Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Saeko_san    05/09/2020    1 recensioni
Ogni scrittore, amatoriale o professionista che sia, nella sua carriera ha incontrato sempre un grande ostacolo davanti a sé, chi prima, chi dopo: quello di ideare una storia, costruirla, a volte scriverne interi capitoli, per poi perderne l'interesse, a volte lasciandola sola e abbandonata a se stessa, senza più essere in grado di concluderla.
Per quel che mi riguarda, ne ho diverse di storie di questo genere e, datosi che non sono mai riuscita a trovar loro una conclusione o uno sviluppo appropriati, ho deciso di raccoglierle tutte insieme e comunicare la mia frustrazione (data dalla mia incapacità di concluderle) al mondo.
| stories first written between 2008 and 2011 |
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2. Parte 2 – Long:
Cronache di anime e congreghe, capitolo 1:
Che ci faccio qui?
 


La sensazione fu come quella che si ha quando si torna da un sogno. Ma cos’era un sogno? Sapeva di saperlo ma non riusciva a spiegarlo, oltre al fatto che non sapesse cosa aveva sognato.
 
Chi sono?
 
Dentro di sé sapeva di essere qualcuno. Non aveva ancora aperto gli occhi, setacciò le sensazioni del suo corpo: uno strano pizzicorio fastidioso sulla schiena le diceva di essere in un posto certamente sconosciuto. Aprì di scatto gli occhi e si mise a sedere, guardandosi intorno: era sdraiata sull’erba - ecco cos’era lo strano sfrigolio sulla schiena -, intorno c’erano degli alberi, a creare una piccola radura. Si toccò il corpo, trovando un piccolo seno sul petto; si passò una mano sulla testa, incontrando una chioma di lunghi e morbidi capelli le scendeva informe sulla schiena.
 
Sono una donna.
 
Questa consapevolezza le portò alla mente un nome: Rora. Le tornò in mente un’immagine: un angelo senza volto su una grande finestra che la chiamava proprio con quel nome: "Rora, Rora, vieni qui, Rora" diceva con voce eterea, poi non ricordava più nulla.
Le piaceva quel nome, ma ora aveva una questione più importante a cui pensare. 
 
Dove mi trovo? pensò. 
 
Quella in cui si trovava doveva essere una piccola radura in mezzo al bosco, tuttavia riusciva ad avvertire in lontananza delle grida e della musica, come se vicino ci fosse una riunione o una festa di un villaggio. Decise che avrebbe seguito quei suoni, per poter capire che cosa le era successo. 
 
E soprattutto per capire chi sono io.
 
Infatti il nome "Rora" non le riportava in mente niente sulla sua vita. Non ricordava nemmeno di aver vissuto qualcosa, precedentemente, avvertiva solo un enorme senso di vuoto. Si alzò in piedi e iniziò ad andare verso gli alberi che vedeva davanti a lei. 
 
Forse passando di qui raggiungo il luogo di provenienza della musica.
 
