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Autore: Feisty Pants    27/09/2020    1 recensioni
Elsa e Anna sono due sorelle di 27 e 24 anni alle prese con le proprie vite e i propri impegni. Elsa è sposata e vive la sua vita con le scatenate figlie gemelle di 7 anni. Anna, invece, è prossima alla laurea e a dire sì a un futuro roseo e carico di amore che ha sempre sognato fin da piccola.
La vita, però, non è una favola. Entrambe le sorelle vivranno dei momenti di crisi della quotidianità e, per colpa di incidenti e imprevisti, dovranno fare i conti con la cruda realtà.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 30

Anna rimane pietrificata. Quella notizia la sconvolge e non sa come reagirvi. Tumore? Massa indefinita? Utero? Che cosa le stava succedendo? Com’era possibile soffrire di una tale condizione proprio durante la gravidanza!? Anna non provava una sensazione tale da quando aveva perso i genitori e si era sentita persa e smarrita.

“Che cosa? No, non è possibile! Perché lei sta bene? Non ha mai avuto dolori o problemi!” rompe il ghiaccio Kristoff, con voce strozzata, anche lui terrorizzato da quella notizia.

“Non è detto che sia un tumore, ma sicuramente è qualcosa di anomalo che non va bene in quel punto. Ora è una massa piccola, controllabile e sarebbe della dimensione ottimale per essere operata. Non sempre le cose presentano dei sintomi, motivo per cui Anna è sempre stata bene” risponde la ginecologa sedendosi alla sua scrivania e intrecciando le mani.

“E che cosa dovremmo fare ora?” domanda ancora Kristoff con le lacrime agli occhi, appoggiandosi al muro e portandosi una mano sul volto.

“La cosa migliore sarebbe operarla e proporle una cura farmacologica adatta, ma c’è un problema. Non la possiamo operare perché questo comporterebbe la morte del bambino” spiega il dottore osservando il volto di Anna, ancora immobile e pallido.

“E quindi cosa sarebbe la cosa giusta da fare?” assilla Kristoff in pieno panico, trovando a fatica l’aria per respirare.

“La cosa migliore sarebbe l’operazione. Per farla però bisognerebbe procedere con l’aborto, per poi agire” comunica la dottoressa abbassando lo sguardo, sapendo di aver dato una notizia sconvolgente ai due giovanissimi genitori.

“Che cosa?!” esclama Anna improvvisamente, scattando in avanti ed irrigidendo tutti nervi del collo a causa di quella frase che mai avrebbe voluto sentire.

“Anna, sei incinta di tre mesi e l’aborto è concesso per i problemi di salute della madre. È l’unico modo per salvarti!” spiega la ginecologa guardandola profondamente negli occhi.

“No, no, no!” comincia a dire Anna fuori di sé, chinandosi sulle ginocchia e tenendosi la testa tra le mani.

“Il bambino sta benissimo vero?! Perché dovremmo ucciderlo?! Mi rifiuto…no non ce la faccio” riesce a biascicare a fatica lei, sentendosi girare la testa, deglutendo quantità notevoli di saliva per farsi passare il senso di nausea dovuto allo stress.

“Dottoressa, non ci sarebbe un altro modo?!” domanda Kristoff speranzoso, appoggiando una mano sulla spalla di Anna, sentendo il proprio cuore a pezzi.

“L’unico sarebbe quello di continuare la gravidanza, ma è rischiosissimo. La massa potrebbe crescere nei prossimi mesi e rendere quindi impossibile l’operazione. D’altra parte potresti portare a termine la gravidanza, partorire con un cesareo per poi subire immediatamente l’operazione, ma è pericoloso” prova ad ipotizzare la dottoressa, alzandosi in piedi ed avvicinandosi alla neo mamma.

“Entrambe le ipotesi sono molto gravi Anna. Al 90% non sopravviveresti…” conclude poi la ginecologa appoggiandosi al muro e accarezzando la spalla della donna.

Anna rimane ferma, immobile, non riuscendo a proferire parola. Era troppa scossa dall’idea di poter perdere tutto, la sua vita, la sua famiglia e la sua creaturina. Non le importava la morte, anche se la temeva, ma mai e poi mai avrebbe accettato di rinunciare al proprio bambino.

