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Autore: Chiara PuroLuce    18/09/2020    8 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Patty era tra le sue braccia. Wow, non pensava di avere una fortuna del genere, non così presto, almeno.
Dio, quando l’aveva vista arrampicata in alto tra gli scaffali, intenta a recuperare l’ultimo dei tre scatoloni che cercava, gli si era fermato il sangue nelle vene. E poi quando era precipitata, presa alla sprovvista dalla scaletta caduta, gli si era congelato. Si era mosso rapidamente e aveva teso le braccia, nelle quali ora lei si trovava.

 
«Ma… ma…» balbettò lei ancora sconvolta, poi sbattè gli occhi come per sincerarsi di aver visto bene e gli disse «grazie.»

«È stato un vero piacere» rispose lui senza accennare a muoversi e sfoggiando un ampio sorriso.

«Sì, ma ora mettimi giù per favore.»

«No, non ancora. Prima voglio sincerarmi che tu stia bene» le disse.

«Non ho nulla di rotto, non si vede?» l’aggredì lei «E adesso… toglimi, le, mani, di, dosso.»

«Guastafeste!» rispose lui, ridacchiando.

Vuoi scendere, carina? Bene, ma alla mia maniera!, pensò.
Con molta lentezza la posò a terra e la tenne stretta a sé con un braccio attorno alla sua vita per qualche secondo. La scostò un poco e, partendo dalle spalle, le percorse il corpo con le mani fino ai fianchi, dove indugiò a lungo.
Guardò Patty. Oh, era diventata rossa come un peperone e lo fissava con gli occhi sgranati, il respiro irregolare che faceva alzare a bassare velocemente il suo bellissimo seno. Evidentemente il suo corpo agiva da sé, a discapito delle parole. Molto bene, buon segno.

 
«Hai finito?» gli disse con voce strozzata.

«Purtroppo, sì. Confermo, sei tutta intera e stai bene.»

«Ma tu guarda, non me ne ero accorta. Holly, che ti prende? Sei così… strano, oggi!»

«Niente. Oggi abbiamo stravinto, mi sembrava strano che tu non fossi lì a festeggiare con noi per la seconda volta e così…»

«E poi spiegami una cosa… ma che diamine ci fai tu, qua!» lo interruppe.

«Non prendertela con lui, ma con me» intervenne Amy.

«Come… con te?» le chiese lei «Che hai combinato?»

«Qualcosa che doveva fare già dodici anni orsono» intervenne Julian «ciao Patty, sono felice di rivederti. Adesso ci scuserai, ma devo fare due chiacchiere con questa sconosciuta che si professa mia fidanzata. Parlerete, quando ce ne saremo andati.» disse guardando Amy e le chiese «Dove possiamo metterci?»

 
Invece di dare retta a Julian, Amy lo scansò e si diresse da Patty. Holly si fece da parte – cominciavano a essere troppi in quello sgabuzzino – Amy andò dall'amica, la strinse forte a sé, intimandole di non rifarlo più, mentre lei le diceva che era troppo drammatica ed emotiva e che doveva smetterla di guardare “le dieci morti casalinghe più assurde”, il che li fece sorridere.
 
 


 
«Sono davvero legate, Amy non mentiva» esordì il numero dieci, allontanandosi da loro per lasciare un po’ di privacy.

«Sì, Holly, e si vede quanto ci tengono l’una all’altra» rispose Julian, seguendolo.

«Come abbiamo fatto a non accorgercene prima?»

«Non chiedermelo, davvero. Sono state brave. Quando si incontravano, sembravano davvero non sopportarsi a vicenda. Tu eri all’estero e certe scene potevano solo raccontartele, ma io ho assistito a un paio di queste e… devo dire che si meriterebbero un oscar. Un giorno te le racconterò. Ora devo concentrarmi su Amy.»

«Non essere troppo duro con lei. Ammira il suo coraggio, piuttosto. Ce ne è voluto molto per presentarsi davanti a tutti noi, dopo tutto questo tempo e dircelo.»

«Vedrò cosa posso fare, ma non prometto nulla. Anche perché… ho una missione da compiere.»

«E sarebbe?» chiese un Holly incuriosito da quella frase e dallo sguardo sbarazzino dell’amico.

«Amy, ne hai ancora per molto? Non possiamo trattenerci per troppo tempo, lo sai. Hai sentito il mister, entro cena dobbiamo essere di nuovo al ritiro» le disse lui, con un tono che non ammetteva repliche, glissando la risposta.

Holly vide l’amica scusarsi con Patty, mormorarle qualcosa all’orecchio, raggiungere il fidanzato e condurlo oltre una porta che chiuse dietro di sé.


