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Autore: Signorina Granger    18/09/2020    14 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
In un mondo dove il Ministro della Magia detiene un potere quasi assoluto e la sua carica è ereditaria, i Cavendish e i Saint-Clair, La Rosa Bianca e La Rosa Rossa, rappresentano le famiglie più potenti della società magica e per questo sono in competizione e conflitto quasi perenne. La faida durata secoli raggiunge uno stallo solo quando, nel 1865, George Cavendish, futuro Ministro, sposa una Saint-Clair, ma i conflitti si riaccendono pochi decenni dopo, quando nel 1900 egli disereda il suo unico figlio per motivi sconosciuti e nomina suo erede Rodulphus Saint-Clair, scatenando le ire della famiglia.
Dieci anni dopo Rodulphus viene rinvenuto morto per un apparente - ma inscenato - suicidio. La sua famiglia punta il dito contro i Cavendish: la guerra delle due rose è aperta.
Genere: Introspettivo, Noir, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Prima di iniziare, vorrei ringraziare tutte voi per aver provato a partecipare e per avermi mandato un mucchio di schede interessanti.
Come ormai sono solita fare da alcuni anni, per dare la possibilità a più persone possibili di partecipare ho scelto un solo OC per autrice – eccetto per una singola eccezione – e anche così facendo qualcuno è rimasto escluso, visto che non volevo scegliere più di una decina di OC: come sempre chiedo a queste persone di non prenderla sul personale, se volete parlarne con me siete le benvenute, io non mi tiro mai indietro davanti ad un confronto educato. Semplicemente alcuni personaggi erano più complessi e più elaborati di altri, o anche solo più adatti alla storia per il loro temperamento. Inoltre, quella di non scegliere tanti personaggi è più che altro nell’interesse stesso di voi autrici, visto che poi riesco più facilmente a gestire gli OC e ad approfondirli meglio: non vorrei correre il rischio di non dare giustizia ad alcuni di loro nel corso della storia avendone troppi da gestire e in particolare qui ci sono anche i loro genitori ad occupare parte della trama. Spero che nessuno se la prenda, in caso dovessi riaprire le iscrizioni in futuro di sicuro prenderò in considerazione gli OC che qui non sono stati scelti.
Terminati i preamboli, vi lascio al primo capitolo – sarà breve e mi scuso, ma ho appena dato un esame che ha occupato due mesi della mia vita e sono un po’ esaurita, e non volevo farvi aspettare troppo – e alla lista degli OC scelti, tanto so benissimo che prima di leggere il capitolo andrete a curiosare lì.  :P

 
Capitolo 1 – Il funerale
 
 
Edward Cavendish era in piedi davanti allo specchio a figura intera davanti al quale vedeva sua moglie sistemarsi prima di uscire ormai da anni. Quella mattina, tuttavia, quello che tardava a prepararsi era lui: stava cercando di allacciare la sua costosissima cravatta di seta blu notte in un nodo Eldredge accettabile da quasi cinque minuti, ma senza successo.
Una smorfia attraversò il bel volto dell’uomo – coperto da un leggero strato di barba di due giorni non rasata – nel ricordare quando, venticinque anni prima, suo padre lo aveva costretto a provare e riprovare per un pomeriggio intero a fare un perfetto nodo di quello stesso tipo, caratterizzato da un intreccio molto particolare non facilissimo da effettuare.
“Questo è il nodo dei gran signori”, diceva sempre suo padre. Edward poteva ancora vederlo legarsi la cravatta in quel modo ogni mattina, prima di andare al Ministero.
 
“Serve una mano?”
Al mago non occorse voltarsi per sapere che era stata sua moglie a parlare: Estelle apparve nel riflesso dello specchio un attimo dopo, sorridente e perfetta come sempre. Indossava un semplice abito nero, guanti dello stesso colore lunghi fin sopra i gomiti e una stola a coprirle le spalle.
 
