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Autore: danyazzurra    22/09/2020    6 recensioni
Lily non sa più chi è...Lily non sa più niente della sua vita precedente... Lily crede di essere una semplice Babbana con una vita normalissima... ma scoprirà che non è così semplice, anzi, niente è semplice nella sua vita e con la sua riscoperta arriverà anche una vecchia minaccia a bussare alla sua porta e a quella di chi le vuole bene!! è una Lily / Scorpius che mi è balzata in testa...spero che leggerete e recensirete !!
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Tutti se ne andarono nell’arco di un secondo.
Scorpius e Nott uscirono per organizzare una passaporta e permettere a loro due e Lily di raggiungere il quartier generale.
Portare Nott al quartier generale era un vero e proprio azzardo, ma lui doveva restare con loro. Poteva aiutarli. Sapeva chi erano i NewMan e gli infiltrati, finalmente anche il reparto Auror poteva essere ripulito.
James aveva portato le figlie nelle rispettive sale comuni e Albus era andato incontro ad Alice e Dominique che avevano fatto sapere con un Patronus di essere arrivate.
Lily si sentiva meglio al pensiero che le sue due migliori amiche a cognate fossero arrivate. Non voleva lasciare Bailey solo.
Osservò il suo bambino: erano riusciti a rallentare il flusso del sangue, ma continuava a perderlo, seppur non più come un’emorragia continua. Nott aveva ragione, non avrebbe potuto continuare a lungo con pozioni sostitutive.
Per non parlare di Leon. La sua piccola Leon, chissà se riusciva a sentire qualcosa, ma forse sperava di no.
Tutto il casino che era successo, non meritava di subirlo soltanto, meritava di poter replicare, assorbire cercare di capire e perché no, anche arrabbiarsi come stava facendo prima di venire colpita da quell’incantesimo.
“Mi dispiace mormorò portandosi la mano di suo figlio alle labbra e baciandola piano.
Sapeva che Nott aveva ragione e che quello non era il momento di crollare, ma non era così semplice.
Semplice sarebbe stato piangere.
Semplice sarebbe stato poter assecondare il suo cuore e morire di dolore accanto a suo figlio.
Chinò la testa e si mise le mani sui capelli cercando di tenere a bada le lacrime.
Ma se lo avesse fatto, se si fosse arresa a cosa sarebbe servito?
Gabrielle avrebbe forse fermato la sua follia? Forse sì.
O forse no. Forse era solo pazza.
Ma se Nott avesse avuto ragione? Se tutto questo stesse succedendo a causa sua?
Forse lei avrebbe dovuto scomparire. Forse se avesse dato retta a Sean e fosse rimasta nel mondo babbano suo figlio adesso sarebbe felice.
Ma non avrebbe ritrovato la sua vita, la sua identità.
Non avrebbe ritrovato Scorpius.
Si mise una mano sulle labbra per soffocare un singhiozzo.
“Non è davvero colpa tua”.
La voce di Lorcan la fece trasalire. Si era quasi dimenticata del suo migliore amico e non poteva biasimarsi.
Erano rimasti soli e dopo la confusione di un’ora prima, adesso erano di spalle, ognuno seduto al fianco del proprio figlio.
Lily era sicura che Lorcan fosse arrabbiato con lei per cui non aveva avuto il coraggio di dirgli niente.
“Scusa” disse senza voltarsi.
Lorcan emise uno sbuffo “Lily Potter che si degna di chiedermi scusa” disse e la voce amareggiata con cui lo disse fece capire a Lily che era davvero molto arrabbiato con lei.
Sorrise amaramente “che vuoi che ti dica… sono maturata”.
Lorcan emise uno sbuffo che Lily era sicura sarebbe stata una risata in un altro momento “sei maturata, ma sei sempre tu… non hai esitato a portare Nott nella scuola” lo sentì muoversi sulla sedia “un NewMan in un posto dove ci sono centinaia di bambini innocenti”.
“Pensavo che…”
“Lo so quello che pensavi” la interruppe Lorcan spazientito, poi sospirò per calmarsi “ti conosco troppo bene è quello il problema”.
Lily si voltò verso di lui “cosa vuoi che ti dica?” chiese retorica.
