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Autore: Deruchette    05/09/2020    4 recensioni
[La storia segue lo svolgersi degli eventi dall'epilogo di "Hunger Games" all'epilogo di "Mockingjay"]
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Katniss e Peeta, gli Innamorati Sventurati del Distretto 12, i vincitori della 74esima edizione degli Hunger Games.
La loro storia è sotto gli occhi di tutti ma solo in pochi sanno che, in realtà, si tratta solo di finzione. La mossa strategica che li ha portati via dall'arena è costretta a continuare anche adesso che il sipario inizia a calare sull'ultima edizione dei giochi.
E se ad un certo punto la finzione si trasformasse in realtà?
Cosa succederebbe se gli Innamorati Sventurati fossero realmente innamorati?
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Dal capitolo 6:
"È evidente, chiaro come il sole, che è tutto cambiato. Che il ragazzo che all’inizio di quest'avventura consideravo un semplice amico, un alleato, adesso è diventato qualcos’altro. Per settimane mi sono chiesta se non fosse sbagliato nei suoi confronti recitare la parte della brava fidanzatina conoscendo la reale portata dei suoi sentimenti, sapendo che io non provavo la stessa cosa. Non sarebbe tutto più semplice se ti amassi?, la domanda che ronzava costantemente nella mia testa.
Ora lo so. Non solo è più semplice, più normale. È diventato anche necessario. Necessario come l’aria che respiro."
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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In The Still Of The Night - 17

Salve a tutti!
Devo dire che mi avete fregata alla grande: nel giro di due giorni, lo scorso cap ha raggiunto le stesse letture del precedente e adesso mi tocca pagare pegno! Ricordatemi che non devo più fare scommesse con voi XD
Stavolta lascio le note all’inizio perché… perché se dovessi metterle alla fine non saprei cosa scrivere. Capirete perché :) è un capitolo più corto degli altri, ma ogni tanto capita. Ce ne saranno di più lunghi in arrivo, promesso :)
Buon week-end e… alla prossima!

D.

 

 

In the still of the night

 

 

 

 

17.

 

