Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Signorina Granger    25/09/2020    10 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
In un mondo dove il Ministro della Magia detiene un potere quasi assoluto e la sua carica è ereditaria, i Cavendish e i Saint-Clair, La Rosa Bianca e La Rosa Rossa, rappresentano le famiglie più potenti della società magica e per questo sono in competizione e conflitto quasi perenne. La faida durata secoli raggiunge uno stallo solo quando, nel 1865, George Cavendish, futuro Ministro, sposa una Saint-Clair, ma i conflitti si riaccendono pochi decenni dopo, quando nel 1900 egli disereda il suo unico figlio per motivi sconosciuti e nomina suo erede Rodulphus Saint-Clair, scatenando le ire della famiglia.
Dieci anni dopo Rodulphus viene rinvenuto morto per un apparente - ma inscenato - suicidio. La sua famiglia punta il dito contro i Cavendish: la guerra delle due rose è aperta.
Genere: Introspettivo, Noir, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Per aiutarvi a fare mente locale, un piccolo riassunto sulle parentele:
Gwendoline Saint-Clair sposa George Cavendish: insieme hanno un figlio, Edward, che sposa Estelle. La coppia ha tre figli (Neit, Clio ed Egan).
Il fratello di George, Louis Cavendish, ha un figlio, Robert, che sposa Penelope e ha due figli: Caroline ed Ezra.
Il fratello di Gwendoline invece, Riocard Saint-Clair, ha tre figli: Rodulphus, Amethyst e Theseus.
Riocard e la moglie, Anastasia, muoiono prima dell’inizio della storia, quando i tre figli vanno ancora a scuola.
Rodulphus sposa Alexis Silverstone e insieme hanno un figlio, Riocard Jr. Theseus sposa la cugina di Alexis un anno dopo, Astrid, e hanno due figli, Thomas ed Elizabeth-Rose, mentre Amethyst sposa John Bouchard. Hanno quattro figli: Ambrose, Cassiopea, Clara e Colleen.
In sostanza, i due nuclei familiari sono imparentati grazie a Gwendoline, che è la madre di Edward ma anche la zia di Theseus, Amethyst e Rod, e quindi prozia dei loro figli.
Alexis e Astrid inoltre sono cugine.
Detto ciò, buona lettura!
 
 
Capitolo 2 – L’eredità

 
Edward si era chiuso nel vecchio studio del padre insieme alla madre non appena avevano messo piede nella casa dove era cresciuto e dove suo padre, un paio di giorni prima, era spirato.
Il mago aveva lasciato gli ospiti della veglia funebre nelle mani della moglie, certo che Estelle avrebbe saputo gestire egregiamente la situazione come sempre, e ora, in piedi davanti alla madre, cercava di contenere i toni per non farsi sentire oltre la porta chiusa:
“Avete idea del significato di ciò che avete fatto?”
“Per l’amor del cielo, Edward, era solo un fiore.”
“Rose bianche, madre, rose bianche. Tutti i Cavendish vengono seppelliti, e si sposano, circondati da rose bianche. Avete offeso la famiglia. E avete dato modo a loro –“  Edward sollevò un braccio, indicando la porta chiusa con veemenza senza aver bisogno di fare nomi per farsi capire – “modo di gongolare persino al funerale di mio padre. È già tanto che i Saint-Clair siano qui, adesso.”
 
“Sei pregato di non rivolgerti ai miei parenti con quel tono in mia presenza, Edward.”
“I vostri parenti? E noi che cosa siamo, allora, madre?”
“Siete la mia famiglia, naturalmente, ma lo sono anche loro. Prima lo capirai, e lo accetterai, prima vivrai molto più serenamente. Rodulphus è morto, Edward… per quanto deve continuare, ancora, tutto questo? Non ne hai mai voluto parlare.”
 
Gwendoline appoggiò la mano – che ancora portava la fede e l’anello di fidanzamento con cui George le aveva chiesto la mano e da cui non si separava mai – sulla spalla destra del figlio, guardandolo con gli occhi azzurri carichi d’affetto e di apprensione. Edward però si scostò e scosse il capo, facendo un passo indietro e mormorando che non intendeva farlo, neanche con lei o Estelle.
 
“Ma tu e Rod…”
“Non voglio sentirlo nominare, madre. Non oggi. Adesso andiamo, non voglio dar modo ai tuoi parenti di fare commenti di alcun tipo.”


Edward diede le spalle alla madre e uscì dalla stanza senza aggiungere altro, lasciando la donna sola per qualche istante: Gwendoline lo seguì brevemente con lo sguardo, leggermente preoccupata per il figlio, prima di seguirlo. Si fermò sulla soglia quando si voltò per chiudere la porta, e il suo sguardo indugiò sulla grande  e maestosa sedia di pelle posta alle spalle della scrivania di mogano dove aveva visto il marito scrivere o leggere infinite volte.
Le sembrò quasi di vederlo, lì seduto con gli occhiali scivolati fino alla punta del naso e con dei documenti o un libro in mano, che le faceva cenno di chiudere la porta prima di lasciarlo solo.
Un sorriso malinconico increspò le labbra sottili dell’anziana strega, che fece un passo indietro per chiudere la porta e lasciare il ricordo del marito custodito all’interno della stanza.
 
