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Autore: Signorina Granger    06/09/2020    4 recensioni
INTERATTIVA || Completa
Toujours Pur, per sempre puro.
Solo questo conta, per la Famiglia Black: la purezza che da tanti secoli decantano fieramente.
E' una famiglia dalle regole e dai valori molto rigidi, che non ammette anticonformisti al suo interno, chi esce dagli schemi viene cancellato, letteralmente.
Ci sono grandi aspettative per i membri più giovani della famiglia che un giorno, forse, terrano in mano le redini della società, prendendo il posto dei loro genitori. E altrettanto alte sono le aspettative verso coloro che sederanno accanto ad un Black.
[La storia prende ispirazione da "Elite" di Lady Blackfyre e ne è una sorta di prequel]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Capitolo 12
 
 
Quando aprì gli occhi e realizzò che cosa sarebbe successo quel giorno Amanda abbozzò un sorriso, rotolando sul fianco per guardare il marito che ancora dormiva.
Perseus aveva la capacità di essere inspiegabilmente perfetto anche quando dormiva – tant’è che la moglie nelle prime settimane di matrimonio quasi si vergognava nel farsi vedere in disordine di prima mattina, mentre lui era sempre bellissimo ed impeccabile – e Amanda lo guardò mentre dormiva placidamente con la testa appoggiata sul cuscino, i capelli castani tendenti quasi al riccio che gli incorniciavano il bel viso e le labbra leggermente dischiuse.
 
La strega sorrise e allungò una mano per sfiorargli la mascella coperta dalla barba mentre studiava i lineamenti del suo viso e, con l’altra, stringeva una di quelle del marito.
 
Quando anche Perseus aprì gli occhi e la mise a fuoco le sue labbra si piegarono in modo molto simile a quelle della moglie, sollevandole la mano per depositarci un bacio prima di parlare a bassa voce:
 
“Buongiorno Signora Burke-Black. Sei pronta per oggi?”
“Assolutamente sì. Chissà se i tuoi fratelli possono dire lo stesso.”
“Me lo auguro vivamente.”
 
 
*
 
 
Danae sembrava di ottimo umore quel giorno, tanto che entrò nella sala da pranzo per fare colazione quasi saltellando e si mise a divorare una fetta di torta alle carote con crema al formaggio come se l’attendesse una splendida giornata, guadagnandosi occhiate perplesse da parte del fratello e di Aghata, che la guardarono con aria stralunata.
 
“Sai Danae, il fatto che tu sia così di buon umore proprio oggi potrebbe quasi offendermi.”
 
Ewart inarcò un sopracciglio e abbassò il lato superiore del giornale che teneva in mano per rivolgere un’occhiata divertita alla ragazza, che tra un boccone e l’altro lo informò di non essere felice per il fatto che se ne sarebbero tutti andati da casa sua quella sera stessa.
 
“E per cosa allora, se posso chiedere?”
“Già Dany, cosa ti rende così di buon umore?”
 
Castor si sporse oltre Megara, seduta accanto a lui, per lanciare un’occhiata divertita alla gemella, che si limitò a stringersi nelle spalle e ad asserire che fossero affari suoi mentre sorseggiava il suo solito Earl Gray.
 
“Chissà cosa sta tramando, potrei quasi preoccuparmi. Dici che vuole mettere una Caccabomba sotto la sedia di vostro nonno, stasera?”
Aghata si rivolse a Castor, divertita e preoccupata al tempo stesso che l’amica potesse fare qualcosa di simile: di certo sarebbe stato uno spettacolo esilarante, ma sapeva anche che avrebbe passato guai seri, in quel caso, e che la serata si sarebbe presto trasformata in uno spettacolo dell’orrore.
 
Amias sfoggiò un sorrisetto e stava per proporsi di organizzare qualcosa del genere per animare la serata, ma Castor bloccò il suo slancio sul nascere con un’occhiata:
 
“Ne dubito, se anche volesse fargli uno scherzo mia sorella è molto più… sottile. Ma magari sa qualcosa che noi ignoriamo.”
“O magari ci sta davvero organizzando uno scherzo, controllerò per bene il mio piatto prima di cenare, stasera.”
 
Amias aggrottò la fronte, pensieroso, e Aghata lanciò un’occhiata interrogativa all’amica prima che Danae sbuffasse e parlasse con tono scocciato, intenta a spolverarsi le briciole della torta di dosso:
 
“Finitela di bisbigliare, idioti, vi sento benissimo! Amias, non avevo intenzione di mettere nulla nel piatto di nessuno, ma grazie per avermi dato uno spunto interessante. Potrebbe essere il mio regalo di addio per voi!”
 