Vide che nonostante tutto non aveva la minima intenzione di voltarsi e quindi si alzò e fece il giro del letto per poterlo guardare negli occhi.
“Vuoi che ti dica che questa storia è tutta colpa mia? Che quella pazza ha ragione? Che chi mi si avvicina muore?”
Si morse l’interno della guancia con tutta la forza che aveva, sentiva la sua voce vacillare per tutta la disperazione e la rabbia che aveva dentro, ma non avrebbe pianto.
Non avrebbe fatto la figura della patetica, né tantomeno avrebbe perso il controllo.
Lorcan rimase con gli occhi ancora fissi su Ella per un secondo, poi li alzò sull’amica.
“Tanto per iniziare voglio sapere se è vero quello che quel NewMan ha detto di Jason” la voce monocorde con cui lo chiese fece capire a Lily quanto anche lui fosse devastato.
Stava perdendo tutto ed aveva il volto segnato da quelle cicatrici invisibili che Lily conosceva molto bene.
Le cicatrici di chi si sentiva scivolare tutto dalle dita.
“Ho solo la parola di Nott, ma lui non mi ha mai mentito…”
Lorcan si alzò in piedi talmente di scatto che la sedia vacillò rischiando di cadere.
“Ti rendi conto di quello che dici?” le disse stringendo i pugni “è un NewMan e tu mi stai dicendo che ti fidi di lui… ma ce l’hai un po’ di coerenza in quella testa?”
Scosse la testa “Merlino, Lily, abbiamo giurato di eliminarli tutti… lo abbiamo fatto sulla tomba di mia madre… ha qualche valore per te?” chiuse le mani con rabbia attorno allo schienale della sedia.
“Lorcan, tu non capisci. Lui ha interesse che tutto questo finisca…”
“Ah davvero?” la interruppe lui “e come mai, sentiamo?” le chiese “per una figlia di cui a quanto pare non conosceva neanche l’esistenza?”
“Non sono io che ho deciso di nascondergliela” rispose Lily.
Quella non sarebbe stata l’ennesima colpa sulle sue spalle.
“E se adesso lui la volesse?” esplose Lorcan “se volesse sua figlia e se davvero Jason è…” s’interruppe e Lily vide una lacrima scendere sul suo volto.
“Per Tosca, Lily” disse con voce rotta “non posso perdere mia figlia…” si coprì gli occhi con una mano “non posso perdere tutto…”
Lily si avvicinò per prenderlo tra le braccia, ma lui alzò una mano come per tenerla lontana.
“Non ce la faccio, Lily” le disse gli occhi ormai pieni di lacrime “ma non preoccuparti io so che non è colpa tua” ripetè, ma Lily leggeva nel suo sguardo che le sue parole non erano sincere.
“Tu non hai mai conosciuto la pace, né quella vera, né quella interna” sentenziò duro e Lily sentì le lacrime premerle pericolosamente sugli occhi “io l’ho sempre saputo e ti ho sempre assecondato, anche quando mi hai affidato Ella… non ti ho fatto domande e l’ho amata e lei adesso è mia figlia…”
“Lorcan…”
“No” lui alzò una mano “non voglio che ti scusi di nuovo, io lo so perché lo hai fatto”.
Lily vide gli occhi azzurri del suo migliore amico brillare con una forza ormai a lei conosciuta, quella di un genitore.
“So che tutto quello che fai lo fai per difendere le persone che ami e so che le tue scelte erano quelle di una ventenne senza ulteriori risorse”.
Lily annuì asciugandosi una lacrima ribelle. Perché il suo migliore amico la doveva conoscere così bene?
“Ma se mi porteranno via mia figlia non so se riuscirò a perdonarti”.
Lily aprì le labbra sorpresa. Non pensava che sarebbe mai potuta succedere una cosa del genere.
Il suo migliore amico era la persona più leale e onesta che conoscesse e lei lo aveva portato a quel punto.
Lui diceva che non la incolpava di niente e che sapeva perché aveva fatto certe scelte.
Forse era vero, ma non per questo le aveva condivise.
Lily si rialzò lentamente e si asciugò velocemente una lacrima mentre le immagini della loro amicizia e dei loro momenti condivisi le apparivano davanti agli occhi come se fossero un film.