“Anche due.”
“Puoi sempre chiedere ad un Elfo.”     Estelle aggrottò leggermente la fronte mentre su avvicinava al marito, che per tutta risposta sbuffò mentre la moglie gli allontanava le mani dalla cravatta, iniziando ad intrecciarne i lembi personalmente.
“Detesto farmi vestire, non sono una bambola, e neanche un bambino.”
“Fatto. Sei perfetto tesoro.”
Estelle sorrise dolcemente al marito e sollevò una mano per accarezzargli una guancia dopo avergli sistemato il colletto della camicia bianca, mormorando che sarebbe andato tutto bene e che non doveva preoccuparsi di nulla, quel giorno.
“Grazie per aver pensato al funerale. Io non ne ero in grado.”
“I coniugi servono a questo, a sostenersi nei momenti di difficoltà. I ragazzi sono di sotto, sarà meglio andare.”
Edward annuì con un debole sospiro e prese il braccio della moglie con delicatezza, prendendosi un attimo per lasciarle un bacio su una tempia prima di uscire dalla stanza insieme a lei.
 
*
 
Un piccolo scoiattolo dal pelo fulvo stava annusando il guscio vuoto di una noce caduta sul prato quando un rumore improvviso lo spaventò, portando l’animale a correre verso l’albero più vicino per rifugiarvisi.
Il sonoro schioppo che aveva spaventato il roditore era stato provocato da una donna vestita di nero che era appena apparsa dietro un albero. La strega si guardò brevemente intorno e poi, sistemandosi il colletto dell’elegante giacca a mantella nera con le mani guantate, si allontanò dal prato per raggiungere il viottolo del parco più vicino, scavalcando con nonchalance la recinzione di ferro battuto – alta appena una ventina di centimetri – che circondava ogni stradina dei giardini di Kensington.
Amava quel luogo fin da bambina, ma quel giorno non era lì per una passeggiata di piacere o per dare da mangiare alle oche.
 
Non fu difficile individuare la donna che, seduta su una panchina, osservava in silenzio i bambini correre e giovani madri – o tate – spingere i passeggini.
Quando la vide la donna si alzò in piedi, avvicinandolesi con disinvoltura fino ad affiancarla, iniziando a camminarle accanto.
 
“Volevate vedermi, zia?”
“Sì cara. Temo che tra qualche tempo i nostri incontri saranno resi più difficili. Come state, a casa?”
Gwendoline prese la nipote sottobraccio senza smettere di camminare e Amethyst, voltando leggermente il capo verso di lei, aggrottò la fronte:
“Ve lo devo chiedere io… Mi dispiace molto per lo zio. Era un grand’uomo.”
“George lo era senz’altro. Sai che cosa mi ha detto, alla fine? Mi ha chiesto di capire chi ha ucciso tuo fratello. George era convinto che non si fosse suicidato fin da quanto abbiamo saputo la notizia.”
“Beh, poi è stato confermato, quindi lo zio aveva ragione… Aveva un’idea su chi possa essere stato, zia?”
“Forse. Ma non si è mai confidato molto a riguardo neanche con me, Amiee. Mi ha detto anche di non fidarmi di nessuno, neanche della mia famiglia.”
 
Amethyst aprì la bocca, scandalizzata, per difendere se stessa, suo fratello Theseus e i suoi nipoti, ma Gwendoline le rivolse un lieve sorriso carico d’affetto, affrettandosi a rassicurarla:
 
“Non preoccuparti, sai che sei sempre stata la mia preferita. Mi somigli più di tutti. Più di mio figlio, in effetti. Non potrei mai sospettare di te, so quanto amavi Rod.”
Gwendoline parve rabbuiarsi, ma fu solo per un istante, poi la sua espressione tornò impassibile e riprese a parlare:
“Voi tutti siete convinti che sia stato qualcuno dei Cavendish ad uccidere Rod.”
“E chi altro dovrebbe averlo voluto morto, zia? Scusate se mi permetto, ma sapete meglio di me quanta rabbia ha scatenato la decisione dello zio, dodici anni fa. E Rod era molto amato, come Ministro, non mi risulta che avesse altri nemici, oltre ai Cavendish.”
“Lo so bene. Ma mi rifiuto di credere che possa essere stato Edward. Non è un uomo meschino, Amie. Non a tal punto, almeno.”
“Posso volervi credere, zia, ma non c’è solo Edward nella vostra famiglia.”
 
