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Autore: shana8998    28/08/2020    1 recensioni
Dimenticate il solito cliché del ragazzo bello e dannato che stravolge la vita della povera ed ingenua protagonista. Dimenticate la ragazza vergine che perde la testa per il cattivo ragazzo.
Se per una volta fosse la bella e dannata a stravolgere la vita perfetta del protagonista?
Fra Gabriel e Cécile è successo proprio così. Lui ricco, di ottima famiglia , studioso , diligente e fidanzato.
Lei una ribelle piena di tatuaggi e piercing , dalla vita sregolata e disastrata.
Gabriel avrebbe potuto dimenticarla dopo il primo incontro.
Ma forse , sapevano entrambi che sarebbe stato impossibile.
«Tu ed io, siamo colpa del destino»
Genere: Angst, Erotico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Universitario
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Non sei sola,
c'è chi ti porta nel cuore
e non sarai mai sola.
I miei occhi nella tua anima,
tu non sei sola,
tu non sarai mai sola,
tu sei qui nei pensieri, nel mio cuore.
E la solitudine del cuor tuo
volerà via lontano da te.
Vivi felice, vivi,
che sarò lì con te,
per sempre e sempre.
Non saremo mai soli.
Sei qui, impressa nel mio cuore.

                                                                                        Gabriel 22.
«Raccontami un po' per volta» Ho preparato una tazza di camomilla a Cècile e le ho avvolto le spalle con un plaid di lana trovato in camera sua.
Si è accomodata sul divano ed io accanto a lei. Ancora trema.
«Hai detto che ti eri trasferita da Marcus e poi? Cosa è successo?»
Sospira mentre fissa l'interno della tazza «Dopo cinque mesi di relazione ho scoperto di essere incinta. All'inizio pensai di dirgli la verità, ma poi una mattina ho trovato la cassaforte nello studio di suo padre.» Ammette con difficoltà «Non so cosa mi sia passato per la testa, avevo paura ed era tutto già un casino. Così ho preso quei soldi, ma suo padre aveva già trovato il test di gravidanza, evidentemente, perché una volta raggiunto l'aeroporto mi ha fermata» In pochi attimi la voce già distorta e legnosa si trasforma in un lamento «Mi ha stuprata. Suo padre mi ha stuprata e voleva costringermi ad abortire.»
Sta piangendo e sento che sto per farlo anche io.
Amare tanto una persona significa anche questo? Sentire il suo dolore sotto la pelle, nelle ossa.
«Quando è morto una parte di me è tornata a respirare» 
La stringo a me e lei si abbandona fra le mie braccia.
«So di averti fatto schifo, so che mi hai odiata e so che ho rovinato la mia vita. Ma ti prego cerca di capire.»
Anche se mi resta difficile comprendere fino in fondo il suo dolore, di certo, ora che si è confessata non sono più arrabbiato con lei.
«Troveremo una soluzione»
                                                                                                 Cécile.
Guardo la sua sagoma indistinta da dietro un velo di lacrime «Non c'è una soluzione, Gabriel. Chi fa ciò che facciamo noi, non ha modo di uscirne.»
Le sue palpebre si allargano in un sussulto, le braccia scivolano via da me e mi fissa smarrito «Cambieremo città. Raul dice sempre che finito tutto questo partirà. Ci lasceremo tutto alle spalle, vedrai».
Sorrido amaramente e mi passo una mano sul viso «Sono cose che si dicono» torno a fissarlo «Ma non è così».
Balza in piedi «Non ci hai mai provato! Non hai mai provato a darti una possibilità!»
E' incredibile la positività che emana questo ragazzo. Delle volte, riesce a far credere persino a me che le cose si possano risolvere. La sua ingenuità è contagiosa.
Mi sollevo anch'io lasciando scivolare via dalle mie spalle il plaid e poggiando sul tavolo la camomilla ormai fredda.
«Torna a casa, Gabriel.» Allo stesso tempo però, mi mette i nervi il suo modo di prendere le situazioni così alla leggera.
«No.» Dice, lasciandomi del tutto sorpresa.
«Come?»
«Hai sentito bene. NO. Non vado da nessuna parte»
Stringe i pugni, testardo come al solito.
