Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Eevaa    27/09/2020    17 recensioni
A due anni dalla conclusione della Seconda Guerra Magica, Harry Potter decide di prendersi una pausa dalla vita frenetica dell'eroe. A sua insaputa troverà qualcuno che, come lui, sta fuggendo da un passato colmo di orrori.
Un viaggio. Una strada. Due persone che, per la prima volta nella loro vita, si ritrovano a camminare nella stessa direzione.
In un momento storico in cui viaggiare sembra solo un ricordo lontano, voglio portarvi in viaggio in una terra che tanto ho amato e che porto sempre nel cuore.
L'Irlanda.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
Nessun copyright si intende violato.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.


 
 
–THE WILD ROVER–

CAPITOLO 8
The Irish Rovers


 

Non erano riusciti neanche ad arrivare in cima alle scale.
Si erano saltati addosso sui gradini che conducevano all'appartamento, divorandosi contro le pareti. Avevano persino scardinato un quadro; ci avrebbe pensato Harry l'indomani a ripararlo con un incantesimo.
Non aveva resistito. Gli era saltato addosso subito dopo averlo guidato entro la soglia dell'ingresso. Draco, naturalmente, non aveva avuto nulla da ribattere. Si erano spalmati contro ogni superficie, faticando in modo quasi osceno a entrare dalla dannata porta dell'appartamento. Forse se Harry non avesse continuato a cercare di spogliare Draco ancor prima di entrare, avrebbero fatto meno fatica.
Di perdere il controllo in quel modo, onestamente, non gli era mai capitato. Forse era proprio Draco il "problema". Forse c'era qualcosa di irrisolto tra loro, una tensione che andava ben oltre a quegli ultimi dieci giorni trascorsi lì a fare i vagabondi irlandesi.

Una goffaggine del genere non si era mai vista. Harry non voleva abbandonare la bocca di Draco neanche per un secondo, ma al contempo stava bramando di sfilargli la camicia ancor prima che si togliesse la giacca. La tentazione di strappargli via tutto era fin troppo forte, quasi stesse scartando il suo primo regalo di Natale.
Draco rise contro la sua bocca, forse divertito dalla sua impazienza, poi si fece scivolare la giacca lungo le braccia e l'abbandonò sul pavimento.
«Sei un maniaco, Potter».
«Disse l'uomo con una Nimbus nei pantaloni» lo rimbeccò Harry, divorandogli il collo e scendendo fino alla clavicola. Una vistosa cicatrice partiva da essa e si nascondeva dentro il colletto della camicia, una cicatrice che Harry stesso aveva inferto, ma quello non era il momento per i sensi di colpa.
Desiderò vedere anche le altre, solo per baciarle e leccarle. Eppure, non appena Draco si sbottonò la camicia e se la tolse, non furono esattamente le cicatrici a saltargli all'occhio. In quei giorni, non si era mai scoperto le braccia.
Harry si interruppe. Non l'aveva mai visto da così vicino, il suo Marchio. Era terrificante.
«Vuoi... vuoi che me la rimetta?» domandò Draco, cupo. I suoi occhi si fecero più scuri, quasi come se traboccassero di quelle tenebre, dell'ombra in cui aveva vissuto quando era stato costretto a marchiarsi, a vivere una Guerra dalla parte degli assassini.
Ma Draco non era un assassino, non aveva mai ucciso nessuno. E quel Marchio, su di lui, non aveva alcun significato. Solo tanto dolore, tanto terrore che Harry avrebbe voluto che non avesse provato. Nient'altro.
«Non ci pensare neanche» gli rispose Harry, poi si gettò nuovamente sulle sue labbra. Non era neanche il momento di pensare al dolore, alla Guerra, a tutto ciò che avevano vissuto.
Quello era solo il momento di scoprirsi e conoscersi come mai si erano concessi. Di spogliarsi e lasciare tutti i vestiti a terra. Le scarpe, la maglia, i pantaloni. Il tutto senza smettere di divorarsi.

