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Autore: Kimando714    09/09/2020    1 recensioni
Giulia ha solo quindici anni quando impara che, nella vita, non si può mai sapere in anticipo che direzione prenderà l’indomani. Questa certezza la trova durante una comune mattina di novembre, quando il suo tragitto incrocia (quasi) del tutto casualmente quello di Filippo, finendo tra le sue braccia.
E cadendo subito dopo a causa dell’urto.
Un momento all’apparenza insignificante come tanti altri, ma che, come Giulia scoprirà andando avanti nel suo cammino, potrebbe assumere una luce piuttosto differente.
“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi” - (Italo Calvino)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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CAPITOLO 57 - CLOSING TIME




 
“Non pensavo sarebbe stata una cosa così focosa e dolce allo stesso tempo”.
“Potrei quasi sentirmi geloso!”.
Non erano servite le ore della notte intera per cercare di cancellare dalla propria mente il rimbombo vorticante delle voci dei suoi amici. Non se ne stavano andando neanche in quel momento, dopo pochi minuti da quando si era deciso a provare ad alzare le palpebre pesanti dal sonno, mezzo accecato dalla luce del sole che entrava dalla finestra aperta della camera. Odiava svegliarsi con la luce del sole puntata in faccia, ma probabilmente anche essersi ritrovato ancora al buio, con la persiana calata, non avrebbe cambiato affatto il suo umore già nero.
Stiracchiò il corpo stanco, reduce da una notte passata praticamente insonne. Aveva passato troppo tempo restando sveglio, a rimuginare su qualsiasi cosa accaduta fino a quel momento, ascoltando il respiro regolare di Alessio steso accanto a lui – almeno uno tra di loro era riuscito ad addormentarsi, ad un certo punto della nottata. Non aveva fatto storie per dover condividere il letto con lui, ma si era allontanato comunque da Pietro il più possibile, non avvicinandosi neppure involontariamente durante il sonno.
Non si stupì quando, dopo alcuni secondi serviti ad abituare la vista alla luce mattutina, si rese conto che di Alessio non c’era più traccia. Ad una seconda occhiata notò che mancava anche Gabriele: forse erano già usciti per la colazione, essendosi svegliati tutti prima di lui. L’unica altra persona ad essere ancora nella stanza era Alberto, che si era rinchiuso in bagno giusto un minuto prima.
Pietro non accennò nemmeno a sedersi, restando steso a letto con il lenzuolo che gli copriva a malapena i piedi nudi, sbuffando sonoramente.
Le parole che gli avevano rivolto Filippo e Alberto la sera prima risuonarono ancora una volta nella sua mente, lasciandogli una sensazione di nausea e vergogna che gli fece venir voglia di passare il resto della giornata proprio lì, lontano da chiunque.
Il rimbombo di quelle frasi non era nemmeno ciò che temeva di più: il silenzio, quello di Alessio, era stata la pugnalata più profonda che aveva ricevuto.
“Begli ultimi giorni di vacanza ci attendono”.
Si ritrovò a chiedersi se sarebbe finita come immaginava, ossia a dover cercare di capire cosa avesse spinto Alessio a quel suo mutismo imperituro che durava dal giorno prima, ed eventualmente cercare di risolvere la cosa. Non una delle cose più semplici, quando capitava tra di loro.
Ricordò lo slancio che aveva avuto la notte prima, quando dopo aver lasciato la spiaggia si erano incamminati tutti verso l’ostello. Si era ritrovato ad affiancare Alessio quasi sovrappensiero, forse in parte rassicurato dal fatto che l’altro non si fosse allontanato di conseguenza.
Ma le cose erano rimaste così, cristallizzate nelle loro figure che camminavano fianco a fianco, con Alessio che continuava a guardare dritto davanti a sé come se, in realtà, non ci fosse nessuno accanto a lui.
Pietro si era sforzato per tutto il cammino di trovare qualcosa da dire, anche la cosa più banale, ma che costringesse Alessio ad uscire da quella piatta indifferenza che gli stava rivolgendo. Erano arrivati al B&B esattamente così, nella stessa sua esitazione e nel silenzio disinteressato di Alessio, senza che qualcosa fosse cambiato. Non c’era stato nemmeno uno sguardo.
Pietro sospirò a fondo, strofinandosi gli occhi assonnati con entrambe le mani, sperando di cancellare il prima possibile quei ricordi dalla sua mente, come se stesse cercando di convincersi che, in fondo, quella giornata avrebbe potuto riservargli qualcosa di migliore. L’assenza di Alessio accanto a sé e nella stanza non fece altro che farlo riportare con i piedi a terra, ancorati alla cruda realtà.
La voglia di alzarsi e affrontare quella giornata svanì in quell’esatto istante, scappata esattamente come aveva Alessio prima ancora che riuscisse ad aprire gli occhi, e come era scappato lui stesso dai ricordi di quel loro bacio, qualcosa di ancora troppo pesante ed assurdo per poter essere processato razionalmente.
 
*
 
La brezza leggera e piacevole che si respirava tra gli alberi di San Domino era riuscita a rilassare Alessio, e a regalargli una sensazione di ristoro dal caldo asfissiante di quella mattina.
Aveva preferito passeggiare un po’ per conto suo, in quelle prime ore, piuttosto che rimanersene in spiaggia a poltrire e magari annoiandosi più del dovuto. Non era da lui decidere di fare due passi senza alcuna compagnia, completamente solo ed immerso nel silenzio: gli era sempre capitato solamente quando aveva un profondo bisogno di evadere da qualsiasi cosa e da tutti.
Camminare, pensando solo al percorso e osservando la natura che lo circondava, gli aveva dato un motivo in più per non pensare troppo a quello che gli stava accadendo, distraendosi tra le zone verdeggianti dell’isola, ed ammirando ancor meglio il paesaggio che quella zona dell’isola offriva.
Non sapeva esattamente quanto tempo ci avesse impiegato in quel suo tragitto quasi del tutto casuale, quando era tornato infine alla zona della spiaggia, sudato e con le gambe doloranti, ma sentendosi meno pesante di quando era partito.
Percorse ancora pochi metri all’ombra degli alberi, arrivando ben presto al confine con il terreno sabbioso e dorato della spiaggia chiassosa e animata, lasciandosi sfuggire una smorfia all’idea di doversi riabituare al caos che ora lo circondava, così diverso dalla calma naturale che aveva respirato nella pineta.
