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Autore: harrypotter_vita    03/10/2020    1 recensioni
Solitamente, ci vuole molto poco per distruggere la vita di qualcuno. Basta sposare la persona sbagliata, oppure dimenticarsi di utilizzare le protezioni quando servono e ritrovarsi con una bocca in più da sfamare in piena crisi economica. Ma non è questo il caso. In effetti, nessuno avrebbe mai pensato che una una pozione non completata in grado di ridurre un essere umano alle dimensioni di una Barbie sarebbe bastata per mandare all'aria i piani di due intere famiglie.
E così, uno Scorpius Malfoy alto neanche dieci centimetri e una Rose Weasley visibilmente irritata si ritrovarono a dover convivere per cercare di risolvere quell'enorme casino che si era venuto a creare, cercando di nascondere tutto il fattaccio agli occhi dell'intera Hogwarts.
Si prospettava essere un settimo anno molto interessante, terribile, sì, ma molto interessante.
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Dal testo:
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" Rose cadde pesantemente in ginocchio, la rabbia sparì completamente dal suo volto, lasciando un'espressione vuota e disperata al suo posto. Era incredibile. Non riusciva ancora a metabolizzare che Scorpius Hyperion Malfoy le aveva appena rovinato la vita. "
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Storia pubblicata anche su wattpad con lo stesso titolo
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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CAPITOLO 4

TEMPESTA D'ODIO



 



Alla fine, arrivò quel fantomatico giovedì.

Rose non riuscì a rilassarsi neanche un secondo durante la colazione, soprattutto perché suo fratello aveva preso letteralmente il possesso delle sue tre amiche, entusiaste per la festa Grifondoro-exclusive di quella sera.

– Ma ci saranno anche dei bei ragazzi?! – Strepitò Lavanda, curiosa come al solito. Lavanda era una delle ragazze che più si interessava alla fauna pene-munita di Hogwarts, ma era anche l’unica che alla fine non combinava mai niente. Diceva che la piaceva solo “guardare”, ma la realtà è che non esisteva un ragazzo capace di tenere a freno la sua energia. Ogni volta che un pene-munito le si avvicinava scappava quasi subito a gambe levate, dopo che Lavanda gli aveva mostrato la sua collezione di disegni yaoi lemon.

Hugo annuì con piacere. – Degli invitati se ne sta occupando principalmente Lily, ma di sicuro saranno invitati tutti i grifoni dal quinto anno in su!

Shay e Lavanda esultarono, mentre Leslie e Rose rimanevano in disparte, a sorseggiare il loro succo di zucca con tutta calma. Nessuna delle due nutriva particolare soddisfazione per le feste, avevano già in programma di restare in dormitorio per quella sera a non fare un beato nulla. Ah, no. Rose doveva studiare.

– Rose, Lelsie, venite anche voi vero? – Chiese Shay con gli dolci.

Entrambe scossero energicamente la testa. – Divertitevi voi due a caccia di ragazzi, ma io non voglio immischiarmi in festini clandestini –. Rispose Lelsie. Rose gli diede mano forte. Lei era una Caposcuola, doveva dare il buon esempio.

Entrambe le loro amiche sbuffarono con dissenso, ma decisero che sarebbero comunque andate alla festa, anche senza di loro.

– Vi racconteremo tutte le nostre avventure!

– Non sapete cosa vi perdete, davvero!

Ed erano andate avanti così per tutta la colazione, cercando, invano, di far cambiare loro idea.


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Quel pomeriggio ebbero il primo allenamento di quidditch, una cosa che, a parere di Hugo, era stata fatta apposta per sabotare la sua riserva di energie.

– Ma proprio oggi l’allenamento? Ti prego, Larion –. Mugugnò al capitano della squadra, con la tuta sportiva già indossata e la scopa in mano. – Anche tu stasera sei invitato alla festa, perché vuoi stancarti prima di una notte piena di divertimento?

Larion non gli rispose, non ritenendo che il suo discorso da pigro fosse degno di una risposta intelligente. Si issò sulla scopa e chiamò a raccolta tutti i suoi compagni di squadra, che lo raggiunsero a decine di metri di altezza, tra sospiri di dissenso e sbuffi di lamentela per quella convocazione improvvisa. In fin dei conti la stagione di quidditch non era ancora cominciata.