Non aveva mai visto un uomo così bello. E, dopo che finalmente aveva accettato la propria bisessualità, ne aveva visti a sufficienza.
Nessuno, nessuno era come quel dannatissimo Draco Malfoy. Con quelle gambe lunghe, la pelle bianca, il fisico asciutto e un'erezione classificabile come una delle sette meraviglie del mondo.
Davvero avevano passato sei anni a odiarsi e prendersi a pugni? Forse gli sarebbe bastato vederlo nudo prima, per cambiare idea. Sarebbe rimasto comunque un bastardo, ma un bastardo con un fondoschiena meraviglioso.
Impossibile darsi un contegno, di fronte a una visione così rasentante la perfezione. Impossibile contenersi soprattutto quando l'intraprendenza di Draco lo lasciò con la bocca spalancata e la schiena inarcata tra le coperte.
Benedetto il Muffilato, o i vicini il giorno dopo avrebbero avuto da ridire. Quel dannato succhiava come un Dissennatore.
Glielo disse più e più volte quanto fosse bello. Quanto fosse incredibile. Draco e tutte le sue cicatrici, Draco e quegli occhi di ghiaccio che non aveva mai capito quanta meraviglia nascondessero. Quella bocca che in passato gli aveva riversato addosso solo insulti e ora lo baciava e lo mordeva e lo leccava.
E quel profumo di Iris.
Sentiva le sue mani dappertutto. Ed era adorabile, adorabile quel suo modo di sospirare. Gliel'aveva mai detto qualcuno? Poco importava, lo fece Harry.
Draco era meglio, meglio di qualsiasi cosa si fosse mai immaginato. Avrebbe fatto l'amore con lui tutta la notte, ogni minuto, ogni secondo.

Ma era bello, tanto bello anche rimanere con lui addosso e quella testa di capelli biondi sul petto.
Immobili, stanchi, sudati. Era bello tenerlo con sé, era bello scoprire che respirava piano e con gli occhi chiusi sembrava un quadro. Era bello accarezzargli la schiena e sentirlo rabbrividire. Era bello quando riapriva gli occhi e lo guardava come se quasi non ci credesse, come se fosse appena accaduto un miracolo.
Forse lo era davvero. Potter e Malfoy... insieme? Nudi? Nello stesso letto?
Giammai! Avrebbe gridato Harry qualche anno prima. Oh, sì, ancora! Aveva invece gridato qualche minuto prima.
«Non pensavo che i tuoi capelli potessero essere più arruffati del solito» mormorò Draco, con le lunghe dita incastrate tra i suoi ricci.
«Sono una vera sorpresa, vero?» scherzò Harry, poi lo strinse un poco di più. Non voleva lasciarlo scivolare via, quella notte. Almeno quella notte.
«Oh, sì» rise Malfoy ammiccando, baciandolo sotto al mento. Lo sentì rabbrividire e aggrapparsi più forte e Harry tirò un poco di più le coperte, per avvolgerlo meglio.
Quell'affetto, da dove arrivava? Il desiderio e l'attrazione gli erano oramai ben noti. Ma quello... quello che sentiva era nuovo.
Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, non solo perché fosse bello. Ma perché era Draco. L'Irlanda.
«Vieni con me, domani. Parti anche tu...»
Harry parlò ancora prima che potesse rifletterci su. Gliel'aveva chiesto davvero? Forse se lo domandò anche Draco, quando alzò il volto dal suo petto per guardarlo come se gli fossero appena spuntate un paio di branchie. Di nuovo.
«Harry...» sussurrò, poi si interruppe. Era la seconda volta che lo chiamava per nome. La prima volta l'aveva urlato contro la sua spalla pochi minuti addietro.
I suoi occhi si incupirono di nuovo.
«Non posso,» continuò, «ho... qui mi piace. Ho tanto lavoro, è un buon posto per me...»
Harry scosse la testa.
«Scusa, non avrei dovuto chiedertelo...» disse, baciandogli i capelli e sentendosi sciocco. Si sentì anche morire un poco, ad affrontare quella faccenda.
Era davvero l'ultima notte a Galway. Quando si sarebbero rivisti? Si sarebbero mai rivisti? Oppure lo loro strade erano destinate a separarsi solo quando finalmente erano riuscite a intersecarsi?
«No... insomma... hai fatto bene» ribatté Draco in un sospiro.
Stava pensando a qualcosa. Si stava perdendo in qualche ricordo, Harry lo sapeva. Lo capiva, perché quando Draco pensava corrugava la fronte in quel modo. Gli si creava una piccola ruga tra le sopracciglia e arricciava le labbra.
Non avrebbe voluto renderlo triste.
«Solo... mi mancherai» disse quindi Harry, ancora senza riflettere, ma lasciando defluire le parole che sentiva dentro al petto.
Draco sollevò la testa e sogghignò. «Non dire cazzate!»
«Dico sul serio» lo rimbeccò Harry. «Sei insopportabile, sei stato un compagno di viaggio petulante, specialmente all'inizio ma, beh... stavo iniziando ad abituarmi» concluse. Mostrò i denti in un sorriso beffardo. Poco Grifondoro, molto Serpeverde. Quel cappello del cazzo aveva ragione.
«Troverai gente migliore, lungo la strada» sospirò infine Draco, poggiando il mento sul palmo di una mano. Lo pensava davvero.
Ma Harry  no.
«Oh, chiudi il becco» lo zittì con un bacio. E poi altri ancora.
Quell'ultima notte a Galway sarebbe stata tutta loro.

