Salve a tutti!
Devo dire che mi avete fregata
alla grande: nel giro di due giorni, lo scorso cap ha raggiunto le stesse
letture del precedente e adesso mi tocca pagare pegno! Ricordatemi che non devo
più fare scommesse con voi XD
Stavolta lascio le note all’inizio
perché… perché se dovessi metterle alla fine non saprei cosa scrivere. Capirete
perché :) è un capitolo più corto degli altri, ma ogni tanto capita. Ce ne
saranno di più lunghi in arrivo, promesso :)
Buon week-end e… alla prossima!
D.
In the still of the night
17.
Una
volta al sicuro all’interno del Centro di Addestramento, torniamo ad essere noi
stessi. Peeta mi afferra per la vita e mi aiuta a scendere dal carro con un
piccolo balzo. Abbiamo ancora i costumi accesi, e un sacco di occhi puntati
addosso: quelli degli altri tributi.
-
Cosa guardano? – chiedo, un po' scocciata.
-
Noi – dice Peeta. – Siamo molto più belli di loro.
Lo
guardo storto, ma poi rido. È difficile non lasciarsi contagiare dal suo
buonumore, adesso che la tensione è diventata un po' più sopportabile.
Haymitch
ci raggiunge accanto al nostro carro, presentandoci i tributi del Distretto 11
che lo accompagnano. La donna, Seeder, ci saluta con un gentile cenno del capo
e resta ad osservarci con i suoi occhi dorati. L’altro, invece, lo conosco di
vista grazie alla televisione ed alle innumerevoli volte in cui l’ho visto
incollato alla bottiglia insieme ad Haymitch. È Chaff, uno dei suoi migliori
amici: ha perso una mano durante la sua edizione degli Hunger Games. Senza
preavviso, mi circonda le spalle con un braccio e mi dà un sonoro bacio sulle
labbra.
-
Hey, vacci piano! – esclama Peeta mentre io mi ritraggo dall’uomo, scioccata.
Ma Peeta, a differenza mia, sta ridacchiando. Capisce che è solo un gioco.
Anche Chaff, Seeder ed Haymitch stanno ridendo.
-
Qui sono tutti pazzi! – sibilo, quando gli inservienti ci obbligano
senza troppe cerimonie a procedere in direzione degli ascensori.
-
Te ne accorgi solo ora? – domanda Peeta, allegro.
Non
riesco a ribattere perché qualcuno mi taglia la strada, vestito da albero.
Quando la figura che ho davanti toglie l’ingombrante copricapo di rami e lo
lancia lontano, riconosco Johanna Mason, il tributo donna del Distretto 7. È
ferma davanti all’ascensore su cui dobbiamo salire anche io e Peeta.
-
Il mio stilista è un idiota! – esclama, mettendo le mani sui fianchi. –
Voi, invece, siete fantastici. Quella pancia un po' meno – osserva, inarcando
un sopracciglio nella mia direzione.
Prima
Finnick, adesso Johanna: dev’essere davvero l’argomento più discusso delle
ultime ore. – Non ti riguarda.
-
E meno male! Odio i poppanti – Johanna entra per prima nell’ascensore e noi la
seguiamo subito dopo. Le porte si chiudono alle nostre spalle. Con grande
disinvoltura, e senza sembrare avere la minima idea di cosa sia il senso della
privacy, comincia a spogliarsi. Sgrano gli occhi.
-
Come ci si sente adesso che tutti vogliono venire a letto con te? –
chiede, mentre si libera con calma della tuta che ha addosso. Prima le braccia,
poi il busto, infine le gambe: il suo è un lento spogliarello, e sembra si stia
divertendo un mondo nel dedicarlo interamente a noi, gli unici spettatori del suo
spettacolino.
-
Eh… io-
-
Mi riferivo a Peeta, non a te – ribatte, acida. Guarda Peeta e gli fa
l’occhiolino.