Passò il primo albero e poi il secondo, e così via. Il sottobosco era un intrico unico di foglie, radici e rami secchi; per un paio di volte rischiò di cadere. Arrivò in un’altra piccola radura, simile a quella in cui si era svegliata. In quel posto la musica era più forte.
D'improvviso qualcosa mise i suoi sensi all'erta: una sensazione sgradevole che però sentiva di aver già avvertito tantissime volte si fece largo nella sua mente, rizzandole i peli sulle braccia e facendole correre dei brividi lungo la schiena; la sua mente poteva rimanere muta ai ricordi, ma il suo corpo non aveva dimenticato: qualcuno era alle sue spalle e si stava avvicinando, perciò quella sensazione era di netto pericolo.
Quando l’omone si trovò alle spalle di Rora, non fece neanche in tempo ad accorgersi di ritrovarsi per terra. Rora, con una mossa veloce, si era voltata e aveva dato una gomitata nel ventre dell’uomo e poi, fulminea, gli aveva fatto uno sgambetto, facendolo cadere. Ma quello si rialzò velocemente e sguainò una piccola sciabola che portava al fianco. Rora schivò i primi due fendenti, poi si accucciò a terra e rotolò sotto le gambe dello sconosciuto, finendogli alle spalle. L’uomo, per quanto grosso, fu veloce a rigirarsi e a menare un altro fendente, in direzione del ventre della ragazza. Rora indietreggiò e cadde, in realtà di proposito. Infatti l’uomo si avvicinò, pronto a tagliarle la testa; in quel momento, proprio quando il suo avversario sentiva di aver già vinto, Rora gli sferrò un calcio nel basso ventre, con forza; infatti, a causa del contraccolpo, fece cadere il nemico oltre la sua piccola figura, facendogli sbattere la testa a terra. Lei si alzò velocemente e si avvicinò: lo immobilizzò e gli premette una mano sul collo, stringendo più che poteva.
 
-Chi sei?- chiese la ragazza. 
 
Anche se dovrei chiederlo a me stessa.
 
-Tu…- disse quello con voce soffocata –Non hai il diritto di chiedermi chi sono-.
-E perché?- chiese Rora.
-Perché…sei…una sporca traditrice-.
-Traditrice?-.
 
Che vuol dire? 
 
-Io?-.
-Sì- rispose quello con voce strozzata.
-Qual è il tuo nome?-.
-Che ti interessa?-, i suoi occhi mandavano lampi d’odio profondo.
-Vorrei saperlo. E vorrei sapere se sai chi sono io-.
-Tu…- l’uomo stava per soffocare. 
 
Il suo volto era paonazzo.
 
-Sei Rora. La traditrice che la Congrega Nera sta cercando…-.
-Che cos’è la Congrega Nera?-.
-Non prendermi in giro!- affermò l’uomo, con gli ultimi respiri che riusciva ad esalare –Chi più di te sa cos’è la Congrega Nera?-.
 
In quel momento il suo aggressore respirò per l’ultima volta, chiudendo gli occhi. Il rossore svanì lentamente dal suo volto. La sua pelle divenne fredda. Rora si alzò e si guardò le mani con cui aveva appena ammazzato un essere vivente.
Non provò nulla, per lei quello era uno sconosciuto che stava per attentare alla sua vita. Alcune cose le dettero da pensare, mentre continuava la sua camminata verso la musica e le grida dei bambini, che nel frattempo si facevano sempre più vicini.
Primo: gli occhi di quell’uomo, che l’avevano odiata e l’accusavano di essere una traditrice di una fantomatica Congrega Nera.
Secondo: il suo corpo aveva reagito al pericolo immediato e aveva lentamente portato via la vita a una persona, cercando pian piano di sapere fatti che potessero riguardarla.
 
Quella era una pedina, dai suoi superiori non veniva trattata sicuramente da essere umano, pensò con freddezza.
 
Non ricordava chi lei fosse, ma aveva iniziato a percepire qualcosa.
Ora oltre al suo nome, ricordava dove aveva imparato a combattere, a muoversi in quel modo fluido, a uccidere: esattamente in quella "Congrega Nera"; la sua mente collegava il suo allenamento fisico e la sua preparazione a quella associazione a cui faceva capo l'uomo che aveva appena ucciso; aveva la sensazione che la Congrega stessa in qualche modo fosse coinvolta nella sua perdita di memoria.
 
E poi perché dovrei essere una traditrice?
 
