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Autore: SOI_7    27/09/2020    0 recensioni
Una poliziotta di Atlantic City viene coinvolta nelle macchinazioni di un pericoloso anarchico, finendo vittima di un incidente che non solo le distruggerà la vita, ma che metterà in pericolo l'intera città.
Una rivisitazione in chiave moderna pseudorealistica del topos classico delle sirene
Genere: Azione, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 3 – La morsa
 
Tre anni dopo.

Valerie giunse in aula dieci minuti prima dell’inizio della lezione, in quanto sapeva che buona parte dei posti sarebbero già stati occupati e avrebbe rischiato di rimanere in ultima fila. In effetti il suo istinto non la tradì, poiché oltre l’ultima fila, completamente deserta, erano rimasti giusto pochi posti liberi tra la quinta e la seconda fila. Si diresse verso la quinta, dove c’era un posto vuoto sull’estrema destra, lateralmente a un gruppo di ragazzi intenti a discutere di chissà cosa.
 
 “He-hem… ragazzi, scusate se vi interrompo. Questo posto è libero?” chiese Valerie, impacciata.
 
 Il ragazzo a sinistra del posto libero si voltò verso di lei, con un’espressione palesemente seccata. “No, mi dispiace, è già riservato”
 
 “Ma… non c’è nessuno zaino” obbiettò Valerie.
 
 Di tutta risposta, il ragazzo prese il suo zaino e lo lasciò cadere di peso sulla sedia libera. Valerie sentì il sangue salirle alla testa.
 
 “Ok, messaggio ricevuto…”
 
 Furiosa, si diresse verso l’ultima fila, quando sentì qualcuno chiamarla più indietro.
 
 “Pssst! Valerie!”
 
 La ragazza si voltò, osservando la mano alzata di suo fratello Trent, seduto in seconda fila. Valerie lo raggiunse, notando che le aveva tenuto il posto.
 
 “Potevi almeno avvisarmi!” protestò la ragazza.
 
 “Ci ho provato, ma il telefono non ti prendeva… e poi dov’eri finita? Appena siamo arrivati qui all’università ti ho persa di vista!” replicò suo fratello.
 
 “Non ti riguarda” tagliò corto Valerie. Trent alzò gli occhi al cielo, ma non toccò più l’argomento.
 
 I due fratelli avevano avuto un percorso opposto nell’ambientarsi al loro primo anno di università. Mentre per Trent fu più semplice e rapido, per Valerie era ancora difficile riuscire anche solo a farsi rivolgere la parola dai suoi colleghi. Lei, al contrario di suo fratello, era molto più impacciata ed irascibile, per cui cercava di ridurre al minimo le interazioni sociali, visto che i suoi colleghi non erano il massimo della simpatia. Una discrepanza curiosa tra loro due, considerando che a prima vista sembravano due gocce d’acqua: entrambi magri, con capelli neri e occhi castani, che si spostavano insieme e sedevano assieme ad ogni lezione.
 
 In quel momento arrivò finalmente la professoressa di biologia marina, una donna bassa con capelli a caschetto ed enormi occhiali ottagonali. La sua voce stridula fece da contorno ad una lezione particolarmente soporifera sui protozoi e le alghe unicellulari, a cui Trent e Valerie prestarono attenzione come la si presta ad una gara di corsa tra lumache. Alla fine della lezione, la professoressa assegnò loro un compito per casa: raccogliere dei campioni di acqua marina a distanza progressiva dal porto e osservarne la fauna microscopica, per poi portare a lezione una relazione con tanto di fotografie.
 
 “E come li prendiamo dei campioni a largo del porto? A nuoto?” chiese Trent sbuffando, mentre si dirigevano verso l’aula della lezione successiva.
 
 “Ci sono delle barche a motore attraccate al molo vicino al commissariato. Sono perennemente legate, quindi credo che non appartengano a nessuno. Possiamo usare quelle per allontanarci di qualche decina di metri e prendere campioni diversi di acqua marina” replicò Valerie, sistemandosi il codino fra i capelli.
 