L’intenzione di tornarsene all’ombrellone, insieme agli altri del gruppo, non lo allettava nemmeno in quel momento, allo stesso modo di quando se ne era andato per conto suo tra quei sentieri boschivi dell’isola; senza dar troppo nell’occhio, ed ignorando l’ombrellone incriminato, percorse a grandi falcate il perimetro della spiaggia, diretto senza un reale motivo al bar poco distante: la scusa di voler bere qualcosa non sarebbe parsa troppo strana, dato il caldo e vista la sua appena conclusa passeggiata, e se qualcuno dei suoi amici l’avesse individuato e si fosse avvicinato di certo non avrebbero stentato a crederci.
Si lasciò cadere spossato sulla prima sedia libera che aveva trovato, in un tavolino abbastanza lontano dal bancone; probabilmente, a quella distanza, ci sarebbe voluto un bel po’ prima che un cameriere riuscisse ad individuarlo. Non che gli importasse molto: era venuto lì per starsene da solo quanto più possibile, senza dover fronteggiare certe domande che sicuramente qualcuno gli avrebbe fatto sul come mai aveva ignorato il resto del gruppo per la maggior parte della mattina. Alessio chiuse gli occhi, passandosi una mano sul viso e tra i capelli biondi, inumidendosi il palmo con le goccioline di sudore che gli imperlavano la fronte.
Per un attimo, sentendosi così spossato e appiccicoso, si pentì di non essere rimasto nella stanza del B&B come aveva pensato una volta svegliatosi; fu un pentimento che durò poco, perché si rese conto che, restandosene da solo in camera sarebbe finito solo per annoiarsi. E la noia era sempre da evitare, quando non si voleva riflettere su qualcosa.
Lontano dagli alberi e dalla passeggiata che gli aveva riempito la mente fino a poco prima, cominciava a rendersi conto di come i suoi pensieri si stessero già indirizzando nuovamente a ciò su cui voleva evitare di riflettere. Già il fatto di essere tornato con la mente a quella stessa mattina, quando ancora si trovava steso a letto ed indeciso su cosa gli sarebbe più convenuto fare, gli ricordava proprio il motivo per cui aveva avuto quel dubbio per svariati minuti. La vicinanza di Pietro aveva contribuito, fin troppo: durante la notte era stato facile ignorarla, grazie al sonno e alla stanchezza; ma quando si era svegliato, alle prime ore mattutine, non aveva potuto fare a meno di provare il repellente bisogno di allontanarsi, prendersi del tempo da solo e meditare.
Ora, ripensandoci, si era dato dello stupido: sarebbe potuto davvero rimanere a San Nicola, magari visitando l’isola per conto suo, o prendendo il traghetto e restarsene sulla terraferma tutto il pomeriggio, per ritornare solo alla sera. Di certo le vie di fuga che quelle scelte rappresentavano erano molte di più, rispetto al rimanere piantato lì a San Domino, tra l’altro trovandosi non poi così distante da colui che rifuggiva con così tanto impegno.
-Eccoti qui, finalmente-.
Alessio sobbalzò visibilmente, tutt’altro che aspettandosi la voce femminile che gli si era appena rivolta – quella di Caterina, la riconobbe subito all’istante- così vicina a lui. Si girò di scatto, ritrovandosi davanti agli occhi la figura dell’altra. L’aveva raggiunto da dietro le spalle, probabilmente per non essere vista in anticipo, ed ora si stava sporgendo verso di lui con un sorriso soddisfatto.
-Cominciavo a pensare ti fossi andato a perdere nella pineta dell’isola- continuò lei, con nonchalance, muovendo qualche passo fino ad una delle sedie vuote attorno al tavolino.
Alessio non riuscì a replicare alla battuta: era troppo impegnato a chiedersi cosa Caterina ci facesse lì, davanti a lui, cosa che doveva essere tutt’altro che casuale. Non aveva idea con esattezza se gli sarebbe più convenuto fare il sostenuto o fare finta di nulla, mascherando il cattivo umore con un sorriso totalmente finto; non fece in tempo a giungere ad una conclusione, prima che lei tornasse a guardarlo con fare insistente:
-Posso farti una domanda?-.
Era parsa più esitante, stavolta, anche se il lieve sorriso che gli stava rivolgendo sembrava molto più tranquillo di quanto Alessio si aspettasse.
Alessio annuì debolmente:
-Dimmi-.
Caterina prese un lungo respiro, come se si stesse mentalmente preparando a quella che sarebbe potuta essere una lunga conversazione.
-Visto che tu mi hai fatto da consulente giorni fa, pensavo di ricambiarti il favore- iniziò, con tono cauto e pacato – Dato che è evidente che qualcosa ti ronza in testa-.
Alessio sospirò a fondo, sentendosi in gabbia, e reagendo esattamente come un animale spaventato:
-Non sono del tutto sicuro di volertelo spiegare-.
Dall’espressione contrita di Caterina capì di essere stato un po’ troppo brusco, ma non arretrò: era venuto lì, dopo essersene andato a spasso da solo per tutta la mattina, per un motivo ben preciso. Non aveva alcuna intenzione di parlarne con qualcuno a voce, per quanto Caterina sarebbe parsa la scelta migliore con cui confrontarsi.
Si schiarì la voce, del tutto intenzionato a spostare l’oggetto della conversazione altrove:
-Tu, invece, non devi dirmi niente?- iniziò a dire, cercando di ammorbidire la propria voce – Voglio dire, non mi hai detto più nulla su te e Nicola. Non che voglia sapere i dettagli … Mi basta sapere che stai bene. Che state bene entrambi-.
Non era stata una mossa dettata completamente dall’unico scopo di non parlare di sé: era qualcosa che si era davvero chiesto, anche se la risposta l’aveva già trovata nel modo complice con cui Caterina e Nicola si erano comportati per tutto il giorno precedente.
-Io e Nicola stiamo bene. Ci siamo … - Caterina si interruppe, lasciandosi sfuggire un sorriso intenerito – Ci siamo ritrovati, direi. E tranquillo, non diventerai zio molto presto-.
Per un attimo Alessio si rilassò, ma il secondo dopo Caterina riprese di nuovo a guardarlo con apprensione:
-Però, sul serio: che hai?-.