Il
‘plin’ che risuona nella cabina e l’ascensore che si ferma ci annunciano
l’arrivo al settimo piano. Johanna scappa via agitando leziosamente una mano in
direzione di Peeta, nuda come mamma l’ha fatta.
Lui
ride. – Ma cos’hai da ridere!? – strillo.
-
Sei tu, Katniss, non lo vedi? – dice.
-
Eh?
-
Ti prendono in giro perché sei così… stanno giocando con il tuo senso
del pudore.
-
Senso del pudore? – non capisco proprio il suo discorso. – Quale… che senso del
pudore?
-
Non ti sto giudicando, Kat. Davvero! Ti sto solo spiegando come ti vede Capitol
City ed il resto del mondo – dice. Mi tira a sé, approfittando delle nostre
mani ancora intrecciate. – Io ti amo così come sei, pudore o non pudore. Sei
fantastica – mormora, baciandomi lievemente. – E poi, sai… quando siamo da
soli… ti trasformi completamente.
-
Peeta! – urlo.
-
Katniss! – mi fa il verso.
-
Non ti ci mettere anche tu! – lo spingo via, arrabbiata perché si è unito alle presunte
prese in giro degli altri.
-
È divertente sconvolgerti – ammette.
Lo
pianto in asso all’interno dell’ascensore quando le porte si aprono al nostro
piano.
Mi
cambio, sciacquo via il trucco dalla faccia, raggiungo il resto del gruppo a
cena, guardo il riepilogo della sfilata: faccio tutto quanto tenendomi a debita
distanza da Peeta. Sono ancora arrabbiata con lui. Sono ancora arrabbiata per
le sue prese in giro, ma anche per quelle degli altri, di Chaff e di Johanna.
Forse, anche se non sembrava una presa in giro la sua, anche per quella di
Finnick. È come se mi avessero trasformata in un bersaglio ancora prima
dell’inizio dei giochi. Giocano sul mio senso della vergogna. Ho un senso della
vergogna? Ma sono davvero così ai loro occhi?
Non
presto attenzione alle chiacchiere, al vociare di Effie, ai commenti sui
costumi degli altri stilisti. Resto sola con me stessa fino a che non arriva il
momento di ritirarci per la notte. Effie ci ricorda di presentarci a colazione
di buon’ora, per parlare del nostro piano di addestramento prima di scendere in
palestra per i tre giorni di allenamento che spettano ai tributi prima delle
sedute private.
Ventitré
persone, riunite tutte insieme all’interno di una stanza pronte a bersagliarmi,
penso. Chissà perché, ho incluso anche Peeta nell’elenco.
Sono
seduta a gambe incrociate sul mio letto quando Peeta mi raggiunge in camera. Si
è già cambiato per la notte e, silenziosamente, si arrampica sul materasso
mettendosi di fronte a me, nella mia stessa identica posizione. Inclina la
testa da un lato.
-
Mi tieni ancora il muso? – domanda.
-
Te lo meriti – borbotto. Evito di guardarlo in faccia.
-
Ma non ti ho fatto niente!
-
Mi hai presa in giro!
-
E con questo? Ti prendo sempre in giro! Perché te la prendi solo ora con me?
Già,
perché? – Non lo so.
-
Andiamo bene…
-
Peeta!
-
Katniss – dice, rassegnato. Poi, sembra avere una specie di illuminazione,
perché aggiunge: – Non è che sei gelosa?
-
Gelosa io? – esclamo. – E di chi dovrei essere gelosa?
-
Di Johanna, no? Mi si è spogliata davanti, dopotutto – un sorriso malizioso
prende forma sulle sue labbra.
Avvampo,
ricordandomi di quel dettaglio. Perché me lo ha voluto far ricordare? - Non
essere ridicolo! Non sono gelosa…
-
Perché se tu fossi gelosa di lei, io potrei essere geloso di te e Finnick.
Anche lui non era poi così vestito, mentre parlavate.
-
Ma a me non piace Finnick! – ribatto.
