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Autore: Deruchette    31/08/2020    1 recensioni
[La storia segue lo svolgersi degli eventi dall'epilogo di "Hunger Games" all'epilogo di "Mockingjay"]
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Katniss e Peeta, gli Innamorati Sventurati del Distretto 12, i vincitori della 74esima edizione degli Hunger Games.
La loro storia è sotto gli occhi di tutti ma solo in pochi sanno che, in realtà, si tratta solo di finzione. La mossa strategica che li ha portati via dall'arena è costretta a continuare anche adesso che il sipario inizia a calare sull'ultima edizione dei giochi.
E se ad un certo punto la finzione si trasformasse in realtà?
Cosa succederebbe se gli Innamorati Sventurati fossero realmente innamorati?
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Dal capitolo 6:
"È evidente, chiaro come il sole, che è tutto cambiato. Che il ragazzo che all’inizio di quest'avventura consideravo un semplice amico, un alleato, adesso è diventato qualcos’altro. Per settimane mi sono chiesta se non fosse sbagliato nei suoi confronti recitare la parte della brava fidanzatina conoscendo la reale portata dei suoi sentimenti, sapendo che io non provavo la stessa cosa. Non sarebbe tutto più semplice se ti amassi?, la domanda che ronzava costantemente nella mia testa.
Ora lo so. Non solo è più semplice, più normale. È diventato anche necessario. Necessario come l’aria che respiro."
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In The Still Of The Night - 16

In the still of the night

 

 

 

 

 

16.

 