«E va bene, fa come ti pare» soffio, dirigendomi verso camera mia.
«Sono consapevole di quanto non sia facile uscire da certi giri, ma non sei più sola»
Mi volto di colpo e per poco non mi finisce addosso.
«E sentiamo, quale fantastico piano avresti in mente? Perché Gabriel, dubito che tu possa realmente fare qualcosa per questa situazione»
I suoi occhi si assottigliano e storce le labbra come se stesse riflettendo, ma anche, come se ne fosse risentito della mia affermazione.
«Ti porterò a casa mia. E' solo per un periodo ma...»
«A casa tua?» sbotto a ridere e torno a dargli le spalle «Per piacere...»
Quando entro in camera mia la luce è accesa e mi tornano i nervi a fior di pelle ripensando a quanto lui e Drake siano stati sfacciati.
«Cazzo!» Grida attirandosi la mia attenzione «Ok, allora tu preferiresti passare la tua vita, così!» indica la mia stanza «Sola, senza aspettative, fatta sei giorni su sette...Io non ti capisco! Fossi in te mi godrei anche quella mezza giornata lontana da tutto»
Ha terribilmente ragione, ma so che se mi trasferissi a casa sua, lei  mi troverebbe li ed immischierebbe gente che non ha niente a che fare con questa situazione.
«No. Non posso, anzi, non voglio!»
Raggiungo l'armadio aprendone le ante nervosamente.
«Perché? Perché non ti lasci aiutare. Me lo hai chiesto tu.»
Socchiudo gli occhi e respiro. Perché non capisce?
«Senti, non voglio mettere di mezzo altre persone»
Gabriel mi afferra un polso costringendomi a voltarmi e poi anche l'altro fissandomi dritta negli occhi « Non lo farai»
Sollevo gli occhi al cielo rassegnata. Ammetto che mi viene da sorridere e non lo nascondo.
Gabriel è forse l'unico che ripone così tanta fiducia in me.
«Tu non hai idea della cazzata che stai  per fare»
Il suo viso torna nuovamente disteso e a tratti, soddisfatto.
«Certo che lo so. Ma è una mia scelta» dice afferrandosi i fianchi.
Rido.
«Sai, ti amo. Davvero.»
Le sue pupille, quando tornano a me, si allargano in due cerchi corposi.
Sono convinta che se avvicinassi l'orecchio al suo petto sentirei il suo cuore fare le capriole, un po' come il mio.
«Hai-Hai...» gli poggio l'indice sulle labbra perché sta balbettando e non vorrei scoppiare a ridere come un cane «Si, hai capito bene. Ti amo Gabriel.»
                                                                                          Gabriel.
Mi sveglio intorpidito, con un braccio allacciato alla nuca e l'altro sommerso dai capelli di Cécile.
Nonostante non abbia più la sensibilità sugli arti superiori, svegliarsi con lei accanto è meraviglioso.
Non mi sono mai sentito così bene ed in pace.
«Ehy, buongiorno» le sussurro quando sbatte le palpebre ancora impastate.
Cécile volta il viso assonnato verso me e sorride.
«Buongiorno».
Più la guardo, più mi sembra incantevole.
E' riuscita a fottermi il cervello, ma questa volta non me lo dico con rabbia o frustrazione. Sono felice che l'abbia fatto.
Le scosto una ciocca di capelli dal viso e lei sfiora il dorso della mia mano.
«Come hai dormito?» le chiedo.
«Ecco, bene» è imbarazzata. Sa che ho letto il suo quaderno e mi sento in colpa per averlo fatto, ma da una parte, seguire il consiglio di Drake è stato l'unico modo per arrivare a questo.
«Che ne dici di alzarci per una tazza di caffè?» propone velocemente. Ridacchio, adoro quando le si arrossano le guance e diventa timida.
Si tira su con un braccio dal materasso e sta per cacciare via una gamba dal lenzuolo quando le blocco il polso.
Mi scruta confusa.
                                                                                Cécile.
Con la gola serrata vedo tendersi il tessuto dei suoi boxer. Non mi da fastidio, non se si tratta di Gabriel.
