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— Ombra
Personaggi:
Osamu Dazai, sorpresa
Canzone: Wildfire ~ SYML
Numero parole: 1150
Nei giusti
tempi, tu saprai
Quando allentare la presa, quando lasciar andare
Puoi trovarti nel posto a cui appartieni
Non sei una maledizione, non sei di troppo
C’è bisogno di te qui, sei abbastanza
E niente ti potrà abbattere per molto.
I
toni del primo mattino sono intrisi d’oscurità:
la notte tarda ad andarsene, si allunga pigramente sopra i tetti delle
case e
rimanda per un minuto ancora, sorprendendo chi alza lo sguardo al cielo
e lo
ritrova ricolmo di stelle.
La gente sembra obbedire allo stesso
incanto che non vuole dissolvere il buio, e per le strade
s’incontrano solamente
ombre e passi veloci, guizzi di presenze e voci appena accennate tra
chi si
riconosce e saluta: al di là dei consueti suoni di Yokohama
che si risveglia e
prende in mano un nuovo giorno, niente disturba la quiete.
Da parte sua, Dazai l’accetta come se fosse
un balsamo, donando in cambio un sorriso accennato. È presto
per raggiungere l’Agenzia,
ma il sonno lo ha abbandonato senza pietà e i muri delle
stanze lo hanno reso
insofferente, così da spingerlo a lasciarseli alle spalle
per vivere quel tempo
sospeso che precede l’alba.
Come spesso accade, le gambe lo conducono
autonomamente alla tomba di Oda: ma appena ne scorge la lapide, il
giovane
comprende che non le riserverà le parole di sempre, che per
quella volta la sua
sosta sarà molto breve — o forse no?
Si volta con falsa noncuranza, la nuca che
inizia a pizzicare sotto lo sguardo di qualcuno che respira nelle nere
pozze d’ombra;
ma non percepisce niente di pericoloso intorno a sé, solo lo
scorrere del quotidiano
ritmo cittadino — con una piccola variante, che ancora non si
è mostrata.
«Era un uomo gentile…. dovrebbe ricevere
più
visite.»
Osamu ha un piccolo sobbalzo mentre sente
quella voce limpida, trillo di usignolo, scivolargli lungo la schiena
in una
carezza; girandosi nuovamente, vede l’alta, elegante figura
di una donna avanzare
nella sua direzione. La distanza e il buio ne nascondono i tratti, ma
non il luminoso
sorriso e i molti fiori che stringe tra le mani.
«L’importante è che siano quelle di chi
gli
era legato», le risponde lui mentre le fa un cenno di saluto,
rispondendo alla mano
alzata della sconosciuta. Ora che è più vicina,
è possibile notare la bellezza
della sua lunga chioma corvina e la pelle chiarissima, forse anche
troppo: sotto
di essa sembrano scorrere non vene, ma fili d’argento e una
leggera sensazione di
freddo.
«Giusto, giusto. Tuttavia, oggi sei parecchio
silenzioso.» La nuova arrivata depone i suoi fiori sulla
tomba di Oda e poi
alza lo sguardo d’ossidiana verso Dazai, che si accontenta di
osservarla senza
rispondere. Nonostante lei sia meravigliosa, quello sente
l’impulso di
allontanarsi dalla sua presenza il prima possibile, ma solo per
correrle incontro
dopo qualche attimo; e rimane in silenzio anche quando lei gli prende
una mano,
senza badare alle convenzioni e quasi lo conoscesse da sempre, e la
stringe forte.
«Sai, a volte credo che tu potresti
sentirlo ridere, ora. Stai facendo tanto per essere l’uomo
che lui avrebbe
voluto vedere… non credere di passare inosservato.»
Osamu non replica neanche allora, mentre
una risposta affiora nella mente; ma per il momento la tiene per
sé, e senza
pensarci due volte ricambia la stretta della giovane e sorride
affabilmente. «E
nonostante queste parole, tu sei nuova di Yokohama, vero?»
«Sì e no. Ti può bastare come
risposta?»
«E addio visita alla città…»
La sconosciuta ride, un tintinnio di
campanelle. «La posso fare comunque! Per quante volte la
veda, Yokohama è
sempre diversa.»