Quando mi sveglio, sono da sola nel letto. Peeta deve essersi già alzato da un pezzo. La luce che entra dai finestrini mi dice che è mattina inoltrata. Era molto tardi quando abbiamo deciso di sdraiarci sotto le coperte, ed ancora più tardi quando siamo finalmente riusciti ad addormentarci. Deve essere per questo che ho dormito fino a quest’ora, ma nonostante le ore di sonno mi sento comunque strana, intontita, come se non avessi riposato per niente. Rimbambita: sì, è proprio il termine giusto per definire come mi sento.
Tra non molto arriveremo a Capitol City. Questo potrebbe essere un valido motivo per restare a letto fino a che non sarò costretta a lasciarlo, obbligata da qualcuno. Ma devo comunque convincermi ad alzarmi perché ho fame, davvero molta fame.
Raggiungo la carrozza ristorante dopo aver fatto una breve tappa in bagno per cambiarmi e darmi una sciacquata al viso. Sono già tutti lì, riuniti davanti al tavolo del pranzo. È già ora di pranzo? È più tardi di quanto immaginassi.
- Oh, Katniss cara! Eccoti qui! Hai fatto un buon sonnellino? – esclama Effie. Sfoggia la sua nuova parrucca dorata e sembra molto più felice rispetto a ieri. Chissà a cosa è dovuto il suo cambiamento d’umore… forse, ha solo dormito bene. Sicuramente meglio di me.
- Metti qualcosa sotto i denti, bella addormentata. Devi recuperare quello che hai perso ieri sera – dice Haymitch, scrutandomi mentre prendo posto a tavola.
- Scommetto che sei un esperto nell’arte del recupero – borbotto.
- Vedo che l’acidità di stomaco non ti è ancora passata. Ed io che volevo essere gentile! – dice. Non è arrabbiato: sa che sono una causa persa?
- Non ha dormito bene – lo informa Peeta.
- Questo si capisce dalla sua faccia. Guarda che roba.
Li ignoro entrambi ed inizio a riempire di cibo il mio piatto. Tra le pietanze servite c’è anche lo stufato di agnello con le prugne secche ed il contorno di riso selvatico. Opto per questo, e mi metto a mangiare in silenzio mentre Effie chiacchiera sulla sfilata dei tributi, lo show di apertura di ogni edizione dei giochi, che è prevista per stasera. Giusto. La sfilata: ecco perché è così di buon’umore. Mentre ascolto le sue chiacchiere, mi rimpinzo di cibo finché non mi sento sazia, e per una volta senza avere la sensazione di star per vomitare. Per oggi, a quanto pare, avrò un po' di tregua.
Sto giocherellando con un pezzetto di mollica abbandonata sulla tovaglia quando Haymitch mi rivolge di nuovo la parola. – Cosa c’è lì dentro, secondo te? Maschio o femmina?
Guardo in basso, nella direzione che mi ha indicato. Ovviamente si riferisce al contenuto del mio ventre, ventre su cui ora è posata la mia mano. Cosa c’è lì dentro, effettivamente? Non ho mai pensato al mio bambino in questo senso. Cosa vorrei che ci fosse? – Non lo voglio sapere – rispondo in fretta e senza pensarci più di tanto.
- Dovresti volerlo, invece – ribatte. – Cosa racconterai durante l’intervista? Lì fuori è pieno di gente che muore dalla voglia di saperlo. Devi accontentarli in qualche modo.
- Se lo possono scordare.
- Parlano del bambino?
Io e Peeta abbiamo parlato nello stesso momento, ed ovviamente Haymitch decide di riprendere il discorso voltandosi verso di lui, che lo ha in qualche modo incoraggiato, e non verso di me. Deve decisamente aver capito, in ritardo di un anno, che sono una causa persa. – Se ne parlano? Non credo che abbiano un altro argomento di cui parlare! Ieri sera vi siete persi il riepilogo della vostra mietitura, quindi non avete visto la conduttrice sciogliersi in lacrime quando ha visto Katniss che si toccava la pancia sul palco…
- Non l’ho fatto apposta – mi intrometto nel discorso.
- Non m’importa se l’hai fatto apposta oppure no, dolcezza – mi rimbrotta. - M’importa più il fatto che, per una volta, ti sei mossa nel modo giusto. Oggi, appena arrivati in città, cercherò di informarmi meglio sugli animi della gente, su ciò che provano. Penso proprio che sia questa la mossa su cui dovrete focalizzarvi quest’anno.
- Pietà? – chiedo io, alzando un sopracciglio.
- Pietà, compassione, chiamala come ti pare.
- Scordatelo.
- Te l’ho detto che non ne era convinta – dice Peeta.
- Beh, se vuole sopravvivere dovrà farlo – sentenzia Haymitch.
- Mi rifiuto di condividere qualcosa con quella gente!
- Ecco perché non piaci a nessuno! Sei orribile. Ma le donne in stato interessante non dovrebbero essere sempre felici e camminare a due metri da terra?
- Io non di certo.
- Non avevo dubbi.
- Possibile che non riusciate a parlare come due persone adulte? Siete veramente insopportabili! – Effie ci rimprovera, interrompendo il nostro botta e risposta. – Peeta riesce sempre a comportarsi da bravo ragazzo educato, mentre voi invece… - scuote la testa, demoralizzata. - Cosa devo fare con voi due?
La domanda di Effie resta senza risposta, perché nell’esatto istante in cui tace entriamo nel tunnel che divide Capitol City dal resto di Panem. Tempo dieci secondi, e siamo giunti a destinazione.
Come nella stazione del Distretto 12, anche qui non sono presenti telecamere, giornalisti o persone ad accoglierci. Niente di niente. È meglio così, in fondo, che essere circondati da un branco di idioti che ti indicano e osservano come se davanti avessero degli animali da mettere in mostra allo zoo, e non dei semplici ragazzi che vorrebbero essere solo lasciati in pace. Rispetto a pochi mesi fa, rispetto a ciò che abbiamo visto sul finire del nostro Tour della Vittoria, è un gran cambiamento. Hanno scelto di sacrificare un sacco di cose quest’anno, penso. Niente pubblico, niente calca, niente attesa… sembra quasi che vogliano ignorarci. Mi chiedo se anche agli altri ventidue tributi abbiano riservato lo stesso nostro trattamento.
Il treno rallenta la sua corsa una volta che è entrato in stazione e poi si ferma. Effie scatta subito in piedi.
- Su, forza, scendete! Non rallentiamo la tabella di marcia! – trilla, afferrandomi per un braccio. – Ci sono un sacco di cose di cui occuparsi e tutto deve essere perfetto per stasera! Sarà una-
- Grande, grande, grande giornata – termino io per lei.

