Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Signorina Granger    22/09/2020    1 recensioni
Cora Prewett x Gerard Olivander
[...]
"Visto che io continuo a lavorare da casa e penso che mia nonna non ne possa più di tutto quel via vai, ho pensato che potrei trasferirmi altrove.”
“Intendi a lavorare?”
“Sì. Insomma, potrei avere un ufficio vero e proprio. So che non si è mai visto per una ragazza della mia età, ma infondo non m’importa, che la gente si sconvolga quanto vuole. E… pensavo di cercarlo qui. Così lavoreremmo vicini e potremmo vederci di più, che cosa ne pensi?”
Cora gli sorrise quando Gerard si fermò, incredulo: non si sarebbe mai aspettato che Cora facesse una scelta del genere solo per stargli più vicina.
“Davvero vuoi farlo per questo?”
“Ma è ovvio, perché non dovrei?”
Cora gli sorrise, felice ma perplessa allo stesso tempo, ma non ottenne alcuna risposta dal ragazzo: il fidanzato si limitò ad abbracciarla senza dire nulla e restarono così, nel bel mezzo della fiumana di maghi di Diagon Alley, fermi e stretti l’uno all’altra.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cora & Gerard
 
 
“Posso chiederti una cosa?”
Gerard stava intagliando l’impugnatura di una bacchetta di noce quando le parole del fratello maggiore lo distrassero: il secondogenito degli Olivander alzò lo sguardo per rivolgere un’occhiata interrogativa a Garrick, che lo guardava con le mani nelle tasche:
“Certo, ma cosa ci fai qui sul retro? Tu che conosci la nobile arte delle bacchette…”
 
Il tono ironico – e forse leggermente risentito – del fratello minore non sembrò scalfire  Garrick, che gli si avvicinò e lo guardò brevemente continuare a lavorare alla bacchetta prima di parlare:
“Sai che non sei costretto a restare qui, no?”
“Secondo te con che coraggio potrò mai andare a lavorare per un altro fabbricante di bacchette chiamandomi “Olivander” di cognome, Garrick?”
“Considerando che non sei mai riuscito ad andare contro a nostro padre…”
Il maggiore inarcò un sopracciglio, scettico, e Gerard sbuffò, abbassando nuovamente bacchetta e taglierino per rivolgergli un’occhiata quasi truce:
“Per te è facile parlare, ha sempre un trattamento di favore per te, solo perché sei il maggiore ha questa malsana idea di poter insegnare tutto a te, e a me no. Che cosa volevi, comunque?”
“Volevo chiederti una cosa riguardo a Cora. Ecco, quando perdi tempo a commiserarti, pensa alla gran fortuna che hai nell’avere una persona come lei accanto, fratellino. Dimmi, quando pensi di darti una mossa, con lei? Vi conoscete da un secolo e non state ringiovanendo. Nel senso che alla vostra età quasi tutti sono già sposati da un pezzo, Gerry, non guardarmi come se ti avessi dato del decrepito!”
 
Gerard in bottega non aveva ai avuto gli stessi oneri e le stesse responsabilità di suo fratello: lui intagliava le bacchette, preparava i nuclei, ma i segreti di suo padre, che la sua famiglia si tramandava da secoli, venivano condivisi solo con Garrick.
Era sempre stato invidioso del fratello e allo stesso tempo si era sempre sentito messo in un angolo rispetto a lui, quasi un gradino più in basso. Per una volta però, pensando a Cora, poteva riconoscere quanto era stato fortunato rispetto a Garrick.
 
*
 
“Stavo pensando ad una cosa.”
“Quando mai tu non stai pensando a qualcosa, Cora? Sentiamo.”
 