-
Già, a te piaccio io – il sorriso malizioso si intensifica.
-
Smettila! – strillo. In preda alle risate, Peeta si avvicina ed io mi
ritrovo stretta nel suo abbraccio.
-
Cosa devo fare con te? Me lo dici? – mormora contro i miei capelli.
Nulla,
ecco cosa. Può solo sopportarmi. Mi accoccolo contro di lui, e come per magia
ogni cosa sparisce. Le braccia di Peeta hanno sempre il potere di
tranquillizzarmi, di scacciare via i brutti pensieri… e le reazioni immotivate.
Il
mattino dopo, raggiungiamo Haymitch nella sala da pranzo. Ha l’aria di uno che
non ha chiuso occhio tutta la notte, ubriacandosi per ammazzare il tempo.
Giocherella con il bracciale d’oro a motivi fiammeggianti che gli avvolge il polso
che deve avergli dato Effie: è il segno della nostra squadra.
-
Sedetevi – ci ordina bruscamente. Non aspetta che iniziamo a mangiare per
spiegarci ciò che deve spiegare. – Avete solo un compito, oggi, e mi aspetto
che lo eseguiate per bene.
-
Essere innamorati? – chiedo, prendendo un muffin.
-
Quello non è più necessario ormai, dico bene? – ribatte, lanciando un’occhiata
eloquente alla mia pancia, ben visibile al di sotto del completo che abbiamo a
disposizione per gli allenamenti. – No, quello che dovete fare oggi è farvi
degli amici.
-
Non sarà un problema – dice Peeta.
-
Per te, forse. Non sei tu il vero problema – Haymitch lancia un’altra occhiata
nella mia direzione.
-
No – poso il muffin che avevo cominciato a mangiucchiare. – Non mi fido di
nessuno di loro.
-
Cara mia, togliti dalla testa il concetto di fiducia per una volta. Dovete
avere degli alleati, stavolta, altrimenti non ce la potrete mai fare da soli.
-
Perché?
-
Hai la risposta sotto gli occhi – dice. Un’altra eloquente occhiata alla mia
pancia. – E non siete svantaggiati solo perché c’è il marmocchio in mezzo a
voi, ma anche perché siete i tributi più giovani e perché nessuno vi conosce.
Il resto dei vincitori si conosce da anni. È ovvio che vi prenderanno di mira
per sbarazzarsi di voi alla prima occasione.
-
Quindi dobbiamo allearci con i Favoriti? – domanda Peeta.
-
Non per forza con i Favoriti, con chi volete. Parlate tra di voi, conoscetevi,
capite chi vi può piacere oppure no. Io vi suggerirei Chaff e Seeder, per
quanto anche Finnick non sia da ignorare.
-
Perché non aggiungere anche Johanna? – propongo, irritata.
-
Se ti piace la Mason…
-
Non mi piace.
-
Katniss è gelosa di lei – ammette Peeta.
-
Non sono gelosa! – strillo.
-
Mi fai scoppiare la testa, dolcezza. Piantala! Scegli chi ti pare, basta che
non urli – dice serafico Haymitch, massaggiandosi le tempie con la punta delle
dita. Ah, il mal di testa da sbronza. – Per tornare invece sul discorso del
marmocchio… ieri sera avete fatto proprio un gran bello spettacolo. Il pubblico
era incazzato nero!
-
Ah, sì? Mi sembrava di averlo intuito…
-
Non sono entusiasti all’idea di veder morire nessuno dei loro paladini,
figuriamoci ora che sanno che una di loro è anche incinta. Sono infuriati, e
chiedono la sospensione del programma.
-
Ma se non l’hanno fatto mesi fa… - avanza Peeta.
-
…non lo faranno nemmeno ora, esatto – conclude Haymitch. – Ma un po' di bufera
non fa mai male. Finite di mangiare e scendete, prima che facciate tardi. Effie
non ve lo perdonerà mai.