Torno a sdraiare le spalle sul materasso e lascio che mi salga sopra. L'atmosfera è cambiata per la decima volta da quando ha messo piede ieri sera qui.
Fissa i miei occhi ed io non posso fare a meno di lasciarmi risucchiare da quello sguardo magnetico.
«Dimmi di no e mi fermo» dice. Ma io non ho alcuna intenzione di fermarlo.
I suoi muscoli si flettono mentre fa leva con le braccia e si sporge per baciarmi.
Mi sono mancate immensamente le sue labbra. Mi è mancato questo, lui.
Gli passo le dita fra i capelli e le nostre lingue si intrecciano in movimenti così perfetti che sarebbe difficile pensare che in passato abbiamo baciato persone differenti da noi due.
Si abbassa su di me. Involontariamente  inarco la schiena quando sento il suo inguine sul mio. Mi sento una quattordicenne in fibrillazione per la sua prima volta. Gabriel mi fa quest'effetto spiazzante.
Sento le sue mani scorrermi sui fianchi ed il cuore che pulsa nel suo petto mentre cerca disperatamente il battito del mio.
Vogliamo mangiarci e presto, conoscendoci, ci divoreremo di baci e non ne avremo mai abbastanza.
IO NON NE HO MAI ABBASTANZA.
Mi sfugge un gemito quando fa scorrere le dita accanto al bordo dello slip e poi più in basso.
Muoio dalla voglia di essere toccata e lui sta godendo nel vedermi disperata, senza mai arrivare a farlo veramente. E' una tortura, uscirò di testa se non o farà subito.
Gli mordo un labbro e l'altra mano, quella che non mi sta facendo soffrire, affonda i suoi polpastrelli nel mio fianco.
Dopotutto, non credo di essere l'unica che sta per scoppiare. Lo sento dal leggerissimo suono roco che ogni tanto sfugge dalla sua gola. Muoio ogni volta di piacere e voglio tornare a sentirlo, per questo, affondo le unghie nella sua pelle, perché so che tornerà ad ansimare.
Lancio un gemito più forte quando solleva l'angolo dello slip e infila le sue dita dentro me, finalmente.
Gabriel separa le sue labbra dalle mie e si tira leggermente più su, guardandomi mentre, in balia delle sensazioni, sono persa e sconvolta di piacere.
Non riesco a tenere gli occhi aperti, ma per quel po' che posso, vedo sulle sue labbra un sorriso divertito e terribilmente eccitante.
«Ti amo anche io, lo sai vero?»
«Si» soffio. Le sue dita entrano ed escono da me e il corpo sta incominciando a vibrare senza che io possa fermarlo.
«Ti amo, Gabriel.» Respiro affannata.
«Dillo di nuovo»
La sua bocca scende lentamente sul mio collo e poi ancora lungo la pancia.
«Ti-amo»
Succhia la pelle con forza e poi ci passa la lingua per lenire il dolore. E' una tortura ma è anche stupendo.
Gabriel ripete questi gesti all'infinito finché il mio corpo non avvampa.
Mi libera dell'intimo e quando, finalmente, scende verso il basso l'unico istinto che ho -o meglio, l'unica cosa che riesco a fare- è inarcare la schiena.
Mi allarga le gambe agguantando le cosce con i polpastrelli mentre muove la lingua su e giù.
In pochi secondi iniziano a tremarmi le gambe, stringo le lenzuola nei pugni.
«Avevo dimenticato quanto ti piacesse» dice senza staccarsi da me.
Emetto gemiti strozzati, non riesco a parlare. Gabriel ridacchia quando il mio corpo inizia a scuotersi per gli spasmi. In un momento di lucidità, mi rendo conto che, senza mai smettere ciò che ha incominciato, mi guarda e gli piace.
Credevo di non saper cosa significasse essere imbarazzati a letto con qualcuno, ne impotenti, ora lo so.
Dopo poco torna a baciarmi. Sulle sue labbra un sorriso soddisfatto.
«Sei sicura di...» Prova a chiedere.
Ho il respiro pesante e la testa confusa, ma so cosa voglio e lo voglio adesso.
