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Autore: ___bad_apple___    22/09/2020    2 recensioni
[Shūmatsu no Valkyrie]
Le divinità stanche della decadenza del genere umano si riuniscono in un concilio, dove finiscono per decretare l'estinzione dell'intera razza. La figura oscura dell'angelo caduto Satan appare dinnanzi a loro, sfidando per la seconda volta le divinità: il luogo dello scontro sarà il Ragnarok, un torneo nel quale undici campioni umani e altrettanti combattenti della causa divina si affronteranno, per determinare la salvezza o lo sterminio degli umani. I grandi peccatori della storia umana riusciranno ad imporsi contro l'arroganza divina, o sarà il potere degli dèi a consentire a questi di schiacciare gli insetti che si oppongono a loro? Il torneo ha inizio, e tragedie e delusioni, conquiste e vittorie si confondono in un turbine di violenza nel quale le emozioni dei guerrieri che vi partecipano tentano disperatamente di emergere, allo scopo di far valere la propria esistenza.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 3: Cold, Uncaring Universe

Nell’infinito vuoto dell’universo Amon si aggirava cercando pianeti e sistemi solari degni di attenzione. Cavalcando comete e aprendo varchi nel tessuto stesso dello spazio spiava con cura ogni angolo dell’ultima parte di universo nata. Dall’origine dell’universo erano passati poche migliaia di anni, e formazioni gassose occupavano ogni luogo, e le esplosioni infuocate le quali di tanto in tanto illuminavano le zone più buie, preannunciavano il destino di tale creazione. Un’infinità di calore concentrato in gigantesche sfere infuocate, attorno alle quali la vita sarebbe nata, ricca e abbondante.

Era andato lì per uno scopo ben preciso. Le altre divinità lo avevano avvisato di una strana presenza la quale minacciava di turbare le delicate leggi della loro opera.

Quando trovò lo strano soggetto non gli sembrò affatto pericoloso. Semplicemente se ne stava lì seduto, in un angolino dello spazio a scrivere continuamente. Strani segni, come sagome di animali coprivano un lunghissimo rotolo di papiro sul quale il dio passava giornate a trascrivere parole su parole. Ma quali conoscenze conteneva quel documento?

I simboli brillavano, circondati da fiamme blu ogni volta che venivano completati dalle sapienti mani dell’essere, il quale con precisione millimetrica ricopriva file su file del papiro di quelle scritte.

“Hey! Il mio nome è Amon, e ho intenzione di diventare il Re degli Dèi!” Il giovanissimo dio si presentò allo strano soggetto, con un sorriso smagliante ed una frase talmente ridicola da sembrare uscita direttamente da un fumetto per ragazzini. L’ottimismo di Amon non fu abbastanza per smuovere l’entità piumata davanti a lui, dato che questi continuò a scrivere indisturbato degnando il giovanotto solo di una fugace occhiata, con le due brillanti sfere nere che aveva come occhi, nei quali nessuna luce poteva penetrare.

“Sei proprio noioso! Ma cosa ci troverai di così divertente a scrivere tutto il tempo…” Amon imbronciato si mise a sedere accanto a Toth, il quale continuò diligentemente la propria mansione. A un tratto, la lunga piuma color azzurro si fermò sul rotolo di papiro. L’inchiostro magico smise di fluire dall’utensile che non aveva mai bisogno di ricevere nuovi liquidi per proseguire nella scrittura. Toth girò la testa verso il futuro signore degli dèi sorridendo maliziosamente.

“Oh grande e potente Amon, Signore degli dèi.” Il tono solenne dell’invocazione sorprese Amon, e ancor di più l’inchino della misteriosa divinità a lui aliena. “Mi permetta di diventare la sua guida, il suo tutore.”

L’offerta della divinità piumata fu da subito allettante per Amon. I contenuti del misterioso rotolo ed il potere emanato dall’oggetto lo incuriosivano, e avevano risvegliato tutta l’ambizione contenuta nel cuore del giovane sovrano.

“Questa è un’offerta che non puoi rifiutare.” Gli occhi neri e profondi come l’universo che li circondava assorbivano lo sguardo di Amon, facendogli perdere ogni cognizione del tempo e dello spazio. Potere, sesso, ricchezze. Questo era il destino che lo attendeva se solo avesse avuto il coraggio di accettare la collaborazione di quella strana divinità. Appena Amon aprì le labbra intento a vocalizzare la propria collaborazione, l’essere piumato lo interruppe.

“Il mio nome è Toth. Le mie arti sono al tuo servizio da oggi, e per sempre. Per prima cosa otterrai l’amore della divinità che tanto desideri, e in seguito organizzeremo delle forze con cui ribellarci alla tirannide di Crono!”

Le parole di Toth avevano lasciato Amon esterrefatto. Come poteva sapere già tutto?

Guardando in quegli occhi bui Amon sapeva che avrebbe ottenuto la soluzione ad ogni quesito, la conoscenza necessaria a realizzare ogni suo desiderio e stravolgere completamente il creato.

Ma scrutando in quell’abisso, il timore di perdervisi emerse nella coscienza del Signore degli Dèi. Toth sarebbe stato un prezioso collaboratore, ma poteva davvero fidarsi di lui?

Aprendo le proprie braccia, lunghe piume si estesero all’istante andando a formare delle ali. La luce della stella vicina illuminava il piumaggio di Toth, nel quale ogni colore e sfumatura risaltava in un tripudio artistico in grado persino di confondere e disorientare il giovane Amon. Una barriera di luci bloccava ogni altra percezione non connessa a quel fantastico piumaggio, e la divinità rischio di cadere all’indietro mentre indietreggiava, in parte spaventata da un simile scenario.

Una salda presa da parte delle mani di Toth restituì sicurezza ad Amon, facendolo concentrare sul calore e la forza della presa, e sui duri artigli neri che si estendevano dalle dita del dio della conoscenza.

“Vedrai, mio signore. Questa è solo la prima delle cose che ti sorprenderanno!”

 

 

 

 

 

 

L’elettricità avvolgeva gli arti di Gagarin pronto a combattere, sfruttando l’agilità che la sua nuova armatura gli garantiva. Toth non avrebbe più avuto il predominio assoluto nella velocità d’attacco, ma pensava di compensare sfruttando le piume per attaccare sulla distanza, alternando attacco e difesa con la piuma utilizzata come scudo.