– Ciao Larion, è da un’estate che non ci si rivede –. Lo salutò calorosamente Lily, sventolando la sua piccola manina nella sua direzione.

Lui le sorrise con piacere. – Ciao anche a te… Emh, Lily –. Il rossore che si creò sul suo viso fece subito contrasto con il consueto pallore della sua pelle. Ogni volta che vedeva Lily, si trasformava in un indiano pellerossa.

– Allora, cos’è questa riunione improvvisa sul campo? – Sbottò Camron Ness, il loro battitore del sesto anno. Teneva le braccia incrociate, senza avere la presa sulla scopa, mostrando a tutti quanto fosse bravo a mantenere l’equilibrio. Quell’estate si era tagliato i capelli, facendo assomigliare il suo taglio a quello dei militari. Le sue spalle larghe e la sua compostezza non facevano altro che sottolineare quella somiglianza.

Tutti si girarono verso di lui, guardandolo contrariato. Aveva sempre dei modi di fare piuttosto bruschi.

Lui rispose con uno sbuffo, degno del migliore toro pigro e aggressivo che fosse mai esistito.

– Magari è un incontro semplice per parlarci… Insomma, non ci vediamo da un’estate, non ti siamo mancati? – Chiese ironica Lily, con una finta punta di finta tristezza nella voce.

Dalla faccia che fece Camron capirono tutti quale fosse la sua risposta. – Sprechiamo un intero pomeriggio solo per parlarci? La gente è impegnata, non possiamo stare qui a chiacchierare come se niente fosse –. Sbuffò come risposta.

Rose, che era rimasta in silenzio fino a quel momento, non poté che dargli ragione. – Oltretutto non è neanche la migliore delle giornate, tira vento –. Disse.

Tutti loro avevano notato il forte vento che si era alzato nelle ultime ore e l’annuvolamento improvviso del cielo. Ogni minuto che passava l’aria diventata sempre più umida, tutto quello sembrava gridare “pioggia imminente!”. Ma il loro capitano e cercatore, Larion Petrov, era un russo con i controcazzi, ed era la pioggia ad essere impaurita di lui, non il contrario. Era piccolo e veloce, basso e magrolino, così agile che il boccino in confronto era una lumaca. Avevano sempre vinto ogni partita grazie alla sua forza d’animo, non si scoraggiava mai, neanche nelle situazioni climatiche più difficili. Riusciva sempre ad afferrare la piccola pallina dopo neanche un’ora dall’inizio della partita, il che li aveva spesso salvati dall’incompetenza del loro portiere, Joey Murray.

– Allora, ci vuoi spiegare o no il perché di questo improvviso richiamo, quando una tempesta come il Terribile 21 sta per abbattersi su di noi?! – Chiese Camron aggressivo.

Larion girò la testa verso di lui, squadrandolo con quei suoi occhi grigio ghiaccio che talvolta facevano paura. – Semplice, volevo rivedervi.

Camron finse teatralmente di tagliarsi le vene.

– E parlarvi di come gestirò la squadra quest’anno.

Tutti si zittirono, in silenzio, e ascoltarono quello che Larion aveva da dire. Lui fece vagare lo sguardo su ognuno dei suoi compagni, prendendoli in considerazione uno alla volta. – Tra poco ci saranno i provini, quindi non possiamo considerare questo un vero e proprio allenamento. Alcuni di voi verranno molto probabilmente riammessi in squadra –. E fermò il suo sguardo su Lily per più tempo, facendola intimidire. – Altri probabilmente no –. E guardò in modo diretto Joey e Camron, il quale alzò gli occhi al cielo.

Quest’ultimo era un giocatore molto abile, ma la sua testardaggine e la sua evidente coglionaggine gli impedivano di dare il massimo di sé, ricadendo sempre negli errori più banali durante i momenti peggiori della partita.

– Qualunque cosa succeda, siamo stati una bella squadra, tutti insieme –. Disse con un sorriso. Allungò un braccio verso il centro della loro formazione a cerchio, invitando gli altri a fare lo stesso. – Vi voglio bene. Abbiamo avuto delle ricadute, non abbiamo vinto la coppa di quidditch l’anno scorso, ma siamo il nostro spirito di squadra è sempre stato il migliore tra tutti. La nostra squadra è la migliore, la nostra inventiva è la migliore. Possiamo ancora vincere quest’anno.

