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Autore: Chiara PuroLuce    27/09/2020    7 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Nonnina, potessi portarti a Tokyo con me, stasera, lo farei al volo. Ho l’impressione di non essere all’altezza del compito che mi aspetta.»

Lei e sua madre dopo un lungo giro di visite ai parenti – ormai aveva la mascella irrigidita a furia di sorridere a tutti, anche a quell’antipatico di zio Eichi – erano approdate a casa di nonna Nozomi, stanche e affamate e così si erano fermate a pranzo da lei.
 
«E questa scemenza da dove l’hai tirata fuori adesso» le disse senza mezzi termini la sua ottantacinquenne nonna «se mia sorella Miho ti ha lasciato il palazzo, non l’ha fatto solo per l’affetto che provava per te, ma perché sapeva che eri in grado di proseguire la sua opera.»

«Sarà, ma ho molta paura. Anche se mi sono documentata e ho indetto io stessa la riunione, sono pur sempre una neofita.»

«Da qualche parte dovrai pure iniziare. E poi ho conosciuto tutti gli attuali inquilini e devo dire che sono tutte brave persone – un po’ strane, forse – ma brave, quindi non prevedo risse tra un ordine del giorno e l’altro.»

«Ecco, brava mamma, diglielo anche tu e falla ragionare, per favore» intervenne la sua di madre «a me non dà mai retta. All’inizio non ero convinta che si trasferisse, ma poi l’ho vista in azione e ho capito che è la degna erede della zia. La stimano tutti e l’ascoltano quando parla. La nostra Patty, in poco tempo, si è fatta ben volere da ciascuno degli inquilini, specie da uno di loro se non ho visto male, quando sono andata a trovarla. Abita con Amy, lo sapevi?»

«Bene, che cara ragazza.»

«In pratica mi manca solo di vestirmi come la zia e il gioco è fatto» cercò di cambiare argomento lei.

E su quella frase scoppiò l’ilarità generale.
 
«Mamma, già che sono qui, dimmi se ti manca qualcosa al supermercato che vado a farti la spesa grossa. Tesoro, tu resta pure qua con lei a chiacchierare, mi sbrigo da sola» poi annotò velocemente la lista su un foglio e sparì.

Uno… due… tre… quatt…
 
«Allora, nipote cara, parlami di Steffen» le ordinò prendendo in braccio l’enorme gatto Soriano rosso, Oscar, che da nove anni le faceva compagnia.

Ecco, lo sapeva. La sua tattica di depistaggio non aveva funzionat… eh? Cosa aveva detto sua nonna? La guardò con aria stralunata.
 
«E smettila di fare così, ancora un po’ che strabuzzi gli occhi te li devi andare a recuperare sulla Via Lattea.»

«Via Lattea, viiiiiia Latteaaa»

«Sta zitto Mr. Wow» dissero in coro nonna e nipote al grande e bellissimo esemplare di Ara Giallo Blu, di tre anni.

«Ziiittooo, ziiiiittooooo»

«Mr. Wow, oggi sei proprio un chiacchierone, lo sai, vero?» gli disse Patty.

«Parlare in continuazione non significa comunicare.» (Tratto dal film: Se mi lasci ti cancello)

«Ecco che ricomincia con le citazioni dei film. Sei uno spasso Mr. Wow, ma ora basta, ok?»
 
«Oooooook, ooooook»

«Grazie, bellezza pennuta» gli rispose lei mandandogli un bacio soffiato. «Per tornare a noi, nonna, conosci Steffen? E quando è successo?»

«L’ho visto una volta che sono andata a trovare Miho. Mi aveva portato tuo padre ed era venuto a recuperarmi alla sera. Steffen passò da lei dopo il turno, per portarle qualcosa di fresco dal ristorante e una tortina alle mele assolutamente spettacolare. È un bellissimo ragazzo, mia cara, è gentile, ha un cuore grande e ha buone maniere, ma…»

«Ma… cosa? Avanti, nonna, parla»

«Penso che Miho volesse vederti sistemata con lui e abbia calcato un po’ la mano, parlandogli di te. Ti ha come mitizzata ai suoi occhi e non vorrei che ora lui confondesse i racconti con la realtà.»

Be’, in effetti anche a lei era venuto questo pensiero a volte, ma fino a quel momento non aveva voluto darci peso. Dopo le parole di sua nonna, però, decise che quella sera avrebbe affrontato l’argomento con Steffen. Patty percepiva il suo affetto e anche lei gli era molto affezionata, ma non voleva ci fossero incomprensioni tra di loro.
 
