era un’unica cosa negativa nel sonno di Alessio: le palpebre calate sulle iridi azzurre, che non lasciavano intravedere le iridi azzurre che vi erano nascoste, e che a quella distanza avrebbero lasciato essere più facili da studiare le loro screziature grigiastre e verdi. Li aveva sempre trovati particolari, gli occhi di Alessio: troppo grandi, forse, e troppo espressivi, per celare qualsiasi sensazione o pensiero. Troppo simili al colore del cielo nelle giornate piovose per restarvi indifferente.
Pietro fece scendere il proprio sguardo poco più giù, sorprendendosi nell’accorgersi di Alessio senza la solita canotta nera che usava per dormire; non ricordava nemmeno quando se l’era tolta, durante la notte.
Seguì la linea della spalla, dal collo fino all’avambraccio: a causa dell’abbronzatura risaltavano maggiormente alcune efelidi a screziare la pelle; lasciò vagare gli occhi sulle linee morbide del busto, fino alla curva abbondante dei fianchi, e poi, inevitabilmente, sulle loro gambe, quasi intrecciate.
Se non avesse rischiato di svegliarlo, Pietro si sarebbe lasciato volentieri andare ad un sospiro profondo, un respiro per poter riprendere sufficiente fiato.
Non riusciva ad ignorare quelle sensazioni, amplificate in quel momento dalla loro vicinanza e che lo pervadevano nonostante stesse cercando di ignorarle. Non riusciva a catalogarle correttamente, a rendersi conto realmente ciò che poteva provare.
Era un’insicurezza ed un dubbio – così affine allo stesso che lo rendeva incerto sulla loro futura convivenza- che lo spaventava.
Si fermò ad ascoltare il respiro regolare di Alessio appena percepibile, cercando di svuotare la propria mente da tutti i pensieri e concentrandosi unicamente su quello, sull’alzarsi ritmico del suo petto mentre era steso lì accanto a sé.
“Sarebbe lo stesso per lui, se si fosse svegliato al posto mio e mi avesse osservato?”.
Udì all’improvviso un cigolio di molle di un materasso, seguito dal fruscio di vari movimenti. Pietro rimase immobile ad ascoltare con attenzione: a giudicare dalla direzione di provenienza, sembrava quasi che Alberto si fosse definitivamente svegliato, come fece supporre il profondo e rumoroso respiro che ne seguì poco dopo e da cui poteva riconoscere la sua voce.
Pietro cercò di rimettersi in una posizione meno ambigua, ritraendo la gamba che teneva sopra quella di Alessio nella sua metà del materasso, tenendo gli occhi chiusi come se fosse ancora incosciente nel sonno: il bacio sulla guancia doveva aver già confuso Alberto a sufficienza, e non aveva la minima intenzione di fornirgli altri aggrappi per pensare ancora peggio di lui e Alessio.
Tentò di spostare la gamba il più piano possibile, sperando di non svegliare anche Alessio, proprio nel momento in cui udì Alberto scendere dalla scaletta ed in pochi passi raggiungere la persiana della porta finestra. La stanza di riempì della luce mattutina e dorata ben prima che Pietro riuscisse a poggiare definitivamente la gamba sul materasso. Per quanto avesse cercato di fare più in fretta possibile in quei pochi secondi, il movimento della gamba era stato evidente, e la vicinanza tra lui ed Alessio era ancora minima.
Prima ancora di lanciare un’occhiata a Alberto, Pietro preferì osservare l’espressione contrariata di Alessio: doveva essersi svegliato proprio in quel momento, intento a coprirsi gli occhi con una mano dall’improvvisa luce solare che l’aveva colpito dritto in viso, in un gesto istintivo.
-Ben svegliati a tutti!- trillò Alberto, apparendo ben più arzillo di quanto Pietro avrebbe pensato, come se fosse stato sveglio da decisamente più tempo di quel che aveva supposto – Oggi si preannuncia una magnifica giornata! Gabriele, smettila di mugugnare e alza quel culo! E … Voi due che ci fate così vicini?-.
La fatidica domanda non si era fatta attendere per niente, e Pietro non potè fare a meno di sforzarsi con tutto se stesso di fare finta di nulla ed ignorare del tutto l’occhiata corrugata che l’altro stava rivolgendo ad entrambi. Si passò le mani sul viso, mentre si decideva a mettersi a sedere contro la testiera del letto, prima ancora che Alessio si decidesse ad aprire gli occhi, sbadigliando invece con aria assonnata.
Con la coda dell’occhio, Pietro l’osservò riuscire finalmente a sollevare le palpebre, con fatica, lanciando a Alberto un’occhiata confusa:
-Veramente mi sono appena svegliato, quindi non so neanche di cosa stai parlando- borbottò con voce profonda ed impastata, tipica del primo risveglio.
-Eravate appiccicati, e con le gambe intrecciate- replicò prontamente Alberto, le mani sui fianchi. Pietro riuscì a malapena a trattenersi dal lanciargli un’occhiata fulminante, più o meno lo stesso sguardo che notò Alessio rivolgergli non appena elaborò quell’informazione.
Prima che la situazione peggiorasse, Pietro si ritrovò a sbuffare seccato:
-Quando dormo mi giro un sacco di volte- disse a Alberto, incurante, prima di voltarsi verso Alessio – Ti sarò finito addosso nel sonno-.
Dovette risultare abbastanza convincente, perché Alberto non indagò oltre, annuendo in silenzio e dirigendosi verso il bagno. Alessio, d’altro canto, rimase in silenzio allo stesso modo, spostando lo sguardo altrove e sbadigliando di nuovo, l’aria stravolta per la stanchezza dei primi minuti del risveglio.
Per quanto Alberto avesse preannunciato una bella giornata, Pietro si ritrovò a pensare esattamente il contrario: era già iniziata con il piede sbagliato.
 
