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Autore: mask89    31/08/2020    11 recensioni
Naruto è in esilio auto inflitto, ma un omicidio, legato a delle circostanze misteriose, lo costringe a ritornare a Konoha, dove sarà costretto ad affrontare il suo passato.
Genere: Azione, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Jiraya, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno | Coppie: Minato/Kushina, Naruto/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Chapter XII

 
Era passata una settimana da quell’episodio e Sakura, stranamente, non si era fatta ancora sentire. Era capitato, in quei giorni, di incontrarsi nei corridoi dell’università di medicina o nei vari vialetti del campus, però, nonostante si fermassero a parlare, la ragazza non aveva minimamente accennato ad un eventuale appuntamento. Soltanto in una pausa pranzo, passata insieme, aveva fatto un rapido accenno, ma era tutto terminato nel giro di poche e rapide battute. Alle sue orecchie, durante quel pasto, era risultato rilevante un’altra notizia. Lei e Sasuke si erano lasciati. Quella notizia lo aveva lasciato di sasso. Allo stesso tempo lo aveva messo in allarme. Ora più che mai doveva mantenere le distanze da lei. Quel tipo di rapporto, legato esclusivamente all’ambito del lavoro, poteva andava bene. Era una giusta distanza di sicurezza. Andare oltre non era contemplato. In quel senso, probabilmente, il suo piano, in qualche modo, stava funzionando. Si convinse che, fosse stato un buon deterrente; dire che fosse un uomo impegnato; sembrava avesse avuto il suo effetto; visto che, la donna, non aveva accennato, se non marginalmente, alla questione. Dopotutto era vero. Come aveva letto da qualche parte “se dici sempre la verità, poi non devi ricordarti di nulla.” Ecco, quello era il punto, lui ricordava, tutto, purtroppo. Avrebbe pagato, profumatamente, per dimenticare l’esito finale di quella maledetta missione, di un anno e mezzo prima. Prima che la sua mente cominciasse a correre troppo, prese velocemente dal mobile bar una bottiglia di whiskey e ne riempì un bicchiere fino all’orlo. Poi lo buttò giù, tutto in un sol colpo. Nell’ultimo anno, quel distillato, era diventato il suo miglior amico. Anche se, doveva ammettere che, ultimamente, non era più tanto di conforto, rispetto ai primi tempi. Stava per riempire il secondo bicchiere, quando sentì lo smartphone squillare. Chi poteva essere a quell’ora, di venerdì sera? Fece mente locale. Kakashi e Jiraiya non potevano essere, li aveva visti la mattina stessa, per fare il punto della situazione. Le indagini in quei sette giorni non avevano fatto grandi passi in avanti. Nonostante la buona pista che pensava di aver trovato, non erano stati in grado di dare un volto all’omicida. Individuare la vittima era stato facile, compariva in tutti i video delle telecamere quando entrava nella struttura, anche se, non vi era uno schema preciso delle sue incursioni. Ma, la sera dell’omicidio, era un’anomalia che ancora non era riuscito a risolvere. Infatti, nonostante risultasse dentro l’edificio, non comparivano né lui né il suo carnefice; quel giorno erano diventati come dei fantasmi.
Qualcuno dei suoi studenti? Impossibile. Gli aveva espressamente detto di non chiamare dopo le diciotto, pena una bocciatura con i fiocchi in sede d’esame. Prese il telefono, sul display non compariva nessun nome, solo un numero che, fra l’altro, non gli era minimamente familiare. Normalmente, avrebbe rifiutato la chiamata ma, quella sera, sentiva l’impellente necessità di mandare a quel paese quel disturbatore. Toccò l’icona di suo interesse.     
«Naruto, finalmente ti sei deciso a rispondere.» Disse una voce femminile che conosceva molto bene.
«Sakura!» Vide i suoi buoni propositi di attaccare briga sfumare.
«Sei pronto per quell’uscita?»
«Cosa? Avevi detto che mi avresti avvisato!»
«Ed è quello che sto facendo! Fra un’ora, vieni al municipio. Ho prenotato un posto carino da quelle parti. Ti piacerà. Non fare ritardo, come al solito!» Chiuse la chiamata.
