Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Aya88    26/09/2020    0 recensioni
A volte comprendere i propri sentimenti può rivelarsi molto difficile e complicare relazioni e amicizie.
Sakura, Kakashi e Tenzo si troveranno costretti a dover fare i conti con se stessi e a prendere decisioni importanti.
"Qualsiasi parola le morì in gola appena incrociò lo sguardo di Tenzo. [...] Qualche mese prima, durante una festa, complice una quantità eccessiva di alcool, gli aveva accidentalmente confessato il turbamento per la possibilità, fin troppo concreta, di essersi innamorata di Kakashi. Era stata la stessa sera in cui lui le aveva rivelato il suo vero nome, senza un chiaro motivo se non i numerosi bicchieri di sakè bevuti."
Paring: KakashiSakuraTenzo
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno, Yamato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO II - Poco più che amici
CAPITOLO II





Poco più che amici



Pressato dall’urgenza di un chiarimento, per cui forse aveva tergiversato anche troppo, Tenzo bussò senza pensarci due volte. Non cambiò idea nemmeno quando la vide sulla soglia, i capelli avvolti in un asciugamano bianco e qualche goccia d’acqua che scivolava lenta dalla clavicola verso lo sterno.
Sakura dischiuse le labbra e allargò gli occhi per la sorpresa, incapace di dire una sola parola, la mano ancora ferma sul pomello della maniglia.
Probabilmente avrebbe richiuso volentieri la porta, se il gesto non l’avesse fatta apparire una completa squilibrata, smascherando in modo inequivocabile anche la sua voglia di fuggire.
Il jounin sorrise interiormente, sia per l’immagine evocata dalla sua mente, sia per averla finalmente costretta con le spalle al muro.
“Posso entrare o devo rimanere sulla porta?” domandò con apparente indifferenza, le mani in tasca e le iridi marroni che la scrutavano in attesa di una reazione.
La kunoichi si accorse solo allora di avere ancora la bocca aperta e la richiuse subito, lottando con l’imbarazzo di trovarselo davanti, nel pieno della sera, senza una scusa valida per mandarlo via.
“Dovevo ancora finire di asciugare i capelli, ma… entra pure,” disse, esitando un attimo nella vana speranza che lui desistesse.
Non aveva la più pallida idea del perché fosse lì, per giunta a quell’ora, ma il suo sguardo appariva animato da una quieta determinazione e le trasmetteva un’insolita trepidazione.
Lo invitò a preparare un tè, se gradiva, e ad accomodarsi in salotto, poi si dileguò in bagno accendendo l’asciugacapelli. L’aria calda prodotta dall’elettrodomestico sembrava meno intensa rispetto al rossore che le infiammava le guance e il viso.
Era dalla sera della festa che non rimanevano da soli per più di cinque minuti, né tanto meno portavano avanti una conversazione più lunga di un paio di frasi; non sapeva di cosa avrebbero potuto parlare e il solo pensiero di affrontare con lui la questione in sospeso dei suoi sentimenti per Kakashi non la tranquillizzava affatto.
Già immaginava che si sarebbe sentita insicura e goffa ad ogni frase o gesto, mentre lui si sarebbe comportato con la solita pacata sicurezza. All’improvviso, provò la stessa sensazione indistinta del pomeriggio, quando era arrivato in ospedale, ma l’accantonò subito, ancora incapace di definirla in qualche modo e non ravvisando nessuna motivazione per provarci.  
Dopo diversi minuti, anche se i capelli non erano del tutto asciutti, decise di lasciarli così com’erano e di tornare in soggiorno per concludere il prima possibile quell’incontro inatteso. Trasse un profondo sospiro di incoraggiamento e, con l’espressione più disinvolta che riuscì a proporre, lo raggiunse, trovandolo già seduto su uno dei divani, con due tazze di tè sul tavolino centrale. 
Tenzo avvertì all'istante la sua presenza perché alzò lo sguardo prima che gli si avvicinasse e si accomodasse sull'altro divano.