*
 
Le giornate cominciavano già ad accorciarsi sempre di più, come per prepararsi all’arrivo dell’autunno e alle giornate meno calde che l’avrebbero accompagnato.
Alessio rimase con il volto alzato nella direzione del cielo, osservandone le striature calde d’arancione e rosso che preannunciavano il tramonto. Sarebbe calata la sera, di lì a poco, quando ancora non erano passate le nove.
Si respirava una tranquillità a tratti irreale al molo di San Nicola. Forse dipendeva dal fatto che tutte le barche erano ormai attraccate e abbandonate per la notte, o forse anche perché il resto del gruppo era distante, tutti impegnati ad accamparsi per cenare sullo stesso pezzo di spiaggia che ormai frequentavano tutte le sere.
Era sicuro che qualcuno di loro si fosse accorto del distacco a cui si era attenuto per tutto il giorno, non solo in quel momento in cui si era distratto un po’ troppo nello stare seduto sul bordo della passerella, il viso alzato verso il cielo per ammirarne le sfumature aranciate.
Pietro, tra tutti loro, era per certo quello che più doveva averne preso coscienza: Alessio faticava a ricordare un solo momento, durante tutto l’arco della giornata, in cui si fossero scambiati qualche parola. Effettivamente, a ben pensarci, non riusciva a riportare alla mente neanche un momento in cui erano rimasti da soli o anche solo insieme a qualcun altro. Poteva dire che l’ultima volta che si erano incrociati era stata quella mattina stessa, quando si erano svegliati entrambi per scoprirsi quasi con i corpi a contatto, inaspettatamente fin troppo vicini.
Non che Pietro si fosse sforzato di avvicinarglisi nel resto della giornata: Alessio non l’aveva scorto dargli particolare attenzione nemmeno una volta, lasciandolo quindi alla prevalente compagnia di Caterina e Nicola. Aveva parlato di più persino con Alberto, nonostante l’imbarazzo che ancora si sentiva addosso dopo la notte prima e quella stessa mattina.
Non riusciva a capire se tenersi lontano dalla calca fosse stata una buona idea fino in fondo, perché il silenzio lasciava sempre troppo spazio ai pensieri, e a certe domande che la notte prima, a causa del sonno, era riuscito ad ignorare, ma che ora affioravano nella sua mente senza possibilità di essere ignorate.
“E se …”.
Si sentì un po’ ridicolo anche solo a pensare all’eventualità che Pietro potesse avere qualche interesse nei suoi confronti. In fin dei conti non aveva mai lasciato trasparire un qualche interesse verso i ragazzi – solo verso le ragazze, visto tutte le fidanzate che aveva avuto-, non di certo un interesse che poteva andare oltre l’amicizia.
Scosse il capo, cercando di convincersene come se non potesse esserci alcun dubbio in merito. Quel che aveva detto a Alberto la notte prima non poteva essere giudicato altro che un tentativo di un ragazzo etero di non far passare il messaggio di poter essere qualcos’altro al di fuori di quello. Alessio ricordava che quell’uscita l’aveva leggermente infastidito, anche se non vi aveva dato voce.
Eppure c’era qualcosa – qualcosa legato a quel bacio sulla guancia che Pietro gli aveva dato subito dopo- che continuava a farlo pensare. Non riusciva nemmeno a tradurre quelle sensazioni in pensieri razionali, come se non avesse parole adatte per potersi spiegare.
Sospirò a fondo, cercando di imporsi su quell’incertezza patetica: era solo una sua sensazione, dovuta a non sapeva nemmeno cosa, e che non aveva neanche senso di esistere. Non aveva alcun motivo per credere che Pietro stesse sviluppando una cotta – persino il pensiero lo fece sentire a disagio- per lui. Avrebbe potuto avere dubbi solo con una prova un po’ più concreta – ed era convinto che non ne sarebbe mai arrivata alcuna. Ed era meglio così, in fondo: non riusciva nemmeno ad immaginare come sarebbe stato impossibile condividere un appartamento con qualcuno che poteva provare qualcosa per lui, e che prima o poi, se si fosse dichiarato, si sarebbe visto rifiutato inevitabilmente.
Ma non c’era alcun pericolo di vivere una situazione del genere, continuò a ripetersi: anche se non capiva fino in fondo certe azioni di Pietro nei suoi confronti, in quella di ieri sera non c’era proprio nulla di più di quel che era già in superficie.
Doveva solo smettere di fare mille congetture, dopo aver speso un’intera giornata a farne e rimproverarsi allo stesso tempo per avervi indugiato fin troppo.
Era arrivato il momento di metterci definitivamente una pietra sopra.
 
*
 
Il secondo falò che Gabriele si era impegnato a creare era forse ancor più penoso del primo: a malapena ardente, era ancor meno visibile del suo predecessore, e Alessio era piuttosto sicuro che non sarebbe durato nemmeno la metà del tempo che avrebbero passato lì.
Avevano finito tutti di cenare da poco, quando era sopraggiunto il dilemma di come proseguire la serata. Avevano deciso di rimanere lì di nuovo, stavolta senza le note della chitarra ad accompagnarli – visto che Alessio l’aveva lasciata preventivamente e del tutto intenzionalmente all’ostello-, decisione di cui si pentì quasi nell’immediato quando Alberto, in un impeto di malizia e vivacità sopra le righe, aveva proposto di prendersi del tempo per giocare ad obbligo o verità.
Alessio si era ritrovato a roteare gli occhi al cielo un paio di volte: la prima alla proposta, la seconda quando si rese conto che praticamente tutti si erano già convinti.
-Obbligo o verità?- dopo qualche minuto d’entusiasmo generale, Valerio guardò tutti con espressione scettica e disgustata – Ma siamo tornati a fare giochi per ragazzini delle medie?-.
Alessio si ritrovò ad annuire, le braccia incrociate contro il petto: per quanto gli dolesse ammetterlo, per una buona volta si trovava del tutto d’accordo con Valerio.
Non moriva dalla voglia di mettersi in ridicolo, né di dedicarsi a rispondere a domande che, quasi sicuramente, sarebbero state scomode. Un gioco becero ed infantile per gente che voleva ficcanasare il naso negli affari altrui.
-Ma è solo un modo per movimentare la serata. Renderla un po’ diversa dal solito- cercò di replicare Giulia, che teneva in mano una bottiglia vuota di birra. Da quanto Alessio aveva capito negli ultimi minuti, sarebbe potuta servire per essere girata e scegliere i turni tra tutti loro, già seduti a cerchio.
-Facciamo che per stavolta me ne sto in riva al mare per conto mio- Valerio sembrò categorico nella sua posizione contraria, e per un attimo Alessio fu quasi tentato di imitarlo. Si ricordò solo all’ultimo che, probabilmente, passare del tempo tra loro da soli sarebbe solamente equivalso ad un litigio infinito.
Percepì lo sguardo di Giulia posarsi su di lui, non appena Valerio ebbe dato forfait, allontanandosi di pochi metri per sedersi stavolta di fronte alla tranquilla marea delle onde, in un palese atto di protesta. Alzò gli occhi trattenendo a stento uno sbuffo.
-Tu che fai?- gli chiese lei, un po’ sfiduciata – Ti unisci o vai anche tu?-.
Alessio tacque, pensando ancora: aveva sempre cercato di evitare giochi del genere, che andavano sempre fin troppo in là dal confine del semplice gioco. Dall’altra parte, però, non c’era molto altro ad attenderlo: non gli andava di rimanere solo con Valerio, né di rimanere lì in disparte a guardare il resto del gruppo divertirsi. Sospirò a fondo, piuttosto amareggiato:
-Esistono altri modi meno stupidi per vivacizzare il tutto- tentò di protestare un’ultima volta, piuttosto consapevole che non sarebbe servito a granché.
Giulia fece per ribattere qualcosa di non ben precisato, ma fu con stupore che venne interrotta qualche secondo da Pietro, che fino ad allora non aveva proferito parola sulla questione:
-E che altri modi di passare la serata proponi?- chiese direttamente ad Alessio, un leggero ghigno a piegargli le labbra – Non dirmi che ti spaventi per un giochetto, a tuo dire, così … Stupido. Paura di finire a dover baciare qualcuno che non vorresti?-.
Per un attimo Alessio rimase interdetto, quasi sul punto di rimanere a bocca aperta per la sorpresa. Si sarebbe aspettato qualsiasi cosa, tranne che la prima che gli avrebbe detto Pietro in quella giornata fosse una pura provocazione gratuita.
Si sentì confuso per qualche attimo, vagamente stordito – e deluso- per quell’uscita infelice. Si chiese a cosa potesse essere dovuto quel comportamento tutt’altro che tranquillo nei suoi confronti, ma non riuscì a farsi venire in mente nulla di logico che potesse spiegarlo.
Si sentì rodere dal nervoso a quella consapevolezza, e per un secondo fu davvero tentato di mandare tutti a quel paese ed andarsene il più velocemente possibile. Andarsene, però, sarebbe equivalso a darla vinta a Pietro, e per quanto odiasse l’idea di prendere parte a quel gioco idiota, sopportava ancora meno l’idea di dargli ragione. Se Pietro voleva sfidarlo, per qualche assurdo motivo noto solo a lui, Alessio non si sarebbe tirato indietro.
Spostò lo sguardo su Giulia, rimasta confusa ed in attesa in piedi di fronte a lui:
-Gioco solo ad una condizione-.
Si sentì gli sguardi di tutti addosso, e non attese altro per continuare:
-Niente cose sconce o troppo esagerate. O me ne vado sul serio-.
Alberto sopraggiunse davanti a lui, con un sorriso ampio e piuttosto soddisfatto:
-Affare fatto-.
 