In
palestra, oltre a me e Peeta, ci sono solo Brutus ed Enobaria del 2. Effie non
doveva preoccuparsi sull’arrivare in ritardo: il resto dei tributi sembra stia
puntando proprio sul ritardo per provocare una protesta. Arrivano le dieci,
l’orario designato per l’inizio degli addestramenti, e solo la metà dei
partecipanti si presenta all’appello. Ci spiegano velocemente in cosa
consistono gli allenamenti, e nel giro di pochi minuti ci lasciano andare a
svolgere le attività che più ci interessano.
-
Da dove vuoi cominciare? – chiedo a Peeta. Sono più tranquilla rispetto a poco
fa: con la metà delle persone presenti, non devo preoccuparmi di fare molte
amicizie.
-
E se ci dividiamo? Potremmo svolgere più allenamenti in questo modo – mi
propone.
Non
è un’idea malvagia, così annuisco. Mi stringe velocemente la mano prima di
dirigersi verso la postazione di tiro, dove Chaff e Brutus sono già riuniti
davanti ad una serie di lance. Chaff è bizzarro, ma sembra un tipo a posto
tutto sommato, e poi è amico di Haymitch. Brutus, invece, mi incute molto
timore, e solo al primo sguardo. Non vorrei ritrovarmi mai da sola accanto a
lui.
Decido
di recarmi alla postazione di tecnica dei nodi. Ricordo il nodo su cui mi stavo
scervellando da due ore buone quando capii che avrei potuto essere incinta del
bambino di Peeta. Quel giorno sembra essere accaduto una vita fa, ed invece non
sono passati nemmeno due mesi da allora. Sembra qualcosa proveniente dall’altro
mondo. Cerco di non focalizzarmi su quel ricordo in particolare e, insieme
all’addestratore, ripasso un po' di nodi. Ho finalmente scoperto l’arcano in
quel nodo che mi stava facendo impazzire quando arriva Finnick a ripassare nodi
insieme a me. No, non a ripassare nodi: a darmi fastidio. Di nodi ne sa più lui
dell’addestratore. Scappo via, con la chiara intenzione di evitarlo per tutto
il giorno. E per gli altri a venire.
Vado
ad accendere fuochi. All’inizio sono da sola, ma poi arrivano a farmi compagnia
i due vincitori del Distretto 3, Wiress e Beetee: sono due inventori e sono
anche molto tranquilli, non sembrano essere i tipi da mettersi a provocare o da
spogliarsi in pubblico. Decido di conoscerli meglio, anche se questo fa
sfigurare le mie doti e i miei talenti in confronto ai loro. Mi parlano delle
loro invenzioni e dei progetti lavorativi che hanno lasciato in sospeso a casa.
Tutto sommato, la loro compagnia è piacevole.
Ad
un certo punto Wiress, che stava osservando gli spalti su cui sono soliti riunirsi
gli Strateghi durante gli allenamenti, nota qualcosa: un campo di forza, che
divide il resto della palestra dagli spalti. Beetee si chiede il motivo per cui
è stato necessario alzarne uno, quest’anno.
-
L’anno scorso ho tirato una freccia contro di loro. Forse è per questo che
l’hanno fatto – ammetto. Beetee mi guarda impressionato.
Annunciano
il pranzo, così siamo costretti ad abbandonare la nostra postazione per
riunirci nella saletta attigua alla palestra. Gli altri tributi sembrano aver
avuto la buona idea di unire i tavoli, così invece di pranzare in gruppetti
separati, come era accaduto l’anno scorso, ci riuniamo tutti intorno ad
un’unica tavolata. Vengo raggiunta da Peeta mentre studio i vari carrelli pieni
di cibo, indecisa su cosa prendere. Dal nostro arrivo in città non ho più avuto
attacchi di nausea, il che è una cosa positiva. Sembra assurdo da dire, ma
l’aria di Capitol City fa bene sia al mio stomaco che al mio appetito.
-
Hai fame? – è la prima cosa che mi dice appena arriva accanto a me, con un
vassoio tra le mani.