Gerard sorrise mentre passeggiava per Diagon Alley insieme alla fidanzata, che gli diede un buffetto sul braccio senza però riuscire a non sorridergli, allegra e con gli occhi chiari luccicanti:
 
“Penso che ti farà piacere, lamentoso che non sei altro. Visto che io continuo a lavorare da casa e penso che mia nonna non ne possa più di tutto quel via vai, ho pensato che potrei trasferirmi altrove.”
“Intendi a lavorare?”
“Sì. Insomma, potrei avere un ufficio vero e proprio. So che non si è mai visto per una ragazza della mia età, ma infondo non m’importa, che la gente si sconvolga quanto vuole. E… pensavo di cercarlo qui. Così lavoreremmo vicini e potremmo vederci di più, che cosa ne pensi?”
Cora gli sorrise quando Gerard si fermò, incredulo: non si sarebbe mai aspettato che Cora facesse una scelta del genere solo per stargli più vicina.
“Davvero vuoi farlo per questo?”
“Ma è ovvio, perché non dovrei?”
 
Cora gli sorrise, felice ma perplessa allo stesso tempo, ma non ottenne alcuna risposta dal ragazzo: il fidanzato si limitò ad abbracciarla senza dire nulla e restarono così, nel bel mezzo della fiumana di maghi di Diagon Alley, fermi e stretti l’uno all’altra.
 
*
 
“Oh, ciao Gerard.”
Perseus rivolse un’occhiata di sbieco all’ex Tassorosso quando se lo trovò davanti aprendo la porta di casa. Gerard si sforzò di stendere le labbra in un sorriso tirato, ricambiando il saluto prima di borbottare che Amanda lo stava aspettando.
Perseus non gli piaceva molto quando andavano a scuola, e sapeva benissimo che la cosa era reciproca: avevano caratteri molto diversi, ma per affetto comune verso Amanda si sforzavano di andare il più d’accordo possibile da quando i due si erano fidanzati, tenendo fede ad un patto silenzioso.
“Amanda è in soggiorno. Mandy, c’è Gerard.”
 
Gerard si diresse verso la stanza indicatagli dal marito dell’amica, che non lo seguì: di rado Perseus si univa agli incontri tra la moglie e i suoi amici più stretti, forse perché consapevole che sarebbe stato cacciato in ogni caso. Soprattutto quando Amanda e Vivian dovevano spettegolare.
“E così ti fai chiamare Mandy adesso, eh?”
Gerard mise piede nel salotto sfoggiando un sorrisetto divertito mentre l’amica, che teneva Sunshine in braccio e stava camminando avanti e indietro, gli fece cenno di sedersi su uno dei due divani.
Gerard obbedì, ma vedendo che l’amica non lo imitava le rivolse un’occhiata stranita, osservandola continuare a camminare tenendo la figlia in braccio mentre appoggiava un braccio sullo schienale del divano:
“Tu ti stai allenando per una marcia, per caso? Mi fai venire il mal di mare…”
“La sto addormentando, stupido, dondolandola o facendo così si calma e di solito si addormenta più in fretta… Avanti, dimmi tutto, ti ascolto. Riguarda Cora, suppongo.”
“Non è che tutto ciò che ho da dirti riguarda Cora, Amanda, siamo amici in ogni caso, no?”
“Certo, ma se così non fosse saresti venuto con lei.”
Amanda sorrise all’amico quando gli lesse in faccia che non si sbagliava, e gli fece cenno di continuare.
 
“Io… volevo chiederti un parere, in realtà. Sai, pensavo di chiederle di sposarmi.”
Per un attimo Gerard temette che Amanda avrebbe fatto cadere Sunshine, ma fortunatamente l’amica si limitò a spalancare i grandi occhi blu prima di farsi scappare un piccolo urletto. La strega si portò immediatamente una mano alla bocca e abbassò lo sguardo per rivolgere un’occhiata preoccupata alla figlia, pregando di non averla svegliata, ma fortunatamente il suo piccolo angioletto non si mosse, restando placidamente appoggiata sulla sua spalla.
“E’ meraviglioso! Hai già l’anello? Posso venire a prenderlo con te se non l’hai già fatto, ti prego! Merlino, come farò a non dirglielo, chiediglielo in fretta, non so quanto riuscirò a stare zitta!”