Hugo, Lily e Rose lanciarono letteralmente la mano su quella di Larion, concordando con ogni sua singola parola.

Una folata di vento si abbatté su di loro, facendoli traballare, ma Larion non si scompose: – Alcuni di noi avranno delle difficoltà, chi di più, chi di meno. Difficoltà sul campo, difficoltà nella vita, difficoltà con la squadra, ma le risolveremo, tutti insieme.

Anche Joey posò la mano al centro, unendola insieme a quella di tutti gli altri, consapevole che la sua squadra lo avrebbe aiutato a migliorare se fosse riuscito a riconfermarsi come portiere. Helen, una delle loro cacciatrici, imitò il gesto di gioia.

– Qualunque cosa succeda in questi mesi, sono fiero di avervi avuto in squadra, e sono fiero di essere stato il vostro capitano. Quest’anno vinceremo la Coppa delle Case, perché non c’è nessuno migliore di noi in questo campo, non c’è nessuno che possa eguagliare la nostra strategia e il nostro spirito!

La squadra esplose in un grido di esultanza, lanciando in aria le mani, un urlo che era un buon augurio per tutti loro. Ma l’improvviso scatto di gioia durò poco, interrotto da una frase di Camron: – Ehy, guardate chi c’è.

Delle presenze poco gradite color verde e argento li stavano osservando dal basso, visibilmente contrariati dal fatto che il campo fosse già occupato. Rose, Hugo e Lily si scambiarono un saluto con Albus, ma il resto delle due squadre si sfidò lanciandosi occhiate gelide, come se avessero voluto far scatenare una guerra.

Camron si lanciò a terra in picchiata e tutti gli altri lo seguirono, preoccupati. Il primo ad atterrare al suo fianco fu Larion, pronto ad intervenire se fosse successo qualcosa di brutto. Quando Camron incontrava i serpeverde non c’era mai da rimanere tranquilli.

– IL CAMPO È GIÀ OCCUPATO –. Urlò il Grifondoro aggressivo, e tutti si stupirono della sua tranquillità. Come era possibile che non avesse neanche detto una parolaccia o un insulto come “Brutti-coglioni-pezzi-di-merda-facce-da-cazzo-razzisti-misogini-maschilisti-idioti-cessi-criminali-mafiosi”?

– L’abbiamo notato, non siamo ciechi –. Rispose Zack Nott in modo altrettanto maleducato.

Tutti i Grifondoro si misero in allerta, sperando che quel confronto passivo aggressivo non si trasformasse in una guerra a colpi di Expelliarmus (che, ricordiamo, uccide più dell’Avada Kedavra). I serpeverde invece rimasero scomposti, si guardavano intorno, senza che si preoccupassero di niente, nonostante conoscessero il carattere Camron ormai da anni.

– Beh, quindi?! – Urlò lui con gli occhi fuori dalle orbite. – Smammate! – Aumentò la presa sul manico della sua scopa e le sue nocche divennero bianche come il latte.

Scorpius Malfoy si fece avanti, camminando in modo lento ed elegante, guardandosi intorno con aria snob, come se tutto il campo gli appartenesse. Storse il naso e si piazzò proprio di fronte a Camron, squadrandolo dall’alto verso il basso. La rabbia del grifone aumentò e sentì l’istinto di spaccare la faccia di quel nobile viziato a suon di cazzotti.

Albus affiancò l’amico, arrivando proprio di fronte ai Grifondoro. – Mi dispiace, non potevamo sapere che il campo fosse occupato –. Disse fingendosi imbarazzato e stupido. – Scusateci, ci ritiriamo subito.

– Non ti devi scusare, Albus –. Philip lo interruppe subito, appoggiando la sua scopa sulla spalla con nonchalance. – Sono loro che ci devono delle scuse.
– Sei serio? – Chiese Camron ironico, con un ghigno stampato in volto.

Il resto dei Grifondoro si agitò un pochino, ma restarono composti nella loro formazione. Non erano intenzionati a cadere delle provocazioni dei serpeverde.
Larion si fece avanti, richiamando l’attenzione di Camron prima che egli potesse compiere un omicidio nei confronti della squadra nemica, anche se avrebbe solo fatto un favore a tutti. – Tranquillo, tanto ce ne stavamo andando. Non dovevamo veramente allenarci -. Il Capitano poggiò una mano sulla spalla di Camron, ma lui la scostò con un movimento brusco. – No, Larion, noi volevamo fare un allenamento, e ora lo facciamo.