Alessio si sforzò per la prima volta dall’arrivo di Caterina a voltarsi verso di lei, un sopracciglio alzato:
-Prova a ripensare a ieri sera, ne successe parecchie di cose- replicò, ancora troppo bruscamente, ma ormai troppo nervoso per curarsene – Non è che sia stato il massimo, dopo mesi e mesi passati a cercare di dimenticare quel giorno in cui ci siamo baciati, mandare tutto in rovina per rifare la stessa identica cosa. E stavolta non solo davanti a tutti gli altri, ma pure con Nicola lì-.
Caterina abbassò gli occhi, il sorriso ormai sparito, non appena Alessio ebbe finito di parlare. Per un po’ ci fu silenzio tra di loro, meno teso di quel che Alessio si sarebbe aspettato: era carico di qualcosa che sembrava più malinconia, e pentimento per aver tirato fuori proprio quel discorso per scaricare l’irritazione che si sentiva in corpo dalla sera precedente.
Sperò che Caterina non dicesse nulla: preferiva quasi quel silenzio apparentemente senza fine che era andato a crearsi, piuttosto che continuare quella conversazione che, pur per colpa sua, aveva preso una piega che avrebbe volentieri evitato.
Sospirò a fondo, lanciando un’occhiata veloce all’altra senza che lei nemmeno se ne accorgesse, troppo impegnata a tenere lo sguardo puntato altrove, lontano da lui. Si sentì vagamente in colpa, in quel momento: in fin dei conti Caterina l’aveva raggiunto solo per sapere se stesse bene, non certo per ripensare ad eventi che, con ogni probabilità, sperava solo di dimenticare il prima possibile.
-E come se non bastasse, ci si è messo pure Pietro-.
Alessio sospirò di nuovo, stancamente, lasciandosi sfuggire quelle parole un po’ per virare la conversazione di nuovo altrove, un po’ perché ormai sentiva il bisogno di accennarlo ad alta voce almeno a qualcuno.
Caterina, d’un tratto meno rabbuiata, si girò verso di lui con fare confuso:
-Pietro? Per il bacio di ieri sera, intendi?- gli chiese, ancor più disorientata – Mi sembrava di ricordare avessi già avuto esperienze con ragazzi. Non pensavo ne saresti uscito così traumatizzato-.
Alessio scrollò le spalle, maledicendosi mentalmente per aver sbagliato di nuovo cosa dire. La verità era che avrebbe volentieri interrotto lì la conversazione su Pietro, perché non c’era alcun bisogno che Caterina o chiunque altro conoscesse ciò su cui aveva riflettuto il giorno e la notte precedenti.
-Non è quello il problema, non m’importa se a baciarmi è un ragazzo o una ragazza- bofonchiò.
-E allora cos’è?-.
Alessio tacque di colpo, scostando lo sguardo e rivolgendolo altrove, ignorando il fatto che comportandosi così stesse dando esattamente l’impressione di voler evitare di rispondere.
Per un attimo tornò, con il pensiero, alla sera precedente, poco prima che Alberto se ne venisse fuori con quella pessima idea di giocare a Obbligo e verità, quando si era ritrovato a riflettere da solo standosene seduto al molo. Ricordava ancora come aveva pensato, con estrema convinzione, che Pietro non gli avrebbe mai dato alcun dubbio fondato riguardo i suoi sentimenti. Rischiò quasi di scoppiare a ridere, una risata amara e sarcastica nei confronti di se stesso, rendendosi conto che quella sua riflessione era stata smentita in meno di due ore.
Il bacio che c’era stato tra loro era arrivato così inaspettatamente che Alessio aveva davvero creduto che Pietro si sarebbe tirato indietro in un modo o nell’altro. Si era stupito nel vederlo totalmente in balia altrui, senza nemmeno aver la forza di protestare. Un atteggiamento così diverso da quello che aveva mostrato con lui, quando si erano ritrovati effettivamente a baciarsi: ricordava ancora alla perfezione i secondi interminabili che gli erano serviti per divincolarsi e fargli capire che era ora di finirla. Era come se Pietro, terrorizzato fino ad un attimo prima, si fosse lasciato andare, fregandosene di qualsiasi cosa.
Come se si fosse lasciato andare perché voleva baciarlo sul serio, non solo per uno stupido gioco che aveva messo in imbarazzo chiunque, loro due più di tutti.
Era stata una strana sensazione quella di essere baciato proprio da lui, una stranezza che Alessio faticava ancora adesso a descrivere. Qualcosa che avrebbe potuto ignorare, cercare di ridurre ad un ricordo da dimenticare e tenere rinchiuso nel fondo della sua mente esattamente come era stato per il bacio con Caterina.
Eppure c’erano cose – tante, troppe cose- che gli avevano impedito di poterlo fare, per quanto si fosse sforzato per tutto il corso della mattinata. Era come se sotto un’apparenza logica ci fosse qualcos’altro di molto più irragionevole ed istintivo, come se quel bacio che Pietro gli aveva dato fosse stato un gesto impensato e anelato in contemporanea.
Se l’era chiesto sul serio, di nuovo, se Pietro potesse provare qualcosa per lui oltre l’amicizia. Si era ritrovato a domandarselo per la seconda volta in due giorni, e stavolta la risposta che aveva dato a se stesso non era stata piena di convinzione quanto la prima. Le sue certezze vacillavano ogni volta che ripensava al modo in cui Pietro gli aveva posato una mano sulla nuca per trattenerlo verso di sé, come se non avesse voluto affatto far finire tutto in così poco tempo.
-Un dubbio che devo chiarire. Non so come- sussurrò a mezza voce, più a se stesso che a Caterina – Forse farei meglio a lasciar perdere-.
Sapeva che, pur continuando a porsi domande alle quali lui non poteva dare risposta, dimenticare tutto sarebbe stata la cosa migliore. C’erano fin troppi motivi per farlo: come avrebbe potuto reagire ad una confessione improvvisa di Pietro? Sarebbe stato disastroso, quando mancava così poco al trasferimento a Venezia, proprio in un momento nel quale si sarebbero ritrovati a vivere insieme. Non sarebbe mai potuta funzionare la loro convivenza, non dopo un suo probabile rifiuto che avrebbe lasciato uno di loro a disagio ed in colpa e l’altro ferito e respinto.
