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Autore: Chiara PuroLuce    20/09/2020    10 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Ed eccolo, il Drive Shoot di Hutton che tutti stavamo aspettando. Il portiere nigeriano sembra pronto a riceverlo, ma…. Ahhh, Gooooooaaaallll! Imprendibile tiro di Hutton che ha raggelato sul posto l’estremo difensore avversario. La fine del primo tempo vede la Nazionale Giapponese avanti di due reti su quella Africana che, al momento, non è riuscita a concludere. Price in porta è una saracinesca oggi e si starà godendo il riposo, visto che raramente gli avversari riescono a raggiungere l’area. Hutton è sempre più in gran forma e pericoloso. Rimane il mistero che lo circonda e sappiamo per certo che tutti i giornalisti sportivi e di gossip sono a caccia del motivo che abbia scatenato in lui una tale potenza distruttrice.»
 
Che cosa mi succede? Ma che vi importa a voi, schifose sanguisughe. Ci manca solo avervi tra i piedi, come se non avessi già abbastanza problemi così, si disse.
Da quando era stato a trovare Patty, era ancora più preoccupato e nervoso di prima.
Steffen Larsen. Cazzo, Amy non aveva esagerato quando l’aveva paragonato a Thor. Quel ragazzo lo ricordava, eccome. Alto, muscoloso, tratti nordici e un debole neanche troppo velato per Patty, anzi no… per Patricia. E lei? Oh, lei… gli era bastato vederla ridere con lui, scherzare con lui, chiacchierare con lui… per capire che lo adorava. I dieci minuti più lunghi della sua vita. Il peggio era arrivato quando lo aveva sentito ricordale il loro appuntamento in terrazza per quella sera, a quanto pareva, il tizio aveva una sorpresa per lei. Patty si era illuminata tutta a quella frase e aveva assicurato, con vigore, la sua presenza. Aveva rischiato seriamente di aggredirlo e fargli rimangiare l’invito a suon di calci. Era incredibile che avesse fatto ammenda giusto in tempo per vedersela soffiare da quel tizio biondissimo.
Insomma, i baci che si erano scambiati non contavano nulla per Patty. No, impossibile. Il primo era stato opera sua e lui aveva capito che Patty ci aveva messo anche il cuore, non solo la bocca e il corpo. Non si poteva fingere una reazione del genere.
Il mister diede le disposizioni per il secondo tempo e poi li lasciò soli per darsi una riassestata.

 
«Ehi, capitano» lo richiamò Rob, facendolo sobbalzare «lascia divertire un po’ anche noi e che cavolo.»

«Ha ragione il tappetto qua» intervenne Mark «io capisco che ultimamente hai un po’ di beghe sentimentali, ma non è una scusa per fregarci tutte le azioni e farle tue e che diamine, amico, mi ricordi me quando ci siamo conosciuti.»

«Sì, ci pensiamo noi a mantenere il risultato e a metterlo al sicuro con almeno altri due goal. Tu hai già dato, fin troppo. Ora basta» gli intimò Philip.

«E poi nel secondo tempo ci sarò io in porta» lo informò Ed «e puoi stare sicuro che continuerò l’opera di Price.»

«Voglio sperare, o mi guarderei le spalle fossi in te» gli rispose quello sentendosi tirare in causa.

Ah, i suoi amici. Loro erano stati fin troppo comprensivi con lui e lui come li aveva ripagati? Ignorandoli in partita.
 
«Allora, visto che hai taciuto e Julian con te, perché stava a te parlarne, ora lo fai. Che ti è preso?»

«Davvero, Holly, che ti prende? Speravamo tutti che la visita a Patty avesse risolto un po’ le cose e invece… è quello che ti fa stare male, vero?»

Tom, a lui non si poteva farla neanche volendo. Decise che doveva loro tutta la sincerità possibile, era il minimo per non averlo ancora fatto fuori. Guardò Julian che annuì, piano. Anche lui aveva avuto la sua stessa reazione alla vista del tizio nordico e ne era rimasto scosso, tanto quanto lui.
 
«Oh, sì, la visita è andata meglio di quello che speravo. Ci siamo anche… be’, sì, baciati ecco. Tre volte.»