Guardò inebetito il telefono. Quella donna era un’autentica forza della natura. Giusta distanza di sicurezza, pensò ironicamente. Doveva troncare tutto quella sera, prima che la sua vicinanza cominciasse a farle del male. Bevve un altro bicchiere di whiskey, tutto d’un fiato.
Era nei pressi del municipio da quasi venti minuti buoni. La torre dell’orologio segnava le ventuno e quindici, ma di Sakura neanche l’ombra. Poi il ritardatario era lui! Forse era il destino che gli stava suggerendo che quello, dopotutto, non era il posto in cui si doveva trovare. Poteva tollerare gli incontri nel campus o le pause pranzo in sua compagnia ma, essere lì, senza ombra di dubbio, era portare il loro rapporto su un altro livello. Lei doveva rimanere una conoscenza lavorativa. Già da adolescente si era scottato a causa sua, se non proprio ustionato e, appena rivista aveva capito, che quelle cicatrici non erano mai guarite del tutto. Quella, però, era una cosa che poteva tranquillamente tollerare, sopportare. Dopotutto, era già sopravvissuto una volta a quell’incendio. Era altro che non si poteva minimante permettere. Non avrebbe assolutamente permesso che la storia si ripetesse; e poi, non c’era spazio per un'altra donna nella sua vita, non più. Lui era un uomo impegnato. Era consapevole di avere un sacco di difetti ma, su una caratteristica era sicuro di eccellere, la fedeltà. Che potesse essere verso una donna, gli amici, degli ideali o una promessa. E lui aveva promesso. Aveva solennemente giurato a sé stesso di allontanare le persone che più amava, per non far più del male. Anche a costo di farsi odiare. La scorse mentre scendeva dell’autobus. Non poté impedire al suo cuore di aumentare i battiti cardiaci. Che avesse quindici, venti o trent’anni non aveva importanza. Lei sarebbe stata sempre bellissima ai suoi occhi. Era vestita in un modo semplice, ma che risaltava il suo fisico. Vide che lo salutava, ricambio il gesto.
«Scusa per il ritardo, colpa dell’autobus» e gli scoccò un bacio sulla guancia.
«Non ti preoccupare» disse imbarazzato da quel gesto. «Non sono qui da molto…Dove dobbiamo andare?»
«Qui vicino c’è un locale niente male, l’ho scoperto qualche sera fa.»
Il posto gli piaceva. Quell’arredo in stile birreria irlandese era di suo gusto; ma, era la musica, che si diffondeva da quelle casse, l’aspetto che più gradiva; il caro, vecchio e mai banale rock. Si guardò in torno alla ricerca di Sakura. La vide che parlava con il ragazzo al bancone e prendere due pinte di birra. Poi si voltò verso di lui e gli indicò di seguirlo.
«Allora, da quando frequenti i pub? Pensavo mi avessi invitato ad un simposio letterario…»
«So divertirmi anch’io, sai?» Rispose falsamente stizzita.
«Sakura Haruno che conosce il divertimento…Questa mi è nuova.»
«Vuoi per caso che te le suoni?»
«Avresti dovuto suonarle al tuo ex…» Ironizzò. Sapeva di ferirla con quella battuta, ma doveva farle del male. Doveva allontanarla da sé. Vide il suo sguardo rabbuiarsi. Una sensazione sgradevole lo colpì allo stomaco. Buttò giù tutta la pinta di birra, per scacciare quell’odiosa emozione. Fece cenno al cameriere, che passava di lì, di portarne altra. Un silenzio tombale calò fra i due, interrotto solo dal cameriere che posava un altro boccale.
«Hai ragione, ma a metà». Quella risposta lo ridestò dai suoi pensieri e lo incuriosì al tempo stesso. «Se proprio dovessi picchiare qualcuno…Sceglierei me stessa.»
«Non sto capendo…»
«Vorrei picchiarmi, perché ho voluto seguire un sogno adolescenziale. Perché ho annullato me stessa, a causa di quel sogno. Perché ho ferito le persone a cui più tenevo, con le mie scelte.» Sollevò la testa e lo guardò dritto negli occhi.