Per un attimo pensò a come sarebbe potuta andare se, per assurdo, si fosse ritrovato ad accettare una loro frequentazione. Quanto tempo sarebbe servito a Pietro per fare coming out – per qualsiasi orientamento potesse essere il suo-, senza doverlo presentare come un amico ogni volta e senza vergognarsene? La loro sarebbe stata unicamente una relazione lontana dalla luce del sole? Qualcosa da nascondere e da vivere solo tra loro, tra i muri dell’appartamento dove si sarebbero ritrovati a vivere?
Alessio si ritrovò a storcere il naso, una smorfia dipinta in viso. Forse, alla fin fine, Pietro aveva considerato il loro bacio solo qualcosa di trasgressivo, qualcosa da provare prima di incontrare la prossima ragazza con cui spassarsela. Nulla di impegnativo, solo un esperimento di una volta.
Per un attimo sentì la nausea salire.
-Ma continueresti a chiederti sempre la stessa cosa senza avere alcuna risposta- gli fece notare Caterina. Ed aveva ragione, Alessio ne era consapevole. Se lo sarebbe domandato fino a quando non avrebbe imparato a soffocare quel desiderio di sapere.
Forse non era destinato a trovare risposte, risposte sincere, a quelle sue domande.
Forse, in un mondo diverso dal loro, una realtà simile ma non uguale a quella in cui si stavano ritrovando a vivere, lui e Pietro sarebbero potuti anche stare insieme. Una realtà in cui Pietro aveva già capito chi era e cosa volesse, senza segreti o sotterfugi, e dove avrebbero potuto costruire giorno dopo giorno qualcosa senza l’incombente convivenza che li attendeva a un mese di distanza da quel giorno. Una realtà in cui Alessio per primo poteva avere la serenità adatta per pensare di potersi innamorare, lasciarsi andare ai baci di Pietro senza l’ombra del fantasma di suo padre a ricordargli che le relazioni andavano bene solo come passatempo, senza un reale investimento di sentimenti.
Erano tutti elementi che nel loro, di mondo, mancavano, e la cui mancanza rendeva impossibile anche solo pensare di realizzare qualcosa di concreto tra di loro.
-A volte è meglio non averne-.
 
*
 
Cominciavano a dolergli i polpastrelli, segnati dal contatto prolungato con le corde della chitarra, nonostante la pelle indurita per la pratica giornaliera che ormai durava da più di un anno.
Alessio si prese una pausa, ripensando alla melodia che aveva appena improvvisato, ancora indeciso se ritenersene soddisfatto o no. Era forse troppo mesta, troppo semplice nella sua malinconia, per poter essere apprezzata da qualcun altro che non si trovava in balia di pensieri oscuri come i suoi.
Stava continuando a suonare da quando era rientrato al B&B da solo, almeno due ore prima; quando lui e Caterina si erano allontanati dal bar non aveva atteso oltre prima di decidere di recuperare le sue cose lasciate sotto uno degli ombrelloni occupati dal loro gruppo, e avviarsi al molto dove aveva preso il traghetto per San Nicola. Non si era preoccupato nemmeno di dare troppe spiegazioni al resto del gruppo: aveva semplicemente detto di non sentirsi molto bene e di preferire andare a riposarsi nella camera dell’ostello, senza aggiungere altri dettagli.
Ora, da solo ed intento unicamente a passare il tempo suonando la sua chitarra, con mesto trasporto, cominciava a sentire vagamente la mancanza della spiaggia. Erano le tre del pomeriggio, e con il bel tempo che c’era avrebbe fatto meglio a godersi quegli ultimi giorni di vacanza, con il sole a bruciargli la pelle e rinfrescandosi nelle acque limpide delle isole. Dubitava, però, che nel rimanere là le cose – e il suo umore- sarebbero migliorate nel corso della giornata.
Tornò a osservare la chitarra un attimo dopo, deciso a non pensare a nulla che non fosse la musica. La settimana dopo sarebbe dovuto tornare a lavorare, e sebbene inaspettata, quella era un’ottima occasione per esercitarsi un po’. Cercò di ricordare quali canzoni ci fossero in palinsesto per le prossime serate: pur non avendo alcuno spartito con sé, di qualcuna aveva imparato abbastanza bene le note prima della partenza per la Puglia. Tentò di fare mente locale, concentrandosi meglio che poteva nel riportare alla mente almeno una delle tante canzoni.
-I’ve been looking so long at these pictures of you that I almost believe they’re real, I’ve been living so long with my pictures of you that I almost believe that the pictures are all I can feel-.[1]
Iniziò a cantare piano, sperando di ricordare bene a sufficienza il testo e di non perdere il ritmo delle note. Corrugò la fronte in un momento di indecisione, ripetendosi tra sé e sé che era solo un momento di esercizio: non c’era alcun bisogno della perfezione, non in quel momento in cui era da solo, ascoltato unicamente da se stesso.
-Screamed at the sky, and you finally found all your courage to let it all go … -.
La voce e le parole di Pictures of you gli morirono in gola non appena ebbe l’impressione di sentire la porta della camera aprirsi. Non l’aveva chiusa a chiave, ricordò in un attimo, e non poteva quindi sorprendersi che qualcuno potesse essere rientrato.
Attese, in quei secondi mentre si richiudeva la porta, di scoprire chi fosse l’altra o le altre persone ora presenti: sperò ardentemente che si trattasse di Alberto o Gabriele, o magari entrambi. Le sue speranze vennero tradite non appena mise a fuoco la figura alta di Pietro, un’espressione tesa e rabbuiata dipinta in volto.
Esattamente come lui, fermo immobile e la sensazione di essersi appena ritrovato in trappola senza alcuna via di fuga, anche Pietro non si mosse per diversi secondi. Per un attimo Alessio lo trovò quasi comico, il modo in cui entrambi si stavano ritrovando l’uno di fronte all’altro in silenzio, senza accennare a voler dire qualcosa, ma nemmeno distogliendosi gli occhi di dosso.
Dopo quelli che gli parvero attimi interminabilmente lunghi, Pietro scrollò le spalle, finalmente iniziando a parlare:
-Alberto e Gabriele torneranno tra un po’, hanno preferito rimanersene un po’ di più in spiaggia- mormorò visibilmente teso, lasciandosi scivolare dalla spalla la sacca che conteneva le sue cose per il mare. Alessio si ritrovò ad annuire pur non essendo particolarmente interessato a quando sarebbero tornati gli altri; si era aspettato invece che Pietro desse qualche spiegazione sul suo ritorno anticipato, ma non fu così. Non aggiunse altro, limitandosi invece ad inginocchiarsi davanti al suo zaino per tirare fuori gli asciugamani usati, pronti per essere stesi al sole sulla terrazza ad asciugarsi.