“Famiglia… Cosa devo intendere quando parlo della mia famiglia, Amie? I Saint-Clair sono la mia famiglia di nascita, e amavo tuo padre tanto quanto tu amavi Rod, credimi. Voglio bene a te e a Theseus, e anche a tutti i vostri figli… Ma Edward è mio figlio, e i suoi figli i miei nipoti. Mi ritrovo con il piede in due scarpe, cara, la mia posizione sarà sempre più difficile, temo. Ad ogni modo, è ora di andare, la funzione inizierà a breve.”
“Volete che venga con voi? John e i ragazzi possono andare da soli.”
Gwendoline si fermò e la nipote le rivolse un’occhiata apprensiva, chiedendosi sinceramente come stesse e consapevole di quanto dovesse essere difficile, per la donna, quella situazione.
L’anziana strega però scosse il capo, gli occhi azzurri decisi e totalmente privi di tristezza, anche se stava andando a seppellire suo marito.
 
“No, meglio evitare di arrivare al funerale insieme. Tutti sanno che sono imparentata con voi, ma forse oggi è meglio non sottolinearlo. A dopo, Amiee.”
Amethyst salutò la zia con un debole sorriso e la guardò allontanarsi senza seguirla, probabilmente diretta in un posto appartato per Smaterializzarsi.
Dal canto suo, la strega non moriva dalla voglia di presenziare al funerale: era certa che la loro presenza avrebbe solo fatto infuriare i Cavendish, ma Theseus aveva insistito, ribadendo che George si era sempre comportato bene con loro e che teneva ad andare al suo funerale.
“E non saranno certo quei due ad impedirmi di prendervi parte. Non mi faccio dire che cosa fare dai Cavendish.”
 
Amethyst sospirò, poi, approfittando del fatto che il sentiero era deserto, si Smaterializzò.
Aveva la sensazione che sarebbe stata una giornata lunga. E un funerale tutt’altro che tranquillo.
 
*
 
“Phobos, lo dirò una sola volta, UNA. Ridammelo.”
Elizabeth-Rose, inginocchiata sul pavimento della sua camera, teneva gli occhi grigio-azzurri fissi sulla volpe, che ricambiava con i suoi occhi ambrati mentre teneva con impertinenza un guanto nero tra i denti.
Un guanto che serviva alla padrona per finire di prepararsi e uscire.
 
“Phobos. Dammelo.”  La strega allungò una mano, sempre più impaziente: non aveva altri guanti neri da mettere per il funerale, visto quanto la sua amata volpe si divertiva a rubarglieli. E non aveva nessuna voglia di sorbirsi la predica da sua madre per averli fatti tardare ad un’occasione così importante.
“Sei proprio una peste! Accio!”
 
Rinunciando all’idea di ottenere il suo guanto con l’educazione, la ragazza appellò direttamente la volpe, che guaì mentre planava tra le braccia della padrona, che afferrò il guanto per strapparglielo dalla bocca.
“Per l’amor del cielo Phobos, mollalo, mi serve! Guarda che ti trasformo in un cane, sai?”
 
La minaccia funzionò a dovere, perché il piccolo predatore si affrettò a mollare il guanto alla padrona, che sorrise vittoriosa prima di riparare gli strappi causati dai denti di Phobos con la magia.
Se lo stava per infilare – rimproverando a dovere la volpe – quando una figura apparve sulla soglia della stanza, seria e già vestita di tutto punto:
 
“Finiscila di giocare, Elizabeth, dobbiamo andare.”
“Mamma, non sto giocando, è che Phobos…”
“Sai come la penso sul fatto di avere due volpi come animali domestici, ribadisco quello che ho detto quando hai deciso di tenerlo: te ne devi occupare tu, e quello che combina è responsabilità tua. Adesso sbrigati, per favore, tuo padre è già nervoso senza che arriviamo tardi al funerale.”
“… Sì, mamma.” 
Elizabeth si alzò mentre la madre girava sui tacchi e si allontanava, infilandosi il guanto nero con uno sbuffo mentre scoccava un’occhiata torva a Phobos, assicurandogli che lo avrebbe messo in castigo non appena tornata a casa. Non aveva nessuna voglia di discutere, non quel giorno, così fece quanto Astrid le aveva detto: si affrettò a lasciare la sua camera, imbattendosi nel fratello maggiore non appena giunta in corridoio.
 