“Bene, ho capito, io mangio in cucina stasera. Chi viene con me?”
 
 
*
 
 
“Sono preoccupata per stasera.”
“Di che cosa hai paura, cara, temi che Anja Prewett possa entrare dalla porta d’ingresso e sfidare tuo padre a duello?”
 
Herbert sghignazzò di fronte a quell’immagine, ma l’occhiata glaciale che Belvina gli lanciò lo costrinse a tornare serio mentre passeggiavano in giardino, approfittando del fatto che fosse domenica e che Herbert non lavorasse, quel giorno.
 
“Certo che no. No, sono più preoccupata per i nostri figli che per la Signora Prewett. Per i nostri figli e per mio padre, sì.”
“Temi che gli esiti della serata possano non compiacerlo? Belvina, tuo padre prima o poi forse imparerà che non può sempre ottenere ciò che vuole.”
“Credimi, non accadrà mai. Sono felice che Perseus e Amanda vengano, però, stempereranno la tensione. Mio padre adora Pers.”
“Lo so bene. Uno dei pochi meriti che mi riconosce è averlo cresciuto, anche se naturalmente parte del merito è anche suo. Come se con i gemelli avessimo fatto un pessimo lavoro, poi…”
 
Herbert piegò le labbra in una smorfia e Belvina gli rivolse un’occhiata comprensiva prima di sorridere, assicurandogli che non fosse così:
 
“Danae non è la nipote che si aspettava, tutto qui. E questo perché lei non è me. Io sono stata una figlia perfetta, Herbert, ma Danae somiglia più a te. Ma sono dei ragazzi fantastici, questo conta. Non ho idea di come andrà, stasera, ma confido nel buonsenso dei ragazzi.”
 
“Oltre a noi e a tuo padre, Perseus e Amanda chi hai invitato?”
“Ci saranno buona parte dei genitori dei ragazzi, ho pensato fosse il modo migliore per chiudere la questione.”
 
Herbert scoppiò a ridere, asserendo che poteva solo immaginare quanto in trepidazione fossero buona parte di quelle persone, forse speranzose che uno dei gemelli avesse scelto il loro figlio o figlia.
In particolare, il mago pensò ad un suo caro e vecchio amico, nonché socio in affari:
 
“Brutus Malfoy arriverà agguerrito e pronto a prendere Ewart per un orecchio, vedrai.”
“Oh, ne sono sicura.”
 
 
*
 
 
“Sei nervosa per stasera?”
“Ho solo il sentore che mia madre arriverà aspettandosi chissà che cosa. Dopo aver visto me e Castor ballare insieme alla festa, starà già vedendo fiori d’arancio ovunque.”
 
Lilith alzò gli occhi al cielo mentre buona parte dei suoi vestiti planava in pile ordinate dentro il baule e Megara, impegnata a rassettare il letto dove aveva dormito per tutta la sua permanenza a casa Burke, le sorrise con fare comprensivo:
 
“Lo so, ma consolati pensando che ci saranno tua sorella e Perseus a sviare la sua attenzione. Tua madre adora tuo cognato, no?”
“Oh, sì, lo considera il genero più perfetto che potesse trovare, non fa che auto-complimentarsi per aver organizzato quello che fu il matrimonio dell’anno e per aver trovato un marito del genere alla sua preziosissima primogenita. Ora è il mio turno, però.”
 
Lilith accennò una smorfia mentre sedeva sul suo letto, mormorando quanto l’amica fosse fortunata rispetto a lei, da quel punto di vista.
“Lo so Lily… mio nonno e mia sorella mi hanno spedita qui perché speravano che uscissi dal mio guscio, ma mio nonno non è fissato con la storia del matrimonio, non fa che ripetere che siamo ancora giovani e che c’è tempo.”
 
“Gli hai detto di Edward?”
“Pensavo di farlo stasera, credo che ne sarà felice.”
 
Megara sorrise, allegra, e l’amica la imitò prima di domandarsi che cosa avrebbe fatto Castor quella sera:
 
“Pensi che Castor farà il mio nome, stasera?”
“Non penso, se così fosse prima ne parlerebbe con te, ne sono certa. Castor è un vero gentiluomo, non ti preoccupare, non ti metterà in difficoltà. Ammetto però di essere curiosa per quanto riguarda Danae.”
 