-Va bene- mormorò Alessio, tentato di chiedergli che ci facesse lui lì. Era venuto per affrontarlo? Si era forse accorto del suo evitarlo? O era tornato lì semplicemente perché si era stancato di restarsene in spiaggia, pur perdendosi praticamente un intero pomeriggio che avrebbe potuto passare sotto il sole?
Si alzò di scatto dal materasso, appoggiando con cura la chitarra a terra contro il muro accanto al comodino: doveva far qualcosa, pur di spezzare quell’assurda atmosfera immobile e tesa, qualsiasi cosa che lo facesse sentire meno inquieto. Afferrò il cellulare che aveva tenuto appoggiato sul comodino fino a quel momento, dando le spalle a Pietro e facendo finta di controllare qualche messaggio; voltato di schiena, sentiva lo sguardo dell’altro su di sé.
-Non sapevo fossi qua anche tu, comunque- la voce di Pietro giunse chiara alle orecchie di Alessio, che si voltò piano verso l’altro – A dire il vero, è tutto il giorno che mi chiedevo dove fossi finito-.
-Ho preferito camminare stamattina- Alessio lo disse a mezza voce, quasi temendo di lasciar trasparire quale era stato il vero intento del suo isolarsi – E poi non sono stato bene. Ho preferito tornare qui-.
Non sapeva che fare, non con gli occhi scuri di Pietro puntati addosso, con lui davanti a sé a pochi metri: si sentiva terribilmente in soggezione, tenuto immobile da quelle iridi nere.
Pietro si limitò ad annuire, nonostante sembrasse tutt’altro che convinto. Glielo leggeva in faccia, così come nei gesti veloci e bruschi con cui aveva posato gli asciugamani da parte, tornando dritto in piedi con aria vagamente intimidatoria.
Sotto quello sguardo, Alessio sentì unicamente l’impulso di scappare altrove, il più distante possibile.
-Toglimi una curiosità- iniziò Pietro, incrociando le braccia contro il petto – Hai un problema con me?-.
Alessio alzò le sopracciglia, facendo finta di non capire:
-Cosa?-.
Pietro lo fissò ancora, impassibile e ostinato:
-È da ieri che nemmeno mi guardi- continuò, per nulla esitante – Quindi te lo chiedo di nuovo: c’è qualche problema?-.
Alessio lasciò perdere il fingere di non capire dove volesse andare a parare. L’unica cosa che gli interessava ora era eludere quella domanda con una qualsiasi scusa.
-Credo che andrò un attimo fuori a prendere un po’ d’aria fresca, ho una nausea atroce-.
Si era reso conto di non essere suonato affatto credibile, ma se ne fregò di nuovo: avrebbe raggiunto la porta della camera e sarebbe uscito, a qualsiasi costo.
Fece appena in tempo ad accennare un solo passo, quando si accorse, con la coda dell’occhio, del repentino scatto di Pietro: in pochi veloci passi aveva aggirato il letto, per arrivare davanti a lui. Alessio si ritrovò ad indietreggiare istintivamente, finendo inevitabilmente con la schiena al muro, finendo bloccato tra quello e Pietro, ormai di fronte a lui a meno di un metro. Nella confusione più totale, non aveva la minima idea di che sarebbe potuto succedere da quel momento in poi.
-Vuoi smetterla di evitarmi e parlarmi? Non puoi sempre scappare senza neanche cercare di chiarire- Pietro gli sibilò addosso, senza più cercare di nascondere la propria irritazione – Ancora non so leggerti il pensiero. Non so cosa ti passi per la testa se tu non me lo dici-.
Alessio, con gli occhi rivolti altrove, lo percepì fin troppo vicino al suo viso; si ostinò comunque a puntare lo sguardo da qualsiasi altra parte che non fosse il volto di Pietro.
Non provò nemmeno a negare il fatto che lo avesse ignorato fino a quel momento, e che avrebbe continuato a farlo fino a quando non sarebbe stato in grado di pensare ad altro: sarebbe stato stupido farlo, soprattutto in quel momento in cui Pietro gli sembrava piuttosto irritato e fin troppo vicino a sé.
-Non credi di dovermi qualche spiegazione?- parlò ancora lui, continuando ad insistere – Perché è evidente che è successo qualcosa con me-.
A quelle parole Alessio si voltò di scatto, guardandolo di stucco. Era piuttosto ironico come, agli occhi di Pietro, fosse colpa sua la situazione che si era creata, come se fosse stato lui a prolungare troppo un bacio che di per sé non ci sarebbe mai dovuto essere.
-E lo chiedi a me?- sbottò, rosso in viso per il nervoso – Sei tu che ieri sera mi hai baciato come se non fossimo davanti a tutti gli altri a fare un gioco idiota. Sembrava quasi che … -.
Si mise a tacere subito, prima di lasciarsi sfuggire troppi dettagli.
“Sembrava quasi che lo desiderassi e che non fosse qualcosa che non avresti voluto”.
Pietro lo guardò aggrottando la fronte, d’un tratto perdendo tutta la sicurezza con cui gli si era rivolto fino a quel momento:
-È per quello?- gli chiese ancora, scuotendo il capo incredulo – Eppure non mi parli da prima che succedesse-.
Quello Alessio non poteva negarlo, e per un attimo si sentì preso contropiede dal fatto che Pietro fosse stato così attento ai dettagli. Era evidente che, nonostante le apparenze, avesse intuito molto più di quel che Alessio credeva.
Prese un sospiro profondo: dubitava che quella situazione si sarebbe mai sciolta da quello stallo in cui si trovavano, non senza parlare. Pietro lo stava ancora guardando in attesa, insistentemente, e anche se non l’aveva detto a voce Alessio sapeva che non l’avrebbe lasciato andare facilmente.
Chiuse gli occhi, frustrato all’idea di dover vuotare il sacco. Si era ritrovato pronto a ignorare il dubbio martellante che l’aveva perseguitato negli ultimi due giorni, ma non aveva tenuto conto di Pietro, né della sua apparente sete di risposte che lui, invece, preferiva non conoscere.
-Ti piaccio?-.
