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Autore: Keeper of Memories    30/08/2020    16 recensioni
"Entrambi si trovano lì, in una sala antica, dove il tempo si è fatto beffe delle elaborate decorazioni murarie e delle statue solenni, rovinando e sgretolando ogni cosa.
Sono fianco a fianco, le spade laser sguainate mentre osservano la luce emanare dal pozzo ai loro piedi, che quasi sembra chiamarli con la sua luce pulsante.
Dietro il pozzo, due troni in pietra.
Due troni per due persone.
Due troni per una diade.
Due troni per loro.
Per un breve istante i loro occhi si incontrarono."
Tempo fa incappai nello script iniziale di episodio IX e quasi subito decisi di trasformare quel capolavoro mai nato in una storia.
!Attenzione!
Se cercate un lieto fine per la vostra coppia preferita, passate oltre. Questa non è la fanfiction che state cercando.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Principessa Leia Organa, Rey
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sistema Kuat, luna del pianeta Kuat

 
Rose stava frugando tra ciò che restava di alcune vecchie armature da stormtrooper quando il suo comlink prese a suonare in un punto non precisato della stanza, sotto uno dei tanti cumuli di equipaggiamento imperiale impolverato. Si fece strada tra tutto quel ciarpame con discreta agilità, dovuta più all’abitudine che all’abilità, finché non trovò il dispositivo.

«BB8, sei dentro?»

Il droide rispose con un bip affermativo. Istintivamente, Rose guardò in alto, attraverso un foro nel soffitto. Un anello orbitale occupava buona parte del cielo, dove centinaia di Star Destroyer venivano assemblati per il Primo Ordine.

«Okay, ho bisogno del checkpoint.»

Dopo un secondo trillo affermativo, la griglia di un’holomonitor a pochi passi da lei si accese, l’immagine confusa sfarfallava impedendole di vedere alcunché.

«Bravo il mio ragazzo» mormorò tra sé e sé, mentre calava gli elettro-occhiali sul volto. Le ci vollero pochi secondi per migliorare l’immagine «Eccoli, finalmente!»
 

La navetta atterrò davanti al checkpoint della sicurezza, accuratamente allestito in un canyon della luna. Il portellone si aprì rivelando un folto gruppo di lavoratori proveniente da ogni angolo della galassia, ben presto ricoperto dalla polvere argentea che si sollevò dalle rocce bianche e blu che rivestivano la valle. I nuovi arrivati vennero circondati da qualche decina di stormtrooper armati di blaster pesante e con insistenza direzionati verso un metal detector, dedicato alla rilevazione di armi.

«Siamo al checkpoint. Mi raccomando, testa bassa» mormorò Finn, testa e bocca coperti da degli stracci e mai come allora grato di averli, a causa della puzza insopportabile del gamorreano alla sua destra. Alla sua sinistra Poe, vestito allo stesso modo, fece un cenno affermativo con il capo.

Passarono pochi minuti e la folla premeva presso il checkpoint, accalcandosi nel più stretto passaggio d’ingresso e provocando il malcontento tra i lavoratori. Violenti litigi esplosero nelle lingue più disparate. In particolare, un massiccio droviano grigio spintonò Finn, strappandogli parte degli stracci che lo nascondevano con i suoi artigli.

«Whoah, con calma! Non vogliamo problemi» disse Finn, una reazione che al droviano non piacque affatto. Con una zampa soltanto afferrò l’umano per il collo e lo sollevò a qualche centimetro da terra. «C’è un problema, un problema!»

«Calma, amico.»

Poe intervenne prontamente, porgendo all’alieno un pesce peckto, riconoscibile dai tre occhi sulla testa. Quello che nessuno vedeva era l’altra mano, istintivamente posata sul blaster sotto l’abito ampio. «Tieni, non riesco a finirlo.»

Il droviano fissò il pesce per qualche secondo, prima mollare la presa su Finn e mangiarselo.

«Grazie» disse Finn, rimettendosi in piedi e massaggiandosi il collo. Poe lanciò all’amico un’occhiata tesa.

«Quindi, come facciamo a sapere se BB8 ha hackerato il mainframe?»