 

Ad accoglierci davanti alle sale destinate alla preparazione dei tributi del Centro Immagine, che io e Peeta raggiungiamo insieme, non ci sono solo i nostri preparatori, ma anche Cinna e Portia. Di solito gli stilisti intervengono solo alla fine delle sessioni preparatorie, dopo che lo staff ha già torturato e reso il tributo bello, appetibile e pronto da servire per lo spettacolo, quindi trovarli qui davanti è una sorta di sorpresa inaspettata per entrambi.
- Guardateli, guardateli! – strilla Octavia, indicando me e Peeta. Si copre la bocca con le mani.
- Basta così – dice Cinna, il primo ad avvicinarsi a noi. Portia lo segue di pari passo. Dalle loro facce, capisco che sanno e di certo non è una sorpresa. Credo che sappiano tutto già da mesi, e non solo da ieri, quando la mia gravidanza è stata rivelata a tutta Capitol. Credo che sappiano dal nostro tentativo di annullare gli Hunger Games. Deve essere stata Effie a metterli al corrente degli ultimi sviluppi: sono anche loro parte della nostra squadra, in quanto nostri stilisti ufficiali. No, non stilisti: amici. Sono nostri amici.
– Vi siete proprio impegnati per rendere questa Edizione indimenticabile – aggiunge Cinna quando ci è di fronte.
- O si fa per bene, o non si fa per niente – scherza Peeta. Portia lo rimbecca dandogli un pizzicotto sulla guancia.
Abbraccio Cinna; lui ricambia la mia stretta e non sussulta quando la mia pancia si frappone tra i nostri corpi. Il nostro abbraccio non dura molto: Cinna prende le mie mani e si allontana di poco, facendo scorrere gli occhi lungo tutta la mia figura. Portia, invece, comincia a girarmi intorno, attenta.
- Che ne pensi? – chiede alla sua collega.
- Il tessuto dovrebbe essere abbastanza elastico. Non credo ci sarà bisogno di allargarlo molto.
- Cosa dovete allargare? – chiedo stupidamente.
- Il costume per la sfilata di stasera – mi informa. – Quello di Peeta è perfetto, il tuo, invece, no. Non sapevo quanto il tuo corpo fosse cambiato, Katniss – aggiunge davanti al mio sguardo confuso. - Portia mi darà una mano mentre i ragazzi ti preparano.
- Mi dispiace – dico in fretta. Ci mancava anche questa. – Non ho pensato ai vestiti, Cinna.
- Non devi mica pensarci tu, ai vestiti – sorride, per nulla irritato o sconvolto per l’inconveniente. – Andate, adesso, o farete tardi.
Le ore successive sono, al solito, insopportabili. Tutto ciò che riguarda i trattamenti di bellezza è insopportabile, per me: odio dover essere rivoltata ogni volta come un calzino solo per poter risultare più carina per il pubblico. Dovrei essere diventata un’esperta in tutto questo, essendoci passata diverse volte nell’arco di un solo anno, eppure risulto comunque impreparata davanti alle reazioni del mio staff. Sono sempre così allegri, di solito, e si divertono un mondo a torturarmi con le loro cere, cremine e impacchi puzzolenti! Oggi, invece, le persone che ho davanti agli occhi sono come trasformate. Non ridono, non urlano eccitati per gli Hunger Games che incombono, non chiacchierano di cosa organizzeranno per godersi al meglio le emozioni del reality. Sono tristi, e piangono. Piangono un sacco. Flavius deve continuamente soffiarsi il naso per evitare che goccioli sulla mia messa in piega – che schifo, aggiungo io. Octavia lima le mie unghie e sospira, asciugandosi gli occhi di tanto in tanto. Venia sembra controllarsi un po' di più rispetto agli altri due, ma cerca di non guardarmi in viso e ha quasi paura di toccare il mio corpo. Le sue mani tremano quasi di continuo, e le cade più volte la spatolina con cui mescola e applica le sue creme. È palesemente terrorizzata mentre spalma un leggero strato di crema lilla sulla mia pancia gonfia, come se potesse esplodere da un momento all’altro solo toccandola.
Si sono davvero affezionati a me, e di certo non si aspettavano un retroscena simile per quest’anno. Non si aspettavano di vedermi tornare là dentro, e di certo non in questo stato. Forse, Haymitch non aveva tutti i torti sullo scatenare compassione verso il pubblico che ci guarderà in televisione. È ovvio che come espediente funziona alla grande. Ma loro mi conoscono, penso, stanno male per me perché mi conoscono. Mi vogliono bene, anche se nello strano modo in cui mi vogliono bene loro. È ovvio che siano tristi e spaventati per me. Devo consolarli di continuo per non vederli singhiozzare e piangere calde lacrime sul mio corpo, come se stessero contemplando una martire.