 
 
 
«Finalmente soli!» esordì lui, guardando una Patty tra lo sconvolto e il curioso, indicargli il divano.

Patty si diresse in tutta calma al frigo, recuperò una caraffa e due bicchieri e lo raggiunse poco dopo. Li riempì e gliene porse uno.
 
«Tè freddo al limone, l’ho fatto io. Ora mi dici perché sei qui e cosa vuoi ancora da me e dovrà essere tutta la verità o te la vedrai brutta e la cosa migliore che potrà capitarti, sarà essere sbattuto fuori a calci in culo!» gli disse con sguardo truce.

Oh, perfetto. Proprio quello che gli mancava. Parlare con Anego e non con Patty. Che qualcuno lo aiutasse.
 
 
 

 

«Mi odi, vero, Julian? Lo so, lo so che forse dovevo dirtelo prima in privato e non così… davanti a tutti, ma… non volevo che Holly capisse che anche tu ne eri al corrente e se la prendesse con te per non averlo informato prima» gli confessò Amy.

Julian guardò la sua fidanzata. Sì, era vero, lo avrebbe preferito, ma poteva capirla. Amy lo aveva condotto in camera sua. Il rosa imperversava ovunque ed era molto femminile. Era la prima volta che lui veniva invitato nella sua camera, nemmeno quando viveva ancora con i suoi l’aveva mai fatto.
 
«E… e la mia amicizia con Patty, non deve essere motivo di attrito tra noi due. È vero, ho taciuto, sono colpevole» continuò lei, incoraggiata dal suo strano silenzio «vuoi lasciami?» gli chiese poi in un sussurro e velocemente.

«Cosa?» esordì lui, facendola sobbalzare «No! Voglio solo capire. È qualcosa di bello avere una migliore amica, Amy e in genere non si nasconde. Lo so che tu, all’infuori della Mambo, dei ragazzi della Nazionale, delle manager… non hai legato con nessuno e anche con noi, stai sempre attenta a ciò che dici o a quello che fai. Come se avessi paura di sbagliare e perdere tutto e rimanere da sola come eri quanto ti ho conosciuta. Sbaglio forse?»

«No, non sbagli» confermò lei sedendosi sul letto e guardando per terra.

«Ma con Patty è diverso» constatò sedendosi vicino a lei.

«Totalmente. Con mia enorme sorpresa, ci siamo ritrovate. Lei mi vuole bene per quello che sono e non devo fingere con lei, mai! Io stessa le voglio molto bene e non so cosa mi abbia  trattenuta in tutti questi anni dall’uscire allo scoperto, solo per rifilare qualche sberla ben assestata e meritata a Holly. L’ha fatta soffrire in un modo ignobile. Julian, ho visto le sue lacrime, l’ho sentita disperarsi, urlare e alla fine rassegnarsi all’ovvio e tutto perché quel… quell’idiota…»

Julian rise all’immagine che gli si formò nella mente di una specie di alter ego della sua Amy che aggrediva il capitano della Nazionale a mani nude.
 
«Amy» le disse alzandosi di scatto e prendendo a girare per la stanza, nervoso «ci possono sentire, di là?»

La vide diventare di tutti i colori. Oh, Amy. Dopotutto non era così timida e ingenua.
 
«N… no. Una cosa bella di questa casa, è che zia Miho ha insonorizzato entrambe le stanze. Infatti, alla sera dormiamo con le porte aperte, sai, se dovesse succedere qualcosa… Non so il perché l’abbia fatto e nemmeno Patty, ma potrebbe averlo detto a Steffen. Abitando qua a lato è probabile che si frequentassero e potrebbe averglielo rivelato. Pe… perché me lo domandi?»

«Ecco… giusto di lui voglio parlare ora. È davvero così bello?»

«Cosa? Io… em… sì.»

«Capisco. E potrebbe dare del filo da torcere a Holly?»

«Certo, tantissimo. Ve l’ho detto, quei due stanno diventando sempre più come pappa e ciccia e la cosa mi preoccupa. E non è perché io non voglia vederla felice con lui, anzi… Steffen è molto dolce e buono con lei e la metterebbe su un piedistallo. Ma… io penso che Patty sia ancora innamorata di Holly e che non potrà mai essere felice davvero, se non con lui e voglio aiutarli. E poi Holly farà ancora più fatica con lei, perché ha molto da farsi perdonare e Patty è una che non dimentica facilmente.»

