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Autore: _Bri_    04/10/2020    2 recensioni
Tratto dal prologo:
...Per questo quando si arriva ad incontrare un paio d’occhi che sono stati fatti per farti ingoiare il disgusto, pur di averli sempre incollati a te, si è disposti a spostare l’asta del proprio giudizio sul bene e il male.
Ci si sporca le mani ed il cuore.
Ma in quegli occhi, poi, potrai immergertici senza ritegno.
E sarà meraviglioso.
[Storia sospesa]
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio | Coppie: Matt/Mello
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Threesome, Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO IX
Falling Down
 
Chiamavo il tuo nome
Ma tu non hai mai voluto sentirmi cantare
Non mi hai lasciato nemmeno iniziare
Così sto strisciando via
Perché tu rompi il mio cuore in due.
No, non ti dimenticherò.
Muse-Falling Down

Ottobre 2005
Un pensiero pernicioso si era instillato nella sua mente. Fondamentalmente, da quando si erano scambiati quel bacio, Ái non aveva più smesso di dedicare pensieri a Matt. Si chiese se si fosse mai sentita così, in tutta la sua vita. In tutta la sua breve e complicatissima vita. Era un’adolescente, ma la ragazza non si era mai sentita tale; in tutta onestà, non credeva nemmeno di aver vissuto l’infanzia come avevano fatto il resto dei suoi coetanei. D’altronde, se era finita alla Wammy’s House, era chiaro che Ái non fosse come la media degli adolescenti, che non devono preoccuparsi se non che dei compiti in classe e di qualche interrogazione sporadica, per poi dedicare il resto del proprio tempo libero a fare sport, giocare ai videogames, ma specialmente a prendersi cotte e passare i sabati sera a limonare con il ragazzo del momento.
Forse per questo motivo, Ái si sentiva tanto scossa. Per la prima volta lei aveva fatto qualcosa che andasse bene per la sua età, per i suoi quindici anni. E si sentiva felice per quella sensazione mai provata prima, per quel masso che percepiva appoggiarsi alla bocca dello stomaco ogni volta che con la testa finiva di nuovo sulla bocca di Matt, così morbida e accogliente. Si sentiva felice e viva.
E allora perché mai, al contempo, provava vero e proprio terrore? Quel tipo di ansia, di angoscia atavica che si aggrappa ai bambini quando stanno per addormentarsi e poi d’improvviso sgranano gli occhi, attanagliati dalla paura che un mostro fatto d’ombra, possa sbucare da sotto il letto per rapirli.
In realtà Ái sapeva bene, nel proprio intimo, come mai non riuscisse ad abbandonarsi a quella felicità di ragazza.
Da un lato voleva di più, molto di più da Matt. E lo sapeva, eccome se lo sapeva; era il suo corpo a dirglielo quando posava lo sguardo su di lui durante le lezioni e sentiva il piccolo seno –che mai sarebbe esploso in prosperità- indurirsi sulle punte fino a farle quasi male. Doveva stringere le gambe e soffocare le pulsazioni che ricadevano nel loro mezzo.
Dall’altro, ingorda e famelica, non era solo a Matt che la sua pelle e il suo cuore reagivano, quel cuore che batteva all’impazzata con la sola vista, fino a farle mancare il respiro.
Quegli occhi, acquitrini glaciali sfiorati dalla frangia di grano maturo, le facevano provare le stesse identiche sensazioni, seppur per motivi totalmente differenti da quelli che la spingevano verso Matt, come una calamita con il proprio polo.
Mello.
Lo stesso da cui era terrorizzata, in fin dei conti.
Ái era consapevole che nessuno di loro fosse un normale adolescente, nonostante gli sbalzi ormonali dovuti alla crescita indicassero il contrario. Ma era l’anomalo sviluppo celebrale, che faceva porre alla ragazza dei quesiti che le sue coetanee nemmeno si sognavano. Quella che per i più era una semplice equazione – se A e B si piacciono, è giusto che stiano insieme-, andava deformandosi, mettendo in campo una lunga serie di variabili molto complicate. Prima fra le quali, l’entrata in campo dell’elemento C, che aumentava il numero dei fattori e di conseguenza creava inevitabile squilibrio. Inoltre se questo fattore C si vergava del nome Mello, va da sé che l’operazione diventava molto più complicata del previsto.