Si pentì nell’immediato di averglielo chiesto, e soprattutto di averlo fatto in quel modo a tratti asettico, con voce atona e a malapena udibile. Nel momento stesso in cui vide Pietro irrigidirsi, e gli occhi scuri farsi disorientati, si dette dello stupido. Avrebbe voluto tornare indietro nel tempo, cancellare ciò che gli era appena uscito dalla bocca, fare finta che non fosse mai successo.
-Cosa?- gracchiò Pietro. Sembrava che i ruoli si fossero improvvisamente scambiati, e che fosse lui, ora, ad essere con le spalle contro il muro.
Alessio sospirò ancora pesantemente:
-Hai capito-.
-No, io … - iniziò piccato Pietro, vagamente arrossito, interrompendosi per qualche secondo di cupo silenzio – Cosa te lo fa credere?-.
-Certe cose- mormorò Alessio, abbassando lo sguardo in imbarazzo – Certi gesti. Ho la sensazione che ci sia qualcos’altro-.
-Qualcos’altro del tipo?- insistette Pietro, esitante.
Alessio si sentì sull’orlo dell’esasperazione più profonda:
-Hai capito che intendo!-.
Avevano preso a parlare piano, come a non voler farsi sentire da qualcun altro, come se quelle stesse parole facessero talmente male da non poter essere pronunciate ad alta voce.
Pietro lo guardò gravemente per diversi secondi, in uno sguardo enigmatico che fece supporre ad Alessio che non stava dicendo nemmeno la metà delle cose che gli stavano passando per la mente in quel momento.
-Ti ho già risposto- mormorò infine, con fare sconfitto.
-E sei stato sincero?-.
Quella domanda spaventò Alessio ancor più di quella che aveva fatto partire quella conversazione senza né capo né coda. Forse, si ritrovò a pensare, avrebbe fatto meglio a cullarsi nell’illusione che Pietro fosse stato effettivamente onesto, senza dover andare più a fondo nella vicenda.
-Anche se non lo fossi stato, cosa cambierebbe tra me e te?-.
Pietro sembrava aver soppesato quelle parole per millenni prima di pronunciarle: aveva cercato di dare una parvenza calma alla sua voce, ma non era riuscito a controllare del tutto la nota esitante di cui quelle parole erano impregnate. Alessio si ritrovò a sollevare il capo di scatto, per la prima volta dopo diversi minuti. Riusciva a rispecchiarsi negli occhi neri ed immobili di Pietro, leggendovi dentro quella insicurezza mascherata che aveva percepito anche nelle sue parole.
-Stai scherzando, vero?- si lasciò andare a quella domanda retorica con fervore – Hai idea di come sarebbe dover vivere nello stesso posto con qualcuno che so provare qualcosa per me e che non ricambio? O che deve ancora fare coming out? Sempre se non ti consideri un etero semplicemente curioso di sapere cosa si prova a stare con un altro ragazzo-.
Pietro continuava a guardarlo con occhi sempre più straniti, disorientati, ma ciò non fermò Alessio.
-Cambierebbe tutto-.
Sapeva che, in quel momento, Pietro non avrebbe cercato di fermarlo se avesse tentato di sgusciare via. Fu esattamente ciò che fece: approfittò del suo immobilismo per sottrarsi allo spazio ristretto in cui era rimasto fino a quel momento, senza sapere nemmeno dove i suoi stessi piedi lo stessero guidando, lasciandosi alle spalle la figura ancora inerme di Pietro.
Seppe solamente di essere uscito dalla stanza in pochi passi, il più velocemente possibile, e pentendosene subito dopo. Alessio si lasciò scivolare lungo la parete liscia del corridoio deserto, respirando a fatica per il ritmo accelerato del suo cuore.
 
*
 
La brezza leggera che si era alzata scostava leggermente i capelli di Pietro dal viso, ormai fin troppo lunghi e spettinati. Steso sulla sdraio, abbandonato al tepore del sole e lasciandosi cullare dallo scrosciare ritmico delle onde contro la riva, non era la malinconia per la fine di quella vacanza quella che sentiva attanagliarlo da quella mattina. Ritornarsene a casa, al lavoro part-time che gli serviva per guadagnare qualcosa in vista dell’università, il ritorno alla solita vita, non lo preoccupava più di tanto, non quanto l’idea di tornare quando la conversazione con Alessio era ancora in sospeso – nella maniera peggiore possibile.
Era da solo, sotto uno dei due ombrelloni prenotati: Nicola, Caterina, Filippo e Giulia dovevano essere da qualche pare in mare, a nuotare ancora un po’ prima di tornare per l’ora di pranzo. Per quanto ne sapeva su Gabriele, Alberto e Valerio, dovevano essersi allontanati per un’ultima passeggiata tra le zone boschive dell’isola. Aveva rifiutato il loro invito, perché benché una passeggiata nella pineta potesse essere una buona occasione di distrazione, cercare di intercettare Alessio – dovunque fosse in quella maledetta spiaggia- in quel momento era più importante.
Lo scorse qualche secondo dopo: se ne stava seduto, sulla zona della battigia, solitario sotto il sole. Non era nemmeno poi così tanto distante da lui – di sicuro meno del giorno prima, quando senza nemmeno aspettarselo lo aveva trovato già in camera, dopo averlo perso di vista per tutta la mattinata.
Gli tenne gli occhi addosso, sebbene Alessio gli desse le spalle: non poteva studiarne l’espressione, ma solo la rigida postura che stava mantenendo, quasi non riuscisse a rilassarsi nemmeno lì da solo. Forse si immaginava che da un momento all’altro Pietro lo avrebbe raggiunto per parlargli di nuovo.
“È quel che dovrei fare”.
Si era rifiutato di avvicinarsi a lui per il resto della giornata, il giorno prima, troppo impaurito di replicare quella loro conversazione che, se possibile, l’aveva solo mandato ancor più in confusione.
A ripensarci, Pietro si sentì di nuovo un idiota. Era stata una situazione talmente assurda, quasi surreale, e a poco era servito passare il resto del pomeriggio e la serata che era seguita cercando di pensare ad altro. Le parole di Alessio avevano sostituito la litania rappresentata da quelle di Filippo e Alberto, ed in modo decisamente più tagliente.
Forse aveva sottovalutato il bacio che c’era stato tra loro, riducendolo ad un incidente di percorso di cui poteva facilmente dimenticarsi. Per Alessio non sembrava essere così – e per quanto gli fosse difficile ammetterlo, e per quanto cercasse di non pensarci, in fondo valeva lo stesso per lui.