«Tranquilla nonna, non è un maniaco o uno stalker, ok?»

«No, non lo è, ne sono sicura anch’io. Ma devi capire bene se quello che prova per te è amore o semplice infatuazione dovuta ai racconti di tua zia. Tu, invece, cosa provi per lui?»

Bella domanda, nonna, bella domanda, pensò. Sono talmente confusa che…
 
«Mi piace» le rispose sinceramente «ma non so fino a che punto e poi c’è il mio Holly che…»

«Ahem» l’interruppe lei, fingendo di tossicchiare «ma ti sei sentita, mia cara?» e quando la nipote la guardò basita, continuò «hai detto… il mio Holly, il mio!» ribadì.

«No, no, nonna, non ho mai detto…»

«Tua nonna sarà anche vecchia, ma non è ancora rincoglionita, cara la mia nipote preferita.»

«Bella scorta, sono l’unica nipote femmina che hai, a meno che mio fratello non abbia cambiato sesso nel frattempo.»

«Non sviare… chi è questo Holly? Che cosa ti ha fatto o… detto? E come si inserisce tra te e Steffen?» le chiese, implacabile.

«Non c’è nessun me e Steffen, nonna. Sto parlando di Oliver Hutton, il capitano della nostra Nazionale, ti ricordi che anni fa te ne parlai?» e quando nonna Nozomi annuì dopo un momento di riflessione, lei proseguì «Be’, dopo anni di litigi, insulti e chi più ne ha più ne metta, ci siamo chiariti e… oh, nonna, ha confessato di amarmi, ha detto che mi amerà per sempre. E… e io…»

Contro la sua volontà, Patty scoppiò a piangere e la nonna l’abbracciò dolcemente, senza dire una parola. Poi, una volta calmata, passò i minuti successivi a raccontarle tutta la storia con Holly e i loro travagliati trascorsi, fino a quelli ben più distesi e intriganti di quella mattina. Lei ascoltò in silenzio, col sorriso sulle labbra.
 
«Insomma, due ragazzi si contendono il tuo cuore e tu sei combattuta. Ragazza fortunata. Se anche questo Holly è un bel ragazzo, simpatico e gentile, la vedo dura per te. Se vuoi un consiglio… non pensarci troppo, sarà il tuo cuore a scegliere per te e capirai chi sarà quando meno te lo aspetti. Ti ho mai raccontato di come ho capito che tuo nonno era quello giusto?»

«Un miliardo di volte, nonna.»

«E con questa saranno un miliardo e una. Mi è bastato il suo sorriso la prima volta che l’ho visto. Mi ha guardata e mi ha sorriso, così, senza motivo e dal sorridergli a mia volta, all’altare, è stato un attimo. E ora che non c’è più da qualche anno, è sempre qui» le disse picchiettandosi la testa «e qui» e si mise la mano sul cuore «e sempre lo sarà, fino alla fine. E quando arriverà il mio turno e lo raggiungerò, lui sarà lì ad aspettarmi. Patty, cara, quando capirai che uno dei tuoi due spasimanti, ti farà desiderare e provare tutto questo, capirai anche di avere concluso la tua ricerca. Non avere fretta.»

E le parole della nonna l’accompagnarono per tutto il giorno, fino alla fatidica riunione che tanto l’impensieriva. Ma, si disse, se Holly affrontava le sfide che il suo essere calciatore gli metteva davanti e molto spesso con risultati positivi, allora poteva farcela anche lei, no? In fondo era solo una riunione, che cosa poteva mai accadere?
 
 


 
«Ehilà, Patricia, bentrovata. Mi sei mancata oggi, si è sentita la tua mancanza.»

«Ciao Steffen. Sì, sono stata impegnata in famiglia e così… ne ho approfittato per rilassarmi e ricaricarmi in vista della riunione. Ho una paura!»

«Ma dai Patty, andrà benissimo» intervenne Amy raggiungendola all’ingresso. «Andiamo, tra cinque minuti comincia lo show.»

Certo che come sapeva tirarle su il morale Amy e calmarla, nessuno mai.
 
«Perfetto, andiamo. Anche perché tu starai seduta accanto a me, proprio davanti a tutti.»

«Nonononononono» le rispose l’amica scuotendo la testa e le mani davanti a lei, vistosamente «sono timida io, non sono te che ha faccia tosta da vendere. Te lo scordi e…»

Ma prima che potesse terminare la frase Patty la spinse all’interno della sala. Si fermò solo un attino, trattenendo Amy per le spalle, solo per dire a Steffen:
 
«Ehi, vicino, al termine non scappare, ok? Che ne diresti di prenderci una cioccolata in terrazza? Devo parlarti, è importante.»