Era sconvolto da quelle parole. Non riusciva a credere che, la persona davanti ai suoi occhi, le avesse dette veramente. Sentì, lentamente, un senso di compiacimento farsi largo dentro di lui. Lo soffocò bevendo, ancora, il boccale di birra tutto in un sorso. Si sentì leggermente stordito, forse mischiare tutta quella birra, con il whiskey bevuto poco prima, non era un’idea saggia, ma lo avrebbe aiutato a fare la cosa giusta. Allontanarla da sé. Chiese un’altra birra, che gli fu prontamente portata.
«Tu sei felice delle tue scelte?»
«Si!» Secco, diretto, brutale.
«Anche se sei in pausa di riflessione?» Lo incalzò.
«Certo. Il fatto che ultimamente le cose non vadano bene e il pesante litigio, causato dal mio trasferimento, non offuscano il mio sentimento. La convincerò a trasferirsi qui. Domani e domenica lei sarà qui, parleremo proprio di questo. Sistemeremo tutto.»
«Sei sempre stato un pessimo bugiardo, Naruto. I tuoi occhi dicono il contrario. Conosco quando provi amore per una persona. In questo momento, non provi minimamente quei sentimenti verso tua moglie! La tua bocca potrà anche parlare di amore ma, i tuoi occhi, la tua voce, i tuoi gesti, esprimono tutt’altro. Stai mentendo su tutto!»
Si infuriò.
«Non ti permetto di mettere in dubbio le mie parole!» Urlò. «Io amo mia moglie!»
«Stai mentendo!»
«Quella che mente sei tu! Cosa pensavi? Che appena ti avrei rivista, sarei ritornato ad essere il tuo schiavo? Quello che ti ha sempre sostenuto? La spalla su cui piangere? Che avrei mollato tutto, soltanto perché Sasuke ti ha lasciato ad un passo dall’altare? Sono andato avanti con la vita, io. Cresci, Sakura!» Pronunciare quelle parole gli era costato parecchio, aveva il fiatone. Doveva farle del male ed era sicuro di esserci riuscito. Si detestò con tutte le sue forze. Non si sentiva molto diverso da Sasuke Uchiha. Il suo amico. Il suo rivale. La stava trattando esattamente come lui. Giocava con le sue emozioni.  
Uno schiaffo lo colpì in pieno volto.
«Ho commesso molti errori, è vero. Ma non ti permetto di dubitare dei miei sentimenti. Non ti chiederei mai una cosa simile, se non fossi sicura del fatto che mi stai mentendo. Rispondi con sincerità: tu sei felice con lei? La ami? Non sei stato ancora capace di dirmi il suo nome!»
Si alzò più infuriato che mai. Come si permetteva di chiedergli una cosa del genere? Come poteva mettere in dubbio i suoi sentimenti per Hinata?
«Fanculo. Non meriti una risposta. Vado via.»
Ma prima che potesse solo muovere un passo, la donna scatto in piedi, per fronteggiarlo.
«Rispondi alle mie domande!» I loro occhi si incatenarono.
Non riusciva ad articolare una parola. Lo aveva messo sotto scacco. Quel suo sguardo gli stava perforando l’anima, non gli permetteva di ragionare lucidamente. E l’alcool ingollato non lo aiutava di certo. Istintivamente si avvicinò. Avvertì il suo viso avvicinarsi inesorabilmente a quello si Sakura. Non riusciva a fermarsi. Quelle invitanti labbra erano sempre più vicine. Poi, un altro volto, si sovrappose a quello che aveva davanti a sé. L’allontanò bruscamente. Poté notare in quegli occhi verdi, rabbia, delusione, sofferenza. Scappò via da quel pub.
Arrivato a casa si buttò di peso sul letto. Aveva rovinato tutto. Aveva raggiunto il risultato. La parte più difficile era fatta. Ora doveva solo evitarla. Allora perché si sentiva uno schifo?


Spazio autore:

Ciao, 
come ogni lunedì, ecco il nuovo capitolo, anche se più breve del solito.
Molti nodi stanno venendo al pettine, come giusto che sia, visto che siamo a nove capitoli dalla fine.
Ringrazio ancora una volta chi commenta e/o ha messo la storia nei seguiti, da ricordare, preferiti.
Come sempre, spero che sia stato di vostro gradimento.
A presto!
Mask.
   
 
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