"Pensavo ci avresti messo di più," commentò con un sorriso nascosto, quando gli fu seduta di fronte.
"Non erano poi così bagnati," mentì Sakura cercando di usare un tono rilassato, poi si chinò ad afferrare una tazza calda.
La rigirò tra le mani e soffiò sul liquido ambrato, approfittando del gesto per tenere lo sguardo basso, almeno qualche secondo.
"Uhm, ho capito," rispose l’uomo, prendendo a sua volta il proprio tè, poi bevve lasciando scendere il silenzio e prolungandolo volontariamente il più possibile.
Per una volta, volle provare a fare il suo gioco e notò subito i primi effetti nelle dita della giovane che si stringevano nervosamente intorno alla ceramica. Le sue labbra si incresparono leggermente prima che si sentisse costretta a parlare per spezzare la tensione, ora che non poteva evitarlo come al solito.
"Come stava alla fine Kakashi?" domandò Sakura senza pensarci troppo, lanciandogli una rapida occhiata, ma se ne pentì immediatamente una volta compreso l'errore commesso.
Sotto pressione, aveva tirato in ballo proprio l'argomento che voleva evitare, per quanto fosse effettivamente il più ovvio ripensando a poche ore prima
Sorseggiò allora un po' di tè per nascondere l’impaccio.
"Quando me ne sono andato, dormiva tranquillo," cominciò Tenzo, "ma non sono qui per parlare di lui, Sakura," le rispose sorprendendola.
Davvero non ne voleva parlare? Pensò la kunoichi, invasa da un pizzico di confusione, che celò dietro il fumo leggero della bevanda calda.
"E se la smettessi una buona volta di fuggire il mio sguardo, sarebbe cosa gradita," proseguì il jounin, calmo ma con un’espressione decisa che lasciava pochi dubbi sulla sua intenzione di giungere a un punto fermo.
La giovane ringraziò di aver smesso di bere e di aver poggiato sul tavolino la sua tazza, perché altrimenti si sarebbe strozzata con il tè o avrebbe rotto la stoviglia.
Se non c'entrava Kakashi, Tenzo voleva davvero discutere di loro?
Non si era certo illusa che i suoi tentativi di evitarlo passassero inosservati, ma secondo qualche assurda idea aveva creduto che non ne avrebbero mai parlato, collocando indirettamente il loro rapporto in un limbo sospeso, finché prima o poi tutto non sarebbe tornato da solo al proprio posto.
Avvertì di nuovo risalire lungo la spina dorsale l'agitazione provata quando erano sulla soglia di casa, mandando all'aria la speranza di una conversazione rapida e indolore, e maledì la sera in cui aveva bevuto troppo e gli aveva rivelato i suoi turbamenti amorosi.
“Di che cosa hai paura esattamente?” le chiese l’amico.
Sakura strinse i pugni sulle ginocchia, rialzò il viso e schiuse le lebbra per dire qualcosa, ma finì solo con il mordersi il labbro inferiore.
“Che forse ti giudichi negativamente?” le suggerì, vedendola arrancare alla ricerca anche di un solo monosillabo. “Perché se questo è il dubbio, non è così,” la rassicurò, pur consapevole di aver fatto di tutto nei mesi precedenti per non dare quell’impressione.
“No, non è questo,” disse la kunoichi, o almeno non era più così, riflette tra sé e sé.
“E allora cosa?” insisté Tenzo, una prima nota di impazienza nella voce, seppure lieve.
Non credeva che tirarle fuori qualche parola dalla bocca sarebbe stato così difficile.
La giovane sentì un groppo formarsi in gola e deglutì per scioglierlo.
“È che… io… non dovrei provare quello che provo e nessuno dovrebbe saperlo,“ affermò tutto d’un fiato dopo un attimo di esitazione, ammettendolo apertamente anche a se stessa per la prima volta, dopo i lunghi e confusi rimuginamenti iniziati da quando aveva lasciato l’ospedale. 