La divinità piumata iniziò a sussurrare parole incomprensibili, il cui solo suono bastò a disorientare Gagarin come se si trattasse di una sorta di ipnosi.

“Attenzione! Toth sta iniziando ad utilizzare la propria magia!”

Le parole di Lilith fecero sussultare il pubblico divino. Questo era un punto al quale lo scontro non sarebbe mai dovuto giungere.

“LOL. L’uccello sfigato che passa le giornate a scrivere deve fare sul serio contro la scimmia in armatura. GG Amon.”

La mano del signore degli dèi era posta sulla propria tempia, mentre con enorme frustrazione leggeva il messaggio inviato dal fratello Seth. L’entità era completamente avvolta da un lungo mantello color scarlatto, ad indicare il suo elemento prediletto, ossia le sabbie rosse del deserto, elemento corrosivo e associato al caos. Non amava parlare ed ogni comunicazione avveniva tramite quel miracoloso apparecchio, la cui esistenza consentiva di condurre una vita sociale attiva senza neppure proferire una singola parola. Seduto tra gli dèi maggiori aveva passato tutto lo scontro a fotografare e postare immagini della battaglia sui social media, deridendo continuamente l’odiato Toth. Tra i due non era mai corso buon sangue: d’altronde, Seth rappresentava il caos ed il disordine, e detestava alla follia l’amore per la conoscenza e la ricerca del compagno, anche se costretto a collaborare con lui in molte occasioni.

Il cyberbullismo di Seth sarebbe continuato mentre instancabili le sue dita sfrecciavano sullo schermo del telefono, producendo quantità impressionanti di meme ad un ritmo insostenibile per qualunque altra divinità.

“Argh!” Il ruggito di rabbia inconfondibile di Sekhmet, dea della guerra e della rovina distolse l’attenzione dall’interminabile battere delle dita di Seth sul proprio telefono.

“Come diavolo si fa a condividere un’immagine con questo aggeggio! Bei vecchi tempi, in cui bastava scrivere una lettera…” Con rammarico pronunciò il discorso nostalgico, mentre impetuosa tentava di individuare la funzione desiderata sul proprio dispositivo. Il povero telefono della dea stava subendo un vero e proprio maltrattamento, mentre questa con le potenti dita lo premeva senza alcuna delicatezza.

I lunghi capelli biondi della dea ondeggiavano disordinati e selvaggi come lei, mentre compiva ampi movimenti con la mano, indice di poca dimestichezza con la tecnologia, per utilizzare il telefono. A muoversi con impeto non erano solo capelli e mani. Anche l’abbondante seno della dea rimbalzando aveva attirato l’attenzione di Zeus, la cui vecchiaia sembrava essere solamente una caratteristica estetica, riguardo a certe questioni. Una luce predatoria si scorgeva nei suoi occhi coperti da rughe, la quale in giorni migliori lo avrebbe portato a fare ben peggio che fissare con insistenza l’oggetto del proprio desiderio.

Sekhmet d’altronde era tra le divinità più belle del Valhalla, e nella top ufficiale stipulata assieme ai suoi amici Apollo ed Efesto si trovava al terzo posto. La muscolatura un po' troppo definita, il temperamento irascibile e l’indossare quasi sempre quelle orrende armature, le quali coprivano le sue forme generose, rendeva per la dea impossibile scalare le classifiche.

Quest’oggi per fortuna indossava un abito bianco aperto al centro, e questa era stata una vera manna dal cielo per gli occhi vecchi e stanchi di Zeus, il quale poteva godersi oltre alle battaglie la bellezza di Sekhmet.

La beatitudine dell’anziano sarebbe durata poco. Una presenza terrificante, anch’essa appartenente ad un dio maggiore, era apparsa accanto a lui. Un’aura terribile lo portò a sudare freddo mentre lento volgeva lo sguardo alla sua sinistra.

“M-Mia adorata bambina!” Con le labbra che tremavano Zeus salutò la divinità dalla presenza spaventosa, cercando di ingraziarsela.

“Guarda un po' se anche oggi, mentre le divinità rischiano la vita, tu non ne approfitti per comportarti da…” Con tono lugubre, la fatidica parola stava per essere pronunciata da Atena. Sentirla dire da parte della sua figlia preferita, nonché secondo posto nella classifica di Zeus, era per lui una sofferenza atroce. Rappresentava l’essere etichettato, sentire tutto il proprio essere impresso da un marchio indelebile, dal quale solo anni e anni di gentilezze potevano forse liberare. Ma ormai era troppo tardi.

“PERVERTITO!”

La potente voce di Atena risuonò per la stanza, mentre Amon si tappò le orecchie sapendo già quale scena si sarebbe presentata.

Con i capelli neri avvolti in una lunga coda, la lunga lancia tenuta sulle spalle e il volto delicato contorto in una smorfia di disgusto, Atena aveva pronunciato la propria sentenza. Sekhmet si girò verso il vecchio capendo subito cosa fosse successo. Lanciando via il telefono iniziò a scrocchiare le nocche, per dirigersi da Zeus.

“M-Ma guarda che fortuna, circondato da belle ragazze…” Le due divinità bellissime avevano bloccato Zeus sul proprio trono, ed il poveretto tentò invano di scusarsi, prima di venire assalito dalle due.

Una luce blu avvolse Toth, e tutto il suo corpo venne coperto da righe nere, impercettibili ad ogni spettatore, prima che queste si aprissero facendo volare via le piume dal corpo di Toth.

Un turbine nero si diresse verso Gagarin bloccandone la visuale. Caricando l’elettricità nei pugni li pose davanti a sé in una posizione di guardia preparandosi al peggio.

Nessuno poteva più vedere niente fatta eccezione per il cumulo nero il quale incontrastato, aveva invaso più di metà dell’arena inghiottendo con la propria oscura presenza il campo di battaglia.

“Non riusciamo più a vedere niente! Chi emergerà da questo scontro decisivo? Qual è il piano di Toth, e come riuscirà Yuri Gagarin a sventarlo?” Il pubblico pendeva dalle labbra rosse di Lilith, in attesa di informazioni da parte di colei che si trovava in mezzo al combattimento, registrando ogni avvenimento e mossa dei due guerrieri.