*
 
“Che cosa pensate che si siano detti papà e la nonna nello studio del nonno?”
“Beh, non è che sia difficile da intuire, a giudicare dai toni soavi di papà e della faccia che aveva quando ha messo piede in casa per la veglia. No, grazie.”
Neit, che teneva un bicchiere di vino bianco in mano, rifiutò con un cenno educato il vassoio di tartine che un cameriere porse a lui e ai fratelli, mentre sua sorella Clio ne prese una con un sospiro, mormorando che per fortuna la presenza della madre stemperava la tensione.
 
“Sai che cosa la provoca, invece, la tensione? Loro. Insomma, papà ha appena perso suo padre, e sappiamo che non avevano un rapporto idilliaco, ma era comunque suo padre. Cerca di non darlo a vedere, ma è comunque turbato. In più, alla sua veglia funebre si ritrova la famiglia che odia di più al mondo… per di più nella stessa casa dove lui è cresciuto. Probabilmente la vive come un affronto bello e buono.”
Egan si strinse nelle spalle mentre lanciava un’occhiata dubbiosa al padre, che in quel momento stava parlando con Robert davanti all’imponente camino di marmo del soggiorno, proprio sul tappeto dove lui, i fratelli e i cugini giocavano da bambini.
“Beh, infondo sono i nipoti della nonna, non penso che siano venuti per creare scompiglio, ma per sostenerla. No? Tutti le vogliono bene.”
Clio spostò lo sguardo da un fratello all’altro come per cercare conferma delle sue parole ed Egan le sorrise, mettendole una mano sulla spalla e asserendo che la sua difficoltà a pensar male di chiunque la rendesse oltremodo adorabile.
“Beh, sappiamo tutti quanto Theseus Saint-Clair e nostro padre si detestino. Ci resta solo sperare che si tengano a debita distanza e che non si prendano per il collo davanti a mezzo Ministero della Magia.”
Neit si portò il bicchiere alle labbra ed Egan sorrise, serafico, asserendo che se non altro sarebbe stata una scena che avrebbe ravvivato l’atmosfera.
 
*
 
Ezra teneva la sorella maggiore Caroline a braccetto, serio in volto, mentre con l’altra mano teneva un calice di champagne. Caroline si muoveva con la sua onnipresente grazia dispensando sorrisi educati, saluti e ringraziamenti per le condoglianze mentre lui, al contrario, era occupato a guardarsi attorno con attenzione.
 
Quando lo sguardo del mago incrociò un altro paio di occhi azzurri molto familiari il ragazzo sbuffò, distogliendo in fretta lo sguardo per mormorare qualcosa alla sorella con tono risentito:
“Se Ambrose Saint-Clair non la finisce di lanciarmi occhiatacce vado a chiedergli se ha bisogno di qualcosa.”
“Il suo nome è Ambrose Bouchard-Saint-Clair, Ezra.”
“Quello che è, rimane comunque uno di loro.
 
Caroline alzò gli occhi al cielo, ma non osò controbattere per non irritare il fratello minore e si diresse, invece, verso i loro cugini: Neit, Clio ed Egan – inseparabili come sempre – parlottavano tra loro in un angolo mentre Estelle faceva gli onori di casa insieme a Gwendoline e Penelope.
“Ciao ragazzi… Tutto bene con vostro padre?”
Clio si sporse per dare un bacio sulla guancia della cugina, che guardò Egan sbuffare e roteare gli occhi, borbottando che non vedeva l’ora che quella giornata finisse.
 “Ho idea che andrà per le lunghe. Il notaio è già arrivato?”     Ezra si sistemò il coletto della camicia e si guardò intorno, curioso, mentre Neit si stringeva nelle spalle, rispondendo con tono neutro:
“Non credo, sinceramente, ma sono felice che la lettura del testamento venga fatta oggi, meglio così che tirarla per le lunghe in eterno.”
“Ho idea che ne vedremo delle belle. È sempre così quando c’è una grande eredità di mezzo. Insomma, George avrà anche delegato la sua eredità “politica” ai Saint-Clair, ma c’è ancora un’altra questione in ballo.”
“Ciò che secondo il nonno fa girare il mondo, Ezra: il denaro.”
 