L’uomo soppesò la sua dichiarazione, soffermandosi soprattutto sull’ultima frase e osservando le ciocche di capelli rosa che le coprivano gli occhi, bassi sul bordo di ceramica della sua tazza.
Quindi per non sentirsi in difficoltà preferiva che nessuno ne fosse a conoscenza, ragionò, e in quel nessuno poteva rientrare tranquillamente anche lui.
Una sensazione di pungente fastidio e delusione si impadronì del suo petto, incrinando l’autocontrollo che si era imposto fin dall’inizio del loro incontro. 
Dava davvero così poca importanza alla loro amicizia?
Le era così complicato pensare di condividere con lui i suoi dubbi e le sue incertezze, senza bisogno di alcool in circolo nel suo corpo?
Erano quelle le domande che si agitavano nella sua testa quando si alzò e azzerò senza preavviso la distanza tra di loro; si sedette al suo fianco e desiderò, con più intensità di quanto immaginasse, che non fosse solo la distanza fisica a poter essere aggirata in modo così semplice. 
Era stato probabilmente lo stesso desiderio a spingerlo a rivelarle il suo vero nome, durante quella festa di alcuni mesi prima.  
Allo sfiorarsi improvviso delle loro braccia, Sakura si irrigidì un po’ e sollevò verso di lui gli occhi verdi tinti di sorpresa; Tenzo allungò una mano e le intrappolò il mento tra due dita, impedendole di distogliere per l’ennesima volta lo sguardo dal suo.
Si chiese se lo ricordasse ancora il suo vero nome o se si fosse perso nelle nebbie della sbronza.
“Guardami e dimmi se ti andrebbe bene,” la esortò con un tono più secco di quanto volesse, “dimmi se vorresti che io non sapessi nulla di te.”
L’amica lo guardò fortemente disorientata.
Forse era per il peso opprimente di quelle parole, forse per il calore dell’uomo molto vicino a lei o per il soffio del respiro a pochi centimetri dalle sue labbra, ma il suo cuore mancò un battito per poi accelerare bruscamente, causandole una fastidiosa stretta all'altezza dello sterno.
“Ma… no, non intendevo…” mormorò.
“No?” la interruppe il jounin con un cipiglio interrogativo, gli occhi fissi nei suoi.
Ormai catturata totalmente la sua attenzione, allontanò la mano dal suo viso e la fece ricadere sulla gamba, le dita piegate in un gesto di silenziosa irritazione.
"Perché se ti risulta tanto difficile stare nello stesso posto e conversare normalmente, per non parlare di confidarmi i tuoi problemi, non ha senso definirsi amici," spiegò spazientito, avvertendo un pugno nello stomaco appena concretizzò in parole i propri pensieri.
Si pentì di non essersi morso la lingua in tempo, perché non era certo quella la normalità che voleva ripristinare; tuttavia, aveva sentito necessaria quell’affermazione per metterla finalmente di fronte alle possibili implicazioni dei suoi comportamenti.
Sakura chiuse con forza i pugni, graffiando i palmi delle mani con le unghie, sempre più confusa, con la vivida sensazione che la terra le mancasse sotto i piedi.
Perché era saltato a quella conclusione? Perché stava mettendo in discussione la loro amicizia?
Era vero che non riusciva a parlargli dei suoi sentimenti per Kakashi e avrebbe preferito che non ne sapesse nulla, ma solo perché doveva scacciarli lontano e discuterne con qualcuno lo rendeva più difficile.
“Credo sia meglio che me ne vada, si sta facendo tardi,” affermò Tenzo dopo alcuni istanti, alzandosi con un sospiro di stizza di fronte a un nuovo muro di silenzio.
Quella discussione si era rivelata inconcludente: era stanco e avvertiva solo una voragine sempre più profonda dividerli. Ingoiando la frustrazione, si voltò per andarsene senza aggiungere nient’altro, ma prima che potesse girasi del tutto la giovane si alzò velocemente e gli afferrò la maglia con entrambe le mani, strattonandolo appena.