“Credo che lo siamo tutti.”
 
*
 
 
Castor si era appena seduto dopo aver brevemente annunciato che una delle ragazze presenti aveva, in effetti, catturato la sua attenzione, ma che preferiva prendersi un po’ di tempo prima di fare comunicazioni ufficiali quando Danae si alzò tenendo un bicchiere in mano e sfoggiando un sorrisetto che parte dei presenti conosceva bene: Perseus guardò la sorellina con sincera preoccupazione, Belvina pregò che non facesse nulla di sconsiderato mentre Herbert, dal suo posto a capotavola, quasi sperava di potersi fare quattro risate.
 
Il maggiore dei fratelli Burke-Black lanciò un’occhiata in tralice a Castor, come a chiedergli se sapesse niente, ma il minore si limitò ad un cenno quasi impercettibile del capo, facendogli capire che Danae non si era confidata neanche con lui.
 
“Buonasera a tutti. Sono Danae Ursula Burke-Black, ma questo lo sapete. So che molti dei presenti si aspettano qualcosa di preciso da me, questa sera, ma prima vorrei dire qualcosa.
Come i miei familiari sanno molto bene, all’inizio ero molto… scettica, riguardo a tutto questo. Col tempo ammetto, però, di essermi anche divertita e per questo motivo voglio ringraziare i miei genitori, i presenti, e te, nonno…” – Danae sorrise e sollevò appena il bicchiere in direzione di Phineas, che ricambiò lo sguardo tenendo le braccia strette al petto e con una punta di scetticismo, anche se iniziava a ben sperare – “per avermi permesso di approfondire la conoscenza con alcuni dei nostri ospiti e, soprattutto, per avermi permesso di passare molto tempo in compagnia dei miei più cari amici. In un certo senso, è stato come tornare a scuola, solo senza i compiti. Voi ne sapete qualcosa, nonno.”
 
Danae sorrise, la tavola venne attraversata da una serie di risate e Belvina si rilassò notevolmente, abbozzando persino lei stessa un sorriso mentre stringeva la mano del marito sul tavolo.
 
Ewart, dal canto suo, stava osservando Danae con interesse dal suo posto accanto al padre, sinceramente curioso di sentire che cosa avesse da dire: i preamboli erano stati a dir poco perfetti, ma sapeva benissimo che tutti i presenti si aspettavano anche altro dalla ragazza.
Lui per primo doveva ammettere di essere molto curioso, specie dopo averla vista così allegra per tutto il giorno.
 
“Perché sorridi?”
 
Accorgendosi – con lieve stupore – che suo padre stava sorridendo il ragazzo si rivolse a Brutus con un sopracciglio inarcato, guardandolo voltarsi verso di lui e abbozzare un sorrisetto:

“Mi ricorda qualcuno che conosco.”
 
Ewart vide il padre voltarsi verso Herbert, che dall’altro capo del tavolo gli sorrise e gli strizzò l’occhio prima di tornare a rivolgere la sua attenzione alla figlia, che riprese la parola dopo la pausa studiata ad arte:
 
“Ora, so che c’è qualcosa che vi aspettiate che faccia, e in effetti posso affermare di aver fatto una scelta, in queste settimane. Ci ho pensato a lungo, ma sono finalmente giunta ad una conclusione, e a differenza di mio fratello Castor posso comunicarvela.”
 
Danae poté quasi scorgere suo nonno mettersi a sedere dritto sulla sedia, improvvisamente molto attento. Era colpito, probabilmente non era certo di aspettarsi un discorso simile da lei, quella sera.
Anche Belvina lo sembrava, e Danae non poté fare a meno di chiederle mentalmente scusa prima di parlare di nuovo, più seria che mai:
 
Io scelgo me stessa, stasera.”
 
 
*
 
 
 
“DEVI PARLARE CON TUA FIGLIA, BELVINA!”
“Ha 22 anni, è adulta, non posso costringerla a fare nulla e neanche voi potete.”
 
“Non importa quanti anni abbia, è ancora sotto la tutela tua e di Herbert, quindi c’è eccome qualcosa che si può fare: dille che o si sposerà, o dirà addio a ciò che le aspetta per diritti di nascita.”
 
“State dicendo che dovrei minacciarla con l’eredità, padre?”
“Sono i soldi a muovere il mondo, Belvina, solo i soldi. Usando questa carta si può convincere chiunque a fare qualsiasi cosa, credimi.”
 