Il moro assentisce a propria volta,
socchiudendo gli occhi. «Le anime non sono mai uguali,
d’altra parte. E anche
se tu sei qui, con me, tutt’intorno e oltre
l’oceano la loro strada finisce,
devia o cambia comunque.»
A quelle ultime parole la sconosciuta
soffia con forza, e ciò che resta della tenebra si dirada:
si fa giorno e
irrompe la luce, e subito il pomeriggio accorre e trasforma le ombre
secondo la
danza delle ore. Il tempo fugge, ma loro rimangono; abbassando la voce,
Osamu
osserva la compagna in quegli occhi che tanti temono, si avvicina di
più al suo
volto. «Una fine senza dolore, come piace a me»,
mormora poi, senza lasciare la
mano che ancora trattiene e accarezzandola piano,
«… se l’Ombra della Vita
accetta preghiere.»
«Non sono venuta per questo, Dazai Osamu»,
replica la Morte con lo stesso tono con cui un adulto riprende un
bambino
ribelle, per poi addolcirsi, «devi ancora guidare e
proteggere le vite di chi
rischia di perdersi. È ciò che hai promesso a un
amico… è ciò che lui si
aspetta da te.» La stretta si scioglie, Lei posa quella
stessa mano sulla testa
del moro, e da essa fluiscono fiumi d’immagini, memorie,
impulsi. «Non
inseguirmi con troppa foga, non è il tuo tempo.»
«Non te lo posso promettere, se molte volte
sei l’unica risposta a ciò che chiedo.»
«Ma qui c’è bisogno di te, e qualcuno
che avrà
un futuro solo se tu lo guarderai. Non fare quella faccia, sai che
è così!»
«… Non sei come la gente ama
descriverti.»
«Sono implacabile, ma rispetto la Vita: sia
io che Lei assumiamo il giusto valore solamente quando ci viene dato
tempo adeguato…
e tu non mi stai ascoltando.»
Dazai si scioglie in un breve riso, quindi
si siede al suolo e attende che la Morte faccia altrettanto. Il
pomeriggio si è
bloccato in un lungo crepuscolo e sotto di esso lui le prende
nuovamente la
mano. «Non sei giunta per portarmi via con te e potresti
anche essere un mio
sogno… e sembri una compagnia piacevole. Cosa fare per
trattenerti?»
Il sorriso dell’Altra è affilato, come se
al posto di esso ci fosse una falce.
«Perché sei venuta, Signora?»
«Non mi hai davvero ascoltato, quindi.»
«Ma sei già pronta ad
andartene…»
Mentre fissa quel pauroso sorriso
allargarsi sempre più, il moro sente una forza estranea a
lui calargli sul
corpo e spingerlo al suolo, proprio tra le braccia della Mietitrice.
«Ho forse detto
di dovermene andare in fretta?», sussurra Questa mentre si
china e sospira
nella bocca del giovane, e il mondo si prepara a dimenticare Osamu
Dazai — solo
Lei sa per quanto.
«Qualunque cosa tu voglia fare, senza
dolore, per favore», mugola lui alzando le mani in una sorta
di supplica, mentre
sente il cuore rallentare i battiti e le dita della sua dama allentare
bottoni,
nodi, tensioni, anche le tristezze. Non lo porterà via, no,
ma per qualche
attimo il vuoto che ha dentro di sé non echeggerà
tanto forte.
Così spera, almeno.
«Senza dolore», risponde Lei con una carezza
sulle labbra, «e spero che alla fine tu sia meno chiuso di
così, almeno con me.
Che non si dica che la Morte non prova nulla verso coloro che la
seguono.» Non
ode risposta: il suo bacio di ghiaccio giunge prima, obliando il mondo
nel
proprio volere.
ANGOLO
DI MANTO
Salve
**
Non vedevo l’ora di poter scrivere questa fic che mi frullava
per la
mente da mesi, da quando ho conosciuto Dazai: una storia dove il
signorino
incontra la Morte, e quel che accade accade.
E questo è quanto: un po’ di amarezza,
surrealismo, sentimento.
Ho voluto assegnare alla Morte due colori, bianco e nero,
perché in
Giappone entrambi sono associati a essa (il bianco secondo la
tradizione già cinese,
il nero dopo il contatto con l’Occidente).
E detto questo, come sempre, vi abbraccio!
Manto