Questa era la media dei pensieri contorti che affliggevano Ái dal giorno del fatidico bacio, fino a arrivare a prendere quella faticosa, pericolosa, ma al contempo eccitante scelta: sarebbe andata da Matt e gli avrebbe proposto di riprendere il discorso da dove lo avevano lasciato. A quella che sarebbe stata la reazione di Mello, nell’eventualità che Matt avesse acconsentito a tornare a immergersi con lei in quelle sessioni di studio della crescita umana, ci avrebbe pensato in un secondo momento.
Le lezioni erano finite, aveva studiato quanto bastasse per superare le interrogazioni a sorpresa del giorno dopo. Per questo la ragazza si affrettò a infilare uno dei suoi abiti meno sformati, sistemò la frangia corta col filo delle forbici che teneva nel bagno e sgattaiolò lontana dalla sua camera, per infilarsi in quella di Matt e Mello. Quest’ultimo avrebbe passato tutta la serata a prendere ripetizioni  da L in persona, così lei avrebbe avuto l’occasione di cogliere alla sprovvista Matt. Matt, che non si trovava in camera loro quando Ái si intrufolò al suo interno.
Con le mani sui fianchi, gettò uno sguardo intorno a sé: che i due suoi migliori amici fossero agli antipodi era del tutto evidente persino dall’ambiente che condividevano; se gli spazi dedicati a Mello erano vestiti di una cura maniacale e ogni cosa si trovava nel luogo che il ragazzo aveva scelto con pedissequa attenzione, lo stesso non si poteva di certo dire con la metà di Matt, in cui il caos regnava sovrano. Afferrato il gameboy dell’amico, fu sul suo letto che Ái si gettò, nell’attesa di quest’ultimo.
“Impazzirà, quando si renderà conto che gli ho superato il livello!” pensò sghignazzando, mentre accendeva la console portatile.
Quanto tempo passò da quando aveva messo piede nella stanza, Ái non seppe dirlo; succedeva sempre che perdesse la cognizione del tempo, quando si immergeva nei videogiochi. Furono dei rumori sospetti, a distrarla dal gioco: il legno della porta vibrò di un rumore sordo; poi un secondo scossone, questa volta più forte. Ái abbassò il gameboy e puntò lo sguardo grigio sulla maniglia, che notò abbassarsi un paio di volte, prima che la porta si aprisse.
“ Ma che fa, sarà mica ubriaco?” pensò lei, rimanendo in stato di allerta.
Quello che vide, dopo che la porta fu finalmente aperta, portò la ragazza a contrarre il viso in un’espressione di reale sgomento; occhi sgranati, sopracciglia inarcate e una perfetta “o” formata dalle labbra, nel trovarsi davanti Matt e Mello avvinghiati, assorbiti da un bacio intenso e passionale che li aveva portati, oltre che a ignorare totalmente la presenza dell’amica, a chiudere la porta con forza una volta entrati dentro. Fu su questa che Matt aveva inchiodato Mello, per poi riprendere a baciarlo con una passionalità tale, da far raggiungere alla pelle di Ái il colore dei suoi capelli.
Fu per totale casualità che Mello staccò lo sguardo da Matt, per lanciarlo in direzione di Ái. Probabilmente aveva intravisto la sua figura con la coda dell’occhio, magari attratto dai capelli rossi; altro non poteva essere, visto che Ái era rimasta pietrificata davanti a quella scena, al punto che aveva persino smesso di respirare. L’occhiata lanciata per sbaglio, comunque, fece assumere a Mello la consapevolezza di quella terza presenza, che proprio non doveva trovarsi lì. A quel punto spintonò via Matt con gran forza.
 
- Che cazzo fai?! – Chiese Matt, preso alla sprovvista, ma poco dopo gli fu chiaro il motivo del gesto da parte di Mello. Matt roteò gli occhi blu verso Ái la quale, a quel punto, aveva ripreso a respirare e passava lo sguardo grigio con frenetica agitazione, dall’uno all’altro.
 
- Ái! – Esclamarono in coro i due, non riuscendo a pronunciare nient’altro con le loro labbra rosse e screpolate.
 