*
 
Theseus, in piedi in una angolo, teneva gli occhi chiari fissi su Edward Cavendish, senza degnare di uno sguardo il buffet o nessun altro.
Sua moglie stava conversando, insieme ad Alexis, con un qualche funzionario d’alto rango del Ministero, e ad avvicinarsi al mago fu sua sorella. Amethyst lo raggiunse con un bicchiere in mano, fermandosi accanto al fratello e sforzandosi di sorridere prima di parlare.
“A che cosa stai pensando? Conosco quello sguardo. Mamma diceva che sembrava volessi trafiggere qualcosa, a volte.”
“Beh, ammetto che c’è qualcuno che trafiggerei volentieri con lo sguardo in questa stanza, se solo potessi. Come sta la zia, l’hai vista stamattina, vero?”
Theseus si voltò e posò lo sguardo sulla strega, che annuì prima di lanciare un’occhiata fugace alla padrona di casa, che sembrava rilassata e a proprio agio in mezzo ai suoi ospiti.
“Mi è sembrato che stesse… bene, come ora, in effetti. Non so come ci riesca. Quando ero giovane la ammiravo moltissimo, ma lei diceva che un giorno anche io sarei stata forte tanto quanto o più di lei. Adesso però non sono più così giovane, e non avrò mai la presunzione di paragonarmi a mia zia. La ammiro anche di più, se possibile.”
“Ci ho pensato anche io, sai? A come mi sentirei se Astrid morisse. Tu come ti sentiresti?”
“Non riesco più ad immaginarmi senza John, sai? E’ passato tanto tempo… E una donna è abituata a dipendere da un uomo. Se ci pensi, io sono passata dalle mani di nostro padre, a quelle di Rod, e infine a quelle di John.”
Un sorriso dalle note amare increspò le labbra carnose della donna, che accennò al fratello in direzione della loro cognata:
“Dovremmo chiederlo ad Alexis, lei ci è passata. Forse lei sa come ci si sente, a non dipendere da un uomo.”
“Stai insinuando che sia felice senza Rod, Amiee?”
“Lungi da me, fratellino. Non nego che sia stato difficile per lei, dico solo che nella mia vita ho visto vedove di gran lunga più disperate. Immagino sia il prodotto di un matrimonio in buona parte combinato.”
Amethyst si strinse nelle spalle, portandosi il bicchiere alle labbra mentre Theseus annuiva, pensieroso.
Si domandò, all’improvviso, come sua moglie avrebbe affrontato la sua dipartita.
Non ci aveva mai pensato.  Alexis aveva gestito il lutto in un modo, ma nessuno meglio di Theseus sapeva quanto lei e la moglie fossero diverse.
 
*
 
“Sono un po’ preoccupata per Ric. Non è poco saggio lasciarlo qui da solo insieme a loro?”
Colleen lanciò un’occhiata apprensiva alla porta dietro alla quale il cugino era sparito già da diversi minuti, da quando il notaio aveva raggiunto la veglia funebre a casa Cavendish.
Gli ospiti stavano iniziando ad andarsene, tra cui anche i Saint-Clair, ma la più giovane tra i figli di Amethyst e John non sembrava del tutto convinta di andarsene senza il cugino, così come Elizabeth, che annuì con aria preoccupata mentre si allacciava il mantello all’altezza della gola:
 
“Lo penso anche io. Non potremmo, che so, aspettarlo qui fuori? Non penso che zia Gwendoline ci caccerebbe!”
“Lei no, ma suo figlio uscirebbe maledicendoci, ho idea… Ragazze, non preoccupatevi, Riocard non è in una gabbia di tigri.”  
Colleen lanciò un’occhiata molto incerta alla madre, ma Amethyst liquidò il discorso con un gesto della mano e mise un braccio attorno alle spalle della figlia, assicurando alla giovane strega che Riocard era perfettamente in grado di cavarsela da solo.
“E poi c’è anche zia Gwen, non preoccuparti, tesoro!”
“Io oltre a Edward mi preoccuperei di Ezra ed Egan, Riocard e loro due si odiano da quando hanno messo piede ad Hogwarts.” Ambrose aggrottò la fronte, scettico, mentre si infilava il mantello, guadagnandosi un sorrisetto beffardo da parte di sua sorella Clara, che guardò il maggiore con aria divertita:
“Ah, certo, perché tu ci andavi d’amore e d’accordo e una volta non hai quasi fatto a pugni con Ezra a scuola, vero?”
“Quella è acqua passata.”    Ambrose liquidò il discorso con un gesto molto simile a quello usato poco prima dalla madre, che gli lanciò un’occhiata torva mentre Clara, prendendo il fratello sottobraccio, sorrideva:
“Certo, come no… Cherry, non preoccuparti per Ric, la mamma ha ragione, sa il fatto suo, e c’è zia Gwen. Nessuno oserebbe mettersi a fare a botte o a duellare davanti a lei, prenderebbe tutti per un orecchio.”
 Clara rivolse un sincero sorriso rassicurante alla sorella minore – alla quale era molto affezionata e verso cui, a causa del carattere mite di Colleen, era molto protettiva – che annuì mestamente, rincuorata ma non del tutto convinta, mentre Cassiopea, sbadigliando, chiedeva se potevano finalmente tornare a casa.
“Non andiamo a casa, Cassy, andiamo tutti da zio Theo per un po’… Ma NON Smaterializzatevi tutti insieme, o finirà come a Natale dell’anno scorso e vi scontrerete gli uni con gli altri nello stesso punto. Ambrose, va tu con Clara, io papà vi seguiamo.”
 
Thomas, che fino a quel momento era rimasto in silenzio e in disparte – sinceramente curioso su cosa Riocard avrebbe ricevuto in eredità – colse l’occhiata eloquente che la sorella minore gli rivolse mentre si avvicinava a Cassiopea per smaterializzarsi insieme a lei e Ambrose e Clara sparivano con un sonoro schioppo.
Il ragazzo posò lo sguardo su Colleen e, sforzandosi di sorridere, le si avvicinò per porgerle un braccio:
“Ti dispiace venire con me, Colleen?”
La più piccola lo guardò sorpresa per un istante, ma poi annuì e gli rivolse un caloroso sorriso, stringendogli l’avambraccio con delicatezza:
“Ma certo Thomas.”
 
