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Autore: SOI_7    27/09/2020    0 recensioni
Una poliziotta di Atlantic City viene coinvolta nelle macchinazioni di un pericoloso anarchico, finendo vittima di un incidente che non solo le distruggerà la vita, ma che metterà in pericolo l'intera città.
Una rivisitazione in chiave moderna pseudorealistica del topos classico delle sirene
Genere: Azione, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 2 – Il generatore
 
Erano trascorsi due giorni dall’incontro con Oliver Ursine e, anche se non erano avvenuti altri attacchi, Aqua si sentiva comunque nervosa. Il fatto che l’anarchico l’avesse lasciata in vita le faceva temere possibili ripercussioni future ai danni suoi, dei suoi colleghi o della sua famiglia. Inoltre, vederlo con i suoi occhi, sentire la sua voce, le sue motivazioni e, soprattutto, osservarlo operare sul campo avevano totalmente ridimensionato l’opinione che si era fatta di lui, rendendolo ancor più temibile di quanto non fosse già.
 
 Stava nuovamente riflettendo sui recenti eventi nel suo ufficio, quando un poliziotto bussò alla porta.
 
 “Avanti”
 
 “Tenente, il commissario Hardy vorrebbe vederla nel suo ufficio quanto prima” disse il poliziotto, sporgendosi dall’uscio. La ragazza si limitò ad annuire, dopodiché si alzò e si diresse verso l’ufficio del commissario.
 
 Il commissario Stephen Hardy era intento a leggere alcuni documenti. Era un uomo sulla cinquantina, di carnagione scura, con corti capelli e una barba dai bordi ben definiti. All’ingresso di Aqua alzò subito lo sguardo.
 
 “Oh, eccoti qui, Aqua” disse, mettendo da parte il documento.
 
 “Voleva vedermi?” chiese la ragazza.
 
 “Sì, figliola. Siediti pure, questa chiacchierata sarà un po’… lunga” disse Hardy, indicando la sedia di fronte alla sua scrivania. La ragazza esitò un paio di secondi, dopodiché si sedette.
 
 “Come ti senti, figliola?”
 
 Aqua fu sorpresa dalla domanda. “Ehm… bene. Perché?”
 
 “Mi hanno detto che da quando c’è stato l’incidente non fai altro che stare da sola e non parlare con nessuno” disse il commissario. Aqua spostò lo sguardo verso sinistra.
 
 “Non è nulla, commissario. Sono solo ancora scossa, ma mi passerà”
 
 “Se hai bisogno di qualche giorno di riposo, Aqua, possiamo sostituirti tranquillamente. Sei uno dei miei elementi migliori, non voglio che il lavoro ti consumi” disse Hardy, apprensivo. Aqua scosse il capo. “Sto bene, davvero. E sono pronta per il prossimo incarico!” disse, decisa. Hardy inarcò un sopracciglio, ma prese la sua risposta per buona.
 
 “Se ne sei certa…” disse. “Te la senti di accettare un incarico speciale per domani?”
 
 Aqua annuì. Hardy riprese il documento che stava leggendo poco fa.
 
 “Allora… innanzitutto, devo raccomandarti di tenere per te le informazioni che sto per darti. Si tratta di roba del governo, altamente classificata, quindi conosci la procedura”
 
 “Non ci sarà nessuna missione, capito” disse Aqua. Hardy emise lo sbuffo di una risata, dopodiché continuò.
 
 “Il governo è entrato in trattative con una multinazionale francese per la vendita di un prototipo di generatore in grado di emettere e manipolare i campi elettromagnetici. Si tratta di qualcosa di veramente grosso, non è un semplice disturbatore di dispositivi elettronici: quest’affare emette campi così potenti che potrebbe sollevare auto con il solo magnetismo se venisse applicato ad una gru, potrebbe trasmettere una registrazione ad un intero continente interferendo con le radio, per non parlare di possibili applicazioni in ambito energetico. Tuttavia, proprio perché è un prototipo, non è stato ancora divulgato nulla al riguardo. L’azienda francese l’ha comprato da noi per un ammontare di quasi due miliardi di dollari, e conta di perfezionarlo ulteriormente per affiancarlo ai loro reattori nucleari e condurre maggiori esperimenti sulla fusione.
 Ora, siccome quest’affare deve essere consegnato, ma è roba segreta, abbiamo fissato un incontro con i francesi domani mattina, al molo. Il generatore è stato mischiato con una partita di scorie tossiche da smaltire al di fuori dal territorio americano, per cui la nave francese si fingerà un cargo di rifiuti e riceverà il generatore insieme ad essi. Mi segui?”
 