«Cooooosaaaaa?» dissero in coro gli amici, facendolo sorridere per gli sguardi allibiti che avevano tutti.

«Confermo. Io e Amy ci siamo persi il primo, ma… poi non devono essersi accorti che noi eravamo lì e hanno continuato.»

«Holly, ma è meraviglioso! Finalmente, iniziavamo tutti a disperare» disse Bruce, prima di abbracciarlo.

Ma lui rimase rigido. No, non c’era nulla da festeggiare.
 
«Be’, cavoli, questa non mi sembra la reazione di uno che ha fatto passi da gigante con la donna che ama» intervenne Benji «e allora, che cazzo è successo ancora?»

«Oh, niente, sai… stava andando tutto bene, vero Julian?»

«Fino allo schiaffo che ti ha tirato lei, sì. E prima dell’imprevisto. Un grosso, alto, imprevisto.»

Ecco fatto, con quella semplice frase, Julian aveva scatenato la curiosità generale.
 
«Cavoli, ti ha malmenato?» si stupì Paul.

«Be’, la nostra Patty è un pochetto confusa, al momento.»

«E cosa sarebbe questo… imprevisto?» chiese un curioso Rob.

«Ah, no, non cosa... ma, chi sarebbe!» specificò il numero 14.

«Oddio» saltò su Tom dopo un minuto di riflessione «non ci dirai che…»

«Bravo. Il tuo intuito migliora a vista d’occhio e fa sempre più paura» gli disse il capitano «ebbene sì. Abbiamo conosciuto il vichingo dagli occhi di giaccio.»

Quell’annuncio scatenò il putiferio, subito dopo un attimo di smarrimento.
 
«Cooooosaaaaaa?» ripeterono tutti insieme.

«Cioè vuoi dire che lui era… lì?»

«No, Bruce, o non avrei neanche potuto sfiorarla, figuriamoci baciarla. No, il caro Steffen è arrivato dopo. Tempismo perfetto. Dannazione a lui.»

«Ma lui è… cioè, è davvero…» riprese il difensore, ma venne interrotto dal mister che rientrò nello spogliatoio.

«Ok, ora basta fare le comari. È ora di rientrare. Continuerete a partita finita.»

Holly si impose di pensare a vincere e accantonò l’argomento. Avrebbe spiegato tutto poi. Ma fu bloccato da Mark che gli impedì il passaggio.
 
«Prima rispondi e poi andiamo. Non puoi lasciarci col dubbio, in sospeso e minare la nostra concentrazione in partita. Allora… è proprio come l’ha descritto Amy, ovvero così bello da non avere speranze con Patty?»

Lui li guardò tutti, poi sospirò e lanciò la bomba prima di passare sotto il braccio di Mark, aprire la porta e uscire.
 
«Mettiamola così, sarà dura combattere contro la reincarnazione di un dio nordico, ma io non mollo e vedremo, alla fine, chi la scamperà.»
 
 


 
Il secondo tempo vide Mark andare a conclusione dopo un passaggio perfetto di Rob e proprio quest’ultimo segnare, poco dopo, la quarta rete. Una disfatta completa per la Nazionale Africana che uscì dallo stadio in preda allo sconforto.
Il mister si congratulò con loro appena raggiunsero la panchina.

 
«Ottimo lavoro ragazzi. Ora siamo in finale!» urlò, seguito a ruota da tutta la squadra. «Dovremo affrontare il Brasile del tuo mentore Hutton, parlo di Roberto e non sarà una passeggiata. Abbiamo una settimana per prepararci, vediamo di non adagiarci sugli allori. Vi aspettano allenamenti da incubo, ma oggi voglio essere magnanimo con voi. Avrete tutta la giornata libera. Voglio che per le 23.00 di stasera, siate rientrati e noi ci rivediamo al campo degli allenamenti domani mattina alle 7.00 in punto.»

Detto questo li precedette al pullman, mentre loro si ritiravano nello spogliatoio per prepararsi.
 
«Julian, tu hai intenzione di andare da Amy? No, perché mi aggregherei volentieri. Ho un discorso in sospeso con una certa ragazza da riprendere.»