Un film crudele che si aggiungeva ai tanti pesi che portava sulle spalle.
Sentì il cuore dolerle dalla pena che provava in quel momento, ma lei non avrebbe pianto. Non avrebbe fatto la figura della ragazzina che voleva intenerire l’amico e lui questo lo sapeva perché la guardò ancora un attimo poi si rialzò a sua volta.
“Hanno bisogno di altra pozione” disse e sparì nella stanza adiacente.
Lily guardò la sua figura poi si voltò e tirò un calcio alla sedia davanti a lei facendola sbattere contro il muro vicino.
“Maledizione” urlò e si mise le mani nei capelli voltandosi.
Appena si girò però vide Scorpius e Nott fermi sull’arco della porta.
Entrambi la guardavano ed entrambi avevano delle strane espressioni sul volto.
Lily si chiese da quanto fossero lì, ma lesse la risposta negli occhi di Scorpius.
Ringraziò tutti e quattro i fondatori che non la stesse guardando con compatimento perché non avrebbe sopportato di perdere anche quel briciolo di dignità che le era rimasta.
“E’ tutto pronto?” chiese ritrovando la voce.
Scorpius annuì e le mostrò una penna “aspettiamo solo Alice e Dominique”.
***
Draco entrò nella sala colloqui e per un attimo si dovette concentrare per riconoscere nell’uomo che stava entrando.
Per riconoscere uno dei peggiori mangiamorte di sempre.
Per riconoscere il fratello di suo zio: Rabastan Lestrange.
Merlino. Era così cambiato.
La sua pelle prima leggermente olivastra, adesso aveva il colore della cenere. I capelli neri erano ancora raccolti in una coda lenta, ma ormai la calvizie gli aveva reso pelata la testa fino a metà del cranio.
Non riusciva a vedere bene il viso perché entrando aveva tenuto tutto il tempo il capo basso, ma Draco era sicuro che anche il suo volto dovesse essere sciupato.
Guardò per un attimo Teddy seduto accanto a sé. Erano una strana coppia.
Lui con i suoi capelli platino e l’altro con i capelli blu elettrico.
Teddy annuì verso l’auror che uscì seppur sembrasse contrariato, poi guardò Draco come per indurlo a cominciare.
Aveva assecondato la sua richiesta, ma non per quello aveva capito dove volesse arrivare.
Draco sembrava avere un’ipotesi tutta sua.
“Buongiorno Rabastan” salutò.
Lui alzò il viso e per un attimo Draco rimase sconcertato. Sembravano esserci lacrime nei suoi occhi e il suo volto, la sua espressione, aveva qualcosa di famigliare.
Era come se stesse guardando sua zia Bella, ma senza quella vena di pazzia che l’aveva sempre contraddistinta.
Sua zia Bellatrix, tutto continuava a ricondursi a lei.
“Immagino che vorrai sapere perché siamo qua?” chiese, ma ancora l’uomo non parlò limitandosi a continuare a guardarlo.
Sembrava passare lo sguardo su ogni centimetro del suo volto, quasi come se lo stesse studiando, ma con meno maniacalità.
“Credo che a voi vecchi Mangiamorte non sfugga niente di ciò che sta succedendo all’esterno” disse mentre la sua mente stava lavorando senza sosta per cercare di capire cosa invece stesse sfuggendo a lui.
“E sicuramente se vedi mio padre saprai che noi Malfoy siamo coinvolti in prima persona”.
“Non vedo come questo abbia a che fare con me” disse Rabastan parlando per la prima volta e Draco aggrottò le sopracciglia spostando lo sguardo su Teddy per un secondo e vedendo la sorpresa anche nei suoi occhi.
Quella era la risposta che si sarebbe aspettato da lui, ma non nella maniera in cui immaginava gliel’avrebbe data.
Non aveva sarcasmo, non aveva freddezza. Era una voce quasi incerta come se avesse paura di qualcosa.
Rabastan era vecchio ed era sicuramente provato dalla prigione, ma lui ricordava il suo sguardo, la sua maniera di parlare.
Aveva una voce così fredda e tagliente da far restare tutti immobili mentre parlava.
Anche suo padre ne aveva sempre avuto un rispettoso timore e invece in quel momento, con quegli occhi e con quella voce faceva solo pena.