Tutti i Grifondoro si guardarono negli occhi, non sapendo come agire. Albus lanciò un’occhiata di aiuto nella loro direzione e i suoi famigliari ricambiarono con un cenno altrettanto disperato.



Intanto, sulle tribune, Erika si era seduta vicino ai figli di George, attirati dall’imminente rissa come delle falene che vedevano la luce per la prima volta. I due ragazzi guardavano la scena con i loro grandi occhioni attenti e un ghigno divertito stampato in volto, mentre intanto si scambiavano degli sguardi maliziosi.

– Ehy, Bloudes! – Fred richiamò l’attenzione della ragazza, con un ghigno che prometteva poco di buono.

Erika si girò nella sua direzione, guardandolo con aria di superiorità. – Sì? – Chiese fingendo un sorriso.

Il ragazzo le fece segno di avvicinarsi alla fine delle tribune, così da avere una vista migliore sul campo. Roxanne le diede una pacca sulla spalla, e poi indicò la piccola faida Grifondoro-Serpeverde.

– Si stanno per gonfiare –. Disse la rossa.

– Di brutto –. Rispose il fratello.

Erika alzò un sopracciglio.

– Ti va di scommettere? – Chiese Roxanne alla serpeverde. – Scommettere soldi, ovviamente.

La serpe si allargò in un sorriso malizioso e annuì. Certo che avrebbe scommesso dei soldi, erano l’unica cosa per cui valeva immischiarsi in certi affari.
– Tre galeoni a chi vince la scommessa, ci stai? – Fred le porse la mano, mentre al suo fianco Roxanne stava facendo saltellare nel palmo tre monete dorate. Entrambi guardavano la serpeverde come se fosse la loro preda.

Erika strinse la mano a Fred con sicurezza. Erano solo due ragazzini, li avrebbe battuti di sicuro. Conosceva i suoi amici, non erano i tipi da farsi abbattere tra una squadra di Grifondioti, avrebbero tirato fuori le zanne prima o poi, e avrebbero azzannato con tutte le loro forze.

– Scommettiamo che i nostri compagni di casa spaccheranno quel bel faccino del tuo scopamico, ci stai? –

Erika rimase a bocca aperta davanti alla proposta di Roxanne, ma annuì subito dopo, riprendendo la sua compostezza. – E comunque, Malfoy non è il mio scopamico –. Puntualizzò alzando leggermente le sopracciglia.

Roxanne la guardò dubbiosa. – Siete amici?

– Beh, sì.

– E avete scopato? – Beh … – Erika si grattò il capo, piuttosto restia nel dire la verità a quei due ficcanaso. Scorpius l’avrebbe odiata se avesse rivelato a dei pettegoli che loro due avevano una relazione di quel tipo, entrambi appartenevano pur sempre a due nobili casate con una certa dignità. E poi probabilmente Draco Malfoy l’avrebbe uccisa per aver insozzato il sangue puro dei Malfoy.

– Allora siete scopamici –. Roxanne fece swishare i capelli, intuendo la risposta.

– Fatti i cazzi tuoi sorellina –. La rimproverò Fred. – Non riveliamo mai di sapere certe informazioni, sai che si può sempre sfruttare questa cosa a proprio favore.

– Sì, ma il nostro lavoro consiste nel farci i cazzi degli altri.

– Hai ragione, ma non quelli di Malfoy –. Il fratello calcò l’ultima parola come a sottolinearne l’importanza. I pettegolezzi della famiglia Malfoy erano il più alto grado di sapere a cui l’umanità potesse aspirare.

– Ma io voglio farmi il cazzo di Malfoy.

Erika si zittì all’improvviso, sentendosi particolarmente a disagio.

– ROXANNE!

– CHE VUOI!

– RITIRA SUBITO QUELLO CHE HAI DETTO!

La Weasley guardò il fratello stralunata. – Scusami?! – Urlò. – Sono una quattordicenne emancipata con gli ormoni a palla, perché non dovrei voler cavalcare quel grandissimo pezzo di fregno?!

Fred si tappò le orecchie e si raggomitolò a terra, tormentato dalle visioni e dai pensieri più sporchi e perversi di sua sorella insieme a quel dannato Malfoy.

