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Autore: Shimba97    27/09/2020    2 recensioni
La quarantena era una situazione piuttosto dura da affrontare, che si chiamasse lockdown, quarantaine, quarantäne o in altre centinaia di lingue.
Essere costretti ad un lungo periodo dentro casa, senza potere uscire, fare una passeggiata o semplicemente prendere un caffè al bar si era rivelato molto estenuante.
Oh,ma il demone Crowley sapeva cosa fare in quei momenti così noiosi: dormire. Avrebbe dormito fino a luglio, per poi risvegliarsi ad emergenza finita, almeno sperava.
Aziraphale poteva leggere mentre ascoltava la musica d’epoca del grammofono, fare l’inventario della miriade di libri che custodiva e… poteva cucinare. Aveva scoperto da poco che fare dolci in realtà lo rilassava parecchio, anche perché dopo poteva anche mangiarli, per la sua gioia.
La quarantena non poteva essere così terribile, no?
Genere: Commedia, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Wake me up when quarantine ends


La quarantena era una situazione piuttosto dura da affrontare, che si chiamasse lockdown, quarantaine, quarantäne o in altre centinaia di lingue.
Essere costretti ad un lungo periodo dentro casa, senza potere uscire, fare una passeggiata o semplicemente prendere un caffè al bar si era rivelato molto estenuante.
Gli umani specialmente ne stavano risentendo molto, con periodi di spiccato nervosismo, accompagnato da liti, parole poco delicate e umore nero.
Il demone Crowley non poteva dirsi che soddisfatto, anche se di suo non stava contribuendo, ma il dovere rimanere dentro le quattro mura del suo appartamento minimal gli faceva passare la voglia anche di creare dissidi.
Come aveva detto al suo angelo, era stanco, davvero stanco! Nessuna tentazione, niente di niente! Nemmeno poteva ordinare i suoi liquori preferiti. Miracolarli ahimè non riusciva particolarmente bene, perché la qualità di un vino invecchiato per una decina di anni era unica.
Oh, ma lui sapeva cosa fare in quei momenti così noiosi: dormire. Avrebbe dormito fino a luglio, per poi risvegliarsi ad emergenza finita, almeno sperava.
La distanza sociale, che patetica creazione! Come se un dannato virus potesse non infettarti perché stai lontano da qualcuno, per lo più sano. Per lo più immortale e immune ad ogni arma epidemiologica… dannato Aziraphale!
Non poteva crederci che quel matto di un angelo appoggiava quella pazzia, non volendolo manco vedere! Si sarebbe teletrasportato, non mettendo in pericolo nessuno, per Satana!
Finì di bere il suo ultimo bicchiere della giornata, alticcio. Era di cattivo umore, irritato e lamentoso.
Si gettò sul letto, col viso rivolto verso il tetto. Aveva passato millenni ad incontrarsi con Aziraphale solo in sporadiche occasioni, non voleva rivivere il passato, proprio no!
Decise di chiudere gli occhi solo qualche minuto, il tempo di smaltire il fastidio.
 
 
Essere obbligati a casa aveva anche i suoi risvolti positivi. Aziraphale poteva leggere mentre ascoltava la musica d’epoca del grammofono, fare l’inventario della miriade di libri che custodiva e… poteva cucinare. Aveva scoperto da poco che fare dolci in realtà lo rilassava parecchio, anche perché dopo poteva anche mangiarli, per la sua gioia.
Sì, poteva dire che in quella quarantena si stava coccolando, come mai aveva fatto in tutta la sua vita terrestre.
Sentiva quasi la voce fastidiosa di Gabriel prenderlo in giro per la sua forma fisica, facendo un sorriso ipocrita che detestava.
Dovresti smetterla con questi vizi umani, deturpare così il tuo corpo angelico.
Poteva ben dire che il suo corpo angelico stava benissimo, era trattato meglio di qualsiasi corpo umano! Che male c’era a coccolarsi un po'?
Apprezzava molto gli umani, li definiva intelligenti e brillanti. Certo, non tutti, ma il suo lato benevolo teneva uno spiraglio anche per loro.
La quarantena non poteva essere così terribile, no? Sarebbero stati solo due mesi.
Avrebbe pazientato, come solo lui sapeva fare.
 
 
Crowley dormì per quasi due mesi, risvegliandosi rinvigorito e elettrizzato per la nuova libertà.
Aziraphale si ritrovò con qualche chilo in più, ma finalmente libero di passeggiare.
Tutto sarebbe andato bene, ne erano certi.
  