“Toth si è gettato verso l’avversario! Ma…” Il dio della conoscenza privo di piume, rivelando così un corpo color marrone snello e definito, sparì nel turbine da egli causato.

“Non riusciamo più a vedere niente! Toth è sparito, e potrebbe colpire Yuri in qualunque modo!”

La tempesta piumata sconvolse il pubblico per interminabili secondi. Il nero profondo era l’unica scena, l’unico protagonista di quel lasso di tempo così breve ma al tempo stesso infinito, e nonostante gli dèi avessero fiducia in Toth, era anche vero che questi era giunto a dover utilizzare la propria magia per lottare contro l’umano.

In un istante la tempesta si dissolse. La miriade di piume si spostarono lasciando libera la visuale all’intero pubblico.

“Gagarin è…” Le parole di Lilith furono il primo indicatore della sorte del combattente umano. Con le due braccia nude e profonde chiazze violacee su di esse, era evidente a tutti come Yuri avesse subito un durissimo colpo dal dio, pur riuscendo a difendersi.

“È ancora in vita!” Un grido del migliore amico del cosmonauta terminò la frase della demonietta, restituendo speranza al genere umano.

Yuri Gagarin era ferito, ma sempre in vita. Giunto a far utilizzare a Toth la sua vera potenza, aveva resistito ad un colpo il cui dolore poteva essere avvertito da ogni singola anima presente nel pubblico. Ma niente traspariva da quel casco. Né rabbia, né dolore, né tristezza.

Le emozioni per il genere umano non erano ancora terminate. Da dietro Yuri Toth era apparso improvvisamente, caricando le piume tenute nella mano, preparandosi a lanciarle per infliggere il colpo di grazia.

“Yuri!” Il grido unanime dell’umanità al cosmonauta lo voleva avvisare del pericolo imminente. Tutto il pubblico aveva imparato ad amare quell’uomo, il singolo baluardo a difesa del loro destino. Anche dopo aver perso l’imponente armatura con la quale era entrato in campo, la sua figura nascosta da tute e corazze era stata in grado di infondere sicurezza negli umani, e gli straordinari poteri dei quali aveva dato dimostrazione erano stati sfruttati con abilità. Adesso senza le sue armature, si era trovato in posizione di svantaggio rispetto a Toth, il quale credeva di poterlo definitivamente uccidere.

“Quanto dramma…” La voce del cosmonauta risuonò fino al più buio angolo dell’anima di ogni uomo e donna ad assistere allo scontro. Quella tranquillità, la quale conteneva in sé un minuscolo bagliore di possibilità di rivalsa per gli umani, disturbò profondamente Toth.

L’aria attorno ai due iniziò a cambiare. Il vento aveva ricominciato a soffiare, e Toth sapeva che non aveva tempo da perdere.

“Senti un po', dio della conoscenza. L’avevi previsto questo?”

Quattro vortici si erano formati attorno alle braccia e le gambe del cosmonauta coprendone le ferite. Una pressione fisica e psicologica stava venendo costantemente emessa da Gagarin, quando questi voltò la testa per poter guardare in direzione di Toth.

“Come può un fisico umano resistere a tanto potere…” Il dio della conoscenza in quell’istante lanciò le proprie piume per colpire l’avversario dritto nella testa, sfondandone il casco.

Le piume sfrecciando nell’aria erano intrise di un’energia blu, in grado di piegare le leghe metalliche più resistenti. Giunte in prossimità di Yuri tuttavia iniziarono a rallentare. Una sottile patina di ghiaccio si era formata sui proiettili, i quali a pochi centimetri dal lucido casco nero di Yuri si erano completamente congelati. Bianchi aghi di ghiaccio collegavano le piume ferme nell’aria, facendole risplendere e fissandole al terreno tramite lunghe stalattiti.

Contemporaneamente un mare di fiamme rosse venne emanato da sotto i piedi del cosmonauta spingendosi verso Toth, troppo avanti per poterlo evitare.

“Nella stratosfera la stabilità del clima terrestre è già un lontano ricordo.” Le fiamme si concentrarono tra le mani di Yuri mescolandosi al vento, creando così delle tempeste di fiamme in miniatura le quali roteavano con velocità accrescendo di secondo in secondo il proprio calore.

Fissando le spirali di fuoco con tremenda anticipazione Toth era cosciente di non avere scampo. “Un gelo paragonabile a quello dello spazio più profondo si alterna ad un calore infernale. Cose ne vuoi sapere tu…” Alzando le braccia il colpo stava per essere sparato. Toth pose lo scudo piumato davanti a sé, l’ultima risorsa rimasta al dio della conoscenza per difendersi. “Delle difficoltà di un viaggio atroce come quello di noi cosmonauti!”

Al finire dell’esclamazione di Gagarin due turbini di fiamme andarono ad avvolgere Toth, bruciandone lo scudo di piume e la pelle. Il dio della conoscenza era appena stato ingannato dall’umano suo avversario, e pagava caro il prezzo della propria ignoranza. La sagoma confusa di un’ombra nera la quale si dileguava tra le fiamme, priva di ogni difesa fu l’ultima traccia di lui che il pubblico divino, sgomento, poté osservare.

“Io sono Yuri Gagarin! Conquistatore dell’atmosfera terrestre, colui che per primo ha raggiunto la spazio profondo, superando queste condizioni infernali! Non credere di potermi battere se basta un po' di calore a disintegrarti, Toth!” Avvolto anch’egli da quelle fiamme Yuri aveva trionfato sul dio e l’umanità in coro gettò un grido di vittoria.

Terribilmente provato da quello scontro Yuri si accasciò al suolo, non appena la tempesta ebbe finito di imperversare. Il mare rosso era improvvisamente sparito, e solo delle piccole fiammelle erano rimaste attorno a Yuri, bruciandone la tuta da cosmonauta. Essa rimaneva terribilmente rovinato, e la carne stessa di Yuri era ben visibile al pubblico, apparendo ustionata in svariati punti.

“Quello è stato il prezzo da pagare per un simile potere…” Satan osservava preoccupato Yuri Gagarin. Nella sua mente sapeva bene che non poteva essere finita così.

Nel momento di maggiore gioia per gli umani, una voce risuonò per l’intera arena.