Erika non poté fare nient’altro se non spalancare gli occhi e pensare il più velocemente possibile ad un modo per proteggere il corpo e la carne del suo amico.



– Non potete fare un allenamento qui, non avete il permesso –. Soffiò Zack a Camron, sventolando sotto il suo naso la pergamena firmata dal professor Craig, responsabile della casata dei serpeverde.

Il Grifondoro glielo strappò di mano e la serpe impugnò la sua bacchetta, mettendosi sulla difensiva.

– Camron, stai esagerando –. Larion si mise di fronte a lui e Rose si avvicinò a loro per dargli mano forte. Prese delicatamente il foglio dalle mani di Camron e lo riconsegnò a Scorpius Malfoy, guardandolo dritto negli occhi e intimandolo ad andarsene. Non era la giornata giusta per litigare, sopratutto perché pure lei avrebbe voluto dirgliene, o dargliene, quattro. Non si era ancora dimenticata quello che era successo la prima sera in cui erano arrivati ad Hogwarts.

Scorpius ricambiò lo sguardo, osservandola con sufficienza. Prese il foglio con un movimento lento della mano e poi rimase in quella posizione, fermo e zitto, insieme a tutti i suoi compagni. Calò un silenzio improvviso, scandito solo dal ritmo del vento, che aveva cominciato a soffiare potente sul campo.
Camron digrignò i denti. – Ve ne andate?

I serpeverde si girarono verso di lui in sincrono, non dicendo una parola.

– Smettetela di fissarmi in questo modo.

– In quale modo? – Chiese Philip con un sorriso falso, tenendo le braccia incrociate al petto e la scopa poggiata a terra.

– In quel modo –. Camron si avvicinò verso Zabini a passi pesanti, arrivando ad una spanna dal suo corpo. – Come se vi credeste superiori a noi.

Il Cspitano si diresse verso il compagno. – Direi che è ora di piantarla–. Gli disse, autoritario, cercando la bacchetta all’interno della manica della divisa.
– Altrimenti? – Camron alzò un sopracciglio, con aria di sfida. – Se non la smetto cosa mi fanno, mi torturano?

Albus fece un passo indietro e marciò verso gli spogliatoi, non volendo avere nulla a che fare con quella storia.

– Ecco bravo, scappa Potter, allontanati da questi –. Gli urlò dietro il Grifondoro. – Non capisco come tu possa essere un loro amico dopo che tuo padre ha combattuto così duramente contro il loro leader.

Albus si girò giusto in tempo per mandarlo a fanculo.

Philip lo spintonò. – Rimangiatelo.

– Camron, smettila –. Lily si parò davanti a Philip, impedendo che il loro battitore facesse fuori il serpeverde. – Non ne vale la pena

. – Anche tu, Lily? – Il ragazzo spalancò la bocca con stupore. – Si vede che i Potter tendono a prendere le difese dei nemici.

– Non abbiamo più nemici, idiota –. Gli soffiò contro Hugo, deciso a prendere una posizione in quella guerriglia.

Il vento muggì alle loro spalle e il sole sparì completamente dietro una spessa coltre di nuvole. La temperatura calò all’improvviso e si sentirono dei tuoni in lontananza, accompagnati da lampi che squarciavano il cielo.

– Sì invece –. Camron sorrise. – I Mangiamorte esistono ancora –. Diresse lo sguardo verso i serpeverde, soffermandosi particolarmente su Malfoy. Fece vagare gli occhi sulla sua intera figura, osservando attentamente il suo avambraccio sinistro, come se si aspettasse di vedere qualcosa di nero comparire sopra la sua pelle.

– Bene, adesso hai proprio rotto il cazzo –. Zack si parò davanti a Scorpius, difendendolo.

– E quindi?

– Quindi niente, hai rotto e basta –. La voce di Malfoy si diffuse calda e autoritaria in quell’atmosfera. Non aveva quasi detto niente fino a quel punto, si era semplicemente limitato a difendersi con la forza del suo sguardo. Tutti si ammutolirono e Rose sentì un brivido salirle lungo la schiena. Non sembrava affatto il ragazzo che l’aveva molestata nei corridoi giorni prima, era come se si fosse trasformato una persona completamente diversa. Il suo sguardo era rigido, composto. Le labbra strette e serrate, talvolta si aprivano per far uscire quel suono caldo e autorevole che metteva tutti a tacere. I suoi occhi grigi sembravano essere bloccate nel tempo e la sua espressione severa incuteva un certo timore e rispetto. Scorpius Malfoy era effettivamente un caso psicologico molto interessante.