Fu per questo che alla seconda quarantena decisero che no, ne avevano abbastanza.
Anche la pazienza di Aziraphale sembrò vacillare alla notizia di quel secondo blocco.
Aveva passato più di due mesi da solo, in una libreria vuota, in compagnia solo dei suoi libri e dei dolci, la sua nuova passione.
Altre restrizioni significava ancora solitudine, unica e imperfetta solitudine.
Dovette ammettere che Crowley gli mancava, terribilmente.
Non che non avesse mai passato lunghi periodi senza di lui, ma almeno aveva viaggiato, scoperto nuovi posti, nuova gente.
All’epoca erano rivali, adesso invece erano amici. Migliori amici.
Due mesi gli erano sembrati l’eternità, quella libreria si faceva via via sempre più piccola, claustrofobica.
Gli era capitato di avere delle forti palpitazioni pensando alla situazione in cui si trovava, riuscendo a calmarsi solo quando stringeva tra le dita quelle lenti nere, dimenticate mesi prima.
Non aveva mai avuto attacchi di panico prima di allora, aveva sempre mantenuto il controllo.
Ma cos’era esattamente sotto il suo controllo, ormai?


 
D’altro canto Crowley era davvero una pila elettrica. Aveva fermato il suo riposo di bellezza per nulla? Dannati umani con le loro dannate incertezze!
Si alzò, irritato. Tutto era rimasto identico a come l’aveva lasciato, se non fosse stato per l’aria ferma, che si premurò di far cambiare aprendo la finestra.
Dopo essersi rinfrescato e cambiato decise di sfidare la sorte.
Sarebbe andato da Aziraphale.
Tanto peggio dell’ira demoniaca non poteva essere, no?
 
 
Aziraphale aveva deciso di rimanere a letto, sotto le coperte e con un bel libro a fargli compagnia.
Il tempo a Soho era ormai peggiorato, complice l’arrivo dell’autunno, così lui poteva approfittarne per fare le attività che più amava: leggere e oziare.
Sperava che Crowley si fosse svegliato, così da poter parlare con lui al telefono.
L’ultima volta che aveva sentito la sua voce era stato tre mesi prima, il giorno in cui gli comunicava che andava in letargo, che poi era un termine sbagliato, le persone non ci andavano, solo gli animali! Poi però pensò che in realtà il demone era un serpente, quindi non poteva dirgli nulla.
Così lo aveva lasciato fare, salutandolo con tristezza.
Avrebbe provato a chiamarlo quella stessa sera, in modo da non rimanerci male se non avesse riposto.
Via il dente, via il dolore! Dicevano gli umani, quelle sagge creature che Dio aveva creato.
E fu per la sorpresa di quella visita che lo fece sobbalzare.
«Ciao angelo!» Crowley salutò, ignaro dello spavento dell’angelo.
«AAAAAAAAH!» urlò acuto l’angelo, cadendogli di mano il libro «C-Crowley santo cielo, ma sei impazzito?!» si portò una mano sul cuore, con ancora addosso gli occhiali da lettura.
Anche Crowley si era spaventato alla sua reazione, rimanendo con le parole in gola. Aziraphale lo guardava con gli occhi sgranati e turbati, d’ammonimento.
«A-Aziraphale ti sembra il caso? Mi stavo spaventando anch’io!» lo vide sporgersi per prendere il libro, posandolo sul comodino, tornando a guardarlo.
«Mi sembra il caso? Piombi in casa mia senza avvertirmi e non dovrei reagire in questo modo?»
«Ma sono io, sai che non avverto!»
L’angelo sembrò calmarsi, togliendosi gli occhiali «Crowley, vivo solo da tre mesi, non ho più contatti con nessuno. Quindi la mia reazione era più che giusta, dato che non aspettavo visite»
Crowley piegò appena il collo, studiandolo. Sembrava adorabilmente più morbido, colpa forse dei dolci che cucinava? L’aria era pregna di quel profumo dolce ed invitante.
«Ti sono mancato» non era una domanda, ma un’affermazione bella e buona. Capì di aver fatto centro quando lo vide muoversi sul letto, a disagio.
«C-Che cosa dici?» sorrise nervoso «ti diverti a prendermi in giro»
«È vero, ma questa volta no» sorrise storto, togliendosi gli occhiali «ti sono mancato»
«Come io sono mancato a te» ribatté.
«Beh… touché angelo, touché»  
 
