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Capitolo 18
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Mai aveva trascorso la notte in bianco,
continuava a girarsi e rigirarsi tra le lenzuola nervosamente.
Non si sentiva male fisicamente, anzi, da
qual punto di vista stava più che bene, Dende le
aveva guarito anche un paio di acciacchi che si portava dietro da qualche mese.
Qualche slogatura frutto di esercitazioni
molto dure e prolungate, oppure di doloretti trascurati, dicendo “passeranno,
non è niente di che”.
Aveva avuto una lunga conversazione con
Teo, che fortunatamente sapeva essere di guardia, i turni li aveva preparati lei
personalmente il mese prima e ne teneva una copia nell’agenda.
“Che cosa provi per lui?” Le chiese.
Ci fu un attimo di silenzio e la ragazza
rispose solo dopo che Teo insistette con la domanda.
“Non lo so esattamente, però quando sono
vicino a lui, ho come una strana sensazione nelle viscere”
“Dovresti essere grande abbastanza per
capire che quello è amore, amica mia”
“Dici che si possa chiamare così?”
“Posso farti una domanda?” Chiese in modo
amichevole, non voleva girare il dito nella piaga, ma doveva farle togliere
quel dubbio.
“Spara”
“Quando, si insomma, tu e Miles stavate insieme,
o anche prima, non provavi la stessa sensazione?”
“All’inizio si, mi faceva stare bene”
“Ti sei risposta da sola, e comunque siete
due cretini”
“Chi?”
“Tu e Trunks.
Quando eri in ospedale ed è venuto con me in caserma per prenderti delle cose,
nel tragitto abbiamo parlato parecchio.” Confidò.
Mai rimase interdetta “E che ti ha detto?”.
“Non ci provare, non rivelo i segreti che
mi vengono confidati”.
Aveva ragione, era l’unico ragazzo di cui
si fidava, gli avrebbe affidato anche il pin del suo bancomat.
“Uffa” Protestò sbuffando.
“Mai” Richiamò la sua attenzione “…lo sai
che ti voglio bene e che quello che desidero di più è la tua felicità, l’unico
consiglio che ti posso dare è, che se hai un peso sullo stomaco, te lo devi
togliere, parla con Trunks”.
“Non so se ci riesco, e se questo
significasse perderlo per sempre?”
“Mai, parla con Trunks”
Ripetè, non potendo dire di più.
“Lo farò, domani sono ad una festa a casa
sua, vediamo se avrò occasione di stare sola con lui. Grazie Teo, sei un buon amico”
“Soldato Teo sempre pronto ad aiutare i deboli
e gli indifesi” Se ne uscì con il suo slogan.
La sua amica rise di gusto, sapeva sempre
come tirarle su il morale.
“Buona notte Mai”
“Buona guardia Teo”.
Si salutarono e la corvina potè finalmente chiudere gli occhi ed addormentarsi,
peccato che ormai fossero le sei del mattino e che il sole stava sorgendo ad
oriente.
*
Trunks passò a prendere Mai alle dieci in punto.
Ovviamente non suonò il campanello, ma
passò direttamente dalla terrazza e ci trovò le ampie porte finestre
spalancate, facendo entrare una fresca brezza mattutina.
La folata di vento più forte, le indicò
che il glicine era arrivato e un brivido le percorse la schiena.
Lo aveva pensato tutta la notte e tutto
quel rimuginare, quel girarsi da una parte all’altra senza trovare la giusta
posizione, le avevano fatto perdere il sonno.
“Non potresti suonare come tutti i
mortali?” Non era più abituata a certe cose, di solito quando suonavano o
bussavano alla sua porta, doveva dare lei il permesso di entrare.
“Si…potrei…” Fece spallucce “…ma ci
avresti messo un’eternità ad aprirmi, quindi, ho preferito così” Affondò nel
divano di pelle, meglio mettersi comodi, aveva notato che Mai era ancora alle
prese con il borsone, ci aveva messo solo un asciugamano e un costume di
ricambio.
“Non hai pensato che per caso potevo
essere nuda?” Sbraitò infastidita.
“Sinceramente no, però dai, mi è andata
bene, indossi il costume” Sghignazzò per smorzare la tensione, anche se lo
nascondeva bene, essere lì con lei, le aveva appena fatto venire le farfalle
nello stomaco, e una grande forza di volontà lo fermò nello strappargli quel
bikini nero glitterato che lasciava poco spazio all’immaginazione e farla sua su
quel divano per tutto il giorno.