“AMANDA, sta riuscendo a farmi pentire di avertelo detto nell’arco di due secondi!”
 
*
 
“Pensi che non ti abbia visto, per caso? Posa l’osso!”
Cora puntò un cucchiaio verso il fratello minore, Ezekiel, con uno sguardo così minaccioso che il ragazzo non potè far altro che ritirare la mano che teneva un pezzo di pane e che stava per immergere nella salsa di smetana che la ragazza aveva precedentemente preparato.
“Ma non è giusto Cora, io e Amelia ti chiediamo sempre di fare il manzo alla Stroganoff e lo fai stasera che non ceniamo qui!”
“Certo che non cenerete qui, ho invitato Gerry e voi ve ne andrete molto, molto lontano, dove non potrete mettermi in imbarazzo.”
Cora diede nuovamente le spalle al fratello minore, tornando a concentrarsi sul suo filetto di manzo mentre una delle sue sorelle, Brunilde, si avvicinava al fratello ridacchiando:
 
“Rassegnati, ormai Cora non cucina più per noi, ora ha il suo Gerry da sfamare! E Amelia gironzola sempre con Oliver, di questo passo nessuno ci degnerà più di uno sguardo…”
“Già, almeno mancherò a qualcuno quando tornerò ad Hogwarts!”
 
Cora alzò gli occhi al cielo senza voltarsi e degnare il fratello di una risposta: ci pensò sua nonna al suo posto, che mise piede nell’ampia cucina sbuffando come una ciminiera:
“Smettila di lagnarti, Ezekiel, vostra sorella fa già abbastanza per tutti voi senza che debba stare a prepararvi la cena. Forza, andiamo, lasciamo lei e Gerard in pace.”
“Come mai tanta fretta di andartene da casa tua, nonna?”
Brunilde scoccò un’occhiata sospettosa alla nonna paterna, ma Anja non battè ciglio mentre le metteva una mano sulla spalla per spingerla fuori dalla cucina, asserendo di essere solo felice che sua nipote avesse qualcuno a renderla felice.
Brunilde non ci credette neanche per un istante, ma Anja non ci badò, affrettandosi solo a salutare Cora prima di spingere Ezekiel e la sorella fuori dalla stanza.
 
Quando, poco dopo, Gerard uscì dal camino del salotto di casa Prewett, ebbe appena il tempo di tastare nervosamente qualcosa che teneva in tasca prima di ricevere l’accoglienza di Cora, che lo stava aspettando seduta sul divano.
“Ciao Gerry… mi sei mancato. Mi dispiace se non ci vediamo da una settimana, avevo così tanto lavoro da fare, e i miei fratelli… Sono felice di vederti.”
“Anche io.” 
Gerard ricambiò il sorriso della strega e le porse un mazzo di peonie rosa, guardandola esitare prima di sorridere, stupita:
“Penso che sia la prima volta in cui mi regali dei fiori, Gerry.”
“Beh, forse non siamo i tipi, ma meglio tardi che mai, no? E poi tu hai cucinato, dovevo pur presentarmi con qualcosa, o che figura ci avrei fatto?”
“Hai ragione. Lana, puoi metterli in un vaso, per favore? Sono bellissime, grazie.”
Cora porse i fiori alla sua Elfa Domestica, che era accorsa immediatamente come sempre e che aveva rivolto un profondo inchino a Gerard, che prese le peonie e appellò un vaso di cristallo con uno schiocco di dita.
Gerard stava per ribadire all’Elfa che non c’era assolutamente bisogno di inchinarsi ogni volta in cui si imbatteva in lui, ma Cora, sapendo che sarebbe stato fiato sprecato, gli fece cenno di tacere e lo prese a braccetto con un sorriso, asserendo che la cena era pronta e che il suo famoso manzo alla Stroganoff, la sua ricetta russa preferita, non meritava di farsi attendere.
“Vedrai, sarà una cena molto speciale. Io non cucino per chiunque, tanto perché tu lo sappia.”
 