“Anna, ci puoi pensare. Ora è meglio se andate a casa, ne riparleremo” afferma ancora la ginecologa, offrendo un bicchier d’acqua ad Anna e guardando Kristoff, come a consigliargli di portare a casa la consorte per farla riposare.

Kristoff, impietrito e incredulo, alza a fatica Anna che si appoggia come peso morto alle sue spalle, lasciandosi trasportare fuori. Una volta in macchina i due non proferiscono parola. Mutismo, rumore delle ruote che scivolano sull’asfalto, qualche clacson in lontananza e puro silenzio all’interno della vettura. Entrambi non sanno che cosa dirsi, come confortarsi e confrontarsi su un argomento struggente e incerto come quello che avevano appena scoperto.

Arrivati a casa, Anna osserva la propria dimora impassibile, non rivedendoci più la stessa bellezza di prima. Tutto stava cambiando per quel bambino che portava in grembo e, ora, le sembrava tutto sparito e scomparso nel nulla. Eppure quel piccolo, anche se silenzioso, chiedeva di vivere ed esisteva ancora. Anna si siede di botto sul divano e, finalmente cosciente della situazione, si lascia andare ad un pianto liberatorio portandosi una mano sul petto per frenare i singhiozzi e una sulla bocca, come a voler urlare e al contempo trattenere quel dolore che la stava uccidendo prima del previsto.

“Amore…” sussurra Kristoff avvicinandosi a lei con le lacrime agli occhi, cingendola in un abbraccio al quale lei si abbandona perdutamente, scossa dall’irruenza del pianto.

“Stava andando tutto così bene! Perché è successo questo?! Non posso sopportare un fardello del genere!” piange Anna senza vergogna alcuna, spostandosi la mano sugli occhi e schiacciandosi le tempie con i polpastrelli.

“Lo so Anna, ma passeremo anche questa. Non ti succederà niente, te lo prometto! Sentiremo che cosa diranno i medici e vedrai che risolveremo tutto” prova a consolarla Kristoff, cercando di mostrarsi forte anche se, dentro di sé, avverte una fitta al cuore che lo pugnala ogni volta che pensa di poter rimanere senza Anna.

I due finiscono per piangere in silenzio, ascoltando l’uno il singhiozzo dell’altro, finché Anna non sprofonda in un sonno pesante causato dalla faticosa disperazione. Kristoff, ancora sveglio, solleva tra le braccia la propria donna e, con delicatezza, l’adagia sul loro meraviglioso letto matrimoniale coprendola con il piumone rosso.

Kristoff osserva la moglie dormiente, contemplandone i capelli rossi dalle sfumature bionde, le lentiggini sulle guance bollenti per il pianto e quei lineamenti così perfetti che lo facevano sempre impazzire.

Come poteva una bellezza del genere, un fiore così raro e prezioso, finire per dover combattere per un male ignoto? Perché Anna non poteva mai restare tranquilla e viversi la vita che si era sudata e guadagnata?

“Io non so cosa succederà, ma ti dico solo che senza di te mi rifiuto di vivere” sussurra lui sulle labbra di lei, per poi posarle un bacio leggero ed allontanarsi per chiamare Elsa.

Nel frattempo…

Elsa era tornata a casa da parecchio tempo e aveva lasciato le bambine a pattinaggio per poi prendersi un’intera giornata per sé stessa.
Nella sua idea di relax, però, era compresa la pulizia dell’appartamento, la preparazione della cena e, se avanzava tempo, la lettura di un libro.

Il funerale le aveva messo un particolare ottimismo ed era felice di aver intrapreso quel passo così importante. Era riuscita a superare un ostacolo del suo passato, arrivando a rivedersi faccia a faccia con la madre di Jack anche se non ci aveva dialogato. Il volto di Jack e quello delle bambine erano impossibili da cancellare dalla mente. Per la prima volta li aveva visti tutti sereni, dopo il bruttissimo periodo che avevano deciso di vivere.

Un solo pensiero, però, la preoccupava. Quella ragazza, la prima cotta di Jack, la sua migliore amica e vicina di casa Stella… stava forse prendendo il suo posto? Perché Stella era proprio comparsa così all’improvviso, in un momento così delicato per la loro relazione? Sicuramente si sarebbe attaccata a Jack come una sanguisuga e avrebbe così portato le bambine a chiamarle mamma, dimenticandosi dell’esistenza di Elsa e…

“Che cavolo sto dicendo?!” si chiede lei ad alta voce bloccando tutte le paranoie nate nella sua mente. Alla fine che cosa le importava di Stella, visto che non voleva più stare insieme a Jack!
Aveva detto di non amarlo più, quindi perché preoccuparsi della sua vita.