«Tutto per te, mia bella venere giapponese» le rispose lui strizzandole l’occhio e poi andò a sedersi in prima fila.

Dopo di che tutto si svolse nel migliore dei modi, per fortuna. La vicinanza fisica e morale di Amy la aiutarono molto durante quella riunione al termine della quale le fecero tutti i complimenti e la paragonarono per carisma, spirito d’osservazione e competenza a sua zia Miho, facendole molto piacere.
Gli inquilini erano tutti molto diversi tra loro, ma, stranamente, ben omologati e affiatati. Il che era strano date le età diverse e le caratteristiche “particolari” di qualcuno di loro. Al primo piano vivevano due coppie di anziani coniugi; al secondo due vedove di cui una giovanissima con un figlio piccolo di tre anni, che quella sera avrebbe dormito dai nonni lì vicino; al terzo due fidanzati pieni di piercing e tattoo, e due studenti di moda; al quarto una tizia che faceva la psicologa in casa di giorno e la ballerina di bourlesque la sera che – se non aveva visto male aveva delle mire su Steffen e come darle torto – e accanto a lei una bellissima donna di origine africana che aveva scoperto non essere affatto tale e che rispondeva al nome di Vanesia, a Amy era venuto un mezzo coccolone quando le si era presentato come “esperto dell’arte amatoria e sessuologo di fama” e le aveva stretto la mano con molta delicatezza per essere il doppio della sua.
Che dire, li adorava tutti, c’era di che da divertirsi con loro.
Ora arrivava la parte più difficile, affrontare Steffen. Ricevette un abbraccio di incoraggiamento da Amy, che la lasciò per andare a telefonare a Julian. L’avrebbe visto il giorno dopo, ma a quanto pare voleva comunicargli la sua gioia di passare i successivi giorni con lui e la squadra, prima di farlo nuovamente di persona. Ah, l’amore.
 
 


 
Patricia voleva vederlo. Quella giornata era passata lenta, da quando aveva scoperto da Amy che l’amica sarebbe stata fuori tutto il giorno. E allora aveva impiegato il tempo a radunare il suo vecchio team di cucina, a casa sua per spiegare l’impresa che dovevano compiere di lì a tre giorni, ovvero cucinare per la Nazionale Giapponese di calcio.
Tutti si dissero galvanizzati dall’idea, molti di loro erano anche fan della squadra e quindi in estasi alla prospettiva di cucinare per i loro idoli.
Avevano messo giù un menù di tutto rispetto. Quando aveva chiesto loro se erano stati ricontattati dal ristoratore, avevano risposto tutti negativamente e nessuno credeva sarebbe mai più avvenuto e allora lui…

 
«Buonasera di nuovo, mio bel vicino vichingo.»

La voce di Patricia lo raggiunse da dietro le spalle, facendolo sorridere a quelle parole, dette in tono scherzoso e quando la vide con in mano due tazze fumanti di cioccolata, si affrettò a raggiungerla per evitare che si scottasse.
Poi, una volta appoggiate sul tavolino, senza darle il tempo di reagire, la prese tra le braccia e la baciò con dolcezza e a lungo.
Patricia, dapprima scioccata, rispose con timidezza a quell’assalto, ma ben presto gli aveva appoggiato le mani sulle braccia e… e quando pensava che stesse per stringersi a lui, l’aveva allontanato con calma. Ma che diamine…

 
«Tutto bene? Ti ho preso alla sprovvista, vero? Mi spiace è che…»

«Sì… em… sì, bene, grazie, sto bene e sì, non mi aspettavo un tuo bacio» rispose lei schiarendosi la voce, raggiungendo il divanetto e prendendo una tazza di cioccolata tra le mani.

«Sai… ho una grandissima notizia da darti. Per prima cosa, ti informo che oggi mi sono riunito con il mio team del ristorante e abbiamo deciso il menù e poi… oh, tesoro mio, ho deciso di…»

Ma lei, notò, non lo stava ascoltando. Non se la prese, era stata una lunga giornata piena di emozioni anche per lei, dopotutto. La sua notizia poteva aspettare.
 
«Ok. Sei strana stasera. Forse è la stanchezza della giornata che inizia a farsi sentire e poi la riunione… sei stata grande là dentro, a proposito» le disse.