La bottiglia non aveva ancora finito di girare, lenta nel suo movimento sulla sabbia spianata per aiutarla nel suo moto circolare. Le fiamme del falò lì vicino si riflettevano sulla superficie del vetro, creando strani giochi di luce rossastra che, tenendoli osservati senza sbattere le palpebre, facevano girare la testa.
Pietro trattenne il fiato quando la bottiglia cominciò ad essere sempre più lenta, prossima a fermarsi indicando il prossimo giocatore.
La prima ad essere stata designata era stata Giulia, dopo che Alberto aveva fatto partire la ruota della bottiglia, che si era fermata proprio di fronte a lei. Era stato sempre Alberto a passarle il suo telefono, dal quale poteva pescare tra obbligo e verità da un sito specifico del gioco. Alla fine la scelta di un obbligo da parte di Giulia non era poi stata male: doveva baciare qualcuno, e il secondo giro della bottiglia le aveva portato così tanta fortuna da ritrovarsi Filippo come secondo giocatore designato.
Ora che si stava aprendo il momento del secondo turno, l’attimo in cui la bottiglia si sarebbe fermata sempre più vicino, Pietro si sentì un po’ meno sfacciato di come si era fatto vedere quando aveva implicitamente dato del codardo ad Alessio. Non voleva neanche immaginare se fosse stato scelto lui, a dover baciare una persona che poteva essere chiunque in quel gruppo.
Forse era stato così sfrontato in risposta al nervosismo che Alessio gli aveva provocato per tutta la giornata, quasi a volerlo costringere a non evitarlo anche in quel momento, una sorta di rivalsa che ora gli si stava rigirando contro: non doveva essere stata una grande idea, doveva ammettere, se cominciava a sentirsi a disagio lui stesso. Lanciò ad Alessio, seduto di fronte a lui tra Nicola e Gabriele, una breve occhiata: non sembrava particolarmente colpito dal primo bacio già avvenuto, ma nemmeno troppo entusiasta. Si limitava ad osservare in silenzio, nient’altro.
-Non è possibile!- la voce di Gabriele spezzò l’atmosfera vagamente tesa degli ultimi attimi, nel momento esatto in cui la bottiglia si fermò minacciosamente indicando proprio lui. Pietro si lasciò andare ad un sospiro di sollievo.
-Toccherà a tutti, prima o poi- cercò di consolarlo Alberto, dandogli una pacca incoraggiante sulla spalla, guardando l’amico con aspettativa – Allora, cosa scegli? Obbligo o verità?-.
Gabriele si morse il labbro inferiore per qualche secondo, con aria riflessiva, prima di sospirare e lasciarsi andare ad un a malapena udibile “Verità.”
Alberto annuì, andando nella sezione scelta: rise sotto i baffi, segno che la domanda designata lo stava divertendo particolarmente.
-Senti un po’ qua a cosa devi rispondere- iniziò a dire, lanciando un ghigno perfido verso Gabriele – Hai mai avuto una cotta per qualcuno degli altri giocatori?-.
Nemmeno un secondo dopo, Gabriele iniziò a scuotere la testa con tranquillità:
-No, non direi-.
“Più facile del previsto” si ritrovò a pensare Pietro. Non riusciva quasi a credere alla fortuna che era toccata sia a lui che a Giulia, ma allo stesso tempo cominciava a tranquillizzarsi: fino a quel momento non era successo nulla di particolarmente rilevante.
-Molto bene- mormorò tra sé e sé Alberto, annuendo – Vuoi far girare la bottiglia per scegliere di chi sarà il prossimo turno?-.
Gabriele non si fece attendere: si sporse verso la bottiglia di birra vuota, posandovi i polpastrelli da entrambi i lati prima di farla girare con un colpo secco del polso.
Pietro non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che la bottiglia aveva compiuto a malapena un giro, prima di fermarsi direttamente su di lui, nel giro di un secondo. Si sentì sbiancare ancor prima di ascoltare le urla entusiaste degli altri, in parte sollevati ed in parte incuriositi.
-Se ne vedranno delle belle- esclamò Caterina, già mezza piegata in due dal ridere, ma con più fiato di Giulia, che invece stava già ridendo così forte da non avere nemmeno la forza di fare un qualsiasi commento.
-A te la scelta- Alberto riportò l’attenzione su di sé, aspettando quella che sarebbe stata la scelta di Pietro.
Rimase interdetto per qualche secondo: l’obbligo che era toccato a Giulia non era stato troppo pesante solo perché, in fin dei conti, aveva dovuto baciare Filippo: una cosa fin troppo quotidiana per due persone che stavano insieme da tempo. Non avrebbe potuto dire la stessa cosa se, invece, fosse capitata tra lui ed uno qualsiasi degli altri.
Tremava al solo pensiero.
-Verità- mormorò con vaga convinzione, sperando di avere la stessa fortuna capitata a Gabriele.
Fu proprio quest’ultimo a sporgersi verso il telefono di Alberto, leggendo a voce alta:
-Rispondi alla verità precedente-.
Pietro lo guardò con la fronte corrugata per qualche secondo:
-Cosa?-.
-Devi rispondere alla stessa domanda di Gabriele- spiegò Nicola, con semplicità – Quindi devi dire se hai avuto una cotta per qualcuno del gruppo qui presente-.
Pietro si sentì ardere, il viso che già stava prendendo un colorito fin troppo rosso per i suoi gusti.
Intravide Filippo, accanto a Nicola, guardarlo con aspettativa, quasi si aspettasse una risposta affermativa – in riferimento a chi, per Pietro, era un totale mistero-, e prima di tornare con gli occhi su Gabriele, in attesa di una risposta, si soffermò anche su Alessio. Aveva lo stesso sguardo indifferente di prima, che non lasciava presupporre alcun interesse alla cosa.
Sembrava essere lì solo fisicamente, ma altrove con il pensiero.
-No, direi proprio di no- Pietro affermò con tono sicuro, dando la sua risposta a Gabriele – Ho standard troppo alti-.
-Come no- lo prese in giro Filippo, scuotendo la testa – I tuoi standard alti non si vedevano proprio con le tue ex-.
-E comunque dovresti essere sincero nelle tue risposte- rincarò la dose Giulia, che aveva recuperato fiato sufficiente per poter parlare – Non a caso si chiamano verità-.
Pietro si trattenne a stento dal fulminarla. Preferì ignorarla del tutto, evitando di innervosirsi per quelle provocazioni, e augurandosi solo di non dover rispondere ancora a qualcosa di simile come la domanda che gli era appena capitata.