Tutto questo mi lascia parecchio innervosita, così quando finiscono i loro trattamenti e mi lasciano andare via sono un vero e proprio fascio di nervi. In accappatoio e pantofoline, vengo raggiunta da Cinna che mi accompagna nella sorta di camerino preparatorio in cui sono già stata l’anno scorso. C’è un piccolo tavolo con del cibo pronto da mangiare, ma non ho fame per via del pranzo abbondante che ho consumato sul treno. E poi, sono troppo nervosa ed infastidita dai miei preparatori per riuscire a mandar giù qualcosa. Prendo solo un po' d’acqua.
- Cosa hanno fatto per renderti così rigida? – mi chiede. Mi fa sedere su una poltroncina imbottita e, con tocchi decisi, comincia a massaggiare le mie spalle contratte. È bellissimo.
- Hanno pianto – lo informo, tenendo gli occhi chiusi per godere meglio della magia che sta regalando al mio corpo. – Non ne posso più della gente che piange per me.
- Io non piangerò per te – mi rassicura. – Gli parlerò, non ti preoccupare.
Apro gli occhi e, attraverso lo specchio che ho davanti, gli regalo un accenno di sorriso. – Grazie.
- E dimmi… – Cinna mi si posiziona davanti e comincia a preparare un sacco di cosmetici per truccare il mio viso - …tu e Peeta. Siete giovani per avere già un figlio.
- Se è per questo, stiamo anche per morire. E non era previsto un bambino, Cinna. Io non ne ho mai voluti – gli dico. Posso essere sincera con lui, così come lui è sempre sincero con me. Ed il tono di voce calmo con cui è solito parlare è più efficace di qualsiasi urlo od esclamazione di rimprovero.
- Qualcosa ti ha fatto cambiare idea?
Scuoto la testa, ma mi ferma perché altrimenti rovinerei il suo lavoro. – Nulla mi avrebbe mai fatto cambiare idea. Ma…
- Non avete fatto attenzione – conclude lui per me.
Annuisco. Non siamo stati attenti. Chissà perché, questo è ancora oggi l’unico modo che ho per giustificare la presenza di questo bambino nella mia vita. Sono sicura che esistono al mondo decine e decine di diavolerie al solo scopo di non riuscire a concepire e prevenire una gravidanza indesiderata, ed io e Peeta non abbiamo mai, neanche per una volta, pensato a queste diavolerie. Mai. Se solo fossimo stati più attenti… cosa? Forse, se li avessimo usati, questo bambino non esisterebbe neanche. Non sarebbe qui, non lo sentirei. E non sono più così sicura di non volerlo. Di non volerlo sentire scalciare. In me, sono presenti un mare di sensazioni contrastanti.
- Errare è umano, Katniss – dice. Mi chiede di chiudere gli occhi per poter truccare meglio le mie palpebre. – Nessuno dà la colpa a te e Peeta per questo. Non potevate sapere che sareste tornati di nuovo qui, ai giochi.
Le parole di Cinna riportano a galla l’esatto motivo per cui è sbagliato avere questo bambino.
- No – mormoro. – Ma avremmo potuto evitare tutto questo – indico la pancia. Il nervosismo va unendosi al senso di colpa e all’umore scombussolato che, da settimane, invade tutto il mio essere, e di riflesso inizio a piangere. – Avremmo potuto, Cinna. Lo sto portando a morire insieme a me, ed una madre non lo farebbe mai. Che razza di madre…
- Ehi, non rovinare il mio capolavoro! – la sua esclamazione, nonostante tutto, mi fa sorridere. Con un fazzolettino tampona le lacrime e mi fissa intensamente, costringendomi ad incrociare il suo sguardo. – Non morirai, mia cara. Nessuno di voi due morirà.
- Come fai ad esserne così certo? Non ci credo neanche io…
- Perché io scommetto ancora su di te, Ragazza di Fuoco – mormora. Bacia, anzi, sfiora, la mia fronte. – Ora, lasciami finire ed evita di piangere sulla mia opera d’arte.
Nel resto del tempo che occorre a Cinna per prepararmi, rimango in silenzio a vedere il mio viso che si trasforma grazie alle sue mani. Gli occhi sfumati di nero e oro fanno paura, le guance sono di un rosa acceso, come di chi ha caldo o ha corso troppo velocemente per troppo tempo, e le mie labbra vengono dipinte di rosso cremisi, un rosso talmente intenso da sembrare sangue. Questo trucco mi fa assomigliare ad una dea della guerra. I capelli sciolti, che Flavius ha domato in onde morbide e definite, vengono lasciati liberi di ricadermi sulle spalle e sulla schiena; il tocco di Cinna per completare l’acconciatura è una sorta di diadema nero ed intrecciato a motivo di viticci, che copre tutta la parte superiore della mia testa.
Mi toglie l’accappatoio e dimostra una delicatezza estrema mentre mi aiuta ad entrare nel costume per la sfilata: è un abito aderente, color del bronzo, di un tessuto elasticizzato la cui gonna copre le mie gambe fino a sopra il ginocchio, per poi proseguire fino a terra sulla parte posteriore. Ai piedi mi fa indossare dei saldali con un tacco alto ma portabile, la cui allacciatura risale per tutto il polpaccio.