 
 
“Alexis, cosa credi che George abbia lasciato a Riocard?”
“Non ne ho idea, ma qualunque cosa sia, spero mandi quei due su tutti le furie, se lo meritano. Andiamo, muoio di freddo, rimpiango già l’estate.”
Alexis si sistemò il colletto del mantello con un sospiro annoiato mentre la cugina la guardava scettica, chiedendosi se davvero non ne avesse idea: Astrid la conosceva molto bene, le due erano cresciute insieme – in amore e in disaccordo – essendo quasi coetanee, ma ancora non riusciva del tutto a decifrare quando mentiva.
Non sempre, almeno.
 
“Vieni cara, presto avremo la casa invasa.”
Theseus prese la mano della moglie con un sorriso, e la donna sbuffò prima di alzare lo sguardo per ricordargli che era stata una sua idea, quella di invitare tutta la caotica famiglia a casa loro.
“Non guardarmi così cara, tutti vogliamo avere notizie da Riocard, no?”
“Caro, in casa oltre a due figli abbiamo già due volpi e persino un Occamy, ma neanche una creatura magica come quella sa risultare ingombrante quanto la tua famiglia al completo!”
 
*
 
Riocard non avrebbe voluto prendere parte al funerale, quel giorno. Ci erano voluti gli interventi combinati di sua madre e di suo zio Theseus per convincere il ragazzo, che aveva definitivamente ceduto solo quando aveva ricevuto una lettera dal notaio dei Cavendish. George lo aveva citato nel suo testamento.
A quel punto si era sentito costretto a prendere parte al funerale: non gli importava molto se l’uomo gli avesse lasciato del denaro o chissà che altro, ma sentiva che ignorare le sue ultime volontà sarebbe stata una mancanza di rispetto nei confronti del patriarca dei Cavendish, uomo a cui lui doveva moltissimo in ogni caso.
Quando il notaio era apparso nel salotto dei Cavendish attraverso la Metropolvere l’attenzione di tutti i presenti si era catalizzata sul figlio e i vari nipoti: tutti si chiedevano che cosa avrebbe lasciato loro, soprattutto considerando che l’uomo anni prima aveva privato proprio suo figlio del suo bene più prezioso. La sua carica.
Il Signor Jenkins, il notaio, aveva chiesto di poter conferire privatamente con la vedova nello studio del defunto, invitando i parenti più prossimi del suo cliente ad aspettare il suo invito per raggiungerli.
Riocard, che non impazziva dalla voglia di ritrovarsi chiuso in una stanza con tutti buona parte dei Cavendish presenti al funerale – suo zio lo aveva persino messo in guardia da fatture varie, e sua madre lo aveva abbracciato come se gli stesse dicendo addio – si era messo ad aspettare nell’anticamera dello studio, lontano, almeno laggiù, da occhi indiscrete e malelingue.
La notizia che anche lui era stato citato nel testamento di George aveva subito fatto il giro della veglia, e sembrava che tutti si stessero chiedendo che cosa gli avesse lasciato a discapito dei suoi stessi eredi.
L’ex Grifondoro era seduto a fumare quando un’incerta voce femminile giunse alle sue orecchie:
 
“Non credo che mia nonna sarebbe contenta. È un vizio che non apprezza, e non lo tollera in casa sua. Giusto… Giusto perché tu lo sappia.”
Riocard si voltò e rivolse una rapida occhiata pigra alla sua interlocutrice prima di tornare a guardare dritto davanti a sé, mormorando che in tal caso avrebbe affrontato la padrona di casa personalmente.
“Grazie per l’interesse, comunque.”
 
Clio esitò, guardandolo incerta: non conosceva di persona quel ragazzo, ma suo fratello minore Egan sì, i due erano stati compagni di scuola e anche di Dormitorio, anche se non erano mai andati particolarmente d’accordo. Aveva sentito suo padre nominare spesso il figlio di Rodulphus Saint-Clair, spesso non con tono lusinghiero a causa dell’attenzione che suo padre gli aveva riservato da alcuni anni a quella parte, specie da quando Rodulphus era morto.
“Sei Riocard, vero?”
“Si legge Ricard. È irlandese.”   Riocard parlò con tono piatto e senza muovere un muscolo, come se fosse fin troppo abituato a recitare quelle stesse parole. Parole che però colpirono la ragazza, che disse qualcosa quasi senza volerlo:
“Oh, scusami. Anche il nome di mio fratello è irlandese.”
 
Riocard si voltò verso di lei e Clio si maledisse mentalmente per non essere mai in grado di tenere la bocca chiusa. Forse sua madre aveva ragione su di lei, dopotutto. Che cosa gliene importava, a Riocard Saint-Clair, dell’origine del nome di un ragazzo che detestava e che per di più era il figlio di un uomo che odiava la sua famiglia?
 
Il ragazzo però fece qualcosa che Clio non aveva programmato: piegò le labbra in un sorrisetto dalle note beffarde e si alzò, facendo evanascere il sigaro prima di lisciarsi le pieghe della giacca mentre la studiava, divertito:
“Lo so bene. In effetti, è una cosa che ho sempre trovato ironica.”
“In che senso?”
Clio inarcò un sopracciglio, confusa: quel ragazzo la metteva a disagio, non poteva negarlo, ma non fu capace di impedirsi di abboccare alla sua provocazione.
“Beh, il fatto che il tuo fratellino abbia un nome irlandese.”
“I miei genitori glie l’hanno dato per via… per via dei suoi capelli.”
 