 “Sì, Valerie, ci stavamo giusto chiedendo se magari al largo avresti trovato qualche posto libero la prossima volta che c’è lezione!” disse una ragazza passando al loro fianco, insieme ad un gruppetto di amiche che sghignazzavano. Valerie si impiantò sul pavimento, mentre il volto le diveniva scarlatto. Trent la afferrò per il braccio.
 
 “Lasciale perdere, non ne vale la pena” disse, saggiamente, per poi trascinarla con sé. Valerie continuò a osservare con la coda dell’occhio il gruppetto di ragazze, ma seguì ugualmente il fratello.
 
-----o-----

Dopo pranzo, Trent e Valerie chiesero in prestito l’auto dei loro genitori e si diressero al vecchio molo vicino al commissariato. Valerie preferì cedere la guida al fratello, sebbene detestasse il suo vizio di sintonizzare ossessivamente la radio sui canali di cronaca.
 
 “Almeno per una volta, potresti evitare? Sono giusto dieci minuti di viaggio” disse, seccata. Trent la ignorò, focalizzato con gli occhi sulla strada e con le orecchie sulla radio.
 
 “…alla vigilia del terzo anniversario della morte del tenente Aqua Sanderson, uccisa accidentalmente durante una rapina. La ragazza viene ricordata per il suo coraggio e per la sua dedizione al corpo di polizia, che l’hanno sempre contraddistinta nonostante la giov-“
 
 Valerie spense la radio, stufa.
 
 “Ehi!” protestò Trent.
 
 “Sappiamo questo storia a memoria, ogni anno la sentiamo. E comunque siamo arrivati, trova posto e scendiamo” tagliò corto sua sorella.
 
 Il luogo era deserto come sempre e il mare era fortunatamente calmo, nonostante il cielo fosse totalmente grigio. In ogni caso, entrambi non avevano intenzione di trattenersi a lungo, vista la tediosità del compito. Parcheggiarono l’auto vicino la piattaforma, lasciarono i loro telefoni nel cruscotto per paura che potessero finire in acqua e salirono su una delle due barche abbandonate, sperando che ci fosse carburante nel motore.
 
 “Tira la cinghia” disse Trent, mentre posava il suo zaino sulla barca. Al suo interno vi erano tre barattoli di vetro per la raccolta dei campioni,  rendendolo piuttosto pesante da portare sulla schiena. Valerie tirò la cinghia del motore un paio di volte e, con gradita sorpresa dei due fratelli, si mise in moto, borbottando come un’auto d’epoca.
 
 “Direi che per una volta siamo fortunati” disse Valerie, raggiante. “Io mi metto alla guida, tu preleva un primo campione adesso, prima che ci mettiamo in moto”
 
 Trent tirò fuori uno dei barattoli dallo zaino, lo immerse in acqua in modo da riempirlo, e lo riposò. Valerie attese che finisse, dopodiché si mise al timone della barca, mentre il fratello la slegò dall’ormeggio, e poterono finalmente partire.
 
 Il mare era quasi una tavola, per cui la navigazione risultò semplice. Tuttavia, non sapevano fino a che punto avrebbero dovuto allontanarsi per trovare un campione d’acqua sufficientemente diverso da quello a riva. Valerie portò, quindi, la barca a circa 100 metri dalla piattaforma, per poi fermarsi in mezzo al mare.
 
 “Ok, prendi un altro campione”
 
 Trent ripeté l’operazione che aveva effettuato a riva, per poi contemplare, controluce, il barattolo pieno.
 
 “Secondo te è abbastanza diversa la popolazione microscopica di questa roba?” disse, perplesso.
 
 “Che intendi dire?” chiese sua sorella, alzando un sopracciglio.
 
 “Proviamo ad allontanarci a 200 metri dal molo. Al largo avremo maggiori probabilità di trovare acqua diversa”
 
 Valerie alzò gli occhi al cielo. “Non mi va di allontanarmi troppo, Trent, il tempo non è neanche dei migliori. Non vorrei che il mare si agitasse”
 
 Trent si tamburellò le labbra con l’indice, pensieroso. “Hai ragione, facciamo 150 metri e torniamo subito a riva” disse, infine. Valerie fece una smorfia senza, tuttavia, obbiettare, e mise di nuovo in moto l’imbarcazione. Si allontanarono di altri 50 metri dalla loro posizione, per poi rifermarsi in pieno mare aperto. Trent riempì l’ultimo barattolo, soddisfatto.
 