Una volta al sicuro all’interno del Centro di Addestramento, torniamo ad essere noi stessi. Peeta mi afferra per la vita e mi aiuta a scendere dal carro con un piccolo balzo. Abbiamo ancora i costumi accesi, e un sacco di occhi puntati addosso: quelli degli altri tributi.
- Cosa guardano? – chiedo, un po' scocciata.
- Noi – dice Peeta. – Siamo molto più belli di loro.
Lo guardo storto, ma poi rido. È difficile non lasciarsi contagiare dal suo buonumore, adesso che la tensione è diventata un po' più sopportabile.
Haymitch ci raggiunge accanto al nostro carro, presentandoci i tributi del Distretto 11 che lo accompagnano. La donna, Seeder, ci saluta con un gentile cenno del capo e resta ad osservarci con i suoi occhi dorati. L’altro, invece, lo conosco di vista grazie alla televisione ed alle innumerevoli volte in cui l’ho visto incollato alla bottiglia insieme ad Haymitch. È Chaff, uno dei suoi migliori amici: ha perso una mano durante la sua edizione degli Hunger Games. Senza preavviso, mi circonda le spalle con un braccio e mi dà un sonoro bacio sulle labbra.
- Hey, vacci piano! – esclama Peeta mentre io mi ritraggo dall’uomo, scioccata. Ma Peeta, a differenza mia, sta ridacchiando. Capisce che è solo un gioco. Anche Chaff, Seeder ed Haymitch stanno ridendo.
- Qui sono tutti pazzi! – sibilo, quando gli inservienti ci obbligano senza troppe cerimonie a procedere in direzione degli ascensori.
- Te ne accorgi solo ora? – domanda Peeta, allegro.
Non riesco a ribattere perché qualcuno mi taglia la strada, vestito da albero. Quando la figura che ho davanti toglie l’ingombrante copricapo di rami e lo lancia lontano, riconosco Johanna Mason, il tributo donna del Distretto 7. È ferma davanti all’ascensore su cui dobbiamo salire anche io e Peeta.
- Il mio stilista è un idiota! – esclama, mettendo le mani sui fianchi. – Voi, invece, siete fantastici. Quella pancia un po' meno – osserva, inarcando un sopracciglio nella mia direzione.
Prima Finnick, adesso Johanna: dev’essere davvero l’argomento più discusso delle ultime ore. – Non ti riguarda.
- E meno male! Odio i poppanti – Johanna entra per prima nell’ascensore e noi la seguiamo subito dopo. Le porte si chiudono alle nostre spalle. Con grande disinvoltura, e senza sembrare avere la minima idea di cosa sia il senso della privacy, comincia a spogliarsi. Sgrano gli occhi.
- Come ci si sente adesso che tutti vogliono venire a letto con te? – chiede, mentre si libera con calma della tuta che ha addosso. Prima le braccia, poi il busto, infine le gambe: il suo è un lento spogliarello, e sembra si stia divertendo un mondo nel dedicarlo interamente a noi, gli unici spettatori del suo spettacolino.
- Eh… io-
- Mi riferivo a Peeta, non a te – ribatte, acida. Guarda Peeta e gli fa l’occhiolino.
Il ‘plin’ che risuona nella cabina e l’ascensore che si ferma ci annunciano l’arrivo al settimo piano. Johanna scappa via agitando leziosamente una mano in direzione di Peeta, nuda come mamma l’ha fatta.
Lui ride. – Ma cos’hai da ridere!? – strillo.
- Sei tu, Katniss, non lo vedi? – dice.
- Eh?
- Ti prendono in giro perché sei così… stanno giocando con il tuo senso del pudore.
- Senso del pudore? – non capisco proprio il suo discorso. – Quale… che senso del pudore?