Gerard sorrise e pensò a ciò che teneva in tasca: avrebbe voluto dirle che non immaginava nemmeno quanto speciale sarebbe stata quella cena.
Ma presto l’avrebbe saputo.
 
*
 
Per Cora comunicare al futuro marito che la sua famiglia paterna intendeva regalar loro una casa dove trasferirsi dopo le nozze non era stato semplice: era sicura che Gerard non ne sarebbe stato entusiasta, non per ingratitudine ma perché messo a disagio dalla grande disponibilità economica della sua famiglia.
Sua nonna e sua zia Mildred, la sorella del padre che viveva in Russia con il marito e i due figli ma che faceva spesso loro visita, avevano però comunque insistito affinché la nipote mostrasse almeno la casa al fidanzato.
Era stata proprio sua zia a mostrarla alla ragazza, che suo malgrado doveva ammettere di essersene innamorata. Era esattamente come l’aveva sempre sognata, sua nonna del resto la conosceva meglio di chiunque, e anche se sapeva che accettare avrebbe messo Gerard a disagio doveva ammettere che sarebbe stato un sogno, per lei, avere una famiglia in un posto simile.
Combattuta, quindi, aveva portato Gerard a vederla, quasi sperando che il fidanzato se ne innamorasse a sua volta.
 
“Che cosa ne pensi?”
“Beh, è un posto bellissimo, ovviamente. E’ bello che sia fuori città, lontano dalla confusione.”
“Già. Ho sempre voluto avere molto spazio.”
“Qui potresti far costruire persino una “stalla” per Zefiro.”
Gerard sorrise alla fidanzata, che si limitò ad annuire, leggermente cupa: il ragazzo aveva ragione, ci aveva subito pensato anche lei quando aveva messo piede nell’enorme giardino che circondava la casa.
L’edificio non era immenso, ma a Cora non importava granchè di crescere in un castello: le piaceva però il fatto che ci fosse molto spazio all’aria aperta, permettendole così di tenere accanto a sé il suo amato – quanto ingombrante – Ippogrifo.
 
“Ti piace tanto, non è vero Cora?”
“Immagino che se negassi ti mentirei. Lo so che non ami questo genere di regali, e di solito neanche io, avrei rifiutato la generosità di mia nonna e dei miei zii se non l’avessi vista. Però non voglio che tu ti senta a disagio, Gerry.”
Gerard sospirò e la abbracciò, dandole un bacio sulla fronte prima di metterle una mano sulla nuca, esercitando una leggera pressione affinché la appoggiasse sulla sua spalla.
 
“Mi conosci, Cora, sai come la penso a riguardo… Non faccio i salti di gioia, però se ne va della tua felicità mi va bene qualsiasi cosa. Se ti rendesse felice accetterei dalla tua famiglia anche un’isola, in regalo.”
“Dici sul serio?”
Cora si allontanò leggermente per poterlo guardare negli occhi, e Gerard annuì con un debole sorriso mentre le prendeva il viso tra le mani.
“Certo. Io sono felice in ogni caso, stando con te. Se la vuoi, dì a tua nonna che va bene. Non potrò mai ringraziarla abbastanza, certo, ma almeno saprò che avrai il posto che volevi.”
“Non devi ringraziare mia nonna, Gerry. Dice sempre che sei tu ad averle fatto il migliore dei regali, rendendomi felice.”
 