-
Abbastanza – ammetto. Lo guardo e faccio un piccolo cenno con la testa in
direzione degli altri. – Come ti sono sembrati?
-
Non male. Alcuni di loro sono anche simpatici, persino Chaff.
-
Ci avrei scommesso.
Ride.
– Passaci un po' di tempo insieme e vedrai che ho ragione io. Andiamo a mangiare
con lui. Ti prometto che non lascerò che ti baci un’altra volta.
Tutto
sommato, il pranzo trascorre in un lampo ed in maniera piacevole. Chaff spara
davvero un sacco di battutine di pessimo gusto, e la maggior parte di queste gli
si ritorcono contro. Capisco perché lui ed Haymitch siano così amiconi… ma, per
il momento, non se ne parla di averlo come alleato. Tengo in considerazione
Wiress e Beetee, e basta.
Il
pomeriggio trascorre tra amache intrecciate con i fratelli dell’1, Cashmere e
Gloss, ma il risultato non è dei migliori: la mia amaca fa schifo, e non si può
dire che sia riuscita a stringere amicizia con i due ragazzi. Passo poi alla
sezione riservata alla pesca, anche se è già occupata da Finnick e dalla donna
anziana, che mi presenta come Mags. Lei è una vecchietta adorabile che riesce a
ricavare un amo da pesca quasi dal nulla, e con qualsiasi tipo di oggetto.
Scopro di volerla come alleata.
Due
inventori un po' strampalati e una vecchietta: Haymitch può solo che essere
fiero di me.
Alla
fine, lascio perdere le tecniche manuali per dedicarmi al tiro con l’arco.
L’anno scorso non ho avuto la possibilità di farlo per risparmiare le mie
capacità migliori alle sessioni private, ma ora come ora non ha alcun senso
nascondere agli altri che so tirare, e anche bene. Tutti sanno chi sono, e
hanno visto gli scorsi Hunger Games. Sono mesi, però, che non mi esercito
seriamente, da quando andare nei boschi è diventato proibito per noi cacciatori
di frodo del Distretto 12. E non so se il mio nuovo stato renderà più o meno
impacciati i miei movimenti. Potrebbe essere un totale fiasco come un successo
inaspettato, ma devo tentare. O la va, o la spacca.
Scopro
di essere un po' più lenta di quanto vorrei, ma riesco a cavarmela comunque
bene. Sarebbe stato peggio se in questi mesi non mi fossi allenata
costantemente insieme a Peeta e a Haymitch; sono più lenta perché ho un peso in
più addosso – letteralmente un peso un più! -, ma le mie braccia sono forti, e
riesco a tendere e a ricaricare l’arco con velocità. Non perdo un bersaglio.
Quando mi volto, alla fine della sessione, scopro di esserlo diventata io
stessa un bersaglio: un mare di occhi mi sta fissando.
Peeta
mi viene incontro dopo che ho posato arco e faretra. – Mi sa che li hai stesi
tutti – mormora.
-
Pensavo di non essere più capace! – gli dico, a bassa voce.
-
Ma sei pazza? Quello è non essere capaci per te? Sono rimasti
impressionati, te lo dico io – mi rassicura.
-
Sei formidabile, Katniss – Finnick si avvicina a noi e fa un fischio, annuendo
con la testa. – Potrei fare un pensierino su di te.
-
È già occupata – lo informa Peeta.
-
Non è un problema per me, Peeta. Dove c’è posto per uno, c’è posto anche per
due.
-
Che proposte indecenti vai farne- mi blocco a metà della frase, e non per mia
volontà. Qualcosa di veloce e bruciante mi colpisce di striscio, all’altezza
del fianco sinistro. Quel qualcosa atterra a diversi metri di distanza, striato
di rosso. Quel qualcosa striato di rosso, rosso che non può essere nient’altro
che il mio sangue, è un coltello.
Qualcuno
mi ha lanciato contro un coltello.