“Ha a che fare con te lo so, ma non so in che modo” gli chiarì “è come se sapessi che tutto questo casino dipendesse da mia zia”.
Vide i pugni di Rabastan arricciarsi e i polsi sbattere sulle manette.
“Ho ragione, vero?”
“E se anche fosse?”
“Se anche fosse?” chiese di rimando “se anche fosse merito di sapere cosa sta succedendo” rispose “merito di sapere cosa è successo a mia madre vent’anni fa” lo vide irrigidirsi “e merito di sapere al sicuro la mia famiglia”.
“I Malfoy sono al sicuro” disse immediatamente.
“Certo così al sicuro che sia io che mio nipote abbiamo rischiato di morire”.
“Non doveva succedere” replicò e poi parve pensare di aver detto troppo perché il suo sguardo saettò prima su Teddy e poi sulla porta.
“Non ci disturberà nessuno” chiarì Teddy “ho imperturbato la porta” aggiunse capendo il motivo del suo disagio.
Rabastan lo guardò con un misto di gratitudine ed affetto. O almeno a Draco parve così anche se vedere quell’espressione in quegli occhi neri e senza fine gli diede quasi un brivido.
Perché era così?
“Come mai non ti arrabbi? Perché non ci dici di farci i fatti nostri e vai via?” domandò diretto e l’uomo riportò lo sguardo su di lui.
“Forse sono cambiato”.
“E in che modo? Hai avuto una conversione? Ti sei avvicinato a qualche fede babbana?”
L’uomo sospirò ed abbassò lo sguardo per un attimo, poi lo riportò su di lui.
“Non fare domande” gli disse “non indagare più…”
Draco sbattè una mano sul tavolo “come puoi chiedermi questo” disse “si tratta della mia famiglia… di mio figlio, di mia madre… non smetterò mai di indagare”.
Rabastan scosse la testa “devi lasciare le cose come stanno”.
“Non lo farò” disse deciso.
Non era mai stato un uomo coraggioso, ma ormai c’era troppo vicino.
Non avrebbe mai lasciato stare, mai fino a quando vi fosse stata vita in lui.
“Per favore…” s’interruppe come se quelle parole stonassero anche alle sue stesse orecchie ed in effetti anche Teddy e Draco non poterono fare a meno di inarcare le sopracciglia.
Quelle parole dette da un uomo che aveva torturato e ucciso decine di uomini erano quasi impossibili.
“Non metterti in pericolo più di quanto non sia già, Draco” gli disse e lui spalancò gli occhi mentre la sua mente volava indietro a tanti anni prima.
A quando aveva sentito quella frase per la prima volta.
 
Stava chiudendo il suo baule.
Sentiva il malumore crescere mano a mano che passavano le ore e il momento di prendere il treno per Hogwarts si avvicinava.
Quella, se tutto fosse andato per il verso giusto, sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe preso.
E se tutto fosse andato per il verso giusto sarebbe stato merito suo.
Avrebbe avuto tutti gli onori e il signore oscuro probabilmente lo avrebbe premiato, ma allora perché si sentiva così male?
Si portò la mano a comprimersi il braccio sinistro. Perché quel marchio nero non smetteva di bruciare?
“Ti fa ancora male?” la voce di sua madre lo fece trasalire e lui tolse la mano dal suo braccio per voltarsi verso di lei con un sorriso.
Da quando suo padre era stato arrestato pochi mesi prima, Narcissa aveva sempre delle occhiaie sotto gli occhi che sembravano sciupare il suo bellissimo sguardo, ma a parte quello niente sembrava tradire la sua sofferenza.
“Non mi fa male, mamma” la rassicurò, poi si chinò per far scattare le serrature del suo baule.
Quasi trasalì al rumore forte e metallico, per un attimo gli fecero tornare in mente le serrature della cella che scattavano allontanando suo padre da lui.
Ed era tutta colpa di Potter, ma quell’anno sarebbe cambiato tutto.
“Il Signore Oscuro non doveva darti quella responsabilità” disse Narcissa avvicinandosi “sarebbe impossibile farlo anche per un mago adulto…sarebbe impossibile anche per…”
“Non dirlo” la interruppe “lui può fare tutto e sicuramente sa tutto”.