Pietro sospirò a fondo, staccando per qualche attimo gli occhi dalla direzione di Alessio: non sapeva cosa esattamente avrebbe fatto bene a dirgli, se si fosse alzato da quella sdraio per andare da lui, e non sapeva nemmeno cosa aspettarsi dal suo fronte. Aveva una paura enorme di replicare la conversazione che avevano avuto il giorno precedente, ma l’alternativa di continuare ad ignorarsi lo terrorizzava ancor di più: ricordi dei mesi che avevano passato distanti, senza parlarsi, tornarono vivi a riempirgli la mente. Non poteva permettersi di ripetere la cosa, non quando già dal giorno dopo quella vacanza sarebbe stata solo un ricordo estivo, ma tacere su quella questione incerta sarebbe rimasto un errore difficile da sottovalutare. 
Si mise in piedi lentamente, lanciando ad Alessio un’ultima occhiata prima di avviarsi nella sua direzione. Cercò di liberare la mente dai dubbi e dalle incertezze, sperando di ostentare invece una parvenza di calma e di sicurezza che sarebbe stata decisamente più utile per ciò che lo aspettava.
Alessio non si accorse di lui fino a quando Pietro non gli arrivò accanto, rimanendo in piedi: lo vide girarsi dopo qualche secondo, forse sentendosi troppo osservato da vicino, lanciandogli un’occhiata sorpresa. Tenne gli occhi sgranati per qualche secondo, e Pietro gli lesse in quell’espressione stupita tutto il timore che lo investì in quel momento.
-Posso sedermi?- gli chiese comunque. Alessio alzò un po’ di più lo sguardo verso di lui, probabilmente soppesando quella sua domanda. Passarono alcuni secondi prima che Pietro lo osservasse annuire, in silenzio.
Si lasciò sedere adagio sulla sabbia appena inumidita dall’acqua del mare arrivata sulla battigia; si sentì nervoso, senza una vera idea da dove partire a parlare.
-Forse dovremmo … - iniziò, prima di interrompersi brevemente, mordicchiandosi il labbro inferiore con ansia – Dovremmo cercare di parlare con più calma. È stato solo tutto un equivoco, te lo assicuro-.
-Sei sicuro di volerne parlare ancora?- Alessio lo interruppe, voltandosi appena verso di lui. Non sembrava né arrabbiato né ostile, ma riluttante. Pietro immaginò che, se non fosse stato lui a prendere quella iniziativa, di certo non lo avrebbe fatto Alessio.
-Abbiamo già avuto abbastanza incomprensioni nell’ultimo anno- riprese a parlare, cercando di apparire più calmo – Non voglio ripetere l’esperienza per una cosa così stupida-.
Sospirò ancora, prima di aggiungere a mezza voce:
-Sei mio amico, tutto qui-.
Alessio lo guardò a lungo, per secondi che a Pietro parvero infiniti, con fare enigmatico.
-Davvero non è cambiato nulla?-.
Pietro rimase in silenzio a ricambiare il suo sguardo, d’un tratto dubbioso. Era davvero così importante dover parlare di quel bacio che non era dipeso da nessuno di loro due?
Era così necessario pensarci ancora, dover ritornarvi con la memoria ogni volta?
Era stato solo un bacio di neanche un minuto, nulla che si sarebbe mai ripetuto, pensò Pietro. Non riusciva a capire fino in fondo da dove venisse tutta la preoccupazione che sembrava animare Alessio, nemmeno cercando di mettersi nei suoi panni.
-No, non direi- mormorò infine – Perché diavolo lo hai pensato?-.
Alessio scrollò le spalle, evidentemente a disagio:
-Perché … - iniziò a dire incerto, prima di interrompersi e scuotere il capo – Solo una sensazione-.
-Forse ti sei lasciato influenzare-.
Pietro lo osservò aprire la bocca come per dire qualcosa, ma da Alessio non arrivò alcun suono. La richiuse senza dire nulla, scostando lo sguardo altrove e lontano da lui.
-Senti, mi piacciono le ragazze- Pietro sospirò a fondo, altrettanto in imbarazzo – Dovrebbe essere una rassicurazione sufficiente, no? Voglio dire, finora sono sempre stato solo con ragazze-.
Risentendosi dire quelle parole, ebbe la brutta sensazione di averle dette quasi in un atto di autoconvincimento.
“Forse è per quello che non voglio ripensare a quel bacio”.
Pietro si morse di nuovo il labbro inferiore, lasciandosi andare ai ricordi per la prima volta da quando era successo. Si sorprese di ricordare con perfetta lucidità il momento in cui si era sporto per baciare Alessio, così come l’insieme di sensazioni che aveva provato.
Era stato strano, nuovo, ma si rese conto di non provare repulsione nel ripensarci. Non voleva dire nulla, in fin dei conti: era stato solo un bacio, simile a qualsiasi altro che aveva dato, con la sola differenza che era un profumo maschile quello che aveva inspirato nella vicinanza di quel contatto intimo.
Non era nulla di strano, si ripeté ancora, nulla di strano.
Quando Alessio tornò a voltarsi verso di lui, lo vide alzare un sopracciglio:
-Finora?- ripeté, confuso.
Pietro alzò le spalle, consapevole di essere arrossito:
-Non si può mai escludere nulla, giusto?- disse, cercando di apparire sereno, quasi ironico. Tutto ciò che ricevette in risposta fu lo sguardo più scettico possibile che Alessio gli avesse mai lanciato.
-Beh, anche tu prima di renderti conto di chi ti piacesse magari pensavi ti interessassero solo le ragazze- si giustificò Pietro, impacciato. Alessio rimase in silenzio anche in quel momento, meno teso ma ugualmente senza dare l’impressione di essere del tutto convinto. Si lasciò andare ad un sospiro profondo, come se fino a quel momento avesse trattenuto il fiato.
-Levami una curiosità, però- Pietro parlò ancora, esitante – Come mai eri così ostile alla possibilità che potessi essermi preso una sbandata per te?-.
Non aveva idea di cosa potersi aspettare da Alessio e dalla sua risposta, ed in parte si pentì di avergliela posta. Era qualcosa che si era domandato spesso, nell’arco delle ultime dodici ore, senza riuscire a rispondere a quel suo stesso quesito.