Phineas liquidò il discorso con un gesto della mano e Belvina, sconcertata e avvilita dalle parole del padre, stava per ribattere quando la porta dello studio si aprì e Herbert entrò nella stanza, le mani nelle tasche dei costosi pantaloni sartoriali e una finta aria disinvolta:
 
“Che cosa succede, Phineas?”
“Herbert, stavo dicendo a Belvina che non potete permettere a Danae di fare la bambina capricciosa. Ha offeso tutti i presenti, ve ne rendete conto?”
 
“E voi, Phineas. Giusto?”
Herbert inclinò la testa con un lieve sorrisetto mentre Belvina sospirava, passandosi le mani nei capelli neri e il padre riduceva gli occhi cerulei a due fessure, parlando con un filo di voce:
 
“Certo. E me. Nessuno si è mai permesso di fare una cosa del genere. Danae non può lamentarsi, le abbiamo dato la possibilità di scegliere. Non tutti ce l’hanno, e non occorre che io ve lo dica! Pensi che mia figlia ti abbia scelto personalmente, Herbert?”
 
“Padre!”    Belvina sgranò gli occhi, scandalizzata, ma Herbert decise di ignorare la frecciatina e raggiunse un tavolino appoggiato alla parete dove, su un vassoio, c’erano dei bicchieri di cristallo e un paio di bottiglie di Whiskey invecchiato, versandosene due dita prima di parlare con tono calmo e rilassato:
 
“Che cosa proponete, quindi? Devo rinchiuderla in camera finchè non farà ciò che vogliamo? Non è più una bambina, può prendere consapevolmente le sue decisioni. E’ la sua vita.”
 
“Nessuno di noi prende le sue decisioni a cuor leggero, Herbert, perché ciò che facciamo e diciamo condiziona tutta la famiglia.”
“E chi non fa come gli viene detto viene estirpato come un’erbaccia che rovina il più bello dei giardini, vero? Come sta vostro figlio Phineas?”
 
Sentendo nominare il fratello – era passato molto tempo dall’ultima volta in cui se ne era parlato, e suo padre aveva reagito scagliando un bicchiere contro la parete – Belvina sussultò. Herbert invece guardò il suocero mentre beveva un sorso di Whiskey, ma il patriarca dei Black restò impassibile e si limitò a sibilare qualcosa tra i denti:
 
“Non ne ho la minima idea.”
“Non farò lo stesso con mia figlia, potete scordarvelo. Non la minaccerò certo di diseredarla, se è questo che intendete.”
 
“Danae è una Black.”
“Ma prima di tutto è una Burke, è MIA figlia, prima che vostra nipote. Potete esercitare tutta l’autorevolezza che volete, Phineas, ma non potete venire in casa mia e dettare legge. Non su tutto, non su mia figlia. Ho accettato la vostra trovata, si è fatto come volevate, ora accettate gli esiti della faccenda. Che v’importa se Danae si sposa ora o tra tre anni? Non è la vostra unica nipote e di certo non è vostra erede, è una donna. Posso capire che vi interessasse di Perseus, ma perché tanta fretta anche per Danae? Un matrimonio vantaggioso non porterebbe nulla nelle vostre tasche.”
 
Phineas non disse nulla e Herbert, sorridendo, annuì, gli occhi azzurri luccicanti mentre Belvina assisteva in silenzio.
 
“E’ la famiglia, vero? E’ sempre la famiglia… Voi non sopportate che qualcuno non rispetti le vostre decisioni. Siete stato abituato troppo bene, Phineas. Danae non è Belvina, e non lo sarà mai. Non riavrete vostra figlia attraverso la mia. Sono sicuro che Castor sarà presto fidanzato con una Purosangue di buona famiglia, accontentavi di aver ottenuto, parzialmente, ciò che volevate. E ora, direi che non è il caso di far attendere ulteriormente i nostri ospiti. Vieni, cara. Phineas, Perseus mi ha detto di avere un annuncio da fare, vi consiglio di seguirci.”
 
Herbert lasciò il bicchiere ormai vuoto sul vassoio d’argento e porse il braccio alla moglie, che dopo un attimo di esitazione superò il padre per raggiungerlo, uscendo insieme a lui dalla stanza.
Dal canto suo, Phineas Nigellus esitò, livido di rabbia: non era mai stato trattato in quel modo in tutta la sua vita.
 