 “Hm-hmm”
 
 “Il tuo compito è abbastanza semplice: dovrete effettuare voi la consegna. Nessun esponente del governo o della sua equipe di ricerca sarà presente sul luogo onde evitare sospetti, quindi assicuratevi che vada tutto liscio e nessuno interferisca, perché quell’affare non è solo importantissimo per la trattativa: è anche una potenziale arma, e sarebbe un disastro qualora finisse nelle mani meno adatte”
 
 “Ursine?” chiese la ragazza. Il commissario annuì lentamente.
 
 “Non abbiamo la certezza che sappia dell’esistenza del generatore ma, considerati i suoi precedenti e la sua dannata abilità a sapere sempre tutto prima di noi, non mi stupirei se si presentasse sul luogo. Non importa a che costo, non deve avere quel generatore. Tutto chiaro?” disse, infine. Aqua esitò per qualche secondo, mordendosi un labbro.
 
 “Aqua, ripeto quanto detto prima: se non te la senti, posso sostituirti tranquillamente” disse Hardy.
 
 “No, commissario, va benissimo. Accetto l’incarico” rispose la ragazza. Il commissario sospirò.
 
 “E sia, allora. L’appuntamento è domattina alle 8:30 al molo vicino al commissariato, la nave francese arriverà circa un’ora dopo. Ovviamente porterai la tua unità con te, mentre il generatore e le scorie saranno già sul luogo. Questo è tutto” concluse Hardy. Aqua annuì, dopodiché si alzò e fece per lasciare l’ufficio, quando Hardy la richiamò un’ultima volta.
 
 “Aqua?”
 
 “Sì?” chiese la ragazza, voltandosi.
 
 “Focalizzati solo su quello che ti ho detto, mi raccomando” disse Hardy, apprensivo.
 
 La ragazza lo fissò, perplessa, e si limitò ad annuire. Hardy sembrava spaventosamente sua madre, in quel momento.
 
-----o-----

L’indomani mattina Aqua si recò al molo insieme alla sua nuova unità -costituita da tre sergenti- con un quarto d’ora di anticipo. Il molo distava solo dieci minuti d’auto dal commissariato, il quale si ergeva anch’esso nell’area costiera di Atlantic City, su di un promontorio che sovrastava tutta la costa. Il molo era praticamente isolato, vi erano soltanto un paio di barche attraccate ed una schiera di scogli, incluso uno particolarmente grande, simile ad un faraglione. Il luogo perfetto per uno scambio top secret.
 
 Come anticipato da Hardy, i container di rifiuti tossici erano già presenti e nessuno si trovava sul posto, in quanto era fondamentale impedire che qualcuno sospettasse il coinvolgimento del governo nella consegna. Aqua e i tre sergenti scesero dalla loro volante e si avvicinarono ai container, per controllarne lo stato.
 
 “Sono giusto tre, tenente” disse uno dei sergenti. “Il generatore si trova in uno di essi, ma non ci è stato detto quale”
 
 “Apriteli tutti e tre, voglio assicurarmi che sia effettivamente al loro interno” disse Aqua. I suoi sottoposti aprirono gli sportelloni dei tre container, osservandone il contenuto. Mentre in quelli di destra e sinistra vi erano solo dei barili gialli, contrassegnati dal classico simbolo di alta tossicità, il container centrale aveva al suo interno uno strano apparecchio elettronico, grande tre volte il motore di un’automobile, pieno di bobine, cavi e un enorme “obbiettivo” centrale simile a una macchina fotografica. Non vi erano dubbi che fosse quello il tanto segreto dispositivo.
 
 Aqua lo osservò attentamente per qualche secondo, chiedendosi quale potesse essere il suo reale potenziale distruttivo, nelle mani di Ursine. “Va bene, richiudete tutto”
 
 I tre sergenti eseguirono l’ordine. La ragazza tirò un sospiro di sollievo: il fatto che il generatore fosse ancora lì significava che Ursine non era ancora giunto sul luogo.
 
 “La nave arriverà tra un’ora, scegliete un lato del molo e tenetelo d’occhio” disse Aqua. “Non sappiamo se e quando Ursine attaccherà, ma potrebbe farlo da qualunque direzione, quindi non abbassate la guardia”
 
 I tre sottoposti si disposero dietro ai container, mentre Aqua rimase al centro della piattaforma, guardandosi attorno. Estrasse la sua pistola dalla fondina: questa volta quel pazzoide l’avrebbe trovata pronta.
 
 So che vuoi questo generatore, bastardo. Prova anche solo ad avvicinarti.
 
 Rimasero in allerta per circa un quarto d’ora, senza nessun segno di vita nei paraggi. L’unico suono che interrompeva quel silenzio teso era il rumore delle onde, e la cosa rendeva Aqua tutto fuorché tranquilla.
 
 “Tenente… siamo davvero sicuri che Ursine lo sappia? Ovviamente non lasceremo il posto finché non avremo consegnato il carico, ma… insomma, come può saperlo?” chiese uno dei sergenti.
 