- Come lo senti addosso? – chiede Cinna. Controlla cuciture, allacciature, cerniere. Si assicura che tutto sia al suo posto.
- È come non indossare nulla – dico, osservando il mio riflesso. Cinna si è superato, stavolta. Adoro questo completo. Fascia ogni mia curva e non ne tralascia nessuna. E, purtroppo, non tralascia neanche il mio ventre rotondo. Sembro più incinta del solito. A nessuno, nessuno, lì fuori, sfuggirà questo dettaglio e credo che Cinna abbia cercato di fare in modo che non restasse nascosto. Tra il trucco, il costume di Cinna e il mio essere una ragazza incinta, non passerò di certo inosservata.
- Allora puoi andare – dice, passando un’ultima volta le mani sul tessuto. – Vado a vedere a che punto è Portia con il tuo compagno.
Libera di poter già scendere, raggiungo il piano terra, dove c’è l’ampio piazzale in cui si riuniscono i carri con i cavalli prima dell’inizio della sfilata. C’è già molta gente in giro, tributi e mentori che si conoscono da anni e che chiacchierano tra di loro, riuniti in gruppetti allegri. Getto occhiate nervose in giro per cercare Haymitch, ma sembra che non sia ancora arrivato. Non voglio essere beccata qui da sola, così, cercando di non cadere camminando su questi tacchi, raggiungo velocemente il carro su cui campeggia il numero 12. Una coppia di stupendi purosangue neri lo trainerà durante il tragitto fino all’anfiteatro cittadino. Allungo il braccio ed accarezzo il collo della bestia più vicina a me. Sono di spalle, quindi non posso vedere la persona che mi sta raggiungendo, ma sento i suoi passi decisi. È certamente qualcuno che non vuole essere ignorato.
Volto appena la testa e riconosco l’inconfondibile e spettinata chioma color bronzo di Finnick Odair, il latin lover di Capitol City. Mi osserva, stando a meno di un metro da me, e sgranocchia quelle che sembrano zollette di zucchero. Cerco di mantenere gli occhi fissi sulla sua faccia perché il resto del suo corpo atletico, coperto solo di quella che sembrerebbe, a prima vista, una rete da pesca dorata, mi mette a disagio. Fortuna che Cinna ha messo già abbastanza colore sul mio viso, da mascherare così il rossore che mi scalda le guance a causa del suo essere così sfacciatamente seminudo. Ha un sorriso sornione sul viso.
- Vuoi una zolletta? – chiede, porgendomi la mano piena di cubetti bianchi.
- No, grazie – dico. Mi giro, tenendomi la pancia con una mano, come se la stessi proteggendo. – Lo zucchero fa male al bambino – aggiungo. Non ho la più pallida idea se ciò che ho detto sia una bugia o meno.
- Allora le voci sono vere – dice, squadrandomi. – Congratulazioni, Katniss. Dov’è Peeta? Devo farle anche a lui.
- Sta arrivando – lo informo.
- Che gran peccato, però! Prima il matrimonio che salta, e adesso questo. Direi che la fortuna non è dalla vostra parte.
- Lo è mai stata?
Sorride, mettendosi una zolletta in bocca. – Bella domanda! Immagino che abbia saltato qualche giro.
- Tu, invece, sei fortunatissimo.
- Se sono qui, insieme a te, vorrà pur dire qualcosa, no? Nessuno di noi è stato abbastanza fortunato – mangia un altro zuccherino. Alle sue spalle, scorgo Peeta che esce dall’ascensore insieme a Cinna e a Portia, in un costume dello stesso colore del mio. Finnick non si accorge del loro arrivo finché non gli passano accanto.
- Ah, Peeta! Eccoti qui! Sarà meglio che raggiunga il mio carro – esclama. Fa un cenno di saluto con la mano e va via. Il retro del suo costume è praticamente inesistente. Ha le chiappe al vento. Che visione bizzarra.
- Cosa voleva Finnick Odair? – chiede Peeta.
- Terrorizzarmi, immagino.
- Vestito in quel modo?
Ridacchio. – Ah, ci ha fatto gli auguri per la gravidanza - Peeta mi guarda aggrottando le sopracciglia. – Lo so, non è stato il massimo…
- Il costume va davvero bene, Katniss – dice Portia. Riportare l’attenzione sui nostri costumi scaccia via il pensiero di Finnick.
- Tenete questi – dice Cinna, porgendoci due piccoli telecomandi neri dotati di un solo tasto. – Quando siete pronti, premete il pulsante. Stavolta, però, non voglio da voi sorrisi. Niente saluti, niente sorrisi, niente di niente. Guardate fisso davanti a voi, come se non vi importasse nulla di dove siete e di chi vi circonda.
- Finalmente una cosa in cui sono brava! – esclamo.