Draco sapeva che sua madre era arrabbiata con Voldemort per quello che gli aveva chiesto e anche lui capiva che lo aveva fatto per vendicarsi di suo padre, ma il signore oscuro poteva tutto e sapeva tutto.
Non poteva rischiare di perdere anche sua madre.
“Per Salazar, Draco, sei cresciuto tantissimo” affermò accarezzandogli una guancia e Draco per un attimo si lasciò coccolare dalla carezza di sua madre.
Adesso era in privato, a casa, nella sua camera e non doveva tenere alcuna maschera.
Poteva permettersi di crollare, di essere semplicemente un ragazzino di sedici anni.
Però c’era sua madre e lui era rimasto l’uomo di casa, quello che doveva darle forza.
Le mise una mano a coprire la sua e la staccò piano dal suo viso “non preoccuparti, mamma” la rassicurò “ho già un’idea per introdurre zia Bella e gli altri nel castello”.
Narcissa annuì e la forza sembrò tornare nei suoi occhi “se avessi bisogno di aiuto chiedi al professor Piton, lui…”
“Non avrò bisogno di aiuto” la interruppe Draco offeso.
Possibile che sua madre non capisse. Lui sarebbe riuscito nella sua impresa.
Avrebbe fatto entrare i Mangiamorte ed avrebbe ucciso Silente e dopo il nome dei Malfoy sarebbe tornato al rispetto che meritava.
“Non ho bisogno di aiuto” ripetè voltandosi per afferrare la bacchetta dal letto.
Narcissa lo afferrò per le braccia prima che potesse fare la magia per levitare il baule “non metterti in pericolo più di quanto tu non sia già, Draco”.
 
Draco guardò quel volto davanti a sé e sentì il cuore aumentare i battiti fino a quando non riuscì a sentirlo distintamente anche nelle sue orecchie.
Osservò quel viso: vecchio, rugoso e soprattutto maschile.
Sentì un sudore freddo percorrergli la schiena.
Gli sembrava così assurdo eppure così possibile.
“Mamma” sussurrò.
***
“E se succedesse qualcosa?”
Sarah si fermò all’imboccatura della foresta proibita.
Le loro strade stavano per dividersi, ma lei aveva una brutta sensazione.
“Cosa dovrebbe succedere?” chiese Harry di rimando.
“Non lo so… tipo che mi attacchino alle spalle mentre cerco di tornare da te?”
“E tu corri a zig zag” le rispose e Sarah alzò gli occhi al cielo.
Harry notò l’espressione preoccupata della cugina e sospirò “senti, basta allontanarli dalla confusione, poi li immobilizzeremo e daremo loro il veritaserum… così sapremo cosa hanno dato a Bailey”.
Sarah si morse il labbro. Non c’era niente che voleva di più, ma il piano di Harry continuava a sembrarle assurdo.
Come assurdo le sembrava che due ragazzini di undici anni avessero potuto fare un incantesimo o una pozione come quella che era stata data a Bailey.
“E se non fossero loro i colpevoli?”
“Chi altro vuoi che sia?”
“Potrebbe essere chiunque” si allentò la cravatta. Il nervosismo non la faceva respirare.
“Rifletti sono due undicenni come noi… tu sapresti fare un incantesimo come quello fatto ad Ella o Bailey?”
“Noi non siamo impelagati con i NewMan” protestò Harry.
“Ma neanche Voldemort accettava i ragazzini, pensi davvero che questi maledetti NewMan si servirebbero…”
“Lo vuoi fare o no”.
Sarah chiuse le labbra sentendo il cugino alzare la voce.
Avrebbe tanto voluto dirgli di no, ma non riusciva a pensare di lasciarlo solo.
“E’ un errore” tentò.
“Lo vuoi fare?” sillabò le parole una per una e Sarah chiuse gli occhi prendendo un respiro poi annuì.
Harry si nascose dietro l’albero ed attese.
Non riusciva a vedere bene il punto dove i due Serpeverde dovevano essere attaccati da Sarah, ma sicuramente quando sua cugina avrebbe cominciato a scappare lui l’avrebbe vista.
Aspettò cinque minuti poi cominciò a preoccuparsi.