“Phobos combina guai?”
“Lascia perdere. Perché tu sei ancora qui e la mamma non ti rimprovera, comunque, mentre io passo sempre per una criminale?”
 
Thomas si limitò a sorridere, sornione, alla sorella, prendendola a braccetto prima di dirigersi verso le scale insieme a lei:
 
“Forse perché io non ho un animale selvatico che lei detesta come animale da compagnia.”
“Non farmi ridere, tu possiedi un Occamy! Direi che una comunissima volpe è molto meno impegnativa, rispetto ad una creatura magica.”
 
*
 
Quando Amethyst era tornata a casa e aveva trovato il marito seduto sul divano con la Gazzetta del Profeta in mano, aveva strabuzzato gli occhi: la funzione sarebbe iniziata entro in quarto d’ora e lui leggeva la pagina sportiva?
 
“John, non dirmi che non sei ancora pronto! Non voglio fare tardi, oggi!”
“Non io, cara. Parla con la tua progenie, io ci ho rinunciato da anni.”
John parlò senza neanche alzare lo sguardo dalle pagine, le gambe accavallate e l’aria rilassata e incurante come se fosse una comunissima domenica e dovessero andare ad un pranzo di famiglia.
Amethyst sbuffò e si diresse a passo di marcia verso le scale – udendo, in effetti, un gran vociare femminile dal piano superiore – proprio mentre il suo unico figlio maschio, Ambrose, scendeva gli ultimi gradini infilandosi il mantello nero con disinvoltura. Alla vista dell’espressione della madre – di solito sorridente e allegra, ora pericolosamente seria – il mago si affrettò a sollevare entrambe le braccia, dichiarando di averci provato prima di dileguarsi e raggiungere il padre, che ridacchiò da dietro il giornale.
La padrona di casa, invece, si fermò accanto alla balaustra e sollevò lo sguardo prima di urlare a pieni polmoni:
 
“RAGAZZE! SCENDETE! SU.BI.TO!”
 
Sentendo l’urlo della madre – che si infuriava molto di rado – le figlie capirono che non era il caso di contraddirla e si affrettarono a scendere al pian terreno, sfilando una dietro l’altra sulla scala leggermente ricurva di marmo.
“Scusaci, mamma. Siamo pronte.”
 
Colleen, la minore della famiglia, rivolse un sorriso di scuse e leggermente imbarazzato alla madre, che sembrò rilassarsi e sorrise di rimando alla figlia, accarezzandole con gentilezza i capelli rossi acconciati sulla nuca:
“Non fa niente, l’importante è che ora possiamo andare. John, Ambrose, forza.”
 
“Usiamo la Metropolvere, mamma?”
“No Clara, ci Materializziamo: l’ultima cosa che voglio è piombare nel salotto dei Saint-Clair per la veglia uscendo dal camino…. Edward sarebbe capace di murarlo seduta stante per non farci più uscire.”
La donna piegò le labbra in una smorfia e Cassiopea ridacchiò mentre si infilava il mantello, ma un’occhiata incerta di Ambrose le suggerì che la madre non scherzava.
 
*
 
“Siete pronti? E’ ora di andare.”
Robert, appoggiato ad una credenza nell’ingresso, sbuffò mentre la moglie, in piedi accanto a lui, gli lanciava un’occhiata torva, asserendo che i figli stessero scendendo proprio in quel momento.
“Merlino, quanto ci vuole…”
“Mi risulta che tuo zio sia morto, Robert. Dubito che gli importerà se arriviamo cinque minuti prima o cinque minuti dopo. Oh, eccoti, tesoro.”
 
Penelope sorrise alla figlia quando Caroline apparve scendendo le scale, sorridendo alla madre di rimando.
“Mi dispiace se vi ho fatte aspettare. Scusa, papà.”   La ragazza lanciò un’occhiata incerta al padre, ma Penelope le sorrise e le mise una mano sul viso per costringerla a guardare lei:
“Non badare a lui, cara. Sei magnifica. La più bella di tutte.”
La donna sfiorò uno zigomo della ragazza con affetto, guardandola con orgoglio, e Caroline le sorrise di rimando mentre suo fratello minore li raggiungeva sbuffando, asserendo che se volevano potevano andare.
“Visto, Robert? Nulla di tragico, siamo pronti e perfettamente in orario. Ezra, sistemati la camicia. Andiamo.”
 
