All'improvviso
nella Sala si distinsero immediatamente gli attori del musical: erano
quelli
che si erano alzati in piedi e avevano presto iniziato a intonare, uno
alla
volta e ognuno da parti diverse, la canzone “One day
more”. Il punto più alto
fu immancabilmente quando Draco Malfoy abbandonò la sua
accompagnatrice per
correre a perdifiato in direzione di Neville Paciock e salire sul
tavolo delle
bevande dove quest’ultimo era già salito
– qualche brocca di succo di zucca
cadde rovinosamente a terra – e cantare “Il mio
posto è qui, combatterò con te!”.
La Sala
scoppiò a rumoreggiare immediatamente. Quella scena di
così grande intesa tra
un Serpeverde e un Grifondoro (tra un Malfoy e un Paciock) bastava da
sola a
rendere conto della potenza del musical, tanto che perfino Albus
Silente si
ritrovò ad applaudire con entusiasmo.
“Ero
molto scettico, Minerva. Ma Madame Umbridge sta proprio combinando un
piccolo
miracolo, devo ammetterlo. Tu cosa dici?”
Al suo
fianco, la vicepreside si limitò a scuotere la testa.
“Dico che è ora che mi
ritiri, Albus. Ho visto abbastanza insensatezza per una serata
sola”.
“Ti
seguo, Minerva” aggiunse subito Severus, mentre ancora
fissava con un
sopracciglio pericolosamente alzato Paciock e Malfoy mezzi abbracciati.
“Oh.
Andate a ballare in privato, amici miei?”
La
domanda di Silente colse per un attimo di sorpresa la coppia, ma come
sempre l’abile
pozionista fu rapido a ricomporsi – anche se non nel modo che
il preside aveva
ipotizzato.
“Anche
se
fosse, questo costituirebbe forse un problema?”
Albus
accennò un sorriso mentre un luccichio divertito
attraversava il suo sguardo.
Erano
anni che cercava di far avvicinare i due e, sebbene non avesse
immaginato di
vederli vicini in quel modo, la cosa non gli dispiaceva affatto. Quello
forse
era un altro miracolo collaterale della Umbridge, dopotutto.
Minerva
tossicchiò vagamente imbarazzata, ma Albus non aggiunse
altro e lei se ne andò
insieme a Severus. Uscirono sulle note finali di One day more.
Mentre la
musica, lentamente, si spegneva, gli studenti estranei al musical si
guardarono. Lo spettacolo appena avvenuto li aveva lasciati a bocca
aperta:
nessuno di loro aveva immaginato nulla del genere. Qualcuno
iniziò a
rimpiangere seriamente d’aver sottovalutato il corso di
teatro, qualcun altro si
ripromise di impegnarsi sul serio da quel momento nella memorizzazione
delle
varie teorie analizzate a lezione – se i risultati erano
quelli, poteva valerne
la pena!
L’attenzione
maggiore era stata
naturalmente calamitata dai protagonisti, in particolare –
nonostante la
bravura e il carisma dimostrati dagli interpreti di Valjean e Javert
– dai
ribelli, grazie anche allo stupore suscitato dal vedere Neville Paciock
e Draco
Malfoy apparentemente tanto vicini. Accanto a loro avevano attirato
più di uno
sguardo anche un personaggio minore, Gavroche, e il suo accompagnatore.
Quest’ultimo
non era realmente
parte del cast, ma nessuno avrebbe potuto notarlo: quando le prime note
avevano
risuonato nell’aria, pur ignaro del programma, si era subito
unito al canto con
naturalezza – la sconfitta bruciava, ma la passione
per il canto rimaneva.
In realtà, considerò spiando verso la sua partner
per il ballo, non gli era
neanche andata male – affatto.
“Senti
un
po', Weasley, tu con chi ci vai al ballo invece?”
Ginny
alzò un sopracciglio. “Con nessuno,
perché?”
“Vienici
con me”.
Lo
squadrò con curiosità. “Non sei
riuscito a invitare Luna, quindi ripieghi sulla
prima che capita?”
“Non
sei
la prima che capita” ribatté Rolf, serio.
“Ma se non vuoi...”
“E va
bene” rispose Ginny, senza pensare – d'altra parte
Harry non l'avrebbe mai invitata.
“Per stavolta verrò con te.”
Se
l’accompagnatore
di Ginny aveva preso la non partecipazione al musical con relativa
filosofia,
così non poteva dirsi per suo fratello. Seduto in disparte
con le braccia
conserte e un'espressione imbronciata, non faceva altro che lamentarsi
della
sua sfortuna e giudicare scadenti le interpretazioni di tutti
– Rolf in primis
per qualche motivo catalizzava tutta la sua frustrazione.
“Adesso
prendono anche i Signori Nessuno, e io no! Miseriaccia, e io
no!”