*
 
 
Cora non aveva voluto sentir ragioni e aveva scelto un vestito con le maniche lunghe, per le nozze. Lunghe maniche di pizzo bianco ricamate a mano che nascondevano le sue cicatrici e che la strega si sistemò nervosamente mentre si guardava allo specchio.
Lana, in piedi su uno sgabello dietro di lei, le stava sistemando il fermaglio che reggeva il velo mentre Amanda, in piedi accanto a lei, sorrideva:
 
“Sei bellissima Cora. Ancora non mi sembra vero, i miei migliori amici si sposano… Sono al settimo cielo. Anche tu sei contenta, vero tesoro?”
Amanda abbassò lo sguardo sulla figlia di un anno e mezzo, che le stava tenendo la mano e che indossava un minuscolo abitino bianco abbinato alla fascetta che le adornava i capelli chiari.
“Sunshine è così adorabile che ruberà la scena a zia Cora, non è vero? Sarai bravissima, piccolina. Amelia, dalle il cestino.”
 
Cora rivolse un cenno alla sorella minore, che si avvicinò alla bambina con un sorriso e, chinandosi, le consegnò un piccolo cestino pieno di petali rosa pallido.
“Ecco piccolina.. Mi raccomando, non scappare come alle scorse prove!”
“In caso ho già incaricato Perseus di correre a prenderla, non preoccupatevi. Papino sarà seduto con la mamma in una delle prime file, tu vieni verso di noi tesoro, ok?”
“Sì mamma…”  Sunshine prese con le minuscole manine il manico del cestino, mentre Amelia le sfiorava una ciocca di capelli, sospirando su quanto fosse adorabile per l’ennesima volta mentre Cora, sbuffando contro il velo e la sua scomodità, si chiedeva perché non potesse sposarsi in completo come suo marito.
 
“Pensate che l’altro giorno Gerry non faceva che lamentarsi perché dovrà mettere la cravatta, al che gli ho chiesto se per caso non preferiva la combo tacchi, velo e corsetto… razza di idiota!”
“Cora, non siete neanche sposati e già lo insulti? Aspetta almeno di essere in luna di miele!”
 
*
 
 
“Di che cosa volevi parlarmi?”
Geravaise lo guardava attentamente, in attesa, e Gerard esitò prima di sedersi di fronte al padre e schiarirsi la gola: Cora ci aveva messo settimane a convincerlo, ma alla fine ci era riuscita, persuadendo il marito ad affrontarlo.
“Della bottega, padre. So che tieni alle tradizioni e al nostro lavoro, e anche io, so quanto è importante quello che facciamo. Ma non ritengo giusto che Garrick abbia molte più responsabilità e oneri di me solo perché è il primogenito… abbiamo solo un anno di differenza, e mi impegno a mia volta. Penso di meritare lo stesso trattamento che riceve lui, padre. Non voglio passare la vita ad intagliare le bacchette e basta, le voglio fabbricare e incantare insieme a voi. Ricevo moltissime offerte di lavoro, padre, e non vorrei lasciare l’attività di famiglia, ma di questo passo mi costringerete a farlo.”
 
Pronunciare quelle parole fu ancor più liberatorio di quanto Gerard non si aspettava: l’ex Tassorosso si lasciò sfuggire un sospiro, immensamente sollevate, e aspettò la reazione del padre, che invece si limitò a fissarlo per qualche istante.
Anche se lo ammirava moltissimo, non sempre Gerard era stato d’accordo con lui nelle sue decisioni, ma non aveva mai avuto il coraggio di affrontarlo direttamente. Era una delle cose che più ammirava di sua moglie, il suo immenso coraggio, e non mancava mai di farglielo sapere, e Cora negli ultimi mesi si era fatta sempre più insistente per persuaderlo ad affrontare ciò che lo turbava nel rapporto con la sua famiglia.
“Non è giusto che tu ti senta inferiore a Garrick, Gerry, perché non lo sei, da nessun punto di vista.”
 
Dopo quella che gli parve un’eternità suo padre finalmente parlò senza lasciar trapelare alcuna emozione in particolare, assumendo un tono pacato che quasi sollevò il figlio, che temeva di scatenare una sfuriata.
“Ci penserò, Gerard. Non penso che me lo perderei facilmente, se ti permettessi di andare a lavorare altrove.”
Gervaise si alzò senza dargli modo di dire altro, e Gerard lo guardò allontanarsi prima di sorridere debolmente: forse Cora aveva ragione quando gli ripeteva che doveva ascoltarla più di frequente.
 