Avvinghio il suo collo con le braccia e lo bacio. Faccio scivolare le mani lungo la sua schiena ed un attimo prima di infilarle sotto i suoi boxer per liberarlo da essi, riesco a rendermi conto che tutto questo mi è mancato dal primo giorno.
Da quando ci siamo baciati la prima volta, proprio qui, in questa stanza.
Sospira ed il suono che emette è leggermente arrochito. Solo quando siamo di nuovo pelle contro pelle ci lasciamo sfuggire un gemito.
«Cécile...»
«Sst, sta zitto» dico. So quello che sto facendo, non c'è bisogno che si preoccupi così tanto per me.
«Cécile, ascolta, devo dirti una cosa» E' più serio.
Nonostante sia infastidita, decido di fermarmi un secondo.
Lascio le mie braccia attorno al suo collo e lui si solleva sulle sue quanto basta per potermi fissare dritto negli occhi.
«Sono stato a letto con un'altra ragazza» ammette di colpo.
Ho uno spasmo, ma non è affatto piacevole. Lo stomaco, all'impatto con la sua affermazione, si è accartocciato su se stesso e mi sento il cuore in gola.
Non ho idea dell'espressione nata sul mio viso, ma guardando quella ferita di Gabriel credo che la mia non sia tanto diversa.
«Lo so. Ho sbagliato. Neanche volevo farlo veramente è solo che tu eri sparita come al solito ed io mi sono...perso»
Sento la voglia di alzarmi ed andare via, ma non riesco a muovere un muscolo.
«E' per questo motivo che, la notte che lo abbiamo fatto per la prima volta, io non sono...» solleva una mano e si gratta la nuca mentre svia lo sguardo.
Avrei bisogno di riflettere ma l'impulso che ho è quello di perdonarlo seduta stante perché ho creduto che non avesse avuto rispetto per me e sono stata costretta a farmi un test di gravidanza del tutto inutile, come una perfetta sciocca. «Jace mi ha baciata»,  l'unico modo che trovo è quello di colpevolizzarmi, giustificandolo e sistemandomi un gradino accanto lui sulla scala degli sbagli.
Gabriel mi scruta attonito, come se non  se lo aspettasse.
«C-Cosa ha fatto?» lo vedo irritarsi in un lampo.
Si solleva bruscamente.
«Gabriel, non fare stronzate» lo afferro per un braccio «Abbiamo sbagliato, ok? Tu ed io. Tutti e due. Lasciamoci tutto alle spalle, per favore» lo supplico.
Borbotta e sospira, ma si arrende.
«Sai che da questo momento sarò mortalmente incazzato con lui, vero?» torna a troneggiare su di me.
«Lo so» sospiro in una risata «Ma dimmi, dove eravamo rimasti?»
Abbiamo fatto tanti di quegli errori che è quasi un miracolo ritrovarci ancora qui e non sarebbe giusto rovinare ancora tutto.
Lo bacio. Lui chiude gli occhi e inspira di colpo quando afferro la sua erezione.
Faccio scivolare la mano su e giù, dopo poco, la voglia di sperimentare mista all'istinto prende il sopravvento: passo il polpastrello sulla punta, asciugandola, e lo sento pulsare nella mano.
«Verrò se lo fai ancora» boccheggia. La soddisfazione che provo in questo preciso istante è indescrivibile.
D'un tratto allunga una mano verso il paio di Jeans gettati a bordo letto e sfila qualcosa.
Ricordo che la prima volta che lo abbiamo fatto, la passione ci aveva trascinati a tal punto da farci comportare come due immaturi senza utilizzare precauzioni. Invece, ora che lo vedo estrarre la carta traslucida di un Condom sento che tutto andrà per il verso giusto, come se questo fosse un nuovo inizio.
Strappa l'involucro con i denti e senza che me lo chieda, afferro il piccolo oggetto di lattice lasciando che sia io a farglielo indossare e quando anche quest'ultimo accorgimento è stato preso, finalmente, lo sento avanzare dentro me. Ed è stupendo.
«Oddio» ansima. Lo invidio perché a me ha tolto il fiato.
Non c'è bisogno che io dica nulla, lui è perfetto, tutto questo lo è.