“No, aspetta,” gli disse in modo concitato, sul volto un evidente turbamento, ”non c’entra nulla la nostra amicizia con questa storia.”
Il jounin si meravigliò dapprima di essere stato trattenuto, poi lo stupore sfumò velocemente lasciando dietro di sé solo una scia di nervosismo. Aveva la netta impressione di aver solo sprecato fiato fino a quel momento, girando in tondo per ritornare al punto di partenza.
“Non c’entra?” sbottò, perplesso che non valutasse il rischio di averlo in qualche modo ferito con la costanza del suo atteggiamento. “Sono più di due mesi che mi eviti, Sakura! E solo perché so qualcosa che non avresti condiviso con me, se non fossi stata ubriaca,” le rinfacciò, racchiudendo in poche frasi risentimento e dispiacere.
La kunoichi avvertì una forte stretta alla bocca dello stomaco, però lottò per ignorarla.
“Ma non è così, non dipende affatto da te!” ribatté, alzando un po’ il tono di voce nello sforzo di smentire le sue errate deduzioni e di sovrastare il brusio doloroso del suo rimprovero. “Non ne ho parlato nemmeno con Ino,” aggiunse per sostenere le proprie affermazioni, con le iridi di un verde intenso sempre fisse in quelle marroni dell’uomo e le dita ancora più strette sul tessuto della sua maglia, come a impedirgli di scappare.
Tenzo accusò il colpo di quelle parole, pronunciate con una sottile ma evidente incrinatura, come se gli fossero rimbalzate dallo stomaco alla gola con un salto repentino e inaspettato. Subito lo attraversò una piacevole sorpresa che affievolì l’irritazione e l’inquietudine provate fino ad un istante prima, concedendogli un improvviso ristoro.
Non l’aveva mai sfiorato la possibilità che la storica amica d’infanzia non fosse stata informata della sua attrazione per Kakashi, né sperava più che avrebbe ascoltato da lei quelle che suonavano quasi come parole di scuse.
Forse Sakura percepì la tensione nel suo corpo allentarsi e il suo sguardo ammorbidirsi, perché  abbassò un po’ il capo sfiorandogli il petto con la fronte, riportò un braccio lungo il fianco e gli appoggiò delicatamente una mano affusolata sull’addome.
“Parlarne non mi aiuta a dimenticare,” mormorò più rilassata, anche se con una nota di rassegnata malinconia.
Sfumato il malumore, il jounin fu pervaso da una lieve eccitazione per la vicinanza fisica dell’amica, apparentemente non più pressata dalla voglia di scappare da lui; avrebbe dovuto pentirsi per quell’istinto impulsivo, ma in quel momento non ci riusciva fino in fondo.  
“Vuoi dimenticarlo davvero?” le chiese, ricorrendo a un tono il più neutro possibile. 
Sforzarsi di dimenticare era sicuramente la scelta più saggia, ma non resistette dal chiederglielo lo stesso, incapace di trattenere una vaga speranza.
La giovane lo guardò confusa: quella domanda le parve del tutto insensata e la calma con cui la pose completamente fuori posto.
“Non ho certo un’altra scelta,” rispose dopo alcuni istanti di un silenzio inspiegabilmente denso, poi allontanò anche l’altra mano dal suo corpo. “Dopotutto, nessuno lo accetterebbe,” proseguì, alludendo agli innumerevoli pregiudizi che potevano derivare dal rapporto di maestro e allieva.
Avrebbe potuto leggere nel suo quesito il sostegno incondizionato di un amico, eppure un fastidio imprecisato ma stranamente familiare la assalì.
Non comprendeva perché, però era una sensazione molto simile a…
Si bloccò a metà del flusso dei propri pensieri, scrutandolo con le pupille dilatate per una conclusione imprevista.
“Ma tu perché lo accetti in modo tranquillo?” gli domandò seccata.
E perché a me dà così illogicamente fastidio? Si interrogò a sua volta.
Perché era sempre fastidio la sensazione avvertita in ospedale e di nuovo in bagno, prima di raggiungerlo in salotto, ogni volta di fronte al suo atteggiamento disinvolto e pacato.