«Non molli, vero?» gli chiese quello.

«Proprio no. E la presenza di Steffen nella sua vita, semmai, mi sprona a impegnarmi ancora di più per riconquistarla. Lui non l’avrà mai.»

Nel frattempo, furono raggiunti dal resto della squadra che aveva appena finito con le docce e che si mise in ascolto.
 
«Dimentichi che tu sei qui, mentre lui, nel frattempo, è il suo dirimpettaio e può vederla tutte le volte che vuole, persino darle appuntamento in terrazza. Dimentichi anche che lui non ha nulla da farsi perdonare e che devi ammettere che sa come attirare una donna. Quanto tempo credi che ci vorrà prima che, di questo passo, quei due formino una coppia?»

«Dio, Julian, sei un balsamo per i miei nervi» gli rispose quello sarcastico.

Quella frase fece ridere tutti gli amici.
 
«Io ci andrei anche volentieri a trovare Amy, ma oggi, guarda caso, è a Nankatzu con Patty. A quanto pare ha trovato la cosa nel coso che aveva perso sua madre ed è passata a riportargliela. Se non erro deve trasportare anche gli ultimi scatoloni all’appartamento. Non dirmi come faranno, non me l’ha detto, ma un’idea me la sono fatta in testa.»

«La cosa nel coso?» disse Bruce, grattandosi la testa, con fare perplesso «no, meglio non indagare.»

«Holly, sei tanto intelligente e astuto in campo, quanto stupido fuori» gli disse Mark.

«Sì, ha ragione questo qui. Mi stupisce che tu non le abbia chiesto il numero di cellulare. Come hai potuto dimenticartene» rincarò la dose Benji.

«Fermi tutti! Questa data è da segnare sul calendario… Price mi ha dato ragione! Un evento da ricordare per i posteri»


«Non farci l’abitudine. Quando uno ha ragione, ha ragione. Anche se quel qualcuno sei tu, grandissimo rompiscatole.»

L’atmosfera rilassata e giocosa accompagnò tutti per il viaggio di ritorno.
Avevano ragione i suoi amici, ma come aveva potuto dimenticarsi una cosa così importante. Lui, il numero di Patty, non l’aveva più dal famoso incidente delle medie e aveva sempre lasciato fossero le manager o il mister a contattarla per eventuali comunicazioni. Il motivo era solo uno: non voleva più avere niente a che fare con quella che credeva una menefreghista di prim’ordine. E così, non solo l’aveva allontanata dalla sua lista di amici, ma anche dal suo telefono. E non si era mai pentito di quella decisione. Fino a quel momento.
Ah, Holly, quanto tempo perso e ora devi darti da fare o il nordico te la frega da sotto il naso, dannazione!, pensò.
 



 
«Allora, Patty, la smetti di fregare i biscotti quando pensi che io non ti veda?»

La voce di Amy li raggiunse appena varcarono la soglia del ritiro. I ragazzi si guardarono tra loro, incuriositi e si diressero da lei, nel salone. Appena arrivarono, si bloccarono nel mezzo, non visti. Ma cosa…
 
«Ehi, poche storie miss perfezione. Questo sarà il secondo che mangio. Controllo qualità» rispose quello mettendoselo per metà in bocca e sfidandola a riprenderselo.

«Il terzo» la corresse lei, piazzandosi davanti all’amica, per nulla intimorita dai suoi modi dispotici. «Guarda che non ho problemi a farlo, lo sai e…» ma non riuscì a finire la frase perché  Patty gliela chiuse con un biscotto.

I ragazzi le guardarono con stupore. Non si aspettavano di vederle insieme e tanto meno in una scena del genere. Per loro era una novità e non sapevano come muoversi. Quindi si limitarono a rimanere in silenzio e fissarle.
 
«Così pareggiamo i conti.»

«Però, sono buoni» constatò lei mordendone un pezzo «che fai, giochi sporco?»

«E tu ti fai i complimenti da sola? Sei una furbastra.»

«Caspiterina, mi hai scoperta!»

«Caspiterina? E chi dice più caspiterina al giorno d’oggi» la riprese Patty.