Alessio lo guardò con quella che a Pietro sembrò quasi malinconia:
-Sarebbe complicato- mormorò a mezza voce – Troppo. Per tante cose diverse-.
Pietro non rispose, consapevole che, a quel punto, era meglio lasciare andare. Ebbe solo l’impressione che, pian piano, le cose si sarebbero rimesse in sesto da sole, dopo quella conversazione – e che il ricordo di quel bacio sarebbe stato sempre più distante, insieme a tutte le implicazioni, le domande e le sensazioni che vi circolavano intorno.
 
*
 
L’aria fresca della serata accarezzò la pelle scoperta della schiena di Caterina; si ritrovò a rabbrividire brevemente, mentre ascoltava in lontananza l’infrangersi delle onde a riva.
Aveva appena finito di caricare i propri bagagli sull’auto di Filippo, proprio nel momento in cui la luce del sole si faceva più rossa e cominciava a mescolarsi con le venature bluastre del calar della sera. Quel pomeriggio, dopo aver passato le ultime ore mattutine a San Domino, non aveva fatto altro che sistemare la stanza del B&B, cercando di rintracciare ogni cosa da riporre in valigia; inevitabilmente, durante quei preparativi, un senso di malinconia aveva cominciato ad attanagliarla, aumentando immancabilmente nel preciso istante in cui aveva riposto la valigia e lo zaino nell’auto. Il segno tangibile del ritorno alla vita di sempre.
Caterina sospirò profondamente, sentendo la malinconia crescerle dentro. Erano rimasti lì solo una settimana, ma già sapeva che avrebbe provato mancanza di quel posto. Le sarebbero mancate tutte le mille piccole abitudini nate in quel breve periodo passato lì, i ricordi che erano innegabilmente legati a quei luoghi. Il ritorno a casa le sembrava solo amaro, in quel momento.
Si scostò i capelli dal viso, mentre si rimetteva dritta, controllando che la valigia fosse a posto nel bagagliaio. Fece per girarsi, decisa a tornare all’interno del B&B per controllare a che punto fossero i preparativi degli altri, quando sentì due mani cingerle piano i fianchi e il volto di qualcuno poggiarsi sulla sua spalla.
-Ti stavo cercando-.
Caterina sorrise, senza nemmeno girarsi per dover riconoscere Nicola – le bastava la sua voce e il suo profumo, per capire che fosse lui.
-Anche se devo dire, perfezionista come sei, che non avevi molti dubbi fossi già qui a mettere a posto la tua roba- disse ancora lui, con un velo d’ironia.
Caterina si girò, voltandosi finalmente per vedere in faccia l’altro, e notando alle sue spalle la sua valigia già pronta e poggiata a terra:
-Mi pare che nemmeno tu sia troppo indietro con i preparativi-.
-Diciamo che perlomeno non sono lento come Gabriele, che probabilmente sta calcolando l’angolazione perfetta con cui piegare ogni maglietta- replicò lui, sorridendo e stringendo di più Caterina a sé, che rise piano a sua volta – Contenta di tornare a casa?-.
Nicola le passò una mano tra i ricci, attenuando appena l’aria vivace ad allegra che Caterina aveva notato appena era arrivato; sembrava quasi essere stato influenzato dalla malinconia di lei, resa più evidente da un sospiro profondo.
-Tu lo sei?- ribatté Caterina, rigirandogli la domanda. Nicola sembrò pensarci su, indirizzando per pochi attimi lo sguardo altrove, oltre le spalle di lei, prima di rispondere:
-Non proprio, ma abbiamo sempre saputo che prima o poi saremmo dovuti tornare alla vita di tutti i giorni- le rispose con ovvia tranquillità – Ma a questo posto saranno sempre legati bei ricordi. Siamo stati bene qui, davvero bene-.
Le parole che Caterina avrebbe voluto dire in quel momento morirono sulle labbra di Nicola, avvicinatosi a lei in pochi secondi abbastanza per baciarla, senza lasciarle possibilità di replica.
-Sicuro di stare bene? Questo tuo lato romantico mi sorprende- solo dopo essersi staccata di poco dalle labbra di Nicola Caterina riuscì a mormorare quelle parole, tenendo appoggiata la propria fronte a quella dell’altro. L’unica risposta che ricevette fu una risata sommessa di Nicola.
Si sentì più serena, in quel momento, al pensiero della partenza. In fin dei conti, quel che era successo in quei giorni tra loro sarebbe rimasto anche una volta tornati.
Finiva quella parentesi estiva per ritornare alla realtà di sempre, con qualche consapevolezza in più che non sarebbe rimasta solo un ricordo.
 
Closing time
Every new beginning comes

from some other beginning's end
(Semisonic - Closing Time")*




 
[1] The Cure - "Pictures of you"
*il copyright della canzone appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori
NOTE DELLE AUTRICI
Dopo un weekend caotico e ad alta velocità per gli abitanti di Monza (sì, siamo grandi appassionate di Formula 1), arriviamo finalmente alla fine di questa vacanza pugliese altrettanto caotica.
Il clima lasciato dal gioco "obbligo o verità" è particolarmente teso. Caterina sembra aver intuito tutto ciò, pur non riuscendo a far parlare Alessio, anche se alla fine attraverso i suoi pensieri siamo riusciti a conoscere cosa lo turba così tanto, e i motivi per cui, secondo lui, sarebbe un disastro se Pietro provasse sentimenti romantici nei suoi confronti.
Pietro, d'altra parte, per quanto abbia avuto voglia di far parlare Alessio, non sembra altrettanto intenzionato a voler riflettere troppo sulla sua sessualità, sui suoi sentimenti, finendo per rimandare, di conseguenza, il momento in cui dovrà  invece fare i conti con se stesso. Prima o poi dovrà affrontare questo aspetto della propria personalità, ma quando arriverà  questo momento? Lo scopriremo nel corso dei prossimi capitoli!
Nel frattempo, come anticipato, è giunto il momento di chiudere il "capitolo vacanza" e tornare alla vita quotidiana. Nuove avventure ed esperienze attendono i nostri protagonisti, ma non tutte saranno positive. Possiamo solo dire: godetevi il prossimo capitolo, perchè da lì in poi sarà una lenta discesa nel dolore!:)
Ci rivediamo mercoledì 23 settembre con un nuovo capitolo!
Kiara & Greyjoy

 
   
 
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