Questa era una domanda alla quale non seppe rispondersi, non in quel momento, almeno.
Anche perché in quell’istante sbucò in una radura molto grande, la musica che aveva sentito e che l'aveva guidata proveniva da lì. C’era un’enorme fontana al centro della radura, quasi fosse una piazza, e tutt’intorno c’erano dei bancali ricolmi di oggetti e prodotti.
C’erano mamme con dei bambini piccoli in braccio e bambini che correvano per tutta la radura. C’erano alcuni ragazzi che si fermavano alle bancarelle dei dolciumi e prendevano delle strane tortiglie coperte di melassa.
C’erano uomini che stavano mano nella mano con la propria innamorata; contorsionisti che davano spettacolo; si trattava fondamentalmente di una normale piazza piena di persone. L'unico problema stava nel fatto che Rora non capisse perché ci fosse una specie di piazzetta o punto di ritrovo proprio in mezzo al bosco; o almeno pensava di essersi svegliata in mezzo ad un bosco.
 
E se mi fossi svegliata in un parco? E se sì, di quale villaggio? si chiese ansiosa. 
 
Non sapeva perché, ma non si sentiva affatto tranquilla, come se dovesse terminare qualcosa che magari aveva iniziato in un villaggio per poi concludersi in quella radura, con lei svenuta e priva di ricordi.
Il fatto che più la stupì fu che tutte le persone presenti in quel luogo avevano delle armi a portata di mano.
Le signore dietro le bancarelle di vestiti e dolciumi portavano dei bastoni appuntiti o dei pugnali fissati sull’avambraccio. Ce n’era persino una che aveva una balestra con una freccia incoccata appesa proprio allo stipite del bancale presso cui stava seduta.
Le mamme avevano una piccola pistola infilata nella fondina fissata alla cintura della gonna e i loro figli portavano un pugnale di piccolo taglio appeso al collo. I bambini che giocavano avevano anch’essi dei pugnali o delle mezze spade al fianco. I ragazzi che avevano comprato i dolciumi avevano dei piccoli gladii ai fianchi o degli archi con le faretre sulla schiena. Un uomo con la sua innamorata portava un fucile sulle spalle.
 
Molto probabilmente ha il colpo in canna pensò Rora, mentre fissava quell’uomo che si guardava intorno furtivamente, lanciando occhiate protettive alla sua innamorata, che però portava una lunga e affilata spada al fianco.
 
I contorsionisti avevano delle cerbottane e dei fucili. Sulla cinta di una vide attaccate tante piccole bombe nere, lucide e perfettamente rotonde. Uno degli spettatori dello spettacolo aveva due sciabole intrecciate sulla schiena. Un’altra, una giovane donna, portava dei guanti con delle lame attaccate sulle nocche, a mo di artigli.
A Rora tutte quelle armi non parvero una cosa normale.
 
Solo chi attraversa un periodo di guerra può mettere delle armi perfino nelle mani del proprio figlio.
 
Per qualche strano motivo, era sicura che tutti i presenti nella radura sapessero usare le armi che portavano per difesa personale.
 
Ma io sono armata? 
 
Quella muta domanda le fece portare velocemente la mano su un fianco. Sentì la fine impugnatura di un pugnale.
Guardò la sua arma: era piccola ma raffinata. L’elsa era di bronzo e portava un topazio rosa alla sua estremità. Il corpo di un dragone, anch’esso in bronzo, attraversava l’impugnatura, facendo in modo di renderla comoda nella mano di Rora, come se fosse stata fatta appositamente per lei. La lama era perfetta, lucida e tagliente. Rinfoderò il pugnale e si avvicinò alla fontana per specchiarsi.
Alle sue spalle vide due semplici spade intrecciate, come quelle sciabole che aveva visto sulla schiena dell’uomo che assisteva allo spettacolo. Ma qualcosa attirò di più la sua attenzione rispetto alle due nuove armi che si era ritrovata: i suoi capelli, acconciati a doppio taglio, erano lisci, neri, lunghi e con una ciocca colorata di rosa, come il topazio del suo pugnale; e gli occhi, piccoli, a mandorla e verdi.
I contorni del viso erano delicati e affilati. Le labbra erano leggermente piene e sempre tirate fino a formare una linea rossa. Aveva un piccolo neo sulla guancia destra, accanto al naso.
Quell’immagine la lasciò scioccata e le portò alla memoria un ricordo. Il primo vero e proprio che ebbe quando si era svegliata nella radura.
L’angelo che si trovava appollaiato su un’alta finestra piena di luce che chiamava il suo nome.
“Rora” diceva “Ricorda. Ricorda che non sei sola”. Poi non riuscì a riportare più nulla alla mente. Sapeva che quel ricordo conteneva altre cose, ma non riuscì a capire di cosa si trattasse.
 