- Si, emh… ciao. Ora… ora è meglio che… si. È meglio che vada. -
 
Non si rese nemmeno conto di essersi catapultata fuori dalla stanza dei due con una velocità inaudita, nonostante i ragazzi le chiesero di fermarsi, che potevano spiegare. Spiegare cosa, poi, cosa c’era da spiegare? A Ái sembrava tutto molto evidente del resto.
Entrò in camera e si chiuse in bagno, non curandosi di Linda che aveva messo da parte il suo libro per bussare alla porta e chiedere se tutto andasse bene.
No, non andava bene un cazzo di niente. Malediceva il momento in cui le era saltato in mente di fare quell’improvvisata a Matt.
 
-Fanculo… fanculo!- Pugni stretti e lacrime a rigarle il viso rosso e contratto di rabbia.
 
- Ái… dimmi che ti è successo, fammi entrare.– Tentò Linda con tono conciliante, dall’altro capo della porta del bagno. Ma la ragazza non aveva alcuna intenzione di aprire e di spiegare a Linda che fosse avvilita, umiliata e infuriata perché aveva appena beccato Matt e Mello a scambiarsi effusioni davvero poco fraintendibili.
Linda tentò ancora un paio di volte, per poi ammutolirsi di botto. Ái continuava a piangere, imprecare e tirare calcetti intorno a sé, fin quando un nuovo bussare, non portò gli occhi rossi di pianto a fissare la porta.
 
- Ehi… sono Matt. Fammi entrare, per piacere… -
 
 
Ottobre 2007
Matt sente la testa gonfia e ronzante, come uno sciamare disturbante. Da quanto tempo è che ha smesso di essere felice? È giovane, così tanto giovane, eppure sente che la sua sia la vita di un vecchio, che non ha più nulla da conoscere e scoprire, troppo stanco non nel fisico, ma nel cuore stesso, per riuscire a trovare la voglia. L’unica cosa che lo manda avanti, che non gli concede di abbandonarsi allo sciabordio apatico dell’esistenza, è la ricerca di Mello e di Ái. Da quando lo hanno abbandonato, prima l’uno, poi l’altra, Matt ha perso ogni tipo di motivazione. Ripensa, di tanto in tanto, alla sua vita prima della Wammy’s House. Matt ha pochissimi frammenti di ricordi, tuttavia rammenta bene gli occhi del suo padre biologico, che custodisce nel suo intimo con gelosia. Quelli lo guardavano in un modo, che ora Matt riesce a tradurre con orgoglio.
Forse, anzi sicuramente, ora suo padre non lo guarderebbe più nello stesso modo. Uno scavezzacollo ubriacone e corrotto, fumatore incallito a soli 17 anni, senza uno scopo e incapace di discernere bene e male, scambiandoli spesso di posto.
Near non fa che ripetergli che sicuramente i due vecchi compagni della Wammy’s House sono ancora vivi. Beh, Matt questo stenta a crederlo. L’ultimo incontro con  Ái risale a molto tempo fa; Mello invece è caduto nell’oblio. Ha davvero senso continuare a preoccuparsi tanto per qualcuno che non vuole farsi trovare e che, oramai, è fuori dalla tua vita?
Matt ripensa a quegli occhi scuri, quelli di suo padre, e alla sua bocca, dalla quale esce il suo nome.
“Mail… sei bravo, tanto bravo. La mamma sarebbe contenta di te. “
Matt chiude alle sue spalle il portone del suo appartamento inghiottito dal caos. Sfila lo spolverino e lascia che scivoli sul divano, mentre lui procede verso la scrivania sulla quale, fra montagne di hardisk, penne usb e pile di cd, dorme il suo portatile. Lo accende con automatismo e mentre si accende una sigaretta, attende che lo schermo luminoso, artificio di luce bluastra che si riflette sul suo viso, si renda infine operativo.  Dovrebbe lavorare, impegnarsi per conto di Near e di Soho, che gli ha chiesto esplicitamente di collaborare dando il meglio di sé.
Ma Matt comincia a sentire la terra cedere sotto gli anfibi consumati.
Finalmente il computer dà segni di vita e lui si catapulta a collegarsi alla rete. Controllo e-mail di routine, poi MSN e un giro nel lato oscuro di internet.
La sigaretta rischia di bruciargli le labbra perché una lucina verde, segno di un nuovo messaggio nella posta elettronica, ha catalizzato la sua attenzione al punto di fargli dimenticare qualsiasi cosa, persino di respirare.
 