L’amico la fissò senza capire quale fosse esattamente il problema.
“Non dovrei?” la interrogò, inarcando le sopracciglia in attesa di un chiarimento.
Sakura non seppe subito che cosa replicare, perché in quel momento faticava a comprendere anche se stessa, considerato che l’essere condannata da lui era stato uno dei suoi primi timori.
“Sì, però… forse mi dà fastidio,” ammise alla fine, quasi sottovoce, chiudendo i pugni lungo i fianchi, lo sguardo immerso nel vuoto alla ricerca di una spiegazione razionale.   
Credendo di aver sentito male, Tenzo rimase immobile, con i piedi ben piantati per terra.
“Ti dà fastidio?” disse cauto.
Per un secondo la kunoichi meditò di ritrattare per evitare altre complicazioni, ma poi annuì. Non aveva idea di che cosa significasse quell’emozione incoerente, però fuggire ancora una volta rischiava solo di riportarli al punto di partenza. E non voleva che accadesse.
A pochi centimetri da lei, il jounin si sforzò di controllare, con scarsi risultati, il ritmo ormai frenetico del suo cuore, dibattuto tra il desiderio di illudersi e il rimorso della coscienza.
Incapace di trattenersi, allungò una mano e le sfiorò la guancia, lasciando scivolare le dita dietro la nuca e poi tra i capelli, lunghi all’altezza del collo e con qualche ciocca ancora umida.
Come aveva immaginato, li aveva asciugati troppo in fretta.
Si immerse in quegli occhi del colore dello smeraldo, sperando che il tempo si interrompesse, ma la luce di confusione riflessa nelle sue iridi e il ricordo di Kakashi sdraiato in un letto di ospedale lo bloccarono, trasmettendogli una intensa irrequietudine.
Non riuscì però ad allontanare la mano dal suo viso, rimanendo con il braccio sospeso a mezz’aria, nonostante il suo petto fosse oppresso dal senso di colpa e dal timore di rischiare troppo.
Solo quando lui si fermò, Sakura si rese conto di aver smesso di respirare; l’aria riprese a fuoriuscire dai suoi polmoni con un sbuffo profondo, ma il suo cuore non cessò di battere in modo incontrollabile, trascinando con sé sensazioni di cui ignorava l’esistenza.
Trasportata da esse, appoggiò d’istinto la propria mano su quella dell’uomo prima che la ritraesse, prolungando così il tocco caldo e piacevole delle sue dita sul proprio viso.
Si chiese se desiderasse semplicemente quel contatto rassicurante, dopo la paura di aver incrinato la loro amicizia, oppure se ci fosse dell’altro e il fastidio che l’aveva travolta ne fosse un segnale. 
Ancora una volta, un suo gesto impulsivo provocò a Tenzo un brivido d’aspettativa lungo la spina dorsale. L’uomo assaporò la delicatezza della sua pelle contro il palmo della mano, sentendo l’ansia che premeva sul proprio torace sciogliersi un po’. Quando le dita dell’amica strinsero le sue in modo delicato ma deciso, non riuscì a impedirsi di circondale con l’altro braccio la vita sottile, attirandola più vicino a sé.  
Per lunghi e intensi istanti, in piedi al centro del soggiorno e avvolti dal silenzio della sera, entrambi cercarono l’uno negli occhi dell’altro una risposta sul loro rapporto, il fiato sospeso e il sangue che fluiva più veloce.
“Tenzo…” sussurrò Sakura con un filo di voce, scostando la mano dalla sua come se scottasse.
Al suono del suo vero nome pronunciato da lei, il jounin credette di sentire il proprio cuore collassare soprafatto dall’emozione.
Quindi lo ricordava per davvero, pensò, mentre il trambusto di sensazioni del suo corpo sbriciolava le remore ormai poco solide della sua coscienza, infondendogli il coraggio di azzardare.