“Io sono il dio la cui conoscenza ha illuminato i periodi più bui dell’esistenza di voi umani…”

Gli occhi erano tutti diretti verso Gagarin, al quale il casco impediva di mostrare qualsivoglia reazione alle provocazioni avversarie. Il pubblico iniziò presto a cercare Toth, conscio che il dio della conoscenza non poteva essere stato ucciso così facilmente.

“Nulla mi sfugge! Tutto di te mi è ormai chiaro!”

L’affermazione di Toth non era un’esagerazione. Questo Amon lo sapeva bene. Il dio della conoscenza poteva contare sulla propria magia combinata alla capacità di manipolare le piume, per ottenere questo effetto: una rete di occhi i quali erano in grado di osservare ogni cosa nello stesso momento, dando così l’illusione di un’onniscienza perfetta alla quale niente e nessuno poteva sfuggire.

Quando il piumaggio si era scomposto lasciando un corpo nudo e apparentemente indifeso, Toth era in realtà già sparito dalla vista del suo nemico.

Un’illusione. Questa era la magia di Toth. Yuri aveva attaccato una semplice copia illusoria della divinità mentre questa si era dileguata altrove.

 Satan mordendosi con rabbia il dito si alzò dal trono sul quale sedeva, e iniziò ad incitare il proprio combattente. “Yuri Gagarin! È finita qui? Tutta la determinazione tua e di Rafael, l’arcangelo che ha deciso di lottare assieme a te, può spingerti solo fino a questo punto? Vuoi davvero permettere che Toth diventi un nuovo limite insormontabile per te, il Conquistatore delle Stelle?”

La pelle bruciata e graffiata, dall’azione delle raffiche di vento e fuoco da lui stesso usate, stava tremando.

“Io non posso più… tornare sulla Terra.” Quelle parole sussurrate da Yuri si scontravano con un istinto primordiale. Ora più che mai Yuri sentiva il bisogno di rialzarsi.

Numerose luci rosse erano apparse nel cielo attorno all’arena. Toth stava per la seconda e ultima volta preparando il proprio attacco dalla distanza. Ben presto un’esplosione avrebbe incenerito Yuri decretando la vittoria di Toth.

Intrappolato in corpo che non riusciva più ad avvertire come proprio, a causa della perdita di sensibilità degli arti, Yuri colpì il terreno con il pugno chiuso, a stento ricoperto da ciò che rimaneva della tuta.

La schiena inarcata dell’uomo iniziò lentamente a riacquisire la propria postura eretta. L’umanità era ancora in piedi, di fronte ad un nemico invisibile dal potere pressoché illimitato. Circondato da ogni lato Yuri osservava il cielo con calma cercando di individuare qualcosa. Il suo sguardo andava però oltre quel luogo e quel momento, e la sua mente era persa nella vastità dello spazio.

“Io in fondo… ho sempre desiderato tornare sulla Terra.” Il cosmonauta prese il proprio casco tra entrambe le mani, toccando la superficie nera. “Io giuro… giuro che riuscirò a tornare!” Gettando via quel residuo della tuta, l’ultima barriera tra le proprie emozioni ed il mondo che lo circondava, Yuri si era finalmente liberato. La tuta iniziò ed emanare una luce rossa, ed i punti danneggiati erano avvolti da una luce simile a quella di una brace non ancora estinta, ma vicina alla propria fine. Le ultime energie di Rafael, l’arcangelo il cui potere era stato donato a Gagarin, stavano venendo impiegate nella costruzione di una nuova armatura con cui lottare.

“Da quanto non ti vedevo, Yuri…” Valentina Goryacheva, la moglie di Gagarin tolse gli occhiali asciugandosi le lacrime. Suo marito non era mai stato così bello. Lo sguardo fiero nonostante numerose ferite, i corti capelli castani spettinati e la fronte perlata di sudore, davano all’uomo uguale a quando era appena rientrato sulla Terra a bordo della Vostok 1. La fatica di un viaggio parso interminabile e la sofferenza impressa nel corpo dell’uomo risuonavano nelle anime del pubblico umano. Ma vi era un particolare diverso rispetto a quando Yuri aveva completato la sua missione nello spazio. Negli occhi blu ghiaccio dell’uomo brillava una fiamma. La fiamma che si era spenta dopo il suo ritorno, quella stessa fiamma il cui calore accendeva il suo animo fin da giovanissimo portandolo a desiderare di raggiungere lo spazio.

Una tuta completamente nera avvolgeva il suo corpo, e le ferite erano state completamente nascoste dall’indumento, dando l’impressione che Yuri fosse ancora fresco per il combattimento.

“Apprezzo come tu abbia deciso di rivelare il tuo volto, Yuri. Sii fiero di morire per mano mia!” I raggi erano partiti da punti molto distanti nel cielo, rivelando così la posizione delle piume.

“Questo non è niente Toth. Devi ancora vedere quanto è grande la vastità del mio sogno!” Yuri piegò le gambe, flettendo ogni singolo muscolo del proprio corpo. In un istante era sparito, lasciando dietro di sé un velo di polvere sollevato da terra.

Toth aveva dato inizio all’attacco facendo inclinare gli innumerevoli occhi puntati sull’arena, per poi doversi fermare: Gagarin non era più visibile sul campo di battaglia.

“Ancora una volta le tue capacità mi deludono. Ti fai sorprendere un po' troppo. Dio non dovrebbe essere onnisciente?” La voce di Yuri fece voltare Toth solamente per fargli incontrare il pugno destro di Gagarin, schivato all’ultimo secondo, rimediando solo un graffio sulla guancia.

Tendendo le ali all’indietro caricò con tutta la propria forza, per poi sbatterle emanando una ventata verso il suo avversario intento a galleggiare nell’aria mentre aspettava di ricadere al suolo.

Un arcobaleno composto da quelle enormi ali fu la barriera tra Yuri e Toth, arrivato così vicino all’avversario rimbalzando di piuma in piuma sfruttando nuovo potere appena acquisito. Il dio della conoscenza era appena fuggito, e le piume stavano nuovamente cambiando inclinazione verso la posizione attuale di Yuri.