                                                                                 Gabriel.
A mezzogiorno, siamo ancora sdraiati sotto le coperte.
Cécile ha tirato fuori un piccolo stereo bluetooth e ci stiamo spassando a cambiare brano.
Mi piace l'idea di condividere i miei gusti musicali con lei. Anzi, mi piace proprio l'idea di condividere qualcosa, qualsiasi cosa, con questa ragazza.
«Lascia questa» mi blocca la mano mentre sto già scorrendo una seconda playlist sul mio Spotify.
«Ti piace?» Le domando quasi incredulo.
Lei mi guarda aggrottando leggermente la fronte. E' buffa.
«Si da il caso, che io non ascolti solo musica Metal. Non è che posso sentire esclusivamente gente che grida»
Rido.
«Non si direbbe»
Balza a sedere e le molle traballano vertiginosamente «Che vorresti dire?!» Prima che possa ribattere qualsiasi cosa, afferra il suo cuscino minacciando chiaramente di volermi colpire. E lo fa.
«Niente!» cerco di ripararmi con le mani «Aspetta!» ma è inutile perché sto ridendo troppo anche per evitare di prendercele.
«Mi arrendo!» ad un tratto lei ride ed io sono totalmente perso.
E' l'essere più meraviglioso che abbia mai visto, vederla ridere lo è.
«Sei veramente uno stronzo» dice abbandonando l'arma. Mi fisso a guardarla e lei di ricambio si fa confusa.
«Che ti prende?» domanda, infatti.
«No, niente. E' solo che...sei bella quando ridi»
Le guance le si tingono di un rosa acceso e balbetta qualcosa fra le labbra come se non sapesse che dire.
Cècile odia i complimenti, la imbarazzano, ma io non posso fare a meno di ripeterle quanto è stupenda per me.
«Ok, ok stai per prendere fuoco» la sfotto e le carezzo le scapole nude «E' meglio che mi alzi e che vada a fare una doccia»
Si imbroncia, ma poi mi regala un bacio a fior di pelle sulle labbra.
                                                                                                      *****
«Gabriel, non ti facevo qui» La voce di Jace mi fa sussultare non appena mi chiudo la porta della stanza di Cécile alle spalle.
Ringrazio Dio mentalmente per avermi fatto rinfilare i boxer. Colto di sorpresa, nudo, dal ragazzo che l'ha baciata non sarebbe stato il massimo specie perchè so che ho voglia di picchiarlo e che forse lo farò.
«Che vuoi,  Jace?» Raggiungo la porta del bagno senza dargli troppa considerazione.
«Ti sei svegliato con la luna storta a quanto pare» mi schernisce «Comunque, già che ci sei, la consegna numero quattro è stata anticipata a questa sera»
Stringo la maniglia, sono certo che sto per romperla.
«No, non preoccuparti. Quella consegna la faremo io e Cécile» dico.
Abbiamo deciso di presentarci a casa di suo padre, o meglio, mi ci presenterò io, lascerò il pacco e poi questo posto.
«Cosa?»
Quando decido di voltarmi, il viso di Jace è una maschera di rabbia.
«Hai capito bene. Farò quella consegna e Cècile mi aspetterà in auto. Poi ce ne andremo da qui»
Sospira una risata ironica «Non ti basta scoparla? Pensi sul serio che portandola via da qui, lei resterà con te?»
Quella raffica di parole mi arriva come una cazzottata in pieno viso e risveglia tutta la rabbia che ho.
«Senti ma che cazzo vuoi? Non ti impicciare. Abbiamo già deciso-»
Come un rapace mi afferra il collo, ancor prima che possa muovermi per evitarlo, sbattendomi contro la porta chiusa del bagno.
Gli abiti ed il cellulare mi scivolano dalle mani e finisco per agguantare il suo polso temendo che mi strozzi.
«Tu non sei altro che una pedina, tienilo ben a mente» ringhia quasi fra i denti.
«Lei non ti vuole» annaspo.
Stringe di più e mi meraviglio della forza che ha essendo un semplice musicista.
«Jace! Lascialo stare!» La testa di Cècile sbuca dalla stanza. Afferra Jace per la schiena e lo strattona via da me.