Gli occhi di Clio saettarono quasi senza volerlo sui capelli leggermente ricci di Riocard, rossi esattamente come quelli di suo fratello: ad Hogwarts al primo anno gli insegnanti li confondevano a causa della divisa identica e dei capelli e gli occhi dello stesso colore. Sembravano fratelli, dicevano.
 
“Ma certo, i capelli rossi. I capelli rossi dei Saint-Clair. L’ho sempre trovato così divertente… Tuo padre che ci odia tanto, tuo padre che farebbe di tutto per rinnegare da dove viene, che si ritrova un figlio con il nostro tratto fisico distintivo e omaggia persino la mia famiglia chiamandolo così, forse inconsapevolmente. Oh, non lo sai?”
Di fronte all’espressione confusa di Clio il sorriso di Riocard si allargò, gli occhi luccicanti:
“I miei genitori mi diedero i nomi dei miei nonni. Riocard era il nome del padre di mio padre, il fratello di Gwendoline. Come ti ho detto, è un nome irlandese. La mia famiglia viene da lì, anche se il cognome può trarre in inganno. Per questo trovo divertente che tuo padre abbia inconsapevolmente omaggiato così origini di sua madre.”
 
Clio aprì la bocca per dire qualcosa, ma venne bloccata sul nascere quando qualcuno interruppe lei e Riocard: la strega sentì una mano poggiarlesi sulla spalla destra e un attimo dopo la voce di suo fratello Egan giunse le giunse alle orecchie.
“Stai dando fastidio a mia sorella, Saint-Clair?”
I due ragazzi si scambiarono una rapida occhiata gelida prima che Riocard, che aveva improvvisamente smesso di sorridere, si infilasse le mani nelle tasche con aria disinvolta, parlando con un tono pacato che si distoglieva molto da quello duro del coetaneo:
“Non rientra nelle mie intenzioni. In tal caso mi scuso, Signorina Cavendish.”
Riocard le rivolse un cenno del capo educato e Clio, voltandosi verso il fratello minore, scosse il capo di fronte all’occhiata seria e interrogativa di Egan, che la guardava dall’alto in basso:
“No, affatto. Va tutto bene Egan.”
Il minore dei fratelli Cavendish stava per dire qualcosa, ma venne preceduto dalla voce seria e pacata del notaio, che aprì la porta dello studio e comunicò che Edward Cavendish, Robert Cavendish, le loro mogli, i loro figli e Riocard Saint-Clair potevano entrare per la lettura del testamento.
 
“Andiamo.”
Desiderosa di allontanare il fratello dall’enigmatico Riocard, Clio prese Egan sottobraccio e lo condusse rapidamente nello studio, dove sua nonna stava disponendo magicamente delle sedie che aveva appena evocato.
Ben presto vennero raggiunti anche dai loro parenti: Edward prese posto in prima fila accanto alla moglie, Robert e Penelope, mentre i loro figli si disposero alle loro spalle. Riocard, dal canto suo, prese l’ultima sedia rimasta e la spostò in modo da trovarsi infondo alla stanza, sedendo a braccia conserte senza degnare nessuno dei presenti di un’occhiata tranne Gwendoline, alla quale rivolse un debole sorriso quando la zia gli passò accanto per sedersi accanto ad Edward.
 
“Bene signori, possiamo cominciare. Le ultime volontà del mio compianto cliente sono  piuttosto chiare, era un uomo pratico, non ci sono particolari clausole. 
Il Signor Cavendish ha stilato un primo testamento insieme a me quindici anni fa, salvo poi modificarlo nel 1900, quando vi ha inserito il Signor Rodulphus Saint-Clair. Alla luce della sua prematura dipartita, il mio cliente ha modificato ulteriormente il testamento, esattamente un anno fa. E qui compare lei, Signor Saint-Clair.”
Il mago rivolse un cenno al ragazzo seduto infondo alla stanza, verso il quale Robert si voltò e a cui rivolse un’occhiata scettica prima di tornare a sedere dritto con un debole sbuffo. Edward, dal canto suo, restò impassibile: aveva promesso ad Estelle di contenersi e di ignorare il ragazzo, e avrebbe cercato di tenere fede alla promessa fatta alla moglie.
 
“Il Signor Cavendish lascia in eredità a suo nipote Robert, il figlio di suo fratello Louis Cavendish, 200.000 galeoni. Ai suoi figli, Ezra e Miss Caroline, lascia 100.000 galeoni a testa.”
“Ai suoi tre nipoti, Neit, Clio ed Egan, il Signor Cavendish lascia in eredità 250.000 galeoni ciascuno. Ha espressamente richiesto che i soldi destinati a Miss Clio fungano da sua dote in caso dovesse sposarsi. In caso contrario, la signorina potrà farne l’uso che preferirà.”
Edward teneva gli occhi fissi sul notaio, impaziente: mancava ancora la fetta più grossa del patrimonio di famiglia, che comprendeva il denaro restante, nonché la casa, gli altri possedimenti e tutti i beni materiali di suo padre.
Naturalmente, tutti si aspettavano che George avrebbe diviso quei beni tra lui e la moglie.
 