 
Volse gli occhi verso l’incresparsi delle onde sulla battigia della spiaggia, ignorando per quanto gli era possibile gli schiamazzi dei suoi amici.
Alessio si lasciò andare ad un sospiro profondo: sperava di non far trasparire troppo la propria noia, anche se non aveva nemmeno avuto troppe possibilità per dimostrare un po’ di entusiasmo, partecipando poco e trovandosi perlopiù disinteressato ai turni altrui. Aveva lanciato solamente qualche sporadica occhiata quando la bottiglia veniva fatta girare, premurandosi ogni volta come il collo della stessa non si azzardasse mai in alcun modo ad indicare proprio lui.
Doveva ammettere, però, che per quanto noioso potesse essere, fino a quel momento non c’erano stati grandi colpi di scena: niente domande particolarmente fastidiose, niente obblighi estremamente spinti. Cominciava quasi a pensare che le sue iniziali proteste fossero state in parte esagerate, anche se di certo se l’avessero finita lì non si sarebbe potuto dire dispiaciuto.
Fino a quel momento Giulia poteva vantare di essere stata quella a cui erano toccati più turni: dopo Pietro era stata di nuovo indicata lei, di nuovo accoppiata con Filippo – a cui aveva dovuto annusare le ascelle, dopo aver scelto nuovamente obbligo, tra le risate di tutti. Era di nuovo toccato a lei dover saltellare stando in equilibrio su una gamba sola per trenta secondi con Gabriele, e visto l’andazzo Alessio non si sarebbe nemmeno stupito di vederla fare qualcos’altro di idiota entro la fine della serata. Tra i due turni era stato invece lui stesso ad essere scelto, finalmente, dopo essere stato mancato a lungo. Aveva ascoltato con talmente tanta distrazione la domanda postagli da Alberto che non la ricordava già più, né ricordava la sua risposta data con più vaghezza possibile.
, si ritrovò a pensare Alessio, continuando a tenere il viso girato in direzione del mare: in fin dei conti l’unica sua preoccupazione al momento era non rischiare di addormentarsi dalla monotonia.
-Terra chiama Alessio!-.
Si riscosse di colpo, dopo essersi reso conto di essersi distratto totalmente dal gioco. Si guardò intorno, accorgendosi di come tutti stessero guardando proprio lui.
-Che c’è?- domandò, la fronte corrugata.
Caterina, di fianco a lui, rise divertita:
-Ma a che stavi pensando per distrarti così?- gli chiese, con fare ironico – Sei stato indicato dalla bottiglia-.
Alessio abbassò gli occhi immediatamente, accorgendosi che effettivamente il collo della bottiglia indicava la sua direzione. Si era astratto talmente tanto da non rendersi nemmeno conto che era arrivato un nuovo turno.
-Oh, bene- si ritrovò a bofonchiare, preso leggermente contropiede – Che devo fare?-.
-Ma eri proprio altrove con la testa, eh- riprese Alberto, ridendo sotto i baffi. Alessio rimase in silenzio per qualche secondo, ancor più perplesso di prima. Era sicuro di essersi perso più di un particolare, ormai.
-In realtà tu non devi fare nulla- intervenne Giulia, lanciandogli un sorriso malizioso – Il turno è di nuovo mio, e il mio obbligo è fare una dichiarazione d’amore al secondo giocatore … Che sei risultato essere tu-.
Alessio la guardò spiazzato per qualche secondo, riuscendo solo a formulare il pensiero che era andata bene così: piuttosto che dover essere lui a farne una, molto meglio farsene dedicare. L’unico problema è che si trattava di Giulia, il che poteva essere anche piuttosto imbarazzante.
-Ti prego, non dire cose di cui poi ti potresti pentire- le disse con voce strozzata, già sentendosi sudare al pensiero. Tutto ciò che ebbe in risposta fu una risata dell’altra:
-Come ti fidi poco, Raggio di sole-.
Alessio evitò di confermare i suoi timori, già rosso in viso prima che cominciasse. Adocchiò Caterina, seduta accanto a lui, già sul punto di trattenere a stento le risate: immaginava non sarebbe resistita a lungo.
Giulia si schiarì la voce, prima di iniziare la sua declamazione:
-Beh, che dire … - iniziò con calma, visibilmente improvvisando – Ormai ci conosciamo da un po’ di anni, e mi rendo conto sempre più di una cosa, Raggio di sole-.
Alessio, esattamente come tutti gli altri, trattenne il proprio respiro in ansia, già aspettandosi qualcosa di terribilmente sconveniente.
-Sei davvero figo-.
Tra le risate di tutti, Alessio riuscì solo ad arrossire e a scuotere il capo con fare rassegnato. Filippo rise con fare trattenuto, lanciando a Giulia uno sguardo interrogativo: la vide intercettarlo a sua volta, allungando una mano verso il suo viso.
-Non quanto il mio ragazzo, sia beninteso, e poi non voglio assolutamente rubarti alle mire di qualcun altro- aggiunse velocemente, facendo rilassare visibilmente Filippo e lanciando uno sguardo d’intesa a Pietro, che per tutta risposta la guardò con ostilità.
Giulia tornò a girarsi verso Alessio, stavolta con espressione più sincera e seria:
-A parte gli scherzi: ti voglio bene, e sono sicura che la nostra amicizia ci riserverà molte gioie in futuro-.
-E ovviamente non la pianterai mai di chiamarmi con quel nomignolo- Alessio si schiarì la voce a sua volta, per nascondere il proprio imbarazzo. Il sorriso di nuovo malizioso che gli lanciò Giulia gli fece presupporre in anticipo la risposta:
-Ovviamente no, Raggio di sole-.
Ad Alessio non rimase altro che ridacchiare nervosamente, poco avvezzo a reagire platealmente a quelle dichiarazioni aperte d’affetto. Se ne rimase in silenzio, mentre Giulia si sporgeva verso la bottiglia di birra vuota per farla girare ancora. Si ritrovò, stavolta, a trattenere il fiato e a non distrarsi affatto: non aveva mai ritenuto d’avere una buona sorte, soprattutto nel giocare, e anche in quel momento sospettava che la fortuna sarebbe scomparsa nel momento più cruciale. Fino ad ora il destino sembrava essere stato fin troppo premuroso con lui: era sicuro che ormai mancasse poco all’attimo in cui avrebbe dovuto ripagare tutto quell’appoggio. Sfiorò quel momento tanto temuto proprio un secondo dopo, quando la bottiglia aveva iniziato a rallentare inesorabilmente, ma fermandosi due persone più in là rispetto a lui, su Nicola. Lo sentì sbuffare a mezza voce, sovrastato subito dalle grida entusiaste degli altri.
-Finalmente, eh!- esclamò Filippo, rivolto all’amico – Ancora non eri uscito, cazzo-.
Nicola non perse nemmeno tempo a rispondergli, scuotendo il capo con aria vagamente affranta.
-Scelgo verità, comunque- disse invece, con lo stesso entusiasmo che avrebbe avuto nell’andare verso il patibolo. Alessio quasi rise nel rendersi conto che persino lui, poco prima, aveva reagito meglio.
-Questa sarà interessante- borbottò Alberto, che aveva già letto la domanda comparsa sullo schermo del suo telefono – Devi dire qual è la parte del corpo che preferisci del secondo giocatore-.
Nicola non disse nulla neanche in quel momento, chiudendo gli occhi per un attimo come a voler processare quale sarebbe stata la sua sorte. Fece girare la bottiglia velocemente, tenendo gli occhi chiusi; si perse così il momento in cui il collo si fermò nella direzione di Caterina, che scoppiò a ridere istericamente il secondo dopo.
-Questa è davvero la tua serata fortunata- mormorò rivolta al suo ragazzo, rossissima in viso. Alessio si fregò le mani, infastidito dai granelli di sabbia che sentiva appiccicati alla pelle; se fosse stato in Caterina, avrebbe volentieri evitato di parlare di serata fortunata, per scaramanzia.
-Piuttosto che dover dire una cosa del genere a qualcun altro … - commentò Pietro, con un ghigno stampato in viso.
-Stiamo aspettando la tua risposta- Giulia incitò Nicola, guardandolo con aspettativa – E dilla a voce alta in modo che ti sentano tutti, mi raccomando-.
Nicola sospirò a fondo, grattandosi il collo con aria indecisa:
-Io … - lasciò vagare lo sguardo su Caterina, prima di mordersi il labbro inferiore con aria sempre più esitante – Direi … I capelli?-.
-Ma sei serio?- Giulia lo guardò agghiacciata, talmente tanto che Alessio, nell’osservarne l’espressione, scoppiò a ridere ancor più divertito rispetto alla risposta che Nicola aveva dato.