- Non ti sto giudicando, Kat. Davvero! Ti sto solo spiegando come ti vede Capitol City ed il resto del mondo – dice. Mi tira a sé, approfittando delle nostre mani ancora intrecciate. – Io ti amo così come sei, pudore o non pudore. Sei fantastica – mormora, baciandomi lievemente. – E poi, sai… quando siamo da soli… ti trasformi completamente.
- Peeta! – urlo.
- Katniss! – mi fa il verso.
- Non ti ci mettere anche tu! – lo spingo via, arrabbiata perché si è unito alle presunte prese in giro degli altri.
- È divertente sconvolgerti – ammette.
Lo pianto in asso all’interno dell’ascensore quando le porte si aprono al nostro piano.
Mi cambio, sciacquo via il trucco dalla faccia, raggiungo il resto del gruppo a cena, guardo il riepilogo della sfilata: faccio tutto quanto tenendomi a debita distanza da Peeta. Sono ancora arrabbiata con lui. Sono ancora arrabbiata per le sue prese in giro, ma anche per quelle degli altri, di Chaff e di Johanna. Forse, anche se non sembrava una presa in giro la sua, anche per quella di Finnick. È come se mi avessero trasformata in un bersaglio ancora prima dell’inizio dei giochi. Giocano sul mio senso della vergogna. Ho un senso della vergogna? Ma sono davvero così ai loro occhi?
Non presto attenzione alle chiacchiere, al vociare di Effie, ai commenti sui costumi degli altri stilisti. Resto sola con me stessa fino a che non arriva il momento di ritirarci per la notte. Effie ci ricorda di presentarci a colazione di buon’ora, per parlare del nostro piano di addestramento prima di scendere in palestra per i tre giorni di allenamento che spettano ai tributi prima delle sedute private.
Ventitré persone, riunite tutte insieme all’interno di una stanza pronte a bersagliarmi, penso. Chissà perché, ho incluso anche Peeta nell’elenco.
Sono seduta a gambe incrociate sul mio letto quando Peeta mi raggiunge in camera. Si è già cambiato per la notte e, silenziosamente, si arrampica sul materasso mettendosi di fronte a me, nella mia stessa identica posizione. Inclina la testa da un lato.
- Mi tieni ancora il muso? – domanda.
- Te lo meriti – borbotto. Evito di guardarlo in faccia.
- Ma non ti ho fatto niente!
- Mi hai presa in giro!
- E con questo? Ti prendo sempre in giro! Perché te la prendi solo ora con me?
Già, perché? – Non lo so.
- Andiamo bene…
- Peeta!
- Katniss – dice, rassegnato. Poi, sembra avere una specie di illuminazione, perché aggiunge: – Non è che sei gelosa?
- Gelosa io? – esclamo. – E di chi dovrei essere gelosa?
- Di Johanna, no? Mi si è spogliata davanti, dopotutto – un sorriso malizioso prende forma sulle sue labbra.
Avvampo, ricordandomi di quel dettaglio. Perché me lo ha voluto far ricordare? - Non essere ridicolo! Non sono gelosa…
- Perché se tu fossi gelosa di lei, io potrei essere geloso di te e Finnick. Anche lui non era poi così vestito, mentre parlavate.
- Ma a me non piace Finnick! – ribatto.
- Già, a te piaccio io – il sorriso malizioso si intensifica.
- Smettila! – strillo. In preda alle risate, Peeta si avvicina ed io mi ritrovo stretta nel suo abbraccio.
- Cosa devo fare con te? Me lo dici? – mormora contro i miei capelli.
Nulla, ecco cosa. Può solo sopportarmi. Mi accoccolo contro di lui, e come per magia ogni cosa sparisce. Le braccia di Peeta hanno sempre il potere di tranquillizzarmi, di scacciare via i brutti pensieri… e le reazioni immotivate.