“A suo figlio Edward il Signor Cavendish lascia la sua casa in Cornovaglia. La casa del Derbyshire, nelle Midlands Orientali, la lascia invece a sua moglie, consapevole dell’affetto che la lega alla ragione in cui la signora è nata e cresciuta. Tutto il patrimonio restante, il Signore lo lascia a suo figlio, imponendogli però di delegare un terzo della quota a sua madre.”
Edward si voltò verso la madre e le rivolse un debole sorriso, allungando una mano per prendere quella della donna, che ricambiò.
Un singolo pensiero, tuttavia, attraversò la mente di tutti i presenti: qualcosa non era ancora stato menzionato.
Dal canto suo, Riocard si stava domandando che cosa ci facesse lì: tutti i soldi di George erano già stati suddivisi tra figlio, moglie e nipoti. Non capiva che cosa ci facesse in quella stanza, anche se dei soldi dei Cavendish non gli importava affatto.
“Che cosa ne sarà di questa casa, John?”
Alla domanda di Gwendoline, che si rivolse al notaio con tono educato, gli sguardi di tutti i presenti si spostarono di nuovo sul notaio, che diede un’occhiata alle ultime righe del foglio di pergamena che teneva in mano prima di schiarirsi la voce:
 
“Il Signor Cavendish lascia la casa a Londra, con tutto ciò che essa contiene, al Signor Riocard Lionel Saint-Clair.”
Per un solo istante il figlio di Rodulphus perse la sua espressione indifferente: il ragazzo sgranò gli occhi, quasi cadendo dalla sedia mentre Gwendoline si voltava di scatto verso di lui.
“CHE COSA? A LUI?” Robert sgranò gli occhi, scandalizzato, mentre Edward invece scattava in piedi, asserendo che non l’avrebbe mai permesso mentre il notaio ripiegava il testamento, si toglieva gli occhiali e posava lo sguardo, serio in volto, sul ragazzo dai capelli color rame seduto infondo alla stanza, finendo di parlare senza badare alle parole dei due eredi più diretti del defunto:
 
“Solo alla condizione che il suddetto signore sposi una delle sue nipoti entro cinque anni a partire da oggi. In caso ciò non accada, i mobili e le collezioni d’arte e di gioielli del Signor Cavendish verranno devoluti in beneficienza, mentre la casa andrà a sua moglie Gwendoline.”
Estelle si irrigidì e rivolse un’occhiata scettica a Penelope mentre, alle loro spalle, le loro figlie facevano altrettanto: quello era un risvolto che non avevano preso in considerazione.
 
*
 
“Ci sta volendo un’eternità o è solo una mia impressione dovuta all’impazienza?”
Cassiopea, completamente distesa sul letto di Elizabeth-Rose, sbuffò mentre disegnava cerchi concentrici sopra di lei con un filo di luce bianca che fuoriusciva dalla punta della sua bacchetta.
“No, non sei l’unica. Ma si trattava di un patrimonio non indifferente, suppongo, e magari sono sorte complicazioni…”
Elizabeth, seduta su una delle due poltroncine sistemate di fronte al caminetto spento con Phobos in braccio, sospirò mentre Colleen, seduta accanto a lei, sorrideva a Deimos mentre gli grattava la pancia e Clara se ne stava in un angolo, assorta e impegnata a contemplare il cielo oltre la finestra della camera da letto.
“Rilassatevi, magari staranno litigando tra loro per la fetta di patrimonio più grossa. Non vi danno questa impressione?”
“A volte, ma non oso immaginare che impressione abbiano LORO di noi, quindi è tutto relativo, Clara. Però bisogna ammettere che sono tutti davvero belli, non trovate? Ho sempre pensato che Estelle Cavendish sia una delle donne più belle in circolazione, e Caroline e Clio Cavendish non sono da meno. Ad ogni singolo evento tutti non fanno che parlare di Caroline e di quanto sia educata, gentile, graziosa, elegante, di buon cuore e bla bla bla…”
 
Cassiopea roteò gli occhi chiari mentre Colleen, stringendosi nelle spalle, asseriva con candore che in tal caso doveva essere vero per forza.
Clara guardò la sorella minore e sorrise mentre Elizabeth, allungando una mano per prendere quella della cugina, dava voce ai pensieri di entrambi:
“Nessuno può essere più di buon cuore te, Cherry. Comunque sia, non conosco bene nessuno di loro, a dire il vero, sono tutti più grandi di noi di qualche anno… Cassy, tu ti ricordi di Ezra Cavendish a scuola? Eravate nella stessa Casa, anche se è più grande.”
“Chi se lo scorda… Era dell’anno di Ambrose, e non potevano vedersi, così come con Riocard… Da quel punto di vista Neit Cavendish è il migliore, almeno si fa sempre gli affari suoi e non si crede superiore al mondo intero. Ezra Cavendish aveva una terribile aria di supponenza, e mi trattava come se fossi un’idiota davanti a tutti solo per via del mio cognome e perché ero la sorella di Ambrose!”
“Io ricordo qualcosa di Egan, invece. Non faceva strage di cuori tra le nostre compagne?”
Clara aggrottò la fronte ed Elizabeth annuì mentre Cassiopea roteava gli occhi, sbuffando piano mentre la cugina parlava:
“Me lo ricordo bene anche io, anche se a noi ovviamente non si avvicinava neanche… Che ci trovasse inguardabili?” Elizabeth ridacchiò mentre grattava le orecchie di Phobos, visibilmente compiaciuto, e Cassiopea si alzava a sedere, tirandole un cuscino:
“Figurati, è sempre per la storia del cognome. Chissà cosa gli hanno detto i loro genitori sul nostro conto, forse che sputiamo fuoco, o che siamo tutte delle arrampicatrici sociali.”
“Così arrampicatrici che siamo tutte ancora zitelle!”
“Zitella sarai tu Clara, mamma dice che prima dei 28 anni, ai giorni nostri, non puoi definirti zitella anche se non sei sposata o fidanzata!”
 