-È lui a dover rispondere, e ha deciso così- Caterina alzò le spalle, con nonchalance.
Giulia fece per protestare ancora, ma Alberto la interruppe prima che potesse dire ancora qualcosa:
-Facciamo che ci crediamo, anche se ho i miei dubbi- disse con fare diplomatico – Stavolta la bottiglia la giro io-.
Caterina rimase di stucco quando il collo della bottiglia, dopo nemmeno un minuto, le si fermò di nuovo davanti. Alessio la vide meno sicura e fiduciosa del turno precedente.
-A quanto pare eri stata risparmiata troppe volte prima- la prese in giro affettuosamente Nicola, poggiandole una mano sulla spalla lasciata nuda dal tessuto della canottiera.
-Basta che d’ora in poi non sia sempre il mio, di turno- replicò lei, toccando nuovamente la superficie fredda e liscia del vetro della bottiglia, fermandosi e rimanendo in posizione, pronta a farla girare – Voglio provare scegliendo obbligo, comunque-.
-Audace- commentò Alberto, già con il cellulare in mano – E sembra che ti ci vorrà davvero molta fortuna per non morire d’imbarazzo-.
Alessio aggrottò la fronte, un po’ come fecero tutti gli altri, incuriositi dalle parole sibilline di Alberto.
-Che obbligo è uscito?- chiese cautamente Caterina.
Alberto girò il telefono un attimo dopo, lasciando ben visibile il display, sul quale campeggiava a caratteri grandi la frase “Bacia il secondo giocatore”.
Caterina sembrò raggelarsi all’istante, un po’ come fece di conseguenza anche Nicola. Alessio la sentì sospirare a fondo, dopo diversi secondi di silenzio.
-Va bene- mormorò lei, puntando gli occhi sulla bottiglia – Vediamo come finisce-.
Con un colpo secco del gomito, la bottiglia partì nel suo lento ed inesorabile girare. Stavolta Alessio non la perse di vista nemmeno un secondo, una sensazione d’ansia che cominciava a crescergli all’altezza della bocca dello stomaco. Tenne gli occhi ben fissi sulla bottiglia, respirando piano e cercando di mantenere una parvenza di calma, almeno fino a quando non la vide fermarsi, dritta su di sé.
“Cazzo”.
La voglia di rimanersene lì scomparve del tutto, quando realizzò davvero quello che era appena successo.
Stavolta si levarono molti meno sospiri di sollievo nel resto del cerchio. Nessuno disse nulla a parte Alberto e Gabriele, tutti profondamente in silenzio e con l’aria tesa. Poteva distinguere attorno a sé le più svariate reazioni: sebbene non avesse ancora recuperato il coraggio per alzare il volto dalla sabbia, sentiva su di sé lo sguardo di Nicola perforarlo, attonito ed in attesa; percepiva anche gli occhi di Giulia scrutarlo, probabilmente intuendo ciò che doveva passare nella mente sia a Nicola, che a Caterina, e a lui stesso.
Quando alzò appena il viso, fu Pietro quello che scorse per primo, di fronte a lui: stava accuratamente evitando il suo sguardo, ed Alessio sperò ardentemente che avesse almeno il buongusto di pentirsi amaramente di quel che aveva detto quando l’aveva provocato, prima di iniziare quel maledetto gioco. Si chiese, per un secondo, se anche lui avesse saputo, in un modo o nell’altro, del bacio che c’era stato tra lui e Caterina ormai mesi e mesi fa: a giudicare dalla reazione ne sembrava perfettamente a conoscenza.
Non riuscì nemmeno a sentirsene infastidito, troppo distratto dal percepire la stessa tensione che lo attanagliava scorrere sulla pelle di Caterina, immobile e che ancora evitava di girarsi verso di lui.
L’unica cosa che gli veniva in mente era quella di alzarsi ed andarsene, fregandosene di qualsiasi cosa avrebbero potuto dire tutti gli altri. Probabilmente sarebbe stata la mossa meno coraggiosa, ma quella più conveniente, perché, doveva ammetterlo, aveva il terrore dell’alternativa che gli si presentava davanti. Aveva cercato di relegare in fondo alla propria memoria il bacio che già c’era stato tra loro, preferendo ignorarne l’esistenza, il fatto che fosse stato fin troppo reale.
Non sapeva esattamente chi altro sapesse di quell’episodio, a parte Nicola – anche se intuiva che Giulia ne fosse a conoscenza, oltre a Pietro-, e la voglia di dover giustificare il proprio rifiuto verso quello che gli sarebbe dovuto toccare era del tutto inesistente. Non avrebbe mai parlato tranquillamente in pubblico di qualcosa che lui stesso considerava qualcosa di fin troppo personale ed intimo.
-Non vorrete farci attendere troppo, spero!- la voce di Alberto spezzò il filo dei pensieri di Alessio, costringendolo suo malgrado a sollevare lo sguardo, e a non poter più scappare dalle occhiate degli altri.
Giulia era visibilmente più seria rispetto ai momenti precedenti, anche se la sua reazione impallidiva davanti al freddo imbarazzo di Nicola, che non aveva saputo trattenere una smorfia all’incitazione di Alberto. E Caterina era lì, ammutolita allo stesso modo di Alessio, spostando lo sguardo da Nicola a chiunque altro le capitasse a tiro, indugiando a stento su di lui.
-Possiamo sempre fare un’eccezione, no? Facciamo rigirare la bottiglia- il tentativo di Giulia di ribaltare la situazione non sembrò sorbire i risultati sperati, davanti all’espressione contrariata di Alberto:
-E perché mai? Non si fanno eccezioni, e finora non se ne sono fatte in nessun caso- replicò prontamente lui, allargando le braccia – Non se ne faranno nemmeno ora. Nessuno si è lamentato fino a questo momento-.
-Ad ognuno la sua- annuì con aria solenne Gabriele, che sembrava non voler ammettere repliche; in una qualsiasi altra situazione Alessio sarebbe scoppiato a ridere alla vista dell’aria fin troppo convinta dell’altro, ma in quel momento avrebbe solo voluto tappare la bocca a chiunque.
Si lasciò andare ad un sospiro rassegnato e nervoso, ormai convinto che a nulla sarebbe servito replicare qualsiasi cosa. Era piuttosto probabile che Alberto e Gabriele avrebbero cambiato idea solo nel sentirsi spiegare il motivo del voler evitare quel bacio, ma dubitava fortemente che Caterina o Nicola avessero anche solo voglia di provare a ricordare certe cose, tantomeno spiegarle.
Il silenzio che calò, carico d’attesa, non fece altro che farlo sentire ancor più sulle spine. Si era deciso a non alzare lo sguardo, in attesa di qualcosa, qualsiasi cosa, che gli facesse capire come sarebbe andata a finire, lasciando quella decisione totalmente in balia degli altri.
Si riscosse solo quando, qualche attimo dopo, avvertì una mano di Caterina sulla sua spalla, come a volerlo far uscire dal momento di trance in cui si era rifugiato. Quando girò il viso incrociò gli occhi di lei che lo scrutavano – la stessa vergogna di un errore passato che aveva fatto del male a loro stessi e ad altri, e che poteva distinguere nel suo sguardo. Quel contatto visivo durò poco, ed Alessio non oppose alcuna resistenza quando Caterina gli poggiò una mano dietro la nuca, quasi ad accarezzargli i capelli, per attirarlo più vicino a sé. Si stupì del fatto che stavolta fosse stata lei stessa a prendere l’iniziativa: un dettaglio diverso rispetto a quello che era stato il loro primo ed unico bacio. Non sembrava però essere cambiato il sapore di lei, il profumo che Alessio inspirava piano, e il suo cuore fin troppo agitato, sia per quello che stava succedendo, sia per quello che sarebbe successo dopo.
Fu un bacio appena accennato, un fulmineo toccarsi impaurito di labbra, che terminò nel giro di un secondo; Alessio si accorse realmente di aver tenuto gli occhi chiusi tutto il tempo solo quando Caterina lasciò piano la presa, allontanandosi da lui.
Se prima di quel momento si era sentito solamente agitato, ora si ritrovava nel più completo spaesamento.
-Possiamo andare avanti ora?- la voce di Caterina parve più atona di quanto Alessio avrebbe preferito constatare, quando l’attimo dopo parlò, spezzando il silenzio di disagio teso che si era creato.
Evitò ancora di guardarla in faccia, ancora troppo in imbarazzo e confuso per potersi girare verso di lei. Sentiva però il peso degli sguardi degli altri su di sé, silenziosi e taglienti come lame affilate.
 