 
E fu così, che dopo più di tre mesi di quarantena separati, i due esseri soprannaturali decisero di passare la seconda quarantena insieme.
Non proprio insieme, ma insieme.
Nonostante i battibecchi apprezzavano uno la compagnia dell’altro, poi Aziraphale aveva una sua collezione privata di vini di inizio ‘900, perché non approfittarne?
Nel momento in cui Crowley assaggiò il primo bicchiere di quel vino rosso si sentì in Paradiso.
Quando, molto tempo prima, era stato un angelo, non aveva mai apprezzato le persone come lui. Erano fredde, indisponenti, che si nascondevano dietro quel finto sorriso ipocrita.
Ma adesso, si sentiva davvero nel posto giusto. Aziraphale era calore, amore, forse fin troppa gentilezza, ma il modo in cui lo guardava, rivedeva sé stesso prima della perdizione.
«A cosa pensi?» chiese l’angelo.
«Mh?» tornò a guardarlo, distogliendo i pensieri «oh, a quanto mi era mancato il vino. Sai quanto è difficile non berne per così tanto tempo?»
Aziraphale sorrise e Crowley sentì ancora quel formicolio al petto.
“Sai come si chiama questo, Crowley. Dagli un nome” gli diceva una fastidiosa nella sua testa.
«Io non bevo alcolici dall’inizio di questa pandemia, eppure non mi manca così tanto. Preferisco il tè»
«Eresia, follia» fece una smorfia «tu tieniti i tuoi infusi alle erbe, che io mi prendo cura di questa bambina» e così dicendo accarezzò la bottiglia di vetro ben intagliata.
«Crowley… è una bottiglia»
«E allora?»
«È semplicemente un oggetto, non ha bisogno di essere protetto»
«Sciocchezze, lo sai bene pure tu, sennò non tratteresti i libri in quel modo»
«Ma cosa c‘entra, loro sono…» si bloccò, mordendosi il labbro.
Crowley allora sorrise, sapendo di averlo colto in fallo «dai dillo, sono i tuoi bambini. Non è così?»
«No… cioè sì, ma non è questo il punto!» le sue gote si arrossarono «i libri raccontano la storia, sono reperti importantissimi e di rara bellezza e...»
«Ho capito, non c’è bisogno che mi spieghi tutto» lo fermò con un gesto della mano, bevendo un altro bicchiere «piuttosto, cosa hai fatto in questo periodo?»
«Ma Crowley, te l’ho già detto. Quello che facevo prima, più i dolci»
«E me ne faresti assaggiare uno?»
Aziraphale avvampò, guardandolo sorpreso «ma tu non mangi»
«Beh… potrei fare uno sforzo, per te»
 
 
Crowley era una continua sorpresa.
Quando Aziraphale pensava di conoscerlo abbastanza bene, ecco che se ne usciva con un comportamento del tutto diverso.
Lo avevo sorpreso, con quella frase. Fare uno sforzo per lui.
Ammise che ne era lusingato e per questo cucinò con la voglia di fare bene, in modo da fare non solo bella figura ma forse di farla diventare una piccola routine insieme, ad aggiungere a quella del bere.
Preparò una torta setteveli al cioccolato e caffè, intrecciando i loro gusti, sotto gli occhi attenti ed incuriositi di Crowley, che rimase a distanza, in modo da non intralciarlo.
La preparazione non era per niente facile, ma voleva dimostrare di essere diventato un pasticciere provetto, che poteva cimentarsi in qualcosa di più difficile.
Iniziò con la pasta biscotto, impastando gli ingredienti, in modo da lasciarla riposare in frigo; poi passò al disco, abbastanza semplice da preparare e poi arrivarono le creme.
Era un vero amante delle creme bavaresi, riusciva a captare ogni piccolo difetto, quindi sapeva come prepararle. Ci mise più tempo, in modo da non sbagliare nulla.
Fece solo un piccolo miracolo per far rassodare prima la pasta biscotto ed il disco, che avrebbe impiegato troppo per farlo naturalmente.
Iniziò a comporre la torta, preciso come un chirurgo nel posizionare gli strati nel giusto criterio, ricoprendola poi con la glassa e mettendola in frigo.
Quando si voltò verso di Crowley lo vide imbambolato a guardarlo.
«Va tutto bene caro?»
«Ehm... sì» il demone si lisciò i pantaloni, colto in flagrante «sei stato molto attento»
«La pasticceria è scienza Crowley, ogni quantità è fatta per legarsi in modo impeccabile al resto» sorrise appena «ora non ci resta che aspettare che si raffreddi»
 