Julian rifletté su quelle parole. Aveva ragione lei, ma lui conosceva Holly e sapeva che non si arrendeva mai e che se si metteva in testa qualcosa, faceva di tutto per ottenerla. Ora, l’amico aveva deciso che voleva Patty e lui era sicuro che niente e nessuno l’avrebbe fermato. Nemmeno questo… tizio nordico.
Ma ora quello che voleva fare, era concentrarsi su Amy. Ci avrebbe messo qualche giorno per digerire tutte quelle notizie e perdonarla, già lo sapeva. Ma lei, al ritiro, aveva detto una frase che…  e così aveva deciso di…

 
«Amy, davvero non riesci più a guardarlo, quel tizio, perché ti ritorna in mente tutto nudo ogni volta che lo vedi?» le chiese di getto.

Lei strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca, poi arrossì e annuì vistosamente, mentre si copriva il volto con le mani.
 
«Oddio, è così imbarazzante. Ma come posso fare, come. Sono disperata Julian. Non riesco a capire come fare per togliermi quell’immagine dalla testa. Devo ammettere che Steffen nudo, merita, ma… che imbarazzo.»

«Io posso aiutarti!» le confessò arrossendo vistosamente a sua volta.

Sì, decise, era l’unico modo per aiutare Amy e non poteva tirarsi indietro proprio ora. Così, Julian Ross, capitano della Mambo e regista della Nazionale, che sapeva ricoprire svariati ruoli con successo ed era stato nominato vice allenatore, agì. Le prese le mani e, agganciato il proprio sguardo al suo, le disse:
 
«Amy, so che quello che sto per fare ora, ti metterà in forte imbarazzo – pensa, imbarazza anche me – ma è importantissimo che tu mi guardi, ok? Per tutto il tempo, guardami! Non smettere mai di farlo.»

E quando lei annuì, deglutì, si alzò, andò a chiudere la porta a chiave – era meglio non rischiare che i loro amici entrassero senza bussare – le si parò davanti e iniziò a spogliarsi, lentamente. Scarpe, pantaloni, maglietta e – dopo essersi calmato un attimo, perché era forse più imbarazzato di una Amy bordeaux che lo fissava a bocca aperta – si sfilò anche i boxer, rimanendo totalmente nudo di fronte a lei.
 
«Amy, dì qualcosa per favore.»

«Io… io… oddio Julian, sei… wow, ma perché l’hai fatto?»

«Perché ti amo e perché voglio che d’ora in poi – se proprio dovrai imbarazzarti per qualcuno che hai visto come mamma l’ha fatto – voglio che quella persona sia io, non un altro. Io. Il tuo ragazzo.»

«Julian» Amy si alzò e lo raggiunse, guardandolo negli occhi e prendendogli le mani «grazie, amore mio. È stato un gesto bellissimo e molto dolce. Oltre che imbarazzante per entrambi. Ti posso giurare che hai surclassato Steffen sotto ogni aspetto e che d’ora in poi lo guarderò con occhi diversi» poi lo baciò lievemente sulle labbra e gli disse arrossendo vistosamente «ma non so se potrò fare la stessa cosa con te, da adesso in poi. Per quanto ti trovo molto sexy in versione nudista… che ne diresti di rimetterti almeno i boxer?»

Julian non poteva essere più che d’accordo con lei e si affrettò a fare come Amy gli aveva suggerito, poi la prese tra le braccia e la baciò a lungo e con passione. Era proprio fortunato a stare con lei, anche se era ancora arrabbiato. L’amava da impazzire. Sperava solo che Holly stesse gettando le basi per ricostruire un rapporto con Patty.
 
 


 
«Patty, lo so che mi odi, ma vorrei che mi ascoltassi. Per favore.»

Ascoltarlo? Per favore? Ma era impazzito del tutto? Aveva preso una botta in testa, per caso? Ma che stava succedendo?
 
«Inizi a farmi paura, Hutton. Tu che dici per favore a me? Da quando? Lasciami indovinare… ti sei reso conto che, stranamente, tutte le puttanelle che ti ronzano attorno sono sparite… e allora ti sei detto… “con chi cazzo non ho mai flirtato neanche per scherzo? Oh, certo, ma con quella scema che mi gira intorno da quando siamo bambini, com’è che si chiama? Vediamo di darle un contentino.” Eh, l’astinenza, è una gran brutta bestia!»

«Me lo sono meritato. Sono stato inqualificabile con te. Ti chiedo scusa.»

«Come? Ho sentito bene?» gli rispose lei.

«Dai, smettila Patty. Sai benissimo che so riconoscere i miei errori e fare ammenda. Io sono stato odioso con te e non te lo meritavi. Ti ho trattata malissimo, peggio non potevo fare.»