*
 
Quando mise piede nella cappella, Riocard non potè reprimere un sorrisetto: rose.
L’interno era pieno, stracolmo di fiori. Rose bianche, naturalmente, nessuna eccezione.
Agli angoli delle panche dove si poteva prendere posto, ai lati della bara di suo nonno, sopra il coperchio ancora aperto per permettere ai presenti di vedere la salma di George Cavendish, vicino al leggio di marmo da cui si poteva parlare… ovunque.
Il mago era entrato insieme alla madre, tenendola sottobraccio, e i suoi occhi chiari saettarono sulla prima fila, scorgendo cinque persone sedute l’una accanto all’altra.
Due teste femminili dai capelli biondi, due ragazzi che conosceva bene, uno dei quali rosso di capelli, e poi un uomo. Non gli serviva guardarlo in faccia per sapere di chi si trattasse.
 
“Cielo, non si smentiscono mai…”
Alexis parlò in un sussurro e alzò gli occhi al cielo mentre il figlio, piegando le labbra in un amaro sorriso, mormorava qualcosa di rimano prima di iniziare a sfilare tra le panche.
“Avevi dubbi, forse?”
 
Avrebbero potuto occupare dei posti infondo, e forse era ciò che Alexis avrebbe preferito, ma Riocard la costrinse ad avanzare fino a raggiungere i primi posti.
Mentre prendeva posto Riocard intercettò lo sguardo di Edward Cavendish, che si voltò per rivolgergli un’occhiata velenosa che il ragazzo ricambiò senza scomporsi, quasi sfidandolo ad impedirgli di sedersi nella prima fila di panche dell’altra colonna.
“Ciao Ed.”
L’attenzione di Edward venne catturata da una voce e dalla mano che gli si poggiò sulla spalla destra: il mago si voltò e intercettò lo sguardo di suo cugino Robert, che era appena apparso dietro di lui con moglie e figli.
“Come stai Rob?”
“Sono stato meglio. Tu come te la passi ? »
“Me la cavo.”
Estelle si voltò e rivolse un sorriso educato a Penelope, mentre anche sua figlia Clio si voltava per rivolgere un sorriso più allegro alla cugina Caroline, che prese posto dietro di lei.
“Ciao Clio… Come stai? Mi dispiace molto per zio George.”
Il bel volto della ragazza si rabbuiò mentre la cugina si sforzava di sorridere, asserendo di stare bene e che era un momento difficile per tutta òa famiglia.
Suo cugino Ezra, invece, prese posto accanto a Caroline e incrociò le braccia al petto senza proferire una sillaba, mentre Egan, lanciando un’occhiata scettica a Riocard Saint-Clair, si avvicinava al fratello maggiore:
 
“Perché sono venuti?”
“Dubito per manifestare il loro cordoglio. Probabilmente per dimostrare che non gli importa sapere di non essere graditi e che fanno come più gli pare e piace.”
“Il nonno però era molto affezionato a lui.”
Egan accennò a Riocard e Neit, inarcando un sopracciglio, annuì prima di rivlgere al ragazzo un’occhiata scettica:
“E’ vero. Per qualche strano motivo a noi sconosciuto.”
“Pensi che verranno tutti?”
“Ne sono assolutamente sicuro. E infatti, parli del diavolo…”
 
Elizabeth stringeva il braccio del fratello maggiore, e mai come in quel momento fu felice di avere quel supporto: non era tipo da farsi intimidire facilmente, ma le occhiate che i Cavendish rivolsero loro quando entrarono bastarono per farla raggelare.
“Ignorali, Lizzy.”
La strega annuì alle parole del fratello e al suo tono rassicurante e si lasciò condurre lungo la navata fino a raggiungere sua zia Alexis e Riocard, prendendo posto dietro di loro insieme al padre e alla madre, che si sporse per dare un bacio sulla guancia alla cugina:
“Come state?”
“Bene, anche che Ric è ancora un po’ scosso. Ciao ragazzi.”
Alexis rivolse un sorriso ai due nipoti mentre accarezzava la spalla del figlio, che invece non proferì parola.
Theseus si avvicinò al nipote, circondagli le spalle con un braccio per dirgli qualcosa a bassa voce mentre la figlia, voltandosi verso l’ingresso, sorrideva con sollievo alla vista degli zii e dei cugini:
 
“C’è zia Amiee!”
 