– Pensate che io abbia un problema? – Chiese Camron alzando un sopracciglio, osservando i serpeverde uno ad uno. – E magari è che sono metà babbano e metà mago? Un Mezzosangue, per così dire –. Disse con un sospiro. – Oppure, ancora meglio, un essere imperfetto con il sangue sporco che non è degno di frequentare questa scuola.

– Nessuno ha mai detto questo –. Scorpius si avvicinò lentamente a Camron, passo dopo passo, con una camminata lenta ma elegante. Tutti rimasero con il fiato sospeso, non sapendo come intervenire.

– Per la precisione sì, qualcuno lo ha detto –. Ridacchiò Camron. – E quella persona si chiama, tanto per essere pignoli, Draco Lucius Malfoy.

– Non parlare di mio padre così –. Ordinò Scorpius con una calma glaciale.

Nessuno tra i presenti ebbe più l’intenzione di nominare Draco Malfoy.

– Ma è la verità –. Soffiò Camron. – E sai cos’altro penso? Che queste idee si passano di padre in figlio, di generazione in generazione –. Guardò i serpeverde uno per uno, che tenevano tutti le bacchette puntate sul Grifondoro, pronti a colpirlo nel caso Scorpius lo avesse ordinato. – E sai cos’altro credo? Che non tu non voglia parlare di tuo padre proprio perché sai che sei come lui, e sai anche che le tue idee sono sbagliate, per questo cerchi di nasconderti dietro ai tuoi amichetti. Voi avete perso, e adesso hai paura –. Scandì quelle parole una per una, ad un ritmo fastidiosamente lento e pungente. – In fin dei conti sei solo un razzista misogino pure tu! Non vedi l’ora di farmi del male, vero? Sogni la notte di poter comandare su questo assurdo mondo, modellandolo come a voi piace!

Scorpius capì che non c’era più nulla da fare con quel ragazzo, se avesse continuato a rispondergli avrebbe solo perso parte della sua preziosissima dignità. Si allontanò da lui a lenti passi, non ascoltando più il suo assurdo discorso, mentre gli altri ragazzi lo guardavano con paura e ammirazione.

Incrociò lo sguardo della Weasley, cercando di capire che impressione le aveva fatto. Lo osservava con curiosità, i suoi grandi occhi azzurri erano spalancati in un’espressione stupita, come se avesse voluto studiare i suoi pensieri e il suo comportamento. Avrebbe pagato oro per scoprire anche solo un’informazione su di lui, e Scorpius lo sapeva bene. Era fatta, aveva l’attenzione di Rose.

– Non ho finito con te! – Camron si incamminò verso la serpe a grandi passi, quasi rincorrendolo. Lo afferrò per una spalla, tirandolo verso di sé, ma Scorpius si liberò della sua presa schiaffeggiando le dita della mano. Purtroppo, Camron interpretò quella misura difensiva come una minaccia, e attaccò.

Mise la mano a pungo e colpi il volto del serpeverde con forza, senza esitare, sentendo l’impatto della pelle e delle ossa sulle sue nocche. Due secondi dopo Scorpius era steso sull’erba fredda e umida, con il vento che ruggiva intorno a lui e i compagni che si affrettavano a soccorrerlo.

– Fuori di qui! – Urlò Lily con rabbia, puntando il dito contro Camron. – Vattene immediatamente!

Lui sbuffò, arrabbiato, con le nocche ancora sporche di sangue. Si girò dall’altra parte e si incamminò a grandi passi verso l’uscita del campo, allontanandosi dalla scena.

Dal naso di Scorpius usciva un’ingente quantità di sangue, ma non sembrava provasse dolore, anzi, sopportava tutto quello come se fosse una cosa naturale. Si rialzò quasi subito e afferrò il mantello di Zack, utilizzandolo per tappare la ferita.