“Non è possibile!” Gridò il dio toccandosi con uno degli artigli il sangue che colava dalla piccola ferita sul viso. Non poteva accettarlo. L’umano era nuovamente risorto dalla cenere, e aveva spiccato il volo per raggiungerlo. Come poteva essere spinto fino a tanto? Perché persisteva nella propria voglia di lottare? Lo stesso umano che aveva iniziato lo scontro assopito dall’accidia e la noia più completa aveva raggiunto il cielo, superando le fiamme, le illusioni, il gelo ed il vento.

Un nuovo attacco stava per raggiungere quell’umano da tutte le direzioni. Ma quegli occhi color ghiaccio fissavano Toth carichi di determinazione, mentre il pugno di Yuri Gagarin si stringeva davanti al proprio corpo, in direzione del dio come se stesse tentando di afferrarlo.

Qualcosa che Toth aveva deciso di dimenticare molti secoli or sono emerse dall’abisso della propria coscienza. Quella tenacia l’aveva già vista innumerevoli volte nel corso della storia umana.

Disperati disposti sacrificare i loro fratelli per potersi garantire la sua benevolenza. Seguaci che ne imitavano goffamente l’aspetto con ridicoli indumenti divenuti simbolo della regalità e del potere per gli umani. Poveri illusi tormentati dalla brevità e durezza delle proprie esistenze, disposti a seguire gli insegnamenti di uno sconosciuto che prometteva loro la vita eterna in un mondo perfetto. Quante anime si erano vendute a Toth sulla Terra? Sulle spalle di quelle persone si trovavano i sacrifici e gli stenti di deboli creature ansiose di potersi avvicinare alla statura di chi percepivano come superiore a loro. Eccolo! Quel desiderio! Quella brace quasi spenta, visibile negli occhi degli ultimi umani visti da Toth in persona, era diventata un incendio dentro al cuore di Yuri Gagarin!

“Toth. Sono giunto fino al cielo per poterti pestare a sangue!” Yuri si stava rivolgendo al proprio avversario gridando, facendo sì che anche da lontano il dio potesse sentirlo. “Quello che vedi è la mia ultima armatura. Questo potere è il frutto di secoli di studio nei campi dell’ingegneria, della fisica, della meccanica.” Il corpo di Yuri cadde ad una velocità ancora maggiore verso il suolo, sfuggendo dalla vista di Toth.

Giunto al contatto con il terreno un tonfo richiamò l’attenzione del pubblico il quale notò subito come Yuri fosse ancora vivo e vegeto, ed in posizione per un nuovo lancio. Toth osservava l’umano, un piccolo puntino nero dall’alto preparandosi a quello che sembrava essere lo scontro finale tra i due.

“Lo spazio che fin da giovane mi chiama a sé! In questa armatura persino le sue proprietà sono sotto il mio controllo!”

Un impatto risuonò quando Yuri saltò nuovamente verso Toth. Una cometa nera a velocità incredibili stava risalendo dal basso.

“È proprio come…”  Buzz Aldrin, vestito per l’occasione con la tuta da astronauta bianca con sopra ritratta la bandiera americana, osservava stupefatto il particolare lancio di Yuri.

“Sì… il nostro Apollo 11!” Noto a tutti per il suo sangue freddo, neppure Neil Armstrong poteva trattenere le proprie emozioni in quel momento storico, e con le lacrime agli occhi osservava Yuri volare in alto a velocità pazzesche.

I sentimenti che tali situazioni suscitano nel cuore di un astronauta non possono essere eguagliati da nient’altro al mondo. Un viaggio per realizzare i propri sogni, che per un umano sono tanti quante le stelle nel cielo. Neppure la vastità dell’universo potrebbe contenere i desideri celati nel cuore di ogni singolo uomo sulla Terra.

“Milioni… ma cosa dico. Miliardi spesi per spedire una scatola di metallo con un uomo al proprio interno nel freddo e nella desolazione del vuoto cosmico. Tutto questo… Ha finalmente un senso!” Con le lacrime agli occhi Sergej Korolev, l’uomo a capo del programma spaziale sovietico e colui che più di tutti sentiva come una missione battere gli odiati Stati Uniti nella corsa allo spazio, ammirava quello spettacolo.

Toth non ebbe modo di rendersi conto di quanto stava accadendo, e con due piume ingigantite davanti a sé si preparava ad attutire il colpo. Rimase di stucco quando l’umano gli passò accanto, rompendo la barriera del suono, con ma proseguendo nella propria ascesa.

“Yuri continua a salire! Cosa starà mai pianificando? Intende forse raggiungere le stelle?” Lilith guardava la cometa nera sfrecciare sempre più in alto. Quello spettacolo aveva completamente eclissato Toth, rimasto a difendersi. Quest’ultimo riorganizzò le proprie piume, disperse ai quattro venti in modo da formare diversi strati per poter sia attaccare l’avversario che difendersi.

Quattro piume delle più grandi, quelle che contenevano la maggior parte del suo potere erano state trasformate in scudi i quali orbitavano attorno al dio, proteggendolo da colpi ravvicinati. Due piume si erano allungate e strette, facendo emergere dalla propria forma spine e lame affilate, pronte a tagliare qualunque punto del corpo di Yuri avessero toccato. Tutto il resto del suo piumaggio era andato a comporre le ali color arcobaleno, lasciando scoperto il fisico di Toth, donando alla divinità un aspetto simile ad un umano. I capelli neri corti ed il fisico color marrone lo rendevano indistinguibile da un comune abitante dell’Egitto, se non fosse stato per gli affilati artigli che esibiva.

Yuri aveva terminato la propria ascesa, bloccandosi nel firmamento come una stella oscura. Il puntino nero iniziò ad essere avvolto dalle fiamme, e ad irradiare una luce bianca.

Ossigeno che brucia, anidride carbonica e monossido di carbonio. Formazioni gassose che acquisiscono consistenza. Venti che soffiano da tutte le direzioni. Quello che aveva davanti non era più un semplice essere umano. Quel corpo celeste iniziò a precipitare verso Toth, il quale assunse una posizione di guardia.

Schiantandosi a quelle velocità Yuri aveva intenzione di sfruttare al massimo il potere della tuta nera: il monopolio della gravità. Con il balzo e nei momenti in cui si era destreggiato nel volo, aveva calcolato un raggio di cinque metri dal suo corpo in cui aveva completo controllo della gravità. Lo scontro si sarebbe concluso solo raggiungendo Toth e sottomettendolo fisicamente.