 


 

Harry si stiracchiò nel letto, quando un raggio di sole si intrufolò tra le sue palpebre. Aveva un poco freddo, forse la coperta era scivolata via.
Quando aprì gli occhi, comprese che non fosse solo la coperta a essere scivolata via, lontano.
La consapevolezza che Draco se ne fosse andato via lo colpì come un pugno allo stomaco. Si alzò di scatto a sedere e si squadrò intorno.
Non c'era più lo zaino, né le scarpe, né la chitarra. E i vestiti sparsi a terra erano solo suoi. Harry si ripiegò su se stesso, attorcigliando le braccia sulle proprie tibie. Era andato via, ma il profumo di iris invadeva ancora la stanza. Era andato via e non l'aveva neanche degnato di un saluto.
Quel letto era troppo, troppo grande e troppo vuoto. E troppo freddo per starci da solo. Con un macigno nello stomaco e le mani tremanti si aggrappò ai propri capelli, sospirando per la frustrazione.
Possibile sentirsi così male, dopo essersi sentiti tanto bene? Desiderava piangere, quasi non riusciva a capire se fosse accaduto tutto nella sua testa, oppure se quella notte fosse stata vera. Forse era stata troppo bella, troppo speciale per essere reale.
Si lasciò sfuggire un singhiozzo e si lasciò cadere di nuovo sul cuscino, le mani arpionate al volto e i brividi sulle braccia. Ma, non appena si raggomitolò di lato per autocommiserarsi, realizzò che sul cuscino ci fosse qualcosa di insolito, di strano.
Harry allungò la mano e la prese. Era una foto. Una sua foto - probabilmente di quella mattina - disteso nel letto che dormiva con la schiena nuda, le gambe arrotolate al lenzuolo e i capelli ricci arruffati sul cuscino. Un bellissimo scatto.
Il cuore gli balzò in gola quando se la rigirò tra le mani e ci trovò delle scritte. E fu davvero difficile trattenere le lacrime.

 

"Caro Potter,
hai visto? Sei venuto bene anche qui. Tutto merito del fotografo, naturalmente.
Mi dispiace essermene andato via così ma... sai, detesto gli addii. Ti auguro davvero di poter trovare te stesso e la tua strada. Sei stato una vera spina nel fianco ma, beh... mi mancherai anche tu.
Drew Mamphies".

 

Se solo avesse prestato un poco più di attenzione, si sarebbe accorto che il suo cuscino non era l'unico bagnato dalle lacrime. Se solo avesse prestato più attenzione, avrebbe notato quella piccola sbavatura sulla firma di Draco sulla foto.
Ma forse Harry era stato troppo impegnato a piangersi addosso per osservare.



 

 

Il cartello "Arrivederci" era bagnato dalla rugiada del mattino. Era una giornata fresca nella contea di Galway.
Harry si voltò indietro sul sentiero, un gabbiano stava volando in direzione del porto. In lontananza, la schiera di casette colorate spiccava sotto un timido raggio di sole. Harry sorrise e lasciò cadere una lacrima, poi si voltò.
Era stata una meravigliosa, meravigliosa avventura.




 

That's all, folks!


 

... o forse no?