Che l’avessero davvero attaccata alle spalle? Aveva già un cugino di cui preoccuparsi, non poteva pensare di aver messo nei guai anche lei.
Merlino. Era davvero stato avventato.
Uscì fuori dal nascondiglio e guardò verso il lago, ma vide i due serpeverde ancora intenti a bullizzare quella povera ragazzina.
Si guardò intorno di Sarah non c’era traccia.
Aveva deciso di abbandonarlo? Era andata a chiamare qualche adulto? Loro nonno forse?
Come aveva potuto fidarsi di lei?
Adesso avrebbe avuto tutti gli adulti addosso e non sarebbe riuscito a fare più niente.
La boccetta di Veritaserum pesò nella sua tasca per la voglia che aveva di usarla contro i due idioti.
Sospirò e fece per uscire dalla foresta, ma aveva fatto solo un passo quando si ritrovò una persona a sbarrargli la strada.
La prima cosa che vide fu che questa persona stava puntando la bacchetta alla gola di Sarah, la seconda fu che aveva un cappuccio rosso sangue ricalato sul viso.
Era un NewMan. Davanti a lui c’era un NewMan in carne ed ossa.
Un NewMan era entrato nella scuola e chissà se ce n’erano altri.
Erano tutti in pericolo.
D’istinto si girò e cominciò a correre gridando aiuto, aveva pronunciato solo le prime due sillabe però quando un incantesimo lo colpì sulla schiena e si ritrovò a sbattere la faccia contro il terreno.
***
Simone sentì il suo corpo intorpidito tornare a funzionare.
Stese un braccio e poi l’altro. Aprì la mano e si guardò per un attimo le dita.
C’erano ancora e se le apriva e le chiudeva le sentiva rispondere al comando del suo cervello.
Si massaggiò una gamba. Ora che era tornata ad avere possesso del suo corpo le faceva molto male e poi si ricordò il motivo.
Sua madre. Sua madre gliele aveva rotte entrambe per impedirle di scappare nel caso si fosse ripresa.
Come aveva potuto farlo?
Come aveva potuto ferire così sua figlia?
Si guardò intorno senza capire dove fosse. Aveva addosso la semplice tuta ginnica con la quale sua madre l’aveva stordita la prima volta mentre si stava allenando.
Era assurdo, non l’aveva mai cambiata. Chissà da quanto tempo la teneva in quel modo.
Chiaramente non le aveva lasciato la bacchetta e tantomeno qualsiasi pozione con la quale risanare le sue gambe.
Le scale per uscire da quel maledetto posto erano lì davanti a lei e non poteva prenderle.
Mano a mano che il cervello le si snebbiava ricordava tutto.
Inizialmente l’aveva tenuta cosciente e legata.
Le aveva raccontato tutto e ancora inorridiva al pensiero.
Non sapeva neanche lei di quanti omicidi si era macchiata e tra i tanti c’era anche quello di suo padre.
Il suo papà.
Lo aveva amato tanto e sua madre l’aveva ucciso.
Si prese il volto tra le mani piangendo. Come aveva potuto non accorgersi di quanto fosse stata psicopatica?
Quando aveva ucciso suo padre lei era solo una bambina, ma dopo?
Aveva sempre nascosto tutto dietro il suo lavoro.
Era facile per lei uccidere le persone. Negli ospedali la gente peggiora continuamente.
Negli ospedali la gente muore continuamente.
Per qualche minuto lasciò che la disperazione prendesse il sopravvento, in fondo aveva perso tutto.
Sua madre, suo padre che le sembrava morto per la seconda volta e persino la sua dignità.
Chissà se l’avrebbero mai creduta.
Soprattutto dato che era stata lei ad attaccare Eleanor.
Sua madre l’aveva tenuta sotto Imperius per farle attaccare la ragazza, poi quando aveva perso la sua funzione e si era accorta che l’unica cosa di cui avrebbe avuto bisogno da quel momento sarebbero stati i suoi capelli, le aveva rotto le gambe e rinchiusa da qualche parte tenendola priva di sensi con qualche pozione.
Le venne in mente Bailey. Quel povero bambino.
Sua madre aveva dei progetti per lui. L’aveva vista preparare la pozione quando riusciva a riprendere i sensi tra una dose e l’altra di pozione.