Prese una rivista frettolosamente dal
tavolino di cristallo non curandosi dell’argomentazione che trattava.
Era maturata, e di parecchio.
Il seno le era cresciuto forse di una
taglia in più da come lo ricordava e il sedere lo aveva più sodo e alto,
complice sicuramente tanta palestra che era costretta a fare, la pancia piatta
metteva in evidenza un accenno di addominali, senza farle perdere la sua
femminilità e il suo corpo armonioso.
“Può andare?” Gli chiese parandosi
davanti, cercando un giudizio sul costume appena indossato e il pareo.
“S-si stai bene” Balbettò arrossendo
visibilmente, nascondendosi dentro il giornale.
“Benissimo, mi vado a mettere un vestito e
poi andiamo” Sparì nel corridoio per raggiungere l’armadio nella camera da
letto.
“Ti fermi da me stanotte?” Domandò quando
la vide ricomparire saltellando.
Il cuore della corvina mancò un battito a
quella richiesta ed impallidì d’un colpo.
“Stai bene?” Le chiese notando un’espressione
strana in volto e delle occhiaie nere sotto gli occhi.
“Si certo, è che ho dormito poco, avevo
tante cose a cui pensare” Aggiunse nel borsone il pareo nero “Dici che faremo
tardi?”.
“Sai com’è mia madre quando organizza
delle feste, si va avanti fino ad oltranza, e poi per cena, ha ordinato la
pizza in quel locale dove ti piaceva tanto”
Già, era vero, nella sua mente erano bene
impresse gli eventi di Bulma, invitava i suoi amici
più stretti, e l’allestimento era sempre curato nei minimi dettagli, a volte
esagerava, ma era fatta così.
“E poi se non hai dormito molto, sarai
anche stanca, dai resta da me” Insistette trovando la scusa buona.
“Fammi prendere un cambio, se c’è la mia
pizza preferita, non posso dire di no” Accettò, forse sarebbe stata l’occasione
giusta per parlargli e dichiararsi finalmente a lui, da quella conversazione
sarebbe dipeso anche la decisone di accettare o no l’incarico nella divisione
della Città Dell’Ovest, quindi, non aveva altra scelta.
*
Quando misero piede nell’enorme giardino
della residenza, vennero accolti da un enorme folla, che vollero salutare Mai e
sincerarsi delle sue condizioni di salute.
Come Trunks,
anche loro non la vedevano da dieci anni e non avevano sue notizie, fino alla
settimana scorsa, quando avevano saputo della rapina alla banca e che il
militare in pericolo di vita era proprio lei.
Furono per tutti ore di apprensione, fatte
di continui sms e chiamate a Bulma, Trunks e Bra.
“Dai gente non soffocatela, starà con noi
per tutta la festa, avrete tempo per chiederle qualsiasi cosa” Il glicine cercò
di disperdere la folla con quella scusa.
“Grazie” Gli disse semplicemente.
“Tuffo a bombaaaaaaa”
Urlò Goku gettandosi nell’enorme piscina, bagnando con la cascata d’acqua
appena provocata, tutti i presenti.
“GOKUUUUUU” Urlarono tutti tra un misto di
fastidio e divertimento, fortunatamente erano già tutti in costume, tranne i
due nuovi arrivati e faceva parecchio caldo.
“Vieni, andiamo a portare questa borsa in
casa” Propose Trunks a Mai che era fradicia.
La condusse nella piccola casetta
adiacente a quella dove di solito era abituata ad entrare.
“Benvenuta in casa mia, vieni, ti faccio
fare un giro”.
“Aspetta, sono tutta bagnata” Disse
strizzandosi i capelli e togliendo all’ingresso i vestiti, che vennero riposti sullo
stendino in un secondo momento ad asciugare al sole.
Trunks deglutì imbarazzato, le fece segno di seguirlo.
Si ritrovò davanti ad una piccola casetta,
dotata di cucina, salotto, bagno e due camere, molto luminosa.
“Sistemati pure qua” Le indicò la camera
adiacente alla sua “vado a togliermi questi abiti e a mettermi il costume”.
Mai non riusciva a togliergli gli occhi di
dosso, i vestiti bagnati aderivano a quella figura perfetta in ogni centimetro.
“Ti sei sistemato bene” Gli fece notare
cercando di distrarsi da quella figura.
“In realtà ci vengo solo a dormire” Disse
infilandosi i pantaloncini.