Il genero però aveva stuzzicato la sua curiosità, e voleva sentire che cosa avesse da dire il nipote prediletto, così uscì dalla stanza per tornare dai loro ospiti.
 
 
*
 
 
“Lungi da me voler rubare la scena ai miei fratelli, stasera, ma volevo approfittare del momento per fare, a mia volta, un annuncio. Per conto mio e di mia moglie, naturalmente.”
 
Perseus, in piedi, si voltò per lanciare una rapida occhiata affettuosa ad Amanda, seduta accanto a lui, che ricambiò mentre Lilith, sgranando gli occhi, si voltava verso Danae, che stava iniziando a sfoggiare un sorriso sempre più largo. Gli sguardi delle due si incrociarono ed entrambe si capirono all’istante: stavano pensando la medesima cosa.
 
Anche Belvina sembrò intuire qualcosa, perché si rianimò dopo la discussione con il padre e, per un attimo, tutti i presenti si scordarono di Danae, Phineas Nigellus incluso.
Gli sguardi di tutti i presenti erano su Perseus, che un istante prima di parlare indugiò sullo sguardo su Ewart, a cui bastò un’occhiata per sapere che cosa stesse per udire, tanto che sorrise all’amico e incrociò le braccia al petto, pronto a godersi la scena.
 
“Amanda e io siamo lieti di annunciare che presto la famiglia conterà un nuovo componente. Siamo in dolce attesa.”
 
 
Forse per la prima volta in tutta la sua vita, Belvina mandò all’aria le buone maniere e l’etichetta e si alzò con un gridolino di gioia, raggiungendo il primogenito per stringerlo in un abbraccio. Lilith, vedendo che persino la Signora Burke si era permessa, si disse che poteva ritenersi perdonata e si alzò, fece il giro del tavolo e fece lo stesso con Amanda:
 
“Ma perché non me l’hai detto prima? Da quanto lo sai?”
“Già, perché non l’hai detto? Se non fossi al settimo cielo, mi riterrei offesa. Posso fare da madrina? Ti prego!”
 
Amanda non ebbe il tempo di rispondere a Cora, perché Vivian apparve un attimo dopo e lanciò un’occhiata torva alla mora, asserendo che sarebbe stata Amanda a decidere e suggerendo che di solito si sceglieva qualcuno interno alla famiglia, per quel ruolo.
 
“Beh, io considero Amanda quasi una sorella, quindi non fa testo.”
“Ma non siete realmente imparentate, a differenza nostra!”
“Scusate, voi due, vi ricordo che quella più vicina ad Amanda sono io!”
 
Amanda sospirò, alzando gli occhi al cielo e ricordando perché avesse deciso di tenere la cosa nascosta per due settimane intere mentre sorella, cugina e amica battibeccavano e sua madre la raggiungeva con un sorriso:
 
“Sono davvero felice per voi, Amanda.”
“Grazie mamma. Anche io sono felice.”  La strega sorrise alla madre, che ricambiò mentre prendeva le mani della ragazza tra le sue, assicurandole che sarebbe stata senza dubbio una madre fantastica e che era orgogliosa di lei.
 
Perseus invece, dopo essere riuscito a sciogliere l’abbraccio con la madre, che gli prese il viso tra le mani e gli stampò un bacio su una guancia, potè abbracciare il padre prima di trovarsi davanti i gemelli.
 
“Forza, doppio abbraccio come ai vecchi tempi.”
 
Perseus allargò le braccia e sorrise prima di ritrovarsi stretto da entrambi i fratelli minori, lasciando un bacio sulla fronte di Danae prima di mormorare che era fiero di lei.
 
“Credo che tu sia l’unico.”
“Non dire così, anche papà lo è, ne sono sicuro.”
 
“Allora se fosse una femmina la chiamerai Danae di secondo nome in mio onore, Pers?”
“Beh, ora non correre troppo. Lo si sa da due minuti e già tutti avanzano richieste sui nomi e sul ruolo di madrina… Ecco perché abbiamo aspettato un po’.”
 
“Beh, se fosse un maschio potrei suggerire che Ewart è davvero un bellissimo nome?”
“Taci, Malfoy.”
 
 
*
 
 
Le parole di Danae l’avevano stupito, doveva ammettere che non si aspettava un simile risvolto della situazione. Allo stesso tempo però, non poteva negare che la decisione della ragazza fosse perfettamente in linea con il suo carattere.
 