 “Come fa sempre, Harold. Nessuno lo sa, ma ci riesce sempre, per cui è più semplice impedire il disastro piuttosto che risolverlo” disse Aqua, continuando a guardarsi attorno.
 
 Ma il suono delle onde continuava ad essere l’unico segno di attività. Sembrava anche che stesse aumentando la sua intensità, divenendo più simile al rumore di un ventilatore acceso.
 
 Aqua si accigliò: quel suono non era normale.
 
 Si voltò verso gli altri poliziotti, che sembravano anche loro perplessi da quello strano rumore, quando improvvisamente un oggetto avvolto da una coltre di fumo piombò tra di loro dall’alto. L’oggetto continuò ad emettere fumo, che pian piano si sparse attorno a loro, offuscando la loro vista e limitando il loro respiro.
 
 “Fumogeno!” disse Aqua, tossendo. “Imbevete un fazzoletto d’acqua e portatevelo al naso!”
 
 I tre sergenti eseguirono l’ordine, abbandonando la loro copertura e sporgendosi dalla piattaforma per bagnare un fazzoletto di stoffa, mentre Aqua trattenne il respiro, si diresse verso il fumogeno e lo calciò in mare, facendo sì che portasse la coltre di fumo con sé. Non appena la visibilità dell’area migliorò, tuttavia, un proiettile attraversò la testa del sergente di nome Harold, uccidendolo.
 
 “Harold!” esclamò Aqua allarmata, dopodiché si voltò verso gli altri due sergenti. “Mettetevi al riparo!”
 
 I due sergenti si precipitarono verso i container per rimettersi al coperto, ma altri due proiettili riservarono loro la stessa fine di Harold. Aqua non poté che guardare la scena, impietrita, mentre un quarto proiettile le sfiorò i capelli. La ragazza imprecò e si lanciò dietro un container, ansimando. Anche se non ne aveva la certezza, solo un uomo poteva aver orchestrato così minuziosamente quell’attacco, dal momento che il fumogeno era stato solo un diversivo per farli uscire allo scoperto e renderli bersagli facili.
 
 Stava succedendo di nuovo. Ursine l’aveva trovata ancora una volta, e l’aveva nuovamente privata dei suoi compagni. Non aveva idea di come ci fosse riuscito, ma l’aveva di nuovo messa in trappola.
 
 Aqua si sporse lentamente da dietro il container, ma un quinto colpo sfrecciò di fronte al suo naso, costringendola a ritornare al riparo. Il suo cuore stava battendo a velocità allarmante, mentre il suo cervello stava analizzando tutte le possibili opzioni: non poteva uscire dal suo riparo, altrimenti Ursine l’avrebbe uccisa sul colpo, né poteva rimanere lì a lungo, altrimenti Ursine sarebbe venuto personalmente a farla fuori, e soprattutto non poteva sperare di resistere fino all’arrivo della nave. Tuttavia, anche Ursine sapeva di dover fare in fretta, sicché non avrebbe mai potuto far fuori tutto l’equipaggio della nave da solo. Se il criminale avesse lasciato il suo nascondiglio, Aqua avrebbe potuto giocarsi il tutto per tutto in uno scontro ravvicinato.
 
 La ragazza decise di spostarsi dietro un altro container. Muovendosi, attirò altri proiettili su di lei, ma riuscì a non farsi colpire e a passare dietro il container centrale, quello in cui era custodito il generatore. Rimase lì nascosta per cinque minuti, durante i quali cercò di resistere alla tentazione di sporgersi e rispondere al fuoco, quando dei passi in lontananza destarono la sua attenzione. Si voltò verso la sua destra, e poté finalmente vedere il suo avversario per la seconda volta.
 
 La ragazza si alzò immediatamente e puntò la pistola verso Ursine, che a sua volta teneva la propria puntata verso Aqua. I due rimasero immobili, con le armi rivolte l’uno contro l’altro, a fissarsi.
 
 “Sei coriacea, tenente” disse Ursine, come al solito gelido.
 
 “Questa è l’ultima volta che ti lascio uccidere altri innocenti” sbottò la ragazza.
 
 “Sono morti per ingenuità, non li chiamerei propriamente innocenti”
 
 “STA’ ZITTO!”
 
 Ursine avanzò di un passo, mentre Aqua si irrigidì.
 
 “Come hai fatto a trovarci?” ringhiò Aqua.
 
 “Credevi che ti avessi lasciata in vita per pietà?” disse Ursine. “Sapevo di questo prototipo da tempo, ma avevo bisogno di una pista per ottenerlo a colpo sicuro. Non è stato facile, ma l’idea di ottenere queste informazioni dalla polizia stessa si è rivelata vincente”
 
 Aqua era confusa dalle parole del criminale. “Di che diamine parli? Perché ti interessa questo generatore?”
 