 

Il mattino dopo, raggiungiamo Haymitch nella sala da pranzo. Ha l’aria di uno che non ha chiuso occhio tutta la notte, ubriacandosi per ammazzare il tempo. Giocherella con il bracciale d’oro a motivi fiammeggianti che gli avvolge il polso che deve avergli dato Effie: è il segno della nostra squadra.
- Sedetevi – ci ordina bruscamente. Non aspetta che iniziamo a mangiare per spiegarci ciò che deve spiegare. – Avete solo un compito, oggi, e mi aspetto che lo eseguiate per bene.
- Essere innamorati? – chiedo, prendendo un muffin.
- Quello non è più necessario ormai, dico bene? – ribatte, lanciando un’occhiata eloquente alla mia pancia, ben visibile al di sotto del completo che abbiamo a disposizione per gli allenamenti. – No, quello che dovete fare oggi è farvi degli amici.
- Non sarà un problema – dice Peeta.
- Per te, forse. Non sei tu il vero problema – Haymitch lancia un’altra occhiata nella mia direzione.
- No – poso il muffin che avevo cominciato a mangiucchiare. – Non mi fido di nessuno di loro.
- Cara mia, togliti dalla testa il concetto di fiducia per una volta. Dovete avere degli alleati, stavolta, altrimenti non ce la potrete mai fare da soli.
- Perché?
- Hai la risposta sotto gli occhi – dice. Un’altra eloquente occhiata alla mia pancia. – E non siete svantaggiati solo perché c’è il marmocchio in mezzo a voi, ma anche perché siete i tributi più giovani e perché nessuno vi conosce. Il resto dei vincitori si conosce da anni. È ovvio che vi prenderanno di mira per sbarazzarsi di voi alla prima occasione.
- Quindi dobbiamo allearci con i Favoriti? – domanda Peeta.
- Non per forza con i Favoriti, con chi volete. Parlate tra di voi, conoscetevi, capite chi vi può piacere oppure no. Io vi suggerirei Chaff e Seeder, per quanto anche Finnick non sia da ignorare.
- Perché non aggiungere anche Johanna? – propongo, irritata.
- Se ti piace la Mason…
- Non mi piace.
- Katniss è gelosa di lei – ammette Peeta.
- Non sono gelosa! – strillo.
- Mi fai scoppiare la testa, dolcezza. Piantala! Scegli chi ti pare, basta che non urli – dice serafico Haymitch, massaggiandosi le tempie con la punta delle dita. Ah, il mal di testa da sbronza. – Per tornare invece sul discorso del marmocchio… ieri sera avete fatto proprio un gran bello spettacolo. Il pubblico era incazzato nero!
- Ah, sì? Mi sembrava di averlo intuito…
- Non sono entusiasti all’idea di veder morire nessuno dei loro paladini, figuriamoci ora che sanno che una di loro è anche incinta. Sono infuriati, e chiedono la sospensione del programma.
- Ma se non l’hanno fatto mesi fa… - avanza Peeta.
- …non lo faranno nemmeno ora, esatto – conclude Haymitch. – Ma un po' di bufera non fa mai male. Finite di mangiare e scendete, prima che facciate tardi. Effie non ve lo perdonerà mai.
In palestra, oltre a me e Peeta, ci sono solo Brutus ed Enobaria del 2. Effie non doveva preoccuparsi sull’arrivare in ritardo: il resto dei tributi sembra stia puntando proprio sul ritardo per provocare una protesta. Arrivano le dieci, l’orario designato per l’inizio degli addestramenti, e solo la metà dei partecipanti si presenta all’appello. Ci spiegano velocemente in cosa consistono gli allenamenti, e nel giro di pochi minuti ci lasciano andare a svolgere le attività che più ci interessano.
- Da dove vuoi cominciare? – chiedo a Peeta. Sono più tranquilla rispetto a poco fa: con la metà delle persone presenti, non devo preoccuparmi di fare molte amicizie.
- E se ci dividiamo? Potremmo svolgere più allenamenti in questo modo – mi propone.
Non è un’idea malvagia, così annuisco. Mi stringe velocemente la mano prima di dirigersi verso la postazione di tiro, dove Chaff e Brutus sono già riuniti davanti ad una serie di lance. Chaff è bizzarro, ma sembra un tipo a posto tutto sommato, e poi è amico di Haymitch. Brutus, invece, mi incute molto timore, e solo al primo sguardo. Non vorrei ritrovarmi mai da sola accanto a lui.
Decido di recarmi alla postazione di tecnica dei nodi. Ricordo il nodo su cui mi stavo scervellando da due ore buone quando capii che avrei potuto essere incinta del bambino di Peeta. Quel giorno sembra essere accaduto una vita fa, ed invece non sono passati nemmeno due mesi da allora. Sembra qualcosa proveniente dall’altro mondo. Cerco di non focalizzarmi su quel ricordo in particolare e, insieme all’addestratore, ripasso un po' di nodi. Ho finalmente scoperto l’arcano in quel nodo che mi stava facendo impazzire quando arriva Finnick a ripassare nodi insieme a me. No, non a ripassare nodi: a darmi fastidio. Di nodi ne sa più lui dell’addestratore. Scappo via, con la chiara intenzione di evitarlo per tutto il giorno. E per gli altri a venire.
Vado ad accendere fuochi. All’inizio sono da sola, ma poi arrivano a farmi compagnia i due vincitori del Distretto 3, Wiress e Beetee: sono due inventori e sono anche molto tranquilli, non sembrano essere i tipi da mettersi a provocare o da spogliarsi in pubblico. Decido di conoscerli meglio, anche se questo fa sfigurare le mie doti e i miei talenti in confronto ai loro. Mi parlano delle loro invenzioni e dei progetti lavorativi che hanno lasciato in sospeso a casa. Tutto sommato, la loro compagnia è piacevole.
Ad un certo punto Wiress, che stava osservando gli spalti su cui sono soliti riunirsi gli Strateghi durante gli allenamenti, nota qualcosa: un campo di forza, che divide il resto della palestra dagli spalti. Beetee si chiede il motivo per cui è stato necessario alzarne uno, quest’anno.
- L’anno scorso ho tirato una freccia contro di loro. Forse è per questo che l’hanno fatto – ammetto. Beetee mi guarda impressionato.
Annunciano il pranzo, così siamo costretti ad abbandonare la nostra postazione per riunirci nella saletta attigua alla palestra. Gli altri tributi sembrano aver avuto la buona idea di unire i tavoli, così invece di pranzare in gruppetti separati, come era accaduto l’anno scorso, ci riuniamo tutti intorno ad un’unica tavolata. Vengo raggiunta da Peeta mentre studio i vari carrelli pieni di cibo, indecisa su cosa prendere. Dal nostro arrivo in città non ho più avuto attacchi di nausea, il che è una cosa positiva. Sembra assurdo da dire, ma l’aria di Capitol City fa bene sia al mio stomaco che al mio appetito. 
- Hai fame? – è la prima cosa che mi dice appena arriva accanto a me, con un vassoio tra le mani.
- Abbastanza – ammetto. Lo guardo e faccio un piccolo cenno con la testa in direzione degli altri. – Come ti sono sembrati?
- Non male. Alcuni di loro sono anche simpatici, persino Chaff.
- Ci avrei scommesso.
Ride. – Passaci un po' di tempo insieme e vedrai che ho ragione io. Andiamo a mangiare con lui. Ti prometto che non lascerò che ti baci un’altra volta.