Quando arrivò il momento dei saluti, Ewart scese li gradini del portico di casa Burke con il baule che si librava a mezz’aria alle sue spalle e il mantello leggero appoggiato sul suo braccio con un po’ di nostalgia: aveva già salutato i coniugi Burke e anche Castor, mentre Perseus era già andato a casa con Amanda.
 
Mancava solo Danae, mentre suo padre lo aspettava vicino ai cancelli per Materializzarsi a casa insieme a lui.
 
Ewart guardò la ragazza salutare e abbracciare Aghata e Althea, promettendo alle amiche di invitarle presto di nuovo a casa e di rivedersi il prima possibile.
Poi la strega si rivolse a Christopher, che aveva appena salutato Castor, e gli rivolse un sorriso prima di abbracciarlo:
 
“Ciao bel ragazzo. Buon ritorno a casa. Mi mancherai.”
“Anche voi mi mancherete Dany, è stato molto divertente. Sai, penso che tu abbia davvero stupito tutti questa sera, anche se conoscendoti c’era da aspettarselo.”
 
“Credo che per ora le cose vadano bene così, mio nonno se ne farà una ragione.”
“Davvero scegli te stessa, Dany?”   Christopher sorrise all’amica, che annuì e ricambiò dopo una breve esitazione:
 
“Per il momento sì. Credo che non sia ancora giunto, per me, il momento di accasarmi. Ci vediamo presto, vieni quando vuoi, mi raccomando.”
 
La ragazza gli diede un rapido bacio su una guancia e l’amico le assicurò che l’avrebbe fatto di sicuro prima di raccogliere le sue cose, mentre Aghata aspettava pazientemente che Gerard finisse di abbracciare Cora:
 
“Forza Gerry, a casa tua ci aspettano tutti! Ah, questi piccioncini.”
“Arrivo Aghy, un attimo!”
 
Gerard sbuffò mentre Cora, invece, ridacchiava, asserendo di non volerlo trattenere e anche lei, comunque, doveva andare: nonna Anja se ne stava a qualche metro di distanza, pronta a lasciare la tenuta, ma osservava i due con aria soddisfatta e non sembrava avere molta fretta di separarli.
 
“Ti mancano i tuoi fratelli?”
“Sì, e anche il mio lavoro… E so che anche a te manca molto il tuo.”
 
Cora gli sorrise e Gerard annuì, ma mormorò che anche lei gli sarebbe mancata prima di prenderle una mano e depositarci un bacio sul dorso, promettendole di rivedersi non appena avrebbe avuto un po’ di tempo libero.
 
“Non preoccuparti Gerry, tu chiama e io arriverò a Diagon Alley il prima possibile! Sono così felice per Amanda e Perseus, presto saremo zii!”
 
“Beh, non proprio…”
“Beh, zii per affetto, sai cosa intendo. Chissà quanto sarà bello il loro bimbo, anche se spero sia femmina, mi divertirei un mondo con lei.”
 
Gerry rise, asserendo di non avere dubbi – poteva benissimo immaginare la strega intenta ad istruire la figlia di Amanda al non servilismo verso gli uomini e a regalarle calzoni invece di vestitini di tulle – prima di sciogliere con un po’ di riluttanza l’abbraccio e Smaterializzarsi insieme ad Aghata dopo un ultimo saluto e un rapido bacio.
 
A Cora non restò che raggiungere Anja, avendo già salutato tutti, e la nonna le rivolse un sorrisetto divertito:
 
“Inutile dire che avevo ragione, come sempre.”
“Nonna, ti avverto, non cominciare.”
“Certo, certo… Sono felice per la tua amica e Perseus, comunque. Mi sembrano una bella coppia.”
“Lo sono. Credimi, lei è molto più adatta a lui di quanto non lo fossi io.”
 
“Oh, lo so bene. E ho tratto molta soddisfazione dalla figlia di Herbert e Belvina, quando ho visto la faccia di Black stavo per avere un attacco di ilarità, per fortuna mi sono trattenuta.”
“Nonna, sei inguaribile!”
 
“E tu sei uguale a me, mia cara.”
 
 
*
 
“Mi dispiace che Edward se ne sia dovuto andare prima, mi avrebbe fatto piacere rivederlo.”
“Beh, potremmo sempre invitarlo da noi prossimamente, se ti va.”
 
Megara sorrise mentre prendeva il nonno sottobraccio, e Laios la imitò prima di annuire, asserendo che gli avrebbe fatto molto piacere.
 
“Ma dimmi, sono curioso tesoro, di chi parlava Castor?”
“Mi dispiace nonno, non posso rivelarti questo segreto.”
 