Calì
–
che aveva avuto la disgrazia di accettare il suo poco galante invito
all’ultimo
momento – sbuffò e fece roteare gli occhi al
cielo, palesemente seccata.
“Ron,
dovresti proprio smetterla... È solo uno stupido musical, in
fondo, te ne
dimenticherai presto”.
“Dimenticarmene?”
le fece eco lui con un moto di rabbia, “ma io non me ne
scordo proprio, mai
dimenticherò questa sconfitta... Anzi, sai che ti dico, se
mai avrò un figlio
lo chiamerò Hugo!”
“Hugo...
E allora?”
“Non
Hugo, Hugo con l’accento, alla francese. Così
ricorderò per sempre lo smacco
che ho subito e... Calì, dove stai andando,
Calì?”
La
ragazza si era infatti alzata, gettandosi tra le braccia di un
Serpeverde non
meglio identificato che si fermò ad invitarla per un giro di
danza. Ron stava
quasi per imprecare nuovamente contro i Signori Nessuno che riuscivano
a essere
più protagonisti di lui, quando la sua attenzione fu
attirata da qualcos’altro:
a pochi passi da lui, a volteggiare in pista e ridacchiare affiatati,
c’erano
la sua amica Hermione e Blaise Zabini. Alzarsi in piedi fu una reazione
immediata, così come dirigersi verso di loro con aria
indispettita.
“Hermione,
non sapevo fossi venuta al ballo con lui! Che fai, fraternizzi con il
nemico?”
La
ragazza apparve confusa per un attimo, poi accennò un
sorriso incredulo. “Il
nemico, Ron? Solo perché non partecipa al musical... Allora
anche tu sei un
nemico, che significa?”
Di fronte
a quella risposta, lui sgranò gli occhi e poi
batté in ritirata, troppo
sconvolto per replicare. Ora l’unica differenza che esisteva
a Hogwarts era tra
gli attori e gli esclusi; il musical era riuscito perfino a cancellare
le
differenze tra case, tra Grifondoro e Serpeverde addirittura: lo aveva
visto
con Draco e Neville poco prima, lo vedeva con Hermione e Zabini adesso.
Miseriaccia, tutto era definitivamente perduto!
Era
così
preso da simili pensieri funesti che non si accorse di un altro
distratto; si
scontrarono.
“Ron!”
“Harry,
ma che…”
“Sono
felice di vederti, Ron! Non sei ancora arrabbiato, vero?”
Avrebbe
voluto dire di sì, ma vedere Harry lì, solo come
lui e quasi disperato,
glielo impedì. In fondo gli doveva anche l’essere
riuscito a invitare Calì,
sebbene ormai lei l’avesse abbandonato.
“Diciamo
di no. Perché non sei con Lavanda?”
“Voleva
ballare, ci siamo lasciati quasi subito” spiegò
rapido Harry, omettendo il
fatto che a convincere la ragazza ad andarsene fosse stata la sua
ammissione su
quanto poco gli piacesse recitare nel musical. Lavanda si era offesa,
gridandogli in faccia che molte persone escluse avrebbero voluto essere
al suo
posto, e se n’era andata verso un gruppetto di Corvonero.
Ron si
impietosì un pochino. “Hai visto
Hermione?” domandò, assumendo un tono
cospiratorio. “Il musical le ha dato totalmente alla testa,
dovevi vederla mentre
volteggiava con Zabini!”
Harry
annuì in silenzio, non osando contraddire l’amico
finalmente ritrovato.
Luna
sorrideva. “È stato molto divertente,
Draco!”
“Certo”
rispose lui, sprecando meno fiato possibile. Si rifiutava di
ammetterlo, ma era
stanchissimo. Aveva dato il suo massimo durante l’esibizione,
si era davvero
superato, ma ora ne pagava le conseguenze.
“Tu e
Neville siete stati bravissimi”.
Sì,
immaginava che fosse vero dopo tutto: Paciock non era stato male. Non
al suo
livello, certo, ma neanche troppo più in basso.
“È molto migliorato dall’inizio
delle prove” si lasciò sfuggire. Si chiese cosa
avrebbe pensato suo padre
vedendoli così affiatati, ma accartocciò il
pensiero dicendosi che almeno
Paciock era Purosangue; in più suo padre era in grado di
apprezzare l’essenza
del teatro, ne era certo.
“Il
professor Moody sembrava amareggiato, invece”
mormorò ancora Luna, fermandosi.
Erano davanti alle scale per la Torre di Corvonero. “Grazie
per la serata,
Draco” disse, suggellando il ringraziamento con un bacio
sulla guancia come
aveva visto fare a molte altre ragazze quella sera.
Draco
controllò la sorpresa, ma quel gesto era l’ultima
cosa che si sarebbe
aspettato. “Sì, uhm, buonanotte,
Lovegood”.
“Dovresti
chiamarmi Luna” replicò lei con un ultimo cenno di
saluto prima di voltargli le
spalle e saltellare su per le scale.