La barriera di piume costruita dalla divinità a propria protezione ottenne un ulteriore contributo. Un bagliore blu venne emanato dal dio, avvolgendo il campo di battaglia. In un istante lo scenario si era ulteriormente complicato per Yuri.

“OMG fermate subito questo scempio. Non ne sopporto uno solo, figuriamoci un intero esercito di cloni!” L’ultimo messaggio postato da Seth riassumeva perfettamente la situazione.

“Signore e signori! Siamo agli sgoccioli! Sarà l’esercito di Toth a trionfare oppure…” Lilith non riuscì a terminare la frase, quando l’immensa luce proveniente dall’alto la spinse a correre via dall’arena, facendosi largo tra i Toth disseminati su tutto il campo di battaglia. Questi erano tutti armati come il corpo originale, ed i colori dell’esercito dalle armi turchese contrastavano con quelli di Gagarin avvolto dalle fiamme rosse della propria furia.

Giunto a pochi metri di distanza dall’avversario Yuri contava di bloccarlo nella propria posizione in aria e riuscire a disarmarlo. Dietro a Toth l’intero esercito era giunto, ed ogni singolo corpo con perfetta sincronia tendeva verso l’alto le proprie armi, allo scopo di trafiggere le carni del cosmonauta. Una barriera di nubi lucide si pose tra Yuri ed i corpi di Toth, le quali si congelarono assumendo consistenza solida.

Poggiatosi sopra le strisce di nubi di ghiaccio orbitanti sopra l’arena, Yuri attivò il potere della gravità. La cupola gigante di gelo iniziò a cadere sopra l’armata dell’avversario che tentò disperatamente di raggrupparsi. Lo spessore delle nubi impediva però che i colpi di lama giungessero a Yuri, il quale stava usando tutte le sue forze per resistere al gelo che avanzava nel suo corpo, congelandolo dall’interno. La tuta nera che copriva le sue gambe aveva cambiato colore, e la brina sommergeva completamente gli arti dell’umano.

“Yuri è riuscito ad intrappolare Toth con una trovata davvero geniale! Riuscirà il dio della conoscenza a liberar… Etciù!” Lilith poteva percepire il gelo che aveva avvolto l’arena fin dagli spalti dove si trovava. Poco sopra di lei si trovavano le divinità maggiori, in ansia per quanto stava accadendo.

“Ora non darai più fastidio a nessuno, giusto paparino?” Baciando Zeus sulla pelata, Atena era riuscita a punire duramente il padre per via della sua perversione, assieme alla dea Sekhmet. Il vecchio dio si trovava sdraiato per terra, pieno di lividi sopra di lui stavano sedute le due divinità femminile ribellatesi alla tirannide del dio più perverso del Valhalla.

Tutto ciò ovviamente era solo una farsa. Zeus VOLEVA essere in tale posizione. Nessuno avrebbe mai sospettato un tale tranello: spingere le divinità ad ingaggiarlo in uno scontro corpo a corpo per poi finire sotto i sederi di entrambe, illudendo le due che questo costituisse per egli un atto di umiliazione. Niente di più lontano dal vero. Ansimando più dal piacere che dalla fatica, il vecchietto si era goduto un meraviglioso scontro pieno di emozionanti palpeggiamenti eseguiti con eccezionale rapidità, veloci quanto i suoi colpi in battaglia, in grado perfino di superare il tempo stesso…

“Il fratellone Toth non perderà mai!” Dal temperamento infuocato, Apollo protestava sonoramente per quanto stava accadendo sotto i loro occhi. Per lui, la più giovane delle divinità maggiori tutti i suoi compagni erano delle vere e proprie leggende, perfette sotto ogni punto di vista. Toth in particolare lo aveva sempre divertito con le proprie illusioni, ed i due erano diventati buoni amici quando secoli prima vagavano sulla terra in cerca di umani da imbrogliare.

“Oh, no. Toth non perderà.” La voce di Amon era seria mentre guardava lo scenario della cupola gelida sopra l’arena. “Se Yuri Gagarin è diventato una stella in questo scontro… Toth è l’universo intero.”

La fatalità espressa da Amon circa le sorti dello scontro sembrò profetica, quando sotto al punto in cui si trovava Yuri una luce rossa iniziò a risplendere. Si trattava dell’attacco eseguito dalla miriade di piume all’unisono, concentrato in un singolo punto della cupola per poter creare un passaggio dal quale emergere. Notando ciò Yuri si spostò dal punto, quando il raggio rosso riuscì finalmente a spaccare la superficie della cupola. Il fumo saliva dal buco sulla cupola, e da quel foro emerse la sagoma di Toth.

“Non vi è condizione climatica in grado di scalfire un dio, Yuri. Arrenditi all’evidenza…solo tu stesso, come tutti gli umani, subisci inerme queste calamità che cerchi di sfruttare per battermi!” Come un lampo blu il dio balzò in avanti con la lama protesa. L’arma giunse a tagliare il fianco di Yuri, non abbastanza svelto da evitare, principalmente a causa delle gambe ormai irrimediabilmente perdute a causa del congelamento.

Trafitto da un lato all’altro, Yuri Gagarin era riuscito a stringere il corpo di Toth accasciandosi su di esso, approfittandosi degli scudi sollevati per l’attacco del dio.

“Yuri è stato ferito mortalmente! Questo è un momento di svolta nell’incontro! Uomo e dio non sono mai stati così vicini dall’inizio del combattimento!” La voce di Lilith assieme all’immagine del campione umano in quella precaria posizione gettarono nella disperazione gli umani.

Sollevato dal dio il corpo di Yuri sembrava aver perso ogni traccia di vitalità. La fiamma si era estinta.

“Ehehehe…”

Una risata risuonò vicino all’orecchio di Toth, che sbarrò gli occhi profondamente turbato da questa.

“Forza, Toth… è il momento di partire per il nostro viaggio…” Alle parole dell’umano, Toth non capiva. Tentò immediatamente di scrollarsi il corpo dissanguato di Yuri di dosso, ma questi era saldamente attaccato alla divinità. Il potere della gravità aveva fissato i corpi assieme come un collante, e nessuna forza li avrebbe mai separati.