“Neanche al tuo nonno preferito?!”
 
“No, altrimenti andrai a spettegolare in giro, ti conosco io!”
 
“Beh, io e Anja prima abbiamo scommesso 10 galeoni sul nome della fortunata, spero di portarmeli a casa.”
“MA NONNO!”
 
 
*
 
 
“Dimmi Horace, perché il fatto che stasera ti sia presentato tu al posto della mamma non mi sorprende nemmeno un po’?”
“Non so proprio di che parli Vivi, ero felice di vederti!”
 
“Sì, certo… e di scambiare due chiacchiere con tutti, naturalmente.” 
 
Vivian alzò gli occhi al cielo mentre scendeva con la solita grazia che la distingueva i gradini del portico, pronta a lasciare casa Burke con fratello al seguito mentre le sue cose la seguivano magicamente. Sulle spalle, sopra al leggero abito color lavanda, Horace le appoggiò il mantello blu pervinca e le sorrise, prendendola a braccetto:
 
“Ti stupirebbe sapere quanto la mia compagnia sia gradita, Vivian.”
“Oh, non mi serve stupirmi, lo so bene, anche se talvolta i motivi mi appaiono sconosciuti. Sono mancata a casa?”
 
“Ovviamente.”
 
“Proprio ciò che volevo sentire. E non azzardarti a dare la notizia della gravidanza di Amanda a mamma e papà, voglio essere io a farlo, sono stata sufficientemente chiara? Conosco bene la tua parte pettegola.”
 
“Cristallina, Vivi.”
 
Horace le porse il braccio e Vivian lo accettò, lanciando un’ultima occhiata alla casa, la cui facciata era illuminata da delle torce, con un piccolo sorriso sulle labbra: le sembrava fosse passato a malapena un giorno da quando aveva messo piede lì piena di imbarazzo, ma con suo gran sollievo il Signor Burke si era rivelato il vero gentiluomo per cui aveva fama d’essere e non aveva mai fatto cenno al suo “incidente”, e dal trattamento che Belvina le aveva riservato era certa che non ne avesse fatto parola con la moglie.
 
Infondo, doveva ammetterlo, era stato divertente.
 
 
*
 
 
“Ammetto di essere sollevata, ero un po’ preoccupata.”
Lilith sorrise a Castor, che ricambiò mentre stava in piedi di fronte a lei, le mani strette dietro la schiena. Le rivolse un educato cenno del capo e le assicurò che gli sarebbe piaciuto darle un bacio, se non si fossero trovati sotto gli occhi di tutti.
 
“Tu dimmi quanto aspettare e aspetterò, Lilith. Darò la “notizia” quando sarai sicura di quello che provi.”
“Beh, se non altro ora tutta la mia famiglia sarà concentrata su Amanda e credo che avrò parecchio respiro. Ci pensi, diventeremo zii!”
 
Lilith sorrise, gli occhi azzurri luccicanti, e Castor annuì ricambiando il sorriso:
 
“Anche da me penseranno tutti a Perseus, credo che si dimenticheranno presto di nuovo di me e Danae. Anche se credo comunque che questa volta mia sorella l’abbi fatta grossa, mio nonno non la perdonerà facilmente.”
 
“Ho idea che non le importi molto. Arrivederci Castor.”
 
Lilith gli si avvicinò, gli mise una mano sulla spalle e si alzò in punta di piedi per dargli un bacio su una guancia, guadagnandosi un sorriso da parte del ragazzo:
 
“Arrivederci Lilith. Buonanotte. Ti mancherò un po’?”
“Credo proprio di sì.”
 
 
*
 
 
“Quindi era a questo che pensavi, questa mattina.”
 
Ewart sorrise a Danae, che ricambiò mentre si stringeva nelle spalle:
 
“Alla fine ho capito che fosse questa, la conclusione migliore. So di aver sorpreso tutti e che non era la risposta che si aspettava, ma mio nonno se ne farà una ragione. Spero però di non aver offeso troppo le vostre famiglie, questo sì.”
 
“Oh, mio padre sopravvivrà, non temere.”
Ewart sorrise, e dopo un attimo di esitazione mosse un passo verso la ragazza:
 
“In effetti, però, credo di poter affermare che qualcuno di deluso oltre a tuo nonno c’è di sicuro.”
“E di chi si tratta?”
 
