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Autore: lagertha95    03/09/2020    1 recensioni
"Questa storia partecipa alla Fast Challenge: Abbracci indetta dal gruppo Facebook Il Giardino di Efp"
Avete presente quelle persone che sono tanto simili quanto diverse? E che magari si ostinano imperterrite a negare evidenze palesi? Ecco, Maya ed Aureliano sono esattamente così, nati e cresciuti praticamente insieme, anime affini capaci di capirsi con una sola occhiata, complementari come lo yin e lo yang. Abituati, potrei dire, ad aversi l’un l’altra e per questo incapaci, a volte, di comprendere l’effettiva importanza che ricoprono nella vita dell’altro.
In quest'album fotografico da sfogliare seduti sulla sabbia è raccolta la loro vita, spezzoni che proveranno a raccontare di loro in modo disordinato e caotico come loro (e come me).
Dal testo:
"Non si sbilanciavano quasi mai, sempre tesi a ricercare l’equilibrio tra loro come fossero equilibristi su una fettuccia sospesa. Ma ogni tanto accadeva – dopo una sbornia, dopo una rottura, dopo un litigio – che uno dei due si facesse sfuggire una parola, una frase, un gesto in più. Quella volta fu Maya a farlo, tra uno sbuffo di fumo e un sorso di birra sul mare."
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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XXV. Per lui
 
Prompt 25: Abbracciare un animale
 
Maya non amava particolarmente gli animali, “Sono sporchi” diceva guardando il cane, la lucertola, il pappagallino che, di volta in volta, Aureliano le metteva di fronte. Aureliano, di contro, amava ogni creaturina – viscida, pelosa, nuotante, svolazzante – che esistesse.
Però Maya, in un certo qual modo, amava Aureliano e per lui – e per una scommessa che non voleva perdere – abbracciò un ragliante asinello, molto carino tra l’altro, che gironzolava nei pressi dell’appartamento irlandese che avevano affittato per quella loro ennesima vacanza insieme.
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XXVI. Per lei
 
Prompt 26: Stringere tra le braccia un peluche
Prompt 27: Stringere al petto un cuscino
 
Da bambino Aureliano aveva un peluche, un peluche a forma di coniglietto a cui teneva tantissimo. D’altronde a sei anni un peluche può rappresentare l’ultimo baluardo di protezione dalla miriade di mostri che abitano sotto i letti o dentro gli armadi.
Di contro, Maya era abituata a dormire senza niente, perché il suo letto non aveva un sotto dove i mostri potessero nascondersi e l’armadio lo teneva illuminato tutta la notte.
Per lei, che inizialmente non riusciva a dormire in un letto diverso dal suo, Aureliano rinunciò al suo peluche e si rassegnò a dormire abbracciato a un cuscino.
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XXVIII. Caffè
 
Prompt 28: “Non lo merito un abbraccio?”
 
A Maya non piaceva l’espresso.
A Maya piaceva solo ed esclusivamente la moka e fatta in un certo qual modo: un po’ di zucchero nella polvere, così che quando fosse salito il caffè sarebbe stato già zuccherato. Non beveva caffè che non fossero fatti così, con estremo disappunto di Aureliano a cui il caffè piaceva amaro – “Come il veleno” diceva lei, “Come la vita” rispondeva lui – ma alla fine si arrendeva e ogni domenica mattina, come nella più classica delle gag, Aureliano le metteva davanti una tazzina di caffè fatto secondo i dogmi di Maya e, sorridendo sornione, le chiedeva: «Non lo merito un abbraccio?»
[107]
 
XXIX. Mateus
 
Prompt 29: Staccarsi da un abbraccio
 
Aureliano l’aveva guardata nascondendo un sorriso sotto gli appena accennati baffi e cercando di soffocare, senza riuscirci granché, una di quelle sue risate tipicamente grasse che facevano ogni volta innervosire Maya, ma vederla tentare – inutilmente – di liberarsi dalla stretta delle braccia grassocce di Mateus, un bambinetto lentigginoso e dai capelli rossi, lo faceva ridere troppo.
«Ti odio…» avrebbe aggiunto poi, una volta riuscita a staccarsi da quell’abbraccio.
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XXX. Silenzio
 
Prompt 30: Abbraccio soffocante
Prompt 31: Abbracciare la morte
 
Maya tremava affacciata al ponte, gli occhi sgranati e pieni di lacrime che non riuscivano, nonostante tutto, ad uscire.
Aureliano arrivò correndo, il fiatone che quasi lo costrinse in ginocchio una volta fermo. Quasi, perché Maya gli si gettò tra le braccia e lo strinse in un abbraccio che gli tolse il fiato, un abbraccio soffocante che gli disse tutto quello che Maya non riuscì: che aveva avuto paura, che si era quasi arresa, che aveva aperto le braccia per accogliere la signora con la falce quando una carezza sul viso si era trasformata in un pugno che le aveva sfiorato la tempia.
[110]

 
   
 
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