*
 
-Quella bottiglia ti deve adorare, sul serio- Filippo non aveva potuto fare a meno di notare, piuttosto caustico, dopo che Giulia era stata indicata dalla bottiglia per l’ennesima volta.
-Non portare sfiga- lo rimbrottò lei, alzando gli occhi verso Alberto – Potrei rispondere ad una domanda, una volta tanto-.
-Paura di rischiare?- la prese in giro lui, causando a Pietro una leggera risata vagamente divertita, scuotendosi così dall’intorpidimento in cui era caduto da un po’ di minuti.
Era stato abbastanza pesante dover fare finta di nulla dopo il bacio a stampo di Alessio e Caterina, un po’ per tutti. Era sicuro che anche Alberto e Gabriele, pur non capendo a cosa fosse dovuta l’aria tesa, avessero capito che sarebbe stato meglio cambiare argomento ed andare oltre il prima possibile.
Il primo turno che l’aveva succeduto era stato decisamente più impacciato e meno allegro dei precedenti, con risate forzate e una certa inquietudine che Pietro aveva provato non appena aveva tentato di osservare Alessio. Aveva l’aria sconfitta, forse anche vagamente arrabbiata, e sembrava quasi più temibile in quel momento, mentre se ne stava in silenzio con gli occhi abbassati.
Pietro si morse il labbro a ripensare a quel che era successo poco prima. Non riusciva a togliersi dalla testa la sensazione che fosse in parte anche colpa sua. In fin dei conti era stato proprio lui a provocare Alessio tirando in ballo la paura di dover baciare qualcuno del gruppo.
Ora che era successo davvero, e con l’espressione ammutolita sua, di Caterina e pure di Nicola davanti agli occhi, non poteva non sentirsi un totale idiota. Se le cose erano iniziate male quella mattina stessa, non osava nemmeno pensare a come sarebbero finite quando sarebbero tornati al B&B, e lui ed Alessio si sarebbero ritrovati non solo a condividere la stessa camera, ma anche lo stesso letto.
-Senti qui: cosa o chi porteresti con te su un’isola deserta?- Alberto lesse ad alta voce la verità a cui Giulia avrebbe dovuto rispondere. Non era nulla di particolarmente difficile a cui trovare una risposta, ma Giulia assunse comunque un’aria seriamente pensierosa.
-Oddio, ci sono troppe cose che porterei con me- mormorò lei, gli occhi ridotti a due fessure mentre era ancora impegnata a concentrarsi – Potrebbe essermi utile un coltello, per provare a cacciare o recuperare qualcosa di commestibile. Anche se probabilmente finirei male lo stesso-.
Filippo la guardò fintamente offeso:
-Quindi non porteresti me?-.
-No, affatto- Giulia gli scoppiò a ridere in faccia davanti al broncio deluso che l’altro le rivolse. Pietro la osservò sporgersi verso di lui qualche attimo dopo, baciandolo brevemente e ridendogli contro le labbra, prima di aggiungere:
-Però, effettivamente, potrei portare te e darti il compito di procurarci del cibo-.
Pietro scosse il capo, un ghigno malizioso che gli si stava dipingendo in viso:
-Non pensavo ti piacesse fare da schiavo, Pippo- gli disse, mordendosi il labbro – È per caso un tuo kink erotico?-.
-Io non … - Filippo cercò di rispondere subito, rosso in viso come non mai, ma venne interrotto dalla risata cristallina di Giulia, che anziché prendersi male sembrava piuttosto divertita da quella domanda. Pietro quasi sperò che quella risata non fosse effettivamente una tacita conferma.
-Vogliamo scoprire a chi toccherà l’ultimo bacio di mezzanotte?- intervenne prontamente Gabriele, a sedare sin da subito quella conversazione. Pietro lo ringraziò mentalmente.
-Ci penso io a girare- lo rassicurò proprio Giulia, a corto di fiato e riuscendo a malapena a pronunciare le parole. Si allungò verso il centro del cerchio, dove immobile se ne stava la bottiglia di birra; le dette un colpo energico, tanto che non smise di girare per svariati attimi.
Accadde pochi secondi prima che il collo della bottiglia si fermasse, che Pietro ebbe la brutta sensazione che stavolta sarebbe stato di nuovo il suo turno. Il secondo in tutta la serata.
Rimase ad osservare inerme la bottiglia rallentare sempre più, fino a raggiungere e fermarsi nella sua direzione, indicandolo senza alcun dubbio.
-Questa cosa è un evento storico- Nicola fu il primo a parlare, subito dopo le risate che si erano levate da Giulia, Caterina e Alberto, tutte rivolte al viso tetro di Pietro – Eri l’unico a non essere stato ancora beccato per un secondo turno-.
-A cosa punti?- gli chiese subito Caterina, un guizzo curioso dipinto in viso – Obbligo o verità?-.
Pietro rimase esitante per qualche secondo. Non aveva la più pallida idea del male minore, ed arrivato a quel punto si sentiva unicamente interessato nel farla finita con quel gioco. In fin dei conti non poteva andar peggio di come era già andata.
-Obbligo, per stavolta- mormorò, osservando Alberto che si metteva già all’opera con il suo cellulare. Quando lo vide ridere sotto i baffi, con un’aria piuttosto maliziosa, Pietro ebbe la certezza di aver preso di nuovo la decisione sbagliata.
-Sembra proprio che anche tu dovrai baciare qualcuno-.
Giulia scoppiò a ridere brevemente, scuotendo il capo incredula:
-Le cose si fanno parecchio interessanti-.
L’unica risposta che ricevette fu un’occhiata minacciosa di Pietro:
-Taci, iettatrice!- replicò il moro, puntandole un dito contro, con fare accusatore – Potrei quasi dire che ci speravi, che finisse così-.
-Diciamo che chiudiamo con una certa dose di suspence- replicò lei – E ora muoviti a girare quella bottiglia, almeno ti toglierai il dubbio anche tu su chi dovrai baciare-.
“Non sono del tutto sicuro di volerlo scoprire” si ritrovò a pensare Pietro, senza però dirlo ad alta voce. L’ansia cominciava ad attorcigliargli le viscere, tanto da fargli quasi sfiorare l’idea di mollare il resto del gruppo lì e scappare lontano. Si ritrovò persino a riconsiderare la decisione di Valerio di non partecipare: era del tutto convinto che, tra tutti loro, fosse stato decisamente il più previdente.
A malincuore si sporse verso la bottiglia, tirando un lungo sospiro. Vi posò i polpastrelli da entrambi i lati, prima di darle l’input per farla girare. Chiuse gli occhi nel momento stesso in cui la bottiglia iniziò il suo giro, in un gesto di speranza e ansia allo stesso tempo. Non li aprì nemmeno quando, da come intuì, la bottiglia si era fermata, accompagnata da esclamazioni piuttosto sorprese e da un isterico “La sfiga mi perseguita!”, pronunciato chiaramente dalla voce sommessa di Alessio.
Pietro spalancò gli occhi all’istante, tanto per togliersi qualsiasi dubbio: non c’erano incertezze, non nel collo della bottiglia ora fermo girato inevitabilmente nella direzione di colui che aveva appena commentato la cosa con aria più seccata che altro.
-Questo sarà il momento migliore della serata, oh sì!- le parole di Giulia furono a malapena intendibili, a causa delle forte risate che le rendeva difficile il pronunciarle. Se fosse stata solamente lei l’unica a ridere così tanto, Pietro non ci avrebbe neppure fatto troppo caso, eppure, sia prima che dopo le parole di Giulia, non aveva potuto fare a meno di sentire una stretta allo stomaco sentendo l’eco delle risate di Alberto, Gabriele, Filippo, Caterina e Nicola.
Si sentì impallidire, e stavolta prese davvero in considerazione l’idea di correre via a gambe levate. Si limitò invece ad alzare lo sguardo, sulla figura di fronte a lui ed immobile di Alessio. Se si fosse soffermato ad osservarlo solamente in viso, senza badare troppo allo sguardo a tratti furente e alle piccole rughe della fronte, di sicuro avrebbe solamente pensato che fosse quasi indifferente a tutto ciò. Quella calma apparante lo inquietava ancor di più di quanto non si sarebbe sentito se avesse urlare in dissenso apertamente.
-Dobbiamo proprio fare questa pagliacciata?- la voce di Alessio parve quasi annoiata, ai limiti dell’irritazione. Probabilmente non credeva già in partenza che gli avrebbero concesso il beneficio di evitare il bacio che ci sarebbe dovuto essere.