*
 
Gwendoline aveva raggiunto il nipote e gli aveva consigliato di dileguarsi rapidamente non appena il notaio aveva finito di leggere il testamento del marito, promettendo a Riocard di incontrarsi presto per parlarne: sapeva benissimo che a breve sarebbe scoppiato un putiferio, e la presenza del ragazzo avrebbe solo alimentato lo sgomento, l’indignazione e la rabbia di tutta la famiglia.
 
Un’ora dopo, infatti, la strega sedeva dietro alla scrivania del marito mentre, davanti a lei, Edward e Robert discutevano sul da farsi.
“E’ inaccettabile, ci sarà qualcosa che si può fare! Papà delirava, a quanto pare.”
“Tuo padre è rimasto lucidissimo fino alla fine, Ed, e tu lo sai bene. Non credo che si potrà impugnare il testamento.”
“E se quel ragazzo lo avesse confuso, o incantato con la Maledizione Imperius? Magari mirava all’eredità. Non mi stupirebbe, è proprio quello che ha fatto suo padre. Forse possiamo dimostrarlo.”
Gwendoline fulminò Robert con lo sguardo all’accenno a Rodulphus, ma per quieto vivere decise di lasciar correre mentre si alzava in piedi con un sospiro, sistemandosi lo scialle nero che le copriva le spalle:
 
“Sono sicura che Riocard non ha fatto nulla di ciò, era sorpreso quanto noi. E non credo che avere questa casa gli interessi molto: senza offesa, ma vi odia quanto voi odiate la sua famiglia. No, dev’essere stata tutta una provocazione di George, davvero vi sorprende? Credo che discuterne ora non porti a nulla, è stata una giornata lunga. Ne riparleremo nei prossimi giorni.”
“Ma mamma, questa casa è nostra de generazioni e generazioni, non puoi davvero volere che passi in mano a qualcun altro!”
“Ti ricordo che c’è una clausola, Edward: perché passi davvero nelle mani di Riocard lui dovrebbe sposare Caroline o Clio. Considerando che nessuno di voi due darà mai la sua benedizione alle nozze, ancor meno dopo oggi, non vedo perché siate così agitati. Se non ci sarà alcun matrimonio la casa resterà in mano mia, e naturalmente io la lascerò a te, alla mia morte. Non credo che sarà una perdita.”
Gwendoline vide figlio e nipote acquisito scambiarsi un’occhiata dubbiosa e abbozzò un piccolo sorriso, inarcando un sopracciglio:
 
“Certo, a meno che a voi non interessi, oltre alla casa, anche ciò che contiene, che vale moltissimo. In tal caso, se Riocard sposasse una delle vostre figlie, il patrimonio resterebbe comunque, parzialmente, nelle vostre mani. George vi ha messi di fronte proprio ad un bell’inghippo, ma onestamente non mi sarei aspettata nulla di diverso. Buonanotte, cari. Ne riparleremo con calma, per oggi direi che le emozioni possono bastare.”
Edward non ebbe il coraggio per cercare di trattenere la madre, lasciando che la donna superasse lui e il cugino per uscire dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
A quel punto Robert sospirò, passandosi una mano tra i capelli mentre tornava a guardare il cugino:
 
“Come dovremmo muoverci a riguardo?”
“Non lo so, ma la casa potrebbe andare a Saint-Clair solo tra tre anni, fino ad allora niente e nessuno si muove da qui. Vorrei che mio padre fosse qui per complimentarmi per la sua trovata, posso quasi vedere la sua espressione beffarda e schifosamente soddisfatta. Non poteva darmi vita facile neanche da morto, naturalmente.”
Edward sbuffò, e lanciando un’occhiata quasi truce al ritratto di famiglia appeso alla parete – e in particolare sulla figura di George, seduto su un divanetto accanto alla moglie con figlio, nuora e nipoti in piedi alle loro spalle – girò sui tacchi per andarsene, aprendo la porta con una spinta mentre Estelle, in attesa, stava davanti al camino per tornare a casa insieme al marito.
La donna guardò l’uomo avvicinarlesi con sguardo leggermente preoccupato, mettendogli una mano sulla spalla quando la vicinanza glielo permise:
“Va tutto bene?”
“Per niente, ma cercherò di non pensarci più, per oggi. I ragazzi sono a casa?”
“Sì, gli ho detto che potevano andare.”
“Bene. Domani parlerò con Clio.”
 
Il tono del marito era così perentorio che Estelle non ebbe il coraggio di contestarlo o di chiedergli cosa volesse fare, ma lo seguì all’interno del caminetto co un’espressione sinceramente preoccupata dipinta sul volto.
Non aveva nessun motivo per disprezzare personalmente Riocard Saint-Clair – se non le dicerie e le lamentele di Egan, a cui però la donna non aveva mai dato totale credito non conoscendo il ragazzo di persona –, ma l’idea di lasciare la sua unica figlia in pasto a quella famiglia, che li odiava dal primo all’ultimo, non la allettava affatto.
 