«E… a cosa devo questo tuo cambiamento?» gli chiese.

Ecco, e adesso veniva la parte più difficile.
 
«Ti ho giudicata senza se e senza ma. Ti ho umiliata. Ti ho trattata da schifo. Perdonami!»

«Ti ho fatto una domanda e pretendo una risposta.»

«Ok, se la metti così… come sai, Amy è venuta a fare colazione con noi stamattina. Ma non era lì solo per quello. Ha voluto aprirmi gli occhi e le sue parole, mi hanno fatto precipitare nel baratro più buio per la vergogna.»

Vide Patty passare dalla rabbia, allo stupore.
 
«Amy? Quella ragazza non finirà mai di stupirmi» disse infatti «Oh, capisco, ha fatto la spia alla fine. Un po’ me l’aspettavo che presto o tardi sarebbe saltato fuori. Non sono arrabbiata con lei, tranquillo.»

«Ne sono sollevato. Io… io non volevo crederci. Perché, Patty. Perché ci hai… mi hai mentito. Io sono stato ingiusto con te, lo riconosco, ma tu non hai fatto nulla per dirmi che sbagliavo. Mi hai visto darti contro con parole orrende. Sbandierarti davanti tante ragazze o puttanelle, come le chiami tu, non senza ragione. Hai avuto tanti anni per dirmi la verità, eppure non l’hai fatto. È vero, io ero all’estero per la maggior parte del tempo, ma esistono i telefoni.»

Lei stette in silenzio per un po’, tirare un sospiro e poi prese a parlare.
 
«All’inizio per orgoglio, poi per abitudine. Il nostro rapporto d’amicizia era ormai irrimediabilmente compromesso e a cosa sarebbe servito dirti la verità su me e Amy? A nulla. Trovo questa conversazione insensata. Noi due non siamo nulla l’uno per l’altro e non ti devo altre spiegazioni. Non siamo neanche più amici. Che cosa vuoi ancora da me?»

«Voglio ricominciare da capo.»

«Cosa? E perché mai. Tu non cambierai mai, io non cambierò mai. Che senso ha tutto questo.»

Ma lui la ignorò e le tese una mano, che Patty guardò con stupore.
 
«Piacere di conoscerti. Mi chiamo Oliver Hutton, amo il calcio e il mio sogno è quello di diventare un calciatore professionista, giocare nella Nazionale e portarla ad essere la migliore del mondo e tu sei?»

Attese per un minuto buono, vedendo il volto della ragazza cambiare più volte espressione, stava per perdere le speranze quando inaspettatamente…
 
«Patricia Gatsby, ma tutti mi chiamano Patty. Sono a capo della tifoseria della scuola, anche se la nostra squadra di calcio è scarsa, anzi fa proprio pena.»

Holly rise a quelle parole. Era vero. Quando era arrivato alla Newppy, la squadra di calcio della scuola, capitanata da Bruce, era senza speranze. Al ricordo di come era andato il primo allenamento con loro sul campo vinto alla San Frencis dopo lo scontro con Benji, si mise a ridere forte. Rideva di cuore, come non gli riusciva da qualche tempo. All’iniziò anche Patty si unì a lui, poi… non la sentì più, ma che caz… si girò a guardarla e vide che lo stava fissando con una strana luce negli occhi. E subito dopo…
Wow, non stava sognando, vero?
Le labbra di Patty erano molto meglio di come le ricordava. Lei l’aveva preso per la maglietta, come la prima volta, e l’aveva attirato a sé, incollando quelle labbra morbide e sensuali che si ritrovava alle sue.
Lo stava baciando con passione. Era riuscita a fargliele aprire leggermente, stuzzicandole con la lingua e, per approfondire il bacio, gli si era avvicinata ulteriormente, fino ad allacciargli le braccia dietro il collo.
Holly la prese per i fianchi e la tenne stretta saldamente a sé, mentre le faceva reclinare leggermente la testa per esplorarle meglio la bocca. Patty lo assecondò e lui la sentì emettere piccoli gemiti di incoraggiamento che lo infiammarono ulteriormente.
Poi le si scostò all’improvviso e si alzò, iniziando a passeggiare per il salone mormorando che ho fatto, che ho fatto, che ho fatto? mentre si toccava ripetutamente le labbra con un dito.
Be’, per lo meno non ne era rimasta indifferente. Molto bene.

 
«Questo» gli disse poi, fermandosi di colpo, mettendo le mani sui fianchi e fronteggiandolo «non dovrà ripetersi. Mai più!»

«Questo… cosa?»