Era immersa in questi intrecci di pensieri quando, improvvisamente, il cellulare comincia a squillare. La comparsa del nome di Kristoff suscita una forte emozione in Elsa che, curiosa, risponde istintivamente per sapere novità sull’ecografia.

Il sorriso, però, si spezza in un secondo nel sentire il migliore amico disperarsi mentre prova a raccontarle l’accaduto. Elsa avverte le ginocchia piegarsi, come incapaci di sorreggere il suo esile corpo. La gola le si secca, una botta di calore le invade fastidiosamente il corpo e il cuore comincia ad esploderle nel petto, rimbombando in ogni suo lembo di carne.

Anna?! La sua Anna aveva qualcosa che non andava?! Questo sicuramente non lo poteva tollerare. Presa dal panico chiama istintivamente la prima persona che le viene in mente e, una volta ottenuta una risposta esclama:

“Jack, scusami se ti chiamo oggi in un momento così poco opportuno per te. Io dovrei correre da mia sorella per un’emergenza, non è che potresti andare a prendere le bambine a pattinaggio? Puoi portarle da tua mamma o se preferisci venire qui a dormire… cioè, io non ci sarò. Io penso di fermarmi a dormire da Anna, non lo so, boh…dipende… insomma ho bisogno di una mano!”

“Certo nessun problema, ma cosa è successo ad Anna?!” chiede lui preoccupato dall’altra parte del telefono.

Elsa sta per rivelargli tutto ma, ancora una volta, il suo estremo egoismo la porta a chiudersi a riccio rifiutando di rivelare altro.

“Non ti riguarda. Io ho solo bisogno che tu mi tenga le bambine almeno fino a domani” si limita così a sbottare, mostrandosi seccata dalle domande di lui.

“Ok, buona fortuna allora” risponde lui svogliato e anche parecchio arrabbiato, sentendosi trattato come l’ultimo arrivato quando, invece, rimaneva a tutti gli effetti un grande amico e parente di Anna e Kristoff.

A casa di Anna e Kristoff…

Kristoff aveva provato a cucinare un po’ di riso in bianco per entrambi e, senza voler disturbare Anna, si era seduto sul divano cambiando svogliato i canali della tv.

Anna, nel frattempo, si era svegliata e, immersa nel buio aveva deciso di alzarsi, pienamente cosciente di quello che le era successo. A tentoni si avvicina alla porta del bagno collegata alla loro camera e, dopo aver acceso la luce e stropicciato gli occhi, si avvicina al lavandino per sciacquarsi un po’.

Sperava che l’acqua potesse lenire il suo dolore, cancellare e trascinarsi via il male enorme che la opprimeva. Dopo essersi asciugata appoggia entrambe le braccia sul lavandino, per poi avere il coraggio di guardarsi allo specchio. Le occhiaie accentuate, il rossore delle guance, il segno delle lacrime e il colorito pallido erano tutti segnali del suo stress corporeo ed emotivo. Un piccolo particolare, però, fa capolino in fondo allo specchio ed è come se cercasse un po’ di considerazione. Anna abbassa lo sguardo sul suo pancino leggermente accennato e, finalmente calma, si rende conto che avevano pensato solo a lei quando, invece, quella vita chiedeva solo di vivere. Anna prova ad immaginarsi la vita senza quella creatura, il sangue del suo sangue, che le aveva stravolto l’esistenza in soli tre mesi. Anna aveva sempre sognato di diventare mamma, di avere una famiglia e, in realtà, quello era il momento giusto per concretizzarlo. Non tutte le famiglie sono perfette e non tutte le gravidanze cominciano e finiscono nel modo sperato. Quella era la sua vera occasione per essere mamma, attraverso il bellissimo gesto di donare la vita.

In un momento tutto le appare più chiaro e una vampata di coraggio prende il sopravvento in lei. Non voleva perdere la sua occasione e non aveva più paura della morte, messa in contrapposizione con la vita.

Presa da questa bellissima forza materna, la donna si accarezza il grembo con delicatezza e, in sussurro, afferma:

“Io a te non rinuncio, costi quel che costi”
  
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