 

Tutto sommato, il pranzo trascorre in un lampo ed in maniera piacevole. Chaff spara davvero un sacco di battutine di pessimo gusto, e la maggior parte di queste gli si ritorcono contro. Capisco perché lui ed Haymitch siano così amiconi… ma, per il momento, non se ne parla di averlo come alleato. Tengo in considerazione Wiress e Beetee, e basta.
Il pomeriggio trascorre tra amache intrecciate con i fratelli dell’1, Cashmere e Gloss, ma il risultato non è dei migliori: la mia amaca fa schifo, e non si può dire che sia riuscita a stringere amicizia con i due ragazzi. Passo poi alla sezione riservata alla pesca, anche se è già occupata da Finnick e dalla donna anziana, che mi presenta come Mags. Lei è una vecchietta adorabile che riesce a ricavare un amo da pesca quasi dal nulla, e con qualsiasi tipo di oggetto. Scopro di volerla come alleata.
Due inventori un po' strampalati e una vecchietta: Haymitch può solo che essere fiero di me.
Alla fine, lascio perdere le tecniche manuali per dedicarmi al tiro con l’arco. L’anno scorso non ho avuto la possibilità di farlo per risparmiare le mie capacità migliori alle sessioni private, ma ora come ora non ha alcun senso nascondere agli altri che so tirare, e anche bene. Tutti sanno chi sono, e hanno visto gli scorsi Hunger Games. Sono mesi, però, che non mi esercito seriamente, da quando andare nei boschi è diventato proibito per noi cacciatori di frodo del Distretto 12. E non so se il mio nuovo stato renderà più o meno impacciati i miei movimenti. Potrebbe essere un totale fiasco come un successo inaspettato, ma devo tentare. O la va, o la spacca.
Scopro di essere un po' più lenta di quanto vorrei, ma riesco a cavarmela comunque bene. Sarebbe stato peggio se in questi mesi non mi fossi allenata costantemente insieme a Peeta e a Haymitch; sono più lenta perché ho un peso in più addosso – letteralmente un peso un più! -, ma le mie braccia sono forti, e riesco a tendere e a ricaricare l’arco con velocità. Non perdo un bersaglio. Quando mi volto, alla fine della sessione, scopro di esserlo diventata io stessa un bersaglio: un mare di occhi mi sta fissando.
Peeta mi viene incontro dopo che ho posato arco e faretra. – Mi sa che li hai stesi tutti – mormora.
- Pensavo di non essere più capace! – gli dico, a bassa voce.
- Ma sei pazza? Quello è non essere capaci per te? Sono rimasti impressionati, te lo dico io – mi rassicura.
- Sei formidabile, Katniss – Finnick si avvicina a noi e fa un fischio, annuendo con la testa. – Potrei fare un pensierino su di te.
- È già occupata – lo informa Peeta.
- Non è un problema per me, Peeta. Dove c’è posto per uno, c’è posto anche per due.
- Che proposte indecenti vai farne- mi blocco a metà della frase, e non per mia volontà. Qualcosa di veloce e bruciante mi colpisce di striscio, all’altezza del fianco sinistro. Quel qualcosa atterra a diversi metri di distanza, striato di rosso. Quel qualcosa striato di rosso, rosso che non può essere nient’altro che il mio sangue, è un coltello.
Qualcuno mi ha lanciato contro un coltello.

   
 
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