“Accettami su MSN. M.”
 
Ottobre 2005
Linda stava per esplodere di rabbia. Lo avrebbe dovuto sospettare fin dall’inizio che lo stato d’animo di Ái fosse legato a uno di quei due. Matt aveva bussato alla porta e quando Linda aveva aperto, non si era nemmeno premurato di salutarla. Era andato dritto al sodo, chiedendole se Ái fosse lì; anche se non avesse voluto dirglielo, il ragazzo aveva comunque sentito i singhiozzi, le imprecazioni e i rumori provenienti dal bagno, così si era piantato davanti quella porta, nella speranza che la sua compagna di stanza gli aprisse. La bionda aveva incrociato le braccia e gli aveva chiesto espressamente di andarsene.
 
- Non lo vedi che non vuole parlarti?! Vattene via Matt, lasciala stare, ci penso io a lei! -
 
Il ragazzo non la guardò nemmeno. Per qualche istante esitò con il pugno chiuso a mezz’aria, per poi tornare a insistere poco dopo.
 
- Per piacere Ái… non sopporto di sentirti così. -
 
- Ma ti rendi conto che le fate male?! – Linda sbottò, non riuscendo più a trattenere il risentimento che aveva conservato per Mello e in parte anche per Matt, da qualche anno a quella parte. Non capiva come mai la sua compagna di stanza si ostinasse a passare così tanto tempo con loro, visto che erano più le volte che la vedeva scossa, provata, arrabbiata, delusa, che le volte in cui scorgeva serenità sul suo viso.
Poteva persino capire come mai Mello sembrava fregarsene, visto che era senza ombra di dubbio la persona più egoista e egocentrica con cui avesse mai avuto a che fare in tutta la sua vita; ma aveva sempre ritenuto che Matt fosse, in qualche modo, una vittima del biondo. In Matt, Linda aveva percepito una scintilla di bontà che non aveva mai colto in Mello. Questo non escludeva il fatto che ritenesse anche lui egoista e menefreghista, ma  le pareva – e sperava- che con Ái fosse diverso; che per lei, Matt provasse sincero interesse e che mettesse da parte se stesso. Evidentemente si sbagliava.
 
- Ora basta, esci dalla mia camera, adesso! -
 
La ragazza scosse con violenza la spalla di Matt; a quel punto il ragazzo si voltò verso di lei. Linda sussultò nel cogliere lo sguardo di brace sul viso del compagno di scuola e rabbrividì, nel vedere i lineamenti deformarsi per la rabbia.
 
- Non rompermi il cazzo! Devo parlare con Ái e non lo posso fare se tu continui a stare qui. Per una volta fatti i cazzi tuoi, Linda! -
 
Fu a seguito di quelle urla che il pomello della porta del bagno si mosse e la porta si aprì appena. Dallo spiraglio Linda, profondamente offesa per il trattamento appena ricevuto, scorse gli occhi grigi di Ái gonfi di pianto, con le sopracciglia aggrottate e la bocca piegata all’ingiù.
 
- Va… va tutto bene, - le disse, poi spostò lo sguardo su Matt e aprì la porta appena un po’, facendogli capire che aveva il permesso di entrare. Davanti a quella scena Linda scosse la testa con esasperazione. Doveva smetterla di mettersi in mezzo e lasciare che quella cretina della sua amica decidesse per sé. Non le aveva mai dato retta, difficilmente avrebbe cominciato a farlo in quel momento.
Si stava rovinando con le sue mani e seppur le dispiacesse, Linda decise che sarebbero stati affari suoi. Così si voltò, senza nemmeno guardare il ragazzo infilarsi nel bagno; recuperò il libro che stava leggendo e uscì dalla stanza, sbattendo dietro di sé la porta con forza.
 