Le afferrò il polso, trattenendo il suo braccio alzato, esercitò una piccola pressione contro la sua schiena per cancellare la distanza tra di loro e le strappò un bacio, vincendo facilmente la resistenza delle sue labbra chiuse.
Con il petto in fiamme, la kunoichi si aggrappò alla sua spalla, premendo le unghie nel bicipite, poi  cedette definitivamente alla lingua che ricercava la sua, invadendo piacevolmente la sua bocca.
La sua resa incondizionata incitò l’uomo a compiere pochi passi in avanti, costringendola ad indietreggiare finché le sue gambe non si scontrarono con il bordo del divano.
Finì così seduta, sdraiata contro lo schienale e i cuscini, con Tenzo sopra di lei che la guardava con gli occhi pieni di desiderio; un suo ginocchio le sfiorava una coscia e le sue braccia erano ai lati del viso, consentendole di percepire il calore del suo corpo.
La parte ancora lucida della sua mente la spinse a domandarsi se anche il battito cardiaco dell’amico scandisse ogni secondo con lo stesso ritmo rapido e inclemente.
Qualunque fosse la risposta, il jounin si chinò su di lei e la baciò di nuovo, quella volta con calma; Sakura chiuse gli occhi e gli circondò il collo con le braccia, poi rispose ai movimenti lenti della sua lingua con più prontezza e convinzione di poco prima, accogliendo brividi di piacere che spazzavano via dubbi e incertezze.
Una scossa elettrizzante di eccitazione la percorse totalmente, quando una sua mano si insinuò sotto la maglietta accarezzandole la pelle nuda, salendo lungo un fianco per scivolare dietro la  schiena. Le sfuggì un gemito involontario, smorzato dalle labbra premute contro le sue, mentre il desiderio che proseguisse si diffondeva attraverso il suo corpo in modo sempre più chiaro e inequivocabile.
Lo squillo insistente del telefono di casa spezzò però l’atmosfera sospesa che li avvolgeva, catapultandoli indietro nel tempo reale che scorreva inesorabile. Il primo a subire l’effetto di quell’improvviso risveglio fu Tenzo, perché si staccò da lei con un’espressione a metà tra il  trasognato e l’infastidito. Sakura lo guardò in attesa di una reazione, facendo scorrere le mani dalla sua nuca ai suoi pettorali, illudendosi di poter trattenere ancora un po’ l’inebriante stordimento del contatto fisico.
“Questa volta è davvero meglio che io torni a casa,” affermò il jounin con un breve sospiro, recuperato quasi del tutto il controllo di sé. 
Ringraziò mentalmente l’ignoto disturbatore: se non fossero stati interrotti, temeva che quella sera avrebbero commesso un errore.
Gli parve di cogliere una scintilla di delusione nei suoi occhi limpidi, ma era conscio di doverle concedere il tempo necessario per razionalizzare i suoi sentimenti e a se stesso quello per fare i conti con il rimorso. Solo così avrebbero potuto compiere una scelta consapevole di cui, forse, non si sarebbero pentiti.
La baciò a fior di labbra, poi si alzò lentamente, liberandosi con dolcezza dalla sua presa, mentre il telefono cessava di squillare, del tutto ignorato da entrambi. 
Quando Tenzo si richiuse la porta alle spalle, Sakura si distese sul divano sospirando pesantemente, si coprì gli occhi con un braccio e rimase a chiedersi cosa sarebbe davvero successo, se lui non si fosse fermato, e se fosse davvero quello il modo giusto per dimenticare. Prima di sprofondare tra le braccia di Morfeo, con il ricordo ancora vivido dei suoi baci, non aveva ancora raggiunto delle risposte concrete, ma solo la vaga certezza di non poterlo definire più un semplice amico. 


Note dell'autrice

Lunga conversazione tra Tenzo e Sakura con qualche conseguenza imprevista, soprattutto lei è molto confusa. Nel capitolo della prossima settimana ci sarà anche Kakashi, che nel frattempo è ancora in ospedale, e vedremo come evolverà la situazione. ^^




  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Aya88