I Grifondoro assistettero alla scena ammutoliti e storditi da quello che era successo. Si scambiarono tutti un’occhiata, capendo cosa fosse successo, e cercando di trovare un modo per rimediare. Alla fine si allontanarono dal campo di quidditch in tutta fretta, salutando i serpeverde in modo quasi freddo e imbarazzato. Larion si era offerto di aiutare Scorpius, una richiesta che era stata ovviamente rifiutata dalla serpe stessa.

Erano ancora tutti nel campo quando cominciò a piovere, e un grande temporale si abbatté sul castello nel giro di pochi minuti.




– Ommerda –. Erika, sulle tribune, non riusciva a crede ai suoi occhi.

– Uh! – Urlò Roxanne, stupita ma allo stesso tempo gioiosa. – Abbiamo vinto noi!

La serpe non la stette neanche ad ascoltare, si incamminò subito verso le scale che conducevano al campo.

– Eh no, cara –. Fred le si parò davanti, impedendole di fuggire. – Prima paghi.

Erika sbuffò e gli lanciò tre galeoni in malo modo, intenzionata a riprenderseli utilizzando metodi più o meno legali. Ma Fred non la fece passare, e le disse: – Sono tre galeoni… A testa.

– Non era nel nostro accordo –. Ribatté lei, cominciando a scaldarsi.

– Sì invece che c’era –. Rispose pignola Roxanne. – Tre galeoni a chi vince la scommessa, e abbiamo vinto in due –. Allungò il palmo aperto della mano verso la serpeverde, invitandola a sganciare la grana.

Erika lanciò altri tre galeoni con parecchia frustrazione, battuta da due ragazzini. I due fratellini li avrebbe sistemati dopo, c’erano faccende più urgenti in cui era richiesta la sua presenza.


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Albus osservava Scorpius con attenzione, quella sera a cena. Non sembrava agitato, anzi, stava mangiando la sua calda zuppa nel modo più tranquillo possibile per una persona a cui era stato quasi spaccato il naso poche ore prima. Le sue labbra erano completamente spaccate e ricoperte di croste, il suo setto nasale era coperto da un enorme cerotto bianco, mentre numerosi graffi attraversavano le sue guance e i suoi zigomi divini. Scorpius Malfoy si era presentato così a cena, davanti all’intera Sala Grande, senza porsi alcun problema.

Albus si girò verso il tavolo dei Grifondoro, cercando di controllare la situazione tra i suoi famigliari. Erano tutti tranquilli ed entusiasti per la loro imminente festa e nessuno sembrava preoccuparsi di quello che era successo quel giorno al campo. Rose chiacchierava con le sue tre amiche, Hugo si stava già scatenando con i ragazzi del suo anno e Lily continuava a muoversi avanti e indietro lungo tutto il tavolo per invitare all’ultimo alcuni studenti di cui si era dimenticata. Camron, invece, se ne stava isolato in un angolo, probabilmente dopo aver litigato con l’intera squadra di quidditch, ed erano cinque minuti buoni che non faceva altro che sorseggiare acqua e ingoiare piccole porzioni di quello che sembrava cibo, di sicuro non presente nel menù.

Certo che quel ragazzo era proprio strano. Albus si chiese se i suoi cugini sapessero dei dettagli sulla sua storia di cui lui non era a conoscenza, sarebbe stato molto interessante conoscerlo meglio.

Era così concentrato a guardare Camron, studiando la sua affascinante compostezza e il suo volto affranto, che non si accorse subito di quando la zuppa gli esplose in faccia. Il piatto di Camron saltò in aria con un botto improvviso e rivoli bollenti di minestra cominciavano a colargli lungo tutto il volto, probabilmente provocandogli delle scottature non poco gravi.

L’intero tavolo dei serpeverde scoppiò a ridere e Albus si girò preoccupato verso Scorpius. Stava ghignando. – Malfoy, che cazzo hai combinato… – Borbottò lui, guardandolo dritto negli occhi.

Il suo amico non gli rispose, si puntò la bacchetta al volto e, con un incantesimo rapido e veloce, si ripulì dalla cima ai piedi. Il cerotto volò via e il naso si aggiustò da solo, le labbra tornarono ad essere piene e calde come quelle di ore prima e il suo ghigno riprese la sua natura affascinante. Ritornò ad essere bellissimo.

Albus si beò della sua completa trasformazione, non preoccupandosi neanche di chiudere la bocca per lo stupore.

– Potter, calmati –. Lo rimproverò Scorpius con la sua calda voce, probabilmente intuendo cosa gli stava passando per la testa.