Danae inarcò una delle folte sopracciglia scure e Ewart sorrise, sollevando una mano per sistemarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio:
 
“Parlo del sottoscritto. Però allo stesso tempo mi hai sorpreso, devo riconoscerlo. Ben fatto, Danae. A presto, spero.”
 
Il biondo le regalò un ultimo sorriso prima di voltarsi, dandole le spalle per allontanarsi verso il padre che lo aspettava. Danae esitò, leggermente rossa in volto, ma alla fine, vinta dalla curiosità, richiamò la sua attenzione:
 
 
“Ewart? Perché sei deluso?”
“Ammetto che speravo che avresti fatto un nome. Buonanotte Danae. Sono sicuro che ci rivedremo presto.”
 
 
Danae lo guardò raggiungere il padre e Smaterializzarsi senza chiamarlo di nuovo, pensando alle parole che aveva appena pronunciato. Intorno a lei era buio da un pezzo e tutti gli altri se n’erano già andati: alla ragazza non restò che sorridere, voltandosi lentamente prima di dirigersi verso casa.
 
Forse avrebbe dovuto ringraziare Perseus, il giorno seguente.
 
 
*
 
 
“Vieni qui, tesoro.”
Danae aveva appena messo piede nell’ingresso – anche l’ultimo dei loro ospiti se n’era andato, e lei era intenzionata ad andarsene a letto senza trattenersi con nessuno – quando la voce di suo padre richiamò la sua attenzione.
 
Herbert era in piedi nel salotto, completamente solo, e la guardava attraverso la porta aperta, le braccia dietro la schiena.
 
“Non vai a dormire?”
“Prima volevo passare un minuto con te. Su, vieni. Mi è venuto in mente che la scorsa settimana, alla festa, per la prima volta non hai ballato col tuo vecchio padre. Ti stai già dimenticando di lui?”
 
“Non potrei mai. E non sei così vecchio, non fare il finto modesto. Molte donne ti ritengono ancora molto affascinante.”
 
Danae sorrise mentre si avvicinava al padre, che sorrise e schioccò le dita: il suo amato grammofono si accese e prese la mano della figlia, attirandola a sé e appoggiando il mento sulla sua testa.
 
Danae appoggiò il capo sul petto del padre, che le cinse la vita, e chiuse gli occhi azzurri. Per qualche istante entrambi si limitarono ad ascoltare la musica, poi la ragazza gli chiese se fosse arrabbiato con lei:
 
“No tesoro mio, non sono arrabbiato con te, tutt’altro.”
“Posso sopportare l’ira del nonno, ma avevo paura che anche tu te la saresti presa. Confesso che era la cosa che temevo di più.”
 
“Non è ancora arrivato il giorno in cui tu mi hai deluso, piccola mia.”
 
Danae abbozzò un sorriso, rincuorata, e sollevò la testa per guardare il padre, che ricambiò con affetto:
 
“Mi serve ancora tempo, papà. Anche se c’è un ragazzo che mi piace, ad essere onesta.”
“Davvero? E posso sapere di chi si tratta, o è un segreto?”
 
“Credo che per ora resterà un segreto. Mentre penso che tu e la mamma abbiate capito perfettamente di chi parlava Castor, dicendo che qualcuno ha catturato il suo interesse.”
 
“Naturalmente, ma per rispetto suo e di Lilith non ci immischieremo. E faremo lo stesso anche con te, promesso. Anche se il tuo caro padre un’idea ce l’ha, sull’identità di questo fantomatico ragazzo.”
 
“Cosa sei, un detective mancato?”
Danae scoppiò a ridere e Herbert le sorrise, stringendosi nelle spalle:
 
“No, ma sei sangue del mio sangue, nonché la figlia che più mi assomiglia. Ti conosco bene, Dany, e tuo nonno su una cosa non si sbaglia: la famiglia e il sangue sono importanti, anche se non sono tutto, perché tra noi ci conosciamo meglio di chiunque altro.”
 
 
 
 
 
 
 
………………………………………………………………………………..
Angolo Autrice:
 
Buongiorno, eccomi finalmente con l’ultimo capitolo – anche se naturalmente manca l’Epilogo –, scusate l’attesa.
So di aver lasciato aperte molte cose, ma prometto che chiudendo la storia tutto troverà una sua conclusione.
Cercherò di pubblicare l’Epilogo il prima possibile, di sicuro arriverà in settimana. Si accettano scommesse sul sesso del figlioletto di Perseus e Amanda!
A presto!
Signorina Granger
   
 
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