Ottobre 2007
Mello vive in un costante stato di paranoia. Se Soho fosse lì con lui, probabilmente avrebbe già cominciato a psicanalizzarlo, fissandolo con quegli occhi sgranati e circondati da occhiaie, che metterebbero in soggezione qualsiasi essere umano.
I suoi cari vecchi colleghi russi non lo lasciano stare; Mello sa bene che lo vorrebbero morto. Torna con la mente all’interrogatorio che gli hanno fatto il giorno in cui Ái è scappata. Era stato eccezionalmente bravo a dissimulare e non far trapelare assolutamente nulla. Certo, in alcuni momenti aveva vacillato in quanto, nonostante si fosse fatto una doccia, sentiva comunque l’odore di Ái addosso.
Avevano agito come aveva deciso lui; Ái era scappata di giorno, prima che Shakro e i suoi potessero compiere la mattanza degli irlandesi. Lo aveva fatto senza fare rumore. A distanza di mesi, Mello non riesce a togliersi dalla testa la bocca di Ái e i suoi capelli rossi, che sapevano di buono. Accarezza ancora le sue cosce bianche e tirate e quel seno ridicolmente minuto, ma che lui trova perfetto nella sua acerba forma.
Sente la sua voce, che ansima acuta e febbrile, nel pronunciare il suo nome.
Ti amo, Mihael.
“Stronza. Maledetta stronza”, pensa lui, in un moto di rabbia. Se solo non si fosse invischiata in situazioni tanto pericolose e inadatte a lei, Mello vivrebbe ancora nella bambagia, lontano dalla Wammy’s House, a servizio di Shakro, che lo aveva sempre trattato con riguardo. Del resto aveva deciso lui di intraprendere quella carriera. Invece nella sua vita era tornata Ái, a farlo sentire in colpa, a ricordargli che il suo ruolo era difenderla. Difenderli tutti e tre.
E ora Mello non solo è di nuovo solo, ma lotta costantemente per sopravvivere, terrorizzato – e odia provare terrore, Mello- dall’idea che quella parte di lui, la ragazza con i capelli rossi che aveva deciso di prendere la sua vita e rimescolarla a proprio piacimento, possa essere morta da un momento all’altro.
Uscito dalla Wammy’s House aveva scelto consapevolmente di abbandonare lei e Matt, ma evidentemente le cose devono andare diversamente, riflette, mentre addenta con nervosismo una tavoletta di cioccolato, rannicchiato sulla poltrona di quella orribile stanza d’albergo che puzza di piscio e altri umori umani.
Evidentemente il distacco da loro due non è scritto nel suo destino bastardo.
A quel punto Mello non può che liberare una risata roca e pregna di follia; per quanto cerchi di scegliere per se stesso, questo non gli è concesso. Il giorno in cui conobbe Matt non era che un bambino triste e impaurito dal mondo.
Il giorno in cui conobbe Ái, quella paura era mutata in odio puro. Non si era reso conto nemmeno lui quando fosse accaduto questo passaggio. Però dapprima aveva avuto il supporto di Matt, malconcio e rovinato quanto lui; poi a soccorrerlo, come la più benevola e altruista delle infermiere, era giunta Ái.
Ma il mostro che era cresciuto con lui e che si era piazzato sulle sue spalle proprio il giorno in cui era stato portato alla Wammy’s House, aveva gli artigli affilati. Non aveva fatto che sussurrargli che era inadeguato e doveva capire che, per quanto si sarebbe sforzato, non sarebbe mai stato il primo. Ovviamente non era primeggiare nello studio, che gli interessava davvero; no. Quel timore aveva un sapore molto più lontano, che sapeva di abbandono. Mihael non poteva e non sarebbe mai stato primo nel cuore delle persone; lui, sbagliato e di continuo intralcio, era stato abbandonato alla Wammy’s House perché non era abbastanza e questa terribile consapevolezza lo aveva accompagnato, deformando il percorso della sua vita.
Ecco perché aveva sempre impiegato tutto se stesso per raggiungere il podio; almeno in qualcosa doveva vincere. Non sarebbe stato il primo per i suoi genitori, poi per Matt o per Ái, ma almeno agli occhi L lo sarebbe stato.
Ma quel piccolo nano psicopatico si era intromesso, mandando all’aria i suoi piani.
Ora Mello si ritrova a fare i conti con la sua solitudine e pensa che forse, una piccolissima parte di quelle due persone che può chiamare famiglia, lo pensano con apprensione.
Sa che è pericoloso, ma sa anche che Matt è più bravo di lui a ripulire le tracce lasciate su internet. Per questo motivo decide di cercarlo, mettendo in campo tutte le sue conoscenze informatiche.
E poi, finalmente, riesce a rintracciare uno dei suoi indirizzi e-mail, assieme al suo contatto di MSN.
 
“Accettami su MSN. M.”
 
Preme invio.
 