« Lo sapremo…»

In quel momento, il metal detector suonò, ferendo le orecchie delle specie dall’udito più acuto. Sotto di esso, un rognoso gotal guardava i soldati preoccupato, indicandosi le corna. Tutti sapevano che le corna dei gotal contenevano ferro ed altri metalli ma gli stormtrooper decisero di non rischiare. Si sentì il rumore dei colpi di blaster e un solo gemito dolorante, poi una voce che gridò “il prossimo!”.

Finn e Poe si scambiarono un’occhiata preoccupata prima di fare qualche passo avanti, attraverso il dispositivo. Lo scanner emise un breve suono acuto poi, all’improvviso, si spense.

«Un calo di tensione. Attendete in fila » blaterò lo stormtrooper, la voce annoiata filtrata dal casco candido. Un altro, a fianco del primo, dimostrò di avere meno pazienza del collega: con un pugno colpì la console che gestiva lo scanner, riattivandolo.

Finn e Poe stavano trattenendo il fiato quando, con loro grande sollievo, capirono che BB8 aveva fatto il suo lavoro. A un gesto stizzito del trooper avanzarono, esibendosi in un sospiro di sollievo dopo essersi allontanati a sufficienza. Attraversarono un passaggio tra le alte mura del canyon e arrivarono all’insediamento dei lavoratori, file e file di abitazioni modulari ognuna dipinta di un colore e motivo diverso ad indicare il mondo di appartenenza dell’abitante, una tavolozza colorata sul terreno bianco-argenteo della luna. In lontananza, un enorme condotto energetico collegava l’anello orbitale alla superficie, dove vi si tuffava fino a raggiungere il nucleo da cui il carburante per le navi veniva estratto tingendo l’intera struttura di un intenso blu.

Poe si guardò attorno guardingo, finché non trovò chi stava cercando: un minuto Chadra-Fan, un alieno alto poco più di un metro e simile a un pipistrello, incrociò il suo sguardo. Alla loro vista mosse appena le orecchie appuntite, quindi si voltò imboccando una delle vie dell’insediamento.

«L’ho trovato» disse Poe a Finn, accennando all’alieno che si era appena immerso nella folla.

«Seguiamolo a debita distanza» rispose Finn e Poe annuì, trovandosi d’accordo.
 

Meno di mezz’ora dopo, Finn e Poe si trovavano a casa di Biss Kova e della sua famiglia. Li fece accomodare entrambi su degli sgabelli e sparì attraverso una porta coperta da una tenda di perline grigiastre, mentre sua moglie Dal trafficava ai fornelli e il figlio appena nato strillava in una culla.  Poe e Finn si erano appena seduti, quando dalla porta sbucò la testa di Rose, lo sguardo vispo e le guance coperte di polvere.

«Avevate detto due giorni. Sono qui da due settimane» disse, parandosi davanti a loro.

«Beh, non sembra tanto male questo posto» osservò Finn, sorridendo appena.

«Brava gente. Cibo pessimo. Ora…» disse, posando sul tavolo un’holoclip che mostrò la mappa tridimensionale del condotto energetico e dell’anello orbitale.
Finn e Poe si alzarono, l’attenzione totalmente catalizzata da Rose «questo è il nostro punto di accesso. Il condotto energetico trasporta il minerale grezzo all’anello orbitale. Una detonazione esattamente in questo punto e avremo una reazione a catena che…»

Rose indicò un punto nell’immagine olografica. Alcuni puntini luminosi apparvero, da cui si propagò una serie di esplosioni che investirono l’intera struttura.

«… distruggerà tutto» concluse Poe.

«Incluse le loro nuove navi» aggiunse Finn, gettando uno sguardo all’anello orbitale, visibile da una finestrella dell’abitazione.

«Come facciamo a sapere che non hanno riconosciuto la firma di BB8?» Poe si fece scuro in volto. Con nonchalance Rose prese un giocattolo da terra e iniziò a scuoterlo davanti al neonato in lacrime, lo sguardo esausto ed esasperato rivolto a Poe, che continuò «C’è troppo che non sappiamo. È per questo che avevo votato l’altro piano.»

«Seriamente?» sbottò Finn «vuoi mettere in discussione il piano, adesso? Davvero?»

«Possiamo distruggere la fonte di carburante dell’Impero ed essere ad anni luce di distanza prima che se ne accorgano. Ma dobbiamo farlo adesso» aggiunse Rose, troncando sul nascere qualunque discussione.

