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Autore: Legar    30/09/2020    6 recensioni
Dopo aver scoperto di essere incinta, Narcissa ha rinunciato a Severus, per amore di suo figlio. Ogni notte, da allora, rivive il loro addio, nel rimpianto di quanto ha perduto e della sua fine brutale. Eppure, al tempo stesso, non può pentirsi della scelta che l’ha condotta a conoscere l’amore materno.
[Seconda classificata al contest “A Swift Contest” indetto da fantaysytrash sul forum di EFP e vincitrice del premio "Best Song".]
[Seconda classificata al contest “Double, double, toil and [drabble]- Contest” indetto da CatherineC94 sul forum di EFP e vincitrice dei premi “Best Atmosphere” e "Miglior Personaggio Shakesperiano.]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Severus/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il linguaggio segreto del rimpianto

 


Narcissa non combatteva più l’abitudine di sorseggiare il contenuto del bicchiere di cristallo riempito da un elfo domestico dopo cena. Whisky Incendiario per l’oblio del sonno. Le scivolava in gola come simulacro ardente della passione che lui usava disegnarle ruvidamente addosso.

Sulle labbra serbava il sapore della lacrima solitaria che aveva baciato sul suo viso, dicendogli addio. Una volta e per sempre, mille volte e mai.

Le sue parole avevano colpito per uccidere, ma era stata l’ira a pronunciarle.

«Chi mai preferirebbe Severus Piton al ricco e potente Lucius Malfoy?»

Il suo addome era ancora piatto, ma ne sentiva già tutto il peso. La sua priorità era il bene della vita che cresceva in lei, come poteva lui non capire e pretendere che lasciasse il padre del suo bambino?

Il rammarico per ogni singola sillaba di fiele la teneva sveglia di notte, mentre si aggirava inquieta per il maniero, trovando infine il luogo del suo conforto.

Nei suoi ricordi lui capiva solo il linguaggio dei suoi baci, e lei quello dei suoi, perciò non era stato in grado di indovinare quanto lei aveva taciuto. Non si erano dati una definizione con vocaboli romantici, bensì mormorii ineffabili sulla pelle, in un’alcova di gemiti celati e fruscii di lenzuola inuditi.

Avrebbe voluto non dover annientare ogni accenno di tenerezza che era esistito tra loro, ma non aveva visto la possibilità di un’altra scelta. Avrebbe voluto non doverlo ferire, per non portarne lei stessa le cicatrici.

A costo di ammantare il proprio futuro di tenebra impalpabile, Narcissa aveva desiderato il firmamento più brillante ad accogliere la piccola stella che cullava sul grembo,[1] dolcemente, perché si addormentasse.

«Mamma, mi racconti una storia?» Un lieve sbadiglio, la voce strascicata. Suo figlio, l’unico legame che valeva la pena considerare indissolubile.

Rimuginare su quanto aveva perduto le rammentava solo con più vigore ciò che aveva ottenuto.

«Molto tempo fa, in un lontano paese, c’era un re stolto…»[2]

Nessuno avrebbe mai conosciuto l’esatto fardello delle sue rinunce.

Il sentimento che era prosperato al riparo da occhi estranei, nell’intimità di braccia che si protendevano verso l’illecito, talvolta pareva inafferrabile anche a lei, di giorno, quando occupava il suo posto nel mondo, per insinuarsi in lei nelle ombre tratteggiate dalla luna.

Se allora non ne fosse stata accecata, avrebbe compreso prima che un amore vissuto soltanto in una torbida segretezza non può sopportare il chiarore del sole.

Per contrasto, il suo bambino splendeva più di ogni cosa, l’oro prezioso dei suoi capelli fini e la luce nei suoi sorrisi sdentati. Aveva un modo peculiare di abbozzare il suo affetto filiale in abbracci irruenti e frasi incerte e sua madre lo venerava con inesplicabile trasporto.

Le sue palpebre si erano abbassate. «Buonanotte, Draco.»

Il sussurro struggente di un innamorato.

Non sarai mai il mio più grande rimpianto.

Addio, Severus.



[1] È un riferimento alla tradizione della famiglia Black di scegliere nomi tratti dalla nomenclatura astronomica.

[2] È l’incipit di Baba Raba e il ceppo ghignante, da Le Fiabe di Beda il Bardo.

   
 
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