E attende, mentre il sole oltre la tenda di velluto che una volta avrebbe dovuto essere blu, si accinge ad accasciarsi per guadagnarsi il riposo.
 
Ottobre 2005
Il silenzio era calato in quel bagno nel momento stesso che Ái aveva permesso a Matt di entrare. Inizialmente il ragazzo si era guardato intorno, notando come qualsiasi cosa, nella piccola stanza, fosse a soqquadro. Era più che evidente che l’amica avesse dato di matto, sfogando la sua frustrazione gettando all’aria tutto quello che le appartenesse; fu per quello che provò una grande stretta alla bocca dello stomaco. Rimorso e tristezza avevano preso il sopravvento. Matt non era una persona particolarmente incline all’empatia; in realtà aveva sempre pensato a sé, fin da quando aveva messo piede alla Wammy’s House. Eppure non poteva negare che prima con Mello, poi con Ái, in lui fosse spuntato uno spirito altruistico di cui si era sentito privo fino ad allora. Non gli piaceva che i suoi amici soffrissero, specialmente non per colpa sua.
Inoltre vedere quel pulcino dai capelli scarmigliati, il faccino imbronciato e gli occhi gonfi di pianto lo avevano definitivamente messo al tappeto. Ái gli faceva una tenerezza infinita. Mello aveva tradotto la paura del ritrovarsi sorpreso proprio dall’ultima persona che avrebbe voluto, con un moto di rabbia incondizionata. Aveva urlato che lei non avrebbe dovuto trovarsi lì e che Matt non sarebbe dovuto andare da Ái per nessun motivo al mondo. Ma Matt non lo aveva ascoltato; loro due avevano modi ben distinti di affrontare la situazione e se il biondo tentava di mascherare l’apprensione nei confronti di Ái, Matt non sentiva di poter fare lo stesso. Aveva lasciato la loro stanza e era corso da lei, perché aveva provato a immedesimarsi in Ái e quello che aveva provato non gli era affatto piaciuto.
 
- Sei arrabbiata.- Soffiò Matt, seduto sul pavimento del bagno accanto a lei, la quale si era rannicchiata in un nodo di gambe e braccia. – Lo sarei anche io al posto tuo. -
 
A quel punto Ái, seppur non guardandolo ancora, pigolò – E hai pensato come mai, saresti arrabbiato, al posto mio?-
 
Matt annuì. Certo che lo sapeva. Così parlò con onestà, come aveva sempre fatto. Ái adorava questo lato di lui, la sua semplicità nel mettersi a nudo; questo Matt lo sapeva, o almeno era consapevole che nonostante fosse sconvolta, lei avrebbe apprezzato la sua sincerità.
 
- Perché mi sarei sentito… tradito. Perché ci siamo ostinati a nasconderti questa cosa nonostante tu ci abbia chiesto un sacco di volte di non farlo, perché in realtà lo avevi capito. -
 
- Sai qual è la cosa che mi ha fatto più male? – Fu a quel punto che Ái spostò gli occhioni grigi, per trovare quelli di Matt. Lui fece un cenno, a indicarle di andare avanti.
 
- Perché è la prima volta che mi avete fatta sentire di troppo. – Laconica, ma efficace al punto di arrivare al cuore di Matt come una stilettata.
 
- Non è così, Ái. Quello… quella cosa lì non centra con noi tre, con la nostra famiglia. Come… come non c’entra niente quel bacio che c’è stato fra noi due, capisci? -
 
Ái lo guardò ancora un po’, di uno sguardo che faceva male; poi tornò a fissare un punto imprecisato del pavimento.
 
- Non è così semplice Matt. Non puoi dirmi che non c’entra niente. A me sai… a me sarebbe bastato che voi foste sinceri con me. Magari mi sarei un po’ ingelosita, ma almeno mi sarei sentita parte di una cosa tanto speciale, invece che una voyeurista involontaria. -
 
- Lo capisco. Anche io mi sarei sentito così. – Matt roteò appena il corpo e poggiò una mano a terra, propeso appena verso di lei: - Però te lo giuro Ái, se non te lo abbiamo detto è perché nemmeno noi ci stiamo capendo un cazzo. È solo… successo. Ma credimi se ti dico che questo non toglie importanza a te. Noi senza di te facciamo schifo, lo sai. -
 