 “Come ti dissi durante il nostro primo incontro, il mio fine ultimo è fare in modo che questa società si distrugga da sola sotto lo sguardo inorridito del mondo. Io ho solo acceso la miccia che distrusse Roma, ma alla fine saranno i romani e i cristiani a farsi guerra, mentre io li osserverò eliminarsi a vicenda”
 
 “…una miccia?” chiese Aqua, sempre più perplessa.
 
 “Non hai ancora capito? Sei tu la miccia, tenente. Ho messo una cimice nel tuo walkie-talkie mentre eri priva di sensi” disse Ursine, lasciandosi sfuggire un debolissimo sorriso. “Avresti dovuto assicurarti di essere pulita, prima di tornare in centrale”
 
 Aqua si sentì dannatamente stupida: la missione era fallita e altri tre poliziotti erano morti, il tutto per un suo errore.
 
 “Temo che il commissario dovrà rimangiarsi le sue parole, dopo averti definita uno dei suoi elementi migliori” continuò Ursine, beffardo.
 
 Quelle parole, insieme ai sensi di colpa, fecero perdere il controllo ad Aqua. Aprì rapidamente il fuoco sul criminale, il quale incassò un paio di proiettili con il giubbotto che lo proteggeva e riuscì a mettersi al riparo dietro un altro container. La ragazza lo inseguì, per poi sporgersi lentamente dal container dietro cui Ursine si era nascosto, ma non trovò nessuno. Un braccio avvolse la sua gola da dietro, tentando di soffocarla. Aqua perse la sua pistola e si divincolò, cercando di liberarsi dalla presa, ma Ursine era molto più forte di lei. Guardò il container alle loro spalle con la coda dell’occhio, dopodiché si piegò in avanti, destabilizzando l’equilibrio del criminale, per poi camminare all’indietro e fargli sbattere violentemente la schiena contro la parete del container. L’urto fece perdere la presa ad Ursine e la pistola gli cadde di mano, mentre il portellone del container si aprì e alcuni barili di scorie si riversarono in mare, liberando il loro liquido verdastro. Aqua approfittò dell’attimo di confusione di Ursine per calciare via la sua pistola e iniziare una serie di pugni su di lui, ma il criminale si ricompose rapidamente e cominciò a pararli, finché non afferrò il braccio destro di Aqua e sferrò anche lui un pugno al volto della ragazza, atterrandola. Ursine estrasse, poi, un coltello dalla sua giacca, e si avventò su di lei, tentando di pugnalarla. La ragazza bloccò il coltello con entrambe le braccia, mentre la lama era a un paio di centimetri dal suo volto e, usando tutta la sua forza, riuscì a spingerla all’indietro, facendo sì che colpisse il volto di Ursine. Il criminale barcollò all’indietro, portandosi una mano al volto, mentre Aqua si asciugò la guancia dallo schizzo di sangue che l’aveva colpita, dopodiché si guardò rapidamente attorno.
 
 Nonostante avesse strappato qualche colpo ad Ursine, finora era riuscita solo a temporeggiare. Il suo avversario era molto più forte di lei e le forze la stavano abbandonando sempre di più, per cui non sapeva fino a che punto avrebbe resistito prima che Ursine non l’avesse uccisa e si fosse impossessato del generatore. Istintivamente, si voltò alle sue spalle per guardare il container, e notò le scorie verdastre che galleggiavano in mare. Le parole di Hardy riaffiorarono nella sua testa.
 
 “Non importa a che costo, non deve avere quel generatore”
 
 Aqua decise rapidamente il da farsi. Si alzò, spinse con le ultime forze che le rimanevano il container del generatore e lo fece cadere in mare, tra le scorie, dopodiché si accasciò sulla piattaforma, stremata, mentre un “NO!” si levò alle sue spalle.
 
 Ursine si era rimesso in piedi. Aveva un vistoso taglio sulla guancia destra che andava dalla mandibola a fin quasi la palpebra inferiore e, per la prima volta da quando Aqua lo aveva incontrato, la sua espressione era allarmata, cosa che riuscì a strappare un sorriso alla ragazza. Purtroppo, questa soddisfazione durò poco, poiché Ursine caricò ringhiando verso di lei e le afferrò le braccia. Aqua cercò di divincolarsi, ma era troppo esausta. L’anarchico la trascinò oltre la fine della piattaforma e la lasciò cadere in mare, nel mezzo delle scorie tossiche che si erano riversate poco prima. Si rimise in piedi, ansimante, osservando il corpo di Aqua sprofondare lentamente tra la melma verdastra, dopodiché si guardò attorno, in modo da assicurarsi che nessuno lo vedesse, raccolse pistola e coltello e si allontanò.
   
 
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