«Cappero? Cavoli? Perdindirindina?»

«E perché non perdincibacco? Sei un caso perso. Ci rinuncio a farti imparare termini meno antiquati e più incisivi. Sono anni che ci provo. Magari ti sconvolgerò adesso, ma se imparassi a dire una frase tipo, che so… cazzo mi hai scoperta!... non faresti scoppiare a ridere tutti ogni volta.»

E subito dopo lo fecero. I ragazzi continuarono a fissarle, sempre più increduli.
 
«Ti ricordo che una volta l’ho detto… ok, ok, quasi detto. Smetti di guardarmi così che mi fai paura» le disse vedendo l’amica fissarla con un sopracciglio inarcato e allontanandole i biscotti che, sperando di non essere vista, cercava di trafugare.

«Ecco e ti sei interrotta a metà, quindi non vale. E io ti ricordo che quell’unica volta è stata quando ti sei ritrovata davanti a Steffen nudo e poi non sei più riuscita a guardarlo in faccia per diverso tempo. Ehi, cosa che in questa settimana è decisamente cambiata, adesso che ci penso… come mai? Almeno ora lo guardi negli occhi senza arrossire o cercare di scappare il più velocemente possibile» indagò.

«Em… e chi lo sa. Abitudine di trovarselo spesso tra i piedi da che il ristorante è stato chiuso per lavori importanti?» disse arrossendo vistosamente.

Julian sorrise tra sé. Allora il suo spogliarello improvvisato aveva fatto davvero effetto e ora il vichingo nudo era sparito dalla testa della sua ragazza. Molto bene, si disse, soddisfatto.
 
«Ma sono veramente loro?» disse un Bruce allibito, mentre quelle due riprendevano a ridere.

«Ecco un qualcosa che non pensavo mai di vedere in vita mia. Oddio, allora è tutto vero… quelle due sono amiche» esordì Mark ad alta voce, facendole saltare in aria e girare verso di loro.
 
«Oh, ciao!» dissero loro in coro.

«Ma che bella sorpresa, che ci fate qua?» chiese Philip.

«Siete insieme e non state litigando!» constatò Ed.

«Be’, abbiamo sentito alla radio che avevate vinto e… visto che eravamo in zona… siamo passate» disse Patty.

«Con i biscotti» chiese Rob.

«Perché uno che passa per caso a trovare qualcuno, lo fa con i biscotti preparati in casa. Non si sa mai» le prese in giro Tom.

«Esatto. Sono per voi. Se Patty la smette di mangiarseli tutti.»

«E va bene, ci avete scoperte. Visto che Amy non è potuta venire per colpa mia alla partita, ha pensato bene di prepararvi un regalino culinario. Ma se non li volete…» e fece per allungare una mano verso il cestino senza smettere di fissarli, ma l’amica gliela picchiettò e allontanò il bottino.

«No! Non cercare scuse per sbaffartene un altro, tu» l’ammonì Amy.

«È dispotica» disse lei, alleggerendo l’atmosfera di stupore generale «ho creato un mostro!»

Ormai il ghiaccio era rotto e tutti poterono rilassarsi. Mentre i ragazzi davano l’assalto ai biscotti. Holly ne approfittò per avvicinarsi a Patty.
 
«Ciao.»

«Capitano Hutton» rispose Patty, sorridendogli.

«Naaa, quello è mio padre» rispose lui facendola ridere. «Mi sei mancata» le sussurrò poi nell’orecchio, posandovi un lieve bacio dietro, facendola arrossire e rabbrividire, suo malgrado.

«Holly…» rispose lei senza fiato, guardandosi in giro, frenetica.

«Sai, volevo tanto chiamarti in questi giorni, ma… non ho più il tuo numero di cellulare e… e così, mi chiedevo se tu potessi… ecco sì, darmelo.»

«Io… io…»

«Faen (Cazzo)... le cucine di questo posto sono spettacolari!»

La voce profonda di uno sconosciuto li fece zittire tutti. E quando si girarono verso la porta da dove proveniva… spalancarono gli occhi. E quel tizio chi era?
 