 

⸙⸙⸙

 

EPILOGO
 

Verde.
Verde ovunque. Verde intenso, verde infinito oltre le colline e i tetti delle case di campagna.
Verde sotto i piedi stanchi di una giornata trascorsa come un vagabondo tra le brughiere nella contea di Cork.
Harry stava viaggiando ininterrottamente da oramai un mese. Aveva intrapreso una lunga, lunghissima strada costiera nel Munster passando da Limerick e le verdi scogliere di Moher. Si era lasciato guidare dal vento sulla costa, concedendosi di tanto in tanto qualche sentiero nell'entroterra.
Aveva perso il conto dei giorni ed era uscito dall'itinerario una volta giunto dei pressi di Baltimore, sulla punta sud dell'isola.
Aveva camminato in lungo e in largo alla ricerca di qualcosa, qualcosa che sentiva di aver perso e non riusciva più a trovare. Se stesso? No, molto di più.
E, se le verdi colline e gli incantevoli paesaggi del sud dell'Irlanda lenivano temporaneamente quella sensazione di incompletezza, la sera e la notte Harry si sentiva più perso che mai. Litri di birra scura non erano serviti a mandar giù l'amaro in bocca. Si era perso ad ascoltare decine e decine di concerti nei piccoli pub infrattati nel niente, ma sembrava quasi che la musica fosse diversa, meno coinvolgente. La voce dei musicisti aveva sempre qualcosa che non andava.
Era quasi estate, oramai. Maggio era giunto veloce come il vento che stava trascinando Harry giù per quella ridente collina.
In lontananza, il cartello "Welcome to Cork" lo accolse al tramonto. Una schiera di casette colorate lungo il fiume trasse in inganno la sua vista. Gli ricordò Galway e tutti i suoi colori.
Sorrise, compiaciuto alla memoria di quel luogo che tanto aveva amato.
Scosse la testa per liberarsi dai brividi, poi proseguì lungo la via del fiume. Faceva caldo, quel giorno.
Era stato un lungo mese di cammino, forse quello era il momento di fermarsi un poco. Di sostare, di darsi una tregua. Anche se l'ultima volta che l'aveva fatto gli era costato un pezzo di cuore. Sì, forse era quello che gli mancava, forse era quel pezzo che si era lasciato indietro che lo faceva sentire ancor più incompleto. Erano bastati dieci giorni, dieci giorni e una notte perché quel maledetto fottuto bastardo Serpeverde gli rubasse quel pezzo di cuore.
Non c'era stato momento, tra quei sentieri, che la mente di Harry non fosse tornata sui propri passi a quella notte. L'ultima notte a Galway.
"Incontrerai persone migliori sulla strada", gli aveva detto. Non era stato così. Forse non le aveva neanche volute conoscere, persone migliori.
Quante volte aveva pensato di fare dietrofront e tornare indietro... ma no. Forse Draco se ne era già andato, forse se non aveva accettato di seguirlo c'era un motivo. Non era il caso.
Allora era andato avanti, aveva camminato, camminato e camminato.
Passo dopo passo era giunto fin lì, tra le strade di Cork. Un piede avanti all'altro, trascinandosi giù per quella stradina acciottolata.
«And all the roads we have to walk are winding».
Harry interruppe i suoi passi. Conosceva quel brano, era il suo preferito. Draco lo suonava sempre.
«And all the lights that lead us there are blinding».
Ma non era stato il brano in sé a farlo frenare. Che fosse un'allucinazione?
Quella voce era lontana, troppo lontana, ma fin troppo riconoscibile. Harry iniziò a correre giù per la stradina e seguì la fonte di quel suono.
«There are many things that I would like to say to you».
Il cuore a mille, i passi sempre più veloci, le luci del tramonto sempre più arancioni.
«But I don't know how».
E poi, finalmente quel pezzo. Il pezzo di cuore che aveva lasciato a Galway. Eccolo lì. L'aveva ritrovato.
«Because maybe, you're gonna be the one that saves me».
Due occhi grigi si alzarono dal microfono e incrociarono quelli verdi di Harry. E poi, d'improvviso, quelle fossette. Quelle dannate, meravigliose fossette.
«And after all, you are my wonderwall».
Lì, sulla veranda di quel pub, una lavagnetta con il nome di Drew Mamphies. Perché, a volte si tende a dimenticarlo, in Irlanda i miracoli avvengono davvero.