Penso che sia un sogno. 
 
Quella consapevolezza la fece abbattere ancora di più. Se si trattava di un sogno non ne avrebbe mai ricordato interamente il contenuto.
“I sogni non si ricordano mai interamente perché la mente umana omette i particolari che non ritiene giusto divulgare. Così li rinchiude in un angolo della mente a doppia mandata. E noi non li ricorderemo mai più”.
 
Che cos’è questa frase? si chiese.
 
Ricordava improvvisamente la voce vellutata e mielosa di una donna che le spiegava qualcosa riguardo ai sogni, ma non ne ricordava il volto.
 
Perché?
 
Si sentiva troppo confusa. Chi era veramente lei? Le uniche cose che sapeva di lei erano il suo nome, il suo aspetto, quali armi possedesse, sapeva di sapere combattere e di saper uccidere senza pietà, aveva conosciuto una donna che le aveva insegnato qualcosa in proposito dei sogni e sapeva di aver sognato un angelo che le dava una certezza: non era sola.
Ma tutto questo non bastava. Era incompleta, non sapeva quale fosse il suo vero scopo, sentiva la mancanza di un elemento importante, ma non sapeva di cosa si trattasse.
 
-Ehi, ragazza, che ci fai li?-. 
 
Una voce mielosa e vellutata la riportò alla realtà.
 
Questa voce!
 
Si voltò nella direzione di quel suono smielato che ricordava. Era la stessa voce che le aveva parlato in proposito dei sogni.
Veniva da una bancarella piena di rotoli di stoffe. Dietro c’era una giovane donna con i capelli castani e gli occhi chiari. Ma non riusciva a distinguerne il colore.
 
-Dice a me?- chiese Rora, incerta, indicandosi.
-Sì, dico proprio a te. Vieni qui-.
 





























Note di Saeko:
buonasera a chiunque sia giunto sin qui e beh, eccomi con il primo capitolo della seconda parte di questa raccolta; questo racconto è nato come long fantasy (per chi ha letto qualcos'altro di mio, il suo plot è stato ideato quando avevo circa 15-16 anni, quindi immediatamente dopo la conclusione di "Ombra ai Frari") e inizialmente era intitolata "Sorelle Gemelle"; ad un certo punto decisi di cambiare alcuni tratti fondamentali della trama che quindi mi spinsero a cambiare anche il titolo in "Cronache di anime e congreghe", ma immediatamente dopo persi interesse in tutto questo lavoro che pareva si sarebbe rivelato molto più lungo di altre cose da me scritte. Ne ho perso persino gli appunti e ho fondamentalmente dimenticato tutto della trama, perciò ciò che vedrete qui corretto lascerà probabilmente sorpresa anche me, perché veramente, non ne ricordo nulla, se non questo primo capitolo; sempre per chi ha già letto i primi capitoli di "Ombra ai Frari", è possibile riconoscere il tema della perdita della memoria di uno dei personaggi principali, che è qualcosa che mi affascina e al tempo stesso mi terrorizza.
Spero di avervi incuriositi sin qui e, se riesco, ci vediamo sabato prossimo con il capitolo 2!
Un ringraziamento speciale ad alessandroago_94 Nexys che sono passati a recensire la prima parte della raccolta (in particolare grazie a Nexys che l'ha anche inserita nelle seguite).
Buon fine settimana.

Saeko's out!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Saeko_san