Peeta e Cinna mi aiutano a salire sul carro. Gli inservienti stanno già iniziando ad allineare i carri per la partenza della sfilata, e Cinna e Portia sono costretti ad allontanarsi da noi. Restiamo solo io e Peeta, di nuovo bardati come dei fenomeni e di nuovo in piedi su un carro. Come l’anno scorso. Tutto si ripete come se il tempo per noi non fosse trascorso… ma allo stesso modo, sappiamo che è inesatto perché tutto, tra di noi, è cambiato. Ed è bastato meno di un anno per trasformare il nostro rapporto, per evolverlo dalla semplice amicizia all’amore.  
- Sei bellissima, sai? – mormora Peeta. Afferra una ciocca dei miei capelli e se la rigira tra le dita. – Ma sei anche spaventosa.
- Ti faccio paura? – lo punzecchio, assumendo un’aria da seduttrice che non deve riuscirmi molto bene perché comincia a ridermi in faccia.
- Molta paura – sussurra. Si avvicina per baciare le mie labbra, ed io ricambio, felice di sentirle di nuovo contro le mie. Non c’è stato molto tempo per i baci, negli ultimi giorni. Questo è il primo vero bacio che ci scambiamo da giorni interi. Ma per quanto piacevole dura poco, purtroppo. Pulisco la macchia di rossetto che gli è rimasta sulla pelle, sorridendogli.
- Ci teniamo per mano anche quest’anno? – chiedo.
- Sì, sicuramente se lo aspettano da noi. Io, però, pensavo ad altro – ammette. Mentre il nostro carro inizia a muoversi verso l’uscita, dove risuonano già la musica dell’inno e le urla della folla, mi avvicina ancora di più a sé e circonda la mia vita con un braccio.
Per un momento smetto di essere me stessa ed immagino di vedermi dal di fuori: immagino di essere una semplice spettatrice e di assistere all’entrata in scena di due innamorati che, su un carro in corsa, mostrano a tutti coloro che hanno davanti la portata del legame che li tiene insieme, e lo dimostrano abbracciandosi. Vedo il ragazzo che, grazie a quel semplice gesto, mostra l’intenzione di proteggere la sua compagna contro ogni genere di avversità che gli si paleserà davanti. Questa spettatrice smania, eccitata, nel vederli solidi come rocce.
Ricambio il gesto di Peeta e mi aggrappo alla sua schiena, stringo il tessuto del suo costume tra le dita come se potessi trovare in lui la forza che mi manca per affrontare la sfilata. Quando stiamo per uscire dalle porte, puntiamo lo sguardo fisso davanti a noi e premiamo i pulsanti dei telecomandi. I nostri costumi si illuminano immediatamente, si trasformano producendo degli accecanti giochi di luce dorati, rossi, arancioni… sembriamo incandescenti come carboni. Tizzoni ardenti. Cinna e Portia hanno di nuovo realizzato la loro magia trasformandoci in magnifici elementi di fuoco.
Quando passiamo, le urla della folla sembrano diminuire di intensità per poi riprendere vigore, e solo per rimbombarci forte nelle orecchie. Ogni tanto si percepiscono delle urla e dei fischi di disappunto. Diminuiscono ed aumentano di continuo, in un altalenante saliscendi che dimostra ancora una volta l’effetto che abbiamo su chi produce quei suoni. È la combinazione di tutto ciò che provochiamo: con i nostri sguardi fissi su un punto ignoto, sulla nostra solidità e serietà che si rifiuta di dare attenzione e di salutare anche la più piccola persona presente. Così abbracciati, così stretti, riusciamo in qualche modo a dimostrare la nostra superiorità su tutti loro.
Per un anno intero, per chiunque qui siamo stati gli innamorati sventurati del Distretto 12. Capitol City ci ha visto crescere, ci ha visto evolvere in una coppia ancora acerba che, se non fosse stata costretta dalle circostanze, sarebbe convolata a nozze davanti alle telecamere e davanti alla nazione intera solo per il loro piacere. Quel matrimonio non si farà più, ormai. Al posto dell’evento, dovrà accontentarsi di vederli affrontare di nuovo la morte, di sfidare altre persone all’interno di un’arena nel tentativo di salvarsi la vita. C’è qualcosa che va a stonare, in tutto questo, ed è la causa dei fischi che aumentano a mano a mano che la sfilata avanza, a mano a mano che percorriamo il tragitto che ci porta all’interno dell’anfiteatro.
La nota stonata è la presenza silenziosa, innocente, che custodisco all’interno del mio ventre da più di cinque mesi.
Il bambino mio e di Peeta è la causa del malcontento che aleggia sull’intera parata. È una dimostrazione inaspettata, sorprendente, e potente. La stessa Capitol City si sta ribellando, al solo guardarci, verso tutto ciò che ha sempre visto, amato e voluto. È qualcosa che nessuno, forse neanche gli stessi Strateghi, aveva previsto potesse accadere.
Devo combattere con tutta la mia forza di volontà per cercare di non sorridere.