Elizabeth-Rose stava per rivolgere un cenno ai cugini per attirare la loro attenzione, ma l’occhiata che la madre le rivolse la fece desistere, ricordandole in che circostanza si trovassero.
“Forza ragazzi, andiamo, sedetevi dietro zio Theo e zia Astrid.”
“Dobbiamo sederci anche se i Cavendish ci guardano come animali da braccare, mamma?”
Clara aggrottò la fronte e rivolse un’occhiata incerta alla colonna di anche a sinistra della cappella mentre Cassiopea, piegando le labbra in una smorfia, borbottava qualcosa a mezza voce:
“Quasi quasi me ne andrei a casa…”
“Sedetevi e non fiatate, ragazze! Siamo qui per zia Gwendoline.”
Clara roteò gli occhi, prese la sorella minore Colleen sottobraccio e si accinse a raggiungere i parenti, sedendo dietro ad Elizabeth e Thomas mentre Ambrose e Cassiopea le seguivano coi genitori al seguito, sfilando uno dietro l’altro lungo la cappella.
 
“Oh bene, ora ci sono i pel di carota al completo.”
Robert parlò con un sorrisetto divertito che gli fece guadagnare un’occhiata eloquente da parte della moglie, che gli suggerì di stare zitto mentre, davanti a loro, Edward scrutava i Saint-Clair con gli occhi azzurri ridotti a due fessure, ribollendo di collera:
“Che accidenti ci fanno LORO qui? Che accidenti dovrebbero voler dimostrare? E’ un’offesa.”
“Caro, non pensarci. Ignorali, ok? Sono la famiglia di tua madre, per questo sono qui. Non pensarci.”
Estelle mise una mano sulla spalla del marito e si chinò leggermente verso di lui, parlandogli a bassa voce. Neanche lei era entusiasta per la presenza dei Saint-Clair, ma l’ultima cosa che voleva era sollevare polemiche o una scenata in un contesto simile.
“Come faccio a non pensarci, Estelle? Si sono persino seduti praticamente accanto a noi! Boriosi sfacciati…”
“Ed. Fallo per tua madre, ok? Non se lo merita, oggi, di dover assistere ad una litigata tra te e Theseus Saint-Clair.”
 
Estelle conosceva suo marito da trent’anni e sapeva perfettamente come prenderlo: menzionare Gwendoline sembrò colpire nel segno, perché Edward si rabbuiò ma non aggiunse altro, limitandosi ad annuire proprio mentre la madre li raggiungeva, schiarendosi la voce:
“Potete farmi posto?”
“Ma certo Gwendoline, sedetevi.”
Estelle rivolse un cenno alla figlia, suggerendole di spostarsi per permettere alla suocera di prendere posto accanto ad Egan, che le sorrise:
“Come stai, nonna?”
“Ho avuto giorni migliori Egan, ma sopravvivrò. Come sempre. Ho affrontato di tutto, ormai, nella mia vita.”
Abbassando lo sguardo, Egan si accorse che la nonna teneva in mano un fiore: una rosa, ma una rosa diversa da tutte le altre presenti nella cappella. Una rosa dai petali bianchi, ma con alcuni bordi leggermente sfumati di rosso.
Il ragazzo era certo che suo padre non avrebbe gradito quel gesto e stava per farlo notare alla donna, ma la funzione iniziò ed Egan dovette tacere, rammentando che comunque non sarebbe servito a molto: sua nonna Gwendoline faceva sempre quello che voleva.
Quando, alla fine della funzione, Gwendoline si alzò, raggiunse la bara del marito e depositò il fiore sulle sue mani intrecciate, i Saint-Clair sorrisero, le labbra di Riocard si piegarono nel primo sorriso da quando suo zio era deceduto, un sorriso soddisfatto e beffardo.
Neit Cavendish, il figlio maggiore di Edward ed Estelle, quasi sospirò prevedendo la bufera che avrebbe seguito quel gesto: Estelle si voltò preoccupata verso Edward, livido di rabbia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
……………………………………………………………………………………
Angolo Autrice:
 
Ed eccoci alla lista dei fanciulli scelti!
 