Albus si schiaffeggiò mentalmente.

Al tavolo dei Grifondoro era il delirio, gli amici di Camron del sesto anno sembravano impazziti e sprizzavano vendetta da tutti i pori, mentre i ragazzi della squadra di quidditch erano combattuti, non sapendo come interpretare quell’attacco da parte di Malfoy. Il resto della Sala era diviso tra chi rideva di quella scena e chi ne era semplicemente incuriosito. Fatto sta che tutti si erano girati verso il tavolo dei grifoni.

– Cosa succede qui?! – La McGranitt interruppe il caos che si era creato nella sala Grande con un urlo.

Tutti ammutolirono e abbassarono lo sguardo. La Sala cadde nel silenzio assoluto, nessuno aveva intenzione di disubbidire ad un ordine della santissima e onnipotente preside.

Scorpius non abbandonò il suo ghigno, nemmeno quando Camron puntò lo sguardo proprio su di lui. Aveva il volto completamente rosso e spelacchiato, ripulito in fretta e furia da un tovagliolino, e i suo occhi ardevano come il fuoco. Albus si sentì un po’ intimidito.

– Signor Ness, si sente bene? – Chiese la McGranitt dirigendosi al tavolo dei Grifondoro.

Lui annuì, anche se si vedeva che non era affatto vero.

– Mi sa spiegare cosa è successo? –

Camron scosse la testa.

Albus strabuzzò gli occhi, incredulo. Insomma, il Grifondoro sapeva benissimo chi era il colpevole di quel fatto, poteva dire tranquillamente alla preside chi gli aveva fatto esplodere la zuppa, perché non lo faceva? Era ovvio che fosse stato Scorpius Hyperion Malfoy, era proprio di fronte a lui! Bah, certo che era molto strano. Un secondo prima tenta di ucciderlo e un secondo dopo lo protegge.

Camron venne immediatamente inviato in infermeria e la cena riprese come se nulla fosse successo. Anche Scorpius riprese a comportarsi normalmente, sparì il ghigno e il suo volto tornò ad essere impassibile ed immobile, bello e statico come se fosse scolpito nel marmo. Albus non si fece più troppe domande, e riprese a mangiare in silenzio.

Erika, nel frattempo, stava guardando impaziente Roxanne e Fred al tavolo dei Grifondoro, lanciando loro occhiatacce. Le sue labbra si allargarono in un grosso ghigno, e richiamò la loro attenzione. Fred si era sufficientemente divertito con la zuppa esplosiva e aveva cominciato a pensare di renderla un vero e proprio scherzo da vendere nel negozio di suo padre. Ne stava proprio discutendo con Roxanne e la loro banda di amici criminali, quando lei gli fece notare che due grandi occhi blu li stavano fissando dal tavolo delle serpi.

– Merda –. Borbottò. – Alla fine la scommessa l’ha vinta lei.

I due fratelli si guardarono negli occhi per un millesimo di secondo e annuirono, capendo subito come agire. Fecero passare i soldi della scommessa di mano in mano, finché non arrivarono alla diretta destinataria al tavolo dei serpeverde. Erika aprì la mano, felice di ricevere i suoi soldi indietro più i quelli vinti dalla scommessa. Alla fine aveva avuto ragione lei, le serpi azzannavano prima o poi, e vincevano. I galeoni arrivarono e lei allungò il braccio per accogliere quella manciata di ricchezze, ma dentro al suo palmo vennero posati solo tre monete d'oro e un biglietto da parte due fratelli.


Ciao Bloudes,
ecco i soldi della scommessa. L’accordo era solo tre galeoni a chi vinceva, giusto?

Ps: riesci a dire una buona parola su di me a Scorpius Malfoy? Immagino tu sappia il perché, grazie.
- Roxanne



Quei bastardi!












Spazio autrice:

Eccomi qui con un nuovo capitolo :)
Come vedete Rose e Scorpius non sono gli unici personaggi di questa storia, c'è infatti anche un importante intreccio di personaggi secondari che interferirà o meno con la trama. E, ovviamente, ci saranno anche delle ship secondarie.
Spero vi sia piaciuto, ci avviciniamo sempre di più al momento del disastro, buona lettura e ci vediamo il prossimo venerdì ;D
- Martaina
   
 
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