Lei sapeva cosa aveva somministrato a quel bambino, così come sapeva quale incantesimo avesse colpito la ragazzina.
L’unica cosa che non sapeva era come uscire da quel dannato posto.
Si asciugò le lacrime. Era pur sempre una Weasley e nessuno in quella famiglia si era mai arreso.
Provò ad alzarsi in piedi, ma un dolore lancinante la fece urlare e nello stesso momento cadde rovinosamente a terra.
Le gambe rotte non avrebbero mai retto il suo peso.
Provò a trascinarsi. Non sapeva come avrebbe potuto salire le scale, ma almeno avrebbe potuto avvicinarsi.
Si trascinò per un paio di metri prima che qualcosa scivolasse dalla tasca della tuta.
Era il cellulare. Quell’aggeggio babbano che le aveva regalato Sean per rimanere in contatto e lo erano rimasti davvero.
 
Lo vide nella terrazza dell’ospedale, le mani attorno alla balaustra e lo sguardo perso nel vuoto.
Aprì la porta finestra e uscì a sua volta. Lui si voltò per un attimo e poi tornò a guardare davanti a sé anche se con un sorriso sulle labbra.
“Ho parlato con mia madre. Bailey si riprenderà” gli disse avvicinandosi e lui annuì.
“E’ la cosa più importante” disse lui e lei sospirò appoggiando gli avambracci alla balaustra.
“Devo ringraziarti per avermi avvertito… se fosse stato per Lily non credo che l’avrei mai saputo”.
Simone annuì, ma non fece in tempo a dire niente perché lui riprese “non che me lo aspettassi dopo che è voluta restare qua”.
Simone intuì le successive parole che però non arrivarono mai.
Lei era voluta restare con lui. Con Scorpius.
“Lei appartiene a questo mondo” disse lei spontaneamente.
“Doveva restare nel nostro mondo. Doveva restare con me e…”
“E tu l’avresti protetta? E lei ti avrebbe amato?” gli chiese senza riuscire a resistere.
Lui si voltò verso Simone di scatto.
“Lei…”
“Non puoi obbligarla ad amarti” lo interruppe di nuovo.
“In undici anni non l’ho mai obbligata, semmai è quel Malfoy che…” sbuffò “lascia perdere tu sei come loro”.
“E come sarei?” domandò “sei uno di quei babbani che ritiene la magia una malattia?”
Sean scosse la testa “è che con la magia lui gioca sporco, ha la vittoria in tasca”.
Simone rise e lui la guardò quasi offeso “ha la vittoria in tasca, ma non per la magia” ribattè “io ero piccola, ma ricordo il loro amore come la cosa più romantica del mondo”.
Lo vide stringere la mascella “forse dovresti lasciar perdere invece di incaponirti e, sempre forse, dovresti guardarti un po’ intorno”.
E così nacque quel loro strano rapporto fatto principalmente di chiacchierate notturne. Fino a quando lui non decise di restare nel mondo babbano, ma prima di andarsene le diede quello strano aggeggio.
“Resteremo in contatto” le disse soltanto con un sorriso sincero.
 
E lo fecero. Lo fecero davvero.
Si sentirono ogni giorno più volte al giorno, fino a quando… l’oblio l’aveva avvolta.
Si erano sentiti poco prima che Simone venisse attaccata e sua madre non aveva sicuramente pensato a toglierglielo.
Non conosceva il cellulare e Simone non aveva fatto in tempo a raccontargli del regalo di Sean.
Per fortuna.
Sperò che il colpo subito quando era caduta non l’avesse rotto o che non fosse finita la batteria, ma si ricordava che Sean le aveva detto qualcosa sul fatto che si consumava ad usarlo.
Lo aprì.
Funzionava.
Sentì il cuore riprendere a battere e un sorriso le si aprì sul volto.
Funzionava. Forse avrebbe potuto uscire di lì.
Vide che vi erano tantissimi messaggi di Sean e che il più vecchio risaliva a due settimane prima.
Due settimane? Due settimane della sua vita perse in quel modo?
Sentì la rabbia mescolarsi all’odio verso sua madre e risalirle lungo le vene fino ad arrivarle al cuore.