 

La fine del concerto fu un bacio al tramonto sul fiume. Braccia strette al collo, rinnovato profumo di iris.
Non aveva aspettato neanche che mettesse via la chitarra: Harry gli si era avvicinato e gli si era buttato addosso. Qualcuno aveva anche applaudito, tra quel piccolo pubblico di nicchia da aperitivo. Altri non ci avevano nemmeno fatto caso.
«Cosa ci fai... come? Perché...» domandò, tra un bacio e l'altro.
Fossette sulle guance di Draco.
«Oh, ho fatto un calcolo secondo l'itinerario che mi avevi illustrato!» spiegò, ridacchiando contro la sua bocca. «E otto giorni fa ho preso un treno da Galway per venire qui. In effetti sei in ritardo, Potter. Esattamente come a scuola. Sempre, sempre in ritardo».
«Taci!».
Harry gli tirò un pugno in mezzo alle costole e lo baciò di nuovo. O così, o si sarebbe messo a piangere come un bambino.
Non era lì per caso. Draco non era giunto lì casualmente. Si era spostato per lui, per raggiungerlo. Forse perché gli era mancato, forse perché semplicemente aveva voglia di vederlo.
Forse perché anche lui si era portato via un pezzo di Draco ed egli lo voleva indietro. Peccato che non avesse alcuna intenzione di restituirglielo.

 


 

Harry si era trattato bene, quella sera. Appartamento all'ultimo piano con tanto di balconcino nascosto che dava sul fiume. Nelle strade adiacenti risuonava musica tradizionale e risate di turisti.
Lui e Draco, però, non avevano alcuna intenzione di scendere a far festa. Se ne stettero lì, in quella veranda sotto le stelle, avvolti nelle loro coperte leggere.
Si erano seduti lì per terra l'uno accanto all'altro per prendere un po' d'aria.
«Draco... è bello che tu sia qui» disse Harry, dopo interminabili minuti di silenzio. «Ma mi dispiace che tu abbia dovuto lasciare Galway».
Sapeva quanto egli tenesse a quel posto e quanto lavoro ci fosse per lui, laggiù. Draco si strinse nelle spalle per avvolgersi di più nella coperta. Nonostante fosse oramai fine maggio, la temperatura della sera era comunque frizzante, soprattutto se si è vestiti solo di un lenzuolo e un paio di boxer.
«Sai, dopo un po' mi sono annoiato. L'Irlanda è grande e... beh, sapevo che ci fosse in giro un vagabondo famoso, e morivo dalla voglia di incontrarlo» ammiccò e si sporse un poco verso Harry, il quale sorrise di rimando.
«Capisco. E com'è, questo vagabondo?» domandò.
Draco si portò una mano al mento, come per pensare.
«Spettinato» esordì poi, arruffandogli ancora di più i capelli. Gli erano cresciuti un poco, in quel mese, ma non aveva avuto alcuna voglia di farseli sistemare da qualcuno.
Harry gettò la testa indietro e rise.
«Imbecille!»
«Sì, anche!»
Lottarono un poco con le mani, giusto nel sottofondo di una storica rivalità. Non sarebbe mai sparita, si era solo trasformata, rimodellata sotto il corso del tempo e gli eventi.
Draco aveva sempre fatto parte della sua vita, in un modo o nell'altro. Seppur lontani, seppur divisi da una Guerra, seppur distanti negli ideali. E ora che finalmente avevano trovato il modo di stare vicini, Harry sentiva dentro al petto che non sarebbe potuto più andare da nessuna parte, senza di lui.
«Come... come sta andando il tuo viaggio? Hai trovato la tua strada?» domandò Draco, inaspettatamente.
Non avevano avuto poi grandi occasioni per parlare, quella sera. Si erano mobilitati per cercare un alloggio e, beh, l'avevano sfruttato.
Harry sogghignò. Forse non aveva ancora trovato davvero se stesso, non aveva ancora scoperto chi fosse "solo Harry", ma aveva trovato ben di più. Aveva trovato una strada da seguire.
«... ora sì. Penso di averla trovata» rispose, voltandosi per guardarlo negli occhi. Draco aggrottò le sopracciglia e si incupì per un secondo.
«Harry... lo sai che non posso tornare in Inghilterra. Non adesso» mormorò in un sospiro forse un poco affranto.
«E chi ha parlato di tornare in Inghilterra? Non è nei miei piani» controbatté.
«E quali sono i tuoi piani?»
«Quello di diventare la più accanita groopie di un certo cantante emergente!» spiegò Harry, fin troppo seriamente.
Draco divenne dello stesso colore degli stendardi Grifondoro. E un poco il rosso gli donava.
Harry rise di nuovo, sempre più forte. «Dovresti vedere la tua faccia!» lo schernì, baciandolo poi sulla fonte.
«Ti ricordavo meno cretino, Potter» lo redarguì Draco, con un mezzo sorriso. «Allora, seriamente, mi dici quali sono i tuoi piani?»
I suoi piani? Nessuno in particolare. Non c'era una meta, non c'era una destinazione. L'importante era il viaggio, e una persona con la quale condividerlo.
Harry si sporse un poco di più verso Draco, poi gli prese la nuca per avvicinarlo in un nuovo bacio.
«Oh... sì... tra un attimo».
Ci avrebbero pensato l'indomani, a dove andare.