Ái sbuffò appena fra le ginocchia, ma gli occhi tornarono di sguincio a guardare Matt: - Posso anche credere che sia così per te, ma non penso proprio che per Mello sia lo stesso. Sono sempre più convinta che mi odi, Matt. Che mi ritenga di troppo. Sentirmi così è l’ultima cosa che voglio. –
 
Matt a quel punto sospirò. Lui poteva garantire per sé, la sua sola presenza in quel bagno dimostrava quanto tenesse ad Ái. Ma anche se era convinto che per Mello fosse lo stesso, non aveva prove per dimostrarlo. Così, in quel silenzio, Ái tornò a singhiozzare fra le ginocchia, sentendosi sporca e inadeguata e Matt, che davvero non sopportava di vederla in quello stato, comunque non aveva idea di cosa fare per farla stare meglio.
Però accadde il miracolo, quello in cui Matt non avrebbe mai scommesso nemmeno un calzino bucato.
Sentirono bussare alla porta; fu un tocco doppio, poi per un momento il silenzio, prima che la voce di Mello giungesse, ovattata, dall’altro capo.
 
- Apritemi, per piacere. -
 
In quell’istante Ái smise di piangere e fisso Matt. Quest’ultimo lesse la meraviglia nei suoi occhi; uno stupore fanciullesco e delizioso, come quello di un bambino che vede la neve cadere per la prima volta nella sua vita. Mello non dovette attendere molto: Ái si alzò di scatto e aprì la porta, trovandosi davanti la faccia contrita di Mello.
Lei, imbronciata, faceva di tutto per trattenere lo stupore; ma quella farsa durò poco, solo fino a quando Mello non le afferrò le mani, tirandola infine a sé. La abbracciò con calore, come mai aveva fatto prima e Ái non riuscì a reagire inizialmente; rimase con le braccia oscillanti, incapace di far fronte a quel contatto che aveva ricercato tante volte, da parte del ragazzo col caschetto biondo.
Infine cedette; le esili braccia si alzarono pianissimo e le mani infine si aggrapparono alla schiena, arpionando il cotone della maglia nera. Solo a quel punto la ragazza tornò a singhiozzare, grata del gesto dell’amico perché lo sapeva, quanto Mello si fosse sforzato per andare da lei e stringerla a sé come mai aveva fatto in vita sua.
Matt, ancora seduto a terra, puntò lo sguardo blu in quello più chiaro di Mello che ricambiò silenzioso, mentre una sua mano andava a infilarsi nella nuca vermiglia di Ái.
 
- Mi dispiace. – sussurrò poi, facendola esplodere di felicità.
 
Ottobre 2007
Per Matt credere a ciò che sta accadendo è un atto di mostruosa difficoltà. Nota il contatto formato dalla sola lettera M, comparire fra le richieste di MSN. Il cuore gli sale in gola e per calmarlo pensa bene di accendere un’altra sigaretta. L’indice esita sulla tastiera per un po’, infine si decide a cliccare “accetta”.
 
Sono riuscito a trovarti finalmente. *
 
Mello si è messo in contatto con lui. Matt stenta a crederci, eppure chi altri potrebbe essere, se non lui?
Un tiro di sigaretta, così risponde in preda all’eccitazione.
 
* Dove cazzo sei. Dove stracazzo sei, fottuto idiota!*
 
* Non ci sentiamo da un paio d’anni e mi tratti così? Datti una calmata, demente! *
 
Si sussegue qualche messaggio velenoso, in cui Matt insulta Mello per essere scomparso senza avergli dato la possibilità di rintracciarlo e l’altro, di contro, risponde che non è quello il momento per pensare a certe cose. Poi, d’improvviso, Mello gli chiede se l’ha più sentita. Un brivido gelido scorre lungo la spina dorsale di Matt.
 
* Credevo, cioè speravo fosse con te. Dannazione, mi vuoi spiegare cosa è successo? *
 
Un minuto di silenzio virtuale, durante il quale Matt finisce la sigaretta e si apre una birra, cercando di mantenere il sangue freddo. Poi una nuova lampeggiante notifica gli indica la risposta di Mello.
 