L’attesa durò un paio d’ore, il tempo necessario che servì ad Aziraphale per rassicurarlo della buona riuscita della preparazione.
Tagliò due fette e ne diede una a Crowley, aspettando in trepida attesa il suo parere.
Lo vide tagliarne un pezzo e portarlo le labbra, masticando.
I suoi occhi gialli rimasero qualche attimo a guardare un punto non ben definito, finché non si voltarono di scatto verso di lui, con le iridi più ampie.
«H-Ho sbagliato qualcosa?» balbettò, in tensione.
«Aziraphale, è deliziosa» disse sorpreso, come se avesse visto una visione.
Non pensava di dire mai una cosa del genere sul cibo, specialmente cucinato dall’angelo e non miracolato con uno schiocco di dita.
Aveva talento, l’aveva osservato per quelle tre ore di lavoro ininterrotto, annotandosi ogni dettaglio, dal suo sguardo concentrato alle piccole smorfie golose quando preparava le creme, fino a quel sorriso dolce che gli aveva riservato alla fine.
«Grazie Crowley, sono felice che ti piaccia» arrossì, iniziando a mangiare, rendendosi conto che era migliorato tantissimo dalla prima volta in cui si era cimentato.
Tornarono a mangiare entrambi, avvolti da quell’atmosfera di benessere.
Quando finirono, l’angelo prese i piatti, portandoli nella piccola cucina che aveva creato nel retro della libreria, schioccando le dita per ripulirli, allungandosi per metterli a posto.
Una volta fatto si voltò, sobbalzando di nuovo.
«Crowley! Ma ti diverti a spaventarmi?» disse imbronciato, questa volta.
Il demone era a meno di un metro da lui, che lo guardava in modo strano. Titubante forse?
«Sono confuso Aziraphale» disse, continuando «non capisco perché riesci a fare tutto senza di me, mentre io non riesco»
L’angelo l’osservò, stupito «ma caro, tu hai fatto tante cose quando non fraternizzavamo»
Crowley fece un passo indietro, distogliendo lo sguardo «appunto, quando non eravamo nulla»
Davvero, Aziraphale non capiva. Lo vedeva triste. Perché era triste? Fino a qualche minuto prima sembrava tranquillo, quasi rilassato. Cos’era cambiato?
«Scusami Crowley, ma continuo a non capire»
Lo sentì sospirare «da quando siamo questo, io non sono più riuscito a fare nulla. È assurdo che io viva in funzione di… qualunque cosa sia»
Oh, adesso capiva. Il loro rapporto si era fatto sempre più forte, prima con l’accordo per educare il falso Anticristo, poi per fermare l’Apocalisse. Erano amici, passavano molto tempo insieme, eppure Aziraphale stesso sapeva che in fondo la verità era un’altra. Lo sapevano entrambi.
«Crowley… questo ti fa paura?» domandò, avvicinandosi a lui.
Finalmente il demone tornò a guardarlo «perché, a te no?»
«Molto» ammise «ma credo che non potrebbe essere peggio di così, no?» scherzò.
«Peggio di così?»
«Paradiso e Inferno ci temono, siamo ormai senza nessuna fazione, nessun compito… rimaniamo solo io e te»
«Io, tu ed i tuoi libri» Crowley si era lentamente avvicinato a lui, senza smettere di guardalo.
«Io, i libri e tu con le tue piante» Aziraphale allungò il collo, mentre il cuore batteva forte, emozionato.
«A anche…» il demone non riuscì a finire, perché le loro labbra si scontrarono, delicate, ma allo stesso tempo rapide, facendo chiudere ad entrambi gli occhi.
Aziraphale pensò che il sapore di Crowley era unico, appena amaro, dal sentore di cioccolato.
Crowley pensò che il sapore di Aziraphale era dolce, smorzato dal caffè ancora presente sulle sue labbra.
Quel bacio continuò lentamente e tanto lentamente terminò, staccandosi piano.
Entrambi avevano le labbra rosse e lucide, ma il loro viso era rilassato, illuminato.
«Cosa stavi dicendo prima?» sussurrò l’angelo, guardandolo incantato.
«Che adesso non hai solo i libri, ma anche i dolci»
«È vero. Magari potrei insegnarti a farli»
«Non sono bravo»
«Non ci hai mai provato, non puoi dirlo»
«Mh. Vedremo» il demone gli lasciò un bacio sul polso, facendolo rabbrividire.
«Vedremo mio caro Crowley» gli prese il viso tra le mani, tornando a baciarlo.
 
In fondo la quarantena non era così male, no?


Angolo autrice:


Ehm... salve! Ogni tanto batto un colpo, ancora.
E' una storia creata in due giornate, molto leggera e fluffosa, dove spero di non aver snaturato i personaggi.
Se volete lasciate un parere ne sarei felice.
Ringrazio Nao Yoshikawa per avermi suggerito il titolo, ti voglio bene <3
A presto,
Shimba
   
 
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