«Che cazzo ti salta in testa? Eh?!» gli grida contro.
Torno a respirare ma non posso fare a meno di massaggiarmi il collo indolenzito, fissando la scena di loro due che litigano.
«A voi, cosa salta in testa?! Fare quella consegna insieme? Vuoi fare scoppiare una bomba? Ti ricordo che Victor è solo un ragazzino!» strilla lui.
Sono certo che abbia tutte le buone ragioni per opporsi a questa scelta azzardata, ma anche lei ed io le abbiamo.
«E' la mia famiglia, il mio problema. Stanne fuori, Jace! D'ora in poi, stanne fuori» ripete convinta.
Il musicista la scruta come se avesse appena ricevuto un colpo di pistola nel petto.
«Fatti quella dannata doccia e andiamo via.» Mi ordina, tornando a fissarmi.
Non mi oppongo. 
Jace ed io ci rifiliamo l'ultima occhiata tagliente, prima che sparisca in bagno.
                                                                         ******
«Quindi è così? Ti ha picchiato?»
«Non mi ha picchiato».
La voce di Drake nel microfono del cellulare risulta più antipatica di quello che è solitamente.
«Non vuole che Cécile venga a fare quella consegna con me»
Lui sa tutto. Sa delle nostre intenzioni, sa che vogliamo mettere un punto a questa storia ed è stato il primo a proporre questa follia.
«Tu sei ancora convinto di questa scelta? Cioè, la mia era solo un'idea.»
«L'unica decente da quando sono finito in questa merda. Sarete stanchi anche voi, no?»
Raccolgo una foglia da terra giocherellandoci, in attesa che Cécile scenda dal suo appartamento.
«Si, lo siamo»
«Appunto»
Ha deciso di parlare con Jace senza di me. Ammetto che non sono affatto tranquillo e per questo, avevo bisogno di poter parlare con qualcuno di cui mi fido, o almeno, di cui credo di potermi fidare.
«Ascolta, ora dove siete?»
«Ancora sotto casa di Cécile.»
«Dove andrete a stare? Sai che Jace la caccerà di casa, se non sarà proprio lei ad andarsene di sua spontanea volontà»
«Prenderemo in affitto una stanza e poi, non so, la porterò a casa mia.»
Lo sento sospirare «Ok amico. Ma sta attento, intesi?»
«Sta tranquillo.»
                                                                                    Cécile.
«Non puoi decidere per me!» Grido.
Jace è fuori di sé. Ha appena afferrato una sedia lanciandola contro la parete opposta finendo per ridurla in mille pezzi.
«Tu non capisci» si batte l'indice sulla tempia «State vanificando anni di sacrifici, per cosa? Per qualche scopata?»
Stringo i pugni a quell'ultima frase «Io lo amo. Non è solo qualche scopata
Reprime una risata «Si, come amavi Marcus o Drake...» sibila.
«E' diverso e tu, cazzo! Tu non sai niente!»
Mi afferra per le spalle. E' la prima volta che riesce a togliermi il fiato per la paura.
«Io ti amo, non lui. Non Drake, nessuno di loro»
Credevo di aver trovato il mio mentore, il mio migliore amico. Mi sono fidata più di lui che di me stessa, ed ora...
«Lasciami.» Ora, ha rovinato tutto «Non voglio più vederti»
Il dolore che provo è molto simile a quello di una perdita importante. Una fitta sorda che ti stringe la gola, inevitabilmente seguita da un mucchio di ricordi confusi.
Ogni volta è così quando ci si rende conto di aver perso qualcuno.
Afferro le due borse piene delle mie cose e la giacca, pronta  per spalancare la porta.
«Cécile, aspetta» Jace appoggia una mano sulla lastra di legno e la richiude «Non puoi andartene. Capisco che quello che proviamo è diverso, ma abbiamo cose ben più importanti in ballo»
«Credi che non lo sappia? Adesso togliti dai piedi.» Lo spingo via e mi lancio per le scale.
«Finirete per rimetterci la pelle!» mi grida lui dalla cima della tromba delle scale.

Purtroppo ne eravamo tutti consapevoli.


 
   
 
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