*
 
Eileen,Eileen Nicole Nicole e Derek Olivander Derek
 
 “Dì alle ragazze di scendere, le pizze sono quasi pronte! Lana, mi tieni Derek un attimo, per favore?”
“Certo Signorina Cora!”
Nonostante fosse sposata da quasi dieci anni, l’Elfa Domestica che l’aveva cresciuta continuava imperterrita a chiamarla “Signorina”, attribuendo il titolo di “Signora” solo ed esclusivamente ad Anja.
Quando lei e Gerard si erano sposati l’Elfa aveva chiesto ad Anja di potersi trasferire per seguire la padroncina e prestare servizio da lei, e l’anziana strega proprio non se l’era sentita di negarglielo, visto l’affetto che legava la nipote alla creatura.
Cora si chinò per lasciare il figlio minore, che si era appena svegliato ed era ancora intontito dal sonno, in braccio all’Elfa, pulendosi le mani nel grembiule mentre il marito, obbedendo, saliva per chiamare le due figlie, che stavano giocando insieme.
“Eileen, Nicole, la cena è pronta.”
 
Il fabbricante di bacchette si fermò sulla soglia della camera da letto della primogenita, Eileen, che sorrise al padre mentre, seduta sul pavimento accanto alla sorella minore, spazzolava i capelli biondi di una bambola:
 
“Arriviamo papà, stiamo organizzando il matrimonio della mia bambola con il principe.”
“Perché deve sposarlo la TUA, anche io voglio!”
“La prossima volta faremo a cambio, smettila di lamentarti Nicky!”
 
Nicole fece la linguaccia alla sorella prima di alzarsi e superare il padre con la sua bambola in braccio, impettita, e Gerard le accarezzò la testa con un sorriso quando gli passò accanto prima di fare un cenno ad Eileen, asserendo che di quel passo le pizze si sarebbero raffreddate.
“Io voglio la pizza col prosciutto!”
“Io con il tonno!”
 
Le due bambine corsero giù per le scale per raggiungere la madre in cucina, che le spedì a lavarsi le mani prima di toccare cibo mentre metteva Derek sul seggiolino di legno per imboccarlo.
 
“Sai tesoro, a realizzare prima che tua madre era italiana e che sai preparare un sacco di cose buone, mi sarei deciso a dichiarartisi molto prima.”
“Sai che cosa diceva nonna Ercolani? Che gli uomini vanno dietro a quelle belle, ma alla fine si prendono quelle che sanno fare le tagliatelle. E aveva ragione.”
“Ma tu sei comunque bellissima, tesoro. Sei un pacchetto completo.”
Gerard sorrise mentre le dava un bacio sulla tempia e le figlie prendevano posto a tavola, reclamando le loro fette di pizza a gran voce. Cora le guardò e, abbozzando un sorriso, ripensò a sua madre e a quando preparava la pizza apposta per lei.
Era stato con Ludovica che Cora aveva imparato ad impastare la pizza, e pensava a sua madre ogni volta in cui la preparava, che fosse stato per i suoi fratelli o per i suoi figli.
I suoi fratelli erano tutti molto piccoli quando i loro genitori erano morti, e Cora si era sempre prodigata per portare avanti quella “tradizione” di famiglia per loro forse per far rivivere anche ai fratelli, in parte, i ricordi che lei aveva della madre.
“Forza bambine, mangiate, altrimenti si raffredda… Buon appetito, tesori miei.”
 
 
 
 
 
 
……………………………………………………………………………………
Angolo Autrice:
Ecco finalmente la OS su Cora e Gerard, direi la coppia più amata di Toujours Pur.
La prossima sarà su Danae ed Ewart, e spero di riuscire a pubblicarla entro la fine della settimana.
A presto e buonanotte,
Signorina Granger

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Signorina Granger