“Ce l’ho fatta… Ho raggiunto la Terra.” Lo sguardo di Yuri era sereno, mentre pronunciava queste parole. Ripensava agli amici cosmonauti con i quali si era addestrato. Al fratello ed al padre, i quali lo avevano sempre incoraggiato. A sua moglie che nei momenti più bui della sua esistenza non lo aveva mai abbandonato.

Mentre il ghiaccio si era preso le sue gambe, lui continuava solo a sentire il calore di tutte le persone importanti nella propria vita. Questa era la fiamma che animava Yuri Gagarin, la quale niente avrebbe mai potuto spegnere.

Toth era paralizzato. Non voleva accettare che lui stesso, il dio della conoscenza signore delle arti magiche illusorie, la luce posta ad illuminare le menti di dèi ed umani in questo buio e misterioso universo, aveva in sé una parte a lui stesso sconosciuta. Una parte carica di emozioni contrastanti, ricca di quelle contraddizioni che solo un umano o uno degli sciocchi dèi suoi fratelli poteva possedere. Toth era in conflitto con sé stesso, riguardo a questo scontro e a tutto il torneo. L’essere umano che si trovava davanti abbracciato a lui, Yuri Gagarin, era stato più esplosivo di una supernova, più interessante di qualunque reazione chimica il suo olfatto potesse annusare. Ciò che stava reagendo di fronte a questo nuovo tipo di stimoli non era la sua mente assetata di conoscenza, per la quale Toth era sempre stato uno schiavo. Neanche lui sapeva definire questa sensazione.

“C… cosa vuoi fare?” Queste furono le uniche parole che Toth nel mezzo della confusione più completa.

Avvicinando la testa all’orecchio della divinità, Yuri sussurrò: “Hai ragione Toth. Noi umani non possiamo opporci alle dure condizioni che l’universo in cui viviamo ci impone. Gelide tormente, torride tempeste di calore, assenza di gravità e freddo siderale… Ma è proprio per questo che dobbiamo allenarci a sopportare tutto questo nella nostra breve vita. Imparare a resistere a questo potere, studiarlo e riuscire ad incanalarlo…”

Un colpo di tosse sfuggì a Yuri, macchiando di sangue la schiena dell’avversario.

“Questa è la legge del nostro pianeta!”

Conclusa la frase, una scarica elettrica partì dal corpo di Yuri illuminando la superficie della cupola la quale stava iniziando a cedere, senza più essere alimentata dai poteri dell’umano. Le superfici cristalline riflettevano la luce, ed un’onda bianca investì gli occhi di ogni spettatore impedendo la visione.

“Ma cosa diamine…! Toth, come puoi permettere questo?!” Amon iracondo si alzò dal trono dovendosi poi coprire immediatamente gli occhi.

“Non riusciamo più a vedere niente! Questo è un esito del tutto inaspettato! Ehy! Che nessuno cerchi di palpeggiarmi capito!?” L’ansia di Lilith, come quella di tutto il pubblico era al massimo, ma dopo pochi secondi la vista venne restituita a tutti. Una puzza di carne bruciata accolse le narici degli spettatori, riportandoli alla dura realtà.

Lo scenario dell’armata di Toth e della cupola gelida monumentale erano un ricordo distante, e nell’arena niente di tutto questo era rimasto. Solo i due corpi di Toth e Yuri Gagarin si trovavano vicino al centro del campo di battaglia, accasciati al suolo dopo essersi separati.

Un secondo. Due secondi. Tre secondi.

E poi venti, trenta. Un intero minuto era passato, quando entrambi i duellanti iniziarono a sollevarsi da terra.

“Sono sempre in vita, incredibile!” La commozione nella voce di Lilith era grande, e spinse il pubblico intero ad applaudire. Un rimbombare di esultanze e cori d’incitamento erano tornati a fare da padroni all’atmosfera dell’arena, piombata nel silenzio nel momento di maggiore tensione.

Lo scontro era però quasi giunto al termine. I due corpi martoriati, un residuo degli splendidi lottatori entrati nell’arena avevano affrontato un’autentica epopea fatta di attacchi magici e fisici, nonché psicologici. La psiche dei due era cambiata per sempre dopo questo duello, indipendentemente da chi avrebbe finito per vincere. Vittoria… quanto poteva dire questa parola, in fondo? Due individui valorosi, il meglio che umani e divinità avevano a disposizione, si erano affrontati all’ultimo sangue facendo valere ciascuno i propri valori e ideali. Era giusto giudicare sia uomini che divinità sulla base di simili scontri…?

Le risposte a queste domande dovevano attendere. I due guerrieri erano l’uno di fronte all’altro.

Toth stava in piedi, con il corpo bruciato e le piume carbonizzate, fatta eccezione per la singola lama rimasta, impugnata con due mani per la grande fatica. Barcollando si preparava ad infliggere il colpo di grazia.

Yuri era mezzo nudo, con buona parte della propria armatura persa nell’attacco. Ustioni da caldo e freddo, assieme a bruciature coprivano tutto il corpo. Gli occhi blu fissavano Toth che lento si dirigeva all’attacco. Il fianco perforato aveva smesso di sanguinare, ma la carne era ancora aperta e dolorante. Trascinandosi con il solo ausilio delle braccia, si preparava a concludere lo scontro.

Giunti a distanza ravvicinata, Toth osservava l’umano strisciare verso di lui con grande determinazione.

“La vastità della mia conoscenza… rende il mio intelletto uno specchio dell’intero universo. Illimitato, inscrutabile. In questa profondità…” Guardava Yuri in modo serio e impassibile, ma la voce tradiva una tristezza malcelata dal dio. “Niente può avere realmente importanza. Neppure una stella brillante come te, Yuri Gagarin.”

Il pubblico sussultò.

Con un’esplosione fiammante, partita dal braccio sinistro, Yuri si era gettato in aria e stava ripiombando sopra il suo avversario.

“Quella stupida stella… non vuole saperne di spegnersi!” Amon frustrato sentenziò. Gli dèi si limitarono ad osservare in silenzio un tale spettacolo. Toth non era ancora riuscito ad uccidere l’umano, anche dopo essersi ridotto in queste condizioni.

Toth volse lo sguardo in aria. Sopra di lui, Yuri teneva strette le sue mani in un singolo pugno, nel quale le ultime energie elementali dell’umano convergevano. Aria, fuoco, ghiaccio ed elettricità. Quel singolo colpo non era niente a confronto di quanto il pubblico aveva visto precedentemente nello scontro, ma agli occhi di Toth, quel colpo appariva come lo stesso pianeta Terra pronto a schiantarsi su di lui.