 


 

"Potenzialmente fatale" aveva detto Draco il primo giorno che si erano incontrati lì, nell'Isola di Smeraldo, riferendosi a ciò che quel viaggio insieme avrebbe comportato. Lo era stato davvero, fatale, ma nel modo più piacevole possibile.
Quando si erano allontanati da Clifden - poco più di un mese prima - l'avevano fatto l'uno all'estremo opposto dell'altro sul sentiero.
Invece, ora che si stavano allontanando dalla cittadina di Cork, le loro mani si sfioravano.
Entrambi con lo zaino in spalla - e Draco con la custodia della chitarra in mano - lasciarono la città alle prima luci della nuova alba. Occhi negli occhi, ognuno con un pezzo dell'altro dentro di sé.
Non sapevano cosa sarebbe successo loro. Non avevano idea di dove sarebbero andati a finire. Quello era solo il tempo di essere selvaggi, vagabondi.
Ma l'avrebbero fatto fianco a fianco, sulla stessa strada.


 



 
Fine.
 

ANGOLO DI EEVAA:
Hi folks!
Che dire... siamo giunti alla fine anche di questa storia. Sapete che piango? È stata senza dubbio una long alla quale mi sono affezionata molto. 
L'Irlanda resterà sempre per me un posto magico, un posto dove i miracoli accadono per davvero. Spero di poterci tornare ancora e presto, anche se la situazione per il momento non è così promettente. 
Vi è piaciuto come finale? Vi dico la verità, inizialmente l'avevo conclusa con Harry che lasciava Galway e tanti cari saluti... ma poi no, non ce l'ho fatta a lasciarli separati T___T quindi ho deciso di scriverci anche un epilogo che potesse dare loro qualche speranza in più. 
Il loro viaggio non è ancora finito ma ahimè per noi sì, questa era proprio l'ultima fermata. Sarebbe giunto il momento di fare la valigia e tornare a casa MA... ma già lo sapete, che c'è un ma!
... un nuovo viaggio sta per iniziare, un viaggio molto più duro, complicato, colmo di dramma e di colpi di scena. Domenica prossima pubblicherò una nuova, nuovissima long, intitolata "HEAL THE WORLD". 
È una what if, quindi presuppone che sì, sia ambientata a partire da un punto preciso della storia... più precisamente durante i Doni della Morte. 
Siete curiosi? Vi aspetto domenica prossima :)

Colgo l'occasione per ringraziare tutti voi, che siete sempre tantissimi e davvero tanto carini. Grazie di cuore per avermi seguito in questo viaggio!
In particolare vorrei ringraziare Clo, che proprio durante la pubblicazione della storia ha deciso di fare un bel salto in Irlanda anche per me ed ha letto uno di questi capitoli direttamente da Galway... mi ha fatto super piacere <3 
Grazie davvero a tutti coloro che mi hanno lasciato un parere, ma anche chi ha letto silenziosamente! 
E adesso, per davvero... THAT'S ALL FOLKS!
Eevaa
 


Scogliere di Moher
 

Cork
  
Leggi le 17 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eevaa