Cavendish
 
Neit George Cavendish, 26 anni, ex Corvonero, figlio di Edward ed Estelle
 
Neit

Clio Estelle Cavendish, 26 anni, ex Tassorosso, figlia di Edward ed Estelle
 
Clio

Egan Gwenddoleu ap Ceidio Cavendish, 25 anni, ex Grifondoro, figlio di Edward ed Estelle
 
Egan

Caroline Penelope Cavendish, 26 anni, ex Corvonero, figlia di Penelope e Robert
 
Caroline

Ezra Joseph Cavendish, 25 anni, ex Corvonero, figlio di Penelope e Robert
 
Ezra

 
Saint-Clair (l’esercito dei rossi)
 
Riocard Lionel Saint-Clair, 25 anni, ex Grifondoro, figlio di Rodulphus e Alexis

Riocard
 
Thomas Saint-Clair, 26 anni, ex Tassorosso, figlio di Astrid e Theseus
 
Thomas


Ambrose Bouchard-Saint-Clair, 25 anni, ex Serpeverde, figlio di Amethyst e John
 
Ambrose

Cassiopea Bouchard-Saint-Clair, 23 anni, ex Corvonero, figlia di Amethyst e John

Cassiopea  

Clara Seraphine Bouchard-Saint-Clair, 22 anni, ex Grifondoro, figlia di Amethyst e John
 
Clara

Colleen Eve Bouchard-Saint-Clair, 21 anni, ex Tassorosso, figlia di Amethyst e John
 
 
Colleen



Prima di chiudere vorrei fare una precisazione sulle coppie:
Si può dire che il lato negativo di scrivere una storia così, con due famiglie protagoniste degli eventi, sia il fatto che ogni OC è direttamente imparentato con metà degli altri personaggi.
Creare le coppie diventa, quindi, abbastanza limitativo, se si esce per forza dal nucleo familiare.
Per quanto riguarda i Cavendish, tuttavia, Neit, Clio ed Egan e Ezra e Caroline tra loro non sono cugini diretti, bensì di terzo grado, quindi direi che in linea teorica tra di loro potrei creare delle coppie senza problemi, visto che non sono imparentati in maniera così stretta. Per i Saint-Clair, che tra loro sono invece cugini di primo grado, la questione è un po’ diversa.
Penso che nessuno di noi sposerebbe mai il proprio cugino/a, ma siamo a inizio secolo scorso e in Inghilterra in realtà credo che neanche oggi sposarsi tra cugini sia considerato incesto, quindi, se per le autrici non è un gran problema, potrei creare delle coppie anche tra loro.
Naturalmente non è detto, sto parlando per ipotesi, non ho ancora minimamente pensato alle coppie.
 
Fatemi sapere (e vi prego, fatelo, è importante) che cosa ne pensate a riguardo, ovviamente se l’idea vi schifa non se ne fa nulla (neanche a me fa impazzire, ma è per avere più opzioni… Che poi, ad essere precisi, visto che Gwendoline è la nonna di Clio, Neit ed Egan ma è anche prozia dei Saint-Clair, alla fine gira e rigira sono tutti imparentati, quindi c’è poco da fare gli schizzinosi in questa storia).
Con questa questione chiudo e vi saluto, ci sentiamo presto, spero, e buon weekend!
Signorina Granger

 
 
Ps. Per caso vi siete messe d'accordo per inviarmi solo OC femminili con nomi che iniziano per C? Pensare che anche un altro paio di ragazze che non ho scelto avevano questa iniziale... Ora Elizabeth è l'unica XD
NB: Molte di voi mi hanno detto che non riescono a vedere le foto, non capisco proprio per quale motivo... in giornata le caricherò su un altro server, non preoccupatevi, quindi entro sera ripassate a vedere il capitolo!  
 
   
 
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