«Em… sì, grazie e sì può essere stanchezza, ma non del tutto» poi lo guardò dritto negli occhi e disse «Steffen, ho riflettuto su questa situazione che si è venuta a creare tra noi e sono confusa, molto confusa a dire il vero. Stiamo correndo troppo, non trovi?»

«Come? No, Patricia, non credo. Ormai è più di un mese che ci conosciamo e stiamo procedendo molto lentamente per come la vedo io. Perché me lo chiedi?»

Ecco, lo sapeva, quel giorno era successo qualcosa, ne era sicuro. Non sapeva come mai, ma aveva il sospetto che vi era lo zampino di Hutton in qualche modo. Che l’avesse incontrato e lui… Stava per chiederglielo quando lei parlò:
 
«Perché, oggi ho incontrato…»

Non dirmi che stai per dire il nome di quel…
 
«… mia nonna e…»

Oh, grazie al cielo. Un momento, cosa? Sua nonna?
 
«… mi ha detto che zia Miho ti parlava continuamente di me, perché mirava a farci diventare una coppia. E allora mi chiedevo: non è che, per caso, la tua infatuazione per me è dovuta a questo, piuttosto che ad altro? Magari ti sei fatto trascinare un po’ troppo dai suoi racconti – che mi immagino benissimo quali potessero essere perché non sono stata e non sono tutt’ora la più dolce e calma ragazza del mondo – e ti sei fatto trascinare dal suo entusiasmo. Non so. Mi riesce difficile credere che un fusto come te, possa essere davvero attratto da una come me.»

Cosa? Ma cosa le aveva detto quella donna? Ricordava vagamente la nonna di Patty, ma non le era sembrata ostile. Fisicamente assomigliava poco alla sorella – che, per inciso, era la fotocopia di Patricia – ma aveva il caratterino niente male della nipote. Sentiva il dovere di tranquillizzarla e si sedette accanto a lei.
 
«Patricia, tesoro mio, togliti dalla testa queste idee assurde. È vero, tua zia ha tessuto le tue lodi molto bene, tanto che quando ti ho vista dal vivo, ero già mezzo innamorato di te, lo ammetto, ma… da qui a dire che era dovuto tutto ai suoi racconti che mi hanno plagiato… no, te l’assicuro sui miei nonni.»

Sperava che gli credesse e la vide pensarci seriamente.
 
«Va bene, ti credo, ma… in questo momento la mia vita è già incasinata di suo e non ho bisogno di altri pensieri» poi, dopo un minuto di silenzio, riprese «voglio essere sincera con te. Stamattina presto sono stata al ritiro e mi è stato proposto di rimanere con loro fino alla finale. Ho accettato. Andandomene, il mese scorso, ho lasciato le mie amiche nei guai e ora hanno troppo bisogno di me, che sono il loro capo. Quindi io e Amy ci trasferiremo lì fino alla partita. Sarà bello rivedere i miei amici a tempo pieno, mi mancano.»

E così sarai a stretto contatto con lui… con Oliver Hutton e scommetto anche che lui non vede l’ora di averti vicina e sono sicuro anche che…
 
«Te l’ha chiesto lui, vero? Hutton.»

«Be’… sì, ma che c’entra ora chi è stato a chiedermelo. Lui è il capitano, può farlo.»

«Ti piace, vero? Ho visto come lo guardi, come gli sorridi. Potrebbe chiederti qualsiasi cosa e tu troveresti il modo per accontentarlo, anche la più assurda. Eppure, mi hai raccontato di come ti abbia sempre trattato» le disse.

«Tu sei geloso. Oh, mio… Steffen.»

«Sì, lo sono. Mio malgrado, quando si tratta di te, io lo divento. Saperti così vicina a lui per due giorni… non lo so, non mi piace» le confessò.

«Holly e io…» arrossì suo malgrado e lui se ne accorse «è complicato, ma davvero però, non è solo una frase. E sì, mi piace molto. Tu e io, Steffen, anche tra noi lo è e ancora non c’è neanche un noi, ma solo un… qualcosa. E mi piaci anche tu. Ho bisogno di rimettere ordine nella mia testa, capisci?»

«E per farlo devi andare nella tana del lupo?» le chiese a bruciapelo.