“Lo immaginavo, non ti ci vedo che cucini”
Sorrise.
“Perché no? Guarda che sono capace, ho
anche il grembiule” Lo prese da un cassetto ancora rinchiuso nel cellophane.
Risero sonoramente tutti e due.
“Sei proprio scemo”.
“Dai torniamo alla festa, ho proprio
voglia di farmi un bagno”.
*
La corvina in un primo momento si sentì un
pesce fuor d’acqua.
Bra fu la prima ad avvicinarsi a lei, tra
un selfie e un altro.
“Sono contenta che sei venuta” L’abbracciò
amichevolmente.
“Sono contenta anch’io di vederti, come
stai?” Le chiese sciogliendosi dall’abbraccio.
“Bene grazie. Te piuttosto! Un giorno
faremo una lunga conversazione io e te, devi raccontarmi tutto”.
“Ehi ciao Mai” Anche Pan si unì a quel
duo.
“Pan? Sei cresciuta e diventata una
bellissima ragazza complimenti” Si meravigliò la mora, era incredibile come in
dieci anni cambiano le cose e come bellissime bambine innocenti, si possano trasformare
in donne, pronte a rubare il cuore di qualsiasi ragazzo.
“Grazie” Le sorrise, in realtà non ricordava
molto di Mai, al contrario di Bra, lei frequentava poco la Capsule Corporation.
Voleva piuttosto chiederle come entrare
nell’esercito, si insomma, voleva qualche dritta.
Non si meravigliò molto di quella
richiesta, Pan, aveva ereditato dal sangue saiyan l’indole
del combattimento e della sfida.
Volse uno sguardo alle donne che in quel
momento si trovavano nella zona spa, ed incrociò lo sguardo di Chichi, la quale aveva intuito la richiesta della nipote a
Mai, le fece segno con il dito che le avrebbe tagliato la gola, se avrebbe
parlato di qualsisia argomentazione a riguardo.
Spaventata, si limitò a grattarle la testa
e a dirle di aspettare qualche altro anno.
*
Mai si avvicinò al tavolo del buffet,
oltre a non aver chiuso occhio, non aveva toccato cibo, prese un piatto di
plastica rigida ed iniziò a riempirlo.
“E’ strano che hai deciso di farti viva ora” Le disse
sprezzante la bionda che si era avvicinata a lei.
“Marron…ciao anche a te” Da piccole, non
erano mai andate d’accordo, complice anche i sentimenti che entrambe provavano
per Trunks.
Infatti, la corvina pensava che in questi
anni, il glicine, avesse messo su famiglia proprio con lei.
“Con che coraggio ti ripresenti oggi qui,
dopo tutto questo tempo? Non potevi startene a giocare alla guerra, ancora un po?” Chiese acida, era chiaro che la sua presenza, potesse
ostacolare in qualche modo, il piano di conquista di Trunks,
anche se quest’ultimo era stato chiaro fin da subito, con lei non ci sarebbe
mai uscito.
“Sono stata invitata!” Rispose con
naturalezza prendendo un mini hamburger. “E tu? Sbavi ancora dietro a Trunks? Io me le farei due domande se fossi in te, se non
sei riuscito a conquistarlo in tutti questi anni…” Incalzò sfidandola.
Ricordava bene come da piccola le correva
dietro e si arrabbiava se il glicine preferiva giocare con lei.
“Anch’io sono stata invitata, come sono
stata invitata a quella prima e quella prima ancora.” Precisò cercando di farla
ingelosire, oppure un pretesto per litigare, se si fossero scannate, forse Trunks avrebbe perso interesse per Mai, e finalmente si
sarebbe accorto di lei.
La presenza di quell’oca bionda la stava
infastidendo, e in quel momento non aveva bisogno di questo.
“Senti…non ho voglia di mettermi a
litigare con te, al contrario tuo, non devo dimostrare niente a nessuno,
cerchiamo almeno per oggi di andare d’accordo, non roviniamoci la festa” Lo
disse, ma avrebbe tanto voluto farle volare due schiaffi in faccia per metterla
al suo posto, ma quello non era ne il momento e ne il luogo adatto.
Le girò le spalle e se ne andò.
*
Si guardò attorno ed individuò una siepe
alta qualche metro più in là della piscina, un posto perfetto per non venire
disturbati ed importunati di nuovo.
Girò l’angolo e rimase impietrita in
quanto pensava di non trovarci nessuno.