 

 

 

 

 

_________________________

Felici Hunger Games! Scusate l’uscita, ma già che siamo in tema… *gongola*
Ed ecco anche la mia versione della sfilata dei tributi. Ho scelto di rievocare i costumi che sono apparsi nel film perché sono fantastici! Adoro l’outfit di Katniss, adoro in generale tutto l’effetto che è uscito fuori con quelle fiamme ecc… e non so voi, ma io ho sempre desiderato vedere per intero il costume (quale costume?) di Finnick. Cioè… così tanta pelle esposta e loro decidono di tagliarla così? Al cinema si è visto anche di peggio.
Avete notato il dissapore della folla? Per forza di cose, non potevo ritagliarlo solo al momento dell’intervista finale ma dovevo collocarlo molto prima. Perché sì, gli Strateghi – e Snow – avranno anche deciso di andare avanti scegliendo di ignorare un pupo nell’arena, ma il resto di Panem non la pensa allo stesso modo. Saranno anche loro ignoranti e indifferenti, ma non lo sono ai massimi livelli. Ho voluto dargli un po' di fiducia :)
Per il prossimo cap ho deciso di fare una scommessa: se vedo che questo cap riceve un certo numero di letture entro il fine settimana, anticipo l’aggiornamento :) vediamo cosa siete capaci di combinare!
Un bacione, un abbraccio… e possa la fortuna essere sempre a vostro favore!

D.

   
 
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