«Holly non è un lupo» lo difese lei «è stato fin troppo onesto con me e l’ho molto apprezzato. Vado al ritiro per tutti loro e non solo per lui» gli disse poi alterandosi e scattando in piedi «sai cosa ti dico? Che non piace discutere con te, perciò sai che faccio ora? Me ne vado, o se mi trasformo in Anego divento cattiva e non voglio esserlo con te. Tengo troppo a qualunque cosa ci lega per metterla a rischio. Ti prometto solo che appena mi si saranno schiarite le idee, te lo comunicherò, ma al momento sono troppo arrabbiata per pensare con lucidità.

Non ci poteva credere, stavano litigando.
 
«Ti chiedo scusa, Patricia, ma non sono pentito di quello che ti ho detto. Vorrei averti tutta per me, cosa posso farci? Mi sono innamorato di te e mi piacerebbe che tu mi ricambiassi, lo ammetto. Spero solo che quando tu capirai chi ci sta in prima linea nel tuo cuore, me lo farai sapere e spero anche di essere io quel qualcuno.»

Poi, per ribadire meglio il concetto, si alzò e la raggiunse proprio sulla porta, la circondò con le braccia e, dopo averla abbracciata a lungo, la baciò teneramente sulle labbra, prima di salutarla e rientrare in casa.
Doveva assolutamente trovare il modo di liberarsi di Hutton quanto prima e per sempre. Lui era l’ostacolo che lo separava dall’avere Patricia tutta per sé e la cosa non gli piaceva per niente.
Non sapeva fino a che punto il calciatore si fosse avvicinato nuovamente a lei, ma vista la foga con la quale la sua venere giapponese lo difendeva, non doveva essere robetta. Ora avrebbe avuto due giorni pieni con lei. Era stato furbo, ma del resto l’aveva capito dal suo sguardo che sarebbe stato un avversario di tutto rispetto. Solo che aveva sbagliato persona a cui fare la guerra. Lui, Steffen, voleva Patty in esclusiva e l’avrebbe avuta e niente e nessuno l’avrebbe fermato.
 
 
 


 
«Patty, hai già preparato il borsone con il necessario per i prossimi giorni al ritiro?»

«Certo, prima della riunione. È andata bene, vero?»

«Sì, sei stata grande. E allora perché hai quell’aria avvilita? Dovresti festeggiare» le disse, vedendola abbattuta.

«Amy, non sono in vena e sono molto stanca. Voglio solo riposare e pensare a quello che ci aspetta in vista della finale. Sarà dura anche per noi.»

«Eri così felice poco fa. Em... posso chiederti se c’entra un certo appuntamento in terrazza?»

«Oddio, ho lasciato le tazze lì» esclamò Patty all’improvviso.

«Pattyyyy… parla! Voglio sapere tutto. Siediti con me sul divano e non tralasciare nulla» le intimò l’amica, picchiettando il posto accanto a lei.

E lei lo fece. La raggiunse e le raccontò tutto. Di Holly, del loro patto per la fine del Campionato, del loro rapporto ritrovato e anche dei baci che Steffen le aveva rubato e che l’avevano fatta sentire in colpa verso un certo capitano della Nazionale. Dannazione a lui, era sempre più presente anche quando non c’era.
 
«Sei contesa, mia cara amica. E da due bei maschi alfa. A quanto pare Steffen ha sfoderato gli artigli. Ma… a te non sembra piacere questa cosa, vero?» le chiese poi guardandola e vedendola abbattuta.

«I baci di Steffan sono sempre belli, ma… non so.»

«Non ti convincono?»

«Sai, quando ho chiesto a Holly si fermarsi e aspettare di vincere il Campionato lui l’ha fatto. Ed è stato bellissimo vederlo fare questo sacrificio, perché ho capito che lo desiderava veramente, baciarmi intendo. E poi la sua dichiarazione… oh, Amy, ho pianto. Era così… vera e appassionata.»

«Sono felice per te. Finalmente te l’ha detto. Che tonto che è quel ragazzo, a volte.»

«Anche se mi ha fatta tanta soffrire, io mentivo a me stessa dicendomi di non provare più niente per lui e ho continuato a farlo fino a stamattina. Ma non sono riuscita a dirglielo. Sono una stupida Amy. Ho qui Steffen, che è libero e più che disponibile, che me lo dimostra sempre e che è geloso marcio di Holly e io… io non faccio altro che pensare a lui e alla nostra sfida.»

Vide Amy alzarsi, dirigersi in cucina e aprire il freezer da dove prese due mini-vaschette di gelato e, recuperati due cucchiaini, tornò da lei.
 
«Non si possono affrontare certi argomenti senza del sano cioccolato in corpo» le disse allungandogliene una.

«Sei un tesoro e mi conosci molto bene.»