«Holly! Questo! Lo sai benissimo… il bacio!»

«Ah, il bacio. A me è piaciuto e a te anche, non negarlo» le disse «e poi ti ricordo che, per la seconda volta, sei stata tu a baciarmi.»

«Già, sono sempre io a farlo. Tu non hai mai preso l’iniziativa e…»

A quel punto, Holly, si alzò di scatto dal divano e la raggiunse. Patty indietreggiò lentamente e andò a sbattere col sedere contro il tavolo della cucina. Lui la circondò con le braccia appoggiando le mani ai lati del corpo, sul tavolo e bloccandole la fuga. Senza toccarla, la baciò a sua volta con lentezza. Sentì Patty porre una resistenza iniziale, ma poi lo assecondò e fu spettacolare.
 
«Ahem… ehi… emmm…»

Chi era che disturbava quell’idillio? Holly pose fine a quel dolce assalto con ancora più calma e la guardò negli occhi, un sorriso sulle labbra e…
Sciaf!!!!!!!!!!!!!
Che cazzo…

 
«Non deve più accadere. Promettimelo!» gli intimò quasi senza fiato e con occhi di fuoco.

«Non posso» le rispose sinceramente con voce roca, massaggiandosi la guancia dolorante «per pareggiare i conti ne manca uno, da parte mia.»

Solo allora Holly si ricordò che probabilmente non erano più soli e guardò verso il fondo della sala, dove vide la coppia di amici fissarli a bocca aperta, Amy aveva un’aria sconvolta, mentre Julian se la rideva sotto i baffi, che non aveva. Solo allora Patty seguì il suo sguardo e lui, dal volto arrossato che aveva e dal fatto che continuava a guardarsi in giro agitata, era sicuro che stesse pensando a come nascondersi il più fretta possibile.
Decise di trarla d’impaccio… o forse di divertirsi ancora un po’.

 
«Prima mi bacia e poi mi rinfaccia di essere sempre lei a farlo… secondo voi cosa avrei dovuto fare per metterla a tacere?»

«Holly…»

«No, Patty. Io…»

Driiiiiiinnnnn Driiiiin Driiiiiinnnnn

«È proprio il caso di dirlo… salvata dal campanello!»

Poi, prima che potesse anche solo reagire, la baciò velocemente sulle labbra.
 
«Patty?»

«È? Sì? Sono io.»

«Lo so» ridacchiò lui, lieto di averla mandata in confusione «la porta!»

«Em… sì. Due a due, palla al centro!» gli disse riferendosi all’ultimo bacio veloce che le aveva rubato, prima di dirigersi ad aprire, ma Amy l’aveva già anticipata.
 


 

 
«Ehilà, vicine. Ho portato un po’ di cibarie extra dal lavoro e visto che sono troppe per il mio frigo ho pensato di regalarvele. Posso entrare?»

«Steffen!» dissero in coro le due amiche.

«Amy. Patricia. Bene, ora che ci siamo ricordati i nomi…» disse indicando le borse colme.

«Ah, sì, scusa. Il cibo gratis non si rifiuta mai, dai entra» gli disse Amy, facendosi da parte.

«Meno male, mi avete salvato. Permesso» disse entrando e dirigendosi senza indugio al tavolo della cucina. «Ah, avete visite vedo» disse poi notando i due ragazzi.

Oddio, che imbarazzo. Patty non sapeva più cosa pensare. Quella mattina era proprio lì a flirtare con Steffen, a parlare di baci mancati e della loro situazione bizzarra e poco prima, si stava baciando… sì, ma con Holly, aggrappandosi al suo corpo e bramando di più. Era proprio una brutta, bruttissima persona. E adesso? Be’, anzitutto doveva presentarlo.
 
«Steffen Larsen, ti presento i nostri amici che bazzicano in Nazionale. Julian Ross, che è anche il fidanzato di Amy e Oliver Hutton. Lui è… è il capitano della squadra» disse dopo una pausa, indicandoglieli.

Patty vide i due ragazzi stringergli la mano in uno strano stato di trance. Ma che cosa gli prendeva adesso? Chiese aiuto a Amy con lo sguardo, ma anche lei fece spallucce. Holly e Julian lo guardavano con occhi sgranati e poi si fissarono.
 
«Ehi, ma tu non dovresti essere al lavoro?» gli chiese Patty.

«Mi mancavi e sono uscito prima, Patricia» le rispose Steffen strizzandole l’occhio.
 
 



E così ti mancava, è? Patricia? Sarà attratta da te, ma bacia me. Lei è mia. Solo… mia!  
   
 
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