«Ah, ecco perché non lo trovavamo più, Amy. Appena vede una cucina, professionale o no, impazzisce proprio come i nostri amici qui con il campo da calcio» disse Patty, ridacchiando.

«Siamo senza speranza, amica mia. Siamo circondate da maniaci» le rispose lei seguendola a ruota «dagli occhi che ti sbirluccicano, Steffen, vedo che ti hanno davvero colpito» disse infine rivolta al nuovo arrivato.

Che cosooooosaaaaa? Quello era il vichingo? Era lui che le loro amiche avevano visto totalmente nudo? Biondo era biondo, gli occhi chiarissimi, un accenno di barba, un fisico massiccio, poteva tranquillamente toccare i 190 cm… Bruce si avvicinò al capitano, gli occhi rivolti al nordico.
 
«Holly, sei fregato» gli disse, guadagnandosi una spallata che lo fece vacillare.

Se la squadra non riusciva a staccare gli occhi dal tizio biondo, la due altre manager ne erano ipnotizzate. Letteralmente. Bruce notò Eve in uno strano stato di trance che lo mandò in bestia. Sì, ok, anche Susie lì vicino lo era, ma lei non era la ragazza che amava in gran segreto da diversi anni.
Patty lo riportò alla realtà.

 
«Steffen, ti presento la Nazionale Giapponese di calcio e le due manager che se ne prendono cura, Eve e Susie.»

Manager che si ritrovarono a mormorare un piaceeereee e a cercare di non svenire quando il nordico si avvicinò loro per inchinarsi sulla loro mano. Bruce fremette.
 
«Incantevoli» rispose lui al loro indirizzo «e niente, non c’è che dire, in Giappone non siete privi di belle donne» disse poi guardando i calciatori e strizzandogli l’occhio «piacere di fare la vostra conoscenza. Colgo l’occasione per congratularmi con voi» disse loro con un ampio sorriso che li sconvolse.

Ma come si faceva a odiare uno così e mormorano un grazie collettivo.
 
«Sapete, in genere io seguo la Nazionale Norvegese quella del mio paese, ma devo confessarvi che, dopo tutti i racconti che queste due hanno fatto di voi, sono andato a rivedere una vostra vecchia partita e devo dire che siete nettamente superiori a noi.»

Ecco, anche a volergli essere ostili, dopo quelle parole, era molto difficile esserlo.
 
«Ho una proposta per voi» disse poi attirando l’attenzione ancora di più «che ne direste se, a vittoria avvenuta del campionato, io e il mio team – che tanto al momento siamo a spasso – vi preparassimo una cena, gratis? Ma solo se vincete.»

«Team? Sei un cuoco?» s’informò Rob.

«Sous Chef» specificò lui, tutto orgoglioso.

«Ed è anche bravissimo» intervenne Patty con Amy che annuiva vigorosamente accanto a lei «sa fare magie in cucina.»

«Wow. Io dico che accetto» rispose il numero 20 con entusiasmo.

«Che cos’è successo? Hai detto che siete a spasso, come mai?» chiese Tom.

Lui si prese del tempo per rispondere e poi, unito alle due ragazze, scoppiò a ridere, lasciandoli interdetti. Poi Steffen iniziò a spiegare.        
 
«Per farla breve… È successo un piiiiiccolissimo imprevisto. Proprio durante il servizio sono scoppiate le tubature in cucina. Il cibo si è rovinato, inondato dagli spruzzi dell’impianto anti incendio, la cucina si è allagata e non vi dico il resto del locale. I clienti erano da strizzare. I pompieri hanno creato un casino osceno. Il capo è arrivato con calma, due ore dopo e non sembrava molto sorpreso, il che è sospetto, ma non troppo se lo si conosce e tutti – ma proprio tutti – siamo stati lasciati a casa in attesa di tempi migliori. Per come la vedo io… non arriveranno mai. E dire che ho lasciato casa mia per questo lavoro, dannazione!»

«Oh, ma che disgrazia, davvero. Be’, potresti sempre tornartene in Norvegia e ricominciare.»

«Holly!» lo riprese una Patty scioccata da quella frase «Che dici.»