E ora era il suo turno, le confidenze a senso unico non le erano mai piaciute.
 
«Amy, la Nazionale ha bisogno anche del nostro aiuto e non dobbiamo risparmiarci. Molti compiti ci aspettano e non parlo solo dei lavori fisici, ma anche del supporto morale che gli dobbiamo dare.»

«Lo so, mi ricordo, ma sarà anche divertente.»

«Em… sì, specialmente per te, vero? Mi raccomando, se proprio vuoi approfittarti di Julian nei momenti liberi, non farti beccare da nessuno o per voi è finita.»

«Appr…. i… io approf… ma Patty, che dici!»

Ah, Amy, come si divertiva a stuzzicarla lei, nessuno mai. Bastava un accenno a Julian e diventava di tutti i colori, trasformandosi in una scolaretta impacciata.
 
«E dai, non dirmi che in tanti anni di frequentazione con lui, non avete mai… come dire… portato la vostra relazione su altri livelli, che so… più fisici.»

«Noi… no, per… per colpa mia, ecco, l’ho detto. Sono una cretina lo so. Ho a disposizione un adone come lui e non me ne approfitto. Prima o poi, lo so, si stancherà di me e delle mie paure e cercherà qualcun’altra più disinibita e disponibile.»

«Oh, Amy, non dirlo neanche per scherzo. Lui ti adora alla follia e si vede. Sfidalo!» le disse infine di getto.

«Sfidarlo? Non capisco.»

«Ma sì, io l’ho fatto con Holly e lui ha rilanciato con quella proposta assurda, ma davvero stimolante, lo ammetto. E io sono sicura che, pur di ricevere un bacio da me, si impegnerà al massimo in campo. Ora, tu, trova qualcosa che possa invogliare Julian a dare tutto se stesso in campo, qualcosa che desiderate entrambi, ma che per ora…»

Patty capì subito quando l’amica comprese quello che le stava dicendo, perché rimase con il cucchiaino in bocca e divenne di un bel color scarlatto.

«Nononono, non potrei mai, Patty, ma sei matta? Promettergli del ses… sesso in cambio della vittoria? Come minimo gli faccio venire un secondo infarto. Nonononono, non ci tengo proprio a rivederlo attaccato a tutti quei macchinari per colpa mia.»

«Tesoro, credimi, penso che per lui sarebbe un bel modo per andarsene.»

«Pattyyyyyy!» urlò scandalizzata «Devo ammettere che nudo, Julian, è un gran bel pezzo di… e che se non è venuto a me il coccolone quando mi si è spogliato davanti l’altro giorno…»

«Cosa, cosa? Ridillo?» strillò Patty così forte da farla sussultare prima e arrossire vistosamente poi.

«Cosa?» finse quella.

«Non fare la pudica e la finta tonta con me, adesso. Spiegami subito questa cosa. Ti lascio da sola con lui e guarda cosa mi combini» le disse rubandole la vaschetta «e questa la rivedi solo se ti decidi a parlare.»

Patty sapeva che il cioccolato era anche il punto debole dell’amica e, infatti, non ci mise molto a capitolare.
L’ora successiva fu molto divertente per Patty che vide Amy prima negare, poi giustificare il gesto del fidanzato storico e infine ammettere che le sarebbe tanto piaciuto andare oltre con lui e “concedergli il suo corpo” – sì, aveva detto proprio così, concedergli il suo corpo – pur tra mille imbarazzi. Alla fine, Amy decise di prendere coraggio e gettare l’amo a Julian, sperando che lui lo cogliesse. E Patty si augurava che, in primis, lui capisse cosa la fidanzata intendesse chiedergli perché già la immaginava in preda alla confusione più totale.
Patty scordò la discussione con Steffen e si ripromise di chiarire con lui prima di partire, un po’ perché le dispiaceva averlo lasciato così e un po’ perché lui e il suo team avrebbero cucinato per la Nazionale, in caso di vittoria, e non voleva ci fossero attriti tra di loro. Era certa che stava per dirle qualcosa di importante e lei… non l’aveva neanche lasciato parlare. Che maleducata insensibile. Il mattino dopo, l’avrebbe buttato giù dal letto, decise, e si sarebbe chiarita con lui.
Verso metà mattina, lei e Amy avrebbero raggiunto la squadra a Nankatzu e lei, a dire il vero, non vedeva l’ora. Che c’entrasse forse un certo capitano e la sua dichiarazione d’amore? Arrossì al ricordo delle sue parole che l’accompagnarono tutta la notte.
   
 
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