Vide le sue mani tremare e cercò di calmarsi. Doveva telefonare.
Uscire di lì doveva essere il suo primo pensiero per cui accantonò sua madre in un angolo della sua mente.
C’era solo un numero nel cellulare. Sean era l’unico che conosceva da chiamare con quello strano aggeggio.
Pigiò i tasti con mani frenetiche e se lo mise all’orecchio sentendo il famigliare rumore che faceva capire che stava effettivamente chiamando qualcuno.
“Pronto, Simone”.
L’urgenza nella voce di Sean le fece di nuovo salire le lacrime agli occhi.
“Sono io” disse con voce spezzata.
“Dove sei? Che è successo? Sei scomparsa”.
Sembrava così preoccupato che il cuore di Simone si fermò per un attimo. Forse aveva pensato che lo avesse lasciato anche lei.
“Ho bisogno di te” disse in un sussurro.
Sapeva che non rispondeva a nessuna delle sue domande, ma aveva davvero bisogno di lui.
“Dove sei?”
“Non lo so” la voce le si spezzò.
“Come non lo sai? Dio, Simone che è successo?”
“Io… io… devi aiutarmi, Bailey è in pericolo”.
Un attimo di Silenzio e poi di nuovo la voce di Sean.
“Dimmi dove sei”.
“Ti ho detto che non lo so” ripetè Simone, la sua voce era ormai un singhiozzo incontrollato. Le veniva così semplice lasciarsi andare con lui.
“Vado da tua madre…”
“No” lo interruppe subito “no, lei…oddio…” un nuovo singhiozzo le uscì dalle labbra.
“Simone…”
“Da mia zia” gli disse cercando di far uscire la voce in maniera corretta “vai da mia zia Fleur”.
“La casa dove ci siamo conosciuti?”
“Sì…”
“Loro sapranno come trovarti? Salveranno Bailey?”
“Non lo so, Sean” confessò “non so dove sono”.
Di nuovo silenzio. Sembrava così pieno di domande non fatte.
“Ti richiamo quando sono là” disse.
Simone si era già staccata il telefono dall’orecchio quando si sentì chiamare.
“Resisti” le disse lui “io ti… tu resisti” ripetè e riattaccò prima che lei potesse aggiungere altro.
Simone guardò il telefono e il simbolo che Sean gli aveva insegnato a capire dovesse tenere d’occhio per capire quando dovesse ricaricarlo.
Aveva una sola tacca.
Sperò che in qualche modo la trovassero davvero.
 

COMMENTO: ECCOMI QUA!! LE BASI COMINCIANO AD ESSERE PRONTE PER IL MACELLO :P PER PRIMA COSA SIMONE E SEAN, NEL CAPITOLO DELL’ATTACCO A BAILEY SE VI RICORDATE VI LANCIAI LA’ CHE SEAN FOSSE ARRIVATO INSIEME E GRAZIE A SIMONE E QUELLO ( ANCHE SE E’ SUCCESSO PARECCHI CAPITOLI INDIETRO E NON SO SE LO RICORDERETE) MI SERVIVA PER ARRIVARE QUA ;)) QUINDI VEDIAMO SE PER UNA VOLTA SEAN SERVE A QUALCOSA :P PER QUANTO RIGUARDA LORCAN NON ODIATELO TROPPO GLI STA CASCANDO TUTTO ADDOSSO, SA CHE ANCHE LILY NON E’ MESSA BENE MA IN QUESTO MOMENTO IL DOLORE CHE LO TRAVOLGE E’ TROPPO : )) DI DRACO CHE MI DITE? ORMAI IL MISTERO DOVREBBE ESSERE ABBASTANZA CHIARO FATEMI SAPERE SE VE LO ASPETTAVATE E INFINE I RAGAZZI…SO CHE AVRETE MILLE DOMANDE, VOI FATELE ED IO SE POSSO RISPONDERO’ : )) GRAZIE MILLE A CHI MI HA FATTO SAPERE NELLO SCORSO CAPITOLO OVVERO ICEPRINCESS / ARYELLE / SHIORI F / DREAMER IMPERFECT / LUISA 21 / FEDELA WATSON E CLALIP!! GRAZIE DAVVERO DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!
   
 
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