«Potrei sì» gli rispose quello fissandolo negli occhi «ma potrei anche aprire un mio ristorante qua, in fondo mi trovo bene in Giappone e non me la sento di mollare così il mio sogno e rischiare di non vedere più Patricia.»

Quella frase ebbe il potere di fare arrossire la ragazza, incupire il capitano e sconvolgere tutti gli altri.
 
«Be’, esistono i telefoni con le video camere. Magari sarai fortunato e ti chiama» rincarò la dose il numero dieci «non ho ragione… Patricia

Gli amici videro la ragazza cambiare espressione e fissarlo con astio. Ahia, i guai erano appena cominciati.
 
«Togli il magari, Hutton, lo farò sicuramente in quel caso. Perché Steffen, a differenza tua, mi ha sempre trattata bene. Ma io preferisco, egoisticamente lo ammetto, che lui stia qua.»

«Lo dici solo perché vuoi l’affitto a fine mese» le disse il nordico, facendola sorridere.

«No, perché voglio mangiare ancora gli Skillingsboller. L’ho detto bene?»

«Pronuncia perfetta.»

I ragazzi erano molto preoccupati per quella situazione, ma sapevano che non potevano intervenire. Il loro capitano avrebbe avuto il suo bel da fare con quei due, ma, dopotutto, se non avesse fatto il cretino per anni con Patty…
Videro i due ragazzi fissarsi seri e determinati più che mai. La loro battaglia per il cuore di Patty era appena incominciata e lo sapevano entrambi.   

 
«Vogliamo andare, Steffen? O non finirò mai il trasloco e non ti ho ancora ringraziato per averci aiutate. Amy tu resti, giusto?» disse Patty e l’amica annuì, guardando Julian e sorridendogli «Allora a più tardi. Ehi, ci rivedremo alla partita, allora. E non permettete al mister di stancarvi troppo con gli allenamenti.»

E loro glielo assicurarono con foga.                                    
 
«È un modo carino per dirmi di lavare le tende?» poi vedendo tutti fissarlo con sguardi divertiti disse «Ok, cos’ho sbagliato questa volta?»

«Em… te lo spiegherò più tardi.»

Dopo qualche altra risata, Patty e il vichingo si congedarono. E, poco dopo, anche loro si divisero. Mark schizzò via velocemente, tra le battutine allusive degli amici. Julian uscì con Amy e Bruce… be’, lui aveva una cosa da fare prima di andarsene e la protagonista assoluta era Eve.
 




Holly rimase a fissare Patty e Steffen andare via col cuore angosciato e il sangue che gli ribolliva nelle vene. Dannazione. Prima dell’arrivo del vichingo stava andando tutto così bene con lei, la sua Patty. E poi…
Vederla con lui lo scombussolava. Soprattutto perché lei si comportava come una donna infatuata.
Avrebbe tanto voluto chiarire una volta per tutte con Patty, senza intromissioni, ma non era stato possibile e, se avesse insistito, non avrebbero fatto altro che litigare, lo sapeva.
Il suo piano di conquista era appena iniziato. Lo sapeva fin dall’inizio che sarebbe stata dura, ma…lui non era il tipo da arrendersi alla prima difficoltà.
Avrebbe passato la giornata con la sua famiglia, decise. Così avrebbe giocato un po’ con Daichi, il suo fratellino, parlato con i suoi e ottenuto preziosi consigli in merito a tutta quella situazione con Patty.
Poi… poi una volta terminato il campionato, avrebbe iniziato a cercarsi una casa tutta sua e a mettere in atto i suoi progetti.
Che Steffen si godesse pure quei momenti, perché presto sarebbero finiti.
Il cellulare segnalò l’arrivo di un messaggio da un numero sconosciuto e, quando lo lesse, scoppiò a ridere.

 
“Sarò pazza o solo masochista, ma questo è il mio numero. Patty.”

Ah, Patty, Patty, Patty… Il suo cuore ritornò alla vita e la speranza si rinsaldò in lui.
Amore mio, forse tu ancora non lo sai, ma sei ancora pazzamente innamorata di me e io non ti lascerò andare, mai  più!
   
 
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