Toth chiuse gli occhi per la paura, spingendo con la lama verso l’alto sperando di colpire Yuri, il quale aveva a sua volta le palpebre chiuse. Ma per la gioia.

“La Terra… è proprio qui con me.” Gagarin sorrideva mentre nella sua mente si susseguivano rapide immagini della vita con le persone a lui care.

La lama passò attraverso il corpo di Yuri Gagarin, trapassandolo, ma non prima che il pugno di questi ebbe impattato sulla spalla di Toth facendolo cadere in ginocchio.

Il dio aveva trionfato sull’umano… ma a quale prezzo?

Lilith rimase paralizzata per qualche secondo, per poi decretare la fine dello scontro: “Signore e signori! Siamo giunti alla fine del primo scontro… Vince Toth, segnando così la prima vittoria delle divinità!”

Sonori applausi inondavano i sensi di Toth, aiutato a rialzarsi da Lilith appena rientrata in campo. Quella gloria però non gli apparteneva. Uscendo dall’arena il dio pensava ancora agli ultimi istanti di quella persona da lui uccisa. Il dolore nella sua spalla si fece sentire, finita l’adrenalina dello scontro.

Nel mezzo del campo di battaglia, il cadavere di Yuri Gagarin impalato sopra quella lama terrorizzava e faceva disperare gli umani. L’atmosfera di disfatta era calata sul genere umano, e quel corpo un monito per la hubris dimostrata dal guerriero. Tutti gli sforzi e i sacrifici si trovavano sopra a quella lama assieme a Yuri.

Satan ringhiando batté un pugno sul balcone in pietra che circondava la propria corte, posta in opposizione a quella degli dèi, nella quale si tiravano sospiri di sollievo e si stava già festeggiando per la vittoria. Con le ali nere avvolte attorno al proprio corpo, Satan si teneva una mano sulla fronte sorreggendosi il capo. Voleva sprofondare nell’oscurità più profonda degli Inferi, il luogo dove era stato relegato per l’eternità dagli dèi. La morte del proprio guerriero aveva fatto riprendere il signore del male dal proprio sogno di ribellione. In questa guerra, mascherata da torneo nel quale sportivamente umani e divinità avrebbero combattuto quasi per gioco, molte anime sarebbero state perdute per sempre. Il niflheim, il processo tramite il quale un’anima viene completamente annichilita dopo la propria morte fisica nel torneo, stava avendo luogo sotto gli occhi spenti dell’umanità.

Il corpo del cosmonauta si stava dissolvendo in numerosi frammenti i quali salivano verso l’alto, assieme ai residui dell’armatura, ossia il fratello di Satan che si era offerto di scendere in campo assieme a Gagarin: Rafael, l’arcangelo della guarigione.

 

 

 

 

 

 

Quell’umano dev’essere un individuo proprio triste… Ma non ti preoccupare, fratellone!” Il piccolo angelo dalla folta chioma riccioluta, una perfetta rappresentazione di come l’umanità avesse sempre immaginato gli angeli secondo i propri canoni di bellezza idealizzati, si dimostrava convinto all’idea di combattere a fianco di Yuri Gagarin, il Conquistatore delle Stelle.

Scarruffando i capelli del fratellino, molto più piccolo ed esile di lui, Satan sorrise in maniera apprensiva, come una madre che sa di dover lasciar correre qualche pericolo al proprio bambino, pur di vederlo maturare ad acquisire esperienza del mondo. Vedendo il bambino trotterellare davanti a sé, Satan pregava in cuor proprio che tutto andasse bene.

 

 

 

 

 

 

Sentendosi responsabile di quella morte, Satan sapeva come non poteva lasciare che questa determinazione andasse perduta per sempre. Era il momento di scegliere il secondo combattente per il Ragnarok, data la selezione che prevedeva come ogni due sfidanti l’iniziativa sarebbe passata da una parte all’altra. Ovviamente i primi due combattenti sarebbero stati scelti per primi da Satan, in quanto sfidante delle divinità.

Scorrendo con il dito ancora sanguinante per i morsi sullo schermo davanti a sé, con l’elenco di tutte le avanguardie dell’umanità, Satan era ancora indeciso su chi avrebbe inviato a combattere.

“Argh! Lilith… Ho bisogno di andare nel mio laboratorio. Devo affrettarmi ad assumere qualche filtro…” La demonietta osservava il viso segnato dal dolore della divinità mentre questi con il braccio avvolto attorno a lei si faceva trascinare via dal campo di battaglia.

A un tratto Lilith sentì gocciolare sulla propria spalla, ma non ebbe tempo di girarsi, che il braccio sinistro di Toth si era staccato dal resto del corpo, cadendo a terra con un tonfo mentre dalla spalla del dio le ossa spezzate spuntavano fuori dalla carne sanguinante.

“Accidenti Toth! Sbrighiamoci… sono sicura che riuscirai a guarire, e a riattaccare il tuo braccio! Chiamo subito i soccorsi!” Nel panico la succubus si mise a gridare in cerca di aiuto, mentre ragionava su cosa fare del braccio staccato. Toth nonostante la menomazione subita era ancora perso tra i propri pensieri.

“Avevo proprio dimenticato… quanto voi foste, tutti…” La voce di Toth si ruppe quando egli pronunciò le ultime parole: “Un vero spasso.”

“Lascia stare…” Con un gesto della mano Toth indicò a Lilith di fermarsi e lasciare il braccio per terra.

Anche se gli umani avessero perso, anche dopo millenni dalla loro estinzione… Lui avrebbe ricordato questo momento. La menomazione subita sarebbe rimasta impressa nella sua carne come un monito al valore ed il coraggio mostrato dagli umani in quel torneo. Un sorrisetto apparse sulle labbra di Toth, prima che questi con la lunga lingua leccasse via le tracce di sangue che si trascinavano dalla bocca verso il basso.

 

 

Un ringraziamento speciale a tutti quelli che mi sono stati vicini nella stesura di questo primo scontro, il primo di una lunga serie. Spero abbiate la voglia, e che questa fanfiction possa trasmettere perlomeno una piccolissima parte dell'epicità dell'opera originale.

 

   
 
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