«Okay…» Poe si lasciò sfuggire un sospiro «facciamo saltare questa cosa e torniamo a casa.»
Rose passò il comlink a Poe, da cui uscirono un paio di bip apprensivi.

«BB8? Non preoccuparti sono vivo» disse il ribelle «Sblocca le porte del condotto energetico e prepara l’ascensore.»
Finn, Poe e Rose uscirono dall’abitazione, imboccando la strada che portava al condotto. Nessuno di loro però si accorse del tusken che, ormai dal loro arrivo, li stava tenendo d’occhio a debita distanza.
 

L’ingresso al condotto era sorvegliato da tre trooper, due semplici e uno corazzato, dotato di blaster FBMW-10, un blaster pesante totalmente automatico amorevolmente soprannominato “megablaster” per la sua dimensione e potenza di fuoco. Data la situazione, era evidente chi fosse il trooper malcapitato a dover cadere per primo.

Poe fece un cenno con la mano ai suoi compagni, quindi uscì silenziosamente dal suo nascondiglio dietro ad alcuni container e scivolò alle spalle del trooper corazzato. Un solo colpo preciso e ben assestato con l’impugnatura del blaster fu sufficiente. Gli altri due stormtrooper non fecero in tempo ad accorgersi del compagno caduto, che Rose e Finn li avevano già storditi con dei pungoli elettrici. I tre ribelli entrarono nella struttura indisturbati.
 

«Avremo venti secondi dalla detonazione» annunciò Poe richiamando l’attenzione dei suoi compagni momentaneamente ipnotizzati dalle particelle energetiche che risalivano il condotto nell’enorme tubo cilindrico al centro della struttura «prendere o lasciare.»

«Prendere o lasciare, cosa?» Rose afferrò al volo i detonatori termici che Poe passò a lei e a Finn.

«Quindi…» Finn stava per dire qualcosa quando Poe lanciò il suo detonatore nel flusso di particelle «ah quindi, adesso adesso?»

Dopo qualche secondo, anche Rose fece lo stesso con il suo detonatore. Finn li guardò strabuzzando gli occhi, prima di lanciare il suo come se fosse una granata e correre a perdifiato dalla parte opposta.

«BB8, le bombe sono fuori. Veniamo a prenderti al punto di relè» comunicò Poe al comlink, mentre lui e Rose seguivano l’amico, ricevendo una sequenza di bip come risposta.

La corsa terminò rapidamente. All’esterno della struttura, il trio della resistenza si trovò circondato da un plotone di stormtrooper e trooper corazzati.
 

Un’ufficiale del Primo Ordine entrò al centro di comando dell’anello orbitale a passo di marcia.
«Gli scudi hanno contenuto l’esplosione, Ammiraglio Vonn! I sistemi sono stabili.»
L’Ammiraglio Vonn guardò un monitor alla sua sinistra, dove un grafico gli confermò le parole dell’ufficiale. Spostò lo sguardo sulla superficie della luna, presso la base del condotto, incapace di trattenere una smorfia disgustata.
«Le loro tattiche antiquate mi fanno pena.»
 
 
«Gettate le armi!» ordinò uno stormtrooper, il blaster puntato contro i tre ribelli.
Istintivamente, Poe alzò lo sguardo verso l’anello orbitale, in attesa. Una piccola folla di lavoratori osservava la scena a qualche passo dal plotone, tra cui risaltava il copricapo di stracci di un predone tusken.

«Manca poco» mormorò Finn tra sé e sé.

«Molto poco» aggiunse Rose.

«Gettate le armi o facciamo fuoco!» continuò spazientito lo stesso stormtrooper.

Uno strillo acuto fece voltare l’intero plotone. Il tusken si era avvicinato e tre stormtrooper giacevano ai suoi piedi.
In mano reggeva una doppia spada laser azzurra. 






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Note:
Eccoci al primo capitolo, subito nel bel mezzo dell'azione! Non ho cambiato molto rispetto allo script, solo qualche taglio e modifica dei dialoghi.
No, non ho creato nessun OC tusken jedi, sappiamo benissimo chi è, non è vero?
Grazie per essere arrivati fin qui, spero che questo capitolo sia riuscito almeno a incuriosirvi^^
Che la forza sia con voi!
 
   
 
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