*
 
“Ti ha… ti ha lasciato LA CASA? Ci stai prendendo in giro?”
“Credimi, lo vorrei tanto.” 
Riocard, in piedi davanti al camino acceso, diede un leggero colpetto ad un pezzo di legno con uno sbuffo, mentre Thomas, seduto sul divano alle spalle del cugino, stentava a credere alle sue orecchie, così come il resto della famiglia.
Alexis, che non sapeva se gioire o disperarsi, lanciò un’occhiata dubbiosa a Theseus, che non aveva ancora aperto bocca e sembrava riflettere sulle parole del nipote.
 
“Perché lo avrà fatto, Theo?”
“Non ne ho idea, non conoscevo bene George… Potremmo chiederlo a zia Gwen, forse con lei ne aveva parlato.”
“Non ne sarei certo zio, mi è sembrata sorpresa. Non contrariata quanto suo figlio, ma sorpresa. C’è una clausola, comunque. Dovrei sposare una delle sue nipoti entro i prossimi cinque anni, per averla.”
Alle parole del cugino Ambrose, seduto tra Thomas ed Elizabeth, non riuscì a trattenersi dallo scoppiare sonoramente a ridere, asserendo che il vecchio aveva di certo voluto prenderli in giro.
Il ragazzo sollevò le sopracciglia quando Amethyst gli scoccò un’occhiata torva, guardando la madre come se non capisse perché tutti fossero così seri:
 
“Andiamo, Riocard che sposa una Cavendish? Proprio RIOCARD, dopo tutto quello che Edward Cavendish ha fatto allo zio Rod? È assurdo, non accadrà mai!”
“Bisogna capire perché lo zio l’ha fatto, comunque. Ho visto zia Gwen prima del funerale e non me ne ha fatto parola, sono certa che non lo sapeva.”  Amethyst strinse le braccia al petto, dubbiosa, mentre Alexis sbuffava piano, seduta accanto ad Astrid:
“Beh, se non l’ha detto a lei non vedo a chi altro potrebbe averlo confidato. Chissà cosa gli è passato per la testa…Di certo Edward starà gongolando, tanto non acconsentirà mai ad un matrimonio del genere, figuriamoci. Hanno la casa in tasca.”
 
“Papà, tu che cosa ne pensi?”
Elizabeth-Rose si voltò verso il padre, in piedi alle spalle del divano occupato da lei, Thomas, Clara ed Ambrose. L’uomo esitò, scrutando il nipote con attenzione prima di scambiarsi un’occhiata eloquente con la sorella, conscio del fatto che entrambi stavano pensando la stessa cosa.
 
“Mi sembra chiaro.”
“Beh, illuminaci allora.” Astrid aggrottò la fronte alle parole del marito, guardandolo in attesa esattamente come tutti gli altri.
Riocard si voltò per guardare lo zio e i due si scrutarono per qualche istante prima che il capofamiglia parlasse, serio in volto tanto quanto nella voce:
 
“George Cavendish ha sposato una Saint-Clair. Gli anni successivi alle loro nozze sono stati gli unici di pace, relativamente, tra le nostre famiglie. Mi sembra chiaro che George fosse stanco di questa faida e che il suo sia un tentativo per riunire la Rosa Bianca e la Rosa Rossa. Riunirle tramite un matrimonio, come avvenne tra lui e zia Gwendoline.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
………………………………………………………………………………………………..
Angolo Autrice:
Buonasera a tutte, care autrici, grazie mille per le recensioni dello scorso capitolo 😊
Onestamente confesso di non essermi fatta un’idea molto precisa sulla vostra posizione generale a proposito della questione coppie-parentele, ma ci torneremo con maggiore precisione quando arriverà il momento, per voi, di comunicarmi le vostre preferenze per il vostro OC u.u
(Ne approfitto come sempre per invitarmi a prestare attenzione ai “candidati”, visto che non passeranno molti capitoli prima che io vi ponga la fatidica domanda)
Inoltre, devo fare una piccola comunicazione che ho completamente scordato di inserire nello scorso capitolo, mi scuso, troppe cose da dire come sempre: il personaggio di Riocard non mi è stato mandato da nessuna autrice, è invece di mia invenzione. Di norma non creo più di un personaggio per una stessa storia, salvo casi come Half-Blood e Toujours Pur, e infatti non avevo intenzione di farlo, ma per il figlio di Rod e Alexis avevo idee abbastanza precise, diciamo, e poiché non mi è arrivata nessuna scheda che corrispondesse all’immagine che mi ero fatta, sono intervenuta.
Spero vivamente che il capitolo sia di vostro gradimento, attendo con trepidazione i vostri pareri sui personaggi, che sto iniziando a delineare, e su ciò che è avvenuto.
A presto e buonanotte,
Signorina Granger
 
PS. Per darmi modo di organizzarmi meglio – ma anche a voi per recensire e gestire i tempi – ho pensato di scandire le pubblicazioni fissando un giorno a settimana in cui cercherò di aggiornare sempre la storia. Pensavo al mercoledì, a metà settimana ditemi se vi può andar bene 😊
 
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Signorina Granger