“Che vuoi?” Gli chiese quella figura dai
capelli a fiamma.
“Scusa, non pensavo che il posto fosse già
occupato, me ne cerco un altro”
“Aspetta, hai da mangiare?
“Non molto, ma se vuoi ne vado a prendere
dell’altro” Mostrò a Vegeta il piatto.
“Hai svaligiato il buffet?” Chiese notando
che nel piatto c’erano due salsicce, sei costine e due bistecche di sotto filetto.
Mai sorrise “L’ho fatto prima che Goku si
avvicinasse al tavolo” Sapeva come sarebbe andata a finire, quel saiyan avrebbe fatto fuori l’intero banchetto in pochi
istanti e a dargli un aiuto, sarebbero arrivati Whis
e Lord Beerus che si stavano godendo la giornata a
bordo piscina.
L’angelo sempre composto e in ordine,
invece il suo protetto era spaparanzato al sole e divorava wurstel come se non
ci fosse un domani.
“Vieni qua dai, mi farò bastare quello che
hai portato” Mai prese posto accanto a lui, la sua figura così imponente e
all’apparenza minacciosa, l’aveva intimorita i primi tempi quando viveva lì, ma
poi cominciando a conoscerlo, aveva capito che era innocuo.
“Non pensavo ci fossi, ti credevo ad
allenarti chissà dove”
“Sai che Bulma
non me lo avrebbe permesso, preferisce che me ne stia rinchiuso da qualche
parte in casa” Addentò una bistecca.
“Tu piuttosto, perché ti nascondi?”
“Non sopporto più le domande della gente”
“Se sparisci per dieci anni senza lasciare
tracce, è normale che ti chiedano cos’hai fatto in tutto questo tempo.”
Aveva ragione, terribilmente ragione, non
poteva pensare di fare la sua comparsa ad una festa dove c’erano tutte persone
conosciute e che le volevano bene, e la sua dipartita e conseguente sparizione,
passasse inosservata.
“Infatti non volevo venire, l’ho fatto per
Trunks che ci teneva”
“Ha paura che sparisci un’altra volta”
“Ormai sa dove cercarmi se vuole” Addentò
la seconda costina.
“Tipo adesso” Biascicò Vegeta prima che la
siepe si dividesse in due.
“Che fate voi due qui?” Chiese sorpreso.
“Perché non si vede?” Domandò il padre
facendo notare l’ultimo pezzo di carne che stava mangiando.
“Mai mi aiuti a prendere da bere?” Chiese Trunks cercando di portarla via da là, aveva bisogno di una
scusa per parlarle.
“Si certo! Ci vediamo Vegeta, è stato un
piacere rincontrati” Mai si alzò e seguì suo figlio al banco delle bevande.
*
“Ah mannaggia, è finita la birra” Le fece
notare spostando le bottiglie vuote “Vieni, andiamo a prendere le casse in
frigo”.
Entrarono in casa e Mai iniziò ad
avvertire una sensazione di disagio nei suoi confronti, aveva anche le farfalle
nello stomaco.
Gli osservava la schiena mentre era
intento a chinarsi per prendere le casse di birra in frigo.
“Trunks devo
parlarti” Gli disse d’un fiato costringendolo ad alzarsi velocemente e sbattere
la testa sulla mensola rompendola, in realtà furono tre parole che le uscirono
senza pensarci, ma ormai la frittata era fatta, quindi era tempo di prendersi
le proprie responsabilità.
Lui si voltò, sembrava che non aspettasse
altro.
“Ti ascolto”
“Possiamo cercare un posto più appartato?”
Dove si trovavano adesso non andava bene, le enormi porte finestre della cucina
che davano sul patio e piscina annessa, non aiutava, troppi occhi indiscreti
che guardavano.
“Aspettami in camera mia, intanto porto
queste birre fuori”.
Obbedì.
Continua
*
Angolo dell’autrice: Buongiorno e buon sabato a tutti.
Grazie
per essere arrivati fino a qui, finalmente Mai ha trovato il coraggio per
parlare con Trunks e sembra intenzionata a raccontargli
tutto, sarà veramente così? Per saperlo dovete aspettare settimana
prossima…forse XD
Come
al solito ringrazio chi, come al solito mi fa sapere cosa ne pensa, attendo le
vostre impressioni con impazienza.
Intanto,
vi ricordo che ho anche aggiornato l’altra mia long “Diventare forti”.
Vi
mando un abbraccio
Erika