 “Ok, con questa siamo a posto” disse, rimettendo il barattolo nello zaino e chiudendo la cerniera. “Mi auguro di trovare alghe rare come minimo”
 
 “Ti andrà bene se troverai alghe, punto” disse Valerie, seccata, quando un rumore simile ad una ventola destò la sua attenzione.
 
 “Oh no, non dirmi che inizia a piovere…” disse, alzando gli occhi verso le nuvole.
 
 Ma sul suo volto non cadde neanche una goccia, il che era piuttosto strano.
 
 “Facciamo in fretta e torniamo al molo” la esortò Trent. Valerie girò il timone e fece dietro front, quando scorse in lontananza un motoscafo nero, su cui vi era un uomo avvolto in un lungo cappotto, intento a tirare su dall’acqua una specie di sonda. L’uomo rivolse il suo sguardo verso di loro, dopodiché si mise anche lui al proprio timone.
 
 “E quello chi diavolo…”
 
 Il fianco sinistro della barca di Valerie e Trent esplose in un turbinio di schegge di legno. I due fratelli urlarono spaventati, dopodiché Trent si avvicinò per osservare cosa fosse accaduto. Sul fianco della barca vi era un grosso foro di proiettile. Il ragazzo si voltò verso sua sorella, terrorizzato.
 
 “Che aspetti? Metti in moto e andiamo via da qui!”
 
 Valerie inchiodò sull’acceleratore e diresse la barca a tutta velocità verso il molo. L’uomo misterioso, a sua volta, accese il motore della sua barca e li inseguì. Trent si girò in modo da vedere il loro inseguitore, notando con disappunto che la sua barca era molto più veloce della loro.
 
 “Di questo passo ci raggiungerà in pochi minuti!” urlò alla sorella.
 
 “Ma perché ce l’ha con noi?”
 
 “Non lo so, ma tu pensa a guidare!”
 
 Un altro proiettile colpì la loro barca, stavolta sfiorando il fianco destro, portando Trent e Valerie ad abbassare istintivamente la testa. Trent si spostò a poppa, sempre mantenendosi al riparo, e cercò di osservare meglio il loro inseguitore, ormai abbastanza vicino. Aveva capelli corti castani, occhi gelidi e una vistosa cicatrice sulla guancia destra, inoltre impugnava una strana pistola dalla canna lunga e una specie di mirino. L’uomo puntò nuovamente la sua arma verso di loro.
 
 “Valerie, ho avuto un’idea! Cerchiamo di muoverci a zig-zag! Saremo più difficili da colpire!” urlò Trent. Valerie annuì e cominciò a muovere il timone in maniera casuale, facendo muovere la barca come ubriaca. I continui ballottamenti dell’imbarcazione cominciarono a far venire la nausea a Trent, ma il ragazzo cercò di resistere. Alcuni proiettili sfrecciarono al loro fianco, ma nessuno colpì l’imbarcazione. Finché il motore era intatto, pensò Trent, c’era ancora speranza.
 
 L’uomo tornò alle redini del timone e virò verso la sua sinistra, spostando la barca lungo una traiettoria a curva. Valerie lo osservò, perplessa da quella manovra.
 
 “Che sta facendo?” chiese.
 
 “Non lo so, forse si è arreso” disse suo fratello, osservando la barca nera.
 
 Ma il loro inseguitore cominciò rapidamente a virare verso destra, e un timore si impadronì di Trent.
 
 “Vuole tagliarci la strada! Valerie, accelera!”
 
 “Sono già al massimo, più di così questa carretta non va!” replicò la ragazza, ma ormai la barca nera era vicinissima.
 
 “VALERIE!”
 
 La punta della barca nera sfondò il fianco dell’imbarcazione dei due fratelli, riducendola in brandelli, e l’urto fece perdere i sensi a Trent e Valerie, che caddero in acqua.

Dopo aver fermato la sua barca, l’uomo rimase per un paio di minuti ad osservare i corpi dei due fratelli mentre sprofondavano lentamente, dopodiché fece marcia indietro e si diresse verso il molo, lasciando Trent e Valerie sul fondale, in balia dei pesci.
   
 
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