* Non posso. Devo muovermi spesso, mi cercano. Tu però devi cercarla. La devi trovare ok? *
 
*Ma che vuol dire che ti cercano? Chi ti cerca? *
 
* Non posso. *
 
L’istinto è quello di prendere il portatile e scaraventarlo contro la parete, facendo in modo si riduca in mille pezzi. La ragione, fortunatamente, interviene con puntualità. Matt capisce che se Mello non gli sta dicendo nulla, evidentemente deve trovarsi in serio pericolo.
 
* Ok, ascolta. Se ti do il mio indirizzo puoi raggiungermi. Vieni qui, possiamo sistemare le cose insieme come abbiamo sempre fatto. *
 
* Ora devo andare. Mi faccio vivo io. Cercala e trovala, ok? *
 
* Andare?! Ma che cazzo dici! *
 
* Stai attento. *
 
Nel momento in cui Matt sta per rispondere, il contatto di Mello si disattiva.
 
-Merda! – grida, alzandosi di scatto e sbattendo le mani sulla scrivania. Non può credere che Mello sia apparso a distanza di due anni solo per fargli sottilmente intendere che si trovi in guai grossi, per giunta facendogli capire che Ái non è con lui. Tanta è l’agitazione, l’ansia e la rabbia per quel fugace scambio di messaggi con Mello, che Matt non pensa a ricercare la provenienza della rete del suo contatto. Ovviamente, appena cerca di rimediare all’imperdonabile e superficiale svista, non riesce a ottenere nulla.
Affranto e destabilizzato, Matt torna a affondare sulla poltrona e tira i capelli fra le dita, in un gesto di pura disperazione.
Non gli resta che cercare di calmarsi per mettere in ordine i pensieri e agire con razionalità. A quel punto trovare Ái diventa di fondamentale importanza.
È tutto… assurdo. Come è possibile che nel momento in cui sente di star gettando le armi, Mello torni a palesarsi nella sua vita?
I fedeli direbbero che sia la volontà di Dio.
Matt pensa che sia solo il fottuto destino bastardo, che ha deciso di giocare con la sua vita tanto infelice.
 
 

Doverose note a piè di pagina.
Non so nemmeno da dove cominciare. Probabilmente scusarmi con tutti coloro che hanno seguito questa storia e che si sono chiesti che fine avrebbe fatto, credo sia la scelta migliore. Alcuni lettori sanno che quando ho pubblicato l’ultimo capitolo riguardante questi tre ragazzi, stavo attraversando un periodo particolarmente drammatico della mia vita. Avrei voluto continuare a scrivere di loro, ma semplicemente non ce l’ho fatta. So che può sembrare assurdo, ma continuare a scrivere di Butterfly & Hurricane, in quel momento specifico, mi risultava particolarmente doloroso. Così ho chiuso questa storia in un cassetto, rimandando di settimana in settimana e dicendo a me stessa che l’avrei presto ripresa e portata a termine. Bene, da quel giorno sono passati più di due anni e sono cambiate una miriade di cose, in primis il mio modo di approcciarmi alla scrittura. Va da sé che dovrei cancellare l’intera storia e riscriverla da capo e era anche ciò che ero intenzionata a fare, se non fosse che poi è intervenuta la mia razionalità. Qualcosa mi ha detto che se avessi intrapreso quella strada, non avrei mai concluso la storia. Era qualche tempo che mi formicolavano le mani e che il mio pensiero tornava qui, da Matt, Mello e Ái; la quarantena ha giocato la sua parte. Così un paio di giorni fa ho aperto di nuovo questo file, ho riletto i capitoli e mi sono detta che avrei dovuto riprenderla. Fortunatamente avevo una scaletta dei capitoli, così non sono dovuta andare alla cieca nel riprendere in mano le vicende.
Questo era segnato, fin dall’inizio, come un capitolo di passaggio e devo dire che sono felice sia così, perché mi ha dato modo di faticare il meno possibile per stenderlo.
Cari tutti, sappiate che sono intenzionata a portare a termine questo progetto, a cui sono davvero molto affezionata. Probabilmente chi seguiva la storia non è più attivo qui su Efp, ma se qualcuno è all’ascolto, persino dei nuovi lettori, sappiate che io ci sono e che qualsiasi cenno da parte vostra, sarebbe un immenso regalo per me.
Nella speranza che questa sia stata una sorpresa gradita e una piacevole lettura, non mi resta che ringraziarvi dal profondo del mio cuore.
La rediviva.
Bri
   
 
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