-Le regole dicono di sì- intervenne Alberto, alzando le spalle – E visto che non ci sono state eccezioni per nessuno … -.
-Non morirete per un misero bacio a stampo di un secondo- aggiunse Filippo, sospirando a fondo – E nessuno si scandalizzerà solo perché siete due ragazzi-.
Quella era una magra consolazione, si ritrovò a ponderare Pietro. Non si sarebbe sentito a suo agio in qualsiasi caso, neanche se avesse dovuto baciare qualcun altro tra Alberto, Gabriele, Nicola e Filippo … Ma Alessio, Alessio era l’opzione peggiore tra tutte. Ed arrivava dopo una giornata intera in cui nemmeno si erano parlati, probabilmente dopo essere stato tenuto a distanza non in modo casuale.
Pietro ebbe il forte impulso di sotterrarsi, scavare nella sabbia e buttarsi dentro alla buca che avrebbe creato, ignorare tutto il turbinio di pensieri che non lo stavano lasciando in pace.
Vide Alessio finalmente girarsi verso di lui fugacemente, lo sguardo enigmatico che non lasciava intendere cosa gli stesse passando per la testa.
-Un bacio a stampo. Solo un bacio a stampo!- lo ascoltò dire con determinazione, non ammettendo alcuna replica – E spero non avrete nulla da ridire-.
Le ultime parole le aveva rivolte precisamente a tutto il resto del gruppo, gli occhi che si erano spostati per guardarli uno ad uno, soffermandosi soprattutto su Giulia e su Alberto.
-Nessuno avrà nulla da ridire- confermò quest’ultimo, annuendo deciso, ed interrompendo Giulia che era evidentemente sul punto di dire qualcosa. Vi rinunciò subito dopo, tornando a tenere la bocca chiusa, ma con lo sguardo fin troppo intrigato.
Pietro abbassò di nuovo lo sguardo, in un tentativo di astrarsi e smetterla di ascoltare cosa stavano dicendo attorno a lui. Cercò di non pensare a niente, e quasi ci riuscì, almeno fino a quando non si accorse, con la coda dell’occhio, Alessio alzarsi dal suo posto sulla sabbia.
Quando si decise ad alzare gli occhi, dopo qualche attimo, Alessio aveva già oltrepassato il falò ancora debolmente acceso, arrivandogli di fronte, a meno di un metro. Si sedette davanti a lui, con il viso alla stessa altezza; non si sentì pronto a ritrovarselo così vicino, non dopo una giornata come era stata quella, ed ancor meno lo era nel sentirlo poggiargli una mano su una spalla. A quel contatto ebbe l’istinto fugace di allontanarsi, ma rimase immobile, quasi gli fosse impossibile muoversi.
Per un attimo ripensò alla sera prima, al quel bacio che gli aveva stampato sulla guancia, alla vicinanza effimera alla quale si era portato. Fu destabilizzante pensare di doverlo fare di nuovo, stavolta però con un bacio vero, un bacio che non gli avrebbe lasciato alcuno scampo.
-Niente esagerazioni, ok?- la voce di Alessio fu un soffio quasi impercettibile, e sebbene traboccante d’imbarazzo, riuscì comunque a tranquillizzare Pietro. Si limitò ad annuire, abbassando appena lo sguardo, e sentendo ancora la presa dell’altro su di sé, iniziando già a sentire le proprie guance prendere colore fino quasi a bruciare per il rossore.
Cercando di concentrarsi maggiormente sui risolini trattenuti a stento di Giulia, pur di non fare troppo caso alla mano di Alessio che pian piano ripercorreva la linea delle spalle di Pietro per raggiungere il collo, Pietro si ritrovò al limite molto prima di quanto non si sarebbe mai aspettato. Sperava, da una parte, che quel momento non dovesse giungere mai sul serio, ma c’era anche una parte di sé che non poteva che augurarsi che finisse tutto il prima possibile.
Il respiro di Alessio, che ormai percepiva ad una distanza talmente precaria, e il suo stesso sguardo puntato sulle labbra dell’altro, lo fecero sentire così sull’orlo del baratro da spingerlo, in un attimo di puro istinto, a sporgersi in avanti. non gli servì neppure abbassare il viso più di tanto, per scontrarsi con le labbra morbide di Alessio.
Era del tutto assurdo, totalmente irrazionale: cercare di mantenere la calma e la giusta indifferenza che gli sarebbe servita per non sconvolgersi troppo nel rendersi conto di ciò che stava facendo fu del tutto inutile.
Baciare un uomo – baciare Alessio – non se lo era mai davvero immaginato così. Avvertiva nelle narici il profumo pungente e maschile dell’altro, in contrasto con la morbidezza delle labbra e della pelle. Sarebbe stato un bacio qualsiasi, ma era Alessio quello che stava baciando, ed era quel dettaglio a renderlo del tutto diverso: erano diversi i suoi occhi, le sue labbra, la sua pelle, e il suo profumo, ed era diverso anche quel bacio, e tutto ciò che ne derivava.
Per un attimo Pietro si ritrovò a dimenticare dov’erano, il fatto che non fossero soli o le circostanze in cui tutto ciò stava avvenendo. Non dovevano essere passati più di pochi secondi, quando Alessio cercò di allontanarsi, seppur con gentilezza e lieve esitazione. Pietro non si rese del tutto conto di aver portato entrambe le mani sull’altro, una sul suo braccio per bilanciare il proprio peso, l’altra dietro la nuca per tenerlo fermo, come a voler prolungare quel contatto qualche secondo di più.
Quando Alessio si divincolò lasciò cadere entrambe le mani, così come allontanò il suo viso; si ritrovò ad ansimare in mancanza d’ossigeno, le labbra di nuovo divise da quelle dell’altro, respirando profondamente per recuperare tutto l’ossigeno perduto.
Gli ci volle qualche attimo per tornare alla realtà, e realizzare quel che aveva appena fatto. C’era fin troppo silenzio attorno a lui, un po’ come il vuoto che si sentiva dentro.
Pietro lasciò vagare lo sguardo intorno a sé, cercando la figura di Alessio: si era allontanato del tutto subito, tornando a sedersi di fianco a Caterina, dall’altra parte del cerchio, il viso girato altrove. Non c’erano bisogno di conferme, né che dicesse qualcosa, per capire che stesse evitando accuratamente il suo sguardo.
-Non pensavo sarebbe stata una cosa così focosa e dolce allo stesso tempo-.
La voce di Filippo, dopo svariati secondi di silenzio atroce, spezzò quell’atmosfera talmente strana che si era creata. Se il suo voleva essere un tentativo di alleviare la tensione, Pietro ebbe l’impressione che non ci fosse affatto riuscito.
-Potrei quasi sentirmi geloso!- gli fece eco Alberto, iniziando a ridere – Un po’ come quella volta ad una festa in discoteca, anni fa, quando ci aveva provato con un tizio per non ricordo quale motivo-.
Pietro si girò verso di lui, guardandolo agghiacciato.
-Oh sì, mi ricordo. Era la festa del mio sedicesimo compleanno- Filippo dette ancora filo a Alberto, annuendo, prima di rivolgersi direttamente a Pietro – Perché ci avevi provato con uno?-.
-Non ricordo neanche io- mormorò lui in replica, la voce atona.
Non era una bugia, non lo ricordava davvero, forse perché persino l’episodio che avevano riportato Alberto e Filippo era qualcosa che aveva seppellito sotto cumuli di altri ricordi, momenti lontani e così sfocati perché, con ogni probabilità, accaduti in un momento in cui era più brillo che sano. O forse, più semplicemente, lo erano perché aveva cercato di dimenticarsene, cosa che avrebbe continuato a fare se i suoi amici non avessero disseppellito dettagli che, in quel frangente, gli sembravano ancor più scomodi.
-Beh eri stato piuttosto convincente- commentò Filippo, con fare pensieroso.
Giulia alzò un sopracciglio a quelle parole, annuendo con fare ironico:
-Un po’ come ora con Alessio-.
Al suono di quel nome Pietro si sforzò di riportare gli occhi su di lui. Non si sorprese molto di ritrovarlo già a fissarlo, con uno sguardo che navigava tra la confusione e l’astio. Gli occhi di Alessio stavano parlando per lui, senza alcun bisogno che prendesse parola: bastava osservarli per capire che qualcosa si era spezzato, dopo quel bacio.
Pietro scosse appena il capo, passandosi nervosamente una mano tra i capelli, ed umettandosi le labbra.
Il sapore di Alessio era ancora lì, incapace di scomparire.
 
Divided from the light
I wanna love the way we used to then*




 
 

*il copyiright della canzone (Keane - "Silenced by the night") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

E con Ferragosto alle spalle nella realtà ed ora anche nella finzione, possiamo finalmente svelare un po' delle tante cose che questo capitolo aveva in serbo. Ebbene sì, le bombe erano più di una! La prima arriva subito dopo in pieno contrasto con i pensieri di Pietro che, ancora una volta, rimane incantato alla vista di Alessio: sarà un boccone amaro per diversi nostri lettori sapere che, in realtà, Alessio sembrerebbe proprio non provare nulla di romantico nei confronti di Pietro. Ma chissà... La vita è lunga e sorprendente, e tutto può succedere ancora!
La serata di Ferragosto continua, con certe iniziative che non piacciono proprio a tutti e che alla fine hanno portato un po' di scompiglio: 
tra dichiarazioni d'affetto e risposte non troppo sincere a certe domande, il bacio tra Alessio e Caterina (sì, siamo molto cattive e malefiche) non ha portato a omicidi e litigi come poteva far presupporre, ma potrebbe sempre riuscirci il bacio che si son dovuti infine scambiare sempre il povero Alessio e Pietro, dove quest'ultimo si è lasciato leggermente andare andando a peggiorare la situazione già un po' precaria. Vi aspettavate potesse succedere qualcosa del genere? Di certo non se lo aspettava Alessio, che giusto all'inizio di questo capitolo si era detto sicuro che non avrebbe mai avuto prove effettivamente consistenti di una qualche crush per lui da parte di Pietro.
Nel prossimo capitolo, l'ultimo riservato a questa vacanza, scopriremo che risvolti avrà questo bacio... Riusciranno a venirne fuori incolumi o ci saranno ripercussioni, magari anche a lungo termine?
A mercoledì 9 settembre per un